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Comunitarismo e liberalismo - Swif - Università degli Studi di Bari

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Alessandro Ferrara (a cura <strong>di</strong>), <strong>Comunitarismo</strong> e <strong>liberalismo</strong><br />

<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Bari</strong> - Laboratorio <strong>di</strong> Epistemologia Informatica e Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Filosofiche<br />

Alessandro Ferrara (a cura <strong>di</strong>), <strong>Comunitarismo</strong> e <strong>liberalismo</strong>.<br />

E<strong>di</strong>tori Riuniti, Roma, 2000, pp. LX-362, 163; £. 42.000.<br />

Recensore <strong>di</strong>: Corrado Del Bo'<br />

In<strong>di</strong>ce - L'autore<br />

Non brillerebbe certo per originalità chi oggi affermasse che il <strong>di</strong>battito tra liberali e<br />

comunitari - che negli anni Ottanta ha tanto animato la filosofia politica <strong>di</strong> lingua inglese - è<br />

da tempo giunto a un punto morto e che altre sono le urgenze su cui è impegnata la teoria<br />

politica normativa. Se guar<strong>di</strong>amo la questione da questo punto <strong>di</strong> vista, <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile non<br />

pensare alla ripubblicazione <strong>di</strong> <strong>Comunitarismo</strong> e <strong>liberalismo</strong>, una raccolta <strong>di</strong> saggi a cura <strong>di</strong><br />

Alessandro Ferrara che aveva visto per la prima volta la luce otto anni fa, come a un<br />

esercizio <strong>di</strong> pura archeologia filosofica. Sarebbe però un errore considerare il volume sotto<br />

questa luce, e non solo perché la biografia intellettuale e scientifica <strong>di</strong> Ferrara non può<br />

proprio generare questo tipo <strong>di</strong> equivoci. La nuova e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un libro <strong>di</strong>venuto ormai<br />

introvabile è, infatti, soprattutto l'occasion per cercare <strong>di</strong> capire cosa <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>battito è<br />

sopravvissuto e ispira ancora oggi la riflessione filosofico-politica anglofona.<br />

Il contesto da cui emergono le critiche comunitarie ai liberali è noto: con la pubblicazione<br />

dell'opera <strong>di</strong> John Rawls A Theory of Justice (1971), il <strong>liberalismo</strong> si avviava a <strong>di</strong>venire il<br />

para<strong>di</strong>gma vincente nella filosofia politica, al punto che verso la fine <strong>degli</strong> anni Settanta,<br />

perlomeno Oltremanica e Oltreoceano, sembrava ormai impossibile negare <strong>di</strong> essere, in un<br />

qualche senso, liberali. Il <strong>di</strong>saccordo, in effetti, aveva finito per riguardare l'estensione dei<br />

poteri pubblici e l'entità; della re<strong>di</strong>stribuzione delle risorse (si pensi a Robert Nozick e al suo<br />

Anarchia, Stato e Utopia), ma non, ad esempio, la natura consensualista dell'obbligazione<br />

politica o l'adozione <strong>di</strong> una qualche versione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualismo axiologico. Agli inizi <strong>degli</strong> anni<br />

Ottanta i comunitari sparigliarono le carte in tavola: autori come Alasdair MacIntyre, Michael<br />

Sandel e Charles Taylor recuperarono una serie <strong>di</strong> suggestioni più o meno antiliberali del<br />

passato (tra<strong>di</strong>zionalismo, hegelismo, marxismo, elitismo, autoritarismo, ra<strong>di</strong>calismo) per<br />

"rifonderle [...] in una tonalità <strong>di</strong>versa all'interno della sinfonia liberale. Una tonalitàforte e<br />

insistente che accentua una costellazione <strong>di</strong> valori non-in<strong>di</strong>vidualistici con variegate<br />

sfumature <strong>di</strong> timbro, ma che in fondo non giunge mai a suggerire una rottura completa con il<br />

quadro <strong>di</strong> riferimento politico-istituzionale che le democrazie liberali hanno posto in essere<br />

negli ultimi tre secoli" (p. XII). Cosa del <strong>liberalismo</strong> in generale e del <strong>liberalismo</strong> rawlsiano in<br />

particolare non convince i comunitari? Innanzitutto, la nozione liberale <strong>di</strong> sè, che è ritenuta<br />

dai comunitari eccessivamente astratta (l'io, secondo questi autori, non può essere pensato<br />

come refrattario all'influenza del contesto storico-sociale da cui proviene); in secondo luogo,<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/2001-02/ferrara.htm (1 of 3) [09/11/2005 21.21.03]

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