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298 g. fichera<br />
Picone concepiva l’Analisi numerica come una sublimazione dell’Analisi matematica<br />
e, sul piano teorico, i metodi di calcolo numerico che egli proponeva erano rigorosissimi<br />
procedimenti matematici. Naturalmente, nella pratica quotidiana dell’attività dell’Istituto<br />
del Calcolo, che egli diresse dal 1927 al 1960, dovendo, comunque, dare risposta ai<br />
quesiti posti da <strong>in</strong>gegneri, fisici, chimici, studiosi applicati <strong>in</strong> genere, accettava i compromessi<br />
imposti da quello che egli chiamava il Calcolo numerico sperimentale. Maponeva a<br />
se stesso ed ai suoi allievi gli ardui problemi teorici, consistenti nel giustificare e rendere<br />
rigorosi i metodi empirici impiegati. Ciò attrasse a lui numerosissimi giovani studiosi,<br />
che sentivano, lavorando con lui, di occuparsi di una Matematica nuova ed elevata. Si<br />
aggiunga a questo la straord<strong>in</strong>aria personalità umana di Picone, calda ed entusiasta, che<br />
gli fece amare i molti suoi allievi come i figli che il dest<strong>in</strong>o non gli aveva concesso.<br />
Picone fu un grandissimo Maestro, fra i maggiori che la Matematica italiana abbia avuto<br />
dopo Galileo. Gli allievi diretti di Picone, gli allievi di questi e quelli delle successive<br />
generazioni hanno occupato ed occupano, con prestigio, gran parte delle cattedre di<br />
Analisi matematica e di Analisi numerica nelle Università italiane.<br />
Picone, nei suoi scritti matematici, fu fautore del massimo rigore scientifico e della massima generalità.<br />
È qu<strong>in</strong>di difficile riassumere brevemente i contenuti dei metodi da lui proposti per il calcolo delle soluzioni<br />
dei problemi al contorno per le equazioni differenziali (Picone, 1940; Fichera, 1950; Miranda, 1954,<br />
1969) [17, 9, 13]. Tenteremo di farlo riferendoci ad un caso assai particolare, che, tuttavia, dovrebbe essere<br />
atto a far comprendere le idee di Picone ed il tipo di problemi teorici che scaturivano dai procedimenti da<br />
lui considerati.<br />
Con Ω <strong>in</strong>dicheremo un campo limitato di R n la cui frontiera @Ω soddisfi opportune condizioni di<br />
regolarità. Il problema è quello classico di Dirichlet<br />
(6:1) ∆2u = f <strong>in</strong> Ω; (6:2) u = g su @Ω<br />
<br />
∆2 = @2<br />
@x 2 + ::: +<br />
1<br />
@2<br />
@x 2 <br />
:<br />
n<br />
Le funzioni reali f e g debbono soddisfare ipotesi di regolarità tali da dare significato a quanto verremo a<br />
dire.<br />
Un primo metodo proposto da Picone è quello delle m<strong>in</strong>ime potenze, che aveva classici precedenti<br />
nell’Analisi quantitativa e che, relativamente al problema (6.1), (6.2), era già stato considerato da M. Brillou<strong>in</strong><br />
(1854-1948) <strong>in</strong> casi particolari per p =2(Brillou<strong>in</strong>, 1916) [5]. Esso consiste nel def<strong>in</strong>ire l’approssimazione<br />
n-esima n k = 1 c (n)<br />
k ϕk della soluzione u del problema (6.1), (6.2) al modo seguente. Si prefissi un sistema<br />
{ϕk } di funzioni «approssimanti» l<strong>in</strong>earmente <strong>in</strong>dipendenti ed appartenenti a C 2 (Ω) e,fissato p ≥ 1, si<br />
scelgano le costanti (reali) c (n)<br />
k <strong>in</strong> guisa tale che<br />
<br />
<br />
<br />
n<br />
(6.3)<br />
<br />
c<br />
Ω k<br />
= 1<br />
(n)<br />
k ∆2ϕ <br />
p<br />
<br />
<br />
<br />
n<br />
k − f <br />
dx + <br />
c<br />
@Ω k<br />
= 1<br />
(n)<br />
k ϕ <br />
p<br />
<br />
k − g <br />
ds = m<strong>in</strong>imo :<br />
<br />
Ciò, per p>1, determ<strong>in</strong>a univocamente le c (n)<br />
k che per p =2si ottengono come soluzioni del seguente<br />
sistema l<strong>in</strong>eare algebrico n × n non s<strong>in</strong>golare<br />
(6.4)<br />
n<br />
c<br />
k = 1<br />
(n)<br />
<br />
<br />
k<br />
∆2ϕk ∆2ϕi dx + ϕkϕi d σ =<br />
Ω<br />
@Ω<br />
<br />
<br />
= f ∆2ϕi dx + g ϕi d σ (i =1;::: ;n) :<br />
Ω<br />
@Ω