«Mi ritorni in mente». Mente distribuita e unità del soggetto∗ - Swif
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Michele Di Francesco<br />
mente personale di Otto hanno <strong>del</strong>le proprietà che sfuggono al taccu<strong>in</strong>o. Essi possono<br />
concorrere all’emergenza di stati coscienti di esperienza che: (a) sono <strong>in</strong>terni alla<br />
mente personale di Otto, nel senso di connessi agli altri stati da relazioni di sussunzione<br />
entro uno stato cosciente complessivo (questo è il fenomeno <strong>del</strong>l’<strong>unità</strong> <strong>del</strong>la<br />
mente) e (b) essi gli sono dati <strong>in</strong> modo immediato, non <strong>in</strong>ferenziale e immune da<br />
errori di autoattribuzione. Inga non può dubitare che la credenza che <strong>in</strong>trattiene sia<br />
una sua credenza e non di qualcun altro. Al contrario Otto può chiedersi: «è il mio<br />
taccu<strong>in</strong>o?». «È la mia scrittura?» 23<br />
Il fatto è che il contenuto <strong>del</strong> taccu<strong>in</strong>o non è rappresentato <strong>in</strong> un formato (<strong>in</strong> uno<br />
spazio mentale) immediatamente accessibile alla mente personale di Otto. A differenza<br />
<strong>del</strong>le sensazioni qualitative, propriocettive, c<strong>in</strong>estetiche, eccetera che sono veicolate<br />
dal cervello e dalle quali emerge una buona parte <strong>del</strong>la vita mentale personale di<br />
Otto. Ma anche a differenza dei giudizi percettivi, propriocettivi, c<strong>in</strong>estetici che Otto<br />
ricava dai suoi organi di senso e che contribuiscono alle sue credenze circa l’ambiente<br />
circostante e la propria collocazione <strong>in</strong> esso. E, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, a differenza dei contenuti<br />
mnemonici accessibili a Otto, che gli forniscono d<strong>in</strong>amicamente una serie di <strong>in</strong>formazioni<br />
circa il suo passato, rielaborando e rendendo <strong>in</strong>trospettivamente accessibile una<br />
serie di dati riversati <strong>in</strong> precedenza nella mente personale <strong>del</strong>lo stesso Otto.<br />
Inoltre il taccu<strong>in</strong>o non è una parte essenziale di Otto. Non si può trasferire tutto Otto<br />
sui taccu<strong>in</strong>i. Quando viene meno la funzione di <strong>in</strong>tegrazione e accesso alle <strong>in</strong>formazioni<br />
(che è svolta dalla mente di Otto, per quanto malata) Otto svanisce. (Ovvero,<br />
se spegniamo il soggetto trascendentale, abbiamo un cumulo di taccu<strong>in</strong>i, non una<br />
persona.)<br />
Clark e Chalmers discutono l’obiezione <strong>del</strong>la differenza di fenomenologia tra Otto<br />
e Inga (p. 16). Otto percepisce le <strong>in</strong>formazioni sul taccu<strong>in</strong>o. Mentre Inga ne ha un<br />
accesso diretto. «Ma» obiettano «perché la natura di una fenomenologia associata<br />
dovrebbe fare differenza sullo status di una credenza?».<br />
Ricordiamo la risposta sbrigativa a questa domanda: se la credenza è qualcosa di<br />
mentale, allora sembrerebbe naturale attribuirle un ruolo nel generare quei contenuti<br />
che sono accessibili al soggetto, via i propri stati di esperienza. Ammesso che tutti i<br />
processi di elaborazione cognitiva stiano sullo stesso piano, non è <strong>in</strong>naturale chiamare<br />
«mentali» solo quelli che hanno una relazione diretta con l’emergenza <strong>del</strong>la mente<br />
personale. Dopo tutto questa è una proprietà oggettiva che essi possiedono.<br />
In term<strong>in</strong>i più cauti, possiamo notare che la differenza non la fanno gli aspetti qualitativi<br />
ma le dist<strong>in</strong>zioni concettuali tra essere un oggetto esterno accessibile alla percezione<br />
e essere un contenuto mentale disponibile al pensiero. L’assenza di una fenomenologia<br />
è la spia <strong>del</strong> fatto che le <strong>in</strong>formazioni scritte sul taccu<strong>in</strong>o non fanno<br />
parte neppure come <strong>in</strong>put potenziali <strong>del</strong>la mente personale di Otto – non contribuiscono<br />
a rendere Otto quel particolare soggetto che è 24 . Inoltre la relazione tra i contenuti<br />
mentali di Otto e la percezione <strong>del</strong> taccu<strong>in</strong>o è causale e non motivazionale (non<br />
spiega i comportamenti di Otto come azioni di un soggetto). Perché spieghi l’azione,<br />
23 La discussione sull’imm<strong>unità</strong> dall’errore di autoattribuzione è complessa e non la sviluppo <strong>in</strong><br />
questa sede. Cfr. Evans (1982), cap. 7; Di Francesco (1998), cap. 5.<br />
24 Qui si parla <strong>del</strong>lo stato <strong>del</strong> taccu<strong>in</strong>o, non <strong>del</strong>la percezione <strong>del</strong>lo stesso, che può essere uno<br />
stato mentale di Otto.<br />
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