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novembre 2003 - Swif - Università degli Studi di Bari

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SWIF Recensioni<br />

A cura <strong>di</strong> Andrea Rossetti<br />

<strong>novembre</strong> <strong>2003</strong> (12 recensioni)<br />

SWIF – E<strong>di</strong>zioni Digitali <strong>di</strong> Filosofia<br />

Registrazione ISSN 1126-4780


Numero 3 - Anno V - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Numero 3 - Anno V - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Vuoi scrivere un commento ad una delle recensioni? Fallo sul nostro BLOG!<br />

Autore Titolo E<strong>di</strong>tore Anno Recensore<br />

Abbagnano, Nicola Dizionario <strong>di</strong> filosofia UTET 2001<br />

Gian Paolo<br />

Terravecchia<br />

Anders, Günther L'uomo è antiquato Bollati Boringhieri <strong>2003</strong> Beniamino Soressi<br />

Canali, Stefano e<br />

Pani, Luca<br />

De Kerckhove,<br />

Derrick (a cura <strong>di</strong>)<br />

Djebbar, Ahmed<br />

Gatti, Roberto<br />

Gentili, Carlo<br />

Lanternari, Vittorio<br />

Losurdo, Domenico<br />

Emozioni e malattia.<br />

Dall'evoluzione biologica al<br />

tramonto del pensiero<br />

psicosomatico<br />

La conquista del tempo.<br />

Società e democrazia<br />

nell'età della rete<br />

Storia della scienza araba. Il<br />

patrimonio intellettuale<br />

dell'Islam<br />

Il chiaroscuro del mondo. Il<br />

problema del male tra<br />

moderno e post-moderno<br />

La filosofia come genere<br />

letterario<br />

Ecoantropologia.<br />

Dall'ingerenza ecologica alla<br />

svolta etico-culturale<br />

Hegel e la Germania.<br />

Filosofia e questione<br />

nazionale tra rivoluzione e<br />

nazione<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2003</strong>-11/index.html (1 of 2) [10/11/2005 18.37.49]<br />

Mondadori <strong>2003</strong> Eddy Carli<br />

E<strong>di</strong>tori Riuniti <strong>2003</strong> Antonio Tursi<br />

Raffaello Cortina 2002 Alessandro Volpone<br />

<strong>Stu<strong>di</strong></strong>um 2002 Paolo Farina<br />

Pendragon <strong>2003</strong> Massimo Piermarini<br />

Dedalo <strong>2003</strong> Fabio Fraccaroli<br />

Guerini e Associati 1997 Maurizio Brignoli


Numero 3 - Anno V - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Pasqualotto,<br />

Giangiorgio<br />

Schmitt, Carl<br />

Yohaku. Forme <strong>di</strong> ascesi<br />

nell'esperienza orientale<br />

Terra e mare. Una<br />

riflessione sulla storia del<br />

mondo<br />

Esedra 2002 Stefano Monetti<br />

Adelphi <strong>2003</strong> Domenico Turco<br />

Todes, Samuel Body and World Mit Press 2001 Francesco Armezzani<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

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Abbagnano, Nicola, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

Torna all'in<strong>di</strong>ce del numero<br />

<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Abbagnano, Nicola, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2003</strong>-11/abbagnano.htm (1 of 4) [10/11/2005 18.37.50]


Abbagnano, Nicola, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

E<strong>di</strong>zione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero<br />

Torino, UTET, 2001 (3), pp. 1173, Euro 35,64, ISBN 88-7750-723-3<br />

Recensione <strong>di</strong> Gian Paolo Terravecchia - 05/09/<strong>2003</strong><br />

Storia della filosofia (strumenti)<br />

Gli autori - links<br />

Al Dizionario <strong>di</strong> filosofia <strong>di</strong> Abbagnano non servono presentazioni: è ormai un classico che non può mancare nella<br />

biblioteca <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> filosofia. Si tratta <strong>di</strong> uno strumento utile e ricco, che alle sue spalle ha una storia più che<br />

quarantennale e, anche grazie agli apporti delle successive e<strong>di</strong>zioni, è lungi dall'essere obsoleto. Per questo, l'apporto <strong>di</strong><br />

Giovanni Fornero è essenziale per ciò che personalmente ha aggiunto e per il coor<strong>di</strong>namento dei contributi <strong>di</strong> oltre<br />

quaranta eminenti stu<strong>di</strong>osi - tra cui Antiseri, Berti, Bodei, Cacciari, D'Agostini, Eco, Ferraris, Galimberti, Givone,<br />

Restaino, Vattimo, Volpi. Chi si proponesse <strong>di</strong> creare uno strumento più completo avrebbe ben poco spazio <strong>di</strong> manovra,<br />

dato il notevole numero <strong>di</strong> voci che compongono questo <strong>di</strong>zionario e l'ampiezza de<strong>di</strong>cata a ciascuna. La qualità delle<br />

definizioni è <strong>di</strong> alto livello e si <strong>di</strong>stingue per chiarezza e ricchezza <strong>di</strong> sviluppo. L'unico <strong>di</strong>fetto dell'opera è il costo<br />

impegnativo: un limite forse inevitabile, data la mole delle 1173 fitte pagine che compongono il volume.<br />

Quanto alle scelte d'impostazione, quella <strong>di</strong> non riportare i nomi propri dei filosofi, rinunciando a pretese <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

enciclope<strong>di</strong>co in coerenza con la sua storia, è stata saggia. La Garzanti, ad esempio, nella Enciclope<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Filosofia<br />

raccoglie i nomi dei più importanti autori (con inevitabile parzialità), nonché correnti e scuole, finendo con l'essere meno<br />

ricca e ampia <strong>di</strong> quanto avrebbe potuto sui termini strettamente filosofici. Venendo alla struttura delle singole voci del<br />

Dizionario: dopo il definiendum, è utilmente in<strong>di</strong>cato tra parentesi, in maniera più o meno completa, il corrispettivo greco,<br />

latino, inglese, francese e tedesco. Al termine del definiens, che spesso presenta puntuali riman<strong>di</strong> alle fonti, talvolta vi<br />

sono opportuni riman<strong>di</strong> ad altre voci.<br />

La completezza è una grande virtù in un <strong>di</strong>zionario: è irritante il suo silenzio su un termine ricercato, tanto più se è<br />

importante e il <strong>di</strong>zionario è specialistico. Tuttavia, nella fattispecie il testo si può, al limite, accusare <strong>di</strong> eccesso <strong>di</strong> zelo.<br />

Compaiono, infatti, termini come "cinematografico, meccanismo", "psichedelico" e "Auschwitz". A chi venisse in mente il<br />

celebre libretto <strong>di</strong> Jonas Il concetto <strong>di</strong> Dio dopo Auschwitz, peraltro citato nel testo, si fa notare che se sono della<br />

filosofia tutti i termini che compaiono nei titoli <strong>di</strong> opere filosofiche, allora si dovrebbe dare piena citta<strong>di</strong>nanza anche a<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2003</strong>-11/abbagnano.htm (2 of 4) [10/11/2005 18.37.50]


Abbagnano, Nicola, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

"pipistrello", "ornitorinco", "buco" (se pensiamo ai lavori <strong>di</strong> Nagel, Eco, Varzi e Casati), ma anche a "monologo", o<br />

"Atlantide" (Anselmo d'Aosta e Bacone). D'altra parte, nel Dizionario si trovano ad esempio "confessione" e "visionario"<br />

(ve<strong>di</strong> Agostino e Kant). Se poi venisse in mente l'uso da parte <strong>di</strong> Adorno <strong>di</strong> "Auschwitz", allora perché non inserire "pipa",<br />

dato che Foucault ha scritto sul quadro <strong>di</strong> Magritte Ceci n'est pas une pipe? Detto altrimenti, un <strong>di</strong>zionario <strong>di</strong> filosofia<br />

dovrebbe contenere i termini specifici del lessico filosofico, o quelli che in filosofia hanno assunto un'elaborazione<br />

specifica. Ad ogni modo, non pare sufficiente, perché un termine possa essere introdotto in un <strong>di</strong>zionario <strong>di</strong> filosofia, il<br />

semplice fatto che esso sia stato usato da filosofi, o il fatto che sia stato oggetto <strong>di</strong> alcune considerazioni da parte <strong>di</strong><br />

filosofi. Stabilire un confine tra i due ambiti è certo un'impresa delicata, ma le scelte operate al riguardo, nel Dizionario,<br />

non sono state guidate da alcun evidente criterio <strong>di</strong> fondo.<br />

Sarebbe ingeneroso rimproverare l'opera per qualche termine assente. Si può però auspicare che in una prossima<br />

e<strong>di</strong>zione rientrino: "calcolo proposizionale", "circolo vizioso", "doxa" (in questo caso, basta un semplice rimando a<br />

"opinione"), "effimero", "Lebenswelt" (sebbene vi sia la sua traduzione "Mondo della vita", mentre in altri casi il Dizionario<br />

riporta senza <strong>di</strong>fficoltà il termine tedesco, come ad es. "Weltanschauung", e non la traduzione), "perlocuzione", "prima<br />

facie", "pudore", "Russell, paradosso <strong>di</strong>", "salva veritate", "svolta linguistica", "tre sta<strong>di</strong>, legge dei", "type/token",<br />

"vaghezza". Infine, stupisce il fatto che vi sia "relativismo concettuale", mentre non è preso in considerazione<br />

"relativismo etico".<br />

Gli autori<br />

Nicola Abbagnano fu il massimo esponente dell'esistenzialismo italiano. Insegnò Storia della filosofia all'<strong>Università</strong> <strong>di</strong><br />

Torino. Autore della Storia della filosofia (Utet 1946-50), i suoi principali scritti teoretici sono raccolti ora in Scritti<br />

esistenzialisti (Utet 1988) e in Scritti neoilluministici (Utet 2001).<br />

Giovanni Fornero, allievo e continuatore delle opere <strong>di</strong> Abbagnano, è coautore <strong>di</strong> alcuni fra i manuali <strong>di</strong> storia della<br />

filosofia attualmente più <strong>di</strong>ffusi.<br />

Links<br />

http://www.nicolaabbagnano.it/: sito ufficiale <strong>di</strong> Nicola Abbagnano<br />

http://lgxserver.uniba.it/lei/filosofi/autori/abbagnano.htm: portale dello <strong>Swif</strong> su Nicola Abbagnano<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2003</strong>-11/abbagnano.htm (3 of 4) [10/11/2005 18.37.50]


Abbagnano, Nicola, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

http://www.filosofico.net/abbagnano.htm: pagina su Nicola Abbagnano, a cura <strong>di</strong> Diego Fusaro e dello <strong>Swif</strong><br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2003</strong>-11/abbagnano.htm (4 of 4) [10/11/2005 18.37.50]<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche


Anders, Gunther, L'uomo e' antiquato<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

Torna all'in<strong>di</strong>ce del numero<br />

<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Anders, Günther, L'uomo è antiquato<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2003</strong>-11/anders.htm (1 of 6) [10/11/2005 18.37.51]


Anders, Gunther, L'uomo e' antiquato<br />

Torino, Bollati Boringhieri, <strong>2003</strong>, vol. I, pp. 348, Euro 26,00, ISBN 88-339-1454-2; vol. II, pp.<br />

191, Euro 28,00, ISBN 88-339-1455-0.<br />

(vol. I: Considerazioni sull'anima nell'epoca della seconda rivoluzione industriale, trad. it. <strong>di</strong> L.<br />

Dallapiccola, con saggio introduttivo <strong>di</strong> C. Preve; vol. II: Sulla <strong>di</strong>struzione della vita nell'epoca della terza<br />

rivoluzione industriale, trad. it. <strong>di</strong> M. Adelaide Mori.)<br />

Recensione <strong>di</strong> Beniamino Soressi - 07/07/<strong>2003</strong><br />

Filosofia teoretica (filosofia della tecnica)<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore - links<br />

Die Antiquiertheit des Menschen [lett. l'antiquatezza dell'uomo] compare quest'anno in una rie<strong>di</strong>zione pregevole<br />

soprattutto per le due traduzioni (la prima felice e agevole e la seconda particolarmente accurata) e per il fatto che, per<br />

la prima volta, i due volumi sono compresenti, come esige l'unitarietà dell'opera. Questo, benché largamente ignorato, è<br />

un testo fondamentale della filosofia del Novecento. L'attualità <strong>di</strong> molte delle sue pagine gli fa meritare il titolo <strong>di</strong> classico<br />

del pensiero contemporaneo, e fa pensare a esso come al controcanto tecnologico e ultrara<strong>di</strong>calizzato <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> sul<br />

totalitarismo compiuti dalla ex moglie dell'autore, Annah Arendt.<br />

Per Anders la nostra età della tecnica ci porta a vivere in un "totalitarismo morbido" globale. L'uomo è antiquato è uno<br />

dei non molti testi del passato secolo in cui si respira in ogni frase un'urgenza etica che riporta in vita, in maniera<br />

filosofica, le antiche tra<strong>di</strong>zioni profetiche, e ci riconduce al centro <strong>di</strong> una scena inquietante, chiusa da estremi fatali e<br />

decisivi. Ma questo e, come suggerisce Costanzo Preve nella sua introduzione, la critica <strong>di</strong> Anders alla "retorica della<br />

modernizzazione" da un lato e la "critica alla retorica della complessità" dall'altro, fanno <strong>di</strong> lui un filosofo insopportabile<br />

che l'establishment accademico preferisce ignorare, viste le <strong>di</strong>fficoltà a ripresentarlo in forma "commestibile" attraverso<br />

processi <strong>di</strong> edulcorazione verbale.<br />

Anders descrive un mondo in cui la macchina e gli oggetti prodotti in serie sono <strong>di</strong>ventati i protagonisti della storia, il<br />

luogo in cui ogni essere umano è 'gettato' e costretto a vivere in qualità <strong>di</strong> essere totalmente inadeguato ai nuovi tempi.<br />

Non stupisce quin<strong>di</strong> che Anders annoveri tra i maggiori filosofi del nostro secolo autori <strong>di</strong> narrativa come Huxley, Orwell<br />

o Lem, tra i pochi scrittori in grado <strong>di</strong> intravedere il problema posto dall'età della tecnica. Se la prima rivoluzione<br />

industriale è consistita nell'introduzione del macchinismo, se la seconda si riferisce alla produzione dei bisogni, la terza<br />

rivoluzione industriale è per Anders quella che produce l'alterazione irreversibile dell'ambiente e compromette la<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2003</strong>-11/anders.htm (2 of 6) [10/11/2005 18.37.51]


Anders, Gunther, L'uomo e' antiquato<br />

sopravvivenza stessa dell'umanità.<br />

Questi sconvolgenti cambiamenti hanno coinvolto la vita dell'uomo nella sua complessità, tanto che i contorni <strong>di</strong> tre<br />

ambiti come quelli morale, estetico e politico si sono fatti evanescenti. Per Anders non è possibile più affrontare questi<br />

temi secondo le categorie che abbiamo ere<strong>di</strong>tato dalla grande tra<strong>di</strong>zione filosofica, religiosa, letteraria, o scientifica. Per<br />

esempio, non è più possibile parlare <strong>di</strong> libertà senza tener conto della silenziosa, e paradossalmente invisibile, irruzione<br />

del pubblico nella nostra vita a <strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> ogni residuo angolo <strong>di</strong> privatezza. Il nostro <strong>di</strong>ventare un pubblico televisivo<br />

domestico equivale alla scomparsa della vita privata. Anders descrive la nostra impossibilità <strong>di</strong> avere un'esperienza<br />

<strong>di</strong>retta del mondo, che sia priva dei fantasmi che giungono nelle nostre case attraverso la televisione. Il vero problema<br />

morale concerne il rischio del soffocamento <strong>di</strong> ogni impulso morale a opera della tecnica e dei suoi connotati particolari:<br />

"le nostre stesse azioni 'morali' e 'immorali', che lo vogliamo o no, vagano prive <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci nell'oceano dell'essere,<br />

moralmente in<strong>di</strong>fferente, per così <strong>di</strong>re sotto forma <strong>di</strong> 'fiori metafisici recisi'" (v. I, p. 77). "Ancor oggi nelle etiche<br />

accademiche gli impianti <strong>di</strong> sterminio sono un oggetto del futuro non ancora scoperto" (v. I, p. 249). "L'addetto al campo<br />

<strong>di</strong> sterminio non ha "agito", ma, per quanto orrendo ciò possa apparire, ha lavorato. E dato che scopo e risultato del suo<br />

lavoro non lo riguardano, dato che il suo lavoro in quanto lavoro è considerato sempre 'moralmente neutrale', ha<br />

sbrigato una faccenda 'moralmente neutrale'" (ivi, p. 299). Viviamo in un'epoca in cui è neutralizzata la <strong>di</strong>fferenza tra<br />

agire violento e mansuetu<strong>di</strong>ne, un'epoca che ci preclude il "<strong>di</strong>ritto alla cattiva coscienza" e che atrofizza la nostra<br />

capacità <strong>di</strong> provare il senso <strong>di</strong> colpa (v. II, p. 60). L'uomo è ormai troppo antiquato per potere, anche solo potenzialmente<br />

e ipoteticamente, condurre un'autentica vita etico-morale, e gli stessi filosofi sono troppo "antiquati" per comprendere<br />

appieno quello che ci sta accadendo. I nostri apparati testuali e concettuali, il nostro vocabolario, sono inadeguati. Di qui<br />

il tono provocatorio, spesso "eccessivo" <strong>di</strong> Anders (come ha detto Pier Paolo Portinaro, "quello della deformazione,<br />

dell'esagerazione è anche il metodo <strong>di</strong> Anders"), e <strong>di</strong> qui i suoi frequenti riferimenti al suo fondamentale scritto, erede<br />

"tecnologico" delle satira swiftiana: il romanzo filosofico Die molussiche Katakombe, pubblicato solo nel 1992 a Monaco.<br />

Quelli <strong>di</strong> Anders sono gli eccessi <strong>di</strong> chi cerca una visuale esterna a un mondo capillarmente tecnicizzato anche nelle<br />

<strong>di</strong>ramazioni culturali considerate più "elevate" e immuni dalla tendenza fondamentale del tempo. Nella visione<br />

andersiana, l'umanità, come Gregor Samsa, si è lentamente adattata alla mostruosità <strong>di</strong> un'alienazione che la investe in<br />

ogni istante e in ogni particolare della sua vita. Quella <strong>di</strong> Anders appare una descrizione "kafkiana al contrario" nel suo<br />

intento <strong>di</strong> mostrare la completa alienazione della vita nella nostra quoti<strong>di</strong>ana "normalità". Il metodo <strong>di</strong> Anders,<br />

corrispondente a quella che egli chiama la sua "filosofia d'occasione", è un mirabile tentativo <strong>di</strong> scoprire, a partire dai<br />

dettagli del nostro stile <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> ogni giorno, il processo sottostante: una <strong>di</strong>sumanizzazione in fase talmente avanzata da<br />

coinvolgerci totalmente e da impe<strong>di</strong>rci <strong>di</strong> esserne consapevoli (la nostra "cecità all'apocalisse"). A questo proposito è<br />

eloquente l'estrema scarsità <strong>di</strong> traduzioni e stu<strong>di</strong> relativi a Anders in lingua inglese e quin<strong>di</strong> negli Stati Uniti (il paese in<br />

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Anders, Gunther, L'uomo e' antiquato<br />

cui Anders ha vissuto a lungo, facendo i lavori più <strong>di</strong>sparati compreso naturalmente l'operaio ai nastri), e che servono<br />

per lui da modello principe in cui può essere letto più chiaramente il libro dell'avvenire (tanto che talora sorge il dubbio: in<br />

quali passi del testo Anders sta parlando della cultura dell'età della tecnica, e dove invece egli sta parlando <strong>degli</strong> aspetti<br />

più deteriori della cultura e della società statunitense? È possibile una <strong>di</strong>stinzione?). Parlare <strong>di</strong> antiquatezza dell'uomo e<br />

<strong>di</strong>sumanizzazione non è certo espressione <strong>di</strong> un moralismo superficiale. Questa <strong>di</strong>sumanizzazione appare una realtà<br />

riconoscibile nella vita <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi, senza eccezione. Anders propone in quest'opera il controcanto concreto e<br />

pratico-morale della filosofia della tecnica <strong>di</strong> Heidegger, il cui rifiuto <strong>di</strong> affrontare <strong>di</strong>rettamente il problema morale del<br />

nostro tempo è presentato da Anders come la conseguenza (e non come la critica) <strong>di</strong> un atteggiamento moralistico (v. II,<br />

p. 6). La tensione morale sottesa a quest'opera è lontano dal confondersi, come talora in Heidegger, con un<br />

atteggiamento da semi-esteta, sebbene presenti <strong>di</strong>versi punti deboli ed esagerazioni che avrebbero richiesto una<br />

maggiore accuratezza.<br />

Questo testo è una trattazione sui limiti <strong>di</strong> tutte le facoltà dell'uomo alla luce dell'età della tecnica; sono riconoscibili,<br />

espressi in termini assai simili, ma con esempi illuminanti e con meno tecnicismi, quasi tutti i temi <strong>di</strong> Psiche e techne,<br />

(1999), un testo in larghissima misura debitore dell'opera <strong>di</strong> Anders, come ha riconosciuto l'autore Galimberti.<br />

I limiti sono interpretati come una molteplicità <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivelli tra l'anima dell'uomo e le forme della sua prassi: tra immaginare<br />

e fare, tra sentire e agire, tra coscienza e conoscenza. Questa serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivelli conduce non solo alla totale impossibilità<br />

<strong>di</strong> una personalità armoniosa (v. I, p. 50-52), ma ad una situazione in cui "nessuno <strong>di</strong> noi 'sa' in un senso realmente<br />

adeguato all'effettiva realizzazione: il comandante in capo né più né meno dell'ultimo fantoccino, il presidente né più né<br />

meno dell'ultimo operaio" (v. I, p. 279).<br />

La parte del testo che appare la meno convincente e che fatico a fare combaciare con la mia esperienza personale,<br />

stranamente, è la lunga parte prima, che presenta, con un'argomentazione accurata ma tendenziosa, la tesi del<br />

sopraggiungere <strong>di</strong> una nuova varietà <strong>di</strong> vergogna (la "vergogna prometeica"), la vergogna dell'uomo <strong>di</strong> fronte ai suoi<br />

stessi prodotti. Questa tesi dovrebbe costituire uno dei capisal<strong>di</strong> del libro. Non sempre convincente appare poi<br />

l'associazione <strong>di</strong>retta tra conformismo ed età della tecnica (non è il conformismo qualcosa <strong>di</strong> cooriginario all'essere<br />

umano in quanto tale e alla struttura mimetica del suo sviluppo cognitivo-affettivo?). Ma queste parti non compromettono<br />

la solida e coerente struttura interna del testo, che è una ricerca esemplare, che offre un notevole numero <strong>di</strong> scottanti<br />

intuizioni, molte immagini originali e genuinamente provocatorie <strong>di</strong> noi stessi. Uno specchio deformante, molti <strong>di</strong>rebbero,<br />

ma Leonardo ci ha insegnato che una caricatura può essere più veritiera <strong>di</strong> un ritratto realistico. Quest'opera apre<br />

ulteriormente gli spazi problematici esplorati dai precedenti filosofi della tecnica, e lo fa in un linguaggio il più delle volte<br />

concretissimo e accessibile anche a un pubblico <strong>di</strong> non specialisti (quin<strong>di</strong> è maggiormente triste pensare che<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2003</strong>-11/anders.htm (4 of 6) [10/11/2005 18.37.51]


Anders, Gunther, L'uomo e' antiquato<br />

quest'opera probabilmente continuerà a restare abbastanza estranea a un pubblico <strong>di</strong>verso da quello specialistico, per la<br />

scarsa attenzione dei me<strong>di</strong>a oltre che in ragione del prezzo elevato). Fare tesoro delle intuizioni in essa contenute,<br />

potrebbe permetterci <strong>di</strong> stabilire letteralmente un nuovo quadro della situazione (non solo in filosofia, ma anche in<br />

<strong>di</strong>scipline che vanno dalla sociologia alla psicologia alla teologia) una visuale senza precedenti sullo stato <strong>degli</strong> esseri<br />

umani e <strong>di</strong> ciò che chiamiamo la nostra umanità.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Vol. I<br />

Un filosofo controvoglia, <strong>di</strong> Costanzo Preve. Cronologia<br />

Introduzione<br />

Parte prima. Della vergogna prometeica<br />

Parte seconda. Il mondo come fantasma e come matrice<br />

Il mondo fornito a domicilio. Il fantasma. La notizia. La matrice. Un tuffo in questioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne più generale<br />

Parte terza. Essere senza tempo. A proposito <strong>di</strong> En attendant Godot <strong>di</strong> Beckett<br />

Parte quarta. Della bomba e delle ra<strong>di</strong>ci della nostra cecità all'apocalisse<br />

Prime constatazioni terrorizzanti. Ciò che la bomba non è. L'uomo è inferiore a se stesso. Lo sviluppo della fantasia<br />

morale e la plasticità del sentimento. Ra<strong>di</strong>ci storiche della cecità all'apocalisse. Annichilazione e nichilismo. Parole <strong>di</strong><br />

conclusione. Appen<strong>di</strong>ce. Note<br />

Vol. II<br />

Prefazione<br />

Introduzione. Le tre rivoluzioni industriali<br />

L'apparenza. Il materialismo. I prodotti. Il mondo umano. La massa. Il lavoro. Le macchine, I. Le macchine, II.<br />

L'antropologia filosofica. L'in<strong>di</strong>viduo. Le ideologie. Il conformismo. La frontiera. Il privato. Il morire. La realtà. Tesi per un<br />

simposio sui mass me<strong>di</strong>a. La libertà. La storia, I. La tecnica come soggetto della storia. La storia, II. La modernità è<br />

antiquata. La storia, III. Il mondo sirenico. La fantasia. Il "giusto". Il tempo e lo spazio. La serietà. Sugli happenings. Il<br />

"senso". L'uso. Il non-potere. Il male. Riflessioni metodologiche conclusive. Note<br />

L'autore<br />

Günther Anders (pseudonimo <strong>di</strong> Günther Stern) nacque a Breslavia nel 1902. Laureato in filosofia nel 1923, dopo stu<strong>di</strong><br />

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Anders, Gunther, L'uomo e' antiquato<br />

condotti alla scuola <strong>di</strong> Husserl, emigrò per ragioni razziali nel 1933, trasferendosi prima a Parigi e poi negli Stati Uniti<br />

(New York e Los Angeles). Dopo essere stato il primo marito <strong>di</strong> Hannah Arendt, sposò nel 1945 la scrittrice Elisabeth<br />

Freundlich. Nel 1950 tornò in Europa, stabilendosi a Vienna dove morì nel 1992. È autore <strong>di</strong> un'opera ancora in parte<br />

ine<strong>di</strong>ta in cui l'interesse per la filosofia si alterna con quello per la letteratura. Sono famose le sue prese <strong>di</strong> posizione<br />

sulla bomba atomica (cfr. Essere o non essere e La coscienza al bando entrambi Einau<strong>di</strong>, 1961 e 1962), sulla guerra del<br />

Vietnam e su •ernobyl. Disponibili in traduzione italiana anche: Opinioni <strong>di</strong> un eretico (Teoria, 1991); Patologia della<br />

libertà (Palomar, 1994); Noi, figli <strong>di</strong> Eichmann (La Giuntina, 1995) e Stato <strong>di</strong> necessità e legittima <strong>di</strong>fesa (Cultura della<br />

pace, 1997).<br />

Links<br />

http://www.history.ucsb.edu/faculty/marcuse/anders.htm<br />

www.guenther-anders.net<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche


Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Canali, Stefano, Pani, Luca, Emozioni e malattia. Dall'evoluzione biologica al<br />

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Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

tramonto del pensiero psicosomatico<br />

Milano, Bruno Mondadori, <strong>2003</strong>, pp. 288, Euro 14,00.<br />

Recensione <strong>di</strong> Eddy Carli - 27/03/<strong>2003</strong><br />

Filosofia della mente (dualismo), Filosofia della scienza (filosofia della me<strong>di</strong>cina)<br />

In<strong>di</strong>ce - Gli autori<br />

"Emozioni e coscienza - sostiene il neuroscienziato Antonio R. Damasio - non sono separabili [...] Uomini e donne <strong>di</strong><br />

ogni età e cultura hanno emozioni, pensano alle emozioni <strong>degli</strong> altri, regolano la propria vita in funzione della ricerca <strong>di</strong><br />

un'emozione, la felicità, evitando le emozioni spiacevoli". Da qualche tempo, l'importanza delle emozioni nello stu<strong>di</strong>o del<br />

cervello e dell'intelligenza umana è stata ampiamente riconosciuta. Tuttavia, l'inconciliabile dualismo tra anima e corpo,<br />

res cogitans e res extensa, che Cartesio poneva nel XVII secolo, sembra ancor oggi dominare le scienze che indagano<br />

l'uomo, dalla psicologia alla filosofia e alla me<strong>di</strong>cina. Quest'ultima, in particolare, esemplifica in maniera perspicua tale<br />

dualità: i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca mantengono l'origine meccanicistica nelle indagini <strong>di</strong> carattere anatomo-fisiologico del corpo<br />

umano e gli orientamenti della psichiatria sono andati sempre più in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un'autonomia dalla me<strong>di</strong>cina stessa.<br />

Il volume <strong>di</strong> Luca Pani, psichiatra e <strong>di</strong>rettore del Centro per la Neurofarmacologia del CNR, e dell'epistemologo Stefano<br />

Canali propone una prospettiva non dualista sul tema delle emozioni nella me<strong>di</strong>cina, fondata sul para<strong>di</strong>gma della teoria<br />

evoluzionistica <strong>di</strong> Darwin, a partire dalla quale sarebbe possibile un superamento della frattura tra mente e corpo,<br />

emozioni e coscienza. L'evoluzionismo costituisce il sistema concettuale unificante tutte le scienze biologiche: consente<br />

quell'interazione tra <strong>di</strong>mensioni psicologiche e livelli biologici dell'in<strong>di</strong>viduo che si è <strong>di</strong>mostrata essenziale nello sviluppo<br />

della malattia e nella guarigione. Secondo Pani e Canali, l'incapacità <strong>di</strong> assimilare l'impianto teorico dell'evoluzionismo<br />

ha determinato l'affermazione in me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> un'immagine parziale dell'organismo e delle sue funzioni patologiche. In<br />

tutti gli adattamenti in<strong>di</strong>viduali, è cruciale l'integrazione fra regolazioni organiche e comportamenti, nonché del vissuto<br />

psichico emotivo. Tali adattamenti, in risposta alle pressioni ambientali, possono <strong>di</strong>ventare parte determinante nello<br />

sviluppo <strong>di</strong> alcune con<strong>di</strong>zioni patologiche. Molte malattie sembrano insorgere in seguito a un <strong>di</strong>spiacere, a un fallimento,<br />

a una costante repressione delle nostre tendenze all'azione: depressione, ansia, frustrazione spesso determinano<br />

un'alterazione <strong>degli</strong> equilibri del corpo.<br />

La me<strong>di</strong>cina psicosomatica ha tentato <strong>di</strong> spiegare il legame tra emozioni e malattia, ma anch'essa rimane all'interno<br />

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Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

dell'impianto dualistico, come attestato dal suo stesso nome "psico-somatica". Essa ha tematizzato la <strong>di</strong>mensione<br />

emotiva a partire da un punto <strong>di</strong> vista esclusivamente psicologico - talvolta ad<strong>di</strong>rittura spiritualistico - e tale approccio ha<br />

reso logicamente impossibile la spiegazione dei meccanismi attraverso i quali le emozioni con<strong>di</strong>zionerebbero lo stato <strong>di</strong><br />

salute del corpo. Come potrebbe un'entità unicamente mentale interagire con una <strong>di</strong>mensione materiale come quella del<br />

corpo? La via d'uscita, anche in questo caso, è data dall'approccio biologico-evoluzionista: il vissuto psichico e la<br />

funzionalità delle emozioni <strong>di</strong>pendono da specifici meccanismi fisiologici, allo stesso modo dei contenuti e <strong>degli</strong> stati <strong>di</strong><br />

coscienza, non <strong>di</strong>versamente dai processi che sono alla base della salute e della malattia. Non sussiste dunque una<br />

reciproca irriducibilità, non vi è dualismo, ma una necessaria interazione fra biologia e vita emotiva. Inoltre, da un punto<br />

<strong>di</strong> vista biologico ed evoluzionistico, le emozioni perdono la caratterizzazione sostanziale per assumere una valenza<br />

funzionale, <strong>di</strong> natura non <strong>di</strong>ssimile da quella del resto delle attività organiche. Esse <strong>di</strong>ventano una delle espressioni dei<br />

processi biologici e possono quin<strong>di</strong> considerarsi come il versante psicologico <strong>di</strong> un complesso <strong>di</strong> meccanismi biologici, in<br />

grado <strong>di</strong> confrontare gli stimoli provenienti dai tessuti interni e dall'ambiente esterno con gli stati preferiti dall'organismo,<br />

<strong>di</strong> organizzare e sostenere, anche sulla base delle esperienze apprese e dei fattori cognitivi, una risposta fisiologica e<br />

comportamentale finalizzata all'adattamento, alla sopravvivenza dell'in<strong>di</strong>viduo e della specie.<br />

L'obiettivo <strong>di</strong> Pani e Canali, e della caratterizzazione biologico-evoluzionista delle emozioni che forniscono, è<br />

l'eliminazione del salto dallo psichico al somatico, per giungere a valutare, in termini non <strong>di</strong>ssimili da quelli <strong>di</strong> ogni altro<br />

fattore organico, l'incidenza e il ruolo dell'emozione nella genesi e nello sviluppo della malattia.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

I. EVOLUZIONE, MALATTIA E PSICOSOMATICA <strong>di</strong> Stefano Canali<br />

1. Emozioni, malattie e guarigione (1.1 Sperare e guarire: l'effetto placebo; 1.2 Stregoneria, malattia e guarigione)<br />

2. Modelli della me<strong>di</strong>cina (2.1 Irritabilità, arco riflesso, irritazione spinale)<br />

3. Nascita ed evoluzione della psicosomatica (3.1 Psicosomatica e psicoanalisi; 3.2 La malattia psicosomatica come<br />

simbolizzazione corporea dell'inconscio)<br />

4. Spiegazioni e cause in me<strong>di</strong>cina psicosomatica (4.1 Depressione e amenorrea psicogena: analisi epistemologica <strong>di</strong><br />

un caso clinico)<br />

5. Teorie dell'evoluzione e approcci evoluzionistici alla comprensione delle emozioni e delle malattie (5.1<br />

L'evoluzionismo <strong>di</strong> Lamarck; 5.2 Spencer: una riformulazione evoluzionistica del problema mente/corpo; 5.3<br />

L'evoluzionismo <strong>di</strong> Darwin; 5.4 Il problema mente/corpo e le emozioni nella prospettiva dell'evoluzionismo)<br />

6. Le matrici fisiologica e psicologica della psicosomatica contemporanea (6.1 Il concetto <strong>di</strong> omeostasi; 6.2 Verso il<br />

concetto <strong>di</strong> stress; 6.3 La <strong>di</strong>mensione cognitiva della reazione emozionale allo stress; 6.4 Specificità dello stress; 6.5<br />

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Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

Appren<strong>di</strong>mento e con<strong>di</strong>zionamento)<br />

7. Fisiologia e biologia delle emozioni: storia, temi e problemi (7.1 La teoria delle emozioni James-Lange; 7.2 La teoria<br />

talamica <strong>di</strong> Cannon; 7.3 La localizzazione dei centri emozionali; 7.4 Sistema limbico: storia delle ricerche e implicazioni<br />

per la psicosomatica; 7.5 Neurotrasmettitori ed emozioni)<br />

8. Farmacologia dell'adattamento in<strong>di</strong>viduale (8.1 Cervello e ormoni; 8.2 Neuropepti<strong>di</strong> e modelli integrati; 8.3 Ambiente,<br />

comportamento e regolazione dell'espressione genica)<br />

9. Evoluzione, emozioni, adattamento. verso una nuova idea della malattia<br />

II. FARMACOLOGIA DEI VIZI CAPITALI <strong>di</strong> Luca Pani<br />

1. Emozioni e memoria<br />

2. Evoluzione e linguaggio (2.1 Tre cervelli in uno; 2;2 Preadattamento ed evoluzione; 2.3 L'olfatto e il linguaggio)<br />

3. Evoluzione, ansia, paura<br />

4. Evoluzione e <strong>di</strong>sturbi dell'umore<br />

5. Evoluzione e vizi capitali (5.1 Lussuria; 5.2 Acci<strong>di</strong>a; 5.3 Avarizia; 5.4 Gola; 5.5 Iracon<strong>di</strong>a; 5.6 Superbia e invi<strong>di</strong>a)<br />

Gli autori<br />

Luca Pani è psichiatra e <strong>di</strong>rettore del Centro per la Neurofarmacologia del CNR a Cagliari. È autore <strong>di</strong> numerosi saggi su<br />

riviste scientifiche internazionali, in particolare sulla neurobiologia dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici. Tra i suoli volumi: Il ruolo della<br />

dopamina nei <strong>di</strong>sturbi depressivi (Milano 1999) e La biochimica del cervello (Milano 2001).<br />

Stefano Canali svolge attività <strong>di</strong> ricerca presso la cattedra <strong>di</strong> Epistemologia e Logica all'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Roma "La<br />

Sapienza". È autore <strong>di</strong> saggi specialistici e <strong>di</strong>vulgativi sulla storia e l'epistemologia della biologia e della me<strong>di</strong>cina. Ha<br />

pubblicato, tra l'altro: La ricerca biome<strong>di</strong>ca del Novecento, in "Storia delle scienze. L'età moderna" (Torino 1994) e La<br />

biologia e la me<strong>di</strong>cina, in "Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche" (Roma-<strong>Bari</strong>, 2001).<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche


De Kerckhove, Derrick, La conquista del tempo<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

De Kerckhove, Derrick (a cura <strong>di</strong>), La conquista del tempo. Società e democrazia<br />

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De Kerckhove, Derrick, La conquista del tempo<br />

nell'età della rete<br />

Roma, E<strong>di</strong>tori Riuniti, <strong>2003</strong>, pp. 191, Euro 16, ISBN 88-359-5330-8.<br />

Nota <strong>di</strong> Antonio Tursi - 10/06/2002<br />

Filosofia della scienza (computer), Filosofia teoretica (filosofia della tecnica) (tempo), Sociologia (comunicazione)<br />

(tecnica)<br />

● "Il" centro<br />

● Politica dell'attenzione<br />

● Gli altri interventi<br />

"Il" centro<br />

In<strong>di</strong>ce - Il curatore - links<br />

In una conferenza dal significativo titolo L'arte e lo spazio, Heidegger comprende lo spazio come Urphänomen e<br />

afferma: "Dietro lo spazio, a quanto pare, non vi è nulla cui esso possa essere ricondotto" (L'arte e lo spazio, Genova<br />

1979, p. 23). Qui trova espressione tutta la sostanza <strong>di</strong> una svolta: dal tempo allo spazio. Gianni Vattimo, introducendo<br />

l'e<strong>di</strong>zione italiana del testo, riconosce: "Tutto il <strong>di</strong>scorso heideggeriano, in questo come in altri saggi tar<strong>di</strong>, è intessuto <strong>di</strong><br />

metafore spaziali che, forse, non sono semplici metafore" (p. 11). Mario Perniola, in anni ancor più recenti, esplicita<br />

questa svolta del pensiero occidentale. Il "passaggio dal primato della temporalità a quello della spazialità è avvenuto<br />

nella riflessione filosofica, nella quale le nozioni <strong>di</strong> presenza spaziale, <strong>di</strong> apertura e <strong>di</strong> rete, hanno portato a una<br />

topologia ontologica, orientata ad assegnare alla tecnica un riconoscimento e un apprezzamento ben più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> quello<br />

che ad essa offrivano le filosofie spiritualistiche [...]. Il passaggio da un orizzonte <strong>di</strong> scarsità, <strong>di</strong> precarietà e <strong>di</strong> rarità<br />

dell'esperienza, legato all'inesorabile scorrere del tempo, a un orizzonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità, <strong>di</strong> fruibilità imme<strong>di</strong>ata, aperto<br />

dalla possibilità <strong>di</strong> accedere senza attese a un'offerta spaziale sempre virtualmente presente" (Il sex appeal<br />

dell'inorganico, Torino 1994, p. 86).<br />

Questa svolta ontologica, e il conseguente riconoscimento della tecnica, sono "il" centro de La conquista del tempo.<br />

Concentrando l'attenzione su questo punto, tratteremo solo brevemente le molte altre questioni che emergono da un<br />

volume forte <strong>di</strong> voci provenienti da <strong>di</strong>versi campi <strong>di</strong>sciplinari: dalla me<strong>di</strong>ologia alla sociologia, dall'economia alla<br />

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De Kerckhove, Derrick, La conquista del tempo<br />

me<strong>di</strong>cina, dall'architettura allo politologia, dall'arte alla fisica.<br />

Proviamo a rintracciare la svolta ontologica, la sua influenza non espressa <strong>di</strong>rettamente da una voce filosofica, in due<br />

saggi: quello <strong>di</strong> Derrick de Kerckhove, che apre il volume, e quello <strong>di</strong> Maria Luisa Palumbo, critico <strong>di</strong> architettura, assai<br />

vicino alla prospettiva del curatore. Il primo inizia da una riflessione sull'un<strong>di</strong>ci settembre 2001. Nel tempo intercorso fra il<br />

crollo delle due torri, grazie al live televisivo, si è verificato un riconoscimento collettivo <strong>di</strong> un cambiamento psicologico<br />

irreversibile, legato in primo luogo alla <strong>di</strong>versa percezione dello spazio-tempo. Questo cambio <strong>di</strong> scala, questa nuova<br />

globalità, questa <strong>di</strong>versa percezione del tempo, è stato indotto dagli scenari me<strong>di</strong>ali. De Kerckhove ripercorre la vicenda<br />

della percezione del tempo in relazione alle <strong>di</strong>verse tecnologie dell'Occidente. Prima l'alfabeto, con la sua prospettiva, e<br />

ora i me<strong>di</strong>a elettronici, con la loro realt à virtuale. L'alfabeto, dai greci in poi, ha determinato la separazione dello spazio<br />

dal tempo e ciò, attraverso la prospettiva, figlia dello stesso alfabeto, "ha trasformato la nostra percezione del tempo da<br />

un'entità simultanea e completamente avvolgente a una sequenza storica lineare che è generalmente irreversibile e<br />

tendenzialmente causale" (p. 23). Con i me<strong>di</strong>a elettronici, possiamo conquistare il tempo, la simultaneità: " Per la prima<br />

volta ora possiamo realmente creare il tempo e controllarlo, nello stesso modo in cui abbiamo gradualmente imparato a<br />

organizzare e controllare lo spazio" (p. 21). Ciò è possibile perché i me<strong>di</strong>a elettronici, attraverso l'accelerazione, la<br />

concentrazione e la frammentazione infinitesimale, creano un "tempo reale": "Il 3-D, la Realtà Virtuale, il cyberspazio e<br />

altri sistemi interattivi [prodotti del "tempo reale", n.d.r.] stanno in <strong>di</strong>retta contrapposizione con il mondo della prospettiva.<br />

Mentre la prospettiva espelle lo spettatore dall'oggetto della visione, il 3-D ospita lo spettatore all'interno della scena" (p.<br />

23). Così lo spettatore tocca lo spazio che lo ospita: la mano della mente. La svolta ontologica porta a pensare il tempo<br />

attraverso una metafora spaziale, che forse non è solo una metafora: "Il tempo stesso potrebbe essere pe rcettibile per<br />

mezzo del tatto. Oggi, è <strong>di</strong>ventato possibile percepire il tempo come una vasta, simultanea sospensione <strong>di</strong> tutto ciò che<br />

ci è possibile sapere e sentire, con strati flessibili ma compatti, punti, spazi, continuità e <strong>di</strong>scontinuit à: un'entità che è<br />

viva come è viva la memoria. Questa "prospettiva" non ha alcun punto <strong>di</strong> fuga. È una superficie, una pelle, una ipersuperficie<br />

come stanno suggerendo i New Architects -Stephen Perella, Brian Massumi, Marcos Novak, Lars Spuybroek -<br />

e un crescente numero <strong>di</strong> pensatori dell'architettura e del design. Il nuovo senso del tempo può consistere <strong>di</strong> pressioni,<br />

texturee <strong>di</strong> movimenti all'argento vivo catturati in una totale stabilità" (p. 26). La svolta ontologica però è possibile solo in<br />

virtù <strong>di</strong> una <strong>di</strong>versa comprensione dello spazio. Tale comprensione è propria <strong>di</strong> McLuhan e, attraverso <strong>di</strong> lui, <strong>di</strong> de<br />

Kerckhove: "Lo spazio del mondo governato dall'elettricità non è neutrale come quello del teatro. È pieno <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azioni e<br />

vibrazioni (a volte con inquinamento, miasm i e contagio), con odori e presenze e confini flui<strong>di</strong> e mutevoli" (p. 26). Uno<br />

spazio artificiale quin<strong>di</strong>, come quello progettato dai New Architects, in particolare da quelli tra loro che hanno avuto<br />

come humus<strong>di</strong> ispirazione, formazione, realizzazione, l'artificialità del territorio olandese o la fluttuazione delle metropoli<br />

asiatiche. Da qui viene il virus.<br />

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De Kerckhove, Derrick, La conquista del tempo<br />

Palumbo, sulla base <strong>di</strong> questa comprensione dello spazio come campo attivo, reattivo e a noi sensibile, descrive la<br />

webness - termine utilizzato dallo stesso de Kerckhove nel suo precedente L'architettura dell'intelligenza (Torino 2001) -<br />

come "l'esperienza quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> questa esistenza campo sensibile, ovvero è l'esperienza quoti<strong>di</strong>ana della nuova<br />

sensibile interconnessione tra spazio e tempo, tra spazio virtuale e tempo reale [...], dove spazio, corpi e cose tendono a<br />

confondersi in un'unica entità non astrattamente interrelata ma concretamente in grado <strong>di</strong> interagire" (pp. 130-131).<br />

Ritornano in mente le argomentazioni sul sex-appeal dell'inorganico. La nuova sensibilità elettronica produce uno spazio<br />

virtuale liquido, come teorizzato da Marcos Novak: "Quasi che il paesaggio si liquefacesse acquistando una capacità<br />

autonoma <strong>di</strong> palpitare e <strong>di</strong> pulsare. È stato detto perciò che il cyberspace crea un'architettura liquida. Nella misura in cui<br />

l'utente viene trasformato in un cybernauta che naviga nella realtà virtuale, egli impara a percepire il proprio corpo reale<br />

come una cosa senziente non essenzialmente <strong>di</strong>versa dai paesaggi quasi senzienti delle architetture elettroniche"<br />

(Perniola, cit., p. 116). Tra le pieghe della svolta ontologica è nato il cibernauta, ora lo troviamo alla conquista del suo<br />

cibertempo. Pensare, come fa de Kerckhove, il cibertempo a partire dalla sensorialità ciberspaziale, significa in<strong>di</strong>care la<br />

novità ra<strong>di</strong>cale rispetto al tempo del moderno, al tempo frazionato e frazionante dell'orologio. Ma se il cibernauta<br />

esperisce questo nuovo tempo, lo conquista nel senso che riesce a fruire della <strong>di</strong>sponibilità ciberspaziale senza il pegno<br />

<strong>di</strong> una crisi dell'attenzione. Il cibertempo che de Kerckhove fa toccare procede per salti, permette-richiede la <strong>di</strong>strazione<br />

come strategia cognitiva, esalta le possibilità noma<strong>di</strong>che dell'homo technologicus , che proprio in virtù <strong>di</strong> questa<br />

conquista tattile del tempo si riconosce come partecipans.<br />

Politica dell'attenzione<br />

Il nuovo soggetto partecipa <strong>di</strong> una "democrazia connettiva", secondo la definizione che Vincenzo Vita fornisce sulla<br />

scorta del concetto <strong>di</strong> intelligenza connettiva elaborato da de Kerckhove (L 'intelligenza connettiva, Bologna 1999): "Le<br />

istituzioni "connettive" sono quelle che danno accesso alla memoria collettiva e all'intelligenza on line. Sono quelle che<br />

sanno usare la rete e si ristrutturano secondo il tempo della rete. Lo Stato può <strong>di</strong>venire comunità, assumere la<br />

simultaneità come caratteristica saliente" (p. 106). Nella rete e con la rete si possono costruire livelli democratici<br />

interme<strong>di</strong> (forum telematici, agorà virtuali, punti aperti per l'accesso, una Camera "virtuale", un Parlamento virtuale mond<br />

iale) che sostanziano una democrazia che somiglia sempre più a un network, in cui vigono orizzontalità della decisione,<br />

multipolarità , nuove figure emergenti, <strong>di</strong>namiche nel contempo globali e locali. La posta in gioco è una e-democracy,<br />

unico quadro possibile per lo sviluppo effettivo dell'e-government. Vita pone a base della sua riflessione il tempo nuovo<br />

della rete, quello che chiama "cybertempo", il tempo della simultaneità, dell'imme<strong>di</strong>atezza. La qualcosa è assai<br />

coraggiosa in quanto tiene conto - anche se forse solo inconsapevolmente - <strong>di</strong> una mutazione del soggetto politico che<br />

ribalta i termini del problema dell'attenzione politica. Un cambio <strong>di</strong> scala temporale che permette <strong>di</strong> intravedere una<br />

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De Kerckhove, Derrick, La conquista del tempo<br />

soluzione al sovraccarico informativo al quale l'infosfera sembra irrime<strong>di</strong>abilmente esporci. Si può fruire della<br />

<strong>di</strong>sponibilità ciberspaziale nella benjaminiana <strong>di</strong>strazione: un clic e via, conquistando così il tempo per un nuovo<br />

impegno politico.<br />

Coraggio che manca nell'altro intervento che affronta <strong>di</strong>rettamente il problema della democrazia nell'era della rete, quello<br />

della stu<strong>di</strong>osa canadese Liss Jeffrey, la quale in<strong>di</strong>vidua le prime vittime della galassia Internet nel tempo, nell'attenzione<br />

e nella memoria. Perciò "occorrono strumenti e piattaforme che proteggano gli spazi e i tempi dell'attenzione, "controambienti"<br />

che servano da antidoto contro l'eccessiva smemoratezza che si genera nella corsa del tempo <strong>di</strong> Internet" (p.<br />

94); o ancora: "Quello che bisogna inventare adesso è una serie <strong>di</strong> strumenti che ci permettano d i creare non tanto un<br />

tempo <strong>di</strong> Internet quanto piuttosto un contro-tempo <strong>di</strong> Internet, uno spazio-tempo <strong>di</strong> consapevolezza pubblica e privata"<br />

(p. 99). Queste preoccupazioni possono apparire giustificate solo non comprendendo la vera natura della rete e del suo<br />

tempo, non in<strong>di</strong>viduando la torsione della soggettività politica che le nuove tecnologie causano . Unicamente il soggetto<br />

alfabetico necessita <strong>di</strong> tempi dell'attenzione, <strong>di</strong> contro-ambienti, non il cibernauta: il primo in<strong>di</strong>vidua nella rete<br />

smemoratezza, il secondo ne riconosce il carattere <strong>di</strong> nuova memoria collettiva. Sulla scorta <strong>di</strong> queste preoccupazioni,<br />

Jeffrey conclude che "il deficit <strong>di</strong> attenzione non è sostenibile ed è una minaccia estrema per una futura governance<br />

compassionevole" (p. 99). Formula quest'ultima che denuncia un impoverimento ra<strong>di</strong>cale della sfera politica, con il<br />

governo ridotto a pratica (pragmatica) dell'amministrazione e i <strong>di</strong>ritti/doveri <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza alla categoria impolitica, se<br />

non antipolitica, della compassione.<br />

Gli altri interventi<br />

Quale sia la vera natura del cybertempo cerca <strong>di</strong> in<strong>di</strong>carlo Joël de Rosnay. Il futurologo francese <strong>di</strong>stingue tre tipi <strong>di</strong><br />

tempo: lungo, corto e largo. Il primo è quello lineare delle sequenze temporali, frazionato in unità (settimane, ore, minuti,<br />

ecc.); il secondo "è il mezzo che abbiamo immaginato per evadere da questo [quello lungo, n.d.r.] tempo costrittivo. Si<br />

tratta <strong>di</strong> una successione <strong>di</strong> istanti, ciascuno dei quali è un flash che procura piacere. È il tempo me<strong>di</strong>atico dello zapping,<br />

del replay, del surfing che tanto piace ai giovani" (p. 31); il terzo è un tempo potenziale, un capitale che le tecnologie ci<br />

permettono <strong>di</strong> accumulare. Sulla base <strong>di</strong> quest'impianto, si possono in<strong>di</strong>viduare <strong>di</strong>suguaglianze temporali e conseguenti<br />

tendenze al "cronocentrismo".<br />

Jean Matricon, fisico parigino, si sofferma sull'analisi <strong>degli</strong> strumenti <strong>di</strong> misurazione del tempo: dalla clessidra all'uso<br />

dell'atomo negli attuali orologi, alla ricerca <strong>di</strong> una sempre maggiore precisione. Maria-Therese Hoppe mostra come il<br />

potere sia sempre stato appannaggio dei gruppi sociali capaci <strong>di</strong> gestire il tempo, la sua segmentazione, la sua<br />

misurazione. Vengono <strong>di</strong>stinti a tale proposito cinque tipi <strong>di</strong> società: agricola, mercantile, industriale, dell'informazione e<br />

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De Kerckhove, Derrick, La conquista del tempo<br />

del sogno. Quest 'ultima basata sul tempo delle emozioni. Tale tipologia è costruita sulla base del rapporto tempotecnologia-lavoro.<br />

Albert Bressand e Catherine Distler, esperti <strong>di</strong> economia, affrontano la problematica del tempo in<br />

relazione alle modalità organizzative dell'impresa: avvertono che il tempo reale che struttura un'economia del just-in-time<br />

non può bastare all'impresa, la quale ha bisogno <strong>di</strong> sviluppare con i propri partner relazioni durevoli e <strong>di</strong> contare sugli<br />

investimenti a lungo termine. Maurice Benayoun, artista frances e <strong>di</strong> installazioni multime<strong>di</strong>ali, propone la sua visione<br />

dell'arte e del ruolo dell'artista: l'opera è del tutto sensibile alla presenza del fruitore, "è la traccia significante del suo<br />

passaggio" (p. 125), una traccia che quin<strong>di</strong> deve sempre mutare, <strong>di</strong>venire altro. All'artista spetta il compito <strong>di</strong> creare la<br />

possibilità, lo scenario <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>venire dell'opera. Luigi Vescovi, me<strong>di</strong>co dell'Ospedale San Raffaele <strong>di</strong> Milano,<br />

propone una lettura chiara, anche per i profani, dello sviluppo della ricerca sulle cellule staminali. Jérôme Bindé,<br />

<strong>di</strong>rigente dell'Unesco, in un saggio già noto al lettore italiano per essere apparso su Le Monde Diplomatique, parte dalla<br />

constatazione del passaggio dal tempo delle certezze a quello delle incertezze, avvenuto a causa della contrazione della<br />

pluralità delle culture e dei tempi nell'istante presente, per riflettere sulle conseguenze <strong>di</strong> ciò per la definizione del lavoro<br />

e sulla necessità <strong>di</strong> un'etica del futuro.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

La conquista del tempo <strong>di</strong> Derrick de Kerckhove<br />

Abbiamo ancora tempo? <strong>di</strong> Joël de Rosnay<br />

Misurare il tempo: dalla clessidra all'orologio atomico <strong>di</strong> Jean Matricon<br />

Chi possiede il tempo possiede il potere <strong>di</strong> Maria-Therese Hoppe<br />

Il tempo dell'economia: collisione <strong>di</strong> orizzonti o coerenze negoziate? <strong>di</strong> Albert Bressand e Catherine Distler<br />

Tempo e democrazia on line <strong>di</strong> Liss Jeffrey<br />

Il tempo nel governo in rete e nella pratica democratica <strong>di</strong> Vincenzo Vita<br />

On line, life line, slittamenti dell'arte <strong>di</strong> Maurice Benayoun<br />

Webness Time <strong>di</strong> Maria Luisa Palumbo<br />

Cellule staminali: una porta sull'immortalità? <strong>di</strong> Luigi Vescovi<br />

Il futuro del tempo e la nascita della complessità <strong>di</strong> Jérôme Bindé<br />

e-What? Considerazioni irriverenti a mo' <strong>di</strong> prefazione <strong>di</strong> Giuliano Bianchi<br />

Il curatore<br />

Derrick de Kerckhove, allievo e collaboratore <strong>di</strong> Marshall McLuhan, <strong>di</strong>rige il McLuhan Program in Culture & Technology<br />

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De Kerckhove, Derrick, La conquista del tempo<br />

all'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Toronto. Fra i massimi esperti mon<strong>di</strong>ali dei nuovi me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>gitali, è autore <strong>di</strong> The Alphabet and the Brain<br />

(1988). Fra le sue opere tradotte in italiano: La civilizzazione video-cristiana (1991), Brainframes (1993), L'intelligenza<br />

connettiva (1999), L'architettura dell'intelligenza (2001).<br />

Links<br />

http://www.mcluhan.utoronto.ca/ (sito del McLuhan Program dell '<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Toronto).<br />

http://www.openflows.org (sito su cui è ospitata la versione inglese <strong>di</strong> L'architettura dell 'intelligenza).<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche


Djebbar, Ahmed, Storia della scienza araba<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

Torna all'in<strong>di</strong>ce del numero<br />

<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Djebbar, Ahmed, Storia della scienza araba. Il patrimonio intellettuale dell'Islam<br />

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Djebbar, Ahmed, Storia della scienza araba<br />

Milano, Raffaello Cortina, 2002, pp. 363, Euro 26,00, ISBN 88-7078-752-4.<br />

Recensione <strong>di</strong> Alessandro Volpone - 06/06/<strong>2003</strong><br />

Storia della filosofia (me<strong>di</strong>oevale)<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore - links<br />

Questo testo racchiude una conversazione tra Ahmed Djebbar, specialista <strong>di</strong> storia della scienza araba, e Jean<br />

Rosmorduc, anch'egli storico della scienza. In alcuni casi, il <strong>di</strong>alogo è interpolato da commenti e richiami che finalizzati a<br />

contestualizzare ciò <strong>di</strong> cui si parla nell'ambito della civiltà arabo-musulmana, senza tuttavia trascurare eventi e processi<br />

coevi del mondo occidentale.<br />

L'intervallo temporale considerato si estende tra il IX e il XV secolo e comprende il periodo <strong>di</strong> massimo splendore della<br />

civiltà arabo-musulmana. L'Impero musulmano, nella sua massima estensione (secc. XII-XIV), andava dalla Spagna<br />

all'In<strong>di</strong>a, costituendo un crogiolo <strong>di</strong> popoli, culture ed esperienze (Abbasi<strong>di</strong>, Almoravi<strong>di</strong>, Selgiuchi<strong>di</strong>, Fatimi<strong>di</strong> ecc.). In<br />

Asia minore, unico baluardo dell'Occidente rimaneva, fino all'invasione selgiuchida (XI secolo), l'Impero bizantino. Con la<br />

sua caduta, i popoli arabi venn ero quin<strong>di</strong> a occupare un'estensione territoriale che riproponeva i confini dell'Impero <strong>di</strong><br />

Alessandro Magno.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista geografico, gli storici della scienza araba sono soliti <strong>di</strong>stinguere tra un "nucleo centrale" e le "periferie"<br />

<strong>di</strong> questa civiltà. Il nucleo, in cui apparve la nuova religione (l'Islam), fondamento della civiltà araba e suo motore iniziale,<br />

è costituito dalla penisola arabica e da quella che si chiama "Mezzaluna fertile", lo spazio occupato dall'antica Siria, dalla<br />

Palestina e dall'Ira q. Sono territori che giacciono tra il Me<strong>di</strong>terraneo e il Mar Rosso e hanno accesso, ad Oriente,<br />

all'Oceano In<strong>di</strong>ano. Vi sono poi periferie via via più lontane rispetto a questo centro, ma non meno importanti dal punto<br />

<strong>di</strong> vista dei contributi allo sviluppo culturale e scientifico. Una prima periferia è composta da Persia, Egitto, Etiopia e<br />

alcuni altri luoghi che vennero presto a svolgere un ruolo altrettanto importante del centro. La seconda periferia include<br />

l'Afghanistan, il Turkestan, i Paesi del Maghreb (termine che per gli arabi in<strong>di</strong>ca l'Occidente nord-africano) e giunge fino<br />

alla Spagna, in Andalusia.<br />

Queste, dunque, le coor<strong>di</strong>nate spazio-temporali in cui si iscrivono le <strong>di</strong>mensioni trattate dall'autore. Alla definizione e<br />

<strong>di</strong>samina dell'uno e dell'altro viene de<strong>di</strong>cata la prima parte del libro. La cosa può risultare forse al lettore un po' pesante,<br />

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Djebbar, Ahmed, Storia della scienza araba<br />

sia quando si tratta <strong>di</strong> descrivere vicende storiche (primo capitolo) che nel momento in cui si va a contestualizzare lo<br />

sviluppo scientifico culturale <strong>di</strong> cui ci si occupa (secondo capitolo), affrontando nell'uno e nell'altro caso, seppure<br />

<strong>di</strong>versamente, questioni sociali, religiose, politiche ed economiche. A puntellare questa parte troviamo, tra l'altro, anche<br />

due tavole, alquanto utili, collocate all'inizio del l avoro, consistenti in una cartina geografica dei confini dell'Impero<br />

musulmano nei secoli <strong>di</strong> suo massimo splendore e una cronologia delle <strong>di</strong>nastie e dei popoli che si sono alternati tra VIII<br />

e XIX secolo, a partire da Arabi, Omayya<strong>di</strong> e Sassani<strong>di</strong>, fino a O ttomani, Safavi<strong>di</strong> e Gran<strong>di</strong> Moghul. (Da menzionare<br />

anche una tavola, posta tra Introduzione e primo capitolo, concernente la trascrizione latina delle lettere arabe.) Come si<br />

sottolinea nell'Introduzione, tuttavia, l'esigenza <strong>di</strong> tutto ciò risiede ovviamente nella mancata familiarizzazione con la<br />

storia della civiltà arabo-musulmana, all'interno del nostro sistema scolastico, e ancor meno con la storia delle scienze o,<br />

più in generale, quella dell'attività intellettuale prodotta dai popoli arabi nel periodo considerato.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista della storia della storiografia scientifica, va registrato il vecchio e <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong>sinteresse nei confronti della<br />

scienza araba, nel mondo occidentale. Djebbar e Rosmorduc osservano che essa è stata ad<strong>di</strong>rittura denigrata da par te<br />

<strong>di</strong> autori come Ernest Renan o Pierre Duhem, a cavallo fra XIX e XX secolo. Qualcosa è cambiato dopo il Secondo<br />

conflitto mon<strong>di</strong>ale, con la Conferenza <strong>di</strong> Bandung (1955) e le lotte <strong>di</strong> liberazione dei Paesi del Vicino- e Me<strong>di</strong>o-Oriente,<br />

che hanno portato all 'attenzione pubblica <strong>di</strong>namiche sociali e processi storico-culturali <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong> queste nazioni, ma<br />

l'atteggiamento <strong>di</strong> base è rimasto essenzialmente lo stesso lungo tutto il Novecento. Nel contesto specifico italiano,<br />

Massimo Campanini osserva, nella Postfazione al lavoro, che "il libro <strong>di</strong> Djebbar e Rosmorduc colma un vuoto, poiché<br />

dalla pubblicazione (1977), da parte della benemerita collana <strong>di</strong> storia della scienza dell'e<strong>di</strong>tore Feltrinelli, <strong>di</strong> Scienza e<br />

civiltà nell'Islam <strong>di</strong> Seyyed Hossein Nasr, nessuno st u<strong>di</strong>o complessivo sulla scienza araba e islamica aveva visto la luce<br />

in Italia" (p. 343). Egli auspica dunque che la pubblicazione <strong>di</strong> questo libro possa "essere un contributo a smuovere le<br />

acque della ricerca italiana sulla scienza araba" (ibidem).<br />

I capitoli centrali del volume entrano pienamente nell'argomento, nell'agile forma, già ricordata, della conversazione,<br />

intercalata e puntellata da schede, approfon<strong>di</strong>menti tematici e illustrazioni. (Tutti i capitoli del libro hanno la medesima<br />

forma, ad eccezione della Postfazione all'e<strong>di</strong>zione italiana.)<br />

La scienza araba ha un'origine fondamentalmente religiosa, avendo all'inizio infatti uno stretto legame con<br />

l'interpretazione delle scritture coraniche e <strong>degli</strong> e<strong>di</strong>tti <strong>di</strong> Maometto (orali e poi messi per iscritto dai suoi collaboratori).<br />

Non è del tutto sbagliato parlare dunque <strong>di</strong> scienza "arabo-islamica", ma ciò non vuol <strong>di</strong>re che essa non s'è mai<br />

allontanata dalla ra<strong>di</strong>ce religiosa. La sua storia è analoga e intrecciata a quella delle altre componenti della società in cui<br />

s'è sviluppata (letterarie, etiche, politiche, economiche, ecc.), tutte imbevute della cultura dell'Islam, ma v'è <strong>di</strong> certo stato<br />

il pieno raggiungimento del pensiero rigoroso astratto, che, anzi, può essere considerato altamente competitivo rispetto<br />

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Djebbar, Ahmed, Storia della scienza araba<br />

a lle scienze <strong>di</strong> altri popoli, culture e luoghi geografici.<br />

Il terzo capitolo, intitolato "Ere<strong>di</strong>tà e scambi", scandaglia i contributi <strong>di</strong> società coeve o precedenti <strong>di</strong> cui la civiltà arabomusulmana<br />

ha beneficiato, sul piano scientifico. Si sottolinea d'altronde il valore in sé della scienza araba, che ha poi<br />

variamente sviluppato i <strong>di</strong>versi spunti e con<strong>di</strong>zionato a sua volta le <strong>di</strong>scipline scientifiche <strong>di</strong> altri popoli. Nei capitoli 4-8 si<br />

passano quin<strong>di</strong> in rassegna i singoli ambiti <strong>di</strong>sciplinari (astronomia, mate matica, fisica, scienze della Terra e della vita e<br />

chimica), cercando <strong>di</strong> evidenziare, in un caso o nell'altro, come sia palesemente erronea l'idea <strong>di</strong> scienza araba come<br />

semplice veicolo <strong>di</strong> trasmissione del sapere dalla Grecia antica all'Europa latino-me<strong>di</strong> evale o rinascimentale. Nel corso<br />

del lavoro vengono menzionati numerosi stu<strong>di</strong>osi arabi (meri traduttori <strong>di</strong> opere filosofiche e scientifiche o estensori <strong>di</strong><br />

ipotesi e teorie) ed è sembrato <strong>di</strong> certo necessario collocare alla fine del volume un In<strong>di</strong>ce dei nomi . Molti <strong>di</strong> essi<br />

risultano probabilmente sconosciuti al lettore, oltre che <strong>di</strong>fficilmente pronunciabili, ma alcune loro opere hanno esercitato<br />

nel mondo occidentale una grande influenza. A parte Avicenna (nome latino <strong>di</strong> Abu Ali al Husayn ibn Sina, autore, t r a<br />

altre cose, <strong>di</strong> un famoso Canone della me<strong>di</strong>cina), si ricorderanno qui al-Isra'ili, al-Majusi o al-Zahrawi, nell'ambito della<br />

me<strong>di</strong>cina; oppure al-Kin<strong>di</strong> e al-Haytham, nella matematica e (il secondo soprattutto) nell'ottica geometrica; altri contributi<br />

impo r tanti sono da segnalare nell'astronomia, con al-Majriti o al-Saffar. Le opere <strong>di</strong> questi e altri scienziati arabi furono<br />

tradotte in latino (da traduttori quali Gerardo da Cremona, Roberto <strong>di</strong> Chester, Giovanni <strong>di</strong> Siviglia detto l'Ispano, ecc.),<br />

circolando ampiamente in Europa fra XII e XV secolo. Sono molti i casi ricordati da Djebbar e Rosmorduc <strong>di</strong> autori arabi<br />

citati in lavori <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi occidentali, secondo cronologie e filiazioni ideali che giungono ad es. fino a Copernico, Tycho<br />

Brahe o Galilei, cio è fino alle soglie della scienza moderna.<br />

Lo scopo <strong>di</strong>chiarato del volume, in effetti, è quello <strong>di</strong> mostrare i contributi originali che gli scienziati dei Paesi dell'Islam<br />

hanno fornito alla cultura mon<strong>di</strong>ale. Oggi la scienza è ormai globalizzata e internazional izzata, universalizzata<br />

epistemologicamente, come l'economia, i rischi ecologici, ecc. Ma nel passato, e nella fattispecie nel Me<strong>di</strong>oevo, aveva<br />

del tutto senso <strong>di</strong>stinguere la scienza araba da quella greco-latina, cinese, in<strong>di</strong>ana, ecc. E, se è crollato lo stereotipo del<br />

Me<strong>di</strong>oevo come un'età oscura e paludosa, per quanto riguarda gli sviluppi scientifico-culturali, altrettanto va abbattuto il<br />

mito <strong>di</strong> un sapere universale nato nella Grecia antica e risorto a nuova vita all'alba dell'Età moderna. Anche la grande<br />

tra<strong>di</strong>zione arabo-islamica ha svolto un ruolo importante nel preparare la rivoluzione scientifica. Da questo punto <strong>di</strong> vista,<br />

il volume <strong>di</strong> Djebbar e Rosmorduc è <strong>di</strong> certo un gran contenitore d'informazioni, spunti e riflessioni; sicuramente un<br />

ottimo inizio per chi voglia approfon<strong>di</strong>re opportunamente i temi trattati.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Introduzione<br />

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Djebbar, Ahmed, Storia della scienza araba<br />

Trascrizione latina delle lettere arabe<br />

Cap. 1 Avvento e sviluppo dell'impero musulmano<br />

Cap. 2 Le scienze nei paesi dell'Islam<br />

Cap. 3 Ere<strong>di</strong>tà e scambi<br />

Cap. 4 L'astronomia<br />

Cap. 5 La matematica<br />

Cap. 6 La fisica<br />

Cap. 7 Le scienze della Terra e della vita<br />

Cap. 8 La chimica<br />

A mo' <strong>di</strong> conclusione<br />

Bibliografia<br />

Postfazione (<strong>di</strong> Massimo Campanini)<br />

L'autore<br />

Ahmed Djebbar, storico d'origine algerina <strong>di</strong> scienza araba, lavora presso il Groupe d'Histoire et de le Diffusion des<br />

Sciences d'Orsay, dell'<strong>Università</strong> Paris-Sud, in Francia. Tra le sue pubblicazioni, ricor<strong>di</strong>amo: Les mathé matiques dans<br />

l'Oeuvre d'Ibn Sina (Mathematics in the works of Avicenna), Actes des Journées d'Etudes Avicenne, Marrakech (<br />

Maroc), 25-26 septembre 1998, Groupe d'Etude Ibn Sina (G.E.I.S.), 1999, pp. 51-70.<br />

L'intervistatore <strong>di</strong> Djebbar nel volume qui recensito è Jean Rosmorduc, professore <strong>di</strong> storia della scienza all'<strong>Università</strong><br />

della Bretagna occidentale (Brest).<br />

Links<br />

Home page del Groupe d'histoire et de <strong>di</strong>ffusion des sciences d'Orsay (GHDSO), ospitato nel sito dell'Université Paris-<br />

Sud: http://www.u-psud.fr/Orsay/default.nsf/Page/GHDSO.<br />

Organizzazioni che si occupano <strong>di</strong> storia della scienza araba:<br />

- Algerian Society for the History of Mathematics/ Association Algerienne d'Histoire des Mathematiques (ASHM):<br />

http://www.ashm.ass.dz<br />

- The International Commission for the History of Science in Islamic Civilization (ICHSIC): http://www.ou.edu/islamsci.<br />

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Djebbar, Ahmed, Storia della scienza araba<br />

- International Society for History of Arabic and Islamic Sciences and Philosophy (SIHSPAI); contact:<br />

ahmedhasnaoui@mageos.com<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche


Gatti, Roberto, Il chiaroscuro del mondo<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

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Gatti, Roberto, Il chiaroscuro del mondo. Il problema del male tra moderno e post-<br />

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Gatti, Roberto, Il chiaroscuro del mondo<br />

moderno<br />

Roma, <strong>Stu<strong>di</strong></strong>um, 2002, pp. XII+160, Euro 17,00, ISBN 88-382-3890-1<br />

Recensione <strong>di</strong> Paolo Farina - 28/07/<strong>2003</strong><br />

Filosofia politica (liberalismo), Storia della filosofia (moderna)<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore - links<br />

Il saggio <strong>di</strong> Roberto Gatti intende assumere l'invito rivolto anni fa da Luigi Pareyson (cfr. p.1) agli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> filosofia<br />

affinché tornassero a farsi carico della me<strong>di</strong>tazione sull'abisso del male, sia nel suo manifestarsi in senso lato, sia, in<br />

particolare, nel suo apparire nell'or<strong>di</strong>ne della politica.<br />

In sintesi, sembra questa la tesi <strong>di</strong> fondo del testo: l'antico duplice ma inscin<strong>di</strong>bile interrogativo, quid et unde malum?,<br />

sembra aver smarrito il suo nesso nella modernità, tutta tesa a non pensare più il 'male in sé', ma semplicemente a<br />

tentare <strong>di</strong> ridurne le manifestazioni in ambito sociale, con una conseguente crescente <strong>di</strong>smissione della responsabilità<br />

politica <strong>di</strong> fronte alla presenza del male nel mondo. A fronte <strong>di</strong> questa situazione, l'Autore nella prima parte (pp.1-80)<br />

indaga sul pensiero <strong>di</strong> alcune figure della modernità (Pascal, Rousseau, Voltaire), per ricercare l'origine <strong>di</strong> tale scissione,<br />

mentre nella seconda parte (pp.81-141) si sofferma criticamente sul para<strong>di</strong>gma liberale, orientato esclusivamente a<br />

forme <strong>di</strong> riduzione del male socialmente evitabile e a negare l'incidenza dell'idea del bene in politica, per tornare a sua<br />

volta a proporre l'attualità <strong>di</strong> una riflessione sistematica sul male, così come è, tra gli altri, propugnato dal modello<br />

comunitarista.<br />

Per quanto riguarda la prima parte, colpisce il fatto che l'Autore, oltre a presentare in estrema sintesi, ma sempre con<br />

chiarezza <strong>di</strong> linguaggio e puntualità <strong>di</strong> affermazioni, il sistema <strong>di</strong> pensiero <strong>di</strong> ciascun pensatore, tenda anche a rivalutare<br />

e talvolta a leggere in modo originale aspetti meno noti dei medesimi, in grado anche, è il caso <strong>di</strong> Rousseau, <strong>di</strong> ribaltare<br />

l'abituale classificazione del filosofo in oggetto.<br />

Così Pascal, degno avversario della filosofia dei lumi, secondo la definizione che Gatti mutua da Cassirer (p.3), non solo<br />

è colui che demistifica la politica sulla base <strong>di</strong> una visione tragica dell'uomo, ma, convinto che le relazioni umane siano<br />

sotto il segno dell'or<strong>di</strong>ne della concupiscenza e che questo instauri un or<strong>di</strong>ne dell'apparenza, in cui i vizi prendono il<br />

sembiante <strong>di</strong> virtù sociali e l'amor proprio è contemperato dal solo timore della morte, appare alla fine più <strong>di</strong>sincantato<br />

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Gatti, Roberto, Il chiaroscuro del mondo<br />

del 'realista' Hobbes e <strong>di</strong> tanti altri 'illuminati': per Pascal il credente 'sa'che l'or<strong>di</strong>ne della convivenza è retto dalla libido<br />

sentien<strong>di</strong>, scien<strong>di</strong>, dominan<strong>di</strong>, sa che la scissione tra politica e giustizia, fede e politica, fede e storia, è insanabile. Il<br />

credente lo sa anche solo in interiore nomine e ciò nonostante, e questo è l'aspetto tragico, obbe<strong>di</strong>sce all'or<strong>di</strong>ne<br />

apparente, come al solo possibile in questo mondo al <strong>di</strong> qua e al <strong>di</strong> fuori della Rivelazione.<br />

La lettura che Gatti conduce <strong>di</strong> Rousseau è ad<strong>di</strong>rittura rivoluzionaria: citato ancora Cassirer (pp.35-36) che, insieme ad<br />

altri, ritiene <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare nell'autore dell'Emile una sorta <strong>di</strong> messianismo politico, il nostro Autore giunge a definire<br />

Rousseau philosophe du malheur. La prima lettura si fonda su una serie <strong>di</strong> tesi note, così riassumibili: l'origine del male<br />

non è nell'uomo singolo, ma nella società umana; <strong>di</strong> conseguenza, il male ha carattere 'esterno' all'uomo e come tale è<br />

debellabile; ne deriva una enfatizzazione della 'bontà naturale' dell'uomo e il primato della politica su ogni altra realtà<br />

umana; la politica è infatti capace <strong>di</strong> donare una salvezza intramondana non solo materiale, ma anche morale e<br />

spirituale, svolgendo una autentica funzione soteriologica. Gatti, a sua volta, a partire da una lettura attenta <strong>di</strong> una serie<br />

<strong>di</strong> testi <strong>di</strong> Rousseau (cfr. pp.39-40) ritiene che non la 'novità', ma l'ambivalenza sia la nota dominante del pensiero del<br />

filosofo, non solo per il suo insistere sulla faiblesse umana, ma anche per la sua convinzione che la finitu<strong>di</strong>ne della<br />

politica comporti un vero e proprio 'scacco' sul piano della storia, nonché per la rigorosa critica ad ogni perfettismo: "Gli<br />

esseri perfetti non sono nel mondo"(ROUSSEAU, Le Confessioni, cit. a p.42). Un 'pensiero tragico' sembra, in definitiva,<br />

accomunare Rousseau più a Pascal che a Voltaire e su questa ipotesi Gatti si profonde in un rigoroso confronto (cfr.<br />

pp.44-45 e 52-59).<br />

Quanto a Voltaire, è proprio in lui che Gatti in<strong>di</strong>vidua il vero punto <strong>di</strong> rottura tra modernità e post-modernità. È in lui,<br />

infatti, che si <strong>di</strong>fende sul piano teoretico la rimozione della domanda sulla natura e sull'origine del male. Che questo<br />

avvenga con un ottimismo <strong>di</strong> matrice leibniziana, prima del famigerato terremoto <strong>di</strong> Lisbona, o nel più crudo <strong>di</strong>sincanto<br />

del Can<strong>di</strong>de, dopo il terremoto medesimo, poco importa. Quel che conta è che alla fine il teologo/filosofo Pangloss sia,<br />

per l'appunto, 'tutto parole', come suggerisce la stessa etimologia del suo nome, laddove l'empirismo <strong>di</strong> chi non si sta a<br />

interrogare inutilmente sull'enigma dell'uomo bada più ai 'fatti'(cfr. p.62): in definitiva non sono i complicati ragionamenti<br />

<strong>di</strong> Pangloss, ma il motto "lavoriamo senza <strong>di</strong>scutere" <strong>di</strong> Martino (cfr. p.66) a far sì che "il poderetto fruttò assai" (cfr.<br />

ibidem). Cristianesimo e razionalismo versano così entrambi sotto i colpi dell'empirismo volteriano per il quale tanto le<br />

religioni che le filosofie, semplicemente, 'non interessano'.<br />

Due fondamentalmente le osservazioni <strong>di</strong> Gatti su questo punto. La prima: la posizione empirista costringe a non<br />

pensare, sempre e comunque, il problema del male. Domanda: è questo possibile sempre, anche davanti allo scandalo,<br />

anche, ad esempio, davanti all'11 settembre? La seconda: rinunciare a pensare il male significa lasciare la politica senza<br />

orientamento davanti all'apparire del male storico, per esempio della ingiusta <strong>di</strong>stribuzione delle ricchezze sulla Terra, e<br />

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Gatti, Roberto, Il chiaroscuro del mondo<br />

far sì, come <strong>di</strong>ce Popper, che i no<strong>di</strong> problematici siano affrontati solo dai poeti e dai profeti, non dai filosofi (che <strong>di</strong>re poi<br />

dei teologi?).<br />

È in particolare da questa seconda osservazione che muove la critica al para<strong>di</strong>gma liberale sulla quale l'Autore si<br />

<strong>di</strong>ffonde in modo <strong>di</strong>rei accorato. Presentati tesi e autori liberali, Gatti tiene infatti a riba<strong>di</strong>re che, stando al loro modello: "Il<br />

male - non solo nella forma dell'ingiustizia sociale relativa alla <strong>di</strong>suguale <strong>di</strong>stribuzione delle risorse collettive, ma anche<br />

nella forma del male morale - fuoriesce [...] dall'orizzonte della politica e l'ambito dei problemi concernenti il profilo e i<br />

contenuti etici dell'esperienza in<strong>di</strong>viduale e collettiva e finisce per essere definito dal suo costituirsi quale ambito<br />

essenzialmente impolitico"(p.113).<br />

È quanto accade nella società post-moderna, tutta chiusa nell'arcigna <strong>di</strong>fesa della libertà in<strong>di</strong>viduale, tesa a negare<br />

qualsiasi idea <strong>di</strong> bene che possa limitare tale libertà assoluta e <strong>di</strong> fatto cieca responsabile della morte non solo dell'idea<br />

<strong>di</strong> bene comune, fondamento <strong>di</strong> ogni società, ma anche della solitu<strong>di</strong>ne solipsistica in cui l'uomo contemporaneo è<br />

caduto, ammalato <strong>di</strong> onnipotenza e angosciato che tale ambita totipotenzialità sia in realtà troppo spesso solo un guscio<br />

vuoto, un contenitore senza contenuto. La critica del para<strong>di</strong>gma liberale giunge qui a sostenere che il 'male assoluto' in<br />

politica sia proprio effetto della estromissione dell'etica della politica in nome della <strong>di</strong>fesa tutela della 'privacy'<br />

dell'in<strong>di</strong>viduo - e gli esempi storici, anche recenti, in questo campo <strong>di</strong> sicuro non <strong>di</strong>fettano.<br />

Di contro, Gatti in<strong>di</strong>vidua nel comunitarismo, in particolare nelle tesi <strong>di</strong> Taylor, una possibile via <strong>di</strong> uscita (o <strong>di</strong> ritorno?)<br />

dalla situazione attuale. In tale modello, non esiste io senza noi, non si dà bene personale, senza bene comune e<br />

l'essere sociale dell'uomo è dato <strong>di</strong> partenza, non già <strong>di</strong> arrivo: "Una concezione sociale dell'uomo è una concezione<br />

secondo cui un'essenziale con<strong>di</strong>zione costitutiva del ricercare il bene umano è legata all'essere in società [...], in quanto<br />

ciò che l'uomo trae dalla società non è un qualche ausilio per realizzare il suo bene, ma la stessa possibilità <strong>di</strong> essere un<br />

attore che cerca quel bene"(C. TAYLOR, La natura e la portata della giustizia <strong>di</strong>stributiva, cit. a p.118). In definitiva: "[...]<br />

la sfida comunitarista è la richiesta <strong>di</strong> una responsabilità più estesa in ogni aspetto dell'esperienza personale e della vita<br />

sociale. Ciò richiede una dottrina che si basi sugli elementi <strong>di</strong> continuità fra responsabilità personale e sociale, integrità<br />

personale e sociale, giu<strong>di</strong>zio in<strong>di</strong>viduale e collettivo"(P. SELZNICK, Il compito incompiuto <strong>di</strong> Dworkin, cit. a p.132).<br />

Verrebbe da aggiungere, quasi come in una positiva chiosa finale: proprio quella dottrina che, tra moderno e postmoderno,<br />

è andata via via smarrendosi, il cui ritorno il citato appello <strong>di</strong> Pareyson sollecitava e che il lavoro <strong>di</strong> Gatti tenta<br />

lodevolmente <strong>di</strong> favorire.<br />

Un'ultima osservazione: colpisce favorevolmente il ringraziamento che l'Autore, a fine premessa, rivolge a quanti sono<br />

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Gatti, Roberto, Il chiaroscuro del mondo<br />

intervenuti nel Forum dello <strong>Swif</strong>, sul tema che è oggetto del libro. Il bene, la giustizia, la verità si danno insieme ed in<br />

comune e il comunitarismo è un modello da vivere, prima che da teorizzare.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Premessa<br />

I. L'or<strong>di</strong>ne politico e il problema del male. Figure della modernità: Pascal, Rousseau, Voltaire. 1. Premessa. 2. Pascal: il<br />

"chiaroscuro del mondo". 3. Rousseau, "philosophe du malheur". Voltaire: il male e l'esilio della filosofia. 5. Per una<br />

sintesi.<br />

II. Sul male socialmente evitabile: il para<strong>di</strong>gma liberale tra moderno e post-moderno. 1. Il potere e il "demoniaco". 2.<br />

Sulla genealogia del "male assoluto" in politica. 3. A proposito del male socialmente evitabile: il liberalismo e i limiti della<br />

politica.<br />

In luogo <strong>di</strong> una conclusione: <strong>di</strong>alogo sulla politica e il male.<br />

In<strong>di</strong>ce dei nomi <strong>di</strong> persona.<br />

L'autore<br />

Roberto Gatti insegna Filosofia politica nell'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Perugia. Ha svolto ricerche in tre ambiti tematici: le origini della<br />

teoria democratica moderna (Natura umana e artificio politico. Saggio su Rousseau, Porziuncola, Assisi 1988; Una<br />

fragile libertà. Esercizio <strong>di</strong> lettura su Rousseau, E.S.I., Napoli 2001); il problema della democrazia nella filosofia politica<br />

del Novecento (Pensare la democrazia. Itinerari del pensiero contemporaneo, A.V.E., Roma 1989; Democrazia, ragione<br />

e verità, Massimo, Milano 1995 [ed.]; Democrazia in transizione, E<strong>di</strong>zioni Lavoro, Roma 1997); la questione del<br />

totalitarismo come manifestazione del "male assoluto" in politica (L'enigma del male. Una interpretazione <strong>di</strong> Rousseau,<br />

<strong>Stu<strong>di</strong></strong>um, Roma 1997; Il "male politico". La riflessione sul totalitarismo nella filosofia del '900, Città Nuova, Roma 2000<br />

[ed.]).<br />

Links<br />

http://<strong>di</strong>gilander.libero.it/robgatti/ : è il sito <strong>di</strong> Roberto Gatti presso l'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Perugia.<br />

http://www.usc.urbe.it/fil/fil_ciclo2_corsi.htm : il sito è promosso dalla Facoltà <strong>di</strong> Filosofia della Pontificia <strong>Università</strong> della<br />

Santa Croce-Roma e contiene in<strong>di</strong>cazione su una serie <strong>di</strong> corsi filosofici attinenti tematiche quali i sensi dell'essere,<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2003</strong>-11/gatti.htm (5 of 6) [10/11/2005 18.37.53]


Gatti, Roberto, Il chiaroscuro del mondo<br />

l'autotrascendenza della persona e il senso del dolore, il valore della scienza in Popper e Kuhn, il pensiero ideologico nel<br />

XIX e XX secolo.<br />

http://www.il-margine.it/archivio/2001/c10.htm : saggio sul male in politica <strong>di</strong> Paolo Marangon. Il sito è ricco <strong>di</strong> ulteriori<br />

riferimenti al tema.<br />

http://www.alleanzacattolica.org/i<strong>di</strong>s_dpf/voci/l_liberalismo.htm : saggio sul liberalismo <strong>di</strong> Marco Invernizzi. È annessa<br />

bibliografia.<br />

http://www.bu.edu/wcp/Papers/TEth/TEthMace.htm : sito in spagnolo sulla possibilità <strong>di</strong> conciliare liberalismo e<br />

comunitarismo<br />

http://web.inter.nl.net/users/Paul.Treanor/rawls.html : sito in inglese sulla Teoria della giustizia <strong>di</strong> John Rawls.<br />

http://www.kent.ac.uk/politics/research/charlestaylorbib/index.html: sito bibliografico su C. Taylor.<br />

http://bfp.sp.unipi.it/rec/pariotti.htm : recensione <strong>di</strong> M. C. Pievatolo ad un saggio <strong>di</strong> Elena Pariotti su C. Taylor.<br />

http://bfp.sp.unipi.it/rec/taylor.htm : recensione <strong>di</strong> P. Meozzi ad un saggio <strong>di</strong> Antonio Allegra su C. Taylor.<br />

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Gentili, Carlo, La filosofia come genere letterario<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Gentili, Carlo, La filosofia come genere letterario<br />

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Gentili, Carlo, La filosofia come genere letterario<br />

Con scritti <strong>di</strong> Giulia Antinucci, Pierpaolo Ascari, Ivano Gorzanelli, Andrea Spreafico.<br />

Prefazione <strong>di</strong> Sergio Givone.<br />

Bologna, Pendragon, <strong>2003</strong>, pp. 221, Euro 18,00, ISBN 88-8342-167-1<br />

Recensione <strong>di</strong> Massimo Piermarini - 8/9/<strong>2003</strong><br />

Estetica (critica letteraria), Filosofia teoretica (ermeneutica)<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore<br />

In una prospettiva ra<strong>di</strong>calmente post-metafisica, la filosofia si avvicina sempre più alla letteratura, fin quasi a confondersi<br />

con essa. Carlo Gentili sostiene che la filosofia sia letteratura in prima istanza, alla ra<strong>di</strong>ce. Il livellamento della <strong>di</strong>fferenza<br />

tra filosofia e letteratura - attuato nell'ultimo Heidegger - si compie, come ha segnalato Habermas, nella sostituzione<br />

della filosofia del linguaggio a quella del soggetto.<br />

La forma estetica della filosofia è intrinseca alla filosofia stessa: contro ogni pregiu<strong>di</strong>zio razionalistico, presente ad<br />

esempio in Baumgartner e nello Hegel storico della filosofia, pronti a porre la <strong>di</strong>stinzione tra filosofia e letteratura in<br />

termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza fra verità e opinione. In Nietzsche, la messa in <strong>di</strong>scussione del concetto <strong>di</strong> verità apre la strada alla<br />

possibilità <strong>di</strong> una riconsiderazione del rapporto filosofia-letteratura. Con Nietzsche, il mondo vero <strong>di</strong>venta favola e la<br />

filosofia si riconcilia con la finzione. L'idea derri<strong>di</strong>ana della scrittura come evento, fuori dall'or<strong>di</strong>ne precostituito del Logos,<br />

<strong>di</strong>viene un punto fermo nella decostruzione del fondamento oggettivo della verità. Lo stile, cioè la forma<br />

specificatamente estetica, è il rostrum che decostruisce le pretese <strong>di</strong> verità del testo. "Pettinati contropelo", grazie al loro<br />

contenuto retorico, i testi contrad<strong>di</strong>cono ciò che enunciano come "verità". Le stratificazioni <strong>di</strong> significato del testo scritto<br />

<strong>di</strong>cono sempre più o meno delle intenzioni dell'autore, aprono reti <strong>di</strong> significati e corridoi <strong>di</strong> senso che s'impongono da<br />

soli. Decostruire un testo significa analizzarlo retoricamente per farne emergere ogni riserva <strong>di</strong> senso. L'aspetto letterario<br />

<strong>di</strong> un testo non-letterario, in primo piano: come nel caso del romanzo <strong>di</strong> Se una notte d'inverno un viaggiatore <strong>di</strong> Calvino,<br />

stu<strong>di</strong>ato da Habermas, ove il libro scrive sé stesso. Sul testo <strong>di</strong> Calvino le conclusioni <strong>di</strong> Jauss si mostrano opposte a<br />

quelle <strong>di</strong> Habermas: il rapporto tra filosofia e letteratura si stabilisce sul concetto <strong>di</strong> lettura - un concetto che ha <strong>di</strong>gnità<br />

filosofica.<br />

I tre capitoli seguenti del volume costituiscono altrettanti saggi che verificano le ipotesi teoriche del primo. Il Proemio <strong>di</strong><br />

Parmenide segna, all'alba della filosofia e fuori da ogni semplice allegorismo, l'inizio del "confronto costruttivo tra doxa e<br />

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Gentili, Carlo, La filosofia come genere letterario<br />

episteme (vera scienza) nel quale la doxa costituisce, pur se in negativo, un momento ineliminabile della conoscenza"<br />

(p. 51). La riflessione <strong>di</strong> Friedrich Schlegel sulla lingua, il mito e la filosofia - contenuta in Sulla lingua e la sapienza <strong>degli</strong><br />

In<strong>di</strong>ani - viene ricostruita non per mero scrupolo storiografico, ma per prendere posizione contro certo riduzionismo della<br />

linguistica a mera <strong>di</strong>sciplina scientifica. Gentili si cimenta in una <strong>di</strong>samina delle critiche rivolte da Timpanaro alle teorie<br />

teologico-romantiche <strong>di</strong> Schlegel in merito al rapporto tra il linguaggio, il pensiero e la poesia. L'ipotesi schlegeliana del<br />

sanscrito come "lingua originaria" viene apprezzata da Gentili per la sua "fecon<strong>di</strong>tà ermeneutica" (p. 67). Schlegel<br />

riconosce infatti la configurazione problematica dell'origine stessa della lingua, puntando alla cooriginarietà <strong>di</strong> intelletto e<br />

linguaggio, <strong>di</strong>versamente giustificati in Hamann e Herder (l'origine teologica del libro della natura come lingua <strong>di</strong>vina<br />

nell'uno, la teoria della creatività del linguaggio umano nell'altro, che pone la sensibilità (Gefuhl) come termine me<strong>di</strong>o tra<br />

pensiero e linguaggio). Attraverso un fitto e finissimo intreccio analitico e argomentativo, Gentili mostra la ricchezza della<br />

dottrina <strong>di</strong> Schlegel in rapporto agli sviluppi successivi della linguistica e, soprattutto, della filosofia <strong>di</strong> fine Ottocento. La<br />

stessa cogente relazione fra mitologia e linguaggio, istituita da Schlegel, rinvia ancora al carattere <strong>di</strong> "prodotto<br />

complesso" della mitologia. Nessuna interpretazione allegorica del mito sopporta tale complessità, rispettata soltanto<br />

dall'interpretazione tautegorica. Attraverso il rapporto con il mito, la poesia coglie la <strong>di</strong>mensione religiosa dell'uomo fuori<br />

dell'espressività insignificante o del gratuito gioco estetico. La poesia, secondo Schlegel, attenua e mitiga la ruvidezza<br />

delle favole nate dalla superstizione, e quest'azione <strong>di</strong> Milderung segna l'allontanamento e insieme la derivazione della<br />

civiltà dalle origini selvagge. La stessa idea <strong>di</strong> quel baratro che vive dentro la cultura, pur vòlta alla sua attenuazione,<br />

consente a Gentili <strong>di</strong> riconoscere in Schlegel il fautore <strong>di</strong> una concezione interamente ermeneutica della verità come<br />

farsi storico, che trova conseguente continuazione nell'opera <strong>di</strong> Nietzsche, scopritore, sulle orme <strong>di</strong> Hoelderlin, <strong>di</strong> una<br />

nuova concezione della grecità.<br />

Lo stesso approccio metodologico guida Gentili nella lettura ermeneutica dell'E<strong>di</strong>po re e delle Baccanti <strong>di</strong> Euripide, testi<br />

a partire dai quali s'impone la domanda intorno al 'genere' della trage<strong>di</strong>a e al suo stretto rapporto con la filosofia.<br />

L'interpretazione freu<strong>di</strong>ana, incentrata sul complesso e<strong>di</strong>pico, e la dura critica mossagli da Vernant, segnalano l'assenza<br />

<strong>di</strong> un'analisi delle specificità testuali della trage<strong>di</strong>a e delle sue categorie (ambiguità e rovesciamento). L'esperienza<br />

universale del tragico è, per Vernant, il conflitto tra piano umano e <strong>di</strong>vino, con una natura umana che non governa tutto e<br />

risultati dell'azione umana che si ritorcono contro l'autore. Vernant stesso quin<strong>di</strong> non è conseguente con tale definizione,<br />

poiché in contrasto con i sostenitori dell'origine religiosa, <strong>di</strong>onisiaca della trage<strong>di</strong>a. L'autonomia estetica della trage<strong>di</strong>a è<br />

il cavallo <strong>di</strong> battaglia <strong>di</strong> Vernant, che punta alla forma d'arte politica in cui l'eroe tragico, appartenente al mondo dell'epos<br />

trascorso, <strong>di</strong>venta oggetto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito. Gentili riprende l'analisi del rapporto tra <strong>di</strong>onisismo e trage<strong>di</strong>a, a partire<br />

dall'Origine della trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Nietzsche, in<strong>di</strong>cando lo sfondo religioso innegabile dei dolori e della passione <strong>di</strong> Dioniso.<br />

All'origine della trage<strong>di</strong>a v'è l'abisso della sapienza <strong>di</strong>struttiva <strong>di</strong> Dioniso, dalla quale ci si salva con la 'forma' trage<strong>di</strong>a,<br />

che rimanda però sempre a quell'"inaccessibile altrove": la trage<strong>di</strong>a "richiama alla memoria nello stesso momento e con<br />

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Gentili, Carlo, La filosofia come genere letterario<br />

gli stessi mezzi con cui produce l'oblio" (p. 120).<br />

L'analisi testuale delle Baccanti - opera intorno alla quale Gentili <strong>di</strong>scute una ricca rassegna critica, che comprende Otto,<br />

Girard, Frazer, Murray, Dodds, Kerényi e Gadamer - conferma la necessità del passaggio dall'approccio critico-filologico<br />

a quello ermeneutico della trage<strong>di</strong>a. Le Baccanti rivestono un significato para<strong>di</strong>gmatico, rivelativo dello sfondo religioso<br />

della trage<strong>di</strong>a: Penteo è l'alter ego <strong>di</strong> Dioniso, la sua identificazione con Dioniso è il presupposto dell'incarnazione del<br />

<strong>di</strong>o nella vittima e rimanda al rituale <strong>di</strong>onisiaco dello sbranamento e dell'omofagia della vittima. Nella riflessione <strong>di</strong><br />

Gadamer, l'affinità profonda fra rituale e opera d'arte definisce lo statuto ontologico <strong>di</strong> essa, quella <strong>di</strong> richiedere, nella<br />

sua stessa 'delimitazione' e 'chiusura' rispetto al mondo quoti<strong>di</strong>ano, un'essenziale 'apertura'. Nella trage<strong>di</strong>a si compie il<br />

significato ontologico dell'opera d'arte, cioè lo sfondo religioso della concezione greca della ragione, intesa come<br />

contemplazione, che trova pieno riscontro nella Poetica <strong>di</strong> Aristotele, con la sua dottrina della compassione, del terrore e<br />

della catarsi.<br />

Negli altri saggi compresi nel volume, la medesima costellazione <strong>di</strong> pensatori - da Hoelderlin a Nietzsche a Foucault, nei<br />

quali l'attività letteraria ha plasmato l'esperienza teoretica della verità, lacerandone lo statuto identitario e aprendo la<br />

possibilità <strong>di</strong> una filosofia-linguaggio e <strong>di</strong> un pensiero poetante - anima l'intreccio tra filosofia e letteratura. Una<br />

segnalazione particolare merita l'articolo <strong>di</strong> Ivano Gorzanelli che, nelle sue Note per la lettura dell'Empedocle <strong>di</strong><br />

Hoelderlin,in<strong>di</strong>ca una cifra ermeneutica per comprendere, a partire dal Fondamento dell'Empedocle, l'ambiguità del<br />

personaggio-eroe Empedocle nella terza stesura dell'opera, sospeso fra nostalgia e negazione del passato che lo<br />

minaccia. L'esito catartico del sacrificio dell'eroe non colma la <strong>di</strong>stanza fra natura e arte. Le potenze dell'aorgico e<br />

dell'organico, della natura e dell'arte sono eccitate, così come il contrasto tra Empedocle e il suo antagonista Manes,<br />

personaggio della trage<strong>di</strong>a, ma soprattutto della memoria <strong>di</strong> Empedocle e del suo rapporto col passato. Manes si<br />

presenta infatti al contempo intimo ed estraneo, anche per la lingua, alle vicende <strong>di</strong> Empedocle. È nella memoria che la<br />

trage<strong>di</strong>a trova il suo orizzonte <strong>di</strong> senso. Nel suo oscuro messaggio sembra che il signore del tempo operi per la<br />

conciliazione tra natura e arte (o città), che resta comunque lo spazio <strong>di</strong> un conflitto accentuato. L'idolo del tempo potrà,<br />

in quel particolare momento, rinunciare alla felicità (nella morte) e promuovere il riconoscimento <strong>degli</strong> uomini. Il conflitto<br />

verrà conciliato in un nuovo equilibrio, salvo poi proporsi su un nuovo piano. Il sacrificio non sta più al centro della<br />

vicenda. Non sarà il prezzo sufficiente per ottenere la verità del suo tempo. Costretto a ritornare su <strong>di</strong> sé, a ripensare al<br />

tempo che è finito, Empedocle opera questa 'rammemorazione' che segnala la separazione uomo-<strong>di</strong>o e lo riduce alla<br />

<strong>di</strong>mensione puramente umana <strong>di</strong> un mortale ebbro e, insieme, segna il percorso del ritorno a sé. Ne risulta una presa <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stanza dalla coazione sacrificale e l'introduzione <strong>di</strong> un'istanza critica, rappresentata dall'antagonista Manes, nella<br />

trage<strong>di</strong>a. Il tragico, insomma, scaturisce nell'Empedocle non tanto dall'unificazione <strong>degli</strong> estremi, ma dalla loro azione<br />

reciproca, dopo che l'eroe la governa e l'annoda nella sua coscienza. Il conflitto, legato alla rammemorazione del<br />

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Gentili, Carlo, La filosofia come genere letterario<br />

passato, <strong>di</strong>venta così <strong>di</strong>alettica dei tempi storici, nella quale l'azione reciproca tra organico e aorgico si presenta sempre<br />

come particolare, superata dal principio che forma un mondo nuovo.<br />

Su Hoelderlin, con risultati convincenti e un'analisi filologicamente accurata, si sofferma anche lo scritto <strong>di</strong> Giulia<br />

Antinucci: analizza il primo stasimo dell'Antigone del poeta, nel quale si riflette sulla potenza e la tracotanza dell'uomo, la<br />

cui tentazione <strong>di</strong> identificarsi col <strong>di</strong>vino è incarnata da Antigone.<br />

Il volume, risultato <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo plurale, presenta nei vari saggi e contributi che lo compongono una forte unitarietà <strong>di</strong><br />

impostazione, cui l'impianto ermeneutico, la generale <strong>di</strong>rezione genealogica-nietzscheana e il rigoroso apparato criticofilologico<br />

conferiscono grande rilievo teoretico e notevole impegno <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione critica intorno allo statuto della filosofia<br />

e dei suoi rapporti 'interni' con la <strong>di</strong>mensione estetica.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Prefazione <strong>di</strong> Sergio Givone<br />

I La filosofia come genere letterario<br />

II Il Proemio <strong>di</strong> Parmenide: un confronto tra poesia e filosofia sul tema dell'ermetismo<br />

III Lingua, mito, filosofia nella Uber <strong>di</strong>e Sprache und Wesheit der In<strong>di</strong>er <strong>di</strong> F. Schlegel<br />

IV Tis pros Dyonyson?<br />

V Alternative <strong>di</strong>fettose. La <strong>di</strong>serzione della verità nel programma filosofico <strong>di</strong> M. Foucault <strong>di</strong> Pierpaolo Ascari<br />

VI Raccontare il passato. Note per una lettura dell'Empedocle <strong>di</strong> Hoelderlin <strong>di</strong> Ivano Gorzanelli<br />

VII La poesia filosofica <strong>di</strong> F. Hoelderlin. Analisi del Primo stasimo dell'"Antigone" <strong>di</strong> Giulia Antinucci<br />

VIII Il ressentiment nietzscheano tra letteratura e scienze esatte <strong>di</strong> Andrea Spreafico<br />

L'autore<br />

Carlo Gentili insegna Estetica all'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Bologna. Tra i suoi scritti: Nuova Fenomenologia Critica (Torino 1981),<br />

Poetica e mimesis (Modena 1984), Ermeneutica e meto<strong>di</strong>ca. <strong>Stu<strong>di</strong></strong> sulla metodologia del comprendere (Genova 1996), A<br />

partire da Nietzsche (Genova 1998), Nietzsche (Bologna 2001).<br />

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Gentili, Carlo, La filosofia come genere letterario<br />

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Lanternari, Vittorio, Ecoantropologia<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

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De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

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Djebbar, Storia della scienza araba<br />

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Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

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Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

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Lanternari, Ecoantropologia<br />

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Losurdo, Hegel e la Germania<br />

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Pasqualotto, Yohaku<br />

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Schmitt, Terra e mare<br />

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Todes, Body and World<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

-<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

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Lanternari, Vittorio, Ecoantropologia. Dall'ingerenza ecologica alla svolta etico-culturale<br />

<strong>Bari</strong>, Dedalo (La nuova scienza, 120), <strong>2003</strong>, pp. 440, Euro 20,00, ISBN 88-220-0220-2<br />

Recensione <strong>di</strong> Fabio Fraccaroli - 14/09/<strong>2003</strong><br />

Antropologia, Etica (etica ambientale)<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore - links<br />

Il libro <strong>di</strong> Lanternari - "l'ultimo grande maestro dell'etnologia italiana", come l' ha definito sulle pagine de il manifestoAugusto Illuminati, ci invita a riflettere sul significato dell'ecologia, intesa<br />

genericamente come scienza che stu<strong>di</strong>a le relazioni tra gli esseri viventi e l'ambiente in cui vivono, con particolare riferimento all'influenza che le variazioni climatiche, ambientali ecc.<br />

(comprese quelle indotte dall'uomo) esercitano sugli animali e sulle piante. Lo stesso Lanternari, ci ricorda già nell'introduzione e in particolare nel primo capitolo - sorta <strong>di</strong> breve exscurus<br />

storico sulla nascita "questione ambientale" - che esistono, oltre questo primo senso, <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> d'intendere l'ecologia, sia come scienza che pi ù in generale come nuovo modo<br />

d'interpretare il critico rapporto uomo/natura. Si può ri-pensare questo rapporto, in una prospettiva quasi astorica, <strong>di</strong>scutendo semplicemente le prospettive epistemologico-scientifiche che<br />

lo caratterizzano, <strong>di</strong>scutendo quin<strong>di</strong> cosa significa e cosa comporta definire la natura e l'uomo nei termini <strong>di</strong> una scienza organicistica/olistica come l'ecologia. Questo é il campo della<br />

scienza ecologia, che come "nuovo sapere", con una sua particolare episteme, "va ben al <strong>di</strong> là del campo delle primitive e parcellari "ecologie" del passato - dominanti fin dall'inizio del<br />

secolo attuale -, limitate alle sezioni agraria, animale-zoo-tecinca, sociologico-statistico-demografica" (p. 25). D'altro canto, si può tentare <strong>di</strong> ripensare la relazione uomo/natura in termini<br />

primariamente etico-politici, <strong>di</strong>scutendo la o le forme che l'ethos sociale dovrebbe avere, rimodellando uomo e natura. Questo è il campo, in un certo senso, della bioetica così come lo<br />

stesso Lanternari l'intende, sebbene si potrebbe parlare, più precisamente, <strong>di</strong> environmental ethics oenvironmental philosophy. È importante cercare <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere questi due approcci,<br />

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Lanternari, Vittorio, Ecoantropologia<br />

perché solo in tal modo il particolare punto vista <strong>di</strong> Lanternari può essere meglio percepito.<br />

Quest'ultimo cerca <strong>di</strong> percorrere un'altra via: l'approccio proposto è quello antropologico o, meglio, quello dell'"etno-antropologia, aperta alla storia" (p. 243), l'Ecoa ntropologia.<br />

"L'ecoantropologia si pone, nel quadro delle scienze umane, come settore <strong>di</strong>sciplinare nuovissimo e importante. Essa guarda e stu<strong>di</strong>a con occhio antropologico, ossia umanistico e<br />

assiologico, olistico e globale, l'ecologia presa pur essa come <strong>di</strong> sciplina globale devoluta ai rapporti pensati e praticati nei comportamenti delle società e culture umane verso la natura nei<br />

suoi molteplici aspetti: vegetali, animali, geofisici, paesaggistici, ecc." (p. 11). Lanternari stesso ricorda come ci sia un "rapporto <strong>di</strong> fratellanza storica fra antropologia ed ecologia" (p. 77),<br />

intesa sia come scienza che come questione etico-politica. L'una, l'antropologia, stu<strong>di</strong>ando la " rivoluzionaria idea <strong>di</strong> "cultura" resa estensibile a tutte le popolazioni del globo [...] nella<br />

<strong>di</strong>versità d'ognuna <strong>di</strong> esse" (ibid.); l'altra, l'ecologia, mettendo "in questione [il] consueto è tra<strong>di</strong>zionale rapporto <strong>di</strong> cieca strumentalizzazione della natura al servizio dell'uomo" (ibid.), <strong>di</strong><br />

fatto "appartengono a quell'unico e solidale movimento s torico-culturale <strong>di</strong> avanzamento critico e cognitivo che parte dal XVII secolo e si sviluppa nel XIX".<br />

L'approccio ecoantropologico <strong>di</strong> Lanternari ricorda l'etnobiologia <strong>di</strong>fesa da Eleonora Fiorani in Selvaggio e domestico. Tra antropologia, ecologia ed estetica (Padova 1997): l'etnobiologia,<br />

facendo convergere etnobotanica ed etnozoologia, " mette in luce la trama vegetale e animale della storia antropocentrica e riporta le società umane negli ecosistemi della biosfera". In<br />

altre parole, mettendo "in collegamen to intrinseco le scienze umane e le scienze della natura, utilizza in modo spregiu<strong>di</strong>cato categorie e meto<strong>di</strong> dei due ambiti e ne elabora altri suoi<br />

caratteristici" (Fiorani, p. 6). Il percorso <strong>di</strong> Lanternari, se pur altrettanto ambizioso e stimolante, è meno scientificamente "spregiu<strong>di</strong>cato". Così, se pure Lanternari ricorda che buona parte<br />

dei suoi lavori d'etnologo è nata confrontandosi con gli stu<strong>di</strong> "che negli anni '60 del '900, scopriva l'ecologia come nuova <strong>di</strong>mensione dell'antropologia" dando "a<strong>di</strong>to a stu<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cati con<br />

denominazione <strong>di</strong> "ecologia culturale" o <strong>di</strong> "antropologia ecologica" [...] affermandosi in America uno stuolo <strong>di</strong> nuovi stu<strong>di</strong>osi come Vayda, Duncan, Geertz, Stoddard, Leeds ecc." (p. 103),<br />

la sua Ecoantropologia, " svolgendo lo sguardo ai contemporanei" perché vuole essere "un libro de<strong>di</strong>cato a problemi <strong>di</strong> ecologia" (p. 7). In tal modo, Lanternari può non solo criticare alcuni<br />

assunti dell'ecologia culturale <strong>degli</strong> anni '60 (cfr. cap. III e App. § IV), ma uscendo dal terreno puramente antropologico, può rivolgere la sua critica ad altri ambiti in cui "l'ecologia proclama<br />

in nome della scienza un <strong>di</strong>ritto d'ingerenza talora locale, talora anche globale" arrivando "a collimare e identificarsi con la globalizzazione" (p. 13).<br />

In altre parole, il libro <strong>di</strong> Lanternari non è un entusiasta tributo all'intervento scientifico-ecologico in materie ambientali, piuttosto una scettica ricapitolazione <strong>di</strong> alcuni possibili limiti <strong>degli</strong><br />

approcci troppo "ra<strong>di</strong>cali" nelle questioni ambientali, che rischiano <strong>di</strong> trasformarsi in offensiva-invasiva "ingerenza ecologica" a cui fa riferimento il sottotitolo del libro.<br />

Potremmo <strong>di</strong>re che l'approccio <strong>di</strong> Lanternari è antropologico proprio perché è me<strong>di</strong>tatamente antropocentrico . Infatti, quando nel secondo capitolo presenta "categorie concettuali<br />

impiegate or<strong>di</strong>nariamente" (p. 53) per qualificare il rapporto uomo/natura, pur dando evidenza alle relazioni ieratiche con la natura, normalmente <strong>di</strong>smesse in ambito pratico, esplicitamente<br />

parteggia per ogni forma d'antropocentrismo che non sia "dogmatico, cieco, smodato, squilibrato, rovinoso, cinico" (p. 53). All'interno della environmental ethics, sin dal sorgere <strong>di</strong> questa<br />

applied ethics, è fiorito il <strong>di</strong>battito pro e contro l'antropocentrismo, cioè quell'assunto che riconosce solo l'Uomo, l'umanità come fulcro (agente-soggetto) <strong>di</strong> ogni possibile etica universale.<br />

Gli esempi scelti dall'autore servono a <strong>di</strong>mostrare che, se da un lato bisogna criticare l'antropocentrismo ra<strong>di</strong>cale e dogmatico dell'homo faber, non significa necessariamente sottoscrivere<br />

un'altrettanto ra<strong>di</strong>cale ma utopistica posizione ecocentrica, in cui la natura vale più dell'uomo che non riesce a vivere in equilibrio rispettosamente con essa. Così i casi stu<strong>di</strong>ati in<br />

Ecoantropologia, andando oltre le sole buone intenzioni teoriche, servono a dar sostegno a una non ingenua critica antropocentrica. Per tanto, il valore dell'ecoantropologiasta proprio<br />

nella scelta <strong>di</strong> questi casi particolari, perché grazie a essi l'autore riesce a trovare maggiore sostegno per un antropocentrismo moderato o, come altre volte egli stesso scrive, a un " Ecoantropocentrismo<br />

(o Antropo-ecocentrismo): assolutamente realistico in quanto contempla un rapporto equilibrato tra uomo e natura" (p. 53).<br />

Lanternari affronta, in primo luogo, le culture tra<strong>di</strong>zionali (dagli Zafimaniry del Madagascar ai Nuaulu <strong>di</strong> Seram in Indonesia) e alcune delle loro pratiche (dalla coltivazione itinerante ai<br />

rituali <strong>di</strong> caccia). Dal confronto con questi casi, conclude: "È il contegno religiosamente riguardoso <strong>di</strong> queste comunit à nei rispetti dell'ambiente e della realtà esterna tutta, l'impostazione<br />

mitologica della loro rappresentazione dei rapporti con tale realtà, l'insieme dei <strong>di</strong>vieti, dei tabù sacrali, [...] che da noi occidentali, laicisticamente orientati si presentano ad essere<br />

classificati come superstizioni - [...] è tale contegno a lasciare trasparire, effettivamente, lo stimolo mitopoietico per null'affatto irrealistico. [...] Alla luce <strong>di</strong> tali considerazioni non è improprio<br />

ravvisare nelle culture tra<strong>di</strong>zionali portatrici <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> intuizioni, emozioni e risposte culturali, altrettanti seri modelli <strong>di</strong> etica ecologica. E questa è l 'etica che consapevolmente<br />

<strong>di</strong>scende [...] dall'autopercezione della limitatezza costitutiva della struttura cognitiva dell'uomo" (p . 74). Questa coscienza dei limiti dell'uomo è il tratto caratteristico dell'antropocentrismo<br />

<strong>di</strong>feso da Lanternari. Secondo tale prospettiva etica antropocentrica, l'uomo/l'umanità deve finalmente <strong>di</strong>ventare responsabile per la propria intrinseca limitatezza.<br />

È questa consapevolezza, sia essa orientata "sul terreno dell'emozionalità fideista" (p. 75) oppure semplicemente frutto <strong>di</strong> laica coscienza critica, che Lanternari cerca anche all'interno<br />

della nostra cultura contemporanea. Cos ì, per ciò che riguarda la prospettiva ieratica, Lanternari si confronta sia con una religione consolidata come il cristianesimo, sia con fe<strong>di</strong><br />

nuovissime (come il movimento Wicca , o con The Eleventh Commandment Fellowship). Nel primo caso, per quanto riguarda "la politica della chiesa nei confronti dell'ambiente",<br />

riprendendo il classico articolo dello storico americano Lynn White jr. sulle Ra<strong>di</strong>ci storiche della nostra crisi ecologica, che " molto ragionevolmente attribuisce alla "tra<strong>di</strong>zione<br />

antropocentrica del cristianesimo" un atteggiamento neutrale verso i problemi ambientali " (p. 357), Lanternari riconosce che in tempi recenti la chiesa cattolica si è mossa.<br />

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Lanternari, Vittorio, Ecoantropologia<br />

Sebbene in un primo tempo ciò è avvenuto solo a opera delle "missioni [che] hanno insistentemente denunciato le tante gravi iniziative <strong>di</strong> organismi <strong>di</strong> affari e industriali volti a soffocare<br />

popolazioni marginali del Terzo mondo" (p. 388). In un secondo momento, con l'enciclica Centesimus annus si è riconosciuto "per la prima volta nella storia del pensiero cristiano l'affacci<br />

arsi <strong>di</strong> una questione ecologica", proponendo un "ecologia umana" che si basa sul "riconoscimento del debito <strong>di</strong> responsabilità verso la "natura"" (p. 400).<br />

Altrettanto interessante è la scelta <strong>di</strong> analizzare, sul piano dei Nuovi Movimenti Religiosi "che si <strong>di</strong>ffusero tra gli anni '60 e '70" (p. 378), il movimento Wicca (dall'inglese witch , strega), che<br />

re-interpreta in chiave neopagana-ecofemminista "il drui<strong>di</strong>smo dei Galli e dei Celti" (p. 184). Lanternari, spinto da un coerente spirito pluralista, non nascond e i suoi dubbi su tali forme <strong>di</strong><br />

spiritualizzazione della natura che propongono un approccio ecocentrico alla rivalutazione del rapporto uomo/natura. Comunque, come critico <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Ernesto de Martino, riconosce<br />

con un intuizione importante che "la spiccata sensibilità religiosa induce nel soggetto una forte valorizzazione in senso emotivo, morale -religioso delle responsabilità comportamentali<br />

collettive e in<strong>di</strong>viduali. Perciò l'appello che il gruppo ecologista religiosamente impegnato rivolge alla collettività si fonderà su richiami d'or<strong>di</strong>ne moral-religioso e non d 'or<strong>di</strong>ne conoscitivoscientifico"<br />

(p. 200).<br />

Avendo riconosciuto questo carattere importante nei movimenti ecologici <strong>di</strong> matrice spiritualistica-religiosa, Lanternari analizza con la stessa profon<strong>di</strong>tà alcune pressioni laiche che<br />

rappresentano l'approccio politico collettivo ai problemi dell 'ambiente, in questo caso muovendo dal presupposto che "il gruppo ecologista d'in<strong>di</strong>rizzo nettamente laico valorizzerà il<br />

richiamo che le conoscenze e il sapere scientifico ci hanno rivolto e insegnato, circa le conseguenze dell'agire irresponsabile dell'uomo verso la natura e verso l'obbligo <strong>di</strong> rispettare le<br />

giuste norme" (ibid.). Entro la corrente prettamente politica, Lanternari si confronta da un lato con i la vori <strong>di</strong> matrice marxista del Gruppo che fa riferimento alla rivista "CNS" (e<strong>di</strong>zione<br />

italiana a cura <strong>di</strong> Giovanna Ricoveri) Capitalismo Natura e Socialismo(Mary Mellor, Giorgio Nebbia, Wofgang Sachs, James O' Connor), dall'altro con la corrente più liberal sia della deepecolgy<br />

(Aerne Naess, George Session, Bill Devall, Warwick Fox) sia dell'ecofeminismo (Vandana Shiva). Nella <strong>di</strong>mensione sociale ma più d'or<strong>di</strong>ne etico in<strong>di</strong>vidualista, Lanternari affronta<br />

sempre con originalità, sia i lavori <strong>di</strong> Hans Joans sul principio <strong>di</strong> responsabilità sia il <strong>di</strong>scorso animalista-antispecista <strong>di</strong> Singer e Regan. Da tutti questi confronti, l'occhio ecoantropologioco<br />

<strong>di</strong> Lanternari sa ricavare curiosi ma precisi esempi, proponendo prospettive inusuali dagli allevamenti per gli xenotrapianti all'agricoltura con prodotti geneticamente mo<strong>di</strong>ficati<br />

(biotecnologie), fino, ovviamente, al furto <strong>di</strong> saperi in<strong>di</strong>geni (biopirateria). Tali emblematici esempi possono <strong>di</strong>mostrare fin dove arrivano le conseguenze dell'in<strong>di</strong>scriminato strapotere <strong>di</strong> un<br />

visione "dogmaticamente antropocentrica".<br />

L'Ecoantropologia <strong>di</strong> Lanternari, ponendo al centro l'uomo e la sua comunità per analizzarlo nel suo rapporto con la natura , non <strong>di</strong>fende irrealistici progetti <strong>di</strong> dominio ecologico, ma può<br />

anzi essere un'importante riserva <strong>di</strong> esempi per cercare <strong>di</strong> sciogliere le complesse questioni <strong>di</strong> bioetica nella nostra società globale.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Introduzione .<br />

Capitolo I Premessa - Un po' <strong>di</strong> storia.<br />

Capitolo II Tre variazioni sul tema "ambientalismo": ierocentrismo, antropocentrismo, ecocentrismo<br />

L'uomo protagonista-responsabile nei nuovi scenari <strong>di</strong> spazio tempo.<br />

Capitolo III Le culture tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> fronte all'ambiente naturale<br />

Capitolo IV Nuovi problemi sui rapporti tra uomo e animali - La festa dei maiali nelle etnie <strong>di</strong> Papua (Nuova Guinea)<br />

Capitolo VLa questione "Gaia"teoria scientifica o complesso mitico-religioso?<br />

Capitolo VI L'ingerenza ecologica e il suo arduo cammino<br />

Capitolo VIIEcologia e religione: neopaganesimo ed ecofeminismo.<br />

Capitolo VIII Ecosocialismo e il rapporto neocolonialista nord/sud.<br />

Capitolo IX Contrad<strong>di</strong>zioni e artificiosità in ecologia - Natura e protezione "snaturata". La caccia: da "neutralità" a "mercato" (con Sergio Della Bernar<strong>di</strong>na) - I Parchi: campionario <strong>di</strong> conflitti<br />

latenti fra ecologia e affarismo .<br />

Capitolo X La svolta etico-culturale nella sua <strong>di</strong>mensione globale e transgenerazionale<br />

Capitolo XI Una nuova <strong>di</strong>cotomia: ecologia superficiale, ecologia profonda.<br />

Capitolo XII Il Cristianesimo <strong>di</strong>nanzi al problema del rapporto "uomo/Natura-ambiente"<br />

Bibliografia<br />

In<strong>di</strong>ce dei nomi<br />

In<strong>di</strong>ce analitico<br />

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Lanternari, Vittorio, Ecoantropologia<br />

L'autore<br />

Vittorio Lanternari (Ancona, 1918). Nel 1972 si trasferì da <strong>Bari</strong> a Roma La sapienza presso la cattedra <strong>di</strong> Etnologia della facoltà <strong>di</strong> Magistero, che tenne sino al 1989 e poi ancora, fuori<br />

ruolo, presso la Facoltà <strong>di</strong> Sociologia fino al 1994. Negli anni Settanta ha compiuto spe<strong>di</strong>zioni e indagini etnologiche in Ghana. Tra le sue ultime pubblicazioni: L' "incivilimento dei barbari"<br />

(<strong>Bari</strong> 1997), Antropologia religiosa (<strong>Bari</strong> 1997), Me<strong>di</strong>cina, magia, religione, valori (Napoli 1997, 2 voll.), La mia alleanza con Ernesto De Martino e altri saggi post-demartiniani (Napoli-<br />

Genova 1997).<br />

Links<br />

Vittorio Lanternari sulla all'Enciclope<strong>di</strong>a Multime<strong>di</strong>ale delle Scienze Filosofiche:<br />

http://www.emsf.rai.it/biografie/anagrafico.asp?d=790<br />

Recensione apparsa sul Manifesto del 29 Luglio <strong>2003</strong>, <strong>di</strong> Augusto Illuminati all' Ecoantropologia.:<br />

http://216.239.59.104/search?q=cache:NqkU0AmzjCAJ:www.cestim.org/rassegna%2520stampa/03/07/29/la%2520natura%2520dei%2520privilegi.htm+Vittorio+Lanternari+&hl=es&ie=UTF-<br />

8<br />

Lynn Jr.White's The Historical Roots of Our Ecological Crisis<br />

http://www.geocities.com/atomicputty/ecological.html<br />

Sul fenomeno Wicca con le FAQ sul movimento:<br />

http://www.americanwicca.com/<br />

Per il sito del CNS. Capitalismo Natura e Socialismo (Con in<strong>di</strong>ci e alcuni articoli <strong>di</strong> O´ Connor apparsi su Liberazione):<br />

http://www.ecologiapolitica.it/<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche


Losurdo, Domenico, Hegel e la Germania<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

Torna all'in<strong>di</strong>ce del numero<br />

<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Losurdo, Domenico, Hegel e la Germania. Filosofia e questione nazionale tra<br />

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Losurdo, Domenico, Hegel e la Germania<br />

rivoluzione e nazione<br />

Milano, Guerini e Associati (Hegeliana), 1997, pp. 717, Euro 49,06, ISBN 88-7802-752-9<br />

Recensione <strong>di</strong> Maurizio Brignoli - 29/04/2002<br />

Filosofia politica, Storia della filosofia (idealismo)<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore - links<br />

Il lavoro dello stu<strong>di</strong>oso marxista Domenico Losurdo su Hegel e la Germania indaga la posizione del filosofo <strong>di</strong> Stoccarda<br />

nei co nfronti della questione nazionale, <strong>di</strong>mostrando come il problema dell'e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> una "tra<strong>di</strong>zione nazionale<br />

nella quale il popolo tedesco potesse riconoscersi e dalla quale potesse trarre alimento per sviluppare un processo <strong>di</strong><br />

rinnovamento politico e c ulturale caratterizza il pensiero <strong>di</strong> Hegel in tutto l'arco della sua evoluzione" (p. 25). Il periodo<br />

storico e il contesto culturale sono però quelli che emergono dalla lotta <strong>di</strong> liberazione contro i francesi e portano quin<strong>di</strong> a<br />

rifiutare tutti i risultati della Rivoluzione francese e dell'Illuminismo. A Berlino, Hegel cerca <strong>di</strong> recuperare le idee<br />

provenienti da oltre Reno in un progetto in cui è necessario non solo combattere la gallofobia, ma anche elaborare una<br />

tra<strong>di</strong>zione culturale autoctona alternativa a qu ella dei teutomani. Hegel contrappone sempre alla teoria del mondo<br />

moderno come decadente, la teoria della storia come progresso e i contributi provenienti dalla Francia costituiscono un<br />

elemento fondamentale e irrinunciabile. La confutazione dei teutoman i non si sviluppa negando il concetto <strong>di</strong> nazione,<br />

bensì evitando che questo si trasformi in una componente mitica, extrastorica, fissata naturalisticamente. Il problema è<br />

quello della formazione <strong>di</strong> una coscienza nazionale moderna e della costruzione <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione dalla quale muovere<br />

per realizzare un rinnovamento e un progresso politico: "La Riforma protestante (...) è il punto <strong>di</strong> partenza dello sviluppo<br />

culturale e politico moderno, lungo una linea <strong>di</strong> continuità con l'illuminismo (e Federico II) e la stessa Rivoluzione<br />

francese" (p. 74).<br />

La "politica culturale" che impegna Hegel a Berlino è caratterizzata dall'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un protestantesimo,<br />

adeguatamente reinterpretato, quale nuova religione popolare fondata sul riconoscimento della libertà del s oggetto. La<br />

<strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Lutero e della Riforma, attaccati dalla Restaurazione come primo grado <strong>di</strong> una degenerazione che porterà<br />

all'Illuminismo e alla rivoluzione, <strong>di</strong>venta quin<strong>di</strong> operazione politica. La riflessione sul fallimento dei moti rivoluzionari del<br />

1820-21 mostra che è stata sottovalutata la capillarità del consenso ideologico su cui, tramite il cattolicesimo, poteva<br />

contare la reazione. Le istituzioni e la costituzione devono godere dell'appoggio delle masse: Hegel si pone così, rispetto<br />

alla rivoluz ione borghese, un problema analogo a quello <strong>di</strong> Gramsci rispetto alla rivoluzione proletaria. La riflessione<br />

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Losurdo, Domenico, Hegel e la Germania<br />

hegeliana sulla religione ha dunque una valenza politico-sociale: bisogna privare la reazione feudale delle sue basi<br />

ideologiche. Allo stesso modo, si capisce la critica del liberalismo che è, <strong>di</strong> fatto, affine al clericalismo nel momento in cui<br />

vede lo Stato e la comunità politica come semplice "mezzo" per <strong>di</strong>fendere i <strong>di</strong>ritti del bourgeois ,<strong>di</strong>menticando quelli del<br />

citoyen. La "<strong>di</strong>vinizzazione dello Sta to" non è allora una resa <strong>di</strong> fronte alla Restaurazione, ma l'esatto opposto,<br />

costituendo un'esaltazione della mondanità e politicità dell'uomo quando la Restaurazione mira, semmai, a un ra<strong>di</strong>cale<br />

ri<strong>di</strong>mensionamento dello Stato stesso.<br />

Anche la celebrazione <strong>di</strong> Federico II, lungi dal dover essere interpretata (come vuole Lukács) come una compromissione<br />

con la Prussia <strong>degli</strong> Hohenzollern, va collocata all'interno <strong>di</strong> quel processo <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione nazionale agli<br />

antipo<strong>di</strong> dello spirito della Restaurazione. Il fatto storicamente progressivo da prendere in considerazione è che<br />

l'assolutismo ha sconfitto la nobiltà come centro autonomo e separato <strong>di</strong> potere. La Rivoluzione francese è il punto più<br />

alto <strong>di</strong> un processo antifeudale che comincia con l'assolutismo e il <strong>di</strong>spotismo illuminato, che apre la strada allo Stato<br />

moderno.<br />

Dopo il Protestantesimo e l'Illuminismo, il terzo momento <strong>di</strong> traduzione in chiave nazionale dello sviluppo storico<br />

moderno è costituito dalla filosofia idealistica. Nella lotta cont ro restauratori e teutomani, Hegel riba<strong>di</strong>sce il parallelismo<br />

tra Rivoluzione francese e idealismo tedesco: è la stessa libertà che ha avuto espressione teorica in Germania e pratica<br />

in Francia. Il richiamo alla filosofia è quin<strong>di</strong> un richiamo politico, in cui la filosofia come scienza della libertà pone a<br />

fondamento dello Stato i principi universali del <strong>di</strong>ritto contro le particolarità della tra<strong>di</strong>zione feudale. Ecco allora che la<br />

rivalutazione della Prussia non è un accomodamento con la Restaurazione, ma costituisce il riferimento a un paese<br />

capace <strong>di</strong> realizzare in modo pacifico le idee della Rivoluzione francese.<br />

All'interno dell'idealismo tedesco, il giovane Hegel è il primo a porsi il problema della questione nazionale come<br />

questione non sacrificabile, nep pure in nome della rivoluzione (Fichte), all'espansionismo francese. La riscossa<br />

nazionale, d'altro canto, non giustificherà mai le posizioni antirivoluzionarie e antifrancesi, in quanto la Germania può<br />

costituirsi in Stato nazionale unitario solo facendo suo lo sviluppo borghese moderno. Il Termidoro e il 18 Brumaio sono i<br />

punti <strong>di</strong> riferimento da far valere contro le posizioni giacobine o me<strong>di</strong>evaleggianti. Ora, le vittorie francesi si basano su<br />

necessità storiche oggettive e la Germania è sconfitta perché soffocata da istituzioni storicamente superate, ma ciò non<br />

comporta mai l'accettazione da parte <strong>di</strong> Hegel dell'occupazione napoleonica. A Berlino, Hegel formula fra l'altro una<br />

teoria della guerra <strong>di</strong> liberazione nazionale come <strong>di</strong>ritto all'insurrezione da pa rte <strong>di</strong> una nazione oppressa e la famosa<br />

condanna hegeliana dell'ideale della pace perpetua si basa sulla riven<strong>di</strong>cazione della legittimità e necessità della guerra<br />

d'in<strong>di</strong>pendenza nazionale e si pone esplicitamente in contrad<strong>di</strong>zione con l'ideale <strong>di</strong> mantenimento dell'or<strong>di</strong>ne e della<br />

pace propugnato dalla Santa Alleanza.<br />

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Losurdo, Domenico, Hegel e la Germania<br />

Riduttiva è la contrapposizione fra liberali e restauratori, poiché non tiene conto che il movimento <strong>di</strong> opposizione alla<br />

Restaurazione è <strong>di</strong>viso in due partiti: quello teutomane e romantico <strong>di</strong> F ries, maggioritario, e quello "filosofico" <strong>di</strong> Hegel.<br />

Il problema è che, in un paese politicamente <strong>di</strong>viso e privo <strong>di</strong> una borghesia sviluppata, l'unità della nazione tedesca<br />

finisce per essere in<strong>di</strong>viduata irrigidendo in chiave naturalistica e metafisica la c ontrapposizione tra Francia e Germania,<br />

portando i teutomani a <strong>di</strong>ventare, secondo Hegel, i fautori <strong>di</strong> un'ideologia conservatrice con molti punti <strong>di</strong> contatto con<br />

quella restauratrice del "partito" <strong>di</strong> Metternich e della Restaurazione. Sono allora da conside rarsi più progressisti alcuni<br />

settori dell'apparato statale legati alla tra<strong>di</strong>zione illuministica e riformatrice, piuttosto <strong>degli</strong> esponenti <strong>di</strong> un'opposizione <strong>di</strong><br />

massa, ma guidata da un'ideologia irrazionalistica e reazionaria.<br />

Losurdo, soffermandosi sulla celebre identificazione <strong>di</strong> razionale e reale, mostra come questa in realtà costituisca una<br />

celebrazione del mondo politico moderno nato dalla Rivoluzione francese. È un appello contro l'atteggiamento<br />

rinunciatario dell'ideologia della Restaurazione che, negando qualsiasi rapportabilità del reale all'ideale, porta alla<br />

condanna <strong>di</strong> qualsivoglia tentativo <strong>di</strong> trasformazione mondano e politico. "Come la libertà si pu ò realizzare solo come<br />

Stato (...) così la razionalità può essere vera solo come realtà; ma ciò non significa giustificare ogni Stato e ogni<br />

esistenza particolare, ma solo riba<strong>di</strong>re la <strong>di</strong>mensione mondana e politica <strong>di</strong> ogni autentica razionalità e libertà; l'autentica<br />

libertà non è mai semplice coscienza privata, ma comunità politica, e la razionalità non è semplice dover essere,<br />

aspirazione soggettiva, ma Wirklicheit" (p. 395). Il mondo politico dev'essere valutato a partire dalle contrad<strong>di</strong>zioni<br />

oggettive e gli ideali non si valutano a partire dall'eccellenza delle proprie intenzioni, ma sulla capacità <strong>di</strong> incidere in<br />

concreto sul reale. Quello <strong>di</strong> Hegel è uno sforzo volto a educare i tedeschi all'azione politica, <strong>di</strong>fendendo le conquiste del<br />

mondo moderno nei confronti <strong>di</strong> una concezione reazionaria (restauratrice e teutomane) dominante, volta a <strong>di</strong>struggere<br />

la visione della storia come progresso.<br />

Complesso l'atteggiamento <strong>di</strong> Hegel nei confronti dei moti del 1830: se alla Rivoluzione <strong>di</strong> Luglio in Francia, pur dopo<br />

alcune esitazioni, riconosce piena legittimità storica, non altrettanto si può <strong>di</strong>re per la rivolu zione del Belgio cattolico<br />

contro l'Olanda protestante. "Il filosofo che, sulla base <strong>degli</strong> sconvolgimenti della Rivoluzione francese e dell'età<br />

napoleonica, aveva teorizzato la <strong>di</strong>alettica (... ) dopo la conclusione <strong>di</strong> tale periodo aveva elaborato uno schema e<br />

evoluzionistico e gradualistico in cui non sembrava esserci più posto per le categorie, pur centrali nella sua Logica come<br />

nella sua visione della storia, della contrad<strong>di</strong>zioni e del salto qualitativo" (p. 515). Dopo il Congresso <strong>di</strong> Vienna, Hegel<br />

pensa a u na <strong>di</strong>ffusione graduale e pacifica delle istituzioni liberali e ritiene avviata a soluzione la questione nazionale.<br />

Tutto ciò non ha però nulla a che spartire con una sua presunta involuzione politica o con un <strong>di</strong>stacco dagli ideali della<br />

Rivoluzione francese, in quanto i moti in Belgio sono condannati perché, erroneamente, assimilati all'eversione clericale<br />

vandeana.<br />

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Losurdo, Domenico, Hegel e la Germania<br />

Losurdo ricostruisce infine le alterne fortune che la politica culturale <strong>di</strong> Hegel conoscerà dopo la morte del filosofo. Se,<br />

dopo la Rivoluzione <strong>di</strong> Luglio, tutti i momenti della ritrascrizione in chiave nazionale della storia della libertà <strong>di</strong>ventano<br />

punto <strong>di</strong> riferimento per una parte significativa del movimento liberale, nel 1840 le cose cambiano con la salita al trono<br />

del "teutomane" Federico Guglielmo IV e ancor più col fallimento del Quarantotto: la <strong>di</strong>alettica hegeliana, vista come<br />

oggettivismo finalistico incapace <strong>di</strong> suscitare il sentimento dell'in<strong>di</strong>pendenza nazionale, viene condannata proprio a<br />

partire dalla questione nazionale. Lo sviluppo d el movimento liberal-nazionale, che si appoggia alla <strong>di</strong>nastia e<br />

all'esercito prussiano, chiede che si facciano i conti con il filosofo che ammira la Rivoluzione francese e Napoleone. Il<br />

partito liberal-nazionale incarna l'abbandono da parte della borghesia post-quarantottesca <strong>di</strong> ogni ideale democratico e<br />

rivoluzionario, nonché l'alleanza con la reazione feudale. L'influenza <strong>di</strong> Hegel, parallelamente allo sviluppo dello<br />

sciovinismo culturale e politico, è ormai nulla. Con la guerra franco-prussiana e il completamento dell'unificazione<br />

nazionale, sotto l'egemonia <strong>degli</strong> Junker e <strong>di</strong> una borghesia che manifesta già le sue tendenze imperialistiche, Hegel è<br />

ormai condannato sia in Francia, come esemplare dello sciovinismo tedesco, che in Germania come antipatriottico e<br />

filonapoleonico. Solo Marx ed Engels lo rivalutano, definendo il movimento operaio erede della filosofia classica tedesca.<br />

Con la prima guerra mon<strong>di</strong>ale si sviluppa una linea <strong>di</strong> interpretazione dello sviluppo culturale e politico tedesco che vede<br />

lo sciovinismo procedere con la "<strong>di</strong>vinizzazione dello Stato" attribuita a Hegel. Nel dopoguerra, la socialdemocrazia<br />

tedesca cerca <strong>di</strong> far riferimento al Kant della "pace perpetua", anche in contrapposizione alla violenza dei bolscevichi<br />

prigionieri, secondo Ber nstein, della <strong>di</strong>alettica hegeliana. Col nazismo, la polemica antistatalistica e antiegualitaria <strong>di</strong><br />

Hitler è in evidente antitesi col pensiero hegeliano sullo Stato e nel fascismo, al<strong>di</strong>là dell'apparente somiglianza con<br />

Hegel, lo Stato <strong>di</strong> Gentile è in realtà la comunità organica del romanticismo cattolico. Del darwinismo sociale Hegel è un<br />

critico ante litteram : la natura per lui è tutt'altro che un modello e inoltre la categoria hegeliana <strong>di</strong> "contrad<strong>di</strong>zione<br />

oggettiva" è una critica anticipata dell'organicism o nazista che addebita le contrad<strong>di</strong>zioni e i conflitti sociali ad agenti<br />

patogeni esterni: gli ebrei. Tutto ciò non è compreso da Popper, impegnato a in<strong>di</strong>viduare un'erronea continuità tra<br />

movimento nazionale e nazismo, che non si avvede come la reazione alla Rivoluzione francese si svolga all'insegna <strong>di</strong><br />

quel nominalismo che col nazismo raggiungerà il suo trionfo. La riven<strong>di</strong>cazione dei <strong>di</strong>ritti dell'in<strong>di</strong>viduo presuppone una<br />

definizione universale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduo e <strong>di</strong> uomo come in Hegel. Concetto universale che viene <strong>di</strong>strutto dal nazismo. Sono<br />

in realtà razzismo e nazismo a essere, come Popper che parla <strong>di</strong> lotta eterna fra società aperte e chiuse, antistoricistici.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Parte prima: Alla ricerca del libro nazionale (I. Alla ricerca del libro nazionale)<br />

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Losurdo, Domenico, Hegel e la Germania<br />

Parte seconda: La "politica culturale" <strong>di</strong> Hegel a Berlino (II. Lutero come ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> lotta contro la Restaurazione; III.<br />

L'immagine <strong>di</strong> Federico II da Jena a Berlino; IV. Filosofia e poesia classica tedesca; V. La Prussia erede della Francia<br />

rivoluzionaria?)<br />

Parte terza: Lotta politica e <strong>di</strong>battito filosofico tra occupazione napoleonica e Rivoluzione <strong>di</strong> Luglio (VI. Hegel,<br />

l'espansionismo napoleonico e la questione nazionale tedesca; VII. Il "partito" <strong>di</strong> Schmalz, il "partito" <strong>di</strong> Hegel e il<br />

"partito" <strong>di</strong> Fries e Schleiermacher)<br />

Parte quarta: La prosa della realtà, la poesia del dover essere e la consolazione della natura (VIII. Il romantico, il filisteo<br />

e lo Stato; IX. Decadenza del mondo moderno?; X. L'"ipocondria" come malattia nazionale tedesca)<br />

Parte quinta: Hegel, i teutomani e la crisi internazionale del 1830 (XI. Hegel, i teutomani e la crisi internazionale del<br />

1830)<br />

Parte sesta: Sviluppo e crisi della "politica culturale" <strong>di</strong> Hegel (XII. Lo sviluppo del "partito" hegeliano dopo la Rivoluzione<br />

<strong>di</strong> Luglio; XIII. La questione nazionale, la scuola e l'immagine <strong>di</strong> Hegel)<br />

Parte settima: La catastrofe della Germania e l'immagine <strong>di</strong> Hegel (XIV. La catastrofe della Germania e l'immagine <strong>di</strong><br />

Hegel)<br />

L'autore<br />

Domenico Losurdo (Sannicandro, <strong>Bari</strong>, 1941) è or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Storia della filosofia presso l'<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> Urbino.<br />

Fra i suoi numerosi lavori, molti dei quali tradotti in più lingue, ricor<strong>di</strong>amo: Autocensura e compromesso nel pensiero<br />

politico <strong>di</strong> Kant, Bibliopolis, Napoli 1983; Tra Hegel e Bimarck: la rivo luzione del 1848 e la crisi della cultura tedesca,<br />

E<strong>di</strong>tori Riuniti, Roma 1983; La comunità, la morte, l'Occidente: Heidegger e l'ideologia della guerra , Bollati Boringhieri,<br />

Torino 1991; Hegel e la libertà dei moderni, E<strong>di</strong>tori Riuniti, Roma 1992; Democrazia o bonapartismo: trionfo e<br />

decadenza del suffragio universale, Bollati Boringhieri, Torino 1993; Marx e il bilancio storico del Novecento, Bibliotheca,<br />

Gaeta 1993; La seconda Repubblica: libersimo, federalismo, postfascismo, Bollati Boringhieri, Torino 1994, Antonio<br />

Gramsci dal liberalismo al comunismo critico, Gamberetti, Roma 1997; Nietzsche. Per una biografia politica,<br />

Manifestolibri, Roma 1997; Dai fratelli Spaventa a Gramsci: per una storia politico-sociale della fortuna <strong>di</strong> Hegel in Italia,<br />

La città del sole, Napoli 1997; Il peccato originale del Novecento, Laterza, Roma-<strong>Bari</strong> 1998; Il revisionismo storico:<br />

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Losurdo, Domenico, Hegel e la Germania<br />

problemi e miti, Laterza, Roma-<strong>Bari</strong> 1998.<br />

Links<br />

http://www.hegel-institut.de/ (Istituto Hegel <strong>di</strong> Berlino)<br />

http://www.hegel-gesellschaft.de/ (Società Internazionale Hegeliana)<br />

http://www.emsf.rai.it/biografie/anagrafico.asp?d=222 (Rai Educational pagina de<strong>di</strong>cata a Losurdo)<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche


Pasqualotto, Giangiorgio, Yohaku. Forme <strong>di</strong> ascesi nell'esperienza orientale<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Pasqualotto, Giangiorgio, Yohaku. Forme <strong>di</strong> ascesi nell'esperienza orientale<br />

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Pasqualotto, Giangiorgio, Yohaku. Forme <strong>di</strong> ascesi nell'esperienza orientale<br />

Padova, Esedra, 2002 (II), pp. 161, Euro 11,36, ISBN 88-86413-52-1.<br />

Recensione <strong>di</strong> Stefano Monetti - 26/06/<strong>2003</strong><br />

Estetica, Filosofia orientale<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore<br />

Con quest'ultimo libro, Giangiorgio Pasqualotto <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> aver affinato ulteriormente le sue capacità <strong>di</strong> maestro del<br />

pensiero orientale. La mirabile sintesi <strong>di</strong> questo volume è il risultato <strong>di</strong> un "equilibrio zen", che l'Autore riesce a<br />

mantenere fra uno stile semplice, piano e coinvolgente e l'esigenza <strong>di</strong> esplici tare i fondamenti <strong>di</strong> una filosofia complessa<br />

come quella orientale. Una sintesi esemplare, che produce uno scritto <strong>di</strong>dattico e stimolante, ma nel contempo dal<br />

grande impatto speculativo, adatto al lettore interessato o anche solo incuriosito da un modo <strong>di</strong> pensare, un'etica,<br />

un'estetica che ci appartengono, anche semplicemente come alterità con cui misurarsi. Dopo il passaggio teoretico de Il<br />

tao della filosofia (la seconda e<strong>di</strong>zione è comparsa presso Il Saggiatore nel 1997), dove Pasqualotto definiva molteplici<br />

analogie fra pensatori occidentali e orientali, questo Yohaku si rivolge principalmente all'arte orientale e ai suoi<br />

presupposti morali, filosofici e religiosi. Il lavoro <strong>di</strong> conversione-traduzione è sempre necessario, per spiegare al lettore<br />

occidentale, ad esempio, la Weltanschaaung presupposta dall'architettura giapponese, ma il gesto interpretativo è<br />

ridotto allo stretto necessario. L'intento dell'Autore, soprattutto in quest'opera, è proprio quello <strong>di</strong> smettere per quanto<br />

possibile le categorie filos ofiche occidentali, per rispettare l'alterità del pensiero orientale, facendone emergere<br />

l'originario spessore teorico. Operazione impossibile, forse legata a un double bind: tradurre senza fagocitare, senza<br />

ricondurre a sé. Ma non bisogna ingannarsi: questo è ancora un modo occidentale <strong>di</strong> pensare il problema, che lo<br />

ipostatizza bloccandolo in una contrad<strong>di</strong>zione insuperabile, da pacificare con la <strong>di</strong>alettica o con l 'etica aristotelica del<br />

giusto mezzo. In realtà, l'immersione a Oriente <strong>di</strong> Pasqualotto riesce felicemente: la contrad<strong>di</strong>zione è superata dal<br />

sincero interesse dello stu<strong>di</strong>oso e dall'abilità del teorico non chiuso nella rigi<strong>di</strong>t à accademica.<br />

Yohaku, innanzitutto: significa "spazio vuoto", "margine", è una tonalità etica fondamentale dell'estetica giapponese. è la<br />

riduzione al minimo del mezzo espressivo, una sorta <strong>di</strong> pudore nell'utilizzo della forma artistica, che mantiene però<br />

un'elevata efficacia simbolica. Semplicità e potenza <strong>di</strong> configurazione si implicano reciprocamente e investono sia<br />

l'ambito artistico (i giar<strong>di</strong>ni secchi, il teatro No , le composizioni floreali dell'ikebana, le poesie haiku) che il rapporto con<br />

la natura, arrivando a metaforizzare l'intero stile <strong>di</strong> vita orientale. Lo Yohaku implica il ri<strong>di</strong>mensionamento dell'autorità<br />

dell'artista rispetto a un'intensificazione dell'attenzione alla natura dell'oggetto artistico, al tempo e allo spazio che questo<br />

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Pasqualotto, Giangiorgio, Yohaku. Forme <strong>di</strong> ascesi nell'esperienza orientale<br />

marca. Un onesto vasaio orientale non si presterebbe alla fretta <strong>di</strong> un cliente, poiché consapevole che un vaso ha<br />

anzitutto un intrinseco tempo <strong>di</strong> fabbricazione che lui non può mo<strong>di</strong>ficare.<br />

Una relazione fra artista e opera evidente nel bonsai, una tecnica scultorea, del "levare", dove però la materia da<br />

modellare non è inerte ma vivente, e perciò esige un'interazione reciproca: l'artista deve assecondare la crescita della<br />

pianta, me<strong>di</strong>andola con il proprio intento creativo, nell'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un'arte sempre in <strong>di</strong>venire, mai assegnata a una forma<br />

definitiva: " Nel bonsai si assiste ad una creazione continua, o, per meglio <strong>di</strong>re, ad una cura costante, attenta a<br />

realizzare un'idea <strong>di</strong> forma che sta nella mente dell'artista, ma rispettando i mo<strong>di</strong> e i tempi nei quali la pianta stessa si dà<br />

le proprie forme. Nel bonsai, se non si rispetta questa regola, il fallimento è assicurato" (p. 87). Un esempio <strong>di</strong> quella<br />

"alchimia <strong>degli</strong> estremi" (un titolo <strong>di</strong> Ferruccio Masini) così <strong>di</strong>fficoltosa per il pensiero d'occidente quanto spontanea,<br />

imme<strong>di</strong>atamente realizzata, nella <strong>di</strong>alettica orientale.<br />

Un'etica della me<strong>di</strong>azione, dell'equilibrio nell'oscillazione, dello "stare tra", <strong>di</strong>sciplina dei contrari, quella orientale, che<br />

emerge con chiarezza nell'investimento significante che l'architettura giapponese riserva agli spazi <strong>di</strong> passaggio, le<br />

soglie, le porte e le verande, o alla sacralità attribuita ai luoghi <strong>di</strong> confine tra montagna, pianura e mare, là dove la<br />

religione Shintoinsegna che, al cambio delle stagioni, gli spiriti-dei possono comparire. Limite qui non significa<br />

negazione, chiusura, conflitto <strong>di</strong> forze, ma compenetrazione, scambio, scintilla che provoca l'evento. Lo sfondo filosofico<br />

è in una duplice prospettiva <strong>di</strong> celebrazione della natura: come tutto onnicomprendente (nel bud<strong>di</strong>smo zen) o come serie<br />

<strong>di</strong> singole manifestazioni (nella religione Shinto). Il pensiero orientale è in grado <strong>di</strong> conferire <strong>di</strong>gnità rituale a ogni minimo<br />

gesto, trasfigurandone il tratto <strong>di</strong> mera operatività meccanica. Come accade nella pratica della calligrafia: la<br />

compresenza <strong>di</strong> elementi fonetici e ideografici nella scrittura pre<strong>di</strong>spone la ragione <strong>di</strong> stili calligrafici, avvicinando<br />

scrittura e pittura in una <strong>di</strong>sciplina dell'armonia.<br />

Il libro <strong>di</strong> Pasqualotto è ricco <strong>di</strong> ulteriori aree tematiche, esamina la villa imperiale <strong>di</strong> Katsura, ma anche poeti, pittori,<br />

montagne e immagini sacre, in un percorso affascinante e originale.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

I: Avanguar<strong>di</strong>a e tra<strong>di</strong>zione tra Oriente e Occidente<br />

II: La potenza del vuoto: shunya e kénosis<br />

III: Corpo e natura in Oriente<br />

IV: Idea e ascesi della montagna nelle culture orientali<br />

V: Aspetti dell'estetica tra<strong>di</strong>zionale giapponese<br />

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Pasqualotto, Giangiorgio, Yohaku. Forme <strong>di</strong> ascesi nell'esperienza orientale<br />

VI: Forme del vuoto nell'architettura tra<strong>di</strong>zionale giapponese<br />

VII: Bonsai come Bildung<br />

VIII: Shodo: la via della scrittura<br />

IX: Tempo e spazio in alcune esperienze poetiche orientali<br />

Illustrazioni<br />

L'autore<br />

Giangiorgio Pasqualotto è professore <strong>di</strong> Storia della Filosofia presso l'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Padova e <strong>di</strong> Filosofia delle culture al<br />

Master <strong>di</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> Interculturali. Tra le sue prime pubblicazioni: Teoria come utopia: stu<strong>di</strong> sulla Scuola <strong>di</strong> Francoforte<br />

(Verona 1974), Saggi <strong>di</strong> critica (Padova 1981), Saggi su Nietzsche (Milano 1998). Da alcuni anni il suo interesse si è<br />

rivolto alle culture orientali, sulle quali ha pubblicato: Il tao della filosofia (Milano 1997), Illuminismo e illuminazione<br />

(Roma 1997), Estetica del vuoto(Venezia 2002), Il buddhismo (Milano <strong>2003</strong>), East & West. Identità e <strong>di</strong>alogo<br />

interculturale (Venezia <strong>2003</strong>).<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche


Schmitt, Carl, Terra e mare<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Schmitt, Carl, Terra e mare. Una riflessione sulla storia del mondo<br />

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Schmitt, Carl, Terra e mare<br />

Milano, Adelphi, <strong>2003</strong>, pp. 149, Euro 9,00, ISBN 88-459-1743-6<br />

[Ed. or.: Land und Meer. Eine weltgeschichtliche Betrachtung, Cletta-Cotta, J.G. Cotta'sche,<br />

Buchhandlung Nachfolger Gmbh, Stuttgart 1954. Trad. it. <strong>di</strong> G. Gurisatti]<br />

Recensione <strong>di</strong> Domenico Turco - 26/05/<strong>2003</strong><br />

Filosofia politica (geopolitica), Filosofia teoretica (filosofia della storia)<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore - links<br />

Terra e mare rappresenta uno dei più rilevanti tentativi contemporanei <strong>di</strong> trovare una chiave d'intesa alternativa per la<br />

storia del mondo, in questo caso la <strong>di</strong>alettica tra terra e mare, interna alla strutturazione geopolitica del globo terrestre e<br />

simboleggiata dalla lotta tra le figure antagoniste del Behemot (allegoria della Terra) e del Leviatano (allegoria del Mare),<br />

due mitici mostri presenti nell'Antico Testamento, che qui in<strong>di</strong>viduano la <strong>di</strong>fferenza reale e concreta <strong>di</strong> civiltà statali<br />

ra<strong>di</strong>cate nella terra o tese alla conquista del mare. Schmitt delinea una concezione dualistica per spiegare l'assetto<br />

politico mon<strong>di</strong>ale, strutturata in base ad una bipartizione tra civiltà <strong>di</strong> terra, o continentali, protese verso l'interno e quasi<br />

del tutto prive <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni marinare, come per es. il Sacro Romano Impero Germanico, e civiltà <strong>di</strong> mare, che hanno visto<br />

nel mare più una risorsa e una possibilità <strong>di</strong> sviluppo che un rischio, come l'antica Atene o l'Inghilterra elisabettiana.<br />

La tensione <strong>di</strong>namica tra Terra e Mare è comunque soltanto il punto d'avvio <strong>di</strong> una riflessione che si definisce e si<br />

precisa sul ruolo della conquista del mare sulla storia universale, me<strong>di</strong>ante lo sviluppo dell'arte nautica e la scoperta <strong>di</strong><br />

nuovi mari e nuove terre, scoperta che ha avuto sempre notevoli ripercussioni sulla struttura morfologica del Nomos<br />

della Terra (Nomos der Erde), ovvero il tipo <strong>di</strong> assetto giuri<strong>di</strong>co e politico generale dell'intero pianeta. Terra e mare rivela<br />

la tentazione schmittiana <strong>di</strong> concepire la geopolitica al <strong>di</strong> fuori della tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>alettica tra gli Stati, contemplata nella<br />

sua teoria dei Gran<strong>di</strong> Spazi (Grossraum), che vanno intesi come raggruppamenti territoriali più vasti delle singole entità<br />

statuali. Infatti, per Schmitt lo schema dello stato-nazione è insufficiente a spiegare fenomeni che solo nella loro<br />

correlazione con la storia del conflitto tra civiltà acquistano un significato pieno e profondo.<br />

L'opera esemplifica con rigore <strong>di</strong>vulgativo gli episo<strong>di</strong> più significativi in cui la scoperta <strong>di</strong> nuove terre e nuovi mari ha<br />

influito sulla vita dei popoli e delle istituzioni, soprattutto in merito alle potenze coloniali dell'Età Moderna, come<br />

Portogallo, Olanda, e soprattutto la Gran Bretagna, prototipo <strong>di</strong> ogni talassocrazia (dominio del mare) che presenta<br />

caratteri peculiari, come una concezione politica più aperta a istanze liberali e una economia basata sul libero mercato<br />

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Schmitt, Carl, Terra e mare<br />

(liberismo). Dopo l'acqua come realtà coinvolta nella rivoluzione spaziale <strong>di</strong> Età moderna, Schmitt pone l'accento su altri<br />

elementi, come l'aria, elemento in<strong>di</strong>spensabile per l'aeronautica e le telecomunicazioni, e il fuoco prodotto dai motori,<br />

rievocando la filosofia <strong>di</strong> Empedocle e la teoria delle quattro ra<strong>di</strong>ci dell'essere, schema ripreso e ampliato da Aristotele,<br />

che aggiunse l'etere, la mitica sostanza circondante le sfere. Schmitt consegna al futuro una riflessione importante sulla<br />

storia del mondo e sulla rivoluzione spaziale che è stata capace <strong>di</strong> trasformare l'organizzazione politica del globo, con un<br />

piglio estremamente originale, che supera la classica identificazione tra terra e potere per rivolgere le sue attenzioni alla<br />

più fluida e <strong>di</strong>namica <strong>di</strong>mensione del mare.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Primo sguardo su terra e mare<br />

Che cos'è un elemento?<br />

La terra contro il mare<br />

Dalla costa nell'oceano<br />

Elogio della balena e del baleniere<br />

Dal remo alla vela<br />

Pirati e schiumatori del mare<br />

Storia <strong>di</strong> Lady Killigrew<br />

L'Inghilterra erede delle imprese marinare europee<br />

Che cos'è una rivoluzione spaziale?<br />

Tre esempi nella storia del mondo<br />

La prima rivoluzione spaziale planetaria<br />

La conquista europea del Nuovo Mondo<br />

La lotta fra i conquistatori<br />

Terra e mare nella guerra <strong>di</strong> religione<br />

Conquista britannica del mare<br />

e separazione fra terra e mare<br />

Mutamento della natura <strong>di</strong> isola<br />

Dal pesce alla macchina<br />

L' "isola maggiore" <strong>di</strong> Mahan<br />

Il nuovo sta<strong>di</strong>o della rivoluzione spaziale planetaria<br />

Nota<br />

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Schmitt, Carl, Terra e mare<br />

Il potere <strong>degli</strong> elementi <strong>di</strong> Franco Volpi<br />

L'autore<br />

Carl Schmitt ((Plettenberg 1888-1985), filosofo del <strong>di</strong>ritto e politologo tedesco. Critico del positivismo giuri<strong>di</strong>co, elaborò<br />

un sistema alternativo fondato sulla decisione. Tra le sue moltissime opere, ricor<strong>di</strong>amo: Il concetto del politico (1927); Il<br />

Nomos della Terra (1950).<br />

Links<br />

www.kwlibri.kataweb.it/filosofia/filosofia_231202.shtml<br />

dex1.tsd.unifi.it/juragentium/it/index.htm<br />

www.ilbolero<strong>di</strong>ravel.org/filosofia/junger/jungerSchmitt.htm<br />

www.geocities.com/fylosofya/schmitt.htm<br />

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche


Todes, Samuel, Body and World<br />

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n. 2 - <strong>novembre</strong> <strong>2003</strong><br />

Abbagnano, Dizionario <strong>di</strong> filosofia<br />

Anders, L'uomo è antiquato<br />

Canali, Pani, Emozioni e malattia<br />

De Kerckhove, La conquista del tempo<br />

Djebbar, Storia della scienza araba<br />

Gatti, Il chiaroscuro del mondo<br />

Gentili, La filosofia come genere letterario<br />

Lanternari, Ecoantropologia<br />

Losurdo, Hegel e la Germania<br />

Pasqualotto, Yohaku<br />

Schmitt, Terra e mare<br />

Todes, Body and World<br />

Torna all'in<strong>di</strong>ce del numero<br />

<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Todes, Samuel, Body and World<br />

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Todes, Samuel, Body and World<br />

Intoductions by Hubert L. Dreyfus and Piotr Hoffman, Mit Press, 2001, pp. XLVI-337, ISBN 9-<br />

780262-700825<br />

Recensione <strong>di</strong> Francesco Armezzani - 18/09/<strong>2003</strong><br />

Filosofia teoretica (fenomenologia) (gnoseologia) (ontologia)<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore<br />

L'opera qui presentata è la <strong>di</strong>ssertazione <strong>di</strong> Samuel Todes scritta a Harvard nel 1963, già pubblicata una prima volta nel<br />

1990, nella serie delle Harvard Dissertations con il titolo Human Body as Material Subject of the World. L'e<strong>di</strong>zione<br />

attuale è arricchita, nelle "Appen<strong>di</strong>ci" , dai testi ine<strong>di</strong>ti lasciati incompiuti da Todes a causa della morte prematura<br />

avvenuta nel 1994, quando era professore associato <strong>di</strong> filosofia presso la Northwestern University.<br />

La formazione filosofica <strong>di</strong> Todes risente fortemente dell'influenza <strong>di</strong> Aron Gurwitsch, conosciuto personalmente nel<br />

1955 a Cambridge (Usa). Gurwitsch, che aveva lavorato a lungo con Husserl a Friburgo: prima <strong>di</strong> recarsi negli Usa, in<br />

fuga dal nazismo, si era rifugiato a Parigi dove fino al 1940 aveva tenuto lezioni <strong>di</strong> filosofia; tra i suoi studenti c'era<br />

Maurice Merleau-Ponty. Todes, prima <strong>di</strong> incontrare Gurwitsch, aveva già conosciuto Wolfgang Köhler e, tramite suo, la<br />

psicologia della Gestalt.<br />

La <strong>di</strong>ssertaz ione <strong>di</strong> Todes risente pertanto dell'influenza della lezione fenomenologica, a partire dalla descrizione<br />

proposta da Gurwitsch del campo <strong>di</strong> coscienza elaborato dalla Gestalt, posta in relazione da Todes con il ruolo della<br />

teoria del "corpo vissuto" elabora ta da Merleau-Ponty. Anche se negli anni '60, nelle università nord-americane, questi<br />

temi erano praticamente sconosciuti, l'opera <strong>di</strong> Todes non passò inosservata o, meno ancora, venne sottostimata. A<br />

partire da allora, l'analisi del ruolo del corpo nella filosofia americana è cresciuto enormemente, fino a svolgere a<br />

tutt'oggi un ruolo <strong>di</strong> primo piano anche in altri settori, quali la psicologia, la linguistica, le scienze cognitive, l'antropologia,<br />

l'intelligenza artificiale e le neuroscienze.<br />

Queste informazioni le traiamo dalla "Prefazione" <strong>di</strong> Dreyfus, che pure fornisce una densa nota introduttiva al lavoro <strong>di</strong><br />

Todes, collocandolo al centro sia del <strong>di</strong>scorso sistematico sui temi più squisitamente gnoseologici, che al centro più in<br />

generale del <strong>di</strong>battito contemporaneo. Dreyfus ritiene infatti che l'opera <strong>di</strong> Todes, riletta oggi, consenta <strong>di</strong> comprendere a<br />

pieno la portata problematica del <strong>di</strong>battito tra Davidson e McDowell. Davidson sostiene infatti che l'unico ruolo svolto<br />

dalla percezione è quello <strong>di</strong> farci avere credenze e atteggiamenti analoghi <strong>di</strong>retti verso il mondo. McDowell, in Mind and<br />

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Todes, Samuel, Body and World<br />

World, ritiene invece che la percezione debba già possedere un contenuto concettuale. Nessuno dei due autori prova a<br />

spiegarci in che cosa consista l'oggetto della percezione e come esso entri a far parte del nostro pensiero.<br />

Il tema centrale del lavoro <strong>di</strong> Todes riguarda proprio la posizione del soggetto nel mondo e quin<strong>di</strong> il tema della<br />

percezione che, a sua volta, occupa una posizione assolutamente preminente.<br />

L'analisi <strong>di</strong> Todes parte inevitabilmente da Descartes e dai tentativi operati da Leibniz e Hume <strong>di</strong> superare il dualismo<br />

cartesiano, dando vita rispettivamente al razionalismo continentale e all'empirismo britannico.<br />

Sia in Leibniz che in Hume assistiamo, secondo Todes, a una purificazione del soggetto cartesiano. Ciò avviene<br />

attraverso un "velamento" o "nascon<strong>di</strong>mento" del corpo del soggetto. Per entrambi, il compito svolto dal soggetto<br />

consiste nel mettere or<strong>di</strong>ne nel mondo, cioè nel sistemare le rappresentazioni che il soggetto ha del mondo e che sono<br />

presenti in esso. La <strong>di</strong>visione operata da Descartes tra il soggetto e il suo corpo lascia pertanto del tutto fuori questione<br />

come le rappresentazioni siano in relazione con le sensazioni, come interno ed esterno siano in r elazione tra loro. Solo<br />

Kant, peraltro in maniera necessariamente incompleta, affronterà per primo la questione, nella deduzione delle<br />

categorie, laddove per la prima volta s'indagherà l'obiettivazione dell'esperienza sensibile. Nemmeno lui però riuscirà a<br />

mettere a fuoco il tema fondamentale, come cioè la materia sensibile entri in relazione con il senso interno. Per Todes,<br />

la risposta a questa domanda fondamentale per la genesi della conoscenza può essere data solo se si analizza il modo<br />

in cui il soggetto ha un corpo attivo. Ma è proprio questo che, per molto tempo dopo la ra<strong>di</strong>cale <strong>di</strong>visione cartesiana tra<br />

soggetto e corpo, non era stato più possibile. Il corpo attivo significa un corpo non più considerato solo come oggetto <strong>di</strong><br />

intuizioni sensibili, bensì come soggetto <strong>di</strong> movimento e pertanto esso stesso costitutivo dello spazio come luogo del<br />

movimento, dell'attività del corpo (cfr. "Appen<strong>di</strong>x 1").<br />

In Leibnz e in Hume lo spazio invece viene ridotto a concetto astratto, costruito a partire da impressioni che sono nel<br />

soggetto. E lo spazio è logicamente dedotto da una serie <strong>di</strong> punti temporali, in cui consiste la successione delle<br />

impressioni. Cos ì per Leibniz lo spazio non è reale ma semplicemente ideale, senza alcun effetto nell'orizzonte<br />

temporale interno della monade. Nell'"Interlu<strong>di</strong>o fenomenologico" , Todes riconsidera in maniera ra<strong>di</strong>cale il ruolo del<br />

corpo nel formarsi dell'esperienza del soggetto. Lo spazio viene definito come il luogo dei desideri del soggetto, riempito<br />

dai desideri, cioè dagli sforzi co mpiuti dal soggetto nell'esau<strong>di</strong>rli. Lo spazio si definisce quin<strong>di</strong> a partire dal movimento<br />

effettivo del corpo del soggetto e, ancora prima, dall'effettivo essere posto nello spazio del corpo del soggetto.<br />

L'esistenza del corpo umano capace <strong>di</strong> attività non è semplicemente necessaria perché ci sia un mondo <strong>di</strong> esperienza<br />

umana, bensì deve essere anche conosciuta affinché ci sia il mondo dell'esperienza umana. Ogni essere nello spazio<br />

del corpo attivo rende possibile il mondo come mondo-in-cui-il-corpo-si-muove e che all'azione del corpo re-agisce in<br />

risposta.<br />

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Todes, Samuel, Body and World<br />

La struttura intenzionale dell'attività del corpo fonda un mondo <strong>di</strong> oggetti da cui il soggetto si aspetta in anticipo delle<br />

reazioni adeguate alle proprie intenzioni: "La risposta che ho nei confronti <strong>di</strong> un oggetto anticipato mi rivela <strong>di</strong>rettamente,<br />

semplicemente per mezzo della sua esistenza, non solamente i movimenti autoprodotti attraverso i quali ho ottenuto la<br />

risposta, ma anche, e in maniera ugualmente imme<strong>di</strong>ata, quella cosa stessa rispetto alla qua le sono stato in grado <strong>di</strong><br />

produrre una risposta" (p.65). Per Todes, ciò non si darebbe se intendessimo l'atto intenzionale non come un atto<br />

espresso dall'essere-<strong>di</strong>retto-del-corpo, bensì come un atto della volontà , un atto intenzionale consaputo come tale da<br />

ll'agente. L'essere-in-equilibrio del corpo (<strong>di</strong>versamente dall'essere <strong>di</strong>retto della coscienza) ha successo non<br />

nell'esecuzione dell'atto, ma nella sua stessa esistenza, per mezzo della quale il corpo, per cominciare, fa conoscenza<br />

per contatto con gli ogg etti che lo circondano.<br />

"Essere in equilibrio (To be poised) significa essere in possesso <strong>di</strong> se stessi attraverso il contatto con l'ambiente<br />

circostante" (p.66): se nell'essere-in-equilibrio il corpo, entrando in contatto con il mondo circostante, <strong>di</strong>venta<br />

consapevole <strong>di</strong> se stesso, non succede così nell'atto della volontà, per cui ciò che voglio, ciò che intendo non coincide<br />

subito, talvolta non coincide affatto, con ciò che realmente ottengo.<br />

La riconosciuta imme<strong>di</strong>atezza dell'essere in equilibrio serve a Todes per controvertire le osservazioni <strong>di</strong> Hume sulla<br />

mancanza <strong>di</strong> uniformità della percezione nel processo temporale. La regolarità dell'esperienza percettiva, secondo<br />

Hume si basa sulla regolarità spazio-temporale con cui si succedono <strong>di</strong>stinte impressioni. Non c'è quin<strong>di</strong> uniformità<br />

nell'apparire: le impressioni sono atomisticamente intese come porzioni <strong>di</strong>screte e logicamente in<strong>di</strong>pendenti le une dalle<br />

altre. La determinatezza della nostra esperienza resta quin<strong>di</strong> separata dalla sua uniformità: proprio come Kant proverà a<br />

<strong>di</strong>mostrare che questa separatezza è logicamente insostenibile, Todes tenta <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare questa contrad<strong>di</strong>ttorietà su un<br />

piano non trascendentale, bensì costitutivamente primitivo, quello del corpo-attivo. Nutrire un dubbio sull'effettiva cons<br />

istenza temporale nella determinazione <strong>di</strong> un oggetto equivale a dubitare della sua effettiva consistenza sin dall'inizio.<br />

L'errore <strong>di</strong> Hume consiste quin<strong>di</strong> in una visione fisicalista della percezione che, escludendo dall'inizio ogni uniformità<br />

temporale, rende per principioimpossibile l'applicazione <strong>di</strong> forme logiche a intuizioni temporali, rendendo <strong>di</strong> fatto<br />

ingiustificabile la stessa continuità e uniformità dell'esperienza su cui basa il tema del belief.<br />

La critica <strong>di</strong> Todes a Hume e a Leibniz riguarda in m odo <strong>di</strong>verso anche Kant. Todes riconosce a Kant l'importanza<br />

enorme <strong>di</strong> aver posto la questione della conoscenza partendo dalla concretezza dei dati materiali della nostra<br />

esperienza. Gli oggetti conoscibili sono solo empirici. Cercando <strong>di</strong> tenere insieme si a gli elementi leibniziani <strong>di</strong> una<br />

conoscenza oggettiva valida universalmente, sia quelli humeani dell'ineliminabile e fondamentale base materiale della<br />

nostra esperienza, Kant trova nell'immaginazione produttiva la base a priori della sensazione e pone l'a priori sensibile<br />

nella forma, negando un apriori contenutistico-percettivo. Per Todes è qui che va incentrata la critica al filosofo <strong>di</strong><br />

Königsberg.<br />

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Todes, Samuel, Body and World<br />

Due capitoli preparano il terreno alla critica <strong>di</strong> Todes: in queste pagine vengono sviluppati gli elementi fondamentali della<br />

fenomenologia della percezione e dell'immaginazione con ricorrenti riferimenti alle Me<strong>di</strong>tazioni cartesiane <strong>di</strong> Husserl e<br />

alla Fenomenologia della percezione <strong>di</strong> Merleau-Ponty). Molto brevemente: Todes nega, contro Aristotele, l'impossibilità<br />

del darsi <strong>di</strong> un mobile che si metta in moto da solo. Lo spazio non è dato, come gi à osservato in precedenza, se non<br />

prima del movimento del corpo-attivo. Il soggetto pertanto fonda l'orizzonte in cui successivamente incontra gli oggetti.<br />

Certamente, senza l'attività originaria del soggetto nel mondo (in cui esso è posto secondo modalità del tutto affini alla<br />

"deiezione" heideggeriana) gli oggetti non sarebbero, ma il soggetto stesso si rende conto che se è lui a far venire<br />

all'essere gli oggetti incontrandoli nel mondo, il mondo <strong>degli</strong> oggetti è l'orizzonte <strong>di</strong> cui l'uomo, a sua volta, fa parte. con il<br />

movimento del soggetto si aprono nuovi orizzonti che sono sempre parte <strong>di</strong> altri orizzonti <strong>di</strong> cui il soggetto scopre la<br />

preesistenza e la continuità anche dopoil suo passaggio. Gli oggetti pertanto non vengono creati dal soggetto, bensì più<br />

propriamente scoperti. Questo prima del soggetto non è soltanto un prima logico-gnoseologico, bensì anche un prima<br />

empirico, fondato nella percezione stessa. In questo senso, percepire significa riempire l'atto vuoto del desiderio,<br />

dell'attesa o del bisogno. Il bisogno è l'atteggiamento fondamentale. Il soggetto gettato nel mondo è un soggetto <strong>di</strong><br />

bisogni, costituito dal suo essere finito e manchevole. Il bisogno è l'atteggiamento fondamentale, intrinseco all'esseredell'uomo.<br />

Il bisogno determina l'essere dell'uomo e lo spinge a muoversi per sod<strong>di</strong>sfare i propri bisogni e in questa<br />

spinta nel mondo l'uomo incontra il mondo come un insieme <strong>di</strong> orizzonti d'esperienza.<br />

L'immaginazione, al contrario, riguarda qualcosa che esiste esclusivamente nella nostra immaginazione e non nel<br />

mondo. L'unico ostacolo che l'immaginazione ha è se stessa e sembrerebbe che con riguardo a essa nulla hanno a che<br />

fare l'equilibrio e la collocazione spaziale del soggetto, che invece sono centrali nelle percezione. Percepire vuol <strong>di</strong>re<br />

relazionarsi con qualcosa che entra nel nostro campo d 'azione e agisce a sua volta su <strong>di</strong> noi. Il risultato che si viene a<br />

creare in questa relazione tra l'essere posto del soggetto e dell'oggetto è, per l'appunto, l'esperienza: "Il mettersi in<br />

equilibrio (balance) e l'essere in equilibrio (poise)sono: 1) funzioni che regolano la relazione che abbiamo con il<br />

contenuto della nostra esperienza e 2) funzioni che regolano la rela zione tra noi e il mondo della nostra esperienza" (p.<br />

140).<br />

Nell'immaginazione, queste due funzioni mantengono il loro valore anche se il mondo e il contenuto sono ora immaginati<br />

e non percepiti. Anche nell'immaginazione il soggetto resta corpo-attivo al centro del mondo e dei contenuti<br />

d'esperienza. Ora però, mentre il mondo della percezione non è mai del tutto determinato dalla percezione stessa, bensì<br />

resta determinato solo momentaneamente e limitatamente al campo percorso dal soggetto, il mondo dell'im<br />

maginazione consiste totalmente nell'immaginazione, che momento per momento viene prodotta dall'io. Viceversa, il<br />

mondo della percezione non è prodotto dall'io, ma è il risultato <strong>di</strong> una convergenza tra gli atti dell'io e gli oggetti che<br />

incontra.<br />

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Todes, Samuel, Body and World<br />

Ora, secondo Todes, ma questo è riconosciuto generalmente, in Kant l'uso dell'immaginazione è "puro", cioè del tutto<br />

separato dalla sensibilità.<br />

Lo spazio e il tempo sono le forme pure a priori <strong>di</strong> tutte le nostre rappresentazioni possibili, forme prodotte da noi in<br />

conformità con la nostra stessa natura (analogamente alle categorie) e sempre queste forme convergono con i dati della<br />

nostra ricettività totalmente passiva, dando luogo alla nostra conoscenza. Una conoscenza che solo grazie a questa<br />

convergenza può <strong>di</strong>rsi universale e necessaria conoscenza <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> fatto. Il carattere puramente intellettuale<br />

dell'immaginazione kantiana la rende una relazione a due termini, soggetto-oggetto, laddove l'analisi fenomenologica<br />

della percezione ha <strong>di</strong>mostrato come questa fosse una relazione a tre, soggetto-oggetto-mondo. Nell'immaginazione, il<br />

mondo e il soggetto coincidono, in quanto il mondo dell'immaginazione è l'immaginazione stessa. L'errore kantiano<br />

consisterebbe, secondo Todes, nel non aver preso in considerazione una terza viache consiste nel riconoscere che il<br />

soggetto e la sensazione convergono non esclusivamente tra loro, bensì anche con - e soprattutto grazie a - un terzo,<br />

cioè il mondo , che sin dall'inizio essi hanno in comune, che entrambi contiene e rende stabili. "Nell'uso della nostra<br />

immaginazione concettuale noi dobbiamo invero supporre che essa sia applicabile alla materia <strong>di</strong> fatto. Ma la<br />

giustificazione per questa supposizione non può essere trovata nel senso delle forme concettuali stesse, come può<br />

essere trovata nel senso delle forme percettive. (...) La percezione rivela l 'attuale e evidente accessibilità <strong>degli</strong> oggetti;<br />

ma i concetti rivelano solo come gli oggetti presumibilmente potrebbero essere resi accessibili a noi. Noi in qualche<br />

modo forniamo al no stro pensiero immaginativo la sicurezza della sua applicabilità alla materia; non possiamo derivare<br />

questa sicurezza dal nostro pensiero immaginativo" (p. 161). Secondo Todes, è la percezione a fornirci questa<br />

sicurezza.<br />

Solo nella prima e<strong>di</strong>zione della Critica, quella del 1781, Kant aveva posto nella deduzione soggettiva delle categorie la<br />

giustificazione della pretesa dell'intelletto <strong>di</strong> valere come sintesi del molteplice sensibile, a partire dalla sintesi dell<br />

'apprensione delle rappresentazioni.<br />

Com'è noto, nella seconda e<strong>di</strong>zione della Critica della ragion pura del 1787, la possibilità <strong>di</strong> operare sintesi viene<br />

riconosciuta solo alle categorie dell'intelletto e tutte le sintesi che nella versione del 1781 erano state analizzate nella<br />

percezione, vengono ora collocate a livello dell'immaginazione concettuale. Così nella prima e<strong>di</strong>zione la sintesi<br />

dell'apprensione aveva la funzione a priori <strong>di</strong> generare l'or<strong>di</strong>ne obiettivo dello spazio e del tempo, nella seconda invece<br />

le viene assegnata solo una funzione empirica sotto il controllo delle categorie dell'intelletto.<br />

Questa riduzione, e al contempo dogmatica imposizione, delle sole categorie intellettuali come responsabili della sintesi<br />

conoscitiva fa scivolare l'oggetto della percezione verso l'oggetto trascendentale, nella cosiddetta " soluzione regolativa".<br />

La conoscenza empirica resta sempre e solo un'approssimazione all'ideale oggetto della conoscenza completa,<br />

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Todes, Samuel, Body and World<br />

immaginativa.<br />

Todes sostiene che un'altra possibilità è data, solo se cerchiamo la sintesi della conoscenza nelle categorie percettive,<br />

fornite non da un psicologico sentimento <strong>di</strong> belief, bensì nella sintesi <strong>di</strong>namica del " corpo attivo". Il giu<strong>di</strong>zio percettivo<br />

viene quin<strong>di</strong> riformulato da Todes come un giu<strong>di</strong>zio della forma: "Sono sod<strong>di</strong>sfatto che (...) stia così". Il giu<strong>di</strong>zio<br />

percettivo in rapporto al valore <strong>di</strong> verità afferma pertanto la sod<strong>di</strong>sfazione del soggetto nel vedere che le cose lo<br />

sod<strong>di</strong>sfano, sod<strong>di</strong>sfano un suo desiderio. L'analisi fenomenologica così condotta permette a Todes <strong>di</strong> dedurre a sua<br />

volta una tavola delle "categorie-percettive" del tutto analoga a quella kantiana, così come un'alternativa tavola del nulla<br />

come "tavola del percettivo senso del 'niente' come per<strong>di</strong>ta o privazione <strong>di</strong> conoscenza" (p. 223).<br />

Una volta eliminata questa possibilità <strong>di</strong> delineare l'alternativa empirico-percettiva al dogmatismo dell'intelletto, a Kant<br />

non resta che insistere su una sintesi tra immaginazione e contenuto percettivo e su una loro ulteriore sintesi nella<br />

ragione come causa derivativa del mondo dell'esperienza. Così, nella Dialetticala percezione prende la sua rivincita<br />

imponenedo al tema dell'unità dell'esperienza l'irrisolvibile problematicità del rapporto tra dato percettivo singolo e<br />

totalità dell'esperienza.<br />

Todes però non legge le <strong>di</strong>fficoltà kantiane come segno <strong>di</strong> una scrittura in più fasi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse ipotesi prese in<br />

considerazione nel farsi <strong>di</strong> un pensiero in progress, tesi considerata, tra gli altri insigni interpreti, da Kemp Smith. Per<br />

Todes la critica kantiana parte da un falso <strong>di</strong>lemma, il <strong>di</strong>lemma delle tra<strong>di</strong>zioni razionalistico-leibniziana e empiristicohumeana<br />

e per tutta la sua stesura il suo pensiero è come 'perseguitato' dal tema della percezione. Proprio questo<br />

tormentato rapporto rende ragione del suo imponente anche se fallimentare tentativo <strong>di</strong> soluzione, rendendo così<br />

finalmente visibile una terza via, alternativa, presa in considerazione nella prima critica e poi non più compiutamente<br />

elaborata.<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Foreword, Hubert L. Dreyfus<br />

Introduction I: Todes's Account of Nonconceptual Perceptual Knowledge and Its Relation to Thought, Hubert L. Dreyfus<br />

Introduction II: How Todes Rescues Phenomenology from the Threat of Idealism, Piotr Hoffman<br />

Author's Introduction<br />

1 The Classic View of he Way the Human Subject Has His Body, and Descartes's Rejection of It (1.1 The Classic View;<br />

1.2 Descartes 's Rejection of the Classic View)<br />

2 Critique of the Resulting World-Subject of Leibniz and Hume, with an Introductory Exposition of the Thesis That the<br />

Human Body Is The Material Subject of The World(2.1 The Mitosis of Cartesian Philosophy; 2.2 A New Consensus: The<br />

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Todes, Samuel, Body and World<br />

Human Subject as Explicating the Unity of the World; 2.3 The Change in the Sense of the "Representational" Character<br />

of Expierence; 2. 4 The Human Body Veiled; 2.5 Phenomenological Interlude; 2.6 Re-consideration of Hume; 2.7<br />

Conclusion; 2.8 Transition to Chapter 3)<br />

3 Introductory Discussion of Kant's View That the Human Subject Makes the World of His Experience (3.1 The<br />

Development of Kant's Thought; 3.2 Summary of My Kant Criticism: That Kant Imaginizes Perception; 3.3<br />

Phenomenological <strong>Stu<strong>di</strong></strong>es To Be Used in Support of My Kant Criticism)<br />

4 Development of the Phenomenological of Practical Perception, as a Prelude to the Criticism That Kant Imaginizes<br />

Perception(4.0 General Statement of Problems Considered in This Chapter, and of the Conclusions To Be<br />

Demonstrated; 4.1 Defense against Aristotele's Thesis That a Self-Moved Mover Is Impossible; 4.2 The Perceptual<br />

Sense of the passage of Time: A Correlate of the Self-Activity of the Percipient; 4.3 The Perceptual World as a Field of<br />

Fields-within-Fields: The General Significance of This Fact, and the Significance of This fact, and the Significance of the<br />

Particular Order of Field-Inclusion; 4. 4 Why the Percipient Is Satisfied with the Perception of an Object; How It Fulfills<br />

His Active Body)<br />

5 The Phenomenology of Imagination, as a Final Prelude to Criticism That Kant Imaginizes Perception (5.0 Introduction:<br />

Restriction of the Topic; 5.1 The Ima ginative Transformation of Our Relation to the World; 5.2 The New Kinds of Series<br />

Possible in the World of Imagination; 5.3 The World of Imagination as a Field of Explicable Images instead of<br />

Determinable Objects; 5.4 The Imaginative Transformation of the Extent to Which the World Can Be Filled; 5.5 The<br />

Imaginative Transformation of Our Role in Contributing Significance to Our Experience)<br />

6 Development of the Thesis That the Human Body Is the Material Subject of the World, as a Critique of Kant's View<br />

That Human Subject Makes the World of His Experience(6.0 The Critique of Pure Reason in the Light of a<br />

Phenomenology of Impure Experience; 6.1 Kant's Flase Dilemma of A Priori Knowledge: How It Arises from Imaginizing<br />

the World; 6.2 The Ego, Accor<strong>di</strong>ng to Kant: Its Three Stages of Self-Evidence; 6.3 Phenomenological Criticism: Kant<br />

imaginizes the Ego; 6.4 Kant's View of Spatial Objects: Spatialization as Conceptualization; 6.5 The Missing Perceptual<br />

Stage: How is a Local Object Determinable?; 6.6 The "Common, but to Us Unknown Root" ; 6.7 Kantian Categories as<br />

Imaginative Idealizations of Perceptual Categories; 6.8 Kant's Dialectic: Perception Takes Revenge; 6.9 Summary, and<br />

Conclu<strong>di</strong>ng Remarks)<br />

General Conclusions<br />

Appen<strong>di</strong>x (I: The Subject Body in Perception and Conception: A Brief Sketch; II: Sensous Abstraction and the Abstract<br />

Sense of reality; III: Anticipatory Postscript)<br />

Notes<br />

Index<br />

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Todes, Samuel, Body and World<br />

L'autore<br />

Samuel Todes è stato professore associato <strong>di</strong> filosofia alla Northwestern University fino alla morte sopraggiunta nel<br />

1994. Il testo Body and World è basato sulla sua <strong>di</strong>ssertazione scritta nel 1963 e pubblicata nel 1990 nella serie delle<br />

<strong>di</strong>ssertazioni in filosofia <strong>di</strong> Harvard con il titolo The Human Body as Material Subject of the World.<br />

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