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Comunitarismo e liberalismo - Swif - Università degli Studi di Bari

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Mario Costa, Dall'estetica dell'ornamento alla computerart<br />

I caratteri fondamentali dell'ornamento sono in<strong>di</strong>viduati dall'autore nella ripetizione del<br />

motivo e nell'imitazione dell'inorganico. Ed è a partire da tali caratteri che Costa, facendo<br />

anche ricorso in maniera intrigante al concetto freu<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> coazione a ripetere, porta a<br />

conclusione la sua tesi interpretativa: "nell'ornamento […] l'artista è soltanto la causa<br />

efficiente grazie alla quale la logica dell'inorganico si attiva e si mette in opera; esso è<br />

pertanto una manifestazione <strong>di</strong>retta dell'inorganico che si esprime qui attraverso la sua<br />

fisiologia logico-formale e attraverso la ripetizione che domina tutto il processo; ma qui, la<br />

ripetizione è, appunto, sotto il controllo del 'preconscio', cioè dell'artista che asseconda<br />

l'inorganico ma lo restituisce in modo che la 'coazione a ripetere' alla quale pur obbe<strong>di</strong>sce,<br />

cessa <strong>di</strong> svolgere un'azione solamente <strong>di</strong>sgregante e <strong>di</strong>struttiva, e viene invece vissuta, e<br />

poi fruita, in quel tipo <strong>di</strong> modalità della ripetizione che, come Freud <strong>di</strong>ce, è '<strong>di</strong> per sé fonte <strong>di</strong><br />

piacere'. È da questo punto <strong>di</strong> vista che l'ornamento può, forse, essere considerato […] una<br />

sorta <strong>di</strong> gioioso memento mori della specie" (pp. 134-135).<br />

Come <strong>di</strong>cevamo, le argomentazioni <strong>di</strong> Mario Costa annodano le riflessioni filosofiche ed<br />

estetologiche ad un'accurata ricognizione interpretativa del processo <strong>di</strong> ornamentalizzazione<br />

avvenuto nell'arte pittorica occidentale a partire dalla metà dell'Ottocento, momento in cui "la<br />

pittura si avvia in una <strong>di</strong>rezione che muove dal rifiuto <strong>di</strong> ogni illusionismo spaziale ed arriva<br />

alla piena tematizzazione della propria essenza <strong>di</strong> superficie" (p. 41). La "conquista della<br />

superficie", così come l'autore emblematicamente la definisce, l'arte pittorica la raggiunge<br />

fondamentalmente per il con<strong>di</strong>zionamento subito ad opera <strong>di</strong> due nuovi me<strong>di</strong>a allora<br />

emergenti: la fotografia e il manifesto pubblicitario. Tuttavia è attraverso il confronto e la<br />

contaminazione con quest'ultimo che la pittura inizia il suo processo <strong>di</strong> ornamentalizzazione.<br />

Costa lo ricostruisce a gran<strong>di</strong> linee in<strong>di</strong>candone i momenti cruciali: la scuola <strong>di</strong> Pont-Aven, i<br />

nabis, il "gruppo <strong>di</strong> Bloomsbury", fino alla esplicita tematizzazione, avvenuta tra gli anni '50 e<br />

'70 del Novecento, <strong>di</strong> una vera e propria arte ornamentale. Quest'ultima parte della sua<br />

ricostruzione viene a colmare una vera e propria lacuna nella storiografia artistica<br />

contemporanea: l'opera pittorica del pittore carrarese Luciano Lattanzi - eccentrica non solo<br />

rispetto al suo tempo (gli anni '50 e '60) ma anche rispetto alle opere del gruppo <strong>degli</strong><br />

schematisti (Robert Estivals, Jacques Caux) a cui egli è stato legato – l'arte ornamentale dei<br />

pittori americani Miriam Shapiro e <strong>di</strong> Robert Zakanitch, attivi a partire dagli inizi <strong>degli</strong> anni<br />

Settanta, sono i momenti emblematici <strong>di</strong> un processo che, a parere <strong>di</strong> Costa, si compie,<br />

inverandosi, nella computerart. Le immagini numeriche, infatti, sono immagini asemantiche,<br />

desoggettivate ed autoreferenziali; in esse la pulsione all'ornamento trova il suo punto <strong>di</strong><br />

arrivo: il loro splendore è manifestazione <strong>di</strong> un intelletto calcolante ormai svincolato da quella<br />

insania che è (è stato?) l'umano.<br />

Attraverso la riflessione sull'ornamento, il libro propone, come si è forse già compreso, un<br />

giu<strong>di</strong>zio teorico <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale sulla con<strong>di</strong>zione antropologica contemporanea<br />

definitivamente segnata dalla tecnoscienza. A parere <strong>di</strong> Costa anche l'arte ha da tempo<br />

subito un ra<strong>di</strong>cale mutamento. Non più luogo della verità, ad essa non sono restate che due<br />

vie da percorrere: quella che la fa arte sperimentale, luogo in cui sperimentare e prefigurare<br />

"modelli <strong>di</strong> adattamento adeguati e funzionali alle mutate con<strong>di</strong>zioni antropologiche" (M.<br />

Costa, Estetica dei me<strong>di</strong>a, Roma, 1999, p. 27), e quella che la fa tornare ad essere luogo <strong>di</strong><br />

contemplazione della bellezza, ma <strong>di</strong> quella inumana dell'inorganico, <strong>di</strong> quella estranea e<br />

autosufficiente delle immagini numeriche. Riflettere sull'ornamento significa, a suo <strong>di</strong>re,<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/2001-02/ornamento.htm (2 of 3) [09/11/2005 21.21.07]

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