La customer satisfaction nelle amministrazioni pubbliche - Magellano
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Non è infrequente che la scelta della numerosità campionaria<br />
avvenga quasi esclusivamente sulla base della disponibilità di persone<br />
e di mezzi economici per il compimento dell’indagine, provocando<br />
così l’ottenimento di risultati non sufficientemente significativi oppure,all’inverso,<br />
uno spreco di risorse.<br />
L’ampiezza di un campione<br />
Il margine di precisione e il livello fiduciario<br />
Quanto deve essere grande un campione, per potere fornire risultati utili e significativi?<br />
Per prima cosa, ricordiamo che, quando lavoriamo su un campione, il nostro fine è quello di proiettare sull’universo<br />
le informazioni ottenute dal campione. Queste informazioni saranno soggette all’errore di campionamento,<br />
cioè al margine di approssimazione (inevitabile) dovuto al fatto di considerare una parte invece del tutto.<br />
Le informazioni che vogliamo ottenere da un’indagine possono essere di due tipi:<br />
• l’obiettivo dell’indagine può essere la stima di una media, ovvero dell’ordine di grandezza del fenomeno che<br />
stiamo studiando: per esempio, il punteggio medio di soddisfazione degli utenti. In questo caso, le domande<br />
da porre saranno più o meno di questo tipo: “quanto è soddisfatto di …….., in una scala da 1 a 5?”.<br />
• quando invece il fenomeno è di tipo qualitativo (non quantitativo), l’obiettivo dell’indagine può essere racchiuso<br />
in un altro parametro: una proporzione, ossia una percentuale: per esempio, la quota di cittadini che<br />
in un certo periodo hanno chiesto un’informazione a un determinato sportello. <strong>La</strong> domanda che porremo<br />
potrebbe essere di questo genere: “nel corso dell’ultimo mese, le è capitato di richiedere informazioni …..?”.<br />
<strong>La</strong> distinzione tra i due obiettivi (stima di una media e stima di una percentuale) è importante, perché alcune<br />
fasi di calcolo della dimensione del campione sono differenti <strong>nelle</strong> due situazioni.<br />
Prendiamo in considerazione ora un universo formato da N elementi e supponiamo di voler estrarre un campione<br />
di n elementi.<br />
Quanto deve essere grande n? Per rispondere a questa domanda, occorre considerare quattro fattori:<br />
• la dimensione dell’universo;<br />
• l’errore accettato;<br />
• il livello fiduciario;<br />
• il grado di eterogeneità dell’universo.<br />
<strong>La</strong> dimensione dell’universo<br />
All’aumentare della dimensione dell’universo, tende a crescere anche la dimensione del campione, e viceversa.<br />
L’aumento (o la diminuzione) del campione è però meno che proporzionale rispetto all’aumento (o alla diminuzione)<br />
dell’universo.<br />
All’aumentare della dimensione dell’universo, tende a crescere anche la dimensione del campione, e viceversa.<br />
L’aumento (o la diminuzione) del campione è però meno che proporzionale rispetto all’aumento (o alla diminuzione)<br />
dell’universo.<br />
Di questo fenomeno può essere fornita una spiegazione intuitiva: nell’ambito di un universo di dimensioni<br />
molto limitate, un campione altrettanto ridotto è fortemente esposto a rischi di distorsione. In altri termini, se il<br />
campione è formato da pochi elementi, sono piuttosto elevati i rischi che questi elementi siano particolari, cioè<br />
scarsamente rappresentativi dell’universo. Ci dobbiamo cautelare da questi maggiori rischi costruendo un campione<br />
proporzionalmente più ampio.<br />
Al crescere dell’universo, il campione può aumentare in misura meno che proporzionale, in quanto si riduce il<br />
rischio che gran parte del campione sia formata da elementi non rappresentativi, dal momento che stiamo lavorando<br />
su grandi numeri.<br />
COME RILEVARE LA CUSTOMER SATISFACTION 63