il Foglio del Comune di Pinzolo - N. 1 dicembre 2005

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54 TRADIZIONE La pagina dal dialet Numero 1 I l dialetto locale è un elemento sopravvissuto al passato che al pari di altri documenti storici, come le vecchie case, chiese, pitture, fontane, e altre cose, vanno ricordati, mantenuti, capiti e valorizzati perché le nuove generazioni non perdano l’importante legame con le loro radici I “contemporanei” rappresentano l’anello di congiunzione, responsabili quindi della salvezza del patrimonio culturale lasciatoci dai nostri predecessori Questi scritti vogliono significare solo la testimonianza che le Amministrazioni Comunali tengono nella giusta considerazione la valenza educativa della lingua materna parlata nei nostri paesi, molto musicale foneticamente e ricca di contenuti allegorici, di detti saggi, di definizioni legate all’ambiente rurale di montagna, alla vita sobria d’altri tempi, per certi versi simile in qualsiasi società umana Le poche cose che troveranno spazio sui nostri bollettini comunali costituiranno solo una testimonianza del vasto repertorio dialettale, trascritto in passato da pochi appassionati, come Nepomuceno Bolognini, e in tempi più recenti da numerosi poeti e prosatori “Rendener”, ma soprattutto dalla tradizione orale tramandata in famiglia Pur soggetto ai cambiamenti epocali, come ogni lingua viva, solo se parlato dai genitori il dialetto potrà sopravvivere come lingua parlata E può essere un vantaggio per l’apprendimento delle lingue straniere, tanto utili nel periodo della globalizzazione Riportiamo questo scritto del prof Ezio Scalfi, squisito umanista di Tione recentemente scomparso: “…imparare una terza lingua è più facile che imparare la seconda Ma allora lo studente che è già abituato a usare due modi di parlare (italiano e dialetto) sarà più disposto, più facilitato ad di Claudio Cominotti, Luigi Povinelli, Pio Tisi apprendere, poniamo, la lingua straniera o il latino L’importante è che si capisca che ci sono due modi di esprimersi, ambedue con una propria dignità: il dialetto e l’italiano; che tutti noi dobbiamo tendere con ogni sforzo alla conoscenza del secondo, che ci è indispensabile per uscire culturalmente dal ristretto orizzonte della nostra Valle, ma che per giungere a tanto è utile conoscere il dialetto, e che il peggior nemico della lingua italiana nazionale non è già il dialetto, ma quella specie di italiano provinciale senza vocaboli e senza stimoli culturali che si farfuglia un po’ dappertutto…” Scriveva il letterato Gustavo Buratti nel 1966: “Il dialetto, linfa dell’uomo libero, è un fattore disalienante, un antidoto alla massificazione, perché riempie il nostro animo di onde che ci giungono da lontano, perché ci indica come ritrovarci tra uomini e non tra robot; parlando l’antica lingua (= dialetto) prendiamo il nostro posto nella lunga catena che sorpassa la morte e ci allaccia con coloro che son divenuti la terra alla quale aderiamo, e con quelli che verranno un giorno sotto il nostro cielo” Siamo anche convinti che queste “pagini dal dialet” possano offrire a quanti non parlano il dialetto una occasione di conoscenza, per quanto circoscritta per quantità ed argomenti, di un importante spaccato della vita dei nostri paesi Per questo sceglieremo scritti brevi, assortiti per stile ed argomento, sperando di suscitare l’interesse di tutti Chi intende rivolgerci domande o arricchire il nostro archivio dialettale con proposte, integrazioni, osservazioni e conoscenze personali è invitato a scriverci Gli anziani e gli emigrati sono certamen- IL FOGLIO DEL COMUNE DI PINZOLO
TRADIZIONE te i detentori di conoscenze dialettali di grande interesse (orazioni, aneddoti, modi di dire, proverbi, ecc) che meritano di essere preservate dall’estinzione Aspettiamo vostre notizie Cureranno questa rubrica tre appassionati, Gigi di Carisolo, Pio Banol di Giustino Al cantun dai proverbi Saral vera ca i völ dusentu agn par far in proverbio? E po’, narai tüc’ ben par tüta la gent? Vardè n po’ vüaftri… " In mancanza di cavai trota anca i asagn Vardef d’atornu… " In bel vigiar al fa ’n bel crözar Sempru pü vera! " Par la cumpagnia s’à maridà anca ’n frate Come der “lagarsi tirar cun ti n spac marc’! " Chi sa, sa… chi nu sa, zapa Quanc’ ga n’è chi è amù bon da zapar…? " A ’n brau suldà ogni arma sa ga fa Si rump varguta; suma bon da finer al mister? " Chi nu ga cò ga gambi Pinsa quanti boti ca ti sé turnà ndré… e Claudio di Ziprian di Pinzolo, che cercheranno di renderla interessante per i lettori dei tre Comuni il cui dialetto è quasi coincidente; alcune parole diverse e le differenze di pronuncia saranno oggetto di ricerca per un prossimo articolo Buone letture La puisia… La sera di Santa Lüzia Tornu amù picinin; chi bela sera cula di Santa Lüzia cul so asanin Mi ’nsuniava tanc’ giügatui;, quanc’ castei… i era agn magri, ma par me i pü bei! Al sunava ci ben cul bel campanilin: mai, müsica ci bela, l’à fat batar ci tanc’ curisin, in po’ di grustui , in po’ di sal par l’asanin e diretu zitu zitu ti t caciavi ntal litin Al dì da ’nco Santa Lüzia l’é pü siora, ma par i pop l’é cula da n bot Quanca la sera riva cula bel’ ora la vegn dal cel cul caritìn di trot Pora gent chìi ca par tanti robi i fa saver ai pop la verità! Nu l conta nient cul ca giü l piat i ghi möt, parchè l’insoniu da la sera i g’à rubà Al mondu dai pop l’é l pü bel, cun do as e dü lögn i fa n castel; guai aver presa ca i sia masa n nanc’: la sera di Santa Lüzia l’é dai picinin e no dai granc’! Giorgio Binelli IL FOGLIO DEL COMUNE DI PINZOLO 55
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