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306 g. fichera<br />

u(α) =F [(α − z) −1 ]. Si ha allora per ogni f (z) ∈Ail seguente teorema di rappresentazione<br />

(8.1) F (f )= 1<br />

<br />

u(α)f (α)d α :<br />

2πi + C<br />

La u(α) dicesi l’<strong>in</strong>dicatrice di F .Ladimostrazione della (8.1) si ottiene osservando che <strong>in</strong> D si ha<br />

f (z) = 1<br />

<br />

f (α)<br />

d α<br />

2πi + C α − z<br />

e qu<strong>in</strong>di, dopo aver dimostrato lecito lo scambio di <br />

+ C con F ,<br />

F (f )= 1<br />

2πi F<br />

<br />

<br />

f (α)<br />

d α =<br />

+ C α − z 1<br />

<br />

1<br />

F f (α)d α :<br />

2πi + C α − z<br />

Si noti che la dimostrazione del teorema è concettualmente analoga a quella di F. Riesz della rappresentazione<br />

di un funzionale l<strong>in</strong>eare e cont<strong>in</strong>uo <strong>in</strong> C 0 [a; b], la quale, dopo avere esteso F alla classe delle<br />

funzioni cont<strong>in</strong>ue a tratti, considera la funzione<br />

<br />

=0 α ≤ x<br />

ϕ(α;x)<br />

=1 α >x<br />

efavedere che per f ∈ C 0 [a; b] siha<br />

<br />

b<br />

b<br />

F [f (x)] = F f (α)d ϕ(α;x) = f (α)du(α) ;<br />

a<br />

a<br />

essendo u(α) lafunzione a variazione limitata u(α) =F [ϕ(α;x)].<br />

Sia T un operatore l<strong>in</strong>eare def<strong>in</strong>ito (e con codom<strong>in</strong>io) <strong>in</strong> una varietà l<strong>in</strong>eare di funzioni. Detta f (λ)<br />

una funzione analitica di λ, Fantappiè sipropone di dare significato all’operatore f (T ). Se f (T ) opera<br />

su v(x), egli considera, fissati v e x, f (T )[v(x)] come un funzionale l<strong>in</strong>eare analitico di f (λ) e,dopo aver<br />

fatto le opportune ipotesi per applicare il suo teorema di rappresentazione, suppone altresì che la <strong>in</strong>dicatrice<br />

u(α;x)ditale funzionale sia l’unica soluzione dell’equazione αu(α;x) −Tu(α;x)=v(x), ciò che permette<br />

di determ<strong>in</strong>arla. Questo lo porta a def<strong>in</strong>ire f (T )[v(x)] al modo seguente<br />

f (T )[v(x)] = 1<br />

<br />

u(α;x)f (α)d α ;<br />

2πi + C<br />

con ovvio significato per C .<br />

Deriva da ciò un calcolo simbolico che ha aspetti assai suggestivi e lo conduce a costruire le formule<br />

risolutive di diversi classici problemi dell’Analisi, considerati nel campo complesso. Di particolare eleganza<br />

la ricostruzione che egli propone, usando il suo metodo, della teoria delle funzioni analitiche di una matrice<br />

quadrata.<br />

L’opera di Fantappiè s’<strong>in</strong>treccia, spesso precedendola, con quella di numerosi autori<br />

che, fra le due guerre, studiarono la teoria delle funzioni analitiche di un operatore.<br />

9. La teoria delle funzioni di più variabili complesse <strong>in</strong> Italia.<br />

I contributi di Francesco Severi e di altri<br />

Il primo ad occuparsi <strong>in</strong> Italia della Teoria delle funzioni olomorfe di due variabili<br />

complesse fu Tullio Levi-Civita, che <strong>in</strong> una Nota l<strong>in</strong>cea del 1905 risolse il problema<br />

consistente nel dimostrare l’esistenza e l’unicità diuna funzione olomorfa w(z 1 ;z 2 ) delle<br />

due variabili complesse z 1 e z 2 <strong>in</strong> un campo Ω contenente una superficie semplice e<br />

analitica Γ di R 4 non caratteristica, la quale su Γ assume valori (analitici) prescritti.<br />

Naturalmente, il problema èd<strong>in</strong>atura locale, cioè Ω non può assegnarsi «a priori», ma<br />

èuncampo, sufficientemente ristretto, contenente Γ.

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