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«Mi ritorni in mente». Mente distribuita e unità del soggetto∗ - Swif

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Michele Di Francesco<br />

mediato e <strong>in</strong>dubitabile, <strong>in</strong>trattengono tra loro svariate relazioni concettuali e motivazionali.<br />

Mi rendo conto che ognuna di queste caratterizzazioni, richiederebbe un discorso a<br />

sé. E non <strong>in</strong>tendo addentrarmi oltre nel camm<strong>in</strong>o <strong>del</strong>l’egologia teorica 9 . Quel che mi<br />

preme è notare la differenza tra le due nozioni di mente che abbiamo di fronte. E<br />

segnare le conseguenze <strong>del</strong>la r<strong>in</strong>uncia al punto di vista <strong>del</strong>la mente personale. Se la<br />

mente è semplicemente un aggregato di fenomeni cognitivi, allora la possibilità che<br />

essi siano esterni al soggetto biologico e parte di un patrimonio pubblicamente condiviso<br />

muta radicalmente la nostra def<strong>in</strong>izione di soggetto. La natura virtuale <strong>del</strong>l’io –<br />

per usare la term<strong>in</strong>ologia dennettiana (Dennett, 1991) – non riguarda più l’emergenza<br />

dal livello sub-personale, ma piuttosto segnala una tale distanza dalla nozione ord<strong>in</strong>aria<br />

da rendere preferibile parlare di una elim<strong>in</strong>azione <strong>del</strong> soggetto, piuttosto che di una<br />

sua ridescrizione.<br />

In quanto segue cercherò di mostrare come un simile esito si ottenga a partire dal<br />

mo<strong>del</strong>lo esternalizzato e distribuito di mente sopra descritto, prendendone <strong>in</strong> esame -<br />

a scopo illustrativo, ma gli esempi potrebbero essere molteplici - la versione proposta<br />

da David Chalmers e Andy Clark <strong>in</strong> The Extended M<strong>in</strong>d (non discuto <strong>in</strong>vece la presentazione,<br />

molto più articoloata, <strong>del</strong>l'idea di mente estesa proposta recentemente da<br />

Clark, 2003).<br />

3 Unità <strong>del</strong>la mente e irriducibilità <strong>del</strong> soggetto<br />

3.1 Dov’è la mente?<br />

Nel loro saggio Clark e Chalmers partono dalla questione «Dove si collocano i<br />

conf<strong>in</strong>i tra la mente e il mondo?» (1998, p.7). La loro tesi è che non vi è nulla di sacrosanto<br />

nel contenuto <strong>del</strong> nostro cranio che lo renda la sede unica e privilegiata dei<br />

processi cognitivi. Al contrario, sulla base di considerazioni simili a quelle che abbiamo<br />

f<strong>in</strong> qui presentato, ritengono che vi siano molti esempi <strong>del</strong>la «tendenza generale<br />

dei ragionatori umani a dipendere pesantemente dal supporto ambientale» (p. 8).<br />

Tali ragionatori effettuano «azioni epistemiche», che modificano il mondo (esterno)<br />

allo scopo di aiutare e potenziare i processi cognitivi 10 .<br />

9 La tradizione fenomenologica è qui il riferimento obbligato. Per una sua recente ripresa,<br />

attenta al confronto con la filosofia <strong>del</strong>la mente contemporanea, cfr. de Monticelli (1998,<br />

2002). Per una prima discussione <strong>del</strong> tema <strong>del</strong>l’<strong>unità</strong> <strong>del</strong>la mente cfr. Brook (2001). Per un<br />

approfondimento cfr. la pag<strong>in</strong>a Web di David Chalmers,<br />

http://jamaica.u.arizona.edu/~chalmers/biblio/1.html; § 16b (ma cfr. anche i §§. 5.12d, 6.1e,<br />

6.1g).<br />

10 A qualcuno questo discorso ricorderà tese esterniste circa il contenuto. Ma si tratta di un tipo<br />

diverso di esternismo rispetto a quello classico (<strong>del</strong>la l<strong>in</strong>ea Kripke-Putnam-Burge). Gli autori<br />

parlano di un «esternismo attivo» secondo cui la cognizione dipende da caratteristiche esterne,<br />

ma queste sono attive, concorrono attivamente al successo <strong>del</strong>la computazione. (A diffe-<br />

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