Villa Angelina - Porto & diporto
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icettività | porto&<strong>diporto</strong><br />
<strong>Villa</strong> <strong>Angelina</strong><br />
un sogno<br />
C<br />
i sono casi in cui non esistono parole per<br />
descrivere la bellezza di posti che sembrano<br />
essere dipinti da un pittore del rinascimento<br />
italiano o da un disegnatore<br />
esperto della Walt Disney. Quando poi<br />
questi luoghi raccontano storie che si<br />
perdono nella notte dei tempi, beh, allora<br />
c’è poco da aggiungere. Il comprensorio<br />
di <strong>Villa</strong> <strong>Angelina</strong> (Lauro) si trova sul Capo<br />
di Massa (Lubrense), un promontorio, a<br />
forma di prua di nave, dinanzi al quale<br />
domina la sagoma del Vesuvio, con la costa<br />
napoletana e la capitale del Sud. A sinistra<br />
ecco spuntare, tra la foschia, l’isola<br />
di Capri. L’edificio vittoriano, in stile liberty,<br />
domina il fondo <strong>Villa</strong>zzano, circa 50 ettari<br />
di macchia mediterranea con limoneti,<br />
vigneti, noccioleti, agrumeti, case coloniche<br />
e altro ancora. Ottomila sono i metri<br />
quadrati coperti. Acquistato dall’armatore<br />
Achille Lauro, nel 1936, dopo il fallimento<br />
dei banchieri Astarita di Sorrento, il sito è<br />
stato aggiudicato al gruppo editoriale Esselibri-Simone<br />
in due aste della procedura<br />
fallimentare della flotta. Due le operazioni<br />
cinquantadue<br />
52
concluse tra il ‘98 e il 2000: <strong>Villa</strong> <strong>Angelina</strong><br />
fu venduta per 12 miliardi di lire, il fondo<br />
San Michele per tre miliardi e 360 milioni.<br />
La <strong>Villa</strong>, utilizzata dal comandante come<br />
residenza estiva fino alla morte (1982), è<br />
divenuta un <strong>Villa</strong>ggio di alta formazione<br />
per professionisti, manager, specialisti,<br />
con possibilità di collegamenti in rete,<br />
traduzione simultanea, registrazione dei<br />
lavori, videoconferenze.<br />
Un posto incantevole, se non altro, per<br />
la quiete e la pace dei sensi che si raggiunge<br />
stando seduti su una delle panchine<br />
dell’Agriturismo creato nel comprensorio.<br />
Un luogo che suscita le fantasie di<br />
tanti che vorrebbero farci la propria abi-<br />
tazione privata. E invece <strong>Villa</strong> <strong>Angelina</strong> è<br />
aperta a tutti. Un patrimonio che Federico<br />
Del Giudice, socio di maggioranza della<br />
Esselibri-Simone (8 marchi registrati), è<br />
riuscito a rivitalizzare. Figlio di ufficiale dei<br />
carabinieri, appassionato di storia della<br />
marineria, vedovo da 17 anni, Del Giudice<br />
ha 59 anni e 4 figli (Manila, Giulio Golan,<br />
Nicoletta e Novella). E’ un tipo tutto d’un<br />
pezzo, tenace e rassicurante allo stesso<br />
tempo. Del resto, è lui che, dalla fine degli<br />
anni ’60, ha rivoluzionato il modo di studiare<br />
di diverse generazioni di studenti<br />
con le sue dispense.<br />
Un uomo come tanti, per certi versi<br />
sui generis, essendo tifoso dell’Atalanta,<br />
cinquantatrè<br />
53<br />
“società che punta sui giovani talenti italiani”,<br />
dice. “Faccio il professore di diritto<br />
pubblico alla Partenope, ma part-time<br />
– chiarisce il professore, accogliendomi<br />
nella sala riunioni accanto alla <strong>Villa</strong> - non<br />
voglio rubare spazio e soldi a nessuno.<br />
Solo mantenere un contatto con i giovani”.<br />
Racconta di essersi buttato in questa<br />
nuova sfida nel ’98 per fare della <strong>Villa</strong><br />
un Centro studi polifunzionale, annesso<br />
ad attività collaterali. “Abbiamo pagato<br />
tutto con mutui bancari e investito oltre<br />
15 miliardi nel recupero della struttura<br />
– precisa - i fondi della 488 hanno coperto<br />
solo il 15% dei costi. <strong>Villa</strong> <strong>Angelina</strong> è un<br />
Centro congressuale che potrebbe diven
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tare il motore per lo sviluppo del settore<br />
turistico-alberghiero della penisola, per<br />
la vicinanza da Sorrento, Pompei e Capri”.<br />
Una risorsa che darebbe nuova linfa a un<br />
territorio che stenta a recepire le novità.<br />
La <strong>Villa</strong> si sviluppa su tre livelli. Il piano<br />
terra è destinato ad accoglienza e intrattenimento<br />
con reception, bar ed angoli<br />
informatizzati, mentre un salone è adibito<br />
alle attività di convention, presentazioni,<br />
premiazioni. Due sale sono destinate a<br />
bar per le pause di lavoro e i coffee break.<br />
Al primo e al secondo piano sono dislocate<br />
nove aule, di capienza e tipologia<br />
differenti, destinate all’attività didattica,<br />
convegnistica e congressuale. Nel comprensorio<br />
ci sono 10 suite, 3 trilocali, 3 bilocali,<br />
7 monolocali, recuperati in antichi<br />
casali immersi nel verde, dov’è possibile<br />
trascorrere le vacanze con servizio di bed<br />
& breakfast o mezza pensione.<br />
Le sale congressi, cablate e dotate di postazioni<br />
multimediali e attrezzature congressuali<br />
avanzate, sono tutte “baciate” dal sole,<br />
e da ogni angolo della struttura è possibile<br />
ammirare il meraviglioso scenario naturale.<br />
Del Giudice parla delle difficoltà incontrate<br />
per le forti resistenze esterne e la crisi del<br />
turismo congressuale. “Siamo fiduciosi nella<br />
prossima conferenza di servizi con Regione<br />
ed Enti territoriali – afferma il professore - E’<br />
necessario cambiare destinazione all’area,<br />
da agricola a turistica, così da poter recuperare<br />
le case coloniche, aumentare le camere<br />
e offrire un supporto logistico adeguato ai<br />
nostri congressisti, obbligati a pernottare in<br />
alberghi concorrenti, con nostro dispendio<br />
di energie e immagine. Abbiamo gli spazi,<br />
ma mancano le autorizzazioni, a causa di<br />
forti vincoli paesaggistici, limitati però alla<br />
nostra area”. Del Giudice ha affidato a due<br />
cooperative agricole, La <strong>Villa</strong>nella Capo di<br />
Massa (anche agriturismo) e Tenuta Montecorbo,<br />
le attività agronomiche. “Nel Sud Italia<br />
– continua il direttore del gruppo Simone<br />
– non si riesce a decollare perché non esiste<br />
il concetto di filiera. Gli operatori economici<br />
difficilmente si consorziano ed anzi ostacolano<br />
la crescita altrui. Abbiamo difficoltà<br />
dal punto di vista zoologico e agronomico,<br />
a causa dell’elevato costo della manodopera<br />
rispetto ai prezzi finali dei nostri prodotti<br />
d’eccellenza. Una buona parte del territorio<br />
ha ottenuto il riconoscimento di produzione<br />
biologica, ciononostante il settore è in crisi<br />
per la poca attenzione per la qualità e per la<br />
mancanza di un’educazione alimentare che<br />
spinga i consumatori verso prodotti biologicamente<br />
sicuri. Solo le risorse dell’azienda<br />
editoriale sostengono le coop, nonché l’en-<br />
cinquantaquattro<br />
54<br />
tusiasmo delle persone che ad esse si dedicano,<br />
sperando in un futuro migliore”. La villa<br />
è circondata da migliaia di alberi e piante per<br />
troppi anni abbandonati e che, dopo una<br />
profonda opera di bonifica, stanno cominciando<br />
a dare i primi risultati: limoni doc,<br />
limoncelli, olio dop e olive, vino, marmellate,<br />
mandorle, fichi, ortaggi freschi e conservati.<br />
Specialità tipiche della cucina tradizionale<br />
sorrentina che si possono gustare in un’antica<br />
masseria contadina ristrutturata e a picco<br />
sul mare, mentre i prodotti delle coop sono<br />
in esposizione e vendita presso lo showroom<br />
dell’Agriturismo, ricavato da una<br />
vecchia cantina romana. “Le piante sono la<br />
mia vera passione – dice ancora, mentre in<br />
mano ha un ramoscello di qualche piantina,<br />
ora il pepe nero, ora l’oleandro - cerchiamo<br />
di produrre prodotti d’eccellenza nella più<br />
grande riserva naturale della penisola, che
tentiamo di rispettare, perchè ciò che ci è<br />
stato dato va conservato per lasciarlo ai nostri<br />
figli. In napoletano diciamo che ‘o tavuto<br />
nun tene sacche (la bara non ha tasche) per<br />
portarci dietro quello che abbiamo, e allora<br />
meglio tenerne cura”. Del Giudice, con la sua<br />
voce pacata dice di avere un sogno: “portare<br />
a villa <strong>Angelina</strong> l’università del turismo”. Poi,<br />
a malincuore, sentenzia: “Qui non si potrà<br />
fare perché non abbiamo strutture che<br />
possano ospitare 200 studenti di un corso<br />
universitario che si rispetti, malgrado gli<br />
accordi con la Partenope e le intenzioni del<br />
preside Gennaro Ferrara di creare un biennio<br />
in costiera”. Un’ultima nota dolente riguarda<br />
la difficile raggiungibilità da Napoli, “essendo<br />
tutti i progetti, per migliorare la viabilità<br />
e realizzare punti d’attracco, bloccati da anni<br />
per il forte contrasto delle comunità locali<br />
che non intendono favorire la creazione di<br />
infrastrutture decenti ed evitare l’inopportuna<br />
invasione estiva dei pendolari”, dichiara<br />
Del Giudice. Difficile è anche la realizzazione<br />
di un piccolo approdo laddove sussiste l’as-<br />
sociazione sportiva Karama Yacht Vela Club,<br />
gestita dal figlio, nei pressi dell’ex villino a<br />
mare del comandante. “Amo questo posto<br />
da sogno dove gli elementi della natura<br />
fanno il bello e il cattivo tempo – aggiunge<br />
- sono convinto che qui possa nascere un<br />
parco dove natura incontaminata e cultura<br />
trovino un’adeguata sintesi in uno dei posti<br />
più belli al mondo”. Oggi a <strong>Villa</strong> <strong>Angelina</strong>,<br />
la giornata non è delle migliori, mancano<br />
pochi giorni a Natale. Pioviggina, e tira un<br />
po’ di vento. Lo spettacolo però è sempre<br />
entusiasmante. Appassionato di mare, attento<br />
conoscitore del mondo, Del Giudice<br />
è soprattutto un uomo di cultura. “Il posto<br />
ha anche una valenza storica – spiega -. qui<br />
c’era la villa romana di Felice Pollio, il governatore<br />
dell’Asia ai tempi di Domiziano (I<br />
sec. d.C.). Le vestigia delle sue grandi opere,<br />
solo minimamente recuperate, si trovano<br />
a villa Fondi. Sotto ci sono ancora i resti di<br />
case romane danneggiate dal terremoto,<br />
provocato dall’eruzione del Vesuvio del 79<br />
d.C.”. I ruderi della villa di Pollio si trovano<br />
nella piccola cala di Puolo, chiamata anche<br />
“Bagno della Regina Giovanna (II d’Angiò<br />
Durazzo, che governò a Napoli tra il XIV e il<br />
XV sec.)” che, secondo la tradizione popolare,<br />
qui veniva ad immergersi, lontana da occhi<br />
indiscreti. “Tra l’altro – dice ancora il professore<br />
– c’è una splendida torre costruita dalle<br />
autorità vicereali.<br />
Dopo tre anni di confronti con la Soprintendenza<br />
siamo riusciti a realizzare, a<br />
nostre spese, la ricostruzione conservativa<br />
della parte esterna, con i resti di un paio di<br />
caditoie. Vogliamo farne una torre didattica<br />
e museale, con i fantocci, gli arredi e le<br />
immagini che abbiamo acquistato, per consentire<br />
agli studenti di toccare con mano la<br />
sua storia che risale alla fine del 1400”.<br />
Basilio Puoti<br />
cinquantacinque<br />
55<br />
ANEDDOTI SU VILLA E LAURO<br />
Del Giudice parla dei suoi ottimi rapporti con Ercole<br />
e Achille Lauro, e ricorda, nella serata dell’inaugurazione<br />
della <strong>Villa</strong>, avvenuta il 14 luglio 2004, di essere<br />
stato protagonista del primo incontro tra i due Achille,<br />
il figlio di Jolanda Ferrante e il nipote del comandante.<br />
“L’ex sindaco di Napoli – racconta Del Giudice – amava<br />
questo posto. A <strong>Villa</strong> <strong>Angelina</strong> viveva con la moglie,<br />
mentre a Montecorbo c’era la villa di donna Ferrante,<br />
nei pressi del castello abitato dal letterato Torquato<br />
Tasso nel ‘500. La terza casa, più moderna, villa Eliana<br />
(Merolla, seconda moglie di Lauro) ora è adibita a cerimonie<br />
nuziali”. “Nei gala e nelle canaste di beneficenza,<br />
organizzate nella sua villa, (<strong>Angelina</strong> Lauro), amava<br />
indossare quegli orribili cappelli a falda larga, all’epoca<br />
tanto di moda, e avrebbe desiderato avere il marito al<br />
suo fianco, ma Achille, dopo aver salutato qualcuno,<br />
scappava via, perché non tollerava la vista di tante anziane<br />
signore, né tanto meno perdere tempo con delle<br />
carte diverse dalle banconote” (dal libro “Achille Lauro<br />
SUPERSTAR: la vita, l’impero, la storia”, ed. Mario Guida<br />
2003, a cura di Achille della Ragione).<br />
La storia racconta che quando le navi passeggere<br />
uscivano dal porto di Napoli, dirette al canale di Suez,<br />
si accostavano al fondo di <strong>Villa</strong>zzano e con le sirene<br />
eseguivano i tre fischi del saluto marinaio, dovuto al<br />
comandante, il quale si godeva il passaggio delle sue<br />
navi. Un segno di riverenza per Lauro, che solo un’ordinanza<br />
della capitaneria di porto ha poi vietato.<br />
“Si dice che qui, in una casa colonica, Mussolini ci<br />
fosse stato due volte – prosegue Del Giudice -. La prima<br />
nel 1939, e la seconda, tra ottobre e novembre del<br />
1941 dove avrebbe incontrato alcuni plenipotenziari<br />
di Winston Churchill perché sembra volesse chiamarsi<br />
fuori dalla guerra. Il carteggio di quell’incontro è andato<br />
in gran parte perduto”. Del Giudice conclude con<br />
un messaggio di speranza. “Lauro a <strong>Villa</strong> <strong>Angelina</strong> ha<br />
messo le sue radici – racconta quasi commosso -. Si<br />
dice che, a novant’anni, il comandante abbia piantato<br />
nella <strong>Villa</strong> l’ultima pianta di olivo. Un grande atto di<br />
fede verso il futuro, non per il presente”.