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«Mi ritorni in mente». Mente distribuita e unità del soggetto∗ - Swif

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<strong>«Mi</strong> <strong>ritorni</strong> <strong>in</strong> <strong>mente»</strong><br />

spazio fenomenologico, al sostenitore <strong>del</strong>la centralità <strong>del</strong>l’<strong>unità</strong> <strong>del</strong>la mente non resta<br />

che dubitare <strong>del</strong> perdurare <strong>del</strong>l’esistenza di un soggetto 34 .<br />

Di fatto la nostra <strong>in</strong>tuizione sembra accettare la persistenza di un io anche <strong>in</strong> presenza<br />

di una certa quantità di divisione. Questo avviene anche nella vita ord<strong>in</strong>aria<br />

(come attestano i casi di divisione <strong>del</strong>l’attenzione, di conflitto <strong>in</strong>teriore, di auto<strong>in</strong>ganno,<br />

di debolezza <strong>del</strong>la volontà). Altrettanto non problematico pare essere il giudizio<br />

circa una def<strong>in</strong>itiva disgregazione <strong>del</strong>l’io, <strong>in</strong> presenza degli esiti term<strong>in</strong>ali di patologie<br />

come la demenza o la malattia di Alzheimer. Il fatto che <strong>in</strong> altre situazioni il nostro<br />

giudizio possa essere vago e ammettere una certa gradualità non è di per sé un argomento<br />

decisivo contro la richiesta di un’<strong>unità</strong> m<strong>in</strong>imale alla base <strong>del</strong>la mente personale.<br />

Ma, soprattutto, la tesi secondo cui alla frammentazione <strong>del</strong>lo spazio fenomenologico<br />

soggettivo segue una dissoluzione <strong>del</strong>l’io e un crollo <strong>del</strong>la mente personale appare<br />

compatibile con i riscontri empirici: una forma di malattia mentale che porti il conflitto<br />

e la disgregazione <strong>in</strong>teriore al punto limite potrebbe ben essere letta come la<br />

descrizione <strong>del</strong>la f<strong>in</strong>e di una soggettività vissuta.<br />

Prima di abbandonare il nostro detour psicopatologico, notiamo come una discussione<br />

più accurata di questi temi dovrebbe probabilmente operare una coppia di dist<strong>in</strong>zioni:<br />

la prima è tra il livello (neuro)cognitivo e quello fenomenologico. La frammentazione<br />

può essere compatibile con il permanere di certe capacità cognitive (anche<br />

di alto livello, come la produzione di frammenti di l<strong>in</strong>guaggio), e nello stesso<br />

tempo suggerire il collasso di uno spazio fenomenologico <strong>in</strong>tegrato 35 . La seconda<br />

dist<strong>in</strong>zione (connessa, ma non necessariamente identica) è quella tra il livello subpersonale<br />

da cui la mente personale emerge e la mente personale stessa. In questo<br />

quadro, esistono due possibili fonti <strong>del</strong> fallimento <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tegrazione di una mente<br />

personale. Nel primo caso (per motivi biologici e/o funzionali) il danno è al livello<br />

sub-personale: è compromessa la base di emergenza di una proprietà mentalepersonale.<br />

Nel secondo esiste un conflitto tra le proprietà emergenti medesime, che si<br />

ripercuote sul buon funzionamento <strong>del</strong>la mente.<br />

5 Dalla mente cognitiva alla mente personale: emergenza o<br />

complementarità?<br />

Avviandoci alla conclusione, possiamo condensare quanto detto f<strong>in</strong>ora<br />

nell’affermazione secondo cui la descrizione <strong>del</strong> mondo fornita con gli strumenti<br />

concettuali <strong>del</strong> paradigma <strong>del</strong>la mente estesa è <strong>in</strong>completa. Non si nega qu<strong>in</strong>di che<br />

questa concezione possa essere utile per spiegare aspetti rilevanti <strong>del</strong> nostro mondo.<br />

Ma non basta per capire l’io. Il soggetto.<br />

Non contestiamo qui le tesi circa la d<strong>in</strong>amica causale <strong>del</strong>le menti estese. Il mo<strong>del</strong>lo<br />

funzionale <strong>del</strong>l’elaborazione cognitiva distribuisce la mente nel mondo. E esternalizza<br />

il soggetto. Una differenza rispetto al mo<strong>del</strong>lo ortodosso è che qui ne abbiamo fornito<br />

una lettura ancora più estremista, rifiutando di limitare i meccanismi rilevanti ai soli<br />

34 Forse si potrebbe affermare che, <strong>in</strong> questi casi, la stessa persona non è più il medesimo soggetto.<br />

Oppure ammettere coraggiosamente che non sussiste più la stessa persona. Ma la questione<br />

è sp<strong>in</strong>osa.<br />

35 Naturalmente è anche possibile ipotizzare casi <strong>in</strong> cui avviene il contrario.<br />

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