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6.2 Pompe volumetriche - Corsi di Laurea a Distanza - Politecnico di ...

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<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

<strong>6.2</strong> <strong>Pompe</strong> <strong>volumetriche</strong><br />

Le pompe <strong>volumetriche</strong> sfruttano gli stessi principi <strong>di</strong> funzionamento degli<br />

omonimi compressori, in questo caso però il fluido <strong>di</strong> lavoro è <strong>di</strong> tipo<br />

incomprimibile.<br />

Si <strong>di</strong>stinguono in pompe alternative e rotative a seconda che l’organo<br />

meccanico mobile compia un moto alterno o rotativo.<br />

<strong>6.2</strong>.1 <strong>Pompe</strong> alternative a stantuffo<br />

Le pompe alternative a stantuffo vengono utilizzate per portate abbastanza<br />

modeste (al massimo dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 50 l / s) e per prevalenze molto elevate (sino<br />

a 4000 m), <strong>di</strong>pendenti solo dalla potenza del motore <strong>di</strong> comando, dalla<br />

robustezza del cilindro e dai condotti <strong>di</strong> mandata.<br />

Lo stantuffo può essere <strong>di</strong> tipo tuffante (figura <strong>6.2</strong>3) o <strong>di</strong> tipo aderente (figura<br />

<strong>6.2</strong>4); con lo stantuffo tuffante è possibile realizzare le tenute sulla parte fissa,<br />

con l’in<strong>di</strong>scutibile vantaggio <strong>di</strong> poterle registrare anche a macchina in moto,<br />

mentre con lo stantuffo aderente le tenute sono poste alla periferia dello<br />

stantuffo stesso. Per quanto riguarda il tipo <strong>di</strong> tenute, la pompa a stantuffo<br />

aderente è utilizzabile solo con acque limpide e per modeste prevalenze (20-30<br />

m) mentre quella a stantuffo tuffante è utilizzabile in tutti gli altri casi, specie per<br />

prevalenze elevate.<br />

Figura <strong>6.2</strong>3: pompa alternativa a stantuffo <strong>di</strong> tipo tuffante


<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

Figura <strong>6.2</strong>4: pompa alternativa a stantuffo <strong>di</strong> tipo aderente<br />

Nella figura <strong>6.2</strong>4 è rappresentata una pompa a stantuffo aderente con valvole<br />

automatiche <strong>di</strong> mandata ricavate nello stantuffo; nella corsa <strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa dello<br />

stantuffo la sovrapressione che si crea nella camera A chiude la valvola <strong>di</strong><br />

aspirazione e apre quelle <strong>di</strong> mandata, così che l’acqua passa dalla camera A<br />

alla B; durante la corsa <strong>di</strong> risalita dello stantuffo l’acqua contenuta in B viene<br />

inviata nella condotta <strong>di</strong> mandata, mentre la depressione creatasi nella camera<br />

A chiude le valvole <strong>di</strong> mandata ed apre quelle <strong>di</strong> aspirazione, risucchiando<br />

acqua dal condotto <strong>di</strong> aspirazione. In questa pompa le fasi <strong>di</strong> aspirazione e<br />

mandata sono contemporanee ed avvengono durante la corsa <strong>di</strong> risalita dello<br />

stantuffo; in questa sola fase, praticamente, si fornisce lavoro alla pompa e<br />

quin<strong>di</strong> l’asta della pompa è sollecitata solo a trazione e <strong>di</strong> conseguenza può<br />

essere molto lunga. Tale pompa è pertanto spesso utilizzata per i pozzi<br />

profon<strong>di</strong>, con cilindro sempre verticale e dotate inoltre <strong>di</strong> un filtro e <strong>di</strong> una<br />

valvola <strong>di</strong> non ritorno all’inizio del condotto <strong>di</strong> aspirazione.<br />

In figura <strong>6.2</strong>5 è rappresentata una pompa a membrana, il cui funzionamento è<br />

analogo a quello della pompa <strong>di</strong> figura <strong>6.2</strong>3, salvo la sostituzione dello stantuffo<br />

con una membrana deformabile (in cuoio o gomma). E’ una pompa<br />

generalmente azionata a mano, adatta a basse prevalenze (< 15 m) ed è<br />

spesso utilizzata per pompare liqui<strong>di</strong> torbi<strong>di</strong>, sabbiosi o fangosi.


<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

Figura <strong>6.2</strong>5: pompa alternativa a membrana<br />

La portata erogata da una pompa volumetrica alternativa può essere calcolata<br />

per mezzo della seguente relazione:<br />

m& = ηv<br />

⋅ ρ ⋅ iV ⋅ n<br />

dove V è la cilindrata singola e i è il numero <strong>di</strong> cilindri della macchina.<br />

La velocità me<strong>di</strong>a dello stantuffo è ricavabile per mezzo della relazione<br />

seguente:<br />

u = 2 ⋅ c ⋅ n<br />

dove c è la corsa dell’ organo mobile e n il numero <strong>di</strong> giri. Il ren<strong>di</strong>mento<br />

volumetrico può essere ritenuto compreso tra 0.9 e 0.98 per pompe ad uso<br />

normale, mentre scenderà a 0.6-0.7 nel caso <strong>di</strong> pompe utilizzate per liqui<strong>di</strong> a<br />

temperatura elevata.<br />

Il rapporto tra corsa e alesaggio dello stantuffo è or<strong>di</strong>nariamente compreso tra<br />

1.2 (pompe a corsa breve) e 2 (pompe a corsa lunga).<br />

In base alla velocità me<strong>di</strong>a dello stantuffo le pompe si classificano in lente,<br />

normali e veloci secondo quanto in<strong>di</strong>cato dalla tabella:<br />

pompe um [ m/ s]<br />

lente 0.3-0.8<br />

normali 0.8-1.2<br />

veloci 1.2-2.4<br />

La portata delle pompe a stantuffo è in prima approssimazione <strong>di</strong>pendente solo<br />

dal numero <strong>di</strong> giri; in seconda approssimazione al crescere della prevalenza a<br />

pari numero <strong>di</strong> giri, la portata si riduce un po’, per il ridursi <strong>di</strong> η v dovuto ad un<br />

lieve incremento delle fughe <strong>di</strong> liquido. Le valvole <strong>di</strong> aspirazione e <strong>di</strong> mandata


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sono generalmente automatiche; esse devono avere sezioni <strong>di</strong> passaggio<br />

elevate per ridurre le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico del liquido nel loro attraversamento, ed<br />

essere leggere per potersi aprire e chiudere rapidamente.<br />

<strong>6.2</strong>.1.1 Ciclo ideale e reale <strong>di</strong> lavoro<br />

Consideriamo una pompa a stantuffo che aspiri acqua da un serbatoio a<br />

pressione p1 inviandola in un serbatoio a pressione p2 (figura <strong>6.2</strong>6).<br />

In assenza <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te nei condotti e <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong>namici, la pressione statica<br />

alla bocca <strong>di</strong> aspirazione è pari a p1 − γ ⋅ ∆z1<br />

mentre quella alla bocca <strong>di</strong><br />

mandata è p2 + γ ⋅ ∆z2<br />

.<br />

Il ciclo ideale della pompa è riportato in figura <strong>6.2</strong>7:<br />

(A-B) aspirazione a pressione p1 − ρ ⋅ g∆z1<br />

,<br />

(B-C) compressione pressochè istantanea per l’incomprimibilità del fluido,<br />

(C-D) mandata a pressione p2 + γ ⋅ ∆z2<br />

,<br />

(D-A) espansione pressochè istantanea.<br />

Figura <strong>6.2</strong>6: pompa alternativa a stantuffo che aspira acqua da un serbatoio a<br />

pressione p1 e la invia in un serbatoio a pressione p2<br />

Figura <strong>6.2</strong>7: ciclo ideale della pompa


<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

Il lavoro Lc assorbito dalla pompa in un ciclo è pari all’area del ciclo <strong>di</strong> lavoro e<br />

quin<strong>di</strong>:<br />

Lc = V ⋅ [ ( p2<br />

+ γ ⋅ ∆z2<br />

) − ( p1<br />

− γ ⋅ ∆z1<br />

) ]<br />

mentre la potenza assorbita è pari a:<br />

Lc<br />

⋅ n<br />

Pa<br />

=<br />

η<br />

dove η m tiene conto degli attriti nei cuscinetti, nei perni, ecc. e può me<strong>di</strong>amente<br />

variare tra 0.88 e 0.95.<br />

Di fatto una serie <strong>di</strong> fenomeni reali concorre a rendere il ciclo <strong>di</strong>verso dalla sua<br />

forma ideale. Innazitutto la presenza eventuale <strong>di</strong> aria nel cilindro, <strong>di</strong> aria<br />

<strong>di</strong>sciolta nell’acqua e della lieve comprimibilità del fluido reale rendono inclinate<br />

le linee <strong>di</strong> compressione e <strong>di</strong> espansione.<br />

Ben più rilevanti sono altri fenomeni che mo<strong>di</strong>ficano l’andamento della<br />

pressione nelle fasi <strong>di</strong> aspirazione e mandata; essi sono connessi con inevitabili<br />

<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> pressione rispetto al caso ideale, dovute a:<br />

• fenomeni d’inerzia (cioè cadute <strong>di</strong> pressione necessarie per accelerare e<br />

decelerare l’acqua nei condotti <strong>di</strong> aspirazione e mandata );<br />

• trafilamenti del fluido attraverso le valvole;<br />

• cadute cinetiche e per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> pressione nei condotti.<br />

Da quanto sopra risulta che il ciclo <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> una pompa reale (figura <strong>6.2</strong>8), a<br />

<strong>di</strong>fferenza dei compressori, sarà tipico non della sola pompa, ma della pompa<br />

considerata e dei condotti ad essa collegati.<br />

Figura <strong>6.2</strong>8: ciclo reale della pompa<br />

m


<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

La corsa <strong>di</strong> aspirazione potrà essere espressa dalla seguente relazione:<br />

p' 1 = p1<br />

− γ ⋅ ∆z1<br />

+ ∆pi<br />

+ ∆pr<br />

+ ∆pv<br />

dove: ∆pi tiene conto dei fenomeni inerziali, ∆pr tiene conto delle per<strong>di</strong>te<br />

continue nelle tubazioni e delle resistenze localizzate (cambiamento <strong>di</strong> sezione<br />

e <strong>di</strong>rezione) nei condotti, ∆pv tiene conto delle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico nelle valvole<br />

(figura <strong>6.2</strong>9).<br />

In maniera analoga per la fase <strong>di</strong> mandata si può scrivere (figura 6.30):<br />

⋅ ⋅ ⋅<br />

p' p + γ ⋅ ∆z<br />

+ ∆p'<br />

+ ∆p'<br />

+ ∆p'<br />

2 = 2<br />

2 i r v<br />

Figura <strong>6.2</strong>9: andamento <strong>di</strong> ∆p i , ∆p r e ∆p v per la fase <strong>di</strong> aspirazione<br />

Figura 6.30: andamento <strong>di</strong> ∆p i ’, ∆p r ’ e ∆p v ’ per la fase <strong>di</strong> mandata<br />

Il lavoro Lc assorbito dalla pompa è ancora pari all’area del ciclo <strong>di</strong> lavoro, ora<br />

<strong>di</strong>fficilmente valutabile; si è soliti pertanto introdurre il ren<strong>di</strong>mento idraulico η y<br />

della pompa, inteso come rapporto tra l’area del ciclo ideale e quella del ciclo<br />

reale; in tal modo si può scrivere:<br />

V ⋅ (( p<br />

L =<br />

c<br />

2<br />

− p<br />

1<br />

) + γ ⋅ ( ∆z<br />

+ ∆z<br />

η<br />

y<br />

2<br />

1<br />

))


<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

Numericamente η y è normalmente compreso nel campo 0.85-0.97.<br />

Per ridurre la depressione presente all’inizio della fase <strong>di</strong> aspirazione, nonchè la<br />

sovrapressione all’inizio della mandata, occorre minimizzare ∆ pr , ∆pv<br />

, ∆pi<br />

; i<br />

primi due termini sono poco riducibili, mentre sul terzo si può intervenire<br />

pre<strong>di</strong>sponendo dei polmoni (o casse <strong>di</strong> aria) imme<strong>di</strong>atamente a monte e a valle<br />

della pompa (figura 6.31):<br />

Figura 6.31: utilizzo <strong>di</strong> casse <strong>di</strong> aria a monte e a valle della pompa al fine <strong>di</strong><br />

minimizzare ∆p i per ridurre la depressione all’inizio della fase <strong>di</strong> aspirazione e la<br />

sovrapressione all’inizio della mandata<br />

Il polmone ha la funzione <strong>di</strong> regolarizzare la portata nelle condotte, sopperendo<br />

alla variabilità <strong>di</strong> portata richiesta o mandata dalla pompa, me<strong>di</strong>ante variazioni<br />

del volume a <strong>di</strong>sposizione dell’aria presente nel polmone e quin<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ante<br />

variazione della quantità <strong>di</strong> acqua accumulata in esso.<br />

<strong>6.2</strong>.1.2 <strong>Pompe</strong> pluricilindriche<br />

Il grado <strong>di</strong> irregolarità della portata mandata <strong>di</strong> una pompa a stantuffo<br />

<strong>di</strong>minuisce al crescere del numero dei cilindri. E’ quin<strong>di</strong> chiara l’opportunità <strong>di</strong><br />

ricorrere a pompe pluricilindriche. Queste si <strong>di</strong>stinguono in pompe a stantuffo<br />

ra<strong>di</strong>ale ed in pompe a stantuffo assiale.<br />

La pompa a stantuffi ra<strong>di</strong>ali è costituita (figura 6.32) da una parte centrale fissa<br />

<strong>di</strong>visa in due da un setto separatore, da un rotore nel cui blocco sono ricavati i<br />

cilindri, da stantuffi mobili nei suddetti cilindri e da una cassa esterna fissa<br />

eccentrica rispetto al rotore. Il rotore trascina in rotazione gli stantuffi e questi,<br />

per forza centrifuga o tramite sistemi più complessi, si mantengono in contatto<br />

con la cassa esterna; a causa dell’eccentricità tra rotore e cassa esterna, gli<br />

stantuffi risultano dotati <strong>di</strong> moto alterno rispetto ai cilindri in cui scorrono. La<br />

<strong>di</strong>stribuzione è realizzata tramite la parte centrale fissa: la comunicazione tra<br />

cilindri e zona <strong>di</strong> aspirazione (A) durante la fase <strong>di</strong> aumento del volume della<br />

camera del cilindro permette l’aspirazione del liquido, mentre la comunicazione<br />

con (M) durante la fase <strong>di</strong> riduzione del volume della camera realizza la<br />

mandata. Il numero dei cilindri varia normalmente tra 5 e 9; inoltre si possono<br />

avere una o due stelle <strong>di</strong> cilindri ricavati nello stesso rotore.


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Figura 6.32: pompa pluricilindrica a stantuffi ra<strong>di</strong>ali<br />

La regolazione <strong>di</strong> queste pompe è effettuata variando l’eccentricità del rotore: in<br />

tal modo varia la corsa degli stantuffi e quin<strong>di</strong> la cilindrata e la portata della<br />

pompa; allorchè l’eccentricità si annulla, anche la portata si annulla.<br />

Le pompe a stantuffi assiali sono costituite da un insieme <strong>di</strong> cilindri ad assi<br />

paralleli o quasi (figura 6.33) ricavati in un rotore cilindrico dai relativi stantuffi<br />

con un’estremità oppoggiata su una piastra fissa ad inclinazione variabile<br />

(l’aderenza è garantita da molle o da altri sistemi più complessi), e da una<br />

cassa esterna, che porta le luci <strong>di</strong> aspirazione e <strong>di</strong> mandata. La rotazione del<br />

rotore e l’aderenza degli stantuffi alla piastra inclinata obbligano questi a<br />

muoversi <strong>di</strong> moto alterno nei relativi cilindri. La <strong>di</strong>stribuzione è ottenuta<br />

me<strong>di</strong>ante luci <strong>di</strong> aspirazione e <strong>di</strong> mandata ricavate nella piastra <strong>di</strong> destra della<br />

cassa fissa (una vista della piastra <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione è riportato in figura 6.33).<br />

Una variante della pompa ora descritta prevede la rotazione della piastra<br />

attorno ad un asse parallelo a quello dei cilindri, mentre il tamburo cilindrico in<br />

cui sono ricavati i cilindri rimane fermo; naturalmente la <strong>di</strong>stribuzione è in tal<br />

caso realizzata <strong>di</strong>versamente.<br />

La regolazione delle pompe a stantuffi assiali multipli è realizzata variando<br />

l’inclinazione della piastra su cui poggiano gli stantuffi, quin<strong>di</strong> la cilindrata e <strong>di</strong><br />

conseguenza la portata erogata dalla pompa.<br />

Figura 6.33: pompa pluricilindrica a stantuffi assiali


<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

Le pompe a stantuffi multipli, essendo prive <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> comando a biella e<br />

manovella permettono velocità più elevate delle normali pompe a stantuffi, e per<br />

l’elevato numero <strong>di</strong> cilindri danno luogo a portate nelle condotte sensibilmemte<br />

costanti nel tempo. Esse trovano larga applicazione nel campo dei liqui<strong>di</strong> dotati<br />

<strong>di</strong> proprietà lubrificanti, quali olii, kerosene, ecc.., e sono quin<strong>di</strong>, ad esempio,<br />

impiegate come componenti delle trasmissioni idrostatiche e come pompe del<br />

combustibile per impianti <strong>di</strong> turbine a gas. Queste pompe sono dotate <strong>di</strong> elevati<br />

ren<strong>di</strong>menti volumetrici e meccanici e lavorano con <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> pressione, tra<br />

mandata e aspirazione, che possono raggiungere i 1000 bar.<br />

<strong>6.2</strong>.2 <strong>Pompe</strong> rotative<br />

L’impiego delle pompe rotative è abbastanza <strong>di</strong>ffuso: si va dalle pompe <strong>di</strong><br />

lubrificazione a quelle per generare olio in pressione nei servocoman<strong>di</strong>, dalle<br />

pompe del combustibile a quelle impiegate nelle trasmissioni idrostatiche.<br />

In queste pompe la varazione del volume della camera <strong>di</strong> lavoro è ottenuta<br />

tramite rotazione <strong>di</strong> elementi in grado <strong>di</strong> delimitare camere rotanti a volume<br />

variabile. La rotazione delle camere permette <strong>di</strong> eliminare le valvole <strong>di</strong><br />

aspirazione e <strong>di</strong> mandata, affidando la <strong>di</strong>stribuzione a luci che permettono il<br />

collegamento tra tali camere e gli ambienti <strong>di</strong> aspirazione e <strong>di</strong> mandata nel<br />

momento opportuno. E’ da notare che, per l’incomprimibilità del liquido, il<br />

collegamento con la mandata avviene in tutta la fase <strong>di</strong> riduzione del loro<br />

volume, mentre quello con l’aspirazione si ha durante tutta la fase <strong>di</strong> aumento<br />

del volume della camera.<br />

Le pompe rotative si presentano in svariate forme; noi esamineremo quelle ad<br />

ingranaggi e quelle a palette. In figura 6.34 è rappresentata una pompa ad<br />

ingranaggi esterni: il liquido racchiuso nel vano tra due denti consecutivi e la<br />

cassa esterna viene trasportato dall’aspirazione alla mandata e non può rifluire<br />

verso l’aspirazione a causa della tenuta centrale, garantita dall’ingranamento tra<br />

i denti delle due ruote.<br />

Figura 6.34: pompa rotativa ad ingranaggi esterni


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Quest’ultimo permette <strong>di</strong> collegare il motore con una sola delle due ruote,<br />

facendo trascinare l’altra tramite il suddetto accoppiamento. Queste pompe<br />

danno buone prestazioni quando siano usate per flui<strong>di</strong> lubrificanti; infatti l’usura<br />

dei denti, dovuta a materiali abrasivi o a particalle metalliche, tende ad<br />

incrementare i giochi e a farne decadere il ren<strong>di</strong>mento volumetrico. Il forte<br />

carico gravante sui cuscinetti ed il decadere del ren<strong>di</strong>mento volumetrico al<br />

crescere della prevalenza consigliano <strong>di</strong> usare tali pompe per prevalenze non<br />

superiori ai 100 bar.<br />

Un tipo particolare <strong>di</strong> pompa ad ingranaggi è la pompa Roots (analoga<br />

all’omonimo compressore) dotata <strong>di</strong> due o tre denti per ruota; l’accoppiamento<br />

del moto è dovuto ad ingranaggi calettati sugli assi delle due ruote, ma esterni<br />

alla pompa. Ciò permette l’uso <strong>di</strong> tali pompe con liqui<strong>di</strong> non lubrificanti.<br />

Un altro tipo <strong>di</strong> pompa è quella ad ingranaggi interni (figura 6.35): in questo<br />

caso le camere a volume variabile sono delimitate dalle pareti <strong>di</strong> due denti<br />

appartenenti alle due ruote. La pompa ad ingranaggi interni aggiunge al pregio<br />

<strong>di</strong> essere costruttivamemte semplice (proprio delle pompe ad ingranaggi) quello<br />

<strong>di</strong> un’elevata compattezza e <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte rispetto a quella ad ingranaggi<br />

esterni.<br />

Figura 6.35: pompa rotativa ad ingranaggi interni<br />

Infine in figura 6.36 è rappresentata una pompa a palette che è<br />

costruttivamente analoga all’omonimo compressore.


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Figura 6.36: pompa rotativa a palette<br />

Il liquido racchiuso tra due palette, il rotore e la cassa esterna viene trasportato<br />

dall’aspirazione alla mandata, mentre non può rifluire, se non in piccola parte,<br />

per il modesto volume della camera sottostante. Le palette aderiscono al profilo<br />

interno della cassa o per forza centrifuga o per l’azione <strong>di</strong> molle poste all’interno<br />

<strong>di</strong> scanalature (praticate nel rotore) entro cui scorrono le palette. Questa pompa<br />

è meno sensibile all’usura della pompa ad ingranaggi poichè l’usura delle<br />

palette a contatto della cassa non ne riduce la capacità <strong>di</strong> tenuta; la prevalenza<br />

ottenibile può giungere a 150 bar. Variando l’eccentricità del rotore si riduce il<br />

volume della camera che passa dall’aspirazione alla mandata, mentre si<br />

aumenta quello della camera <strong>di</strong> ritorno; in tal modo si può ridurre la portata <strong>di</strong><br />

mandata fino ad annullarla (eccentricità nulla).<br />

Per il calcolo della portata e della potenza nelle pompe rotative si applicano le<br />

formule già viste per le pompe alternative. Il ren<strong>di</strong>mento volumetrico presenta<br />

valori molto variabili da pompa a pompa; inoltre esso si riduce al crescere della<br />

prevalenza (per l’incrementarsi del fluido che rifluisce) ed al <strong>di</strong>minuire del<br />

numero <strong>di</strong> giri (perchè a portata rifluente circa costante si riduce la portata<br />

idealmente mandabile).<br />

Il ren<strong>di</strong>mento complessivo è intorno a 0.7 per pompe ad ingranaggi mentre sale<br />

a 0.85 ed oltre per pompe a paletta.<br />

Le pompe rotative raggiungono portate dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 0.3 m 3 /s, ruotando a<br />

velocità angolari abbastanza elevate da permettere l’accoppiamento <strong>di</strong>retto con<br />

i motori <strong>di</strong> comando (elettrici o a combustione interna).

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