Comunitarismo e liberalismo - Swif - Università degli Studi di Bari

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Paolo Quaglia, Una lettura filosofica dei racconti di J.L. Borges interpretazioni che non possono far altro che tornare di nuovo a ciò che tentano di spiegare, all'Assoluto. Non è possibile uscire fuori di esso per descriverlo: "ogni prospettiva rivolta alla totalità riceve significato da essa, e questo significato può apparire terribile in quanto sta ancora sempre al di là di ogni possibile spiegazione" (pag. 17) L'Assoluto è ciò che dà significato alla ricerca dell'uomo; esso, come avverte Quaglia, "deve essere presente nell'interpretazione"; ma, bisogna aggiungere, deve pure essere già presente in colui che interpreta. Tale condizione configura il destino paradossale dell'uomo che, nel tentativo di "spiegare" la totalità in cui egli stesso è compreso, non può assumere un punto di vista esterno ad essa (il cosiddetto Punto di vista di Dio). "Quando il pensiero si sforza di mettere in luce il contenuto di questa totalità, si avvolge su se stesso e precipita nel paradosso" (pag. 19) Il pensiero che "si avvolge su stesso" ci riporta ad un altro dei simboli preferiti da Borges, il labirinto, al quale Quaglia dedica il secondo capitolo del suo saggio. La ricerca dell'Assoluto si presenta quindi come un compito esorbitante per la ragione umana; gli strumenti di questa, quelli su cui l'uomo è più disposto a fare affidamento, sono inutili ai fini della ricerca; l'Assoluto rimane muto se interrogato dal logos. E' a questo punto che la ricerca è costretta a subire una trasformazione: essa non deve essere più indagine razionale ma, più umilmente e più saggiamente, deve tramutarsi in una disposizione ad accogliere la "rivelazione" dell'Assoluto. In questo stato d'animo anche un oggetto apparentemente insignificante come una moneta, lo Zahir dell'omonimo racconto, può illuminare improvvisamente la ricerca: "Quando un oggetto diventa un simbolo" scrive Quaglia nel quarto capitolo, "racchiude in sé un'intera storia, la quale può consentirci di andare oltre la semplice apparenza con cui esso cattura la nostra attenzione. L'oggetto è però soltanto un mezzo, non sempre è necessario: ci sono degli attimi, nella vita, in cui il flusso dei pensieri si sospende e l'Assoluto si svela nella complessità del suo essere totale. Questa è l'esperienza del Mistico" (pag. 34). Ecco quindi la via d'accesso; essa è aperta solo per chi è disposto ad abbandonare l'indagine razionale: qust'ultima infatti non può procedere perché pone le domande sbagliate. L'Assoluto propriamente non va cercato; esso si svela, o per dirla con le parole di Wittgenstein, "Esso mostra sé". Citare Wittgenstein in questo contesto sembra essere un azzardo; eppure le ultime proposizioni del Tractatus sono, com'è noto, incentrate proprio sul Mistico; e anche lì si finisce con il sottolineare l'incomunicabilità dell'esperienza mistica (la celeberrima ultima proposizione del Tractatus: su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere); Il Mistico non può essere detto; non ci si può servire delle parole per dire qualcosa che è "insensato" non perchè privo di senso, ma in quanto oltre il senso. Tentare di dire l'Assoluto è addirittura inutile, come ben sa il protagonista del racconto di Borges La scrittura del Dio il quale, pur avendo ottenuto dalla visione dell'Assoluto una conoscenza illimitata, rinuncia a proferire le parole che potrebbero liberarlo dalla prigionia, dato che "chi ha scorto l'Universo non può pensare ad un uomo, alle sue meschine gioie e sventure, anche se quell'uomo è lui". Ma il tentativo di afferrare l'Assoluto non può affidarsi soltanto alla forza delle immagini spaziali: la sfera, la biblioteca, il labirinto, la moneta. L'Assoluto reclama anche una sua dimensione temporale. I personaggi di molti racconti di Borges, come Funes, Pedro Dàmian o Hladìk, vivono dentro e, allo stesso tempo, fuori dal tempo fisico; per essi il flusso temporale può sdoppiarsi, invertire direzione, sospendersi, raggrumandosi in un istante "privilegiato". L'eternità può manifestarsi solo nell'istante, pur non potendo in alcun modo http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/2001-02/quaglia.htm (3 of 5) [09/11/2005 21.21.02]
Paolo Quaglia, Una lettura filosofica dei racconti di J.L. Borges coincidere con esso. Anche qui dunque la dimensione dell'Assoluto non può non rivelarsi paradossale. Abbiamo appena citato un passo del saggio in cui Quaglia scrive che "... ci sono attimi, nella vita, in cui il flusso dei pensieri si sospende e l'Assoluto si svela..."; nel quarto capitolo, intitolato "L'istante, il passato e la memoria", l'autore passa ad analizzare più da vicino la condizione paradossale dell'istante in quanto configurazione temporale dell'Assoluto. "A prima vista" scrive Quaglia, "esso può apparire come inesistente, in quanto è continuamente eroso dal futuro che avanza e dal passato in cui immediatamente trapassa. Eppure l'istante ha una profondità che né il futuro, né il passato possono avere: esso è un'apertura verso l'Assoluto, è il punto d'incontro con l'eternità [...] Esso è il punto di passaggio in cui non vi sono né distinzione né riunione " (pag. 46). E' proprio questa condizione liminale a fare dell'istante una dimensione temporale in cui l'Assoluto può svelarsi; quest'ultimo, in quanto eterno, non può avere durata ed essere misurato dall'uomo (così come nella sua dimensione spaziale non poteva avere estensione). L'istante allora rivela la possibilità di un rapporto con l'Assoluto proprio perché "esso sembra non esistere poiché, finché non è, è futuro; quando è, è già passato " (pag. 63). I racconti di Borges, secondo l'analisi di Quaglia, ci mostrano dunque lo statuto trascendentale dell'Assoluto soprattutto attraverso le sue concretizzazioni simboliche, contraddistinte da invincibili antinomie e paradossi insolubili. Ma allora qual'è il fine che muove l'uomo verso la ricerca dell'Assoluto? "Anche se ristretta entro i limiti del ricordo" afferma Quaglia nelle ultime righe del saggio, "l'immagine dell'Assoluto conferisce all'esistenza umana una nuova dimensione, molto più profonda della precendente. Esso trasmette una ricchezza spirituale che rende l'uomo saggio" (pag. 65). Indice 1. L'Assoluto e l'Immagine; 2. Il Labirinto. 3. La Ricerca. 4. L'istante, il passato, la memoria. 5. Conclusione. L'autore Paolo Quaglia, nato ad Asti nel 1952, è autore dei seguenti saggi: Controversie dottrinali nel primo Millennio del Cristianesimo, Cavallermaggiore (CN) 1992; Contemplazione ed espressione nella filosofia di Plotino, Cuneo 1995; Lineamenti di teoria ermeneutica in A. Rosmini, Chieri (TO) 1997. Link Pagina dedicata alla Collezione Borges presso la Biblioteca dell'Università della Virginia http://www.lib.virginia.edu/speccol/colls/borges.html http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/2001-02/quaglia.htm (4 of 5) [09/11/2005 21.21.02]
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