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Amiche e Compagne - Consiglio Regionale della Basilicata

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Michele Strazza<br />

<strong>Amiche</strong> e compagne<br />

Donne e politica in <strong>Basilicata</strong><br />

nel dopoguerra<br />

(1943-1950)


<strong>Consiglio</strong> <strong>Regionale</strong> <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong><br />

Commissione <strong>Regionale</strong> per la Parità<br />

e le Pari Opportunità


INDICE<br />

PRESENTAZIONE pag. 5<br />

INTRODUZIONE » 7<br />

CAPITOLO PRIMO:<br />

LA CADUTA DEL FASCISMO » 9<br />

Donne lucane tra fascismo e ribellismo » 9<br />

La rinascita dei partiti » 18<br />

CAPITOLO SECONDO:<br />

DONNE LUCANE E PARTITI POLITICI » 23<br />

L’ingresso delle donne nei partiti » 23<br />

Il voto alle donne » 34<br />

La donna in politica: tra vecchi e nuovi ruoli » 42<br />

La presenza femminile si rafforza » 54<br />

CAPITOLO TERZO:<br />

DALLE ELEZIONI ALLA LOTTA PER LA TERRA » 65<br />

La competizione amministrativa » 65<br />

Le elezioni del 2 giugno » 73<br />

L’UDI e il CIF crescono » 82<br />

Lo scontro elettorale del 1948 » 89<br />

Le attiviste comuniste » 91<br />

Le lotte per la terra » 95<br />

FONTI ARCHIVISTICHE » 107<br />

FONTI DI STAMPA » 109<br />

FONTI BIBLIOGRAFICHE » 113<br />

FONTI ORALI » 119


PRESENTAZIONE<br />

Attraverso un lavoro di ricerca basato su fonti storiche, spesso poco valorizzate,<br />

questo volume di Michele Strazza ci permette di conoscere circostanze<br />

e nomi che arricchiscono il ristretto numero di testimonianze bibliografiche<br />

sulle donne lucane. Esso offre inoltre spunti nuovi per approfondire<br />

un periodo storico di soli sette anni in cui si decidono la collocazione dell’Italia<br />

nel Patto Atlantico e lo sviluppo <strong>della</strong> democrazia italiana fondata sulla<br />

Carta Costituzionale che ha, da poco, compiuto i suoi primi 60 anni.<br />

Dalla ricerca emerge uno spaccato insospettabile dell’apporto femminile<br />

allo sviluppo sociale, economico e politico in un periodo, tanto duro quanto<br />

importante, per la formazione politica, sociale, civile <strong>della</strong> nostra regione. È<br />

lì, infatti, che si forgia la coscienza dei diritti umani e la cultura delle pari opportunità<br />

in <strong>Basilicata</strong>. Consapevolezza questa che, ancora, oggi rende unica<br />

la nostra terra come appare evidente nella recente ricerca su “La road map<br />

delle pari opportunità” realizzata di recente dal <strong>Consiglio</strong> regionale <strong>della</strong><br />

<strong>Basilicata</strong>.<br />

La ricca documentazione bibliografica di questo volume costituisce, poi,<br />

un archivio <strong>della</strong> memoria che offre visibilità alla cultura ed alla tradizione<br />

laica e religiosa delle donne lucane. Vengono citati, tra l’altro, molti documenti<br />

utili a svelare e a diffondere un vero e proprio patrimonio di notizie relativo<br />

al periodo storico considerato. Una storia ricca di tumulti popolari, con<br />

assalti ai municipi e scontri con le forze dell’ordine. Eventi questi che l’autore<br />

descrive come tipiche di forme di ribellismo, che connotano la presenza<br />

delle donne e ci tramandano personaggi tali da illuminare la parte finale del<br />

contraddittorio ventennio fascista.<br />

Alla base di questo ribellismo nelle campagne c’è il diffuso impoverimento<br />

e l’aggravarsi delle condizioni di vita dei ceti rurali. Le donne lucane,<br />

mogli e madri, non restano sull’uscio di casa a guardare, né si limitano ad appoggiare<br />

le rivolte dei propri uomini, ma si fanno esse stesse promotrici di tumulti<br />

e di proteste che assumono, a volte, forme violente.<br />

5


Con l’entrata in guerra molti giovani partono e, ancora una volta, sono le<br />

campagne a pagare il prezzo più alto. La narrazione rende giustizia ad alcuni<br />

episodi di grande coraggio che, a partire dal ’43, li vedono opporsi ai fascisti<br />

ed all’esercito tedesco in fuga. Com’è noto la rabbia popolare scoppia<br />

a Matera, Colobraro, Accettura, Irsina, Palazzo S. Gervasio ecc. dove diversi<br />

eroi si sacrificano per difendere l’onore <strong>della</strong> loro città offesa.<br />

Inizia poi l’opera di ricostruzione e riprendono vita i partiti e con essi le<br />

associazioni femminili. Nascono l’UDI (Unione Donne Italiane), il CIF<br />

(Centro Italiano Femminile) e l’ANDE (Associazione Nazionale Donne<br />

Elettrici). Associazioni nate “per cercare un riconoscimento – spiega l’autore<br />

– delle nuove capacità femminili nella sfera pubblica a loro tradizionalmente<br />

preclusa”, che operano però principalmente con compiti di natura assistenziale,<br />

considerati dagli uomini marginali rispetto all’attività politica.<br />

Occorrerà aspettare la fine degli anni 60 per vedere le associazioni femminili<br />

di nuovo in piazza a far politica conducendo importanti battaglie di libertà<br />

come la campagna per la legge 194 e quella per il divorzio, ma anche<br />

quelle successive per le pari opportunità nel lavoro, in famiglia e nella società.<br />

La storia del progresso e dell’emancipazione femminile continua nel terzo<br />

millennio fondandosi su quegli splendidi esempi di donne che seppero<br />

scegliere l’impegno sociale in momenti in cui dedicarsi a questo poteva essere<br />

assai pericoloso. Il grande merito di Michele Strazza, a cui va il ringraziamento<br />

mio e del <strong>Consiglio</strong> regionale, è di aver dato voce a chi normalmente<br />

non ce l’ha. A queste donne straordinarie che hanno fatto la nostra storia.<br />

6<br />

MARIA ANTEZZA<br />

Presidente del <strong>Consiglio</strong> regionale<br />

<strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>


INTRODUZIONE<br />

Donne lucane chiamate ad un protagonismo funzionale al regime negli<br />

anni del fascismo perché si esaltano le figure di madri e mogli e ad esse si affida<br />

la solidarietà umana ed il ruolo di educatrici ed assistenti.<br />

Donne lucane spinte ad un protagonismo inconsapevole perché dinanzi<br />

ad uno spietato impoverimento delle famiglie contadine si ribellano e promuovono<br />

rivolte violente.<br />

Donne lucane costrette al protagonismo durante la guerra quando... sono<br />

ancora le donne ad accollarsi il pesante fardello dei lavori agricoli in sostituzione<br />

degli uomini in guerra. E sono sempre loro a ricevere le prime comunicazioni<br />

dai comandi militari con le quali si annunciano alle famiglie le<br />

perdite dei soldati caduti.<br />

Donne lucane che nel 1945 avviano la loro partecipazione a convegni, incontri<br />

e discussioni politiche a Lavello, Satriano di Lucania,Venosa, Rapolla,<br />

Melfi, Potenza, Rionero, Barile, Montemilone, Atella, Anzi, Matera, Ferrandina,<br />

Vietri, Colobraro, S. Severino Lucano, Latronico, Viggianello, Castelluccio<br />

Inferiore, Lagonegro, Castelluccio Superiore, Savoia di Lucania,<br />

Abriola, Filiano, Trecchina, Marsiconuovo, Calvello, Banzi, Genzano, Albano<br />

di Lucania, Irsina…<br />

Donne lucane protagoniste nelle lotte per la terra in tanti comuni: le donne<br />

di Montescaglioso sono un simbolo e un esempio per tutti.<br />

Donne lucane che con il confronto continuo diventano sempre più consapevoli<br />

<strong>della</strong> discriminazione che le colpisce e, nello stesso tempo, <strong>della</strong> forza<br />

del voto che finalmente nel gennaio del 1945 diventa un diritto anche per<br />

loro. Solo un anno dopo però le donne conquistano la prerogativa dell’elettorato<br />

passivo.<br />

Inizia così l’esaltante, impervio e lungo cammino sulla strada <strong>della</strong> parità<br />

dei diritti e delle pari opportunità tra uomo e donna.<br />

Un percorso che dopo circa 63 anni non è ancora completato; la meta è<br />

ancora lontana e il suo mancato raggiungimento ci restituisce una democrazia<br />

incompiuta.<br />

7


La Commissione <strong>Regionale</strong> per la Parità e le Pari Opportunità di <strong>Basilicata</strong><br />

ringrazia Michele Strazza che con generosità ha saputo fornire indicazioni<br />

puntuali e notizie preziose sulle donne lucane che hanno contribuito alla<br />

vita politica dal 1943 al 1950 in <strong>Basilicata</strong>.<br />

Questo volume ci consegna una realtà inesplorata fatta di accadimenti<br />

che hanno riguardato donne e luoghi <strong>della</strong> nostra terra che richiedono riflessioni<br />

ed approfondimenti.<br />

Noi lo dedichiamo alle fatiche, alle difficoltà, al coraggio delle donne lucane<br />

che hanno potuto lasciare testimonianza; alla loro storia e a quella di<br />

tante altre, sorelle, madri, amiche, che invece non hanno potuto.<br />

8<br />

ANTONIETTA BOTTA<br />

Presidente <strong>della</strong> Commissione <strong>Regionale</strong><br />

per la Parità e le Pari Opportunità di <strong>Basilicata</strong>


CAPITOLO PRIMO<br />

LA CADUTA DEL FASCISMO<br />

Donne lucane tra fascismo e ribellismo<br />

Le donne lucane non erano rimaste estranee alle vicende, soprattutto sociali,<br />

che avevano caratterizzato il primo dopoguerra e il ventennio fascista<br />

in <strong>Basilicata</strong>.<br />

Come già abbiamo trattato diffusamente in alcuni precedenti lavori 1 , la prima<br />

guerra mondiale aveva costretto le donne lucane ad un impegno sempre più<br />

da protagoniste nel mondo familiare e del lavoro. La massiccia partenza degli<br />

uomini al fronte (ben 51.195 di cui 33.553 contadini), infatti, aveva lasciato le<br />

campagne senza braccia ed erano state proprio le donne, insieme ai figli minori,<br />

ad addossarsi il fardello più pesante dei duri lavori nei campi 2 .<br />

Terminato il conflitto, pur avendo dovuto cedere le redini ai propri mariti ritornati,<br />

esse avevano continuato ad occupare un posto importante nelle future vicende<br />

sociali che avrebbero caratterizzato la storia <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>, dimostrando<br />

di essere ancora il perno <strong>della</strong> sempre più precaria economia domestica 3 .<br />

1 Michele Strazza, La nascita del fascismo in <strong>Basilicata</strong>, Appia 2 Ed., Venosa 2003; id.,<br />

Lotte contadine nella Lucania del Primo Dopoguerra, in “Il Laboratorio”, n. 2/2002.<br />

2 Sul mutamento del rapporto tra donne e lavoro durante il primo conflitto mondiale cfr.<br />

anche Anna Bravo, Donne contadine e prima guerra mondiale, in “Società e storia”, n. 10<br />

del 1980, pp. 843-862. La sottrazione <strong>della</strong> forza lavoro maschile – spiega l’autrice – ruppe<br />

il delicato equilibrio tra consumatori e produttori su cui si reggeva la famiglia contadina. Le<br />

donne videro ancora dilatarsi il ciclo lavorativo, con il lavoro delle bambine piccole e delle<br />

donne molto vecchie, oltre che aumentare il tempo di lavoro, ampliarsi il ventaglio delle<br />

mansioni fino a coprire tutte quelle assolte prima dagli uomini. Si ebbe, così, una completa<br />

riorganizzazione <strong>della</strong> vita familiare e delle attività domestiche: le madri si dedicarono in<br />

gran parte al lavoro nei campi mentre il peso <strong>della</strong> casa e <strong>della</strong> sorveglianza dei bambini più<br />

piccoli ricadde sulle figlie femmine, spesso solo di poco maggiori.<br />

3 In qualche caso non era mancata neanche una certa contrarietà maschile verso il lavoro<br />

femminile nei campi che toglieva posto agli uomini. A Banzi, infatti, contadini, in gran<br />

numero ex combattenti, avevano inscenato manifestazioni per chiedere non solo l’allontana-<br />

9


Nelle cronache dell’epoca si nota, infatti, una forte presenza femminile<br />

nelle agitazioni popolari che, negli anni immediatamente precedenti all’avvento<br />

del fascismo, contraddistinsero, spesso in maniera cruenta, la vita anche<br />

delle contrade lucane 4 . Un episodio per tutti: luglio 1920, Corleto Perticara,<br />

durante una manifestazione contro gli accaparramenti davanti al Municipio,<br />

una bambina viene uccisa dai carabinieri, provocando la violenta reazione<br />

delle donne presenti che massacrano a colpi di pietra e ran<strong>della</strong>te il sottotenente<br />

Cucurachi Luigi ed il maresciallo Salvo Pietro 5 .<br />

Inaugurata l’era fascista, la presenza femminile nelle organizzazioni di<br />

partito ha oscillazioni altalenanti (specialmente nel Materano), pur essendo<br />

improntata ad una naturale crescita in linea con la fascistizzazione, almeno<br />

dal punto di vista formale, <strong>della</strong> società lucana.<br />

Nella regione l’incremento del numero delle iscritte ai fasci femminili è<br />

indubbio dal 1925 al 1926, quando si passa da160 a ben 3.021 unità. Tant’è<br />

che il nuovo Segretario Federale Francesco D’Alessio al III Congresso del<br />

PNF lucano nel 1926 saluta le “elette signore” presenti per aver portato<br />

“l’opera superba e feconda del fascio femminile”, elogiandole per essere<br />

“esempio alla disciplina ed amorevolezza fraterna” e per “quell’alta diligenza<br />

di amore di cui (…) sono così viva espressione” 6 .<br />

mento <strong>della</strong> mano d’opera forestiera ma anche di “una parte di quella locale, perché femminile”.<br />

A mettere fine alle dimostrazioni ed al pericolo di violazioni <strong>della</strong> libertà di lavoro, impedendo<br />

alle donne di recarsi in campagna, erano dovuti intervenire i carabinieri provenienti<br />

da Genzano. L’episodio è riportato nel Rapporto del Commissario Prefettizio di Banzi al<br />

Prefetto di Potenza del 2 agosto 1919, in Archivio Stato Potenza (ASP), Fondo Prefettura,<br />

Gabinetto, I Vers., B. 290.<br />

4 Per le agitazioni popolari nella <strong>Basilicata</strong> del primo dopoguerra cfr. ASP, Fondo Prefettura,<br />

Gabinetto, I Vers., B. 290. Tra i vari episodi si ricorda quello di Ferrandina nel giugno<br />

del 1919 quando alcune centinaia di donne, appresa la notizia dell’arresto di cinque dimostranti<br />

per una manifestazione socialista a favore di aumenti di paga ai contadini, scendono<br />

in piazza insieme agli uomini portando le bandiere rosse. I manifestanti, tra cui molti<br />

provvisti di bastoni, si dirigono all’edificio che ospita la caserma e le carceri, chiedendo la<br />

liberazione degli arrestati, ma, di fronte alla reazione dei militari pronti a sparare, si allontanano<br />

verso il Municipio che viene occupato. A sedare i disordini il 22 giugno giungono da<br />

Potenza altri carabinieri. Il Municipio viene riaperto e ben 25 dimostranti vengono denunciati<br />

all’Autorità Giudiziaria.<br />

5 Il Popolo Lucano del 29-30 luglio 1920.<br />

6 <strong>Basilicata</strong> Nuova, n. 75 del 23 marzo 1926, riportato in: Rinascita. Periodico delle democrazie<br />

per la <strong>Basilicata</strong>, n. 7, anno II, 22 Marzo 1945, Tip. Ercolani, Muro Lucano 1944-<br />

1947, ristampa anastatica a cura del Centro Culturale Franco-Italiano, Finiguerra Arti Grafiche,<br />

Lavello 1998.<br />

10


Al luglio 1930, all’interno dell’Opera Nazionale Balilla, risultano, su<br />

12.300 iscritti, ben 4.600 piccole italiane, mentre in quella di Matera, su<br />

8.681 iscrizioni, le piccole italiane sono 3.150 7 .<br />

Nel 1932 nella provincia di Potenza risultano 1.900 aderenti ai fasci femminili<br />

e 250 giovani fasciste 8 .<br />

L’anno dopo in quella di Matera sono soltanto 700 le donne iscritte, salite<br />

a 740 nel 1934 e ridiscese a 700 l’anno successivo. La situazione è migliorata<br />

nel 1940 quando si contano 2.731 iscritte ai fasci femminili e 8.551 massaie rurali,<br />

ma peggiora l’anno dopo con 2.327 iscritte e 7.848 massaie rurali 9 .<br />

Ma la donna lucana, come nel resto dell’Italia, aldilà delle iniziative propagandistiche<br />

10 , nelle intenzioni del Regime aveva un ruolo del tutto marginale,<br />

venendo a perdere anche quelle poche conquiste ottenute dai governi<br />

liberali.<br />

Così, mentre nel 1919 la Legge Sacchi le aveva riconosciute idonee alla<br />

maggior parte degli impieghi statali (tranne eccezioni come le forze armate e<br />

la magistratura), il fascismo si pose il problema di non creare competizione<br />

tra i due sessi sul mercato del lavoro. Di qui una legislazione restrittiva che<br />

aveva, di fatto, l’obiettivo di evitare che il lavoro fosse considerato dalle donne<br />

un mezzo per l’emancipazione. Esse per la politica demografica di Mussolini<br />

erano prevalentemente madri e massaie. Pensiamo alle leggi di tutela<br />

7 Luigi Luccioni, Le leggi socio-sanitarie in <strong>Basilicata</strong> dal 1922 al 1943, in AA.VV.,<br />

“Bruciare le tappe”, Calice Ed., Rionero 2003, p. 151. Sull’Opera Nazionale Balilla in provincia<br />

di Potenza cfr. ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., I Elenco, B. 167 e B. 168.<br />

8 I dati sono riportati sul Giornale di <strong>Basilicata</strong> del 10-11 settembre 1932.<br />

9 Cfr. a riguardo Cristofaro Magistro, Il Materano tra totalitarismo e liberazione alleata,<br />

in “Bollettino storico <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>”, n. 21/2005, pp. 96-97, 107.<br />

10 Si pensi alla falsa intenzione di estendere il voto amministrativo al gentil sesso messo<br />

in atto dal governo fascista nel 1924 quando il Ministro agli Interni Federzoni presentò un<br />

disegno di legge “sull’ammissione delle donne all’elettorato amministrativo” che riprendeva<br />

il precedente D.D.L. n. 2121 del 1923 decaduto per la fine <strong>della</strong> XXVI Legislatura. La<br />

proposta di Federzoni riguardava le donne con almeno 25 anni, munite di licenza elementare,<br />

che pagavano tasse non inferiori a lire 100 annue, nonché le decorate la valor militare, le<br />

madri e vedove dei caduti in guerra. Escluse dal voto rimanevano le prostitute mentre una<br />

ulteriore limitazione era previsa per le donne eleggibili. Queste ultime, infatti, non potevano<br />

candidarsi alle cariche di Sindaco, Assesore, né potevano ricevere altri importanti incarichi<br />

amministrativi. Approvata la legge, questa, pubblicata nella G.U. del 9 dicembre 1925, non<br />

esplicò mai i suoi effetti perché le elezioni amministrative vennero abolite l’anno dopo dalla<br />

normativa che introdusse la figura del Podestà. Cfr., a riguardo, Mimma De Leo-Fiorenza<br />

Taricone, Per una storia del voto alle donne, in AA.VV, “Elettrici ed Elette”, Commissione<br />

Nazionale Pari Opportunità, Ist. Poligrafico dello Stato, Roma 1996, p. 15.<br />

11


<strong>della</strong> maternità e alla creazione dell’Opera Nazionale per la protezione <strong>della</strong><br />

maternità e dell’infanzia nel 1925. Lo slogan del duce era “Madri nuove per<br />

i figli nuovi”. Si diede così avvio ad una politica per la formazione <strong>della</strong> donna,<br />

istruita nell’economia domestica, nell’educazione all’infanzia, nell’assistenza<br />

sociale, educata alla salute anche attraverso l’introduzione dell’educazione<br />

fisica e dello sport femminile 11 .<br />

Del resto Mussolini in persona aveva elogiato più volte le donne lucane<br />

per la loro prolificità. Prima, il 26 maggio 1927, nel suo famoso “discorso<br />

dell’Ascensione”, quando, riferendosi al suo primato di natalità, aveva definito<br />

la <strong>Basilicata</strong> “non sufficientemente infettata da tutte le correnti perniciose<br />

<strong>della</strong> civiltà contemporanea”. Poi, il 27 agosto 1936, quando aveva esaltato<br />

la Lucania per lo stesso primato di natalità, “giustificazione demografica e<br />

storica dell’Impero”, in quanto “i popoli dalle culle vuote” non potevano<br />

aspirare alla conquista di “un impero”:<br />

La Lucania ha un primato che la mette alla testa di tutte le regioni italiane: il primato<br />

<strong>della</strong> fecondità, la quale è la giustificazione demografica e quindi storica dell’Impero.<br />

I popoli dalle culle vuote non possono conquistare un Impero e, se lo hanno,<br />

verrà il tempo in cui sarà per essi estremamente difficile – forse – conservarlo o difenderlo.<br />

Hanno diritto all’Impero i popoli fecondi, quelli che hanno l’orgoglio e la volontà<br />

di propagare la loro razza sulla faccia <strong>della</strong> terra, i popoli virili nel senso più strettamente<br />

letterale <strong>della</strong> parola. Mi auguro che questo mio discorso formi oggetto di serie<br />

meditazioni in alcune province d’Italia. La conquista dell’Impero è destinata non già a<br />

ritardare quello che deve essere lo sviluppo politico, economico, spirituale dell’Italia<br />

Meridionale, ma ad accrescerlo. I problemi che interessano la vostra terra e la vostra<br />

gente sono già conosciuti. Si è sin troppo scritto e poco operato. Senza credere a miracolismi<br />

impossibili e che ripugnano profondamente alla nostra dottrina e al nostro temperamento,<br />

io vi dico, vi prometto – il che è più importante – che la Lucania, sotto l’impulso<br />

e il dinamismo <strong>della</strong> Rivoluzione delle Camicie Nere, brucerà le tappe per raggiungere<br />

più presto la meta. Molto si è fatto durante questi 15 anni, ma la realtà vuole<br />

che si aggiunga che moltissimo resta ancora da fare e sarà fatto 12 .<br />

Certo la donna, nell’immaginario fascista, non doveva solo limitarsi a<br />

questo. Su un numero del 1936 del quindicinale dei fasci femminili “La donna<br />

fascista” vi era scritto a chiare lettere che la donna fascista non si fermava<br />

“nell’ambito <strong>della</strong> famiglia”, ma “dalla cellula familiare” si inquadrava<br />

11 Sul ruolo <strong>della</strong> donna nel regime fascista si veda Victoria De Grazia, Le donne nel regime<br />

fascista, Marsilio Ed., Venezia 1993.<br />

12 Benito Mussolini, Opera Omnia, La Fenice Ed., Firenze 1972, Vol. XXVIII.<br />

12


nell’organizzazione di partito per assolvere a quell’opera di solidarietà umana<br />

che doveva svolgere “in una famiglia più grande: la nazione” 13 .<br />

Così, mentre accentuava “il carattere pubblico dell’istituzione familiare”,<br />

il fascismo spingeva le donne italiane ad assumere nuovi ruoli all’interno <strong>della</strong><br />

società, mentre assegnava un sempre maggior peso alla famiglia costringeva<br />

le donne ad una maggiore consapevolezza <strong>della</strong> cosa pubblica, con una<br />

impostazione tipicamente educativa e assistenziale 14 .<br />

Di qui lo spazio, seppur limitato, concesso alle donne di ceto più elevato<br />

“nella definizione delle nuove norme di condotta familiare e nell’aiutare le<br />

donne di condizione inferiore a farle proprie” 15 . Ma anche il riservare loro la<br />

direzione delle attività benefiche <strong>della</strong> Croce Rossa e di altre iniziative assistenziali.<br />

Pensiamo alle mogli dei Prefetti e dei Gerarchi, impegnate nelle<br />

inaugurazioni di opere del Regime in campo sociale.<br />

In <strong>Basilicata</strong> è Grazietta Reale Salis, moglie del Prefetto potentino, a volere<br />

fortemente la realizzazione <strong>della</strong> colonia dell’Abetina di Ruoti, nei pressi<br />

<strong>della</strong> strada provinciale per Avigliano, che a settembre del 1927 ospita 132<br />

ragazzi 16 . Ed è sempre la consorte del Prefetto a visitare ad agosto la Colonia<br />

“Benito Mussolini” di Rapolla, inaugurata il mese precedente 17 .<br />

La stessa colonia marina di Maratea, “oasi di verde e pace” ubicata a 300<br />

metri dalla spiaggia di Fiumicello e inaugurata il 18 luglio 1932, è voluta,<br />

non solo dal segretario federale Lacava, ma anche dalla delegata provinciale<br />

fascista Rina Galassi 18 . Non si dimentichi, infine, che la colonia “elioterapi-<br />

13 Riportato da Isabella Rauti, Il voto alle donne e la politica femminile nel ventennio<br />

fascista.Osservazioni di oggi, in AA.VV, “Elettrici ed Elette”, Commissione Nazionale Pari<br />

Opportunità, Ist. Poligrafico dello Stato, Roma 1996, p. 32.<br />

14 Victoria de Grazia, Il patriarcato fascista, in AA.VV., “Storia delle donne. Il Novecento”,<br />

Laterza Ed., Roma-Bari 1996, pp. 161-162.<br />

15 Ibidem.<br />

16 Il Giornale di <strong>Basilicata</strong> del 24-25 settembre 1927 e La <strong>Basilicata</strong> nel mondo, anno<br />

III, n. 5, ottobre 1926. L’Abetina rappresentava innanzitutto una colonia climatica destinata<br />

a curare bambini “scrofolosi, gracili, linfatici e malarici”. Organizzata dal Consorzio Provinciale<br />

Antitubercolare, con l’assistenza delle Suore del Sacro Costato, essa era ritenuta importantissima<br />

grazie alla sua aria balsamica d’alta montagna, piena delle fragranze acri <strong>della</strong><br />

resina.<br />

17 Il Giornale di <strong>Basilicata</strong> del 27-28 agosto 1927.<br />

18 Essa si componeva di un grande fabbricato con tre ali disposte a ferro di cavallo e capaci<br />

di ospitare circa 250 bambini. La struttura occupava un’area di circa 255.000 metri quadrati<br />

ed era dotata anche di locali per il personale di vigilanza, di magazzini, cucine, uffici,<br />

refettorio, infermeria con annessa sala medica, campo sportivo (Il Giornale di <strong>Basilicata</strong> del<br />

13


ca” permanente “9 maggio” di Matera, frequentata nell’agosto del 1938 da<br />

200 bambini, è diretta da una donna, la sig.na Carolina Vietti 19 .<br />

Altre figure di donne rivestono un ruolo nell’organizzazione fascista lucana.<br />

È il caso di Emma Pignatari Mojoli, Delegata Provinciale dei Fasci<br />

Femminili, che cercò di dare vita alle varie sezioni presenti sul territorio rimaste<br />

per lungo tempo inattive. In una lettera del 17 luglio 1929 destinata al<br />

Segretario Nazionale, stigmatizzò il comportamento delle lucane “ancora<br />

schiave di pregiudizi atavici e secolari” per i quali si mantenevano attaccate<br />

al focolare accanto al quale nascevano, vivevano e morivano, restando così<br />

diffidenti alla penetrazione dei propositi fascisti di redenzione morale e<br />

civile 20 .<br />

Molteplici le iniziative dei Fasci Femminili lucani per istruire e avvicinare<br />

al Regime le donne, dalla celebrazione <strong>della</strong> “Festa del pane” a quella<br />

<strong>della</strong> “Befana fascista”, dai corsi di taglio e cucito a quelli per le “infermiere<br />

familiari”.<br />

Nel marzo 1930 si organizzò anche una Mostra interregionale del lavoro<br />

femminile per le Province di Puglia e <strong>Basilicata</strong>. Questa mostra, a cura dell’Ente<br />

Provinciale Fascista del Lavoro Femminile, prevedeva un’esposizione<br />

interregionale dei lavori femminili con lo scopo di far conoscere i prodotti<br />

dell’attività femminile nel campo del lavoro e di incoraggiare lo sviluppo di<br />

tale attività a fini artistici ed economici. Vennero esposti lavori di vario genere<br />

eseguiti da mani femminili, sia individualmente, sia in laboratori, stabilimenti<br />

o istituti <strong>della</strong> Puglia e <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>, purchè ispirati ed intonati al<br />

23-24 luglio 1932 e il Giornale di Lucania del 1-2 luglio 1933). La colonia era pronta ad accogliere<br />

bambini di ambo i sessi, dai 6 ai 12 anni, bisognosi di cure e di misere condizioni<br />

economiche. Gli aspiranti dovevano presentarsi alla visita medica presso l’ufficio comunale<br />

sanitario, muniti dei seguenti documenti: stato di famiglia, certificato di povertà ed eventuale<br />

certificato di iscrizione all’Opera Nazionale Balilla (Il Giornale di <strong>Basilicata</strong> del 10-11<br />

giugno 1932). Si veda anche Nicola Lisanti, Dopolavoro, sport e colonie estive, in AA.VV.,<br />

“Italiani! Amate il pane. Società e fascismo in <strong>Basilicata</strong>”, Calice Ed., Rionero 2000, p. 129.<br />

19 La <strong>Basilicata</strong>, tra il 1925 ed il 1939, avrà moltissime Colonie Elioterapiche che costituiranno<br />

una delle tante trovate del Regime per risparmiare rispetto al costo delle cure<br />

montane e marine. Comuni come Venosa, Acerenza, Rionero, Melfi, Lavello, Pescopagano,<br />

Muro Lucano, Picerno, Marsiconuovo, Grumento Nova, Moliterno, Lauria, Carbone e le<br />

stesse due Province, diventeranno sedi a basso costo di elogiate “cure solari”, per la prevenzione<br />

e la cura di deficienze fisiche e per aiutare lo sviluppo del fanciullo (Nicola Lisanti,<br />

op. cit.). Sulle colonie in <strong>Basilicata</strong> si veda ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., I<br />

elenco, B. 172.<br />

20 ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., I elenco, B. 170.<br />

14


senso d’arte, come ad esempio disegni, quadri, dipinti su stoffe, merletti, pizzi,<br />

ceramiche, terrecotte e così via 21 .<br />

I ceti più popolari trovavano spazio, invece, nella c.d. sezione “Massaie<br />

Rurali”, molto attiva nell’organizzazione di gare, adunanze e altre iniziative<br />

documentate nelle relazioni <strong>della</strong> segretaria provinciale potentina Maria<br />

Natta 22 .<br />

Nella scuola lucana la presenza femminile aveva una sua rilevanza in linea<br />

con il ruolo “educativo” attribuito alle donne. E qualcuna di esse aveva<br />

raggiunto anche qualche raro successo professionale. È il caso di Maria<br />

Catenacci Rubino, direttrice didattica di Rionero durante il Ventennio.<br />

Un cenno va fatto anche alle lucane impegnate durante il fascismo nell’Azione<br />

Cattolica. Dopo lo scontro tra Chiesa e Mussolini del 1931, che aveva<br />

portato anche in <strong>Basilicata</strong> allo scioglimento di una sessantina di circoli<br />

dell’associazione cattolica per un totale di 3.367 iscritti, l’episcopato lucano<br />

aveva continuato a dare fiducia al laicato cattolico. Da Bertazzoni a Potenza<br />

a Delle Nocche a Tricarico, i vescovi lucani concentrano i propri sforzi, oltre<br />

che sul piano religioso, su quello tipicamente formativo, non tralasciando di<br />

“coltivare” i giovani e le giovani e prepararli per tempi migliori. Di qui la<br />

crescita del settore femminile di Azione Cattolica specialmente nella diocesi<br />

di Tricarico e in quella di Melfi retta da Domenico Petrone.<br />

Estremamente significativa è, inoltre, la presenza femminile nei numerosi<br />

episodi di ribellismo sociale ed economico che si avvicendarono in Lucania<br />

durante il fascismo 23 .<br />

Nonostante lo stretto controllo del Regime, infatti, non mancarono veri e<br />

propri tumulti popolari, con assalti ai municipi e scontri con le forze dell’ordine<br />

che, alcune volte, si conclusero in un bagno di sangue 24 .<br />

21 Marilena Cillis-Maria Serena Coviello, Madri nuove per figli nuovi, Tesina in Storia<br />

Contemporanea, Corso di Laurea in Scienze <strong>della</strong> Comunicazione, Università degli Studi<br />

<strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>, aa. 2006-2007.<br />

22 Per le relazioni cfr. ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., I elenco, B. 173.<br />

23 Cfr., a tale proposito, Michele Strazza, Ribellismo fiscale nella <strong>Basilicata</strong> fascista degli<br />

anni Trenta, in “<strong>Basilicata</strong> Regione Notizie” n. 106/2004; id., Agitazioni contadine e popolari<br />

nella Lucania Fascista, Regione <strong>Basilicata</strong>, Potenza 2004.<br />

24 Si veda in proposito la documentazione conservata nell’Archivio di Stato di Matera<br />

(Fondo Prefettura Gabinetto, II Vers., B. 116) e di Potenza (Fondo Prefettura Gabinetto, II<br />

Vers., I elenco, B. 46, 75, 76).<br />

15


Non di vere e proprie “lotte contadine” si trattava, data la mancanza di<br />

una strategia precisa e per l’episodicità degli avvenimenti, ma di forme di “ribellismo”<br />

che, comunque, rappresentarono una costante durante tutto il “ventennio”<br />

in Lucania.<br />

Indubbiamente le ragioni fondamentali delle proteste furono essenzialmente<br />

di natura economica, salvo qualche eccezione, e l’aspetto municipale<br />

e locale fu una costante ben presente in tutti i tumulti. Il che non equivale ad<br />

affermare che nelle agitazioni mancasse del tutto un qualche carattere “eversivo”,<br />

ma che, se qualche volta questo vi fu, esso fu solo la normale conseguenza<br />

di richieste prettamente economiche.<br />

Alla base di questo “ribellismo” nelle campagne vi era il diffuso impoverimento<br />

e l’aggravarsi delle condizioni di vita dei ceti rurali, accompagnati<br />

dalla ostilità per gli aumenti dell’imposizione fiscale e per l’introduzione<br />

di nuove “tasse”.<br />

Di fronte a tutto questo, le donne lucane, mogli e madri, non restarono<br />

sull’uscio di casa a guardare, né si limitarono ad appoggiare le rivolte dei<br />

propri uomini, facendosi esse stesse promotrici di alcuni tumulti che assunsero,<br />

spesso, forme anche violente 25 .<br />

25 Tra i tanti giova ricordare l’episodio di San Mauro Forte del 1940. Proprio in questo<br />

piccolo paese, infatti, il 30 ed il 31 marzo scoppia una rivolta contro la politica fiscale del<br />

governo, mostrando l’insofferenza di una società contadina ormai stanca di pagare per scelte<br />

che non comprende. In questo Comune le condizioni economiche e sociali del ceto contadino,<br />

proprietario di piccoli appezzamenti di terreno coltivato a viti, ulivo e frutteto, erano<br />

peggiorate nel corso degli anni, anche per la mancanza di risorse esterne e <strong>della</strong> valvola di<br />

sfogo dell’emigrazione. Nel contempo la popolazione aveva fatto le denunce per i fabbricati<br />

mentre era aumentata la tassa sul patrimonio. In questo clima di insofferenza e di sempre<br />

maggiore distacco dal potere vengono notificati ben 500 avvisi di pagamento per i contributi<br />

agricoli unificati, frutto, però, di errori compiuti dagli uffici dell’Unione Agricoltori di<br />

Matera. Di qui lo scoppio <strong>della</strong> rivolta che attira i carabinieri in paese il giorno dopo. E mentre<br />

alcuni contadini vengono trattenuti in caserma le campane chiamano a raccolta la popolazione.<br />

La situazione peggiora dopo le ore 20,00 quando centinaia di dimostranti, tra cui<br />

molte donne, accerchiano la caserma e la prendono a sassate, premendo verso il portone di<br />

ingresso. A nulla serveno i 60 colpi di moschetto sparati a scopo intimidatorio ed i fermati<br />

vengono rimessi in libertà. Ma appena la folla lascia la piazza sul selciato restano un morto<br />

e cinque feriti, di cui uno deceduto subito dopo: i colpi esplosi dai carabinieri non erano andati<br />

a vuoto. Tra i feriti due donne: Maria Antonia Nuccio e Maria D’Eufemia. Alla fine vengono<br />

arrestati 130 manifestanti tra cui ben 51 donne. Sulla ricostruzione <strong>della</strong> vicenda si veda:<br />

Leonardo Sacco, Provincia di Confino. La Lucania nel ventennio fascista, Schena Editore,<br />

Fasano 1995, nonché Raffaele Giura Longo, I contadini lucani e il fascismo: dissenso<br />

e rivolta, in: AA.VV., “Campagne e fascismo in <strong>Basilicata</strong> e nel mezzogiorno”, Ed. Lacaita,<br />

16


Del resto chi più delle donne sopportava il peso del basso tenore di vita<br />

ed era consapevole delle conseguenze che potevano avere nuove “gabelle”<br />

sui già miseri frutti del lavoro dei campi.<br />

Con l’entrata in guerra la situazione peggiora. Anche dalla Lucania si<br />

preparano a partire tanti giovani ed ancora una volta sono le campagne a pagare<br />

il prezzo più alto. E sono ancora le donne ad accollarsi il pesante fardello<br />

dei lavori agricoli in sostituzione degli uomini in guerra. E sono sempre loro<br />

a ricevere le prime comunicazioni dai comandi militari con le quali si annunciano<br />

alle famiglie le perdite dei soldati caduti.<br />

Così le porte delle case si coprono di strisce di tela nera perché da quelle<br />

porte era entrata la notizia crudele. Così le madri, le mogli, le sorelle vestono<br />

il nero degli indumenti, degli scialli, delle gonne; quel nero che, con<br />

il trascorrere del tempo, assumerà i toni di un grigio indefinito, a testimoniare<br />

che quel triste avvenimento avrebbe fatto da sfondo al dolore di tutta una<br />

vita 26 .<br />

Tale molla al ribellismo, motivata dal cambiamento <strong>della</strong> situazione politica<br />

e dalla voglia di vendetta, oltre che da ragioni economiche e sociali, è<br />

presente anche dopo la caduta di Mussolini del 25 luglio 1943. Così negli<br />

episodi di settembre nella provincia di Matera, a Colobraro e Accettura, le<br />

donne sono presenti affianco agli uomini nei tumulti contro gli ammassi e<br />

nell’assalto agli uffici comunali agricoli e a quelli del dazio e dell’esattoria.<br />

Nel primo centro del materano vengono arrestate anche 5 di loro con l’accusa<br />

di coinvolgimento nei tumulti popolari.<br />

Lo stesso avviene ad Irsina, dopo la partenza delle truppe germaniche.<br />

Occupato il paese, il 16 settembre, dai tedeschi, alcuni cittadini vengono arrestati<br />

e trattenuti come ostaggi in Largo Plebiscito ed in Piazza Garibaldi. La<br />

popolazione, intanto, viene terrorizzata da voci secondo cui i fascisti locali<br />

stanno preparando una lista di 32 giovani donne per essere deportate in Germania<br />

in bordelli militari. Così, partiti i tedeschi, scoppia una rivolta contro<br />

i fascisti cui non restano estranee le donne del posto. La rabbia popolare si<br />

accanisce innanzitutto contro un proprietario terriero, accusato di mantenere<br />

i contatti con i tedeschi, cui viene mozzato un orecchio. Poi viene linciato il<br />

Manduria 1981, i quali richiamano la tesi di laurea di Marina Rota, Contadini e partecipazione<br />

popolare in alcuni episodi di resistenza al fascismo e del dopoguerra in provincia di<br />

Matera (aa. 1975-76, Facoltà di Lettere, Università di Bari).<br />

26 Giuseppe Antonio Maria Mattia, Tolve dal Fascismo ai nostri giorni, Tip. Coop. Villa<br />

Maraini, Roma 1990.<br />

17


segretario comunale, espressione del vecchio potere burocratico vessatorio, il<br />

quale ci lascia la pelle. Il pomeriggio è assalito l’ufficio del dazio e solo l’intervento<br />

di alcuni antifascisti evita altri danni alle persone. In serata pare venga<br />

anche ferito un carabiniere uscito di pattuglia con un commilitone. Il 23<br />

settembre, comunque, ritorna la calma con la costituzione di una “Commissione<br />

del Popolo” che regge la cittadina fino al 26 settembre, giorno dell’arrivo<br />

degli alleati 27 .<br />

Dopo la partenza dei paracadutisti tedeschi anche le donne di Palazzo S.<br />

Gervasio, insieme agli uomini, scendono in piazza, alla fine di settembre, per<br />

assalire la casa del fascio, l’ufficio di collocamento, le sedi sindacali e il municipio,<br />

bastonare il segretario comunale nominato dai tedeschi (salvato a<br />

stento dall’intervento dei carabinieri), reclamare la cacciata del commissario<br />

prefettizio 28 .<br />

Da citare, infine, l’assalto <strong>della</strong> popolazione rionerese, il 16 settembre, ai<br />

magazzini viveri dell’Intendenza <strong>della</strong> VII Armata per paura <strong>della</strong> loro distruzione<br />

da parte dei tedeschi (cosa che avvenne in seguito). Numerose donne<br />

cercano di portare via sacchi di farina, di riso ed altri generi alimentari, ma i<br />

tedeschi intervengono sparando sulla folla. Alla fine sul selciato, insieme al<br />

diciassettenne Antonio Cardillicchio, resta una donna, Elisa Giordano Carrieri<br />

che, intrappolata nei magazzini, perisce nel successivo incendio di essi 29 .<br />

La rinascita dei Partiti<br />

Con la caduta del fascismo anche in <strong>Basilicata</strong> riprende nel 1943, pian<br />

piano, la voglia di partecipazione politica. Di qui, nel settembre dello stesso<br />

anno, la formazione, in provincia di Matera, di vari comitati antifascisti in appoggio<br />

al Governo Badoglio. Così a San Mauro Forte il 14 settembre sorge<br />

un comitato “Giustizia e Libertà” con oltre 200 iscritti 30 .<br />

27 L’episodio è raccontato da Michelino Dilillo nel saggio Irsina, lotta politica e lotte<br />

sociali nel secondo dopoguerra 1943-1953, contenuto in AA.VV, “Cultura, Meridionalismo<br />

e lotte contadine in <strong>Basilicata</strong> nel secondo dopoguerra”, Collana Studi Lucani e Meridionali,<br />

Ars Grafica Spa, Villa d’Agri 1984.<br />

28 Cristofaro Magistro, op. cit., p. 123.<br />

29 Sull’episodio cfr., tra gli altri, Enzo Cervellino, Regio Vulturis, Ed. Osanna, Venosa 2003,<br />

pp. 163-164.<br />

30 Cristofaro Magistro, op. cit., p. 131.<br />

18


I nittiani, in attesa del ritorno di Nitti, si ritrovano attorno a Vito Reale,<br />

nominato dagli alleati Commissario Prefettizio del Comune di Potenza poi,<br />

da novembre, Sottosegretario agli Interni nel II Governo Badoglio.<br />

Ad ottobre Michele Mancino incomincia il proprio lavoro di ricostituzione<br />

del partito comunista ed il 15 dicembre si apre la prima sezione comunista<br />

di Potenza 31 .<br />

Nel Materano comunisti e socialisti, tra ottobre e novembre, cominciano<br />

ad organizzarsi, raccogliendo numerosi consensi nei grossi borghi contadini<br />

(Irsina, Pisticci, Montescaglioso), “già forti di una tradizione politica in tal<br />

senso”, mentre la DC si muoverà più in ritardo a causa del contrasto tra due<br />

fazioni che richiamerà l’intervento di un esponente <strong>della</strong> segreteria nazionale,<br />

il professor Ignazio Ughi 32 .<br />

L’attività di ricostituzione dei partiti democratici ferve particolarmente<br />

anche in vista del Convegno delle forze antifasciste fissato a Napoli per il 19<br />

dicembre. L’assise, in realtà, non venne tenuta in seguito al divieto del comando<br />

alleato, nonostante le forti proteste dei partiti politici partecipanti.<br />

Solo l’anno successivo, spostato a Bari in quanto la città partenopea era troppo<br />

vicina al fronte di guerra, si svolgerà finalmente il Congresso dei Comitati<br />

di Liberazione Meridionali.<br />

Alla fine dell’anno in vari paesi <strong>della</strong> provincia di Potenza nascono le<br />

prime sezioni <strong>della</strong> Democrazia Cristiana dopo che, sul finire dell’estate, grazie<br />

a don Vincenzo D’Elia, si erano ritrovati alcuni ex popolari, dando vita<br />

alla DC ed eleggendo segretario provinciale l’avv. Giuseppe Carriero che<br />

aveva ricoperto la stessa carica nel PPI 33 .<br />

Per i socialisti Vincenzo Torrio aveva iniziato a lavorare per la riorganizzazione<br />

delle forze socialiste lucane, dopo la sua partecipazione il 22 e 23<br />

31 La notizia è riportata in Michele Mancino, Lotte contadine in <strong>Basilicata</strong>, Galzerano<br />

Ed., Casalvelino Scalo (Sa) 1983. Dello stesso autore cfr anche Memorie di un comunista,<br />

Galzerano Ed., Casalvelino Scalo (Sa) 1994.<br />

32 Pia Maria Digiorgio, Il fascismo, l’antifascismo, la guerra, in in AA.VV., “Storia <strong>della</strong><br />

<strong>Basilicata</strong>”, vol. IV, Laterza Ed., Roma-Bari 2002, p. 263.<br />

33 Giampaolo D’Andrea, Dal governo di Salerno alla crisi <strong>della</strong> Prima Repubblica, in<br />

AA.VV., “Storia <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>”, vol. IV, Laterza Ed., Roma-Bari 2002, p. 268. Dello stesso<br />

autore cfr. anche La ripresa <strong>della</strong> vita democratica in <strong>Basilicata</strong>, in “Bollettino storico <strong>della</strong><br />

<strong>Basilicata</strong>”, IV, dicembre 1988, p. 97. L’avvocato Carriero morì il 5 gennaio 1944 per assideramento<br />

mentre, nella zona di Avigliano e Ruoti, portava a termine un incarico di requisizione<br />

di animali ricevuto dal comando inglese. Sull’episodio cfr. L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia<br />

Cristiana, n. 1, anno 3°, del 15 febbraio 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

19


agosto alla riunione tenutasi a Roma in casa di Oreste Lizzadri nella quale si<br />

era deciso di costituire il PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria)<br />

34 . Il 24 dicembre nasce la sezione del Psiup di Tricarico dopo un incontro<br />

svoltosi nell’abitazione di Rocco Scotellaro 35 .<br />

Ma è nel 1944 che, venuto meno il divieto di costituzione dei partiti<br />

(emanato dal Comando Alleato nell’ottobre 1943), i partiti e i sindacati ricominciano<br />

ad organizzarsi in modo più consistente.<br />

Il 28 e 29 gennaio si svolge a Bari il Primo Congresso dei Comitati di<br />

Liberazione. Pochissimi i partecipanti lucani: Donato Leone per il PCI, Attilio<br />

Di Napoli e Vincenzo Milillo per il PSIUP, Francesco Cerabona per la<br />

Democrazia del Lavoro.<br />

I socialisti, intanto, cominciano a costituire il reticolo delle sezioni sul<br />

territorio grazie al contributo nelle diverse zone di esponenti politici di primo<br />

piano: Torrio e Enzo Pignatari a Potenza, Attilio Di Napoli nel Vulture-Melfese,<br />

Vincenzo Milillo nel Materano.<br />

Il 27 febbraio su iniziativa di Michele Bianco nasce la federazione comunista<br />

provinciale di Matera, mentre il mese successivo quella di Potenza. Ad<br />

aprile si apre la Camera del Lavoro materana 36 .<br />

Il 21 maggio 1944 i comunisti lucani <strong>della</strong> provincia di Potenza tengono<br />

il loro primo Congresso, alla presenza di Palmiro Togliatti, con l’elezione del<br />

consiglio federale: Michele Mancino (segretario), Luigi Salvatore, Basilio<br />

Napoli, Nestore Padovani, Donato Leone e Michele Pellicani (componenti).<br />

Ma i contrasti non mancano. Lo scontro vede da un lato Padovani e<br />

Leone, come sostenitori “di una tradizione urbana del movimento socialista<br />

e democratico, più attento ai rapporti istituzionali e di potere del capoluogo”,<br />

e dall’altro Michele Mancino concentrato sulla preminenza <strong>della</strong> lotta contadina.<br />

Di qui l’iniziativa <strong>della</strong> Direzione Nazionale del PCI di mandare in<br />

<strong>Basilicata</strong> Mario Leporatti a mettere ordine in una situazione definita “caotica”.<br />

La situazione si sbloccherà definitivamente con la nomina a segretario<br />

<strong>della</strong> Federazione di un giovane insegnante di Atella, Antonino Pace, ex ufficiale<br />

dell’esercito inquisito per le sue idee comuniste 37 .<br />

34 Luigi Calabrese, La città di Potenza tra il crollo del fascismo e la nascita <strong>della</strong> Repubblica<br />

(1943-1948). Contesto politico-istituzionale e assetti amministrativi, in “Bollettino<br />

Storico <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>”, Deputazione di Storia Patria per la Lucania, n. 22/2006, p. 203.<br />

35 Giuseppe Settembrino, I verbali <strong>della</strong> sezione Psiup di Tricarico (1943-1945) custoditi<br />

da Rocco Soldo, in “<strong>Basilicata</strong> Regione Notizie” n. 1/ 1996, pp. 69-78.<br />

36 Nino Calice, Il PCI nella storia di <strong>Basilicata</strong>, Ed. Osanna, Venosa 1986, p. 85.<br />

20<br />

37 Ivi, pp. 86-87.


Comunque, alla fine del 1944 la federazione comunista provinciale di<br />

Potenza conta ben 4.192 iscritti divisi su 43 sezioni in 96 Comuni, mentre nel<br />

Materano si registrano 2.700 iscritti con 26 sezioni su 29 Comuni e altrettante<br />

Camere del Lavoro 38 .<br />

Stessa situazione per la DC che, sempre alla fine del 1944, presenta<br />

3.500 tesserati nella provincia di Potenza e 3.200 in quella di Matera. Il Partito<br />

Socialista, invece, ha 2.600 iscritti a Potenza e 2.000 a Matera. Il PLI e<br />

Democrazia del Lavoro presentano un totale di 4.000 aderenti in provincia di<br />

Potenza e 4.800 in quella materana. Molto bassi i numeri del Partito d’Azione:<br />

poche decine a Potenza e 630 nel Materano 39 .<br />

È rinata, intanto, la Stampa libera previa autorizzazione, naturalmente,<br />

del PWB (Psychological Warfare Branch), organismo di controllo delle truppe<br />

alleate di occupazione 40 .<br />

Il primo periodico ad essere pubblicato, a febbraio, è Rinascita. Periodico<br />

delle democrazie per la <strong>Basilicata</strong>. Suo ideatore è il democristiano Salvatore<br />

Pagliuca di Muro Lucano 41 .<br />

Poi è la volta del nittiano Il Gazzettino 42 , del democristiano L’Ordine 43 ,<br />

del comunista Azione Proletaria 44 .<br />

38 Ivi, pp. 85 e 90.<br />

39 Giampaolo D’Andrea, Dal governo di Salerno, cit., p. 280. Per un quadro più dettagliato<br />

cfr. Relazione Quadrimestrale “riservatissima” dei carabinieri al Prefetto del 17 dicembre<br />

1944, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 8.<br />

40 Sulla rinascita <strong>della</strong> Stampa libera cfr. Domenico Notarangelo, La stampa periodica<br />

lucana 1944-1994, Ed. Osanna, Venosa 1995, pp. 25 e ss.<br />

41 Rinascita. Periodico delle democrazie per la <strong>Basilicata</strong>, n. 1, anno 1, 3 febbraio<br />

1944, Tip. Ercolani, Muro Lucano 1944-1947, ristampa anastatica a cura del Centro Culturale<br />

Franco-Italiano, Finiguerra Arti Grafiche, Lavello 1998.<br />

42 Il Gazzettino. Quindicinale indipendente. Anno I, 1944, rist. anastatica Calice Ed.,<br />

Rionero 1991. Fondato da Vito Reale, il quindicinale era diretto da Benedetto Stoppelli e veniva<br />

stampato a Potenza nella tipografia Nucci. Su di esso il Reale “svolse aspre polemiche<br />

contro la politica e gli orientamenti del Cln, cercando di dare voce alla crisi dei ceti medi preoccupati<br />

dei metodi, delle forme di organizzazione, dei problemi di una democrazia fondata sui<br />

partiti di massa”. Tra i collaboratori del giornale vi era anche il giornalista Alberto Jacoviello.<br />

43 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa<br />

1988. Il quindicinale, stampato dal 15 febbraio 1944 al 7 aprile 1946 a Potenza presso la<br />

Tipografia Editrice Lucana, con direttore responsabile l’avvocato di Pietragalla Gaetano De<br />

Bonis, riprendeva la vecchia testata del Partito Popolare lucano nata nel 1920. Redattore era<br />

don Angelo Mazzarone, giovane professore del Seminario regionale di Potenza il quale, firmando<br />

con sigle e pseudonimi, copriva gran parte degli articoli.<br />

44 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, rist. anast. Ed. Osanna,<br />

21


Il 3 maggio riprende le pubblicazioni anche Il Lavoratore, battagliero<br />

giornale socialista nato a Melfi nel 1905 e che ora, stampato nel capoluogo,<br />

diventa l’organo <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale di Potenza sotto la<br />

direzione di Vincenzo Torrio 45 .<br />

L’anno dopo a Matera escono La Voce Liberale 46 , Avanguardia Proletaria<br />

47 e il democristiano L’Ora Nostra 48 .<br />

Venosa 1988. Il settimanale, stampato a Potenza presso la tipografia di Mario Armento, ebbe<br />

come direttori l’avv. Donato Leone (nn. 1-8), Michele Pellicani (nn. 9-14), in seguito<br />

Anselmo Tursi. Venne pubblicato dal maggio 1944 al 1946. Nel 1947 uscirono un numero<br />

straordinario ed un numero speciale insieme a “Il Lavoratore”.<br />

45 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, rist. anast. Ed.<br />

Osanna, Venosa 1988. Il giornale, assunte le vesti di quindicinale, venne stampato, dal maggio<br />

1944 e per i primi 13 numeri, a Potenza presso la Tipografia Editrice Lucana, mentre per<br />

i successivi dalla Cooperativa Tipografica potentina “La Rapida”. Direttori furono, per i primi<br />

6 numeri, Enrico Ajello e, per i successivi, Vincenzo Torrio. Le pubblicazioni cessarono<br />

dopo le elezioni per la Costituente.<br />

46 Il settimanale materano La Voce Liberale iniziò le pubblicazioni il 18 marzo 1945.<br />

Direttore responsabile fu l’avvocato Alessandro Bruni. Il giornale si faceva portavoce delle<br />

esigenze d’ordine e libertà <strong>della</strong> migliore tradizione liberale italiana, spesso polemizzando<br />

con i partiti <strong>della</strong> sinistra. Cessò le pubblicazioni alla fine di aprile del 1946.<br />

47 Fondato da Michele Bianco, il primo numero uscì il 29 aprile 1945. Fu l’organo <strong>della</strong><br />

Federazione Comunista Provinciale di Matera ma la sua vita fu alquanto breve, cessando<br />

all’inizio di luglio. In tutto vennero pubblicati solo otto numeri.<br />

48 Il primo numero venne pubblicato il 27 maggio 1945. Suo direttore responsabile fu<br />

Ignazio Ughi, mentre la direzione politica venne affidata a Francesco Paolo Padula. Il giornale<br />

intendeva chiamare a raccolta tutti i democratici cristiani, essendo giunta la loro “ora”<br />

per difendere la libertà e le nuove istituzioni. Nel marzo del 1946 dovette interrompere le<br />

pubblicazioni.<br />

22


CAPITOLO SECONDO<br />

DONNE LUCANE E PARTITI POLITICI<br />

L’ingresso delle donne nei partiti<br />

In questo clima di “rinascita” le donne lucane entrano, seppur in maniera<br />

molto limitata, nelle formazioni politiche anche in vista delle promesse,<br />

poi attuate, dell’estensione del diritto di voto.<br />

Una prima traccia di una presenza di donne in un’assemblea di partito la<br />

ritroviamo già nel 1943. Se dobbiamo credere alla testimonianza di Michele<br />

Mancino, infatti, in quell’anno nella sezione comunista di Atella “numerose<br />

donne soprattutto giovani” partecipano alla riunione preparata dal “compagno<br />

Lomolino” e altri 49 .<br />

Il 16 aprile 1944 viene eletto il Direttivo <strong>della</strong> sezione DC di Potenza 50 .<br />

Di esso fanno parte anche tre donne: Paolina Verrastro, Maria Colombo e Delie<br />

Ciciani. La notizia è riportata sul giornale lucano L’Ordine. Periodico <strong>della</strong><br />

Democrazia Cristiana 51 . Al momento, tuttavia, non è ancora nato un Movimento<br />

Femminile democristiano.<br />

Il Partito Comunista è in prima fila ad incitare le donne ad una presenza<br />

più attiva. A maggio del 1944 si ha notizia <strong>della</strong> costituzione a Lavello <strong>della</strong><br />

Sezione Femminile del Partito Comunista 52 .<br />

49 Michele Mancino, Lotte contadine in <strong>Basilicata</strong>, Galzerano Ed., Casalvelino Scalo<br />

(Sa) 1983, pp. 134-137.<br />

50 Questa la sua composizione: La Sala dott. Domenico (Presidente), Nocera geom.<br />

Giulio (Vice Presidente), Fantozzi geom. Luigi (segretario), Ferrara Giuseppe (cassiere),<br />

Verrastro Paolina, Colombo Maria, Boccia Raffaele, Ciciani Delie, Forlenza Gerardo, Lamorgese<br />

Nicola, Grimaldi rag. Biagio, Mancusi Domenico, Mitidieri Giuseppe, Merenda<br />

Claudio, Satriani Torquato, Vallo Vincenzo, Vaccaro Francesco, Cuscino rag. Ugo, Starace<br />

avv. Adriano, De Bonis avv. Gaetano.<br />

51 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 7, anno 3°, del 25 aprile 1944,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

52 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 3, anno I, del 4 giugno<br />

1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

23


Che i tempi siano cambiati e ormai maturi per un coinvolgimento femminile<br />

è sintomo, poi, l’articolo “La donna”, comparso su Azione Proletaria,<br />

Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista di Potenza, del 15 giugno 1944,<br />

dove, citando “Il Giorno”, si contesta la frase “Le donne non sono fatte per<br />

essere comprese, sono fatte per essere amate”, stigmatizzando la vecchia società<br />

borghese, “gaudente e reazionaria”, che ha fatto <strong>della</strong> donna “una bambola<br />

frivola, una schiava, uno strumento di piacere e di riproduzione”. Bisogna,<br />

invece, da comunisti, insorgere contro tale “avvilente concezione”, affermando<br />

che la donna ha anche un cervello “pieno di idee” da considerare,<br />

valorizzare, utilizzare nella società: la donna, cioè, ha gli stessi diritti dell’uomo;<br />

è ormai tempo che si faccia avanti a reclamarli “con voce chiara e<br />

forte” 53 .<br />

Passando in campo avverso, sul periodico lucano <strong>della</strong> DC L’Ordine lo<br />

stesso 15 giugno compare l’articolo “Le donne nell’ora attuale”. In esso, polemizzando<br />

con “altri partiti”(chiaramente il PCI), l’articolista afferma che<br />

anche la DC tiene in debita considerazione il ruolo femminile, prevedendo<br />

nel proprio regolamento la costituzione di gruppi femminili affianco alle sezioni<br />

maschili. Dopo aver constatato che “la donna è anche contadina, operaia,<br />

impiegata, professionista ed ha quindi anche lei dei doveri sociali da<br />

compiere e dei suoi diritti da salvaguardare e da difendere”, si passa ad affermare<br />

il diritto e il dovere delle donne di prendere parte alla vita politica, sempre,<br />

però, “nei limiti delle loro possibilità e disponibilità” 54 .<br />

La Democrazia Cristiana – si legge ancora sul giornale – ha difeso tale<br />

diritto <strong>della</strong> donna sin dal 1919 quando il Partito Popolare proponeva la riforma<br />

dell’istituto parlamentare “non escluso il voto delle donne”. Due sono i<br />

presupposti indicati per la partecipazione femminile: la preparazione sociale<br />

e politica e la preparazione cristiana:<br />

Ne son chiare le ragioni: perché mentre da una parte la donna deve saper votare per<br />

la scelta dei propri rappresentanti al governo con rettitudine e con piena coscienza e conoscenza<br />

del suo atto, dall’altra deve ricordarsi di essere una donna cristiana. E la donna<br />

laboriosa <strong>della</strong> nostra Lucania è veramente cristiana. Lo dimostra, in maniera lampante,<br />

la sua vita consacrata a tutto ciò che di più sacro esiste: al culto del Cristianesimo,<br />

all’educazione cristiana dei figli, all’adempimento santo dei doveri di sposa e di madre,<br />

53 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 4, anno I, del 15 giugno<br />

1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

54 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 10, anno 3°, del 15 giugno 1944,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

24


all’opera laboriosa <strong>della</strong> sua giornata. È bene dunque che la donna sappia che deve difendere<br />

il suo diritto al pane e difendere nel contempo la sua fede cristiana, quella fede<br />

nella quale essa educa e vuole che crescano i suoi figli 55 .<br />

Un’esortazione alle donne comuniste ad organizzarsi viene fatto nel n. 6<br />

del 29 giugno, sempre di Azione Proletaria. Nell’articolo “Per voi donne”, infatti,<br />

si informa <strong>della</strong> costituzione, presso la Segreteria Centrale del P.C., di un<br />

Comitato Femminile incaricato di organizzare e dirigere tutto il lavoro femminile<br />

nell’Italia liberata. Cosciente delle difficoltà dell’iniziativa per “le consuetudini”<br />

e “l’arretratezza” meridionale, il settimanale comunista invita le donne<br />

lucane a superare “preconcetti e pregiudizii”, organizzandosi in maniera che il<br />

proprio peso sia “sentito nella vita politica” e perché “i loro desideri e le loro<br />

rivendicazioni” vengano presi in considerazione dal Governo “nella stessa maniera<br />

di quella degli uomini”. Di qui l’invito a discutere in tutte le sezioni per<br />

spingere gli iscritti a coinvolgere innanzitutto le loro stesse compagne 56 .<br />

Piuttosto ristretta, però, la varietà dei compiti da affidare alle sezioni<br />

femminili, a dimostrazione di un modo ancora tutto “maschile” di intenderne<br />

il coinvolgimento. Esse devono preparare la spedizione di pacchi al fronte,<br />

aiutare i bambini dei mobilitati e volontari, creare nidi d’infanzia, ambulatori<br />

e mense, destinati ad aiutare le donne che lavorano. Viene prospettata<br />

anche l’idea di un giornale femminile con il compito di orientamento e<br />

collegamento 57 .<br />

Il continuo battere del periodico comunista lucano su una capillare organizzazione<br />

dei gruppi femminili del P.C. è, indubbiamente, dovuto alla convinzione<br />

<strong>della</strong> legittima partecipazione <strong>della</strong> donna alla vita politica ma trova<br />

la sua motivazione più profonda nella consapevolezza degli organi nazionali<br />

del partito che, con l’estensione del diritto di voto, le masse femminili<br />

avrebbero assunto un ruolo determinante nella vittoria dei partiti. Una convinzione,<br />

questa, in possesso anche dei dirigenti nazionali democristiani che<br />

– come vedremo in seguito – con l’aiuto <strong>della</strong> Chiesa sapranno meglio convincere<br />

l’elettorato femminile <strong>della</strong> bontà dei propri programmi.<br />

E sono proprio i valori <strong>della</strong> difesa e dell’integrità <strong>della</strong> famiglia, come<br />

indicati dal Papa, che il giornale DC L’Ordine addita alle donne lucane qua-<br />

55 Ivi.<br />

56 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 6, anno I, del 29 giugno<br />

1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

57 Ivi.<br />

25


le motivazione per avvicinarsi al partito dei democratici cristiani. Nell’articolo<br />

“L’integrità <strong>della</strong> famiglia” l’estensore (probabilmente don Angelo Mazzarone)<br />

fa immaginare al lettore l’esistenza di un gruppo di donne DC pronte<br />

a invitare le lettrici a partecipare alla vita politica “con scopi determinati”<br />

dalla propria missione e dal posto occupato nella società 58 .<br />

“Nate per la famiglia”, bisogna difenderne l’integrità. Di qui l’esposizione<br />

del programma del partito incentrato proprio sull’integrità dell’istituto familiare,<br />

sulla difesa di essa contro tutte le forme di dissoluzione e di corrompimento,<br />

sulla tutela <strong>della</strong> moralità pubblica, assistenza e protezione dell’infanzia,<br />

ricerca <strong>della</strong> paternità. “Parole sacre”, queste, per il popolo lucano,<br />

che costituiscono un “valore supremo”. Ma la famiglia lucana – si dice – è<br />

economicamente povera, proletaria. Perciò la DC, che ha al primo punto del<br />

programma la nascita delle Regioni per la più immediata risoluzione dei problemi<br />

del Mezzogiorno, vuole che il massimo sforzo sociale venga indirizzato<br />

“ad assicurare a tutti non solo pane e lavoro, ma anche l’accesso alla proprietà”,<br />

impegnandosi anche per “l’incremento e la difesa <strong>della</strong> piccola proprietà<br />

rurale” 59 .<br />

Intanto nel luglio del 1944 a Napoli si forma la redazione di Noi donne,<br />

testata femminile nata in Francia nel 1937. Il primo numero dell’Italia liberata<br />

porta tra le firme quella di Rita Montagnana 60 e Nadia Spano 61 . Il gior-<br />

58 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 11, anno 3°, dell’1 luglio 1944,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

59 Ivi.<br />

60 Rita Montagnana Togliatti nacque a Torino il 6 gennaio 1895. Di professione sarta, a<br />

vent’anni si iscrisse al Partito Socialista dove divenne dirigente provinciale e regionale del<br />

movimento giovanile. Fu tra i fondatori del PCI a Torino nel 1921. Venne inviata a Mosca<br />

quale delegata del III Congresso dell’Internazionale. Nel 1924 sposò Palmiro Togliatti e fu<br />

costretta alla clandestinità espatriando in Russia. Dirigente comunista, svolse importanti<br />

missioni in Francia e in Spagna durante la guerra civile. Tra le fondatrici dell’UDI, guidò<br />

l’importante associazione femminile sino al 1964. Eletta alla Costituente quale capolista <strong>della</strong><br />

circoscrizione bolognese con 68.722 preferenze, nel 1948 entrò al Senato per il collegio<br />

di Imola in Emila Romagna. Morì a Roma il 18 luglio 1969.<br />

61 Nadia Gallico Spano nacque a Tunisi il 2 giugno 1916 in una famiglia d’emigrati in<br />

Tunisia. Nel 1938 aderì al Partito Comunista insieme ai fratelli Loris, Ruggero e Sonia. Attivista<br />

antifascista, insieme al marito Velio Spano e agli stessi fratelli, fu condannata a 6 anni<br />

di reclusione dal Tribunale di Petain. Sfuggita alla cattura, raggiunse l’Italia nel 1944 dove<br />

diresse i gruppi femminili del PCI. Eletta all’Assemblea Costituente, venne riconfermata<br />

in Parlamento nelle prime due Legislature repubblicane. Fu dirigente dell’UDI e del settimanale<br />

“Noi Donne” che diresse sino al 1945. Fu presidente dell’Unione Donne Sarde fino al<br />

1958. Morì a Roma il 19 gennaio 2006. Tre settimane prima <strong>della</strong> sua scomparsa venne pub-<br />

26


nale, diventato organo di comunicazione dei “Gruppi di difesa <strong>della</strong> donna”,<br />

sorti dopo l’8 settembre 1943 62 , non riesce ad avere alcuna presa negli ambienti<br />

<strong>della</strong> sinistra lucana per la debolezza del tessuto delle organizzazioni<br />

politiche femminile <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>, una debolezza che negli anni successivi<br />

apparirà sempre più evidente se confrontata con il resto dell’Italia.<br />

Sul legittimo coinvolgimento <strong>della</strong> donna nella vita politica italiana è anche<br />

il pezzo “Il grande posto <strong>della</strong> donna nella lotta per la resurrezione del<br />

Paese” riportato sul n. 17 di Azione Proletaria dove si analizza il contributo<br />

femminile per la vittoria delle forze progressiste su quelle reazionarie.<br />

Dopo aver dato atto alle masse femminili di aver fornito un contributo<br />

determinante alla lotta antinazista in Europa, l’articolista puntualizza che in<br />

futuro dipenderà “in gran parte dall’orientamento delle masse femminili se<br />

nel nostro paese prevarranno le forze oscure <strong>della</strong> reazione o le sane forze<br />

di una democrazia popolare e progressiva”. Infatti – egli afferma – se le<br />

donne partecipano alla vita politica, la loro azione può esercitarsi in senso<br />

progressivo:<br />

Ma (se) esse non partecipano direttamente alla vita politica, la loro azione si esercita<br />

necessariamente in senso reazionario, e ciò per due ragioni. La prima è che in tal<br />

modo vengono eliminate dalla lotta le rivendicazioni più direttamente legate alla vita<br />

materiale delle grandi masse, rivendicazioni delle quali le donne hanno una sensibilità<br />

più diretta ed immediata. La seconda è che le donne, nella misura in cui si chiudono<br />

nell’ambito angusto <strong>della</strong> casa e rinunziano alle soluzioni collettive (politiche) dei<br />

loro problemi e tendono anzi a risolverli esclusivamente attraverso adattamento individuali,<br />

frenano obiettivamente l’azione politica delle masse lavoratrici e democratiche,<br />

impediscono in pratica che i problemi delle masse siano veramente risolti e favoriscono,<br />

quindi, obiettivamente le forze reazionarie. Il problema <strong>della</strong> mobilitazione<br />

delle donne è, quindi, particolarmente oggi, uno dei problemi fondamentali per la vita<br />

e per l’avvenire del Paese, uno di quei problemi per la cui soluzione debbono essere<br />

mobilitate tutte le energie del Partito e tutte le forze sane <strong>della</strong> democrazia italiana.<br />

In questo campo, come in altri, la lotta fra reazione e democrazia è già impegnata e<br />

sta forse per diventare aperta ed accanita. Se noi sapremo conquistare alla democrazia<br />

le grandi masse femminili, noi vinceremo sicuramente e rapidamente la grande battaglia<br />

per la distruzione del fascismo e per l’edificazione di un regime democratico po-<br />

blicato un suo libro di memorie dal titolo Mabruk. Memorie di un’inguaribile ottimista.<br />

“Mabruk” in tunisino significa benedizione, speranza. Su Nadia Gallico Spano cfr. Liliana<br />

Ellena, Nadia Gallico Spano: vita straordinaria di una comunista normale, in “Genesis” n.<br />

2/2006, pp. 235-245.<br />

62 Sui “Gruppi di difesa <strong>della</strong> donna” cfr. Archivio centrale dell’UDI, I gruppi di difesa<br />

<strong>della</strong> donna 1943-1945, UDI, Roma 1995.<br />

27


polare e progressivo. Se noi lasceremo che le donne siano, in un modo o nell’altro,<br />

influenzate dalla reazione, la nostra lotta sarà infinitamente più dura, più lenta e più<br />

dolorosa 63 .<br />

Sul periodico comunista naturalmente non mancano i continui riferimenti<br />

alle “eroiche” donne sovietiche 64 e al ruolo <strong>della</strong> donna nell’URSS 65 .<br />

Nel n. 22 del 29 novembre 1944 si dà notizia <strong>della</strong> costituzione a Roma,<br />

il precedente 15 settembre, dell’Unione Donne Italiane (U.D.I.), “associazione<br />

unitaria del movimento femminile di emancipazione” cui aderiscono<br />

“donne di ogni credo politico e religioso, per lavorare e conquistare alla donna<br />

tutte le libertà, sia economiche che politiche e sociali”. Si coglie anche<br />

l’occasione, dopo aver ricordato il ruolo delle donne nella Resistenza, per<br />

riaffermare il punto di vista del Partito Comunista secondo cui vi deve essere<br />

“perfetta uguaglianza di diritti tra uomini e donne” 66 . Di qui l’invito a creare,<br />

“anche nel più piccolo villaggio”, circoli dell’UDI per raccogliervi “operaie,<br />

contadine, donne di casa, impiegate e intellettuali” 67 .<br />

L’UDI, in realtà, dopo un brevissimo coinvolgimento delle cattoliche, si<br />

avvierà a diventare una organizzazione collaterale del PCI, pur facendone<br />

parte anche donne socialiste 68 .<br />

Del resto anche il Centro Italiano Femminile (CIF), fondato ufficialmente<br />

nel 1945 dalle donne cattoliche e presieduto da Maria Federici 69 , sa-<br />

63 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 17, anno I, del 15 ottobre<br />

1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

64 “Una donna sovietica”, in Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista,<br />

n. 19-20, anno I, dell’ 8 novembre 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

65 “La donna nella vita sovietica”, in Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione<br />

Comunista, n. 21, anno I, del 19 novembre 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

66 Sulla politica del PCI per le donne si veda Nadia Spano-Fiamma Camarlinghi, La questione<br />

femminile nella politica del P.C.I.,1921-1963, Edizioni Donne e Politica, Roma 1972.<br />

67 “Emancipazione e missione <strong>della</strong> donna”, in Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione<br />

Comunista, n. 22, anno I, del 29 novembre 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

68 Sull’U.D.I. si veda: Giulietta Ascoli, L’Udi tra emancipazione e liberazione (1943-<br />

1964), in “La questione femminile in Italia dal ’900 ad oggi”, Franco Angeli Ed., Milano<br />

1977; Silvana Casmirri, L’Unione donne italiane (1944-1948), in “Quaderni <strong>della</strong> Fiap”, n.<br />

28/1978; Camilla Ravera, Breve storia del movimento femminile in Italia, Editori Riuniti,<br />

Roma 1978.<br />

69 Maria Federici nacque a L’Aquila il 19 settembre 1899. Insegnante di lettere, fu la<br />

prima presidente del CIF, conservando tale incarico fino al 1950. Aderì alla Democrazia<br />

Cristiana e venne eletta alla Costituente nel collegio unico nazionale. Non si ricandidò più al<br />

Parlamento. Morì a L’Aquila il 28 luglio 1984.<br />

28


à un’organizzazione collaterale dell’Azione Cattolica e, quindi, di appoggio<br />

alla DC 70 .<br />

Al di là di una certa mitizzazione delle origini, queste due associazioni<br />

nascono “sulla base degli schieramenti politici, non dell’appartenenza di genere”<br />

71 . Nell’ottobre del 1946 sorgerà, poi, su iniziativa di Carla Garabelli<br />

Orlando (figlia di Vittorio Emanuele Orlando), l’ANDE (Associazione<br />

Nazionale Donne Elettrici) 72 .<br />

Ad avere un ruolo più propriamente politico saranno, come vedremo,<br />

70 La data ufficiale <strong>della</strong> costituzione del CIF risale al dicembre 1945, momento dell’approvazione<br />

formale di Pio XII, ma già dall’autunno dell’anno precedente a Roma le donne<br />

cattoliche avevano dato vita al movimento ed il 16 marzo del 1945 su Azione Femminile (organo<br />

del Movimento Femminile DC) era comparso l’appello alle adesioni. Chiari i compiti<br />

del nuovo movimento: coordinare e concentrare le iniziative benefiche, le opere sociali, l’attività<br />

assistenziale ed educativa delle associazioni femminili. Il CIF inoltre, in vista delle<br />

nuove responsabilità civili e dei nuovi compiti sociali ai quali le donne erano chiamate, si<br />

proponeva di promuovere “la soluzione dei problemi <strong>della</strong> vita femminile e sociale secondo<br />

lo spirito e la dottrina cristiana”, nonché “di preparare la donna mediante lo studio, la propaganda<br />

e l’azione, all’esercizio dei diritti civili e politici e all’adempimento dei doveri”<br />

conseguenti. Secondo Mariachiara Fugazza e Silvia Cassamagnaghi (Italia 1946: le donne<br />

al voto, Istituto Lombardo di Storia Contemporanea, Milano 2006) il CIF aveva l’obiettivo<br />

di conquistare le masse femminili alla propria causa, educandole alla politica, ma anche aiutandole<br />

a migliorare le loro condizioni materiali di vita. Alla nascita del movimento diede un<br />

contributo decisivo Giovan Battista Montini, allora sostituto <strong>della</strong> Segreteria di Stato vaticana<br />

e futuro Papa Paolo VI, con l’intenzione di fare del CIF un punto d’incontro tra un nascente<br />

movimento politico femminile e l’associazionismo cattolico più tradizionale che vedeva<br />

ancora con difficoltà un impegno politico attivo.<br />

71 Anna Rossi Doria, Le donne sulla scena politica, in AA.VV., “Storia dell’Italia repubblicana”,<br />

vol. I, Giulio Einaudi Editore, Torino 1994, pp. 795-799. Secondo l’autrice sottolineare<br />

la comune origine, da un’iniziativa dei vertici di partito, di queste due grandi organizzazioni<br />

femminili “non significa ignorare, ma al contrario valorizzare il fatto che al loro<br />

interno le militanti svilupparono tutta una serie di sforzi volti a costruire una politica delle<br />

donne, non certamente separata, ma in qualche minima misura autonoma da quella dei rispettivi<br />

gruppi di appartenenza”.<br />

72 Come si legge nell’art. 1 del suo statuto l’ANDE si prefiggeva di associare tutte le<br />

cittadine italiane desiderose di acquisire e far acquisire maggiore coscienza politica, in quanto<br />

consapevoli delle responsabilità inerenti al diritto di voto e all’influenza che attraverso di<br />

esso si poteva esercitare sia per lo sviluppo <strong>della</strong> società che per la tutela delle libertà democratiche,<br />

premessa di ogni progresso civile. Indipendente dai partiti politici (art.5), l’associazione<br />

intendeva, altresì, promuovere ed incoraggiare ogni iniziativa atta a facilitare la formazione<br />

e la partecipazione politica <strong>della</strong> donna e a combattere l’indifferenza e l’assenteismo<br />

nell’elettorato (art.2). Sulla nascita dell’ANDE cfr. Associazione Nazionale Donne Elettrici,<br />

Mezzo secolo da cittadine. 1946-1996, Eurografica Srl, Roma 1996, pp. 5-16.<br />

30


l’UDI e il CIF. Esse, in realtà, nonostante le nette differenze ideologiche,<br />

hanno in comune “la concezione <strong>della</strong> militanza femminile” che ne aveva<br />

ispirato la nascita, una concezione “condivisa pienamente dalle cattoliche e<br />

accettata, seppure non senza resistenze, dalle comuniste”. Per le donne, cioè,<br />

“dovevano esistere ambiti separati di pratica politica” e loro compito precipuo<br />

era quello di raggiungere altre donne per ottenerne il consenso e spingerle<br />

alla partecipazione 73 .<br />

Una ulteriore convergenza, pur essa non voluta, tra comuniste e cattoliche<br />

si riscontrerà anche “nell’organizzazione <strong>della</strong> militanza politica femminile,<br />

nella definizione dei suoi scopi e dei suoi campi d’azione”. Entrambe le<br />

componenti individueranno nella famiglia, nell’infanzia, nell’assistenza e nel<br />

lavoro “i settori privilegiati di competenza” delle donne:<br />

Tale convergenza di strutture e obiettivi mostra la preoccupazione che l’ingresso<br />

delle donne nella vita politica possa minacciare l’ordine sociale e la tradizionale divisione<br />

dei ruoli, in un momento (il difficile ritorno alla normalità dopo un conflitto di<br />

enormi proporzioni) delicato e denso di incognite; un timore che investiva gli schieramenti<br />

politici non solo italiani. È importante specificare inoltre che le limitazioni cui<br />

si è accennato non erano intese come tali dalle militanti che, anzi, intendevano consapevolmente<br />

il proprio impegno come esercizio di un ruolo politico. Esse erano convinte<br />

di lavorare in prima persona all’affermazione di un determinato modello di società<br />

e di fare la propria parte in quella che consideravano una corretta amministrazione<br />

<strong>della</strong> cosa pubblica 74 .<br />

Specialmente i compiti di natura assistenziali, pur considerati “politicamente<br />

secondari” dagli uomini, verranno vissuti dalle donne comuniste e<br />

cattoliche come un campo in cui cercare un riconoscimento delle nuove capacità<br />

femminili nella sfera pubblica a loro tradizionalmente preclusa. Inoltre,<br />

privilegiare le attività assistenziali sembra avere un’altra significativa<br />

ragione nel fatto che solo in esse le donne possono “rifarsi a una precisa eredità<br />

culturale”. Mentre, infatti, nel campo propriamente politico non esiste<br />

alcuna tradizione femminile, in quello assistenziale ce ne sono due ben precise:<br />

quella “delle battaglie emancipazioniste e dei riconoscimenti istituzionali<br />

e l’altra, molto più antica ma ancora viva tra le donne di classe popola-<br />

73 Tiziana Noce, La militanza politica delle cattoliche. Appunti per una ricerca, in Fiamma<br />

Lussana-Giacomo Marrameo (a cura di), “L’Italia repubblicana nella crisi degli anni settanta”,<br />

Rubbettino Ed., Soveria Mannelli (CZ) 2003, pp. 434-435.<br />

74 Ivi.<br />

31


e”, per cui il potere femminile può “essere legittimamente esercitato fuori<br />

dell’ambito familiare” nei momenti in cui è “in gioco la sopravvivenza <strong>della</strong><br />

comunità” 75 .<br />

Ma ritorniamo al processo di costituzione dei gruppi femminili sul territorio.<br />

Nel dicembre del 1944 nasce un’altra sezione femminile comunista. È<br />

quella di Rotonda diretta provvisoriamente, in qualità di segretaria, da Iolanda<br />

Massiach Di Paola 76 .<br />

La sera del 27 dicembre giungono a Potenza Irma e Rosa Barbato, componenti<br />

del Comitato Femminile <strong>della</strong> Ferazione Comunista di Salerno, con<br />

l’obiettivo di fare propaganda per la formazione di sezioni femminili e di circoli<br />

UDI. Improvvisata una riunione, al termine di essa si decide l’istituzione<br />

di un fondo per promuovere la costituzione dell’UDI nella provincia di<br />

Potenza. Dalla sottoscrizione effettuata vengono raccolte 1.240 lire 77 .<br />

La guerra, intanto, continua nel Nord Italia dove la lotta partigiana si avvale<br />

sempre più del contributo di donne, non solo in aiuto degli uomini, ma<br />

che imbracciano esse stesse le armi 78 . A loro è dedicato l’articolo “Alle no-<br />

75 Anna Rossi Doria, Le donne sulla scena politica, in AA.VV., “Storia dell’Italia repubblicana”,<br />

vol. I, Giulio Einaudi Editore, Torino 1994, p. 799. Su tale tema, <strong>della</strong> stessa<br />

autrice, si veda anche Dare forma al silenzio. Scritti di storia politica delle donne, Viella Ed.,<br />

Roma 2007.<br />

76 La notizia è riportata in Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista,<br />

n. 24, anno I, del 28 dicembre 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

77 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 1, anno II, del 7 gennaio<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

78 Le donne pagarono un altissimo prezzo nella lotta partigiana. Si calcola che furono<br />

15.000 quelle impegnate nella Resistenza. Di queste 4.653 subirono arresti, torture o condanne,<br />

663 furono fucilate o caddero in combattimento, 2.750 vennero deportate in Germania.<br />

Vi furono, infine, 12 medaglie d’oro: Bandiera Irma, Borellini Gina, Bianchi Lidia, Capponi<br />

Carla, Davoli Bruna, Degli Espositi Gabriella, Enriquez Anna Maria, Lorenzoni Tina, Margetto<br />

Ancilla, Menguzzato Clorinda, Rosani Tita, Rossi Modesta. Per tali dati cfr. Intervento<br />

di Giglia Tedesco, in: Camera dei Deputati, “Le donne e la Costituzione”, Atti del Convegno<br />

promosso dall’Associazione degli ex parlamentari (Roma 22-23 marzo 1988), Roma 1989,<br />

p. 221. Questi i dati riportati, invece, da Anna Rossi-Doria (Le donne sulla scena politica,<br />

cit., pp. 781-782): 70.000 partecipanti ai Gruppi di difesa <strong>della</strong> donna, 35.000 partigiane<br />

combattenti, 4.600 arrestate, torturate, condannate, 2.750 deportate in Germania, 623 fucilate<br />

o cadute in combattimento, 512 commissarie di formazioni partigiane, 16 medaglie d’oro,<br />

17 d’argento. Secondo quest’autrice, peraltro, il numero complessivo delle partigiane deve<br />

essere considerato “inferiore al vero” a causa “<strong>della</strong> refrattarietà prima delle bande a conferire<br />

gradi militari alle donne, poi delle commissioni a concedere loro il riconoscimento <strong>della</strong><br />

qualifica sia di partigiano combattente che di patriota”. Non andrebbe dimenticato, inol-<br />

32


stre donne”, comparso su Azione Proletaria del 28 gennaio 1945. In esso, dopo<br />

aver esaltato gli episodi di eroismo al femminile, rendendo onore alle donne<br />

del nord, a tutte le loro sopportazione, ai loro martirii, alle loro torture, si<br />

esprime fiducia nelle donne meridionali affinché diano inizio a “quell’opera<br />

attiva, quella lotta instancabile e cosciente per riguardare interi i loro diritti<br />

civili e politici”. Di qui l’invito a costituire, anche in <strong>Basilicata</strong>, comitati di<br />

soccorso per i combattenti, promuovendo aiuti economici ai partigiani e organizzando<br />

incontri e discussioni 79 .<br />

tre, l’apporto che le donne diedero proteggendo i soldati dalla fuga dopo l’8 settembre e<br />

quello che consentì di nascondere gli stessi partigiani ad opera di compagne, madri o sorelle.<br />

Su questa interpretazione “estensiva” <strong>della</strong> Resistenza cfr. Ada Marchesini Gobetti,<br />

Perché erano tante nella Resistenza, in “Rinascita” , marzo 1961, p. 248. Della vasta bibliografia<br />

sull’argomento si cita: Teresa Noce, Giuventù senza sole, Editori Riuniti, Roma 1950;<br />

Ada Gobetti, Diario partigiano, Einaudi Ed., Torino 1956; Anna Maria Bruzzone-Rachele<br />

Farina, La Resistenza taciuta, Ed. La Pietra, Milano 1976; Bianca Guidetti Serra, <strong>Compagne</strong>,<br />

Einaudi Ed., Torino 1977; Miriam Mafai, Pane Nero, Ed. Mondadori, Milano 1987; Ernesto<br />

Galli Della Loggia, Una guerra al femminile, Laterza Ed., Roma-Bari 1991; Claudio Pavone,<br />

Una guerra civile: saggio storico sulle moralità <strong>della</strong> Resistenza, Bollati-Boringhieri,<br />

Torino 1991; Anna Bravo-Anna Maria Bruzzone, In guerra senz’armi. Storie di donne 1940-<br />

1945, Laterza Ed., Roma-Bari 1995; Marina Addis Saba, Partigiane. Tutte le donne <strong>della</strong><br />

Resistenza, Mursia Ed., Milano 1998.<br />

79 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 4, anno II, del 28<br />

gennaio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Questo il testo dell’articolo: “Divampa<br />

la guerra sui continenti, l’umanità si travaglia e si contorce in una lotta stremante. Accanto<br />

agli uomini, che impugnate le armi persistono nella volontà di vittoria, esiste una forza morale<br />

che spesso si traduce in volontà attiva; esiste la donna, la donna combattente che indossa<br />

la divisa militare, che parte per il fronte, che lacera perfino la sua carne sulle prime linee.<br />

È meraviglioso il contributo che le partigiane iugoslave offrono alla causa di liberazione <strong>della</strong><br />

loro gente. È ammirevole ancora notare come le democratiche donne americane seguono<br />

militarmente inquadrate i loro uomini al fronte. Abbiamo visto quasi con sorpresa queste<br />

donne-soldato, che dopo aver lottato politicamente per guadagnare la parità di diritti con<br />

l’uomo nel campo civile, ardisce con disinvolta audacia, riconfermare la giustezza del diritto,<br />

imponendosi il dovere di combattere. Siamo rimasti sorpresi perché noi conosciamo un<br />

altro tipo di donne : la ‘signorina’, vezzosa, civettuola, profumata, che arriccia il naso se per<br />

disgrazia si trova di fronte ad un soldato; sdolcinata da uno stereotipato sorriso, sempre assente<br />

alle concrete cose dell’uomo, perché vive in un mondo tutto particolare: lontano dalla<br />

realtà, fatto di sotterfugi, di pettegolezzi, di piccole cose <strong>della</strong> mediocrità borghese, in cui la<br />

coscienza si corrompe; donando ad esse un falso volto ed una falsa personalità. È così che la<br />

nostra donna non ha più una funzione sociale che cementa le forze di un popolo, una volta<br />

che se n’è allontanata dai problemi e dalle necessità. Assume anzi una funzione contraria.<br />

Perciò fidiamo che le nostre donne inizino anche qui, nel sud d’Italia, dove il male è più radicato,<br />

quell’opera attiva, quella lotta instancabile e cosciente per riguardare interi i loro di-<br />

33


Il 24 gennaio 1945, a Potenza, nella riunione straordinaria del Comitato<br />

Federale del P.C., tra le altre decisione, si prende anche quella di incaricare<br />

la compagna Soler Fabretti di organizzare il movimento femminile 80 .<br />

Vincenta Soler non è lucana. Moglie di Pietro Fabretti, componente <strong>della</strong><br />

Segreteria <strong>della</strong> Camera Confederale, è di Udine come il marito, ambedue<br />

inviati in <strong>Basilicata</strong> dal Comitato Centrale del PCI per aiutare il partito lucano<br />

ad organizzarsi.<br />

Anzi proprio Pietro Fabretti inizialmente aveva avuto il compito di mettere<br />

le basi per una presenza femminile quando, a seguito <strong>della</strong> spaccatura del<br />

gruppo dirigente comunista determinata dalle contestazioni alla guida di Michele<br />

Mancino, la Direzione Nazionale del PCI aveva mandato in <strong>Basilicata</strong><br />

Mario Leporatti a mettere ordine in una situazione definita “caotica” 81 .<br />

Il voto alle donne<br />

Il 31 gennaio 1945, intanto, il <strong>Consiglio</strong> dei Ministri approva lo schema<br />

di un decreto che riconosce finalmente alle donne il diritto di voto 82 .<br />

ritti civili e politici, per aiutarci nelle lotte difficili e sorreggerci, perché non siano più ‘signorine’<br />

ma esseri umani. Le notizie che ci giungono dall’Alta Italia sono un sintomo chiaro<br />

di rinascita. Le nostre partigiane agiscono attivamente in collegamento con gli uomini dislocati<br />

sulle montagne. Episodi di eroismo hanno già attratto l’attenzione <strong>della</strong> cronaca. A<br />

Parma, durante un processo contro un gruppo di partigiani, una folla di donne effettuava una<br />

dimostrazione contro il turpe tribunale. Quattro dei sette uomini venivano graziati. Mentre<br />

in un successivo processo contro un più folto gruppo di patrioti, il tribunale si asteneva di<br />

emanare la sentenza per espresso ordine di Mussolini, perché le donne di tutta la città erano<br />

in tale agitazione da minacciare seriamente la tranquillità repubblicana. A Forlì la moglie di<br />

un Eroe trucidato dai tedeschi volle prendere il posto del marito. Ed altri episodi s’aggiungono<br />

a questi. Tanto altri ancora non li conosciamo, non sappiamo tutte le sopportazioni, i<br />

martirii, le torture che le nostre sorelle del nord sopportano per combattere la ferocia nazista.<br />

E le nostre donne non possono distaccarsi da loro, non devono. Qui esiste una Unione<br />

Donne Italiane che ha il compito di tenerle unite, aderiscano alla bella istituzione. Costituiscano<br />

comitati di soccorso per i nostri Combattenti; promuovano offerte per i nostri partigiani.<br />

Spetta prima di tutto alle intellettuali rendersi attive organizzatrici: insegnanti, dottoresse,<br />

donne di cultura, organizzino conferenze, discussioni, agitino i problemi più urgenti. Noi<br />

saremo con loro: il nostro giornale è lieto di collaborare con la inserzione di articoli che agitano<br />

la questione delle donne”.<br />

80 Ivi.<br />

81 Cfr. Nino Calice, Il PCI nella storia di <strong>Basilicata</strong>, cit., pp. 86-87.<br />

82 Secondo Paola Gaiotti de Biase (Il voto alle donne, in “Il Parlamento Italiano”, Vol.<br />

XIV, Nuova CEI Ed., Milano 1989, pp. 82-85). Il provvedimento, vissuto con intento con-<br />

34


Il Decreto, passato alla storia come “decreto De Gasperi-Togliatti” dal<br />

nome dei ministri che più di tutti si erano battuti per la sua emanazione, si<br />

componeva di soli 4 articoli:<br />

Art. 1. Il diritto di voto è esteso alle donne che si trovino nelle condizioni previste<br />

dagli articoli 1 e 2 del testo unico <strong>della</strong> legge elettorale politica, approvato con R. decreto<br />

2 settembre 1919, n. 1495. Art. 2. È ordinata la compilazione delle liste elettorali femminili<br />

in tutti i Comuni. Per la compilazione di tali liste, che saranno tenute distinte da<br />

quelle maschili, si applicano le disposizioni del decreto legislativo Luogotenenziale 28<br />

settembre 1944, n. 247, e le relative norme di attuazione approvate con decreto del Ministro<br />

per l’interno in data 24 ottobre 1944. Art. 3. Oltre quanto stabilito dall’art. 2 del decreto<br />

del Ministro per l’interno in data 24 ottobre 1944, non possono essere iscritte nelle<br />

liste elettorali le donne indicate nell’art. 354 del Regolamento per l’esecuzione del testo<br />

unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R. decreto 6 maggio 1940, n.<br />

635. Art. 4. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello <strong>della</strong> sua<br />

pubblicazione nella “Gazzetta Ufficiale” del Regno 83 .<br />

Stranamente, o a conferma <strong>della</strong> scarsa attenzione per il tema da parte<br />

<strong>della</strong> classe politica, in esso non si fa alcun accenno all’eleggibilità delle don-<br />

cessivo ed adottato forse con troppa facilità, senza una adeguata riflessione sulla portata storica<br />

di quell’importante passaggio, poneva fine ad una “querelle” dibattuta da oltre un secolo.<br />

Già nel febbraio del 1860 Benedetto Cairoli aveva presentato un disegno di legge sull’allargamento<br />

del voto amministrativo al gentil sesso e, tra il 1863 e il 1876, più volte il<br />

Parlamento si era occupato del voto alle donne. Nel 1880 è Depretis a riproporre l’estensione<br />

del voto amministrativo ma anche questa volta l’iniziativa viene respinta. Nel 1881 si propone<br />

il voto di tutti i maggiorenni, uomini e donne. Di nuovo un nulla di fatto e lo stesso avviene<br />

7 anni dopo. Col nuovo secolo Giolitti istituì una commissione parlamentare ad hoc<br />

che, nonostante 3 anni di lavoro, dal 1907 al 1910, giunse alla conclusione di lasciare le cose<br />

come stavano “per ragioni di politica e di opportunità”. Solo nel 1919 la Camera approvava<br />

(174 Si contro 55 No) l’accesso al voto dell’altro sesso ma lo scioglimento <strong>della</strong> stessa<br />

prima dell’approvazione del Senato faceva cadere il tutto. Sulla storia del voto alle donne<br />

si veda altresì: AA.VV, Elettrici ed Elette, Commissione Nazionale Pari Opportunità, Ist.<br />

Poligrafico dello Stato, Roma 1996; Ginevra Conti Odorisio (a cura di), Salvatore Morelli:<br />

emancipazionismo e democrazia nell’ottocento europeo, ESI, Napoli 1992; Michela De<br />

Giorgio, Le italiane dall’Unità ad oggi, Ed. Laterza, Bari 1992; Anna Rossi Doria, Diventare<br />

cittadine. Il voto alle donne in Italia, Ed. Giunti, Firenze 1996; Paola Gaiotti De Biase, La<br />

donna nella vita sociale e politica <strong>della</strong> Repubblica 1945-1948, Vangelista Ed., Milano<br />

1978; Emilia Sarogoni, La donna italiana: il lungo cammino verso i diritti 1861-1994,<br />

Pratiche Ed., Parma 1995; Annamaria Galoppini, Il lungo viaggio verso la parità. I diritti civili<br />

e politici delle donne dall’Unità ad oggi, Zanichelli Ed., Bologna 1980.<br />

83 Per il testo del decreto cfr. Lex. Legislazione Italiana, Anno XXXI-1945, gennaiogiugno,<br />

UTET, Torino 1945, p. 161.<br />

35


ne per la quale si dovrà attendere l’art. 7 del Decreto Legislativo Luogotenenziale<br />

n. 74 del 10 marzo 1946 (G.U. n. 60 del 12 marzo 1946) 84 .<br />

L’estensione del diritto di voto fu, in realtà, una “mossa anticipata a sorpresa”<br />

mentre le donne si accingevano ad una mobilitazione straordinaria indetta<br />

per il mese di febbraio, la c.d. “settimana per il voto” 85 .<br />

Della decisione del Governo sul diritto di voto femminile dà notizia anche<br />

il periodico comunista lucano Azione Proletaria, plaudendo alla “conquista”,<br />

nella consapevolezza che le donne “marceranno compatte per rivendicare<br />

tutti i loro diritti”, dando il loro contributo alla “nuova Italia democratica<br />

che sorge dalle rovina <strong>della</strong> guerra” 86 .<br />

Il giornale ritorna sulla questione nel numero seguente, avvertendo le<br />

donne che non basta il diritto ma occorre “un tirocinio politico” per capire il<br />

significato del voto e, soprattutto, per “preparare una coscienza politica”:<br />

Non basta votare: bisogna sapere per chi si vota. Noi dell’Italia meridionale abbiamo<br />

a riguardo una triste esperienza: L’ignoranza, l’incoscienza politica delle nostre masse<br />

lavoratrici del periodo risultarono veramente fatali. La maggioranza del popolo non<br />

84 Per il testo del decreto cfr. Lex. Legislazione Italiana, Anno XXXII-1946, gennaiogiugno,<br />

UTET, Torino 1946, pp. 201-231. Sulla questione si veda Anna Rossi-Doria, Le donne<br />

sulla scena politica, in AA.VV., “Storia dell’Italia repubblicana”, vol. I, Giulio Einaudi<br />

Editore, Torino 1994, p. 813. L’autrice riporta anche la scarsa attenzione riservata al decreto<br />

di concessione del voto alle donne da parte <strong>della</strong> stampa del tempo. “Il Popolo” dedicò<br />

soltanto 6 righe all’interno del resoconto generale sui lavori del <strong>Consiglio</strong> dei Ministri, mentre<br />

“Il Resto del Carlino” titolò “Mentre si muore di fame ci si preoccupa del voto alle donne”.<br />

Solo “l’Unità” pubblicò un editoriale da cui emergeva “una significativa ambivalenza<br />

tra fiducia nelle qualità delle donne per la gestione <strong>della</strong> vita quotidiana e sfiducia nelle loro<br />

capacità più propriamente politiche”.<br />

85 Mimma De Leo-Fiorenza Taricone, Per una storia del voto alle donne, in AA.VV,<br />

Elettrici ed Elette, Commissione Nazionale Pari Opportunità, Ist. Poligrafico dello Stato,<br />

Roma 1996, pp. 7, 15. La mobilitazione per il mese di febbraio era stata decisa nella riunione<br />

tenutasi a Roma il 25 ottobre 1944 e indetta dall’UDI. Vi parteciparono anche le rappresentanti<br />

del Comitato Femminile DC, del Gruppo Femminile del Partito Repubblicano, dei<br />

Centri Femminili dei Partiti Comunista, Socialista, d’Azione, Liberale, Sinistra Cristiana,<br />

Democrazia del lavoro e dell’Associazione “Pro Suffragio” <strong>della</strong> Federazione Italiana Laureate<br />

e Diplomate (FILDIS). In quell’occasione venne costituito il “Comitato Pro Voto” per<br />

“ottenere il riconoscimento del diritto <strong>della</strong> donna a occupare posti di responsabilità nelle<br />

Amministrazioni Pubbliche” e per “svolgere una vasta opera di propaganda e suscitare una<br />

larga corrente di appoggio per l’estensione del diritto di voto ed eleggibilità alla donna”, con<br />

l’impegno a formare analoghi comitati nelle province dell’Italia liberata.<br />

86 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 5, anno II, del 4 febbraio<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

36


votava per i suoi genuini rappresentanti, dei quali, in fondo, non conosceva neanche la<br />

esistenza; votava, invece, per il suo feudatario (…). Questo potrebbe ripetersi oggi. La<br />

donna che s’avvicina all’urna, pressata dalla volontà altrui, senza una determinata, chiara<br />

idea di quanto possa riuscire fatale la sua ignoranza, non compie un gesto dignitoso,<br />

né onesto. Essa deve, perciò, compiere un tirocinio politico. Conoscere, cioè, quali sono<br />

le forze puramente democratiche, progressive; incanalarsi in esse e giungere compatte,<br />

coscienti <strong>della</strong> loro forza e <strong>della</strong> loro volontà, sino al punto di pretendere che le stesse<br />

donne rientrino nelle liste elettorali. Noi ricordiamo loro che questo diritto oggi conquistato<br />

nella storia del nostro paese, costa già molto sangue. Ricordiamo che le donne<br />

d’Italia son giunte al voto combattendo come gli uomini, al fianco dei partigiani, molte<br />

sono state torturate dai fascisti, violentate, impiccate. E che su questi sacrifici poggia il<br />

diritto del voto 87 .<br />

Il riconoscimento del diritto di voto alle donne è oggetto di un articolo<br />

anche sul giornale socialista Il Lavoratore il quale esulta per “un’autentica<br />

vittoria del partito socialista, che in passato fece del voto alle donne uno dei<br />

punti essenziali del suo programma”, affermando, altresì, che in quel momento<br />

tale formazione politica era stata la sola a sostenerlo “nell’opposizione<br />

concorde di tutte le altre correnti politiche”, mentre in tanti Stati veniva riconosciuto<br />

il voto femminile “e le rumorose suffragette vincevano la tenace<br />

opposizione dei conservatori inglesi” 88 .<br />

87 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 6, anno II, dell’11<br />

febbraio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

88 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 4, anno XVII,<br />

del 16 febbraio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Così continua l’articolo: “In<br />

Italia invece non ci fu neppure un’azione rilevante, concorde, sentita dalle donne stesse e solo<br />

a sostenere il loro diritto fu il partito socialista, il quale impostò tenacemente la lotta, sicuro<br />

di battersi per un altissimo principio, parte integrante di un programma di redenzione<br />

del lavoro dallo sfruttamento capitalistico, che non distingue il sesso del sudore che alimenta<br />

la società borghese. E la lotta per il diritto di voto alle donne fu magistralmente inquadrata<br />

in un’altra, la cui vittoria era quasi raggiunta con l’approvazione del disegno di legge da<br />

parte delle Commissioni <strong>della</strong> Camera dei deputati, sulla ricerca <strong>della</strong> paternità, legge che<br />

sarebbe stata conseguentemente seguita ed integrata da quella sul divorzio, che segnerà la liberazione<br />

del sesso femminile dallo stato di inferiorità, in cui si trova rispetto all’uomo nel<br />

nostro paese. Ma il diritto di voto trovò sempre la più ostinata ostilità di tutti i partiti, preoccupati<br />

dei successi elettorali del partito socialista, poiché quello che condannano e detestano<br />

scandalizzati il nostro piatto materialismo non sanno formare i loro programmi e non sanno<br />

impostare le loro lotte che su calcoli scandalosamente e piattamente materiali, che sono<br />

la prova e la misura del loro idealismo. Noi non facevamo calcoli, sostenevamo un diritto,<br />

anche se il diritto non era fortemente sentito, anche se per la classe lavoratrice più cosciente<br />

e più organizzata, che aveva raggiunto vittorie assai preoccupanti per la classe dirigente,<br />

37


Anche L’Ordine riporta la notizia <strong>della</strong> decisione del <strong>Consiglio</strong> dei Ministri<br />

sul voto femminile, giudicando il provvedimento come “il giusto e doveroso<br />

riconoscimento di un diritto”. Dopo aver affermato che la parità dei diritti,<br />

“pur nella diversità delle funzioni”, deriva dagli stessi principi del Cristianesimo,<br />

il giornale puntualizza che ad ognuno deve essere concesso di potere<br />

“esprimere il proprio parere sui doveri e i sacrifizi che gli vengono imposti,<br />

non essere costretto ad ubbidire senza essere stato ascoltato”. E, dati i<br />

sacrifici che la società impone alle donne, non sarebbe giusto se esse non<br />

avessero voce in capitolo. Se l’uomo, dunque, porta nella vita politica “la vastità<br />

delle concezioni, la forza <strong>della</strong> sua volontà, il coraggio, l’avventura”, la<br />

donna vi porterà “la bontà, il disinteresse, un sano realismo”, trovando “nel<br />

suo istinto materno la soluzione di molti dei più intricati problemi”, rendendo<br />

così la politica “più umana” 89 .<br />

Certo – continua il periodico DC – è fondata l’apprensione di coloro i<br />

quali temono che la donna immersa nella vita pubblica possa perdere i tratti<br />

caratteristici <strong>della</strong> sua personalità: la modestia, il riserbo, l’amore per la casa<br />

il voto alle donne poteva rappresentare l’ignoto, l’imponderabile, un pericolo. Non parlavamo<br />

in nome di una democrazia sincera e progressiva, che in Italia esisteva soltanto come scenario,<br />

come purtroppo ne diede indiscutibile prova con il suo parto mostruoso, il fascismo,<br />

che portava peccaminosamente nel seno. Noi volevamo immettere la donna nella vita politica,<br />

poiché essa è gran parte <strong>della</strong> vita di lavoro del paese; volevamo trarla dal suo stato di<br />

gingillo, di cenerentola, di bestia da soma più pesante di quella dell’uomo, sicuri che la donna<br />

proletaria avrebbe fatto man mano <strong>della</strong> scheda elettorale un’arma efficace, per portare il<br />

suo valido contributo nella lotta implacabile che il mondo del lavoro ha scatenato al mondo<br />

del capitale, lotta che non si placherà se non quando capitale e lavoro non saranno più due<br />

forze distinte e contrastanti dell’umanità, ma saranno una sola sorgente di giustizia, di pace<br />

e di benessere per tutti gli uomini. Poi venne il fascismo. Neppure il fascismo potette ignorare<br />

un problema di tanta importanza; e lo risolse in quattro e quattr’otto, per attirarsi l’applauso<br />

e il sorriso del sesso gentile o, meglio, di quella parte del sesso gentile abituata al sorriso<br />

e alla mossa. E con uno dei suoi soliti giuochi da prestigiatore e da fachiro, nei quali<br />

aveva una abilità indiscussa, concesse il diritto di voto amministrativo alle donne, per togliere<br />

quello amministrativo e quello politico alle donne e agli uomini. Ora il governo Bonomi<br />

ha riconosciuto senza eccessive pressioni il diritto che immetterà finalmente le donne italiane<br />

nella vita politica. È il riconoscimento del contributo femminile all’attività produttiva, ai<br />

pericoli audaci delle organizzazioni clandestine, alle gesta eroiche dei partigiani, al martirio<br />

per la liberazione <strong>della</strong> patria, al sacrificio che richiederà la ricostruzione del paese? O è ancora<br />

un calcolo, mirante a creare delle forze arginatrici? Noi non ci facciamo illusioni; ma<br />

non dubitiamo che quelle altrui porteranno a disillusioni assolute e complete”.<br />

89 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 30, anno 4°, del 20 febbraio<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

38


e la famiglia. Di qui il monito a tutte le donne italiane “che la loro prima funzione<br />

politica resta sempre la custodia <strong>della</strong> santità del focolare domestico e<br />

l’educazione dei figli”. Pertanto, se un nuovo campo di azione ad esse si pare,<br />

devono intenderlo “non come il superamento dei propri eterni ideali e <strong>della</strong><br />

loro insostituibile missione, ma in funzione <strong>della</strong> tutela di esse”. In definitiva,<br />

se alle donne si apre la possibilità di votare per i propri rappresentanti e<br />

di entrare in Parlamento ciò è correlato al loro dovere di difendere i valori religiosi<br />

e morali, la integrità <strong>della</strong> famiglia, la indissolubilità del vincolo matrimoniale,<br />

il diritto all’educazione <strong>della</strong> prole 90 .<br />

Come si vede la concezione dell’impegno politico femminile espresso<br />

dal giornale democristiano è fortemente limitato dalla visione dell’ortodossia<br />

cattolica e, del resto, non poteva essere diversamente. Compito <strong>della</strong> donna<br />

resta, anche in politica, la difesa dei valori cristiani dell’integrità <strong>della</strong> famiglia<br />

come espressi dalla dottrina <strong>della</strong> Chiesa e come indicati dal programma<br />

<strong>della</strong> DC.<br />

È sottesa anche una visione delle capacità femminili piuttosto secondaria:<br />

l’uomo porta in politica ampie concezioni, forza di volontà e coraggio,<br />

mentre la donna, più modestamente, bontà, disinteresse e sano realismo. Ma<br />

sarebbe ingeneroso accusare di arretratezza una tale opinione espressa dal periodico<br />

democristiano, tenendo presente che questa visione, indubbiamente<br />

limitativa, era in linea con il pensiero <strong>della</strong> classe dirigente nazionale del<br />

tempo. E poi, come già visto, lo stesso Partito Comunista non è che avesse<br />

“una concezione alta” dell’autonomia femminile, ritenendo comunque indispensabile<br />

un’opera di indottrinamento, anche perché preoccupato dell’influenza<br />

clericale su masse femminili arretrate ed ignoranti 91 .<br />

Nella sostanza, come si vedrà anche in Assemblea Costituente, l’intera<br />

classe politica del tempo, fatte le dovute eccezioni di singole personalità, era<br />

piuttosto appiattita su posizioni maschiliste che tardavano a morire e le prime<br />

deputate <strong>della</strong> storia italiana faticarono non poco per far passare idee che avevano<br />

alla base una visione <strong>della</strong> donna non subordinata a quella dell’uomo 92 .<br />

90 Ivi. Cfr. anche l’articolo di Angela Maria Guidi Cingolani La partecipazione <strong>della</strong><br />

donna alla vita politica pubblicato su “Il Popolo” del 3 gennaio 1945.<br />

91 Sulla formazione delle donne in politica cfr. Simona Lunadei-Lucia Motti, A scuola<br />

di politica: luoghi e modi <strong>della</strong> formazione delle donne <strong>della</strong> DC e del PCI, in “Genesis” n.<br />

2/2006, pp. 137-165.<br />

92 Cfr., a riguardo, Michele Strazza, Un approccio di genere: le donne nell’Assemblea<br />

Costituente, in idem,“Lezioni di Diritto Pubblico”, Tarsia Ed., Melfi 2007, pp. 27-50. Sul<br />

contributo delle donne alla Costituente si veda anche: Camera dei Deputati, L’Assemblea<br />

39


Il 25 dicembre 1944 era, intanto, uscito a Roma, come supplemento de<br />

“Il Popolo”, il primo numero di Azione Femminile, organo nazionale del movimento<br />

femminile DC 93 , con un articolo di fondo <strong>della</strong> direttrice Angela<br />

Maria Cingolani Guidi 94 sulla partecipazione <strong>della</strong> donna alla vita politica e<br />

il messaggio di Alcide De Gasperi “alle democratiche cristiane”.<br />

L’interpretazione del ruolo femminile è quella di sempre. Per De Gasperi<br />

“bisogna fare <strong>della</strong> politica, non per uscire dalla famiglia, ma per difenderla<br />

e assicurare il suo avvenire”:<br />

L’esercizio del voto sarà per le donne l’espressione <strong>della</strong> loro consapevole maturità,<br />

sì da essere all’avanguardia di ogni rinnovamento sociale e politico, ed insieme la salvaguardia<br />

di quell’istituto famigliare, cellula fondamentale indistruttibile <strong>della</strong> società<br />

di domani. Abbiamo urgente bisogno <strong>della</strong> spiritualità <strong>della</strong> donna e dello slancio del<br />

suo sentimento ideale. (…) Il partito è una grande famiglia. Voi vi potrete agire come<br />

madri, come spose, come sorelle. Sarete nella battaglia le nostre guide ideali 95 .<br />

Costituente, Roma 1949; AA.VV., Storia del Parlamento italiano, vol. XIII, Flaccovio Editore,<br />

Palermo 1969; Maria Federici, La donna alla Costituente, in “Studi per il ventesimo anniversario<br />

<strong>della</strong> Assemblea Costituente”, Vallecchi Ed., Firenze 1969, vol. II; Camera dei<br />

Deputati, La Costituzione <strong>della</strong> Repubblica nei lavori preparatori <strong>della</strong> Assemblea Costituente,<br />

Vol. VIII, Roma 1971; Camera dei Deputati, Le donne e la Costituzione, Atti del<br />

Convegno promosso dall’Associazione degli ex parlamentari (Roma 22-23 marzo 1988),<br />

Roma 1989.<br />

93 Sulla storia del Movimento Femminile DC cfr. Istituto Luigi Sturzo, Archivi <strong>della</strong><br />

Democrazia Cristiana, Fondo Archivi del partito, sezione Democrazia Cristiana, serie 6:<br />

Uffici centrali del partito, sottoserie 2: Movimento femminile.<br />

94 Nata a Roma il 31 ottobre 1896, Angela Maria Cingolani Guidi si laureò in lingue e<br />

letterature slave presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Attivista del movimento<br />

cattolico, collaborò a diversi giornali. Nel 1919 aderì al Partito Popolare Italiano, assumendo<br />

l’incarico di segretaria del gruppo femminile romano. Nel 1921 fondò il Comitato<br />

Nazionale per il Lavoro e la Cooperazione femminile di cui fu segretaria fino al 1926. Nel<br />

1922 venne nominata dal Ministero dell’Industria e Commercio componente del Comitato<br />

delle piccole industrie e dell’artigianato. Nel 1925 vinse il concorso nell’Ispettorato del<br />

Lavoro e nel 1929 fu tra le fondatrici dell’Associazione nazionale delle professioniste ed artiste.<br />

Iscritta alla Democrazia Cristiana, fu la prima Delegata Nazionale del movimento femminile.<br />

Entrò a far parte <strong>della</strong> Consulta Nazionale e, poi, dell’Assemblea Costituente. Fu anche<br />

la prima donna ad avere un incarico governativo come Sottosegretario per l’Artigianato<br />

al Ministero dell’Industria e del Commercio nel settimo gabinetto De Gasperi del 1951. Morì<br />

a Roma l’11 luglio 1991. Sulla Cingolani si veda Azione Femminile, Anno I, n. 21, 3 agosto<br />

1945, nonché la documentazione conservata dall’Istituto Luigi Sturzo di Roma (Archivi <strong>della</strong><br />

Democrazia Cristiana, Fondo Archivi personali, Angela Maria Cingolani Guidi).<br />

95 Azione Femminile, anno I, n. 1, 25 dicembre 1944.<br />

40


E la Cingolani Guidi di rimando ricorda che “la donna è la casa” e che<br />

“la casa è il mondo”, indicando in tali parole la sintesi dell’azione <strong>della</strong> donna<br />

nella famiglia e nella società, “tanto più riformatrice ed elevatrice, quanto<br />

più sarà serena, competente responsabile, con la visione limpida delle proprie<br />

possibilità”. Dopo aver richiamato l’impegno dello stesso Partito Popolare<br />

per l’estensione del voto alla donna la dirigente democristiana, “con molta<br />

schiettezza”, rileva una certa “diffidenza” su tale esercizio:<br />

Il clichet <strong>della</strong> donna comiziante, galoppina, deputatessa, con quel tanto di ridicolo<br />

che gli uomini san porre in tutto ciò che possa rappresentare una malaccorta difesa<br />

contro una temuta invasione <strong>della</strong> donna nel loro dominio, è un clichet che va spezzato<br />

prima di essere adoperato. Ci saran certo donne che, dotate di qualità particolari e superiori,<br />

sapranno compiere il loro dovere tutelando gli interessi del paese e valorizzando<br />

l’attività delle donne di ogni categoria sia in comizi come dalla tribuna parlamentare o<br />

dal seggio di ministro. Ma quel che importa è che si comprenda bene che far partecipare<br />

la donna alla vita politica vuol dire soprattutto suscitare in essa l’interesse ai grandi<br />

problemi morali, sociali e politici, molti dei quali toccano da vicino la funzione stessa<br />

<strong>della</strong> donna nella vita moderna 96 .<br />

Certamente – continua – la donna orienterà la sua attività politica verso<br />

quegli uomini e quei partiti che le garantiranno l’integrità, la sanità, lo sviluppo<br />

delle famiglie, e che le permetteranno il pieno esercizio <strong>della</strong> propria<br />

missione educatrice. E proprio partendo dalla famiglia la donna si occuperà<br />

di problemi come il salario familiare, la limitazione e specializzazione del lavoro<br />

femminile e minorile, lo sviluppo delle piccole industrie, la creazione e<br />

conservazione <strong>della</strong> piccola proprietà <strong>della</strong> casa e <strong>della</strong> terra, la piena efficienza<br />

<strong>della</strong> previdenza. La donna, dunque, rivendica di essere la più adatta,<br />

con la immediatezza <strong>della</strong> sua visione dei problemi morali, sociali, politici,<br />

“a funzionare da chiarificatrice e rasserenatrice”, non solo <strong>della</strong> vita familiare,<br />

ma anche <strong>della</strong> vita politica italiana:<br />

Per questa vera crociata, la donna saprà estendere la sua attività famigliare ed extra-famigliare,<br />

orientando anche la più ricca vita di relazione alla sua alta missione rieducatrice<br />

del popolo moralmente disfatto dal fascismo. (…) Il cuore umano, dopo tanto<br />

dolore e tanto odio, ha bisogno di calda generosità, di fervente operosità, di pace serena.<br />

(…) La donna è pronta al lavoro ed al sacrificio: e chiedendo il voto, non chiede che<br />

gli strumenti adatti a farla degnamente partecipare alla costruzione <strong>della</strong> nuova democrazia<br />

italiana 97 .<br />

96 Ivi.<br />

97 Ivi. Azione Femminile, nel n. 2 del 9 marzo 1945, si occupa del voto alle donne con<br />

un articolo di Angela Maria Guidi Cingolani nel quale si esprime, nei confronti <strong>della</strong> notizia<br />

41


La donna in politica: tra vecchi e nuovi ruoli<br />

Ma continuiamo a seguire lo sviluppo <strong>della</strong> presenza femminile nella politica<br />

lucana. Nel convegno comunista e socialista di Lavello del 20 febbraio<br />

1945 tra gli interventi dei dirigenti vi è anche quello di Vincenta Soler Fabretti<br />

che, presa la parola dopo Vincenzo Torrio, in riferimento alle successive<br />

elezioni amministrative, con forza e commozione “si diffonde sul significato<br />

e il valore che l’estensione femminile del voto riveste”:<br />

La donna italiana venne sempre considerata come un giocattolo, una necessità elementare<br />

dell’uomo, uno strumento di riproduzione e nient’altro. La sua educazione,<br />

l’elevamento culturale, sociale e politico deve costituire il fondamento per una partecipazione<br />

ampia ed effettiva alla vita pubblica. L’indizio di tale processo di rivendicazione<br />

dei diritti <strong>della</strong> donna è nel suo concorso a fianco dei partigiani, nell’insurrezione<br />

contro gli oppressori fascisti e nazisti che ancora insanguinano il nostro paese 98 .<br />

42<br />

Al convegno intervengono pure Carmela Gabrieli, segretaria del gruppo<br />

<strong>della</strong> decisione del <strong>Consiglio</strong> dei Ministri, “serenità d’animo, grande fiducia” e “sicurezza”<br />

nel proprio “buon diritto”: “Ponderazione, riflessione debbono indurci ad affrontare immediatamente<br />

in pieno il lavoro che ci aspetta. Lavoro arduo, poiché non possiamo nasconderci<br />

che molte differenze, titubanze, timori, incomprensioni hanno accolto la concessione del<br />

voto alle donne. Dobbiamo vincere tutto questo col fervore del nostro lavoro; dobbiamo superare<br />

questi stati d’animo, dobbiamo prodigarci senza risparmio, perché la donna italiana<br />

dia un grande esempio di maturità politica. Sentiamo e dobbiamo far sentire a tutte le donne<br />

scettiche e sfiduciate come questo diritto, che è poi l’esercizio di un dovere, può e deve significare<br />

un apporto nuovo e vigoroso di energie soprattutto morali nella vita di questo povero<br />

nostro Paese così duramente provato. È concorde pensiero di tutti che la democrazia di<br />

domani debba avere un contenuto profondamente morale. Senza questo sarà vana qualsiasi<br />

ricostruzione. Il nostro partito è lieto di constatare questo soffio nuovo e fresco di desiderio<br />

di una più alta vita spirituale. Il più grande delitto perpetrato dal fascismo è stato l’avvilimento<br />

<strong>della</strong> persona umana e la donna ne ha sofferto più di tutti, per sé e per i suoi cari. È<br />

chiaro il compito <strong>della</strong> donna. Deve portare un alto senso di responsabilità nella propria azione<br />

che per l’ora tragica che viviamo è una vera missione. Da lei il Paese attende serenità, armonia,<br />

buon senso. È lei che potrà, basta che voglia, riportare la pacificazione negli animi,<br />

l’amore fra tutti, e con lo spirito di sacrificio che è profondamente innato in lei, infondere<br />

negli uomini questo stesso spirito, perché solo con la rinuncia e il sacrificio sarà possibile rimarginare<br />

le ferite profonde che hanno martoriato la nostra Patria, per poi riprendere l’ascesa<br />

verso un avvenire migliore. Si dice ‘ciò che donna vuole, Dio lo vuole’. Se la donna italiana<br />

vorrà, l’Italia sarà salva!”.<br />

98 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 9, anno II, del 4 marzo<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.


femminile comunista di Lavello, e altre due giovani, recando ai convegnisti<br />

il saluto delle compagne di quel centro 99 .<br />

Il giorno seguente è il movimento femminile DC che incomincia a strutturarsi:<br />

nasce, infatti, la sezione femminile di Satriano di Lucania e viene<br />

eletta, ma a maggioranza, la delegata, Palma Palermo, la sua vice, Emma<br />

Rizzo, e la segretaria, Maria Di Muro. La riunione termina con la visione del<br />

film “L’angelo azzurro” offerto dalla sezione maschile 100 .<br />

Febbraio è un mese proficuo per l’UDI, l’importante organizzazione<br />

femminile collaterale al Partito Comunista. Dopo il Convegno di Lavello, infatti,<br />

Vincenta Soler ha un incontro a Venosa con molte donne durante il quale<br />

viene costituita una sezione dell’Unione Donne Italiane. Lo stesso avviene<br />

il 28 a Rapolla dove l’intervento <strong>della</strong> stessa Soler viene applaudito da un<br />

folto gruppo di donne che accorre presso la locale Camera del Lavoro. Anche<br />

qui si costituisce un “forte nucleo” dell’UDI 101 .<br />

Il 4 marzo nuovo incontro a Melfi <strong>della</strong> Soler con un “affollatissimo comizio”<br />

nei locali <strong>della</strong> sezione comunista. Anche nella cittadina federiciana si forma<br />

una sezione dell’Unione Donne Italiane “forte già di numerose adesioni” 102 .<br />

Nello stesso mese di marzo su Azione Proletaria compare un significativo<br />

riferimento alla “Giornata <strong>della</strong> Donna” celebrata in tutta l’Italia liberata<br />

con affollati comizi per ricordare le donne “che versano il loro contributo di<br />

sangue nel Nord e che nelle province liberate concorrono laboriosamente alla<br />

ricostruzione morale e politica del paese”. Nei numerosi convegni – scrive<br />

il giornale comunista – è stato illustrato “l’incalcolabile valore che in quest’alba<br />

di rinascita nazionale la donna italiana va mostrando, il suo consapevole<br />

avvento nella vita pubblica e la rivendicazione di una libertà corrispondente<br />

alla sua alta funzione educatrice, civica e morale” 103 .<br />

Sullo stesso numero Vincenta Soler scrive un articolo dal titolo “Qualche<br />

parola alle donne” nel quale spiega le finalità dell’UDI, incitando la donna<br />

lucana a partecipare alle vicine elezioni amministrative 104 .<br />

99 Ibidem.<br />

100 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 30, anno 4°, del 20 febbraio<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

101 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 10, anno II, dell’11<br />

marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

102 Ivi.<br />

103 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 11, anno II, del 18<br />

marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

104 Ivi.<br />

43


La dirigente comunista stigmatizza l’opinione diffusa secondo cui compito<br />

<strong>della</strong> donna sarebbe soltanto quello di badare ai figli e alle faccende domestiche,<br />

mentre tutto il resto, e particolarmente la politica, non la riguarderebbe.<br />

Ciò non è vero. La donna – precisa – nella vita moderna ha una funzione<br />

di primo piano, oltre che come madre, come lavoratrice, sia essa del<br />

braccio o del pensiero. Lo sviluppo industriale ha portato la donna alla fabbrica,<br />

negli uffici, nella scuola. La donna ha sostituito l’uomo in tutta una serie<br />

di attività economiche, quando questi è stato chiamato alle armi.<br />

L’autrice dell’articolo passa, poi, a rivendicare alla donna “il diritto di intervenire<br />

nella discussione e nella risoluzione dei grandi problemi che gli avvenimenti<br />

hanno posto all’ordine del giorno”:<br />

La donna, del resto, ha dato e dà il suo contributo alla guerra di liberazione del nostro<br />

paese; essa combatte nell’Italia del Nord, combatte in prima linea, e nelle retrovie,<br />

su tutti i fronti <strong>della</strong> guerra. Il Governo democratico, riconoscendo alla donna il diritto<br />

di voto, ha consacrato, del resto, sia il peso <strong>della</strong> donna nella vita moderna, sia il suo<br />

contributo di sacrifici e di sangue nella guerra contro il nazi-fascismo. L’Unione Donne<br />

Italiane – U.D.I. – è sorta appunto come organismo che intende rivendicare e la funzione<br />

<strong>della</strong> donna, ed i suoi diritti. Questa organizzazione, che raggruppa le donne di ogni<br />

tendenza politica e senza partito, può e deve affermarsi anche nella nosta Provincia.<br />

Essa, anzi, ha cominciato già ad affermarsi. La donna lucana non sarà seconda a quella<br />

delle altre regioni. Essa, attraverso una organizzazione come l’Unione Donne Italiane,<br />

può svolgere una intensa opera di assistenza, di educazione, di cultura generale e professionale.<br />

Ed attraverso questa sua opera, essa può acquistare una sempre maggiore coscienza<br />

<strong>della</strong> sua personalità, un peso sempre maggiore nella vita sociale e politica.<br />

Prossimamente avranno luogo le elezioni amministrative. Anche a queste la donna lucana<br />

dovrà partecipare, contribuendo col suo voto a spingere la Provincia, e perciò l’Italia,<br />

sulla via di una autentica democrazia popolare.<br />

Il discorso <strong>della</strong> Soler ha un seguito nel numero successivo del giornale<br />

con il titolo “La donna nella vita politica”. In esso la dirigente dell’UDI riconosce<br />

la necessità, per la donna che voglia impegnarsi in politica, dell’aiuto<br />

degli uomini, fugando la paura, espressa da molti, che essa, partecipando alla<br />

vita politica, possa perdere la propria femminilità:<br />

La donna, alla quale il Governo democratico ha riconosciuto il diritto di voto, si appresta<br />

ad entrare in pieno nella vita politica del Paese. Ma, perché la donna, finora tenuta<br />

in disparte, possa assolvere il suo nuovo compito, occorre ch’essa sia sorretta, aiutata,<br />

dagli uomini; occorre che questi ultimi si abituino a vedere nella donna, madre, moglie,<br />

sorella, un essere che ha diritto al riconoscimneto <strong>della</strong> sua condizione di eguaglianza.<br />

Superare di colpo tutta una tradizione non è certo cosa facile all’uomo, consi-<br />

44


derare la donna quale una sua eguale, in tutte le manifestazioni <strong>della</strong> vita moderna. Se<br />

però l’uomo, in generale, non modificherà radicalmente il suo atteggiamento nei confronti<br />

<strong>della</strong> donna, quest’ultima non potrà emanciparsi <strong>della</strong> sua attuale situazione di inferiorità.<br />

Qualcuno si domanda se la donna, una volta raggiunta una posizione di parità<br />

coll’uomo, non avrà perduto i tratti che da questi la differenziano: la sua stessa femminilità.<br />

Rispondiamo di no. Maria Slodowska Curie, la grande scienziata che scoprì il radio,<br />

non perdette affatto la sua femminilità; tanto è vero che fu sposa e madre affettuosa,<br />

ed allevò ed educò essa stessa le sue due figliuole. E quando, più tardi, rimasta vedova,<br />

lei occupò il posto del marito alla Sorbonne, nello stesso tempo che continuava ad<br />

occuparsi di scienza, si occupava anche <strong>della</strong> casa e delle figlie. Venne dunque meno la<br />

sua femminilità? Del resto, hanno perduto la loro femminilità le valorose donne<br />

dell’Unione Sovietica, che nelle retrovie e sul fronte partecipano alla lotta per la libertà,<br />

che tanta parte hanno nella vita economica, politica, culturale e scientifica del loro<br />

paese? E le donne delle grandi democrazie d’Occidente, che già partecipano alla vita politica<br />

dei loro Paesi? La donna è e sarà sempre donna, perché la natura l’ha dotata di sentimento,<br />

di passione, di abnegazione, di fede. Di fede nell’uomo, quando questi è buono;<br />

perché la donna, che è madre, sposa, sorella, soffre quando l’uomo soffre; perché essa<br />

soltanto, la donna, sa quanto dolore, quanti sussulti, quante notti insonni passa accanto<br />

alla culla del bimbo che domani sarà uomo. Dimostrino quindi comprensione, gli uomini,<br />

ai problemi <strong>della</strong> donna, verso quelli che sono i diritti <strong>della</strong> donna. Aiutino le loro<br />

donne nel momento in cui fanno ingresso nella vita politica. Le donne eserciteranno<br />

un peso notevole in quelli che saranno i destini d’Italia, d’Europa e del Mondo 105 .<br />

Traspare ancora, qui, una visione “subordinata” del ruolo <strong>della</strong> donna<br />

che, “troppo tenuta in disparte”, ha bisogno nei suoi nuovi impegni di essere<br />

sorretta, a tal punto che, – osserva l’autrice dell’articolo – se l’uomo non modificasse<br />

radicalmente il suo atteggiamento nei confronti <strong>della</strong> donna, quest’ultima<br />

non potrebbe emanciparsi dall’attuale situazione di inferiorità.<br />

Il partito comunista, ma anche quello socialista e democristiano, pur riconoscendo,<br />

dunque, una partecipazione femminile, non ne vedono fino in<br />

fondo la peculiarità, l’originalità e, tantomeno, l’autonomia.<br />

È sempre la Soler a tenere, l’11 marzo a Potenza, un incontro dell’UDI organizzato<br />

anche dal Partito Comunista e da quello Socialista. La dirigente comunista,<br />

dopo aver riaffermato la completa eguaglianza di diritti e doveri tra<br />

uomo e donna, illustra gli scopi e i fini dell’UDI, invitando le donne di Potenza,<br />

di cui rileva la scarsa partecipazione all’iniziativa, ad aderire all’associazione<br />

e “cooperare, con tenace volontà, alla ricostruzione <strong>della</strong> Patria” 106 .<br />

105 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 12, anno II, del 25<br />

marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

106 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 6, anno XVII,<br />

del 18 marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

45


Di rilievo, durante la manifestazione, l’intervento del dirigente socialista<br />

Tommaso Pedio il quale, dopo aver accennato alla maturità raggiunta dalla<br />

donna in ogni campo, illustra i caratteri <strong>della</strong> lotta condotta “contro la reazione<br />

conservatrice e bigotta che, sfruttando la superstizione e l’ignoranza ed asservendo<br />

agli interessi di casta gli interessi dei lavoratori, ha sempre ostacolato<br />

l’evoluzione <strong>della</strong> donna”. Quest’ultima – precisa – nella lotta di classe<br />

è pari dell’uomo e, come l’uomo, ha mostrato di saper lottare, vincere e morire<br />

per gli ideali più puri. La conclusione dell’oratore è nell’esortazione a<br />

tutte le donne “affinché il loro voto non diventi una arma per i politicanti e i<br />

demagoghi da rivolgere contro le classi lavoratrici, ma sia l’arma più efficace<br />

del proletariato contro tutte le forze <strong>della</strong> reazione” 107 .<br />

Il periodico comunista lucano Azione Proletaria riporta, intanto, la notizia<br />

dell’interessamento di molte insegnanti all’UDI, tanto da suscitare qualche<br />

preoccupazione da parte del Provveditore agli Studi che, di tendenze reazionarie,<br />

pare metta in atto azioni per osteggiarne la partecipazione 108 .<br />

La zona del Vulture nel mese di marzo diventa sede di vari incontri delle<br />

donne comuniste che portano alla costituzione di sezioni dell’UDI. Così a<br />

Rionero con il coinvolgimento di numerose giovani appartenenti a tutti i ceti<br />

sociali, nonché a Barile dove alla cerimonia di costituzione presenzia addirittura<br />

il Commissario Prefettizio e che vede la partecipazione di donne comuniste<br />

e socialiste 109 .<br />

Sullo stesso numero del giornale comunista viene riportata l’intervista di<br />

Rita Montagnana su “Il pensiero delle donne comuniste” trasmessa da Radio<br />

Roma. In essa la dirigente comunista espone una originale e pragmatica posizione<br />

sul divorzio secondo cui tale “rivendicazione” non è sentita dalla<br />

grande maggioranza delle donne italiane, soprattutto del popolo, “decisamente<br />

contro il divorzio”. Perché dovrebbero proprio le donne comuniste, assertrici<br />

<strong>della</strong> democrazia, porre quella rivendicazione? Specialmente in un momento<br />

in cui le centinaia di migliaia di donne che hanno avuto per tanti anni<br />

107 Ivi.<br />

108 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 12, anno II, del 25<br />

marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Il Provveditore agli Studi in seguito smentirà<br />

tale voce, dichiarando di non aver “mai espresso, né in pubblico né in privato, giudizio<br />

alcuno intorno all’attività politica cui per recenti disposizioni son chiamate anche le donne<br />

italiane” (Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 14, anno II, dell’<br />

8 aprile 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988).<br />

109 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 14, anno II, dell’ 8<br />

aprile 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

46


i mariti lontani, anelando di ricostruire le loro famiglie, e vivere coi loro cari,<br />

sono ben lontane dal desiderare il divorzio 110 .<br />

Del resto – continua – se le donne sono contro il divorzio, ciò dimostra la<br />

loro intelligenza e sensibilità politica nazionale. Le donne capiscono che, dopo<br />

che il fascismo ha fatto dell’Italia, materialmente e moralmente, un mucchio di<br />

rovine, il popolo ha bisogno di ricostruire e difendere dallo sfacelo quel centro<br />

di elementare solidarietà umana rappresentata dalla famiglia. Tutto questo –<br />

precisa – non vuol significare una contrarietà di principio al divorzio, ma solo<br />

la consapevolezza che vi sono “molte altre cose importanti da fare”. Peraltro,<br />

anche in linea di principio, le donne comuniste credono che al divorzio, in presenza<br />

di figli, si debba arrivare “solo in casi estremi”, come si giunge alla “amputazione<br />

di un arto, quando il non farlo porterebbe alla morte del paziente” 111 .<br />

Il 24 marzo, ancora, inaugurazione <strong>della</strong> sezione UDI ad Atella con la<br />

collaborazione dei partiti comunista, socialista e d’Azione. Numerose donne<br />

intervengono ad ascoltare Vincenta Soler che “con calore e semplicità”, parla<br />

“dei doveri <strong>della</strong> donna nel presente e nell’avvenire <strong>della</strong> nostra Patria”. Al<br />

termine <strong>della</strong> manifestazione viene nominato il comitato direttivo <strong>della</strong> sezione<br />

così composto: Segretaria Telesca, Vice Segretaria Lomolino, Responsabile<br />

Amministrazione Terzulli, Consigliere Laserpe, Tirico, Volza, Lamorte,<br />

Colangelo. L’8 aprile è la volta di Potenza dove il circolo UDI viene formato<br />

su iniziativa “di donne indipendenti e di varie tendenze politiche” 112 .<br />

Sempre l’8 aprile, a Lavello viene eletto il nuovo comitato direttivo <strong>della</strong><br />

folta sezione femminile comunista così composto: Lucia Salvatore (Segretaria<br />

Politica) con voti 143, Antonietta Robbe (Vice Segretaria) con voti 112,<br />

Maria Fuggetta (Segretaria Amministrativa) con voti 60, Filomena Masiello<br />

(Consigliera) con voti 72, Carmela Gabriele (Consigliera) con voti 72 113 .<br />

All’inaugurazione <strong>della</strong> bandiera comunista di Montemilone, il 22 aprile,<br />

il corteo che attraversa le vie <strong>della</strong> cittadina ha alla sua testa le donne comuniste<br />

a testimonianza di un loro sempre più ampio coinvolgimento nella<br />

vita politica locale 114 .<br />

110 Ivi.<br />

111 Ivi.<br />

112 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 15, anno II, del 15<br />

aprile 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

113 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 18, anno II, del 6<br />

maggio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

114 Ivi.<br />

47


Durante le manifestazioni del 1° maggio è forte la presenza delle donne<br />

comuniste e socialiste dell’UDI. In tale occasione una sezione dell’organizzazione<br />

femminile viene costituita ad Anzi 115 .<br />

Anche in provincia di Matera le donne comuniste cominciano ad organizzarsi.<br />

Il 13 maggio 1945 in un comizio tenuto nella città dei Sassi dai comunisti<br />

per la prima volta parla una donna: Dina Forti. Nello stesso mese a<br />

Ferrandina si costituisce una sezione femminile del P.C. con 25 iscritte 116 .<br />

A Matera, nella sala delle Figlie di S. Anna, nel mese di maggio si ha una<br />

riunione di donne DC alla quale partecipa il prof. Ughi, delegato <strong>della</strong> Segreteria<br />

Politica per quella provincia, per illustrare il programma del partito. La<br />

notizia è riportata sul giornale nazionale del Movimento Femminile Azione<br />

Femminile il quale riferisce che l’entusiasmo è stato “grande” e che un centinaio<br />

di “signore simpatizzanti” hanno aderito alla Democrazia Cristiana 117 .<br />

Ritornando all’altra provincia, vi è da rilevare che al II Congresso provinciale<br />

DC di Potenza, svoltosi alla presenza del Ministro <strong>della</strong> Giustizia<br />

Umberto Tupini, non si registra alcun intervento femminile e anche nell’elezione<br />

dei dirigenti provinciali non vi è la presenza di alcuna donna 118 .<br />

Solo a giugno si costituisce ufficialmente “un comitato provvisorio per la<br />

organizzazione del movimento femminile nel capoluogo e in provincia” che<br />

avrebbe diramato “una circolare alle varie sezioni colle norme per la costituzione<br />

e il funzionamento dei gruppi femminili”. Il 17 dello stesso mese anche<br />

ad Avigliano si forma il gruppo femminile con l’elezione dei quadri dirigenti<br />

così costituiti: ins. Linuccia Viggiano (presidente), Caterina Santarsiero<br />

(segretaria), ins. Anna Lacerenza, Anna Rosa, Angelina Pace, Agnese Viggiano,<br />

Maria Giordano (consigliere) 119 .<br />

Nello stesso mese si forma a Vietri di Potenza la sezione femminile DC<br />

alla presenza di Mario Zotta, mentre si incomincia a muovere qualcosa anche<br />

115 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 19, anno II, del 13<br />

maggio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

116 Antonella Manupelli, Partecipazione alla vita politica e civile delle donne attraverso<br />

le fonti, intervento al Convegno “Le donne e la Resistenza”, organizzato dal <strong>Consiglio</strong><br />

<strong>Regionale</strong> <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>, Potenza 25 aprile 2006.<br />

117 Azione Femminile, Anno I, n. 11, 18 maggio 1945.<br />

118 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 13, anno IV, del 20 maggio<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

119 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 14, anno IV, del 30 maggio<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

48


in casa socialista: a Stigliano, infatti, ad un comizio di Rocco Scotellaro, è<br />

presente “un forte gruppo di donne” 120 .<br />

Il Partito Socialista lucano nel dopoguerra, a differenza di quello democristiano<br />

e comunista, non dedica molto impegno alla costituzione di gruppi<br />

femminili interni, affidando all’UDI l’organizzazione delle donne socialiste<br />

insieme a quelle comuniste.<br />

Al congresso <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale di Potenza, tenutosi<br />

il 20 maggio del 1945, con la partecipazione di tutti i massimi esponenti<br />

del partito, da Torrio a Salvatore, da Pignatari a Costantino, da Ielpo a<br />

Pedio, da Masella a Preziuso, il tema del coinvolgimento femminile non è<br />

stato minimamente affrontato e, se i giovani hanno avuto una propria rappresentanza,<br />

le donne sono state del tutto assenti 121 .<br />

Sul numero 24 del 17 giugno di Azione Proletaria viene riportato il discorso<br />

tenuto da Palmiro Togliatti al I Congresso Nazionale delle Donne Comuniste<br />

di Roma. Per il segretario del Partito Comunista, la emancipazione<br />

<strong>della</strong> donna non è e non può essere problema di un solo partito e nemmeno<br />

di una sola classe. Esso interessa tutte le donne, “fatta eccezione, s’intende,<br />

di quei piccoli gruppi legati per motivi di interesse alle caste dirigenti privilegiate<br />

responsabili <strong>della</strong> rovina in cui ci troviamo e che non vogliono che il<br />

popolo rinnovi l’Italia secondo le sue aspirazioni”. L’obiettivo è, dunque, di<br />

“realizzare la unità di tutte le donne italiane, considerate nel loro complesso<br />

come una massa che ha interessi comuni, perché è tutta interessata alla propria<br />

emancipazione, alla profonda trasformazione delle proprie condizioni, di<br />

esistenza e quindi a quel rinnovamento di tutto il paese senza cui questa trasformazione<br />

non è possibile” 122 .<br />

Di qui l’esortazione alle comuniste a rivendicare tutti i diritti delle donne<br />

e a lottare per la completa parità con gli uomini, a fare del diritto di voto<br />

un importante strumento di emancipazione:<br />

Per questo, quando ci hanno chiesto che cosa volevamo per le donne, abbiamo dato<br />

una risposta molto semplice. Prima di tutto abbiamo detto alle donne: se volete dare<br />

un effettivo aiuto all’Italia nel proprio risorgimento, rivendicate tutti i diritti delle<br />

120 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 13, anno XVII,<br />

2 giugno 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

121 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 12, anno XVII,<br />

25 maggio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

122 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 24, anno II, del 17<br />

giugno 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

49


donne, lottate per il riconoscimento completo di questi diritti e soprattutto <strong>della</strong> parità<br />

completa con gli uomini nella vita politica, economica e sociale. Nella misura in cui<br />

riuscirete a rompere tutte queste catene che hanno impedito alle donne di affermarsi<br />

come una grande massa progressiva e di formarsi una loro personalità, voi renderete<br />

un servizio all’Italia intera. In conformità con ciò, abbiamo lottato perché venisse concesso<br />

alle donne il voto attivo e passivo nelle elezioni amministrative e politiche, senza<br />

tener nessun conto delle conseguenze che avrebbero potuto derivare per il nostro<br />

partito. Qualunque sia il modo come le donne voteranno, esse debbono ottenere il riconoscimento<br />

di questo diritto politico elementare. Quelle donne che oggi non hanno<br />

ancora compreso la soluzione giusta che deve essere data a determinati problemi, voteranno<br />

secondo la loro coscienza e la loro convinzione, ma non sarà mai detto che il<br />

Partito comunista, partito <strong>della</strong> libertà e del progresso, sia capace di porre, per uno<br />

stretto interesse di partito, anche la più piccola barriera al progresso e alla emancipazione<br />

delle masse femminili.<br />

Di qui anche la necessità di organizzarsi bene, creando un grande movimento<br />

comprensivo di donne di diversa estrazione politica, dove ritrovarsi,<br />

tenersi unite, discutere i propri problemi, elaborare rivendicazioni, facendo<br />

venire alla superficie <strong>della</strong> vita nazionale proprie dirigenti, di qualunque convinzione<br />

politica siano; creando insomma “una grande forza organizzata e<br />

unitaria” per dare “un contributo effettivo alla rinascita dell’Italia”:<br />

<strong>Compagne</strong>, questo è l’orientamento che abbiamo dato come Partito comunista alle<br />

nostre compagne dirigenti del lavoro femminile del partito. Quando si è trattato <strong>della</strong><br />

creazione dell’Unione delle donne italiane abbiamo invitato queste compagne a dare il<br />

loro contributo con tutte le loro forze alla creazione di una grande associazione femminile<br />

senza partito, senza fare nell’interno di questa organizzazione nessuna questione di<br />

tendenza o di prestigio, e soprattutto senza cercare in nessun modo di fare di questa organizzazione<br />

uno strumento del Partito Comunista. L’unione delle Donne deve essere<br />

unicamente uno strumento di lotta di tutte le donne per la conquista dei loro diritti, e <strong>della</strong><br />

libertà. Su questa posizione siamo oggi, e ci manterremo domani e sempre 123 .<br />

Ma, al di là delle affermazioni di principio del dirigente comunista secondo<br />

cui non si sarebbe strumentalizzata l’Unione Donne Italiane a vantaggio<br />

del PCI, in realtà l’UDI, proprio per il determinante apporto delle donne<br />

comuniste, si avvia a diventare una vera e propria organizzazione collaterale<br />

del Pci con all’interno un ceto femminile tipicamente di sinistra 124 .<br />

123 Per il pensiero del segretario comunista sulle donne si veda, altresì, Palmiro<br />

Togliatti, L’emancipazione femminile, Editori riuniti, Roma 1965.<br />

124 Sul discorso di Togliatti e sul rapporto donne-religione cattolica cfr. Azione Femminile,<br />

Anno I, n. 15, 15 giugno 1945.<br />

50


Sempre a giugno, intanto, si è costituita la sezione UDI a Colobraro.<br />

Il settimanale socialista Il Lavoratore ospita il 15 luglio un intervento<br />

del dirigente sindacale Pietro Fabretti, marito di Vincenta Soler, sul tema<br />

“Donne e disoccupazione”, occasionato dall’insistenza di voci secondo cui<br />

a contribuire alla dilagante disoccupazione sarebbero proprio le donne che<br />

andrebbero licenziate per far posto “agli uomini, e specialmente ai reduci”.<br />

L’articolista stigmatizza tale opinione, “agitata da correnti politiche che<br />

esprimono gli interessi del più gretto conservatorismo”, ed afferma la posizione<br />

<strong>della</strong> Confederazione Generale del Lavoro secondo cui “la disoccupazione<br />

non si combatte col licenziare le donne lavoratrici, ma col creare lavoro,<br />

nuovo lavoro”:<br />

Anche da un punto di vista morale e politico questa richiesta del licenziamento delle<br />

donne lavoratrici assume caratteri di palese ed irritante ingiustizia. La donna italiana,<br />

(alla quale anche per questo è stato finalmente riconosciuto il diritto di voto), ha dato un<br />

prezioso contributo alla guerra di liberazione nazionale; ha partecipato validamente alla<br />

lotta delle formazioni partigiane, ha partecipato con eroismo alla insurrezione popolare<br />

nell’Italia del nord; ha dato il suo contributo di sacrifici e di sangue, insomma, per riscattare<br />

l’onore del nostro paese, per conquistarne la libertà e l’indipendenza. Dovrebbe,<br />

ora, la donna italiana, essere esclusa dalla partecipazione allo sforzo di ricostruzione, col<br />

pretesto <strong>della</strong> necessità di dar lavoro agli uomini, quando è evidente che in tal modo, ripetiamo,<br />

si pretende di far pagare ai lavoratori le spese delle difficoltà attuali; quando in<br />

tal modo il problema non si risolve affatto; quando è evidente che in tal modo si pretende<br />

spostare i termini del problema, si pretende creare un artificioso e funesto antagonismo<br />

tra uomini e donne, tra lavoratori e lavoratrici? Assolutamente no. I lavoratori devono<br />

rifiutarsi di lasciarsi trascinare su un simile terreno, non devono prestarsi al gioco<br />

<strong>della</strong> reazione, dei responsabili <strong>della</strong> rovina del paese 125 .<br />

Sul giornale democristiano L’Ordine continua il dibattito sul ruolo delle<br />

donne in politica con l’intento di avvicinare le lucane alla DC ma anche di<br />

chiarire bene i termini <strong>della</strong> questione, naturalmente all’interno dei binari dell’insegnamento<br />

<strong>della</strong> Chiesa.<br />

“Aiuto all’uomo”, così esordisce Erminia Miraglio, dirigente nazionale<br />

del movimento femminile, autrice dell’articolo, definendo “il compito femminile”.<br />

Completare, dunque, l’uomo ovunque operi, dando “forza alla sua virilità”,<br />

sostenendolo nella lotta, addolcendolo nella prova: nessuna donna “vuol<br />

125 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 18, anno XVII,<br />

del 15 luglio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

51


contestare diritti maschili” cha, anzi, riconosce, “ma ogni donna vuole essere<br />

accanto all’uomo in tutti gli atti <strong>della</strong> vita” 126 .<br />

Nessun ruolo autonomo, dunque, nessuna “posa da suffraggette”, nessuna<br />

esagerata posizione di eguaglianza, “perché la natura stessa si incarica di<br />

precisare il nostro campo che è sempre stato grande anche quando il potere<br />

femminile non andava al di là delle parete domestiche, ma che oggi ci si è reso<br />

immenso: è la Patria che ci attende alla prova <strong>della</strong> vita politica”.<br />

Tradizionali i compiti femminili, secondo i canoni già indicati: difesa<br />

<strong>della</strong> “santità” <strong>della</strong> famiglia, “cellula base <strong>della</strong> società”, da “un presunto<br />

primato dello Stato”, esercitato soprattutto in campo educativo, nonché “dalla<br />

tirannia di teorie deleterie” che porterebbero alla distruzione <strong>della</strong> famiglia<br />

stessa (“divorzio, libero amore, iniziativa <strong>della</strong> donna”).<br />

Pur affermando il rispetto per le idee altrui, l’articolista non esita a fare<br />

professione di integralismo, puntualizzando che solo le donne cattoliche possono<br />

dire, in campo morale, “la parola più alta”, perché i principi che ne sono<br />

alla base sono quelli del Vangelo e di Cristo, “verbo che non fallisce”: “la<br />

verità è questa e desideriamo che tutte le ascoltatrici sappiano e misurino da<br />

sé l’abisso e la salvezza per poter coscientemente scegliere”.<br />

Impegno <strong>della</strong> donna è, infine, quello di contribuire alla ricostruzione del<br />

Paese:<br />

Bisogna ricostruire materialmente, ma ancor più moralmente e questo è soprattutto<br />

compito femminile. Ricostruire prima di tutto in antitesi di distruggere, perciò la donna<br />

non può pensare alla lotta politica fatta con sistemi fin troppo noti: di violenza, di vendette,<br />

di distruzioni materiali, eppure qualche esaltata c’è. Ma, in nome <strong>della</strong> femminilità,<br />

no. Il problema più importante <strong>della</strong> ricostruzione morale è: l’educazione che è più<br />

dell’istruzione, perché si tratta di formare mente, cuore e volontà <strong>della</strong> gioventù che dalle<br />

Università ai campi, alle officine, nelle affollate città e nella pace silente delle valli,<br />

da Trieste a Palermo si prepara ed è di fatto già, l’Italia nuova 127 .<br />

Il 24 luglio si tiene una importante riunione del CLN di Potenza per decidere<br />

sui nominativi dei rappresentati alla Consulta Nazionale. Sono presenti<br />

esponenti di tutti i partiti: Aldo Enzo Pignatari e Mauro Salvatore (PSI),<br />

Donato Leone e Antonino Pace (PCI), Leonardo Morlino e Gerardo Laurino<br />

(PLI) Vito Gerardi (P.d’A.), Michele Marotta e Antonio Tamburrini (DC). Tra<br />

le designazioni effettuate (Leone, Gerardi, Reale, Di Napoli, Torrio, Morlino,<br />

126 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 16, anno IV, del 18 luglio 1945,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

127 Ivi.<br />

52


Gioia, Bruno, Catenacci, Lasala, Marotta) non figura naturalmente nessuna<br />

donna 128 .<br />

Quel ruolo subordinato di semplice aiuto all’uomo da parte <strong>della</strong> donna è<br />

ancora presente, ma questa volta in tono minore, nell’articolo “Noi donne”, a<br />

firma di Elena Caporaso e Carla Cartasegna, riportato nel giornale socialista<br />

Il Lavoratore del 17 agosto del 1945 dove si rivendica una presa di coscienza<br />

delle proprie capacità, delle qualità precipue femminili, e un’azione direttamente<br />

femminile, dopo aver superato false comodità e vincoli mentali:<br />

Hanno soltanto gli uomini la colpa del male che affligge il nostro paese! È soltanto<br />

negli uomini da ricercarsi la responsabilità di questa immane tragedia! Siamo sincere:<br />

anche noi siamo in parte responsabili del momento che attraversiamo. La nostra colpa<br />

maggiore consiste nell’aver subito passivamente, senza renderci conto <strong>della</strong> realtà,<br />

soprusi continui. Se gli uomini non l’hanno potuto, noi non abbiamo fatto nulla per evitare<br />

che ci portassero via i nostri figli, i nostri compagni, i nostri fratelli. Nessuna legge,<br />

nessuna forza, se non l’ideale più puro, può avere sui nostri figli più diritti di quelli<br />

che abbiamo noi. Rendiamoci conto dei nostri diritti, noi dobbiamo strappare dal nostro<br />

animo false credenze che ci fanno quasi godere di essere considerate esseri inferiori e<br />

incapaci di agire. Noi abbiamo qualità e capacità che gli uomini non hanno, ma che son<br />

pure tanto necessarie al genere umano. Noi abbiamo il compito e il dovere di essere le<br />

animatrici sagge ed affettuose dei nostri compagni; noi dobbiamo incitare i nostri uomini<br />

a vincere la viltà che li opprime e a rivendicare i loro diritti che sono anche i nostri<br />

diritti. Liberiamoci dal quel sacro rispetto, da quel terrore dello Stato, delle superstizioni,<br />

delle leggi; liberiamoci da quella convinzione che ci ha fatto credere che i compiti<br />

<strong>della</strong> donna consistano soltanto nell’allevare i figli nei lavori domestici. Anche noi dobbiamo<br />

cominciare ad occuparci un po’seriamente dei problemi sociali! Ma per arrivare<br />

ad occupare degnamente il posto che ci compete è necessario che cominciamo a trasformare<br />

noi stesse rivedendo tutte le idee che abbiamo sempre accettate senza discutere e<br />

sottraendoci anzitutto alla superstizione la quale ci mantiene nell’ignoranza. Agli uomini<br />

che ci sono vicini possiamo chiedere un aiuto, una guida; ma ricordiamoci che il nostro<br />

miglioramento sarà tanto più profondo quanto maggiormente sarà opera di noi stesse.<br />

E non illudiamoci che questa nostra trasformazione possa avvenire prendendo la tessera<br />

di questo o quel partito. Sarebbe una via troppo facile che il fascismo ha largamente<br />

tentato con le sue innumerevoli organizzazoni femminili, senza risultato alcuno. La<br />

128 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 20, anno XVII,<br />

del 27 luglio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Dalla <strong>Basilicata</strong>, oltre a Francesco<br />

Saverio Nitti in qualità di ex Presidente del <strong>Consiglio</strong>, entreranno nella Consulta Nazionale:<br />

Antonio Biga e Vito Reale per il Partito Democratico del Lavoro, Alessandro Bruni e Francesco<br />

Libonati per il Partito Liberale, il democristiano Giuseppe Catenacci, l’indipendente<br />

Francesco Cerabona, i socialisti Attilio Di Napoli e Vincenzo Torrio, l’azionista Vito Gerardi,<br />

il comunista Michele Mancino.<br />

53


via sicura è la nostra volontà. Il rinnovamento avverrà solo se sapremo estirpare dalle<br />

nostre menti i pregiudizi che vi sono annidati, se libereremo il nostro animo dall’egoismo<br />

così fortemente radicato in tutti, se apriremo i nostri cuori di madri, di spose, di<br />

amiche, di sorelle a tutto quello che accade intorno a noi con la volontà di portarvi il nostro<br />

contributo 129 .<br />

La presenza femminile si rafforza<br />

In <strong>Basilicata</strong> comincia a prendere corpo un’organizzazione femminile<br />

DC più capillare. In agosto a S. Severino Lucano si segnala un incremento<br />

degli iscritti con la presenza di molte donne. A Latronico il movimento femminile<br />

“si sviluppa alacremente”, con ottimi risultati. Ci si incomincia ad organizzare<br />

a Viggianello, mentre a Castelluccio Inferiore il gruppo femminile<br />

inizia la sua attività sotto la guida <strong>della</strong> delegata Giuseppina Moretti. Ottime<br />

prospettive pure a Castelluccio Superiore 130 .<br />

Nello stesso mese a Lagonegro, nell’ambito dell’elezione del nuovo consiglio<br />

direttivo democristiano, delegata femminile figura la prof.ssa Letizia<br />

Labanchi, mentre vice delegata è Isabella Roncaglione. Fortissima la presenza<br />

femminile segnalata a Savoia di Lucania. Nel capoluogo inizia, anche, un<br />

vero e proprio corso “per la preparazione <strong>della</strong> donna alla vita politica”. La<br />

prima lezione è tenuta da Mario Zotta il 6 agosto sul tema “Necessità <strong>della</strong><br />

partecipazione <strong>della</strong> donna alla vita politica” 131 .<br />

Il segretario provinciale Michele Marotta è, invece, il relatore <strong>della</strong> conferenza<br />

successiva del 12 settembre vertente sul programma politico e sociale<br />

<strong>della</strong> Democrazia Cristiana. Lo stesso dirigente tre giorni dopo si reca ad<br />

Abriola per presenziare alla costituzione ufficiale del movimento femminile<br />

che si dà il proprio gruppo dirigente: Francesca Dapoto (segretaria), Erminia<br />

Alemi (vice segretaria), Emilia Verga di Dienigi, Antonietta Secchia, Emilia<br />

Verga fu Natale, Bettina Coluzzi (consigliere) 132 .<br />

129 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 23, anno XVII,<br />

del 17 agosto 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

130 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 20, anno IV, del 26 agosto 1945,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

131 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 21, anno IV, del 9 settembre<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

132 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 22, anno IV, del 23 settembre<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

54


Le dirigenti del “numeroso” gruppo femminile costituitosi a Filiano sono,<br />

invece: Angela Pace (segretaria), Vita Bochiccio (vice segretaria), Maria<br />

Prignano, Maria Colucci e Margherita Esposito (consigliere). Sezione Femminile<br />

anche a Trecchina dove si forma un direttivo provvisorio così composto:<br />

Cristina Crispina Dattoli (delegata), Anna Maria Orrigo (vice delegata),<br />

Adele Dattoli (segretaria), Giuseppina Mansitieri, Amelia Schettina, Teodolinda<br />

Puppo Papaleo, Rosa Arleo (consigliere) 133 .<br />

Alla fine del mese costituzione di un gruppo femminile DC a Marsiconuovo.<br />

Ha per segretaria Enza Mancuso Rotondo e per vice Raffaella Morena.<br />

Altre due conferenze per le democristiane di Potenza: una di Gianna<br />

Vita De Rosa sui problemi <strong>della</strong> scuola italiana e l’altra del dott. Laraia sulle<br />

origini e la storia <strong>della</strong> Democrazia Cristiana 134 .<br />

Il 16 settembre, nell’ambito del rinnovo delle cariche <strong>della</strong> sezione comunista<br />

di Melfi, “responsabile del lavoro femminile” viene nominata Giuseppina<br />

Moretti 135 .<br />

Intanto le donne cominciano ad entrare negli spazi istituzionali di quella<br />

che poi sarà la Repubblica Italiana. Quando il 25 settembre 1945 il Parlamento<br />

si riapre per ospitare la Consulta Nazionale 136 composta da esponenti<br />

dell’antifascismo designati dai partiti politici, per la prima volta tra i 430<br />

membri del prestigioso organismo vi sono anche 13 donne, tra cui importanti<br />

figure dell’antifascismo 137 . Come già riferito, nessuna lucana entra nella<br />

Consulta a dimostrazione <strong>della</strong> debolezza del tessuto organizzativo femminile<br />

<strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>.<br />

133 Ivi.<br />

134 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 23, anno IV, del 30 settembre<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

135 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 38, anno II, del 23<br />

settembre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

136 La Consulta, istituita dal D.L.L. n. 146 del 5 aprile 1945 (seguito dal D.L.L. n. 168<br />

del 30 aprile 1945), è un organismo di espressione delle forze politiche e di collaborazione<br />

all’azione di governo. Non ha grossi poteri: si limita ad emettere pareri non vincolanti sui<br />

problemi generali e sui disegni di legge inviatele dal Governo, nonché pareri obbligatori in<br />

materia di bilancio e rendiconti consuntivi, di imposte e di disciplina elettorale. Essa costituì,<br />

tuttavia, il luogo in cui si riprese a discutere delle questioni importanti riguardanti la vita<br />

del Paese, primo passo per la rinascita democratica.<br />

137 Ne fanno parte 5 comuniste (Adele Bei, Teresa Noce, Rina Picolato, Elettra Pollastrini,<br />

Gisella Della Porta), 2 democristiane (Laura Bianchini e Angela Cingolani Guidi), 3<br />

socialiste (Clementina Calligaris, Iole Lombardi e Claudia Maggioli), 2 azioniste (Bastianini<br />

Martini Musu e Ada Marchesini Gobetti) e 1 liberale (Virginia Quarello Minoletti).<br />

55


E proprio alla Consulta Nazionale si registra il primo intervento di una<br />

donna ad una assemblea rappresentativa politica italiana. Il discorso, tenuto<br />

dalla Cingolani, responsabile del Movimento Femminile DC, mette subito in<br />

evidenza l’insoddisfazione per gli spazi politici lasciati alle donne:<br />

Colleghi consultori, nel vostro applauso ravviso un saluto per la donna che per la<br />

prima volta parla in quest’aula. Non un applauso dunque per la mia persona, ma per me<br />

quale rappresentante delle donne italiane che ora, per la prima volta, partecipano alla vita<br />

politica del Paese. (…) Parole gentili, molte ne abbiamo intese nei nostri riguardi, ma<br />

le prove concrete di fiducia in pubblici uffici non sono molte in verità. Qualche assessore<br />

(…) una vice sindaco come la nostra di Alessandria e qualche altro incarico assai,<br />

assai sporadico: eppure nel campo del lavoro, <strong>della</strong> previdenza, <strong>della</strong> maternità e infanzia,<br />

<strong>della</strong> assistenza in genere e in quella post-bellica in specie, ci sarebbe stato modo di<br />

provare la nostra maturità e capacità di realizzatrici 138 .<br />

Anche altre Consultrici intervengono nei lavori dell’importante organismo:<br />

la comunista Rina Picolato si occupa dei temi <strong>della</strong> famiglia, dell’infanzia,<br />

dell’educazione e dell’istruzione dei minori, mentre la socialista Claudia<br />

Maffioli da ex partigiana ricorda il sacrificio delle donne nella Resistenza 139 .<br />

Continua, frattanto, la costituzione dei gruppi femminili nei partiti lucani.<br />

Finalmente anche nel Partito Socialista appare un primo, seppur limitato,<br />

impegno diretto alla formazione di un movimento femminile interno. Al II<br />

Congresso Provinciale Giovanile, svoltosi a Potenza il 7 ottobre, relaziona<br />

sull’attività femminile Wanda Esposito 140 . Nel nuovo esecutivo c’è posto per<br />

una donna, Mimmj Pace 141 .<br />

138 Consulta Nazionale, Atti <strong>della</strong> Consulta Nazionale. Discussioni dal 25 settembre<br />

1945 al 9 marzo 1946, seduta del 1° ottobre 1945, Roma 1946, p. 121. Si veda anche Azione<br />

Femminile, Anno I, n. 29, 5 ottobre 1945, e n. 30, 12 ottobre 1945.<br />

139 Sul contributo delle donne alla Consulta cfr. Marina Addis Saba, Le madri <strong>della</strong><br />

Repubblica, in AA.VV., “Elettrici ed Elette”, cit., pp. 38-39. Secondo l’autrice le Consultrici,<br />

presentandosi per la prima volta alla ribalta, mostrarono un atteggiamneto unitario sui temi cari<br />

al mondo femminile, dichiararono la loro avversione al fascismo e il loro proposito di collaborare<br />

attivamente, sul piano politico e sociale, all’opera di ricostruzione materiale e morale<br />

che si stava iniziando. Esse rivendicarono parità nei diritti, soprattutto nel diritto al lavoro, dimostrando<br />

la coscienza, forse ancora nascente, di una rappresentanza di genere in nome <strong>della</strong><br />

quale dare voce alle molte donne che avevano sempre taciuto, educate al silenzio e relegate nel<br />

privato. Queste donne, in sostanza, dimostrarono di avere ben presente che un’epoca era finita,<br />

che soprattutto per le donne tutto era cambiato, o almeno tutto doveva cambiare.<br />

140 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 29, anno XVII,<br />

del 30 settembre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

141 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 31, anno XVII,<br />

del 14 ottobre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

56


Nella DC la delegata provinciale di Potenza per il movimento femminile<br />

risulta Marianna Parisi la quale, a settembre, interviene alla nascita di un<br />

gruppo femminile all’interno <strong>della</strong> Sottosezione Ferrovieri <strong>della</strong> DC. Queste<br />

le cariche distribuite: Maria Curto (delegata), Alda Gasparo (vice delegata),<br />

Giuseppina Atlante, Lina Nardiello, Maria Catalano e Carmela Dell’Orco<br />

(consigliere). Il 3 ottobre si tiene poi una conferenza dell’insegnante Pietro<br />

Campagna sulle elezioni amministrative e politiche 142 .<br />

Sempre nel mese di ottobre la delegata femminile provinciale di Potenza<br />

visita i gruppi di Montemilone, Banzi e Genzano, “suscitando vivissimo entusiasmo”<br />

143 . Recatasi, poi, a Calvello il 14 ottobre, costituisce il movimento<br />

femminile con il seguente gruppo dirigente: Brigida La Cava (delegata),<br />

Filomena De Fino (vice delegata), Maria Ferri, Maddalena Andriuzzi, Carolina<br />

Mazzei, Caterina Mazzei e Lina D’Ottavio (consigliere). A Pescopagano<br />

si reca, invece, Mario Zotta per tenere una conferenza sul tema “La partecipazione<br />

alla vita politica <strong>della</strong> donna e dei reduci” 144 .<br />

È del 21 ottobre 1945 l’importante presa di posizione del Papa sulla questione<br />

femminile.<br />

Pio XII, nel discorso rivolto in occasione del raduno delle presidenti provinciali<br />

del CIF e di rappresentanti nazionali, regionali e diocesane di associazioni<br />

femminili, invita le donne cattoliche a non tralasciare il campo politico<br />

e sociale, pur riconducendo tale impegno all’impostazione tradizionale<br />

cristiana e sottolineando il distacco del disegno <strong>della</strong> Chiesa da quello del<br />

mondo:<br />

Concluderemo Noi dunque che voi, donne e giovani cattoliche, dovete mostrarvi ritrose<br />

al movimento che vi trascina, di buona o di mala voglia, nell’orbita <strong>della</strong> vita sociale<br />

e politica? No certamente. Dinanzi alle teorie e ai metodi che, per differenti sentieri,<br />

strappano la donna alla sua missione e, con la lusinga di una emancipazione sfrenata,<br />

o nella realtà di una miseria senza speranza, la spogliano <strong>della</strong> sua dignità di donna,<br />

Noi abbiamo inteso il grido di apprensione che invoca, il più possibile, la sua presenza<br />

attiva nel focolare domestico. La donna è infatti trattenuta fuori di casa non soltanto dalla<br />

proclamata emancipazione, ma spesso anche dalle necessità <strong>della</strong> vita, dal continuo<br />

assillo del pane quotidiano. Invano dunque si predicherà il suo ritorno al focolare, fin-<br />

142 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 24, anno IV, del 7 ottobre 1945,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

143 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 25, anno IV, del 14 ottobre<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

144 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 26, anno IV, del 21 ottobre<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

57


ché perdureranno le condizioni che di rado la costringono a rimanere lontana. E così si<br />

manifesta il primo aspetto <strong>della</strong> vostra missione nella vita sociale e politica, che si apre<br />

dinanzi a voi 145 .<br />

Il Pontefice, davanti ad un uditorio di circa 1.500 donne, sancisce un<br />

uguale dovere e diritto delle donne a “concorrere con l’uomo al bene <strong>della</strong> civitas”,<br />

ma nel contempo insiste sulla “diversità” delle attitudini che portano la<br />

donna ad affrontare la politica come proiezione <strong>della</strong> vita domestica e familiare.<br />

Di qui quasi l’ordine a entrare in politica da soldatesse di Cristo, non lasciando<br />

a coloro che si fanno “promotrici o complici <strong>della</strong> rovina del focolare<br />

domestico” il monopolio dell’organizzazione sociale “di cui la famiglia è<br />

l’elemento precipuo nella sua unità economica, giuridica, spirituale e morale”:<br />

Ogni donna dunque, senza eccezioni, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dovere<br />

di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione (nelle forme e nei modi<br />

confacenti alla condizione di ciascuna), per contenere le correnti che minacciano il focolare,<br />

per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare<br />

e compiere la sua restaurazione. A questo motivo impellente per la donna cattolica<br />

di entrare nella via, che oggi si schiude alla sua operosità, se ne aggiunge un altro: la sua<br />

dignità di donna. Ella ha da concorrere con l’uomo al bene <strong>della</strong> civitas, nella quale è in<br />

dignità uguale a lui. Ognuno dei due sessi deve prendere la parte che gli spetta secondo<br />

la sua natura, i suoi caratteri, le sue attitudini fisiche, intellettuali e morali. Ambedue<br />

hanno il diritto e il dovere di cooperare al bene totale <strong>della</strong> società, <strong>della</strong> patria; ma è<br />

chiaro che, se l’uomo è per temperamento più portato a trattare gli affari esteriori, i negozi<br />

pubblici, la donna ha, generalmente parlando, maggior perspicacia e tatto più fine<br />

per conoscere e risolvere i problemi delicati <strong>della</strong> vita domestica e familiare, base di tutta<br />

la vita sociale: il che non toglie che alcune sappiano realmente dar saggio di grande<br />

perizia anche in ogni campo di pubblica utilità 146 .<br />

145 Per il discorso del Papa si veda Igino Giordani (a cura di), Le Encicliche sociali dei<br />

Papi. Da Pio IX a Pio XII (1864-1956), Editrice Studium, Roma 1956. Il testo del discorso<br />

è anche riportato da Azione Femminile, Anno I, n. 32, 26 ottobre 1945.<br />

146 Ivi. Tutto ciò – continua Pio XII – è una questione non tanto di attribuzioni distinte,<br />

quanto del modo di giudicare e di venire alle applicazioni concrete e pratiche: “Prendiamo il<br />

caso dei diritti civili: essi sono, al presente, per entrambi i sessi. Ma con quanto maggior discernimento<br />

ed efficacia saranno utilizzati, se l’uomo e la donna verranno ad integrarsi mutuamente!<br />

La sensibilità e la finezza, proprie <strong>della</strong> donna, che potrebbero trascinarla nel senso<br />

delle sue impressioni e rischierebbero così di arrecar nocumento alla chiarezza e all’ampiezza<br />

delle vedute, alla serenità degli apprezzamenti, alla previsione delle conseguenze remote,<br />

sono, al contrario, di prezioso aiuto per mettere in luce le esigenze, le aspirazioni, i pericoli<br />

di ordine domestico, assistenziale e religioso”.<br />

58


Da questa impostazione papale discende, inoltre,“una delle caratteristiche<br />

più durature <strong>della</strong> militanza politica delle cattoliche, ovvero l’impegno<br />

politico inteso come apostolato sociale e come dovere piuttosto che come<br />

esercizio di un diritto individuale” 147 .<br />

In conclusione, pur con una impostazione tradizionale, nel discorso di<br />

Pio XII il dato di fatto nuovo resta il riconoscimento di un, seppur limitato,<br />

protagonismo femminile, l’insostituibilità dell’apporto delle donne nella difesa<br />

<strong>della</strong> famiglia e dei suoi valori morali e religiosi. Di qui quasi un appello<br />

alla battaglia: “Le sorti <strong>della</strong> famiglia, le sorti <strong>della</strong> convivenza umana, sono<br />

in giuoco; sono nelle vostre mani; tua res agitur!” 148 .<br />

Alla vigilia del II Congresso Provinciale di Potenza del P.C.I., tenutosi<br />

nei giorni 26, 27 e 28 ottobre 1945 alla presenza di Umberto Terracini, Azione<br />

Proletaria riporta un articolo di quest’ultimo sulla “piena eleggibilità delle<br />

donne” nel quale il dirigente comunista evidenzia la necessità che alle donne<br />

venga riconosciuto, oltre all’elettorato attivo, anche quello passivo 149 .<br />

147 Tiziana Noce, op. cit., p. 437.<br />

148 Secondo Paola Gaiotti De Biase (Da una cittadinanza all’altra. Il duplice protagonismo<br />

delle donne cattoliche, in AA.VV, Elettrici ed Elette, Commissione Nazionale Pari<br />

Opportunità, Ist. Poligrafico dello Stato, Roma 1996, p. 25) trattasi di uno dei discorsi di Pio<br />

XII in cui più severo è il giudizio sul mondo moderno, più orgogliosa la riconferma di una<br />

visione intransigente: “Non entrano insomma in quel discorso (come avviene invece in un<br />

contemporaneo discorso di De Gasperi alle donne <strong>della</strong> Democrazia cristiana) i valori del<br />

tempo storico in cui il voto introduce le donne, la libertà, la tolleranza, il pluralismo, il ruolo<br />

primario <strong>della</strong> coscienza, e tanto meno, il senso dei ‘diritti’femminili, sia pure ripensati in<br />

un quadro di coerenze”. Dal discorso papale – insiste la Gaiotti De Biase – sembra quasi che<br />

nella crisi <strong>della</strong> famiglia venga a radicarsi in ultima istanza la ragione unica e vera <strong>della</strong> “cittadinanza”<br />

femminile, il cui utilizzo appare sempre più “dovere” che “diritto”. La “novità del<br />

voto” viene, così, ad essere ricondotta “entro una concezione strumentale e tecnica <strong>della</strong> democrazia,<br />

riproponendo un astratto sistema di principi che non ricerca la conciliazione fra<br />

vecchio e nuovo, non aggredisce i termini <strong>della</strong> questione moderna ma si limita a difendersene,<br />

lasciando la coscienza religiosa femminile disarmata di fronte al consumismo che si<br />

avvicina”.<br />

149 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 41, anno II, del 21<br />

ottobre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Questo il testo dell’articolo: “È certo che<br />

l’estensione del diritto di voto alle donne rappresenta un’importante conquista democratica<br />

in quanto consente ad oltre una metà <strong>della</strong> popolazione, rimasta finora esclusa dalla vita politica,<br />

di partecipare direttamente alla soluzione dei problemi che interessano il paese. È<br />

ugualmente certo che questo obiettivo non potrà essere integralmente raggiunto se alle donne<br />

oltre all’elettorato attivo non sarà riconosciuto pienamente anche quello passivo, non sarà<br />

dato cioè oltre al diritto di eleggere anche quello di essere eletto senza limitazione.<br />

59


Al Congresso, nella relazione di Antonino Pace sull’attività <strong>della</strong> Federazione<br />

Provinciale vi è un accenno alla costituzione dell’UDI cui si è dedicata<br />

Vincenta Soler “con un successo ben proporzionale alle iniziative espletate”.<br />

All’assise non interviene alcuna donna: è da poco partita per ritornare a<br />

Udine, insieme al marito, proprio Vincenta Soler 150 .<br />

Soltanto col libero accesso delle donne a tutte le cariche elettive politiche o amministrative<br />

sarà possibile raccogliere pienamente i frutti di questa conquista. Si deve purtroppo constatare<br />

l’esistenza di tentativi diretti ad ostacolare o a limitare la partecipazione delle donne alle<br />

cariche elettive sbarrando loro una porta che dopo il riconoscimento del diritto di voto doveva<br />

ritenersi senz’altro aperta. Avviene così che in certi ambienti influenti del Ministero degli<br />

Interni si vorrebbe che le donne rimanessero escluse dall’Ufficio di Sindaco, di Presidente<br />

<strong>della</strong> Amministrazione Provinciale e di membro <strong>della</strong> Giunta provinciale Amministrativa.<br />

Avviene anche che, secondo alcune tendenze affiorate nella Commissione che si occupa<br />

del progetto di legge elettorale per la Costituente (a proposito, come mai in questa<br />

Commissione non si è fatto posto nemmeno ad una donna ?), si sono udite voci favorevoli<br />

ad elevare il limite di età per la eliggibilità <strong>della</strong> donna. Si vuole così ribadire l’inferiorità<br />

<strong>della</strong> donna nei confronti dell’uomo e far rientrare quindi dalla finestra un pregiudizio che<br />

era stato cacciato dalla porta? Ci sembra che in questo modo non si traggano le giuste conseguenze<br />

dei motivi che hanno portato al riconoscimento del diritto di voto alle donne. Non<br />

occorre certamente ripetere che con l’apporto dato alla lotta per la liberazione del paese le<br />

donne hanno dimostrato di essere mature per partecipare con diritti uguali a quegli degli uomini<br />

all’amministrazione <strong>della</strong> cosa pubblica. Nemmeno è necessario ricordare che in altri<br />

paesi, più avanzati del nostro sul cammino <strong>della</strong> democrazia, le donne sono normalmente al<br />

governo o rappresentano all’estero il proprio paese, e i benefici risultati dalla loro attività politica<br />

sono universalmente apprezzati. È sufficiente appena riflettere che dalla catastrofica situazione<br />

economica del nostro paese i problemi che interessano più da vicino le donne, dall’assistenza<br />

agli alloggi, dalle scuole all’alimentazione, sono tanti e così importanti che non<br />

sarebbe utile né giusto ostacolare ad esse la possibilità di contribuire senza limitazioni alla<br />

loro soluzione. Privare le donne di questa possibilità sarebbe d’altronde una grave manifestazione<br />

di sfiducia contro l’intero corpo elettorale, che sarà costituito com’è noto in prevalenza<br />

da donne, poiché implicitamente se ne invaderebbero le designazioni. È possibile ammetere<br />

che se un <strong>Consiglio</strong> comunale liberamente eletto dal popolo fosse d’accordo nel riporre<br />

la propria fiducia in una donna per ricoprire la carica di Sindaco, questa volontà possa<br />

trovare ostacolo in qualche disposizione limitatrice? I tentativi di limitare la piena eleggibilità<br />

delle donne hanno origine nel fatto che, pur accettandosi l’estensione del voto alle donne,<br />

non sono state abbandonate da tutti le riserve e le diffidenze d’ispirazione prefascista che<br />

specificatamente ci dicono quali gravi conseguenze abbia avuto la lontananza <strong>della</strong> donna<br />

dalla vita politica. Da parte nostra siamo sicuri che la presenza attiva e vigilante delle donne<br />

in tutti i posti dell’amministrazione del paese costituisce una grande garanzia perché sia<br />

precluso per sempre il ritorno ad una politica d’intrigo e d’avventure e assicurerà insieme<br />

un’equa soluzione dei problemi più delicati <strong>della</strong> nostra vita nazionale”.<br />

150 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 42, anno II, del 4<br />

novembre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

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A guidare il partito comunista <strong>della</strong> provincia di Potenza è ora Attilio<br />

Esposto, inviato da Roma per dirimere i contrasti insorti a seguito <strong>della</strong> designazione<br />

a consultore nazionale di Michele Mancino contro la precedente<br />

scelta di Donato Leone 151 .<br />

Anche il congresso provinciale materano è presieduto da Terracini ma i<br />

contrasti raffiorano con sezioni come Bernalda che contestano la linea generale<br />

del partito sui tumulti popolari scoppiati durante l’anno 152 .<br />

All’inizio dell’autunno del 1945 la consistenza dei partiti del Potentino è<br />

fotografata da un rapporto dei carabinieri: DC 11.611 iscritti e 65 sezioni,<br />

PCI 6.558 iscritti e 60 sezioni, PSI con 6.315 aderenti e 68 sezioni, Democrazia<br />

del lavoro 6.623 iscritti e 50 sezioni, PLI 1.741 iscritti e 24 sezioni, Partito<br />

d’Azione 844 e 21 sedi. Alla fine dell’anno si sarebbero aggiunti il movimento<br />

dell’Uomo Qualunque con 960 aderenti e 11 sezioni, nonché il Partito<br />

Monarchico Italiano con 890 iscritti distribuiti in 12 sezioni 153 .<br />

Nel novembre 1945 giunge in <strong>Basilicata</strong> Anita Perfetto, designata dalla<br />

direzione nazionale del PSI per svolgere un giro di propaganda nella provincia<br />

di Potenza, visti i scarsi risultati <strong>della</strong> presenza femminile negli organismi<br />

di partito. Essa tiene riunioni a Rapolla, Melfi, Lavello, Atella e Rionero per,<br />

poi, giungere a Potenza dove, presso la Sala del <strong>Consiglio</strong> Provinciale, relaziona<br />

sul tema “Situazione politica generale”. La venuta <strong>della</strong> dirigente nazionale<br />

sembra portare qualche risultato se, subito dopo, a Lavello si tiene un<br />

affollata riunione di circa 300 donne che ascoltano Maria Salvatore “sulla necessità<br />

di contribuire alla lotta contro il capitalismo sfruttatore e alla ricostruzione<br />

del Paese” 154 .<br />

Su Il Lavoratore del 26 novembre 1945 la dirigente socialista lucana<br />

Mimmj Pace firma un articolo dal titolo “La donna nella politica”, nel quale,<br />

dopo aver contestato il ruolo dato alla donna dal fascismo (“La donna deve<br />

badare alla casa ed alla famiglia”), afferma che fu quando la guerra strappò<br />

loro i propri cari che le donne compresero “quanto malamente” fossero state<br />

trattate e “quanto infami” fossero i pregiudizi che le allontanavano dalla vita<br />

politica. Il diritto di voto ora dava loro la possibilità di rifarsi:<br />

151 Nino Calice, op. cit., p. 99.<br />

152 Ivi, p. 98.<br />

153 Dati riportati in Giampaolo D’Andrea, op. cit., pp. 285-286.<br />

154 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 35, anno XVII,<br />

del 26 novembre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

61


Ciò vuol dire che la politica non è più un campo riservato esclusivamente agli uomini<br />

e che anche a noi donne è stata riconosciuta una personalità ed una capacità nonché<br />

un deciso spirito d’iniziativa. Tuttavia un senso di incredulità e di sgomento, sorto<br />

da equivoci e da malintesi, fa sì che le grandi masse femminili si mantengano lontane<br />

dalla politica. E spesso capita di udire strani discorsi fatti da gente ignorante e retrograda.<br />

Comprendiamo perfettamente e compatiamo con cristiana commiserazione la ristrettezza<br />

delle loro vedute che risentono dell’infezione fascista. In generale poi si crede<br />

che il Partito Socialista sia nemico <strong>della</strong> Religione e <strong>della</strong> Famiglia. Niente di più<br />

falso di tutto questo. Come infatti potrebbe essere nemico <strong>della</strong> Religione un partito<br />

che ha, come base dei suoi principi fondamentali, l’uguaglianza e la fraternità fra gli<br />

uomini? Noi non siamo contro la Religione, perché siamo per il rispetto di tutte le fedi<br />

religiose forse perché la nostra libertà è illimitata nel senso più lato <strong>della</strong> parola. La<br />

Religione, poi, è un fatto privato che ognuno deve risolvere secondo la propria coscienza<br />

e secondo la sua sensibilità ed intelligenza. E la famiglia per noi è la cosa più sacra,<br />

perché in essa riponiamo la fiducia di quella tale educazione che deve portare gli uomini<br />

e l’umanità intera verso l’affermazione di quei principi di solidarietà universale<br />

per incamminare il nuovo mondo, che sorge dalle rovine fumanti <strong>della</strong> guerra, verso la<br />

nuova vita di pace, di giustizia e di lavoro. Questa è l’essenza programmatica dell’ideologia<br />

socialista per cui non riusciamo a spiegarci perché mai le donne si mantengano<br />

in una zona di assenteismo, che ritarda la ricostruzione del nuovo mondo e spalleggia<br />

i nemici <strong>della</strong> Patria. È ben vero che nel pensiero di molti ci è ancora lo strascico doloroso<br />

di un recente passato che proietta la sua ombra su quell’alba di ricostruzione; ma<br />

noi donne dobbiamo sfatare quell’ombra e lottare accanto agli uomini per la distruzione<br />

di quel mondo monarchico-fascista e la ricostruzione del mondo del lavoro e <strong>della</strong><br />

Giustizia Sociale 155 .<br />

Il 16 dicembre si costituisce il gruppo femminile DC ad Albano. Qui, alla<br />

presenza <strong>della</strong> delegata provinciale Marianna Parisi, viene eletto il comitato<br />

direttivo: Dora Menonna (delegata), Amalia Pellettieri (vice delegata),<br />

Elisa Armento (segretaria), Pina Ricotra, Assunta Armento, Raffaella Galgano<br />

Pacella e Giuseppina Martino (consigliere) 156 .<br />

Continua, intanto, l’attività delle donne comuniste. Durante il 1945 viene<br />

formata la sezione UDI di Irsina, efficientissima, almeno sino al 1948, soprattutto<br />

in campo assistenziale. Le difficoltà dell’ambiente e dei costumi impediscono,<br />

per ora, una presenza femminile nel partito comunista. Solo nel<br />

1947 si avranno le prime iscrizioni di donne con 160 tessere distribuite di cui<br />

155 Ivi.<br />

156 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 32, anno IV, del 30 dicembre<br />

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

62


una “insegnante”, due “lavoratrici”, una “bracciante”, otto “contadine”, una<br />

“ragazza” e 147 “casalinghe” 157 .<br />

Il 10 febbraio 1946, all’inaugurazione <strong>della</strong> bandiera <strong>della</strong> sezione comunista<br />

di Rionero funge da madrina Nunzia Grieco 158 , mentre il 24 dello stesso<br />

mese si riunisce la sezione femminile di Lavello per ascoltare una conferenza<br />

sull’importanza del voto delle donne e sulla loro necessaria partecipazione<br />

alla vita amministrativa e politica 159 .<br />

Il mese di febbraio porta una novità femminile anche in casa socialista.<br />

Nell’avviso di convocazione del IV Congresso Socialista <strong>della</strong> Provincia di<br />

Potenza, previsto per il 3, 4 e 5 marzo, non solo si legge un ordine del giorno<br />

che prevede una comunicazione di Mimmj Pace sul movimento femminile,<br />

ma si specifica a chiare lettere che “anche le donne saranno rappresentate<br />

al Congresso”, sintomo di una, seppur ancora nascente, organizzazione femminile<br />

160 . Dopo il Congresso, poi, la stessa Mimmj Pace entra a far parte<br />

dell’Esecutivo Provinciale 161 .<br />

Con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative anche in provincia di<br />

Matera le donne cattoliche si organizzano. Gioca indubbiamente un ruolo determinante<br />

il clero locale che, pescando a piene mani nell’Azione Cattolica,<br />

stimola la creazione di circoli femminili DC. A Tricarico è l’ACLI (Associazione<br />

Cristiana Lavoratori Italiani), con i suoi 1.000 iscritti tra cui 800 donne,<br />

a dare il maggiore contributo alla costituzione del movimento femminile<br />

democristiano, insieme naturalmente alle 300 aderenti del CIF locale 162 .<br />

La giornata dell’8 marzo viene festeggiata dalle donne di sinistra con una<br />

conferenza sull’emancipazione femminile tenuta a Potenza dalla Prof.ssa<br />

Paolina Sbrozzi-De Rosa. Durante l’incontro viene tratteggiata storicamente<br />

157 Michelino Dilillo, Irsina-Lotta politica e lotte sociali nel secondo dopoguerra 1943-<br />

1953 (Spunti di ricerca), in Franco Noviello (a cura di), “Cultura, meridionalismo e lotte<br />

contadine in <strong>Basilicata</strong> nel secondo dopoguerra”, Centro Studi di Storia delle Tradizioni<br />

Popolari di <strong>Basilicata</strong>, Ars Grafica Spa, Villa d’Agri (PZ) 1984, p. 464.<br />

158 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 5, anno III, del 17<br />

febbraio 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

159 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 6, anno III, del 3<br />

marzo 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

160 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 4, anno XVIII,<br />

del 28 febbraio 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

161 Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 5, anno XVIII,<br />

del 15 marzo 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

162 Antonella Manupelli, op. cit.<br />

63


la posizione <strong>della</strong> donna nella società civile e i motivi etici, politici e sociali<br />

che pongono “il problema <strong>della</strong> partecipazione di essa – moglie, madre, cittadina<br />

– alla vita democratica del Paese, nella pienezza dei propri diritti e nella<br />

consapevolezza <strong>della</strong> propria capacità a difenderli e ad affermarli”. La relatrice,<br />

dopo essersi soffermata a parlare dell’UDI (organizazione che vuole<br />

portare le donne italiane a contribuire alla ricostruzione del Paese), invita tutte<br />

le potentine, in primo luogo le intellettuali “cui incombe la maggiore responsabilità”,<br />

ad unirsi per partecipare alla soluzione dei più urgenti problemi<br />

<strong>della</strong> città e <strong>della</strong> provincia 163 .<br />

L’iniziativa viene prontamente contestata dalla DC che, su L’Ordine, ironizza<br />

sul significato “apolitico” <strong>della</strong> manifestazione. Inutilmente si è voluto<br />

dimostrare che l’UDI non è la “longa manus” del Partito Comunista visto che<br />

ad organizzare il tutto è stato proprio il comitato provinciale comunista e la<br />

relatrice è stata un’esponente del P.C.I.. Quest’ultima, inoltre, secondo il periodico<br />

democristiano, avrebbe illustrato, non il programma dell’UDI cui ha<br />

dedicato solo qualche battuta alla fine <strong>della</strong> sua conferenza, ma quello del<br />

partito comunista 164 .<br />

163 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 8, anno III, del 10<br />

marzo 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Sulla manifestazione cfr. anche Il Lavoratore.<br />

Giornale <strong>della</strong> Federazione Socialista Provinciale, n. 5, anno XVIII, del 15 marzo<br />

1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

164 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 3, anno V, del 17 marzo 1946,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

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CAPITOLO TERZO<br />

DALLE ELEZIONI ALLA LOTTA PER LA TERRA<br />

La competizione amministrativa<br />

Le elezioni amministrative, prime elezioni libere dopo il fascismo, vengono<br />

svolte in <strong>Basilicata</strong> in due turni: uno in primavera, tra marzo e aprile, e<br />

l’altro in autunno, dopo il referendum istituzionale e la Costituente. La prima<br />

tornata tocca 56 Comuni e si tiene in tre date diverse: 17 marzo (17 Comuni),<br />

24 marzo (18 Comuni), 31 marzo (21 Comuni).<br />

La nuova normativa elettorale (Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 1<br />

del 7 gennaio 1946 “Ricostituzione delle Amministrazioni comunali su base<br />

elettiva”) prevede un sistema proporzionale a scrutinio di lista per i Comuni<br />

che superano i 30.000 abitanti e un sistema maggioritario per tutti gli altri 165 .<br />

Comunisti e socialisti raggiungono un accordo per la presentazione, in<br />

tutti i centri a sistema maggioritario, di liste comuni con “rappresentanze pa-<br />

165 D. Lgs. Lgt. n.1 del 7 gennaio 1946 (Suppl. G.U. del 10 gennaio 1946, n. 8), in “Lex-<br />

Legislazione Italiana”, Anno XXXII-1946, gennaio-giugno, UTET, Torino 1946. Per i Comuni<br />

con popolazione fino ai 30.000 abitanti l’art. 48 così disponeva: “S’intendono eletti i candidati<br />

che hanno riportato il maggior numero di voti, ed a parità di voti il maggiore di età fra<br />

gli eletti ottiene la preferenza”. Diverso il sistema adottato dall’art. 55: “La elezione dei consiglieri<br />

comunali nei Comuni capoluoghi di provincia e in quelli con popolazione superiore<br />

ai 30.000 abitanti è fatta a scrutinio di lista con rappresentanza proporzionale. Gli elettori di<br />

un Comune concorrono tutti egualmente alla elezione di ogni consigliere. Ogni ripartizione<br />

per frazione è esclusa”. L’art. 2 stabiliva, invece, la composizione dei Consigli comunali: “Il<br />

<strong>Consiglio</strong> comunale è composto: di 80 membri nei Comuni con popolazione superiore ai<br />

500.000 abitanti; di 60 membri nei Comuni con popolazione superiore ai 250.000 abitanti; di<br />

50 membri nei Comuni con popolazione superiore ai 100.000 abitanti; di 40 membri nei<br />

Comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti o che, pur avendo popolazione inferiore,<br />

siano capoluoghi di provincia; di 30 membri nei Comuni con popolazione superiore ai<br />

10.000 abitanti; di 20 membri nei Comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti; di 15<br />

membri negli altri Comuni; e di tutti gli eleggibili quando il loro numero non raggiunga quello<br />

fissato. La popolazione è determinata in base all’ultimo censimento ufficiale”.<br />

65


Manifesto elettorale elezioni amministrative 1946.<br />

66


itetiche”, e di liste separate, invece, in quelli dove si vota con il sistema proporzionale.<br />

Per questi ultimi, inoltre, viene prescritta la stipulazione di accordi<br />

preventivi sulla lotta elettorale, sul programma e sulla formazione delle<br />

giunte municipali 166 .<br />

A questa tattica <strong>della</strong> sinistra la Democrazia Cristiana replica pubblicando<br />

su L’Ordine il programma per le elezioni che spazia dall’autonomia delle<br />

istituzioni comunali all’adeguamento dei tributi locali alle necessità del Comune<br />

“mediante un sistema progressivo e proporzionale di imposizione”,<br />

dallo sviluppo dei servizi municipali alla politica sociale 167 .<br />

Al primo turno delle elezioni amministrative le donne lucane per la prima<br />

volta partecipano al voto: pochissime le candidate nelle varie liste nonostante<br />

l’impegno politico di coinvolgerle 168 .<br />

A Potenza si confrontano 6 liste: Reduci, Partito Comunista, Democrazia<br />

Cristiana, Partito d’Azione-Partito Repubblicano, Partito Socialista,<br />

Concentrazione Democratica (PLI, Uomo Qualunque, Partito Democratico<br />

del Lavoro).<br />

La lista DC al Comune di Potenza, su un totale di 39 candidati, ha<br />

solo 4 donne: Dora Grimaldi Rossi (casalinga), Ida Postiglione (casalinga,<br />

166 Questo il testo dell’accordo riportato da Il Lavoratore. Giornale <strong>della</strong> Federazione<br />

Socialista Provinciale, n. 3, anno XVIII, del febbraio 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa<br />

1988: “La Giunta di intesa socialista e comunista esaminate le ultime deliberazioni dei due<br />

Partiti sul problema <strong>della</strong> tattica per le prossime elezioni amministrative e constatata la loro<br />

concordanza con la dichiarazione comune del febbraio 1945, decide: 1) di presentare nelle<br />

prossime elezioni amministrative, in tutti i Comuni nei quali verrà applicato il sistema<br />

maggioritario, una lista comune con rappresentanza paritetica. Nei maggiori Comuni ove si<br />

applicherà il sistema proporzionale, e si presenteranno, in linea generale, liste separate si<br />

dovranno realizzare accordi preventivi circa la condotta <strong>della</strong> lotta elettorale, circa il programma<br />

e circa la formazione delle Giunte Comunali; 2) di aprire localmente l’accordo –<br />

sulla base di programmi concreti ed a condizioni da stabilirsi tenendo conto delle singole<br />

situazioni – a tutti i partiti sinceramente democratici, includendo eventualmente nelle liste<br />

comunali anche candidati senza partito, notoriamente ispirati a sentimenti democratici e<br />

progressivi; 3) invitare le organizzazioni dei due Partiti a costituire in ogni località Comitati<br />

elettorali comuni per svolgere l’azione unitaria nella lotta per la conquista delle amministrazioni<br />

municipali; 4) di stabilire un collegamento permanente fra i due rispettivi Uffici<br />

centrali elettorali allo scopo di presiedere in comune alla realizzazione pratica dell’odierna<br />

decisione”.<br />

167 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 3, anno V, del 17 marzo 1946,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

168 Il Lavoratore del 6 febbraio 1946 riporta la decisione delle sezioni socialista e comunista<br />

di Rionero di includere nelle liste anche le donne.<br />

67


educe, partigiana), Adalgisa Carriero (casalinga) ed Elda Graziadei (professoressa)<br />

169 .<br />

Nella lista comunista il numero delle donne è ancora minore: appena due,<br />

Paolina De Rosa-Sbrozzi e Rosa Sanza dell’Udi 170 .<br />

A Matera la lista democristiana, capeggiata da Giovanni Padula (proprietario<br />

di un importante pastificio e presidente <strong>della</strong> locale Camera di Commercio),<br />

presenta due donne candidate: la professoressa Teresa Vezzoso e<br />

Maria Ferrandina. Nessuna presenza femminile, invece, nelle altre compagini<br />

politiche 171 .<br />

In <strong>Basilicata</strong> per i comizi elettorali arrivano personaggi importanti <strong>della</strong> politica<br />

nazionale come il democristiano Giuseppe Bettiol, ordinario di Diritto<br />

Penale all’Università di Trieste. Ma giunge anche una donna, Angela Maria Cingolani,<br />

dirigente nazionale del movimento femminile DC e futura Costituente.<br />

La Cingolani parla il 10 marzo a Muro Lucano ad “una folla immensa ed<br />

esaltante”, facendo poi da madrina alla benedizione <strong>della</strong> bandiera <strong>della</strong> sezione.<br />

Lo stesso giorno si reca a Potenza dove, presentata dalla delegata femminile,<br />

tiene un discorso nella “Cattedra Oraziana, gremita sino all’inverosimile<br />

da un pubblico composto in maggioranza di donne”. L’oratrice, “con parola<br />

avvincente”, illustra la posizione <strong>della</strong> donna nella politica, facendo soprattutto<br />

rilevare il dovere di non astenersi e le finalità che le donne devono<br />

proporsi nel dare il proprio contributo alla rinascita dell’Italia. Nei giorni successivi<br />

la consultrice nazionale raggiunge per altrettanti discorsi Melfi,<br />

Rionero, Venosa, Maschito e Lavello 172 .<br />

Tra i comizi elettorali locali del PCI si segnala uno, tenuto a Lavello il<br />

27 marzo, nel quale vi è un oratore donna, la “compagna” Michetti, “molto<br />

applaudita”, che lascia “vivo entusiasmo” tra le donne intervenute 173 .<br />

169 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 3 , anno V, del 17 marzo 1946,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

170 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 9, anno III, del 31<br />

marzo 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

171 Alfonso Pontrandolfi, La Terra, ascesa e declino <strong>della</strong> borghesia agraria materana,<br />

Fondazione Zétema, Stamperia Liantonio, Matera 2004, p. 219. La lista democristiana – sottolinea<br />

l’autore – era composta in prevalenza da esponenti <strong>della</strong> piccola borghesia: impiegati,<br />

commercianti, insegnanti e rappresentanti dei piccoli agricoltori coltivatori-diretti.<br />

172 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 3 , anno V, del 17 marzo 1946,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

173 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 11, anno III, del 14<br />

aprile 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

69


Il voto femminile a Lavello porterà i suoi frutti perché, su 6.104 voti, ben<br />

4.013 andranno alla lista socialcomunista e 2.048 a quella democristiana 174 ,<br />

due le consigliere elette: le comuniste Anna Maria Fuggetta e Antonietta<br />

Robbe.<br />

Anche nella vicina Venosa le donne comuniste sono impegnate in una<br />

serrata campagna elettorale porta a porta conclusasi con l’elezione di una<br />

donna, Filomena Mucci, al <strong>Consiglio</strong> comunale 175 .<br />

In campo cattolico le elezioni in tutt’Italia costituiscono una prima verifica<br />

delle capacità organizzative <strong>della</strong> Chiesa e delle associazioni femminili<br />

cattoliche nei confronti delle donne. La mobilitazione del mondo cattolico intorno<br />

ai temi <strong>della</strong> famiglia e dell’educazione dei figli, contrapposti alla propaganda<br />

<strong>della</strong> sinistra vista come promotrice “<strong>della</strong> rovina del focolare domestico”,<br />

tocca la sensibilità di larga parte delle donne italiane e meridionali,<br />

già tradizionalmente fedeli all’insegnamento del clero e <strong>della</strong> Chiesa 176 .<br />

Un appello <strong>della</strong> DC alle “Donne di <strong>Basilicata</strong>” appare su L’Ordine del<br />

30 marzo:<br />

Donne di <strong>Basilicata</strong>, mentre vi accingete ad esercitare per la prima volta il diritto di<br />

voto, che è affermazione di sovranità, la Democrazia Cristiana vi rivolge il suo saluto ed<br />

il suo augurio. Il vostro ingresso nella vita politica del Paese, nel momento in cui sono<br />

in discussione e in pericolo la sua indipendenza, la sua unità, la sua sovranità, non può<br />

immiserirsi ad una semplice operazione aritmetica nel calcolo dei voti; esso può invece,<br />

e deve costituire una nuova, limpida, incorruttibile sorgente di pensieri, di sentimenti, di<br />

aspirazioni, atti a ridare al nostro Popolo, tanto lungamente fuorviato da insane passioni,<br />

la fede in se stesso, nel suo destino, nella solidarietà umana e in quel superiore<br />

Principio di verità e di giustizia in cui all’uomo è consentito intendere e ravvisare la<br />

Divinità. Non dimenticate: la concessione del voto, che ha formato oggetto di lunghe<br />

contese in condizioni normali, vi è stata fatta quando ancora non si era del tutto spenta<br />

l’eco dell’ultimo colpo di cannone di una guerra, che tutto ha distrutto nella Patria nostra,<br />

tranne il pensiero e l’anelito possente alla riconquista di un primato morale, che ha<br />

le sue origini nei secoli. Se la concessione apparve a tutti logica e naturale, non fu solo<br />

perché costituiva un meritato riconoscimento delle sofferenze insieme patite, ma perché<br />

in essa si scorse la possibilità di mettere al servizio <strong>della</strong> Patria le immense risorse spirituali<br />

<strong>della</strong> gentile anima <strong>della</strong> donna italiana. Il vostro diritto è scaturito spontanea-<br />

174 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 12 anno III, del 21<br />

aprile 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

175 Cfr. delibere <strong>Consiglio</strong> comunale di Venosa contenute in ASP, Fondo Prefettura<br />

Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

176 Roberto P. Violi, L’Azione Cattolica Italiana nel secondo dopoguerra, in AA.VV.,<br />

“Storia del movimento cattolico in Italia”. Vol. VI, Il Poligono Ed., Roma 1981, p. 43.<br />

70


mente dalle sofferenze <strong>della</strong> Patria sanguinante: non può avere, nelle attuali circostanze,<br />

altro contenuto e altro scopo oltre quello di concorrere con la parte sana del Paese a riaccendere<br />

quegli ideali ed a ristabilire quella morale cui l’umanità deve ogni suo non effimero<br />

progresso nel difficile cammino <strong>della</strong> vita. Donne di <strong>Basilicata</strong> La democrazia<br />

cristiana non dubita che anche nella imminente competizione elettorale sarete all’altezza<br />

<strong>della</strong> missione affidatavi 177 .<br />

Anche nel Vulture ferve l’attività femminile in appoggio <strong>della</strong> DC. Ad<br />

Atella, pur non essendo ancora formato un movimento femminile, gruppi di<br />

giovanissime si avvicinano al partito dello scudo crociato guidate da ragazze<br />

più grandi. Loro specifico impegno è la propaganda elettorale e il coinvolgimento<br />

dell’elettorato femminile. Sono quindicenni come Carmela Pisauro e<br />

diciottenni come le sorelle Vincenza e Giovanna Di Gilio. Più forte, invece,<br />

la presenza femminile nel Partito Comunista dove le attiviste sono sempre<br />

pronte a scendere in piazza con le bandiere rosse, affiancate da quelle socialiste<br />

iscritte all’UDI. Sono Saveria Volzi, Angela Gallucci, Angela Lomolino,<br />

Lina Battaglia e tante altre come Lucia Moriello che verrà eletta al <strong>Consiglio</strong><br />

comunale 178 .<br />

Dopo lo scrutinio delle schede elettorali a Potenza si registra una forte<br />

vittoria <strong>della</strong> DC la cui lista raggiunge 4.161 voti (37,2%) con ben 16 consiglieri<br />

sul totale dei 40 da eleggere. La lista socialista riporta 3.269 voti<br />

(29,22%) con 12 consiglieri, mentre la Concentrazione Democratica prende<br />

9 seggi (4 Partito Democratico del Lavoro, 4 Uomo Qualunque, 1 PLI) con<br />

2.396 voti (21,42%). Seguono i comunisti con soli 2 consiglieri e 687 voti<br />

(6,14%), i reduci con un seggio e 488 voti (4,36%), il Partito d’Azione-<br />

Repubblicano con soli 184 preferenze (1,64%) e nessun eletto. L’unica donna<br />

eletta è la democristiana Dora Grimaldi Rossi con 4.260 voti 179 .<br />

Lo scudo crociato vince anche a Lagonegro, Acerenza, Laurenzana, Maratea,<br />

Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Nemoli, Francavilla sul Sinni,<br />

Trecchina, Rivello, Ruvo del Monte, Pescopagano, Ripacandida, Ginestra.<br />

Con gli alleati riporta un successo a Savoia, Lauria Superiore, S. Marti-<br />

177 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 4 , anno V, del 30 marzo 1946,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

178 Testimonianza di Carmela Pisauro.<br />

179 L’Ordine. Periodico <strong>della</strong> Democrazia Cristiana, n. 5 , anno V, del 7 aprile 1946,<br />

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Per i dati ufficiali cfr. Sito Internet Comune di Potenza,<br />

Servizi Elettorali. Il primo Sindaco di Potenza eletto nel dopoguerra a seguito di procedura<br />

democratica fu il democristiano Pietro Scognamiglio.<br />

72


no d’Agri, Corleto Perticara e Rotonda, mentre è all’opposizione a Vietri,<br />

Muro Lucano, Castelgrande e Lauria Inferiore. Socialisti e comunisti riportano<br />

vittorie a Senise, Pignola, Brienza, Ruoti, Tito, Bella, Atella, San Fele,<br />

Melfi, Rionero, Lavello, Venosa, Picerno, Avigliano, Genzano di Lucania,<br />

Marsiconuovo, Paterno, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore 180 .<br />

In provincia di Matera il Fronte Popolare Democratico conquista Matera,<br />

Montescaglioso, Pomarico, Ferrandina, San Mauro Forte 181 . Nella città dei<br />

Sassi, però, la DC, nonostante il suo 29,7% contro il 37,3% delle sinistre unite,<br />

alleandosi con i partiti di destra (29%), porta Giovanni Padula alla poltrona<br />

di Sindaco, mentre Teresa Vezzoso è la prima donna a entrare in <strong>Consiglio</strong><br />

comunale 182 .<br />

A Irsina socialisti e comunisti, alleati dei reduci, ottengono 3.149 voti<br />

(74,49%) contro i 1.078 voti (25,51%) dei democristiani e liberali insieme<br />

nella stessa lista 183 .<br />

Continua, intanto, l’attività dell’UDI in tutta la provincia di Potenza. Un<br />

posto di rilievo occupano le iniziative assistenziali per l’infanzia. Le donne<br />

dell’UDI di Potenza, tra cui le sig.re Sanza e Di Muro, infatti, pur tra notevoli<br />

difficoltà, riescono ad assicurare ai bimbi poveri “una refezione calda<br />

ogni giorno”. Ben 129 bambini nell’aprile del 1946 consumano la loro “scodellina<br />

di latte” che forse non conoscono più da un pezzo, divorano “la minestrina<br />

calda” e poi “la pietanza di pesce”, ricompensando le volontarie con<br />

“un sorriso sereno e riconoscente” 184 .<br />

Le elezioni del 2 giugno<br />

È il 2 giugno del 1946 che la partecipazione delle donne al voto assume<br />

il significato di un evento storico, anche se, è inutile negarlo, sono pochissi-<br />

180 Ivi. Cfr. anche Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 11,<br />

anno III, 14 aprile 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

181 Nino Calice, op. cit., p. 101.<br />

182 Alfonso Pontrandolfi, op. cit., pp. 212, 219.<br />

183 Michelino Dilillo, Irsina, lotta politica e lotte sociali nel secondo dopoguerra 1943-<br />

1953(Spunti di ricerca), in AA.VV, “Cultura, Meridionalismo e lotte contadine in <strong>Basilicata</strong><br />

nel secondo dopoguerra”, Collana Studi Lucani e Meridionali, Ars Grafica Spa, Villa d’Agri<br />

1984, p. 468.<br />

184 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, n. 12 anno III, del 21<br />

aprile 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

73


me le donne candidate alla Costituente ed appena 21 quelle elette a fronte<br />

delle 12.998.131 donne che andranno a votare 185 .<br />

A dispetto del numero, piuttoste esiguo, le prime deputate <strong>della</strong> storia<br />

d’Italia daranno un contributo significativo nella definizione <strong>della</strong> legge fondamentale<br />

dello Stato, specialmente quelle che prenderanno parte ai lavori<br />

<strong>della</strong> “Commissione dei 75” 186 .<br />

Pur con le differenze dei rispettivi partiti, spesso le Costituenti faranno<br />

causa comune sui temi dell’emancipazione femminile cui verrà dedicata, anche<br />

se non esclusivamente, gran parte <strong>della</strong> loro attenzione. E difatti esse saranno<br />

chiamate come relatrici ad affrontare delicatissimi argomenti quali la<br />

famiglia o i diritti delle lavoratrici, iniziando una “settorializzazione” dei<br />

compiti che, se da un lato sarà espressione di una speciale sensibilità femminile,<br />

dall’altro peserà a lungo sulla futura vita parlamentare e politica delle<br />

donne, tagliando l’interesse femminile da tematiche che il sesso maschile<br />

continuerà a rivendicare come proprie 187 .<br />

185 Se, infatti, concentriamo l’attenzione sui tre partiti che riscossero maggiori consensi<br />

(DC, PSIUP e PCI) essi presentarono complessivamente solo 110 donne, pari al 6,5% dei<br />

candidati. La percentuale cala ancora di più se si guarda a coloro che vennero elette perché<br />

esse rappresentarono il 4,6% di tutti gli eletti dei tre partiti. Una pattuglia di 21 donne (pari<br />

al 3,7% dei Costituenti) entrò, dunque, nell’Assemblea Costituente. Esse erano 9 comuniste<br />

(Adele Bei, Nadia Gallico Spano, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita<br />

Montagnana Togliatti, Teresa Noce Longo, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi), 9<br />

democristiane (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter<br />

Jervolino, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Nicotra,<br />

Vittoria Titomanlio), 2 socialiste (Bianca Bianchi e Angelina Merlin), 1 dell’Uomo Qualunque<br />

(Ottavia Penna Buscemi). Sulle singole figure delle Costituenti cfr. Laura Artioli, Le<br />

donne all’Assemblea Costituente, in “Il Parlamento Italiano”, Vol. XIV, Nuova CEI Ed.,<br />

Milano 1989, pp. 86-88.<br />

186 Della prima sottocommissione fece parte la comunista Nilde Iotti, <strong>della</strong> terza la democristiana<br />

Maria Federici, la socialista Angelina Merlin e la comunista Teresa Noce. Nessuna<br />

donna fece parte <strong>della</strong> seconda sottocommissione. In seguito venne chiamata a far parte<br />

<strong>della</strong> prima anche la democristiana Angela Gotelli in sostituzione <strong>della</strong> dimissionaria Penna<br />

Buscemi.<br />

187 Le prime “onorevoli” <strong>della</strong> storia d’Italia dovettero innanzitutto combattere contro<br />

una mentalità che li considerava semplici “variabili” <strong>della</strong> famiglia, con forti dubbi sulle loro<br />

capacità politiche. Tutti i partiti, infatti, giunsero all’appuntamento con la Carta costituzionale<br />

completamente impreparati sulla “concezione giuridica <strong>della</strong> parità”. La cultura dei<br />

parlamentari maschi ignorava tutto <strong>della</strong> storia delle donne. Essi, nel trattare i temi <strong>della</strong> condizione<br />

femminile, mostrarono tutti i loro limiti, richiamandosi a “concessioni ideologiche”,<br />

all’esigenza egualitaria <strong>della</strong> nuova società, alla valorizzazione <strong>della</strong> famiglia. Nessuno di<br />

74


In <strong>Basilicata</strong> l’affluenza femminile alle urne è altissima. La partecipazione<br />

delle donne – scrive il Prefetto di Matera – “si dimostra come fattore d’ordine,<br />

sia per la novità, sia perché molte volte queste si recano a votare con i<br />

figli in braccio” 188 .<br />

Pur vincendo, come nelle altre regioni del Sud, la Monarchia, il 40,6%<br />

degli elettori lucani (108.289) si esprime in favore <strong>della</strong> Repubblica, ponendo<br />

tale regione fra quelle meridionali più repubblicane, seconda solo all’Abruzzo.<br />

Nella sola provincia di Potenza la percentuale dei voti favorevoli<br />

alla Repubblica (75.663) raggiunge quasi il 40%. Più alta la percentuale in<br />

provincia di Matera: il 42,5% favorevole alla Repubblica (32.626) 189 .<br />

Per l’elezione dell’Assemblea Costituente queste le nove liste presenti in<br />

<strong>Basilicata</strong> (collegio Potenza-Matera) con i relativi candidati: Partito Comunista<br />

Italiano (Gullo Fausto, Antolini Carlo Antonio, Scialpi Domenico, De<br />

Filpo Luigi, Zefola Giuseppe, Sanza Rosa Anna e Bianco Michele), Fronte<br />

dell’Uomo Qualunque (D’Alessio Francesco, Cristalli Rocco, Marinaro<br />

Francesco Paolo, Sanità Donato, Scardaccione Felice, Stolfi Eduardo, Verri<br />

Gabriele), Partito Repubblicano Italiano (Bruni Alessandro, Pastore Francesco,<br />

Pizzone Giuseppe Donato, Mezzina Salvatore, Vulcano Ettore, Contillo<br />

Vincenzo), Democrazia Cristiana (Catenacci Giuseppe, Colombo Emilio,<br />

De Unterrichter Maria, Marotta Michele, Pagliuca Salvatore, Tortorelli Nicola,<br />

Zotta Mario), Unione Comunisti Italiani Indipendenti (Leone Donato, Ardore<br />

Luigi, Ceglia Antonio), Alleanza Repubblicana (Dorso Guido, Cifarelli<br />

Michele, Ferrara Mario, Gerardi Vito, Levi Carlo, Loperfido Luigi, Rossi<br />

Doria Manlio), Indipendenti (Mastrosimone Carlo, Saponara Pietro, Galasso<br />

Francesco), Unione Democratica Nazionale (Nitti Francesco Saverio, Reale<br />

Vito, Cerabona Francesco, Gioia Michele, Bruni Alessandro fu Vito, Ciasca<br />

Raffaele, Rigirone Alberto), Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (Di<br />

Napoli Attilio, Costantino Mauro, Faillace Francesco, Milillo Vincenzo Francesco,<br />

Pignatari Aldo Enzo, Torrio Vincenzo, Vitacco Nicola) 190 .<br />

loro citò mai figure femminili che pur in passato si erano occupate di tali tematiche. Cfr<br />

Intervento di Giancarla Codrignani, contenuto in: Camera dei Deputati, “Le donne e la<br />

Costituzione”, Atti del Convegno promosso dall’Associazione degli ex parlamentari (Roma<br />

22-23 marzo 1988), Roma 1989, pp. 176-177.<br />

188 Antonella Manupelli, op. cit.<br />

189 Ezio M. Lavorano, Le elezioni per l’Assemblea Costituente e il Referendum Istituzionale<br />

in <strong>Basilicata</strong>, in AA.VV., “Quando credevamo di poter rifare il mondo. Gli anni<br />

Cinquanta in <strong>Basilicata</strong>”, Calice Ed., Grafiche Zaccara, Lagonegro 2007, p. 164.<br />

190 Archivio di Stato di Potenza (ASP), Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., II elenco, B. 3.<br />

76


Manifesto elettorale del 1946.<br />

77


Due, dunque, le donne candidate: Rosa Anna Sanza, casalinga e dirigente<br />

dell’UDI di Potenza, per il PCI, e Maria De Unterrichter nella lista DC.<br />

Quest’ultima non è lucana, è una figura di spicco del movimento femminile<br />

democristiano a livello nazionale e sarà tra le 21 donne che entreranno in<br />

Assemblea Costituente 191 .<br />

Nella regione la campagna elettorale è molto combattuta anche per la presenza<br />

di Nitti nonché per quella dell’ex gerarca fascista Francesco D’Alessio,<br />

esponente del partito dell’Uomo Qualunque, che tiene affollati comizi.<br />

Proprio Nitti nelle piazze parla contro l’antifascismo di comodo fatto di<br />

“grassi esìli e di dorate servitù straniere”, buono “per conquistare sinecure,<br />

prebende fastose, stipendi ricchi e multipli, scettri di comando” ed espressione<br />

<strong>della</strong> “più solenne e tragica farsa”. Gli fa eco D’Alessio rispolverando le<br />

sue posizioni nazionaliste del primo dopoguerra ed incentrate sulla difesa<br />

<strong>della</strong> Monarchia come “baluardo antibolscevico”, sulla esaltazione <strong>della</strong><br />

Chiesa “fondamento <strong>della</strong> nostra grandezza”, sulla riproposizione delle elezioni<br />

su basi corporative, sulla richiesta <strong>della</strong> “ruralizzazione” <strong>della</strong> vita economica<br />

italiana 192 . Mentre Carlo Levi, ritornato sui luoghi del confino, conclude<br />

un comizio a Matera con la celebre frase “Ho parlato di voi al mondo,<br />

ora sono tornato a parlare del mondo a voi”.<br />

Gli altri temi vertono intorno allo sviluppo del Mezzogiorno e pongono<br />

questioni importanti come la riforma agraria. Di tale problematica si occupano<br />

i candidati <strong>della</strong> DC, sicuri di fare breccia nell’elettorato contadino, ma<br />

anche il Partito Comunista.<br />

In campo cattolico tra i candidati lucani nella DC vi è Emilio Colombo.<br />

La sua inclusione nella lista <strong>della</strong> Democrazia Cristiana è stata caldeggiata<br />

dall’Azione Cattolica direttamente presso De Gasperi. Pupillo di Mons. Vincenzo<br />

D’Elia, animatore del movimento cattolico lucano, Emilio Colombo<br />

viene appoggiato in una pressante campagna elettorale da tutte le Diocesi<br />

<strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong> che schierano a suo favore tutti gli apparati ecclesiali e la potente<br />

Azione Cattolica 193 .<br />

191 Nata a Ossana di Trento il 20 agosto 1902, laureata in Lettere, era stata Presidente<br />

<strong>della</strong> Fuci femminile negli anni ’20. Iscrittasi alla Democrazia Cristiana, ricoprì l’incarico di<br />

Delegata Nazionale femminile e membro <strong>della</strong> Direzione Nazionale. Fu Sottosegretario alla<br />

Pubblica Istruzione nel governo Scelba, in quello Segni e nel gabinetto Zoli. Morì nel suo<br />

paese natale il 27 dicembre 1975.<br />

192 Nino Calice, Il PCI nella storia <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>, Osanna Ed., Venosa 1986, pp. 103-104.<br />

193 Rocco De Rosa, Il mezzogiorno doroteo dal dopoguerra ad oggi, Rubettino Ed.,<br />

Soveria Mannelli (CZ) 1984, p. 22.<br />

78


Manifesto elettorale del 1946.<br />

79


Ai suoi comizi la presenza delle donne e delle giovani dell’Azione<br />

Cattolica è rilevante e la loro forza sarà determinante nell’imponente risultato<br />

di 21.609 preferenze da lui conseguite 194 . Osannato dalle folle, dopo i suoi<br />

discorsi in piazza è addirittura portato in braccio dalle ragazze di A.C. come<br />

avviene a Stigliano, nell’ultima domenica di maggio del ’46, o a Potenza, accompagnato<br />

in trionfo fin sotto casa 195 .<br />

Le donne comuniste, naturalmente, non sono da meno sia nella propaganda<br />

a favore <strong>della</strong> Repubblica che in quella per i candidati delle proprie liste.<br />

Tra le tante si segnala Raffaela Buonavoglia di Acerenza, già fondatrice<br />

nel 1935 del “primo nucleo per l’emancipazione <strong>della</strong> donna dalla schiavitù<br />

familiare, dal padrone e dal clero”. A capo di un gruppo di ragazze, le sorelle<br />

Monaco, Lina e Antonietta Buonavoglia, le sorelle Romaniello ed altre, in<br />

collaborazione con la Monteleone e la Lomuscio di Genzano, a piedi si reca<br />

nei paesi limitrofi prendendo contatto con le donne del Melfese per organizzare<br />

un’attiva e incisiva azione propagandistica 196 .<br />

E tante altre profondono il loro impegno in oltre 70 dei Comuni <strong>della</strong><br />

provincia di Potenza: “ragazze al di sotto dei 20 anni, braccianti, umili lavoratrici<br />

dei campi” che, con grande entusiasmo giovanile, portano nello scontro<br />

politico la propria volontà di lotta “contro lo sfruttamento del padrone per<br />

la conquista <strong>della</strong> propria emancipazione” 197 .<br />

Questi i dati lucani dell’elezione dell’Assemblea Costituente sul totale di<br />

394 sezioni: l’Unione Democratica Nazionale di Nitti raggiunge il 22,8%<br />

(24,1% a Potenza) per un totale di 58.499 voti, il Partito dell’Uomo Qualunque<br />

l’8,6% (10,2% a Potenza) con 22.026 voti, la Democrazia Cristiana il<br />

31,3% (31,99% nel Capoluogo) per 80.316 voti, i socialisti il 16,2% (20,38%<br />

194 Cfr. anche Vincenzo Verrastro, Movimento cattolico ed azione politica in <strong>Basilicata</strong>,<br />

in Franco Noviello (a cura di), “Cultura, meridionalismo e lotte contadine in <strong>Basilicata</strong> nel<br />

secondo dopoguerra”, Centro Studi di Storia delle Tradizioni Popolari di <strong>Basilicata</strong>, Ars<br />

Grafica Spa, Villa d’Agri (PZ) 1984, p. 41.<br />

195 Lucio Tufano, La tirannide dei gelsomini, in AA.VV., “Quando credevamo di poter<br />

rifare il mondo. Gli anni Cinquanta in <strong>Basilicata</strong>”, Calice Ed., Grafiche Zaccara, Lagonegro<br />

(Pz) 2007, p. 124.<br />

196 Michele Mancino, Memorie di un comunista, Galzerano Ed., Casalvelino Scalo (Sa)<br />

1994.<br />

197 Michele Mancino, Lotte contadine in <strong>Basilicata</strong>, op. cit., pp. 134-137: “Infine grazie<br />

al loro spirito d’ordine e disciplina svolsero sempre il lavoro sul piano unitario tra donne dei<br />

ceti urbani e rurali facilitando il successo nella questione istituzionale e nelle lotte per la conquista,<br />

in pochi anni, di alcuni diritti che i loro antenati avevano vagheggiato per secoli”.<br />

80


Volantino elettorale del 1946.<br />

81


a Potenza) con voti 41.569, il Partito Comunista il 13% (4,14% nel Capoluogo)<br />

per un totale di 33.369 voti. Per quanto riguarda le formazioni che riscuotono<br />

minore successo, il PRI riporta 7.648 voti (2,9%), gli Indipendenti<br />

5.803 (2,2%), Alleanza Repubblicana 5.333 (2%), Unione Comunisti Italiani<br />

Indipendenti 1.781 (0,7%) 198 .<br />

Per la <strong>Basilicata</strong> risultano eletti: due democristiani (Emilio Colombo e<br />

Mario Zotta), residuando circa 16.000 voti per il collegio unico nazionale, un<br />

comunista (Fausto Gullo cui subentra Luigi De Filpo), residuando oltre 1.300<br />

voti per il collegio unico nazionale, uno dell’U.D.N. (Francesco Saverio Nitti<br />

cui subentra, dopo l’opzione per il collegio napoletano, Vito Reale), un socialista<br />

(Aldo Enzo Pignatari) 199 .<br />

Ciò che colpisce di più è il successo di Nitti, la cui formazione politica<br />

in <strong>Basilicata</strong> supera di oltre 7 punti il risultato elettorale meridionale (15%),<br />

e quello indiscusso del partito di D’Alessio che in provincia di Matera si posiziona<br />

dopo la DC ma prima dei nittiani. Il Fronte dell’Uomo Qualunque,<br />

tuttavia, non ottiene alcun deputato lucano residuando tutti i 22.026 voti per<br />

il collegio unico nazionale come avviene anche per le altre formazioni che<br />

non conquistano seggi 200 .<br />

Le due donne candidate non vengono elette. Maria De Unterrichter ottiene<br />

ben 2.127 preferenze lucane (913 in provincia di Potenza e 1.214 in quella<br />

di Matera) entrando, comunque, a far parte dell’Assemblea Costituente ma<br />

in rappresentanza di altro collegio. La dirigente dell’UDI Rosa Anna Sanza,<br />

invece, riporta soltanto 173 voti di cui 127 in provincia di Potenza e 46 in<br />

quella materana 201 .<br />

L’UDI e il CIF crescono<br />

Nell’ottobre del 1946 la Direzione Nazionale del PCI manda a Matera<br />

Vincenzo Bianco, Fausto Gullo e Renzo Trivelli. La Conferenza di organiz-<br />

198 Per tali dati si veda: Ministero Interno, Archivio Storico delle Elezioni (Elezioni<br />

Assemblea Costituente-Circoscrizione Potenza-Matera); Luigi Calabrese, La città di<br />

Potenza tra il crollo del fascismo e la nascita <strong>della</strong> Repubblica (1943-1948), in “Bollettino<br />

storico <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>”, n. 22/2006, pp. 211-212.<br />

199 Cfr. anche lettera del Prefetto di Potenza all’Ispettore Generale del Ministero dell’Interno<br />

del 10 giugno 1946, in ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., II elenco, B. 3.<br />

200 Ivi.<br />

201 I dati sono riportati da Ezio M. Lavorano, op. cit., pp. 172-176.<br />

82


Socie del CIF di Rionero (Collezione privata Wanda Basalisco Papa).<br />

83


zazione comunista del Materano, il cui dibattito è dominato dal “timore dell’isolamento<br />

sociale e politico e <strong>della</strong> forza del fronte avversario”, vede la<br />

partecipazione di alcune donne, mentre nel nuovo Comitato Federale entra<br />

proprio una rappresentante femminile: Cesarini Rina 202 .<br />

Cresce, intanto, nel 1947 la presenza femminile nella federazione provinciale<br />

comunista di Potenza: nella sezione di Venosa, su 2.200 tesserati, ben<br />

1.300 sono donne. Anche nelle nuove sezioni, aperte ad aprile, di Calvello,<br />

Sasso di Castalda, Castelmezzano, Campomaggiore, S. Costantino, Rivello,<br />

Guardia Perticara le donne risultano numerose. Al 30 aprile 1947 la percentuale<br />

delle donne iscritte è attestata addirittura intorno al 26%, un risultato di<br />

tutto rilievo 203 .<br />

L’UDI di Potenza, frattanto, è anche impegnata per l’assistenza morale e<br />

materiale dei feriti dei fatti del 29 aprile 1947, nonché per aiutare la famiglia<br />

del contadino deceduto che aveva lasciato moglie e due figli senza alcun sostentamento<br />

204 . Continua risulta l’attenzione delle socie per i degenti nell’Ospedale,<br />

mentre viene promossa una sottoscrizione in tutti i paesi per la famiglia<br />

<strong>della</strong> vittima onde alleviare, almeno in parte, “la critica situazione economica”<br />

in cui si trova 205 .<br />

Settembre è il mese in cui si susseguono le manifestazioni contro il carovita<br />

e l’inerzia del Governo organizzate dai partiti <strong>della</strong> sinistra: forte è la<br />

presenza delle donne comuniste e delle iscritte all’UDI.<br />

Numerosi sono i comizi che danno vita a vari ordini del giorno inviati alle<br />

autorità provinciali molti dei quali firmati delle rappresentanti locali dell’UDI.<br />

Così per la manifestazione di Montemilone del 20 settembre dove il<br />

202 Nino Calice, Il PCI nella storia di <strong>Basilicata</strong>, Ed. Osanna, Venosa 1986, p. 105. Alla<br />

Conferenza, riporta l’autore, Fausto Gullo, “con accenti autocritici”, denunciò “gli sforzi privilegiati”<br />

che il Partito aveva profuso sulla questione istituzionale, mentre Vincenzo Bianco<br />

accusò apertamente il gruppo dirigente e lo stesso segretario provinciale di accentramento,<br />

di diffidenza verso i nuovi quadri, di scarse aperture verso strati sociali intermedi.<br />

203 Azione Proletaria. Settimanale <strong>della</strong> Federazione Comunista, numero straordinario,<br />

anno IV, del 4 maggio 1947, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

204 Il 29 aprile 1947, in Piazza Prefettura a Potenza, durante una manifestazione di contadini<br />

(provenienti da Anzi, Brindisi di Montagna, Tolve, S. Chirico Nuovo, Senise e Vaglio)<br />

per l’abolizione degli ammassi, dei consorzi e delle tessere di macinazione, la forza pubblica<br />

aveva fatto uso delle armi, provocando la morte di 2 manifestanti (Antonio Bastanzio, 19<br />

anni, di Senise, e Pietro Rosa, padre di due figli, di Tito) e il ferimento di altri 12.<br />

205 Azione Proletaria. Organo <strong>della</strong> Federazione Comunista. Numero straordinario,<br />

Anno IV, del 4 maggio 1947, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.<br />

84


Una riunione del CIF (Collezione privata Wanda Basalisco Papa).<br />

85


documento conclusivo è firmato da Teresa Todisco quale segretaria dell’associazione<br />

femminile. Lo stesso dicasi per quello di Rapolla, siglato in pari<br />

data da Montingelli Grazia 206 .<br />

Il giorno successivo è la volta di Atella dove scendono in piazza circa 500<br />

manifestanti. Le donne comuniste sono guidate da Angela Parisi che, anche in<br />

rappresentanza dell’UDI, firma l’ordine del giorno. Sempre il 21 settembre altri<br />

comizi a Venosa e Lavello. Nella cittadina oraziana il documento è siglato,<br />

in rapresentanza dell’UDI, da Antonietta Tamburriello, mentre a Lavello firmano<br />

ben quattro donne tra cui Maria Salvatore e Giuseppina Tummolo 207 .<br />

Il 28 altro comizio a Tito, organizzato dal PCI e dal PSI nella locale<br />

Piazza del Seggio. Alle 17,30, davanti a circa 130 persone, tra cui molte donne,<br />

parla la delegata <strong>della</strong> Federazione Comunista potentina Rosalia Di Muro.<br />

La manifestazione si conclude – annotano i carabinieri – senza alcun incidente<br />

per l’ordine pubblico 208 .<br />

Al 30 settembre 1947 la consistenza del PCI lucano è attestata sui 14.905<br />

iscritti, il 4,40% dell’intera popolazione residente. Di questi il 7,96% è costituito<br />

da uomini, il 6,30% da giovani, mentre le donne sono solo l’1,65%. La<br />

presenza femminile lucana però, pur essendo al di sotto <strong>della</strong> media nazionale<br />

(2,94%), è tutt’altro che irrilevante se si tengono presenti i dati delle altre<br />

regioni meridionali. La <strong>Basilicata</strong>, infatti, risulta inferiore solo alla Puglia dove<br />

le comuniste sono il 2,95%, mentre sorpassa la Campania (1,19%), l’Abruzzo<br />

e il Molise (0,82%), la Calabria (0,84%), la Sicilia (1,04%) e la Sardegna<br />

(0,59%) 209 .<br />

Nel dicembre del 1947 si apre, intanto, a Pozzuoli il Congresso Democratico<br />

del Mezzogiorno. Vi partecipano, per la <strong>Basilicata</strong>, ben 537 delegati.<br />

Nel gruppo del Fronte Democratico sono presenti Francesco Cerabona, Michele<br />

Mancino e Floriano Del Secolo. La manifestazione viene preparata da<br />

centinaia di assembee con la partecipazioni rilevante di organizzazioni giovanili<br />

e femminili 210 .<br />

206 Gli ordini del giorno sono contenuti in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II<br />

Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

207 Ivi.<br />

208 Rapporto <strong>della</strong> Compagnia Interna Carabinieri di Potenza al Prefetto del 30 settembre<br />

1947, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

209 Per tali dati cfr. Renzo Martinelli, Storia del Partito comunista italiano, vol. VI,<br />

Einaudi Ed., Torino 1995, pp. 175, 314.<br />

210 Nino Calice, op. cit., p. 114.<br />

86


Inaugurazione sede CIF Rionero (Collezione privata Wanda Basalisco Papa).<br />

87


Il nuovo anno, il 1948, porta una novità a Rionero in Vulture: la nascita<br />

del circolo CIF. Guidato da Maria Catenacci Rubino, direttrice didattica del<br />

centro del Vulture, e in stretto collegamento con la presidente provinciale<br />

Dora Grimaldi Rossi, è subito caratterizzato da una impostazione prettamente<br />

religiosa e assistenziale supportata dal lavoro del consulente ecclesiastico<br />

don Michele Di Sabato 211 .<br />

L’anno successivo viene eletta, con unanime “alzata di mano”, la nuova<br />

presidente, Wanda Basalisco Papa, una brillante giovane di 23 anni che conserverà<br />

l’incarico fino al 1977. Il circolo, a differenza di altri, conserva l’impostazione<br />

assistenziale che lo terrà distante da ogni coinvolgimento politico.<br />

La cura degli orfani di guerra e dell’infanzia in genere, l’invio dei piccoli<br />

alle colonie marine e montane, iniziative come il laboratorio di taglio e cucito<br />

o come i corsi per analfabeti costituiscono il fulcro del lavoro del Cif rionerese.<br />

La presidente farà anche, in seguito, da “madrina”nella distribuzione<br />

di piccoli aiuti finanziari americani e di biancheria ai bambini poveri 212 .<br />

211 Testimonianza di Wanda Basalisco Papa.<br />

212 Ivi. Si trascrive qui la testimonianza <strong>della</strong> Sig.ra Basalisco sulla storia del Cif rionerese:<br />

“Il Centro Italiano Femminile ebbe inizio a Rionero nel 1948 con la Presidente<br />

Comunale sig.ra Maria Catenacci Rubino direttrice didattica del circolo rionerese. Per i suoi<br />

molteplici impegni scolastici la sig.ra Maria Catenacci non potè continuare e propose me alla<br />

Presidente Provinciale sig.ra Dora Grimaldi Rossi e al consulente ecclesiastico Don<br />

Michele Di Sabato. Fui eletta presidente per alzata di mano in una riunione di invitate e una<br />

rappresentanza provinciale nel 1949. Data la mia giovane atà, 23 anni, cominciai con molto<br />

entusiasmo, non pensando certo che avrei continuato fino al 1977. È stato un lungo periodo<br />

di intenso lavoro, dovuto sì alla mia abnegazione, amore di Dio e del prossimo, ma soprattutto<br />

alla benevolenza nei miei confronti <strong>della</strong> Presidente Provinciale, sig.ra Dora Grimaldi<br />

Rossi, che mi è venuta incontro in ogni mia richiesta. Allo scadere di ogni rinnovo di votazione<br />

sono stata sempre eletta, e pur avendo col passare degli anni più impegni di famiglia,<br />

ho continuato a dedicare molto del mio tempo alle varie necessità di assistenza. Il circolo fu<br />

sempre impegnato in iniziative assistenziali senza alcun coinvolgimento di natura politica.<br />

Cominciai col mandare i bambini bisognosi alla colonia marina e montana. Anno dopo anno<br />

riuscivo a mandare bambini sempre più numerosi fino a quando intervenne il Comune a<br />

organizzare le colonie dopo parecchi anni. Quando fu aperto dal Cif a Marina di Maratea il<br />

collegio scuola andarono bambini a frequentare la scuola media e un gruppo di ragazze continuò<br />

a studiare fino al diploma di segretaria di azienda. Contemporaneamente furono organizzati<br />

corsi per analfabeti, corsi per adulti di scuola popolare, corsi di taglio e cucito e per<br />

camiciaie. Mons. Caselle venne un giorno a casa e mi chiese se, pur essendo presidente del<br />

Cif, avessi potuto portare avanti il “madrinato”, associazione americana che, per gli aiuti<br />

all’Italia, mandava 5 dollari a 20 bambini bisognosi. Altre persone non avevano accettato<br />

questo incarico. Io, pensando di poter fare del bene a chi aveva bisogno, ho chiesto al buon<br />

Dio di aiutarmi e sono andata avanti per 7 anni. Sono arrivati anche capi di biancheria che<br />

88


Lo scontro elettorale del 1948<br />

Nelle elezioni del 18 aprile 1948 in <strong>Basilicata</strong>, come nel resto d’Italia, è<br />

fortissima la partecipazione delle donne alla propaganda e alla lotta elettorale.<br />

Specialmente le donne comuniste sono in prima fila nelle manifestazioni<br />

di piazza nel tentativo di battere la Democrazia Cristiana.<br />

La competizione si svolge all’insegna <strong>della</strong> lotta tra la DC e il “Fronte<br />

democratico popolare”che raccoglie PCI e PSI, aggravata dalla situazione internazionale<br />

con lo scoppio <strong>della</strong> guerra fredda e la divisione del mondo in<br />

due blocchi.<br />

Anche la <strong>Basilicata</strong> è coinvolta nel clima generale di contrapposizione<br />

epocale nel quale si buttano a capofitto le forze cattoliche per impedire la vittoria<br />

di quelle che giudicano partiti anticristiani.<br />

La mobilitazione diretta dei parroci che nelle chiese predicano e fanno<br />

distribuire all’uscita volantini contro i comunisti, l’appiattimento del PCI sulle<br />

posizione sovietiche, la simpatia delle masse popolari per la promessa degli<br />

aiuti americani, tutto questo convince sempre più i lucani a far pendere il<br />

piatto <strong>della</strong> bilancia verso i candidati democristiani.<br />

Soprattutto le giovani e le donne dell’Azione Cattolica, supportate dal<br />

clero e dai comitati civici di Gedda 213 , nonché, in alcuni casi, le aderenti al<br />

Cif sono in prima fila nelle azioni di propaganda, mentre l’influenza <strong>della</strong><br />

Chiesa sulla componente femminile dei ceti rurali lucani appare determinante<br />

nel gioco elettorale.<br />

Così a Barile sono donne del movimento femminile DC e dell’Azione<br />

Cattolica, come Anna ed Ida Paternoster, ad occuparsi di avvicinare gli ambienti<br />

femminili per convincere dell’importanza di un voto anticomunista 214 .<br />

distribuivo ai vari bambini. Le famiglie di questi bambini hanno sempre ringraziato per la<br />

comprensione avuta nei loro riguardi e io sono stata contenta di averlo fatto”.<br />

213 Nei “Comitati civici” locali Gedda fece confluire i dirigenti perrocchiali dei diversi<br />

settori dell’Azione Cattolica che impegnarono così nei nuovi organismi tutti i propri militanti.<br />

I Comitati locali vennero invitati a compilare “una sorta di anagrafe elettorale”, a mezzo<br />

di schede su cui annotare il nominativo e i dati dell’elettore, oltre al suo “comportamento<br />

elettorale” e il suo “presumibile orientamento” nelle votazioni, sino ad indicare “il modo ritenuto<br />

più idoneo per influire su di lui” (Roberto P. Violi, op. cit., p. 52). Sull’organizzazione<br />

interna dei Comitati si veda anche Antonio Parisella, Mondo cattolico e Democrazia<br />

Cristiana, in AA.VV., “Storia del movimento cattolico in Italia”. Vol. VI, Il Poligono Ed.,<br />

Roma 1981, p. 170-175.<br />

214 Testimonianza <strong>della</strong> prof.ssa Maria Luigia Bozza.<br />

89


Sul versante del Fronte l’impegno femminile non è da meno. A Matera si<br />

registra l’attività di alcune dirigenti comuniste impegnate nella campagna<br />

elettorale. Così B. L., sottoposta addirittura a vigilanza di Polizia, nonché Angela<br />

Misuriello che il 20 aprile riunisce in un comizio non autorizzato una<br />

trentina di donne le quali, sulla base di una falsa notizia sul vantaggio elettorale<br />

del Fronte Popolare, inneggiano a Garibaldi e Stalin percorrendo, poi, i<br />

quartieri popolari dei Sassi al canto di Bandiera Rossa 215 .<br />

A Lavello la presenza di un gruppo di “agitate” donne comuniste (Anna<br />

Maria e Maria Lucia Fuggetta, Maria De Fato e Libera Gastone) desta qualche<br />

preoccupazione di ordine pubblico, ma la situazione di tutta la provincia<br />

di Potenza sembra più calma di quella materana 216 .<br />

I risultati elettorali in <strong>Basilicata</strong> non sono diversi da quelli nazionali. La<br />

DC stravince con 142.941 voti (48,5%), mentre il Fronte Democratico raggiunge<br />

appena il 25, 6%, sotto di oltre 5 punti rispetto alla media nazionale e<br />

con quasi 4 punti in meno sul risultato dei due partiti nel 1946. Per quanto riguarda<br />

le altre formazioni politiche, i socialdemocratici di Saragat ottengono<br />

l’8,3%, il Blocco Nazionale (Uomo Qualunque e PLI) 7,8%, i monarchici<br />

5,6%. Netta sconfitta dei nittiani 217 .<br />

Nella città di Potenza la DC ha un risultato minore: 6.112 voti (41,24%).<br />

Ottima affermazione, invece, del Partito Monarchico, con ben 3.617 voti alla<br />

Camera (24,41%), che supera il Fronte con 2.579 voti (17,4%). Bene anche<br />

il Movimento Sociale che riporta 806 voti (5,44%). Il Blocco Nazionale<br />

ottiene solo 520 voti (3,51%) 218 .<br />

Anche a Matera la DC consegue una percentuale più bassa rispetto a<br />

quella regionale e a quella del restante territorio provinciale (45%). Essa, comunque,<br />

assorbendo buona parte dell’elettorato di destra, compie un salto di<br />

oltre 22 punti percentuali rispetto al voto per la Costituente, raggiungendo<br />

quota 38,4% 219 .<br />

215 Antonella Manupelli, op. cit.<br />

216 Sul gruppo delle donne di Lavello cfr. ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento,<br />

II Elenco, B. 62.<br />

217 Giampaolo D’Andrea, Dal governo di Salerno, cit., pp. 302-303.<br />

218 Renato Cantore-Giampaolo D’Andrea, Speciale Elezioni. Il Mezzogiorno e il “difficile<br />

governo”, in “Territorio” n. 26-27 /1976, pp. 40-41. Cfr. anche Luigi Calabrese, op. cit.,<br />

pp. 215-216.<br />

219 Alfonso Pontrandolfi, op. cit., p. 220.<br />

90


Le attiviste comuniste<br />

Arriviamo così alla fine degli anni Quaranta. L’attività delle donne comuniste<br />

è sempre più intensa nelle due province lucane. Scrivono i carabinieri<br />

di Potenza al Prefetto nell’aprile del 1949: “In questi ultimi tempi alcune<br />

attiviste del PCI hanno svolto, nel Melfese e nel Venosino, intensa attività<br />

propagandistica visitando famiglie di iscritti al partito o simpatizzanti, specie<br />

quelle dei lavoratori agricoli”. L’obiettivo di tali visite è la critica all’operato<br />

del Governo “in materia di riforma agraria”e diffondere “i principi comunisti”.<br />

Una di queste agitarici – puntualizzano i militari – è la mantovana<br />

Flora Achillozzi, residente in <strong>Basilicata</strong> “da qualche mese” 220 .<br />

La stessa dirigente femminile comunista è poi segnalata, il 25 settembre,<br />

alla Festa dell’Unità di Tito dove, davanti a oltre 200 persone, parla contro il<br />

Governo accusato di sfruttare i lavoratori e di “condurre la nazione ad un terzo<br />

flagello mondiale”. La manifestazione – si legge nel rapporto dei carabinieri<br />

– si conclude senza incidenti 221 .<br />

Anche le detenute del carcere di Potenza danno un qualche fastidio al<br />

Prefetto. Il 26 ottobre, infatti, ben 28 di esse, che prima non avevano aderito<br />

allo sciopero <strong>della</strong> fame messo in atto da 189 carcerati, ora decidono di parteciparvi<br />

per fare sentire la propria voce contro la mancata concessione dell’amnistia<br />

222 .<br />

Ad agosto, intanto, si è costituita la sezione UDI di Pescopagano, con<br />

ben 30 iscritte guidate dalla segretaria Maria Farina 223 .<br />

Durante l’anno a Matera la segreteria <strong>della</strong> Federazione comunista viene<br />

assunta da Giovanni Dello Jacovo che, per impulso di Amendola, imprime<br />

una vera e propria svolta nel lavoro <strong>della</strong> federazione, concentrata nello sviluppo<br />

di una “iniziativa di massa vasta e articolata”, per la preparazione delle<br />

c.d. “Assise <strong>della</strong> Rinascita”. Una iniziativa, questa, affidata al nuovo responsabile<br />

dell’organizzazione, Angelo Ziccardi, e a Michele Strazzella, di<br />

220 Rapporto dei carabinieri di Potenza al Prefetto del 6 aprile 1949, in ASP, Fondo<br />

Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

221 Rapporto del capitano dei carabinieri di Potenza al Questore e al Prefetto del 27 settembre<br />

1949, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

222 Lettera del Prefetto di Potenza al Ministero dell’Interno del 26 ottobre 1949, in ASP,<br />

Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

223 Rapporto del capitano comandante Compagnia Interna Carabineri di Potenza al Prefetto<br />

del 25 agosto 1949, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 8.<br />

91


Lavello, dirigente <strong>della</strong> Federterra e futuro animatore delle lotte contadine.<br />

L’ondata di consenso al partito risulta “straordinaria”: in soli due anni si passa<br />

da 4.713 tessere a 7.452 fra cui migliaia di donne desiderose di testimoniare<br />

la propria voglia di cambiamento 224 .<br />

Tra il 1949 e i primi anni ’50 in vari centri del Materano si registra l’attività<br />

di un gruppo di donne comuniste, spesso messe sotto controllo dalla<br />

Polizia per azioni che generano preoccupazioni di ordine pubblico.<br />

Ad Irsina nel 1949 vengono denunciate cinque donne comuniste perché,<br />

durante una sommossa popolare, avrebbero concorso all’invasione dell’Ufficio<br />

Postale e <strong>della</strong> cabina elettrica. Esse appartengono al movimento femminile<br />

del PCI fondato da Maria Gabriele Oliva, una casalinga analfabeta nata<br />

nel 1895. Le attiviste del gruppo, iscritte anche all’UDI, provengono da famiglie<br />

di tradizioni comuniste dando vita, esse stesse, a famiglie comuniste,<br />

per aver sposato dirigenti o attivisti del PCI. L’anno dopo sei di esse partecipano<br />

all’assalto e devastazione <strong>della</strong> sezione del Movimento Sociale Italiano,<br />

e quattro risultano sottoposte a controllo <strong>della</strong> polizia in quanto componenti<br />

di una organizzazione sospettata di essere una formazione paramilitare del<br />

PCI. Infine, due di esse (L. G. e R. R.) vengono denunciate, tra il 1950 e il<br />

1951, per “detenzione di armi da guerra” 225 .<br />

Due anni dopo, a gennaio, durante i disordini scoppiati sempre a Irsina<br />

contro la “legge truffa” si avranno scontri con la polizia nei quali saranno<br />

coinvolte altre donne comuniste (M. G., C. L., M. R. e L. G.) le quali verranno<br />

denunciate, insieme a 34 uomini, per essersi rifiutate di obbedire all’ordine<br />

di sciogliere un corteo e una manifestazione non autorizzati, per manifestazione<br />

e grida sediziose e per istigazione a compiere reati 226 .<br />

Anche a Grassano viene segnalato un gruppo di nove donne comuniste che<br />

dà non poche preoccupazioni di ordine pubblico. Tra il 1949 e i primi anni ’50<br />

sono in prima fila nelle occupazioni di terre nei territori di Grassano, Grottole<br />

e Tricarico. Ancora quattro di loro sono presenti, nel 1951, alle manifestazioni<br />

non autorizzate del PCI contro la visita in Italia del generale Eisenhower 227 .<br />

224 Nino Calice, op. cit., pp. 110-111.<br />

225 Antonella Manupelli, op. cit.<br />

226 Michelino Dilillo, Irsina, lotta politica e lotte sociali nel secondo dopoguerra 1943-<br />

1953 (Spunti di ricerca), in AA.VV, “Cultura, Meridionalismo e lotte contadine in <strong>Basilicata</strong><br />

nel secondo dopoguerra”, Collana Studi Lucani e Meridionali, Ars Grafica Spa, Villa d’Agri<br />

1984, p. 482.<br />

227 Il 17 gennaio 1951, dopo varie trattative condotte nei mesi precedenti per un piano<br />

92


Sempre a Grassano sarà attivo un folto gruppo <strong>della</strong> gioventù femminile comunista<br />

formato per lo più da contadine analfabete. Una di esse, Maria<br />

Tortorelli, frequenterà i corsi di “Mistica Comunista” di Faggeto Lario 228 .<br />

Un ulteriore gruppo di comuniste, casalinghe e contadine, sono presenti<br />

a Tricarico: ne fa parte Rosa Stasi, già attiva nel 1949 e che, l’anno successivo,<br />

partecipa a vari tumulti popolari. A Calciano, invece, è presente una forte<br />

sezione <strong>della</strong> gioventù femminile del PCI, con 40 iscritte. Ne è segretaria<br />

Maria Luigia Pennacchia che nel 1950 prende parte al convegno comunista<br />

di Livorno 229 .<br />

Anche in provincia di Potenza il 1950 vede estendersi l’impegno delle<br />

donne comuniste. L’11 febbraio la dirigente comunista Flora Achillozzi tiene<br />

un comizio a Rapolla, insieme al socialista Vincenzo Torrio, sul tema <strong>della</strong><br />

pace 230 . È sempre lei che, il 5 marzo a Palazzo San Gervasio ad un affollato<br />

comizio organizzato dal PCI e PSI sul tema <strong>della</strong> riforma agraria, parla davanti<br />

a oltre 600 persone, galvanizzando l’attenzione del pubblico femminile<br />

sulla richiesta di togliere le terre ai padroni e distribuirle ai braccianti. La<br />

manifestazione si conclude con un corteo al termine del quale ben 300 lavoratori<br />

inscenano una dimostrazione contro il collocatore comunale 231 .<br />

A luglio i carabinieri di Venosa relazionano alla Tenenza di Melfi sulla<br />

presenza di un attivissimo gruppo di donne comuniste che nella cittadina oraziana<br />

hanno raccolto oltre 4.000 firme per il plebiscito sulla pace e l’interdizione<br />

delle armi atomiche. Le attiviste segnalate dall’Arma sono: la casalinga<br />

Olga Ruggiero, nata a Venosa il 23 ottobre 1892 e ivi residente, la “benestante”<br />

Pasqua Spada, nata a Venosa il 30 maggio 1891 e ivi residente, la contadina<br />

Maria Carella, nata a Venosa il 22 giugno 1909 e ivi residente, la<br />

contadina Maria Donata Aliano, nata a Lavello il 23 marzo 1922 ma domici-<br />

di riarmo europeo, giunge in visita in Italia il generale Eisenhower, comandante delle forze<br />

militari <strong>della</strong> NATO. L’arrivo del generale americano provoca manifestazioni di protesta in<br />

tutta Italia contro il governo De Gasperi accusato di favorire la corsa al riarmo. Gli scontri<br />

con la polizia sono alquanto cruenti e producono quattro morti e moltissimi feriti. Nonostante<br />

l’ondata di protesta il 7 marzo viene approvata la legge sul riarmo e stanziati 150 miliardi<br />

di lire per la modernizzazione dell’esercito con materiale bellico fornito dagli USA.<br />

228 Antonella Manupelli op. cit.<br />

229 Ivi.<br />

230 La notizia del comizio è contenuta in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versa-<br />

mento, II Elenco, B. 62.<br />

231 Rapporto <strong>della</strong> Tenenza Carabinieri di Melfi al Prefetto e Questore del 9 marzo<br />

1950, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

93


liata a Venosa, e Angela Bellomo, anch’essa contadina venosina nata il 20<br />

gennaio 1922 232 .<br />

Il 17 settembre a Potenza, nell’ambito <strong>della</strong> Festa dell’Unità, vi è il comizio<br />

di Marisa Musu del Comitato Centrale del PCI la quale, davanti a oltre<br />

200 persone tra cui molte donne, tuona contro il Patto Atlantico e il<br />

Governo 233 .<br />

La presenza delle attiviste comuniste sarà sempre costante nelle manifestazioni<br />

pacifiste contro la guerra fredda e gli armamenti atomici. La critica<br />

al governo e la contrarietà al Patto Atlantico saranno i temi delle dimostrazioni<br />

in <strong>Basilicata</strong> tra la fine del 1950 e l’inizio dell’anno successivo, dei cortei<br />

contro la visita in Italia del generale americano Eisenhower di Potenza e<br />

di Melfi e degli altri paesi <strong>della</strong> provincia che, non autorizzati, verranno spesso<br />

sciolti dall’intervento dei carabinieri 234 . Così come saranno sempre i gruppi<br />

femminili del PCI a essere in prima fila nel movimento contro la “legge<br />

truffa” alla fine del ’52.<br />

Su tale tematica anche le donne socialiste daranno il proprio contributo<br />

come è testimoniato da un rapporto dei carabinieri di Venosa al Prefetto nel<br />

quale si segnala una riunione di attivisti socialisti di Palazzo San Gervasio, tenuta<br />

il 16 novembre, cui partecipano ben venti donne 235 . O come è documentato<br />

dai numerosi episodi di manifestazioni sciolte dalla forza pubblica, con le<br />

prime file dei cortei prettamente femminili 236 . Pensiamo, ad esempio, a quanto<br />

accade a Rionero il 12 gennaio 1953 quando, dopo l’arresto del socialista<br />

Michele Preziuso, scoppia un tumulto popolare con scontri tra la folla e i carabinieri.<br />

Tra le 23 persone arrestate figurano Giovanna Catena, Rachele Grieco,<br />

Michelina Nardozza, Savina Grieco e Iolanda Grieco di soli 16 anni 237 .<br />

232 Rapporto <strong>della</strong> Stazione Carabinieri di Venosa alla Tenenza dell’Arma di Melfi del<br />

12 luglio 1950, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

233 Lettera del Questore potentino al Prefetto di Potenza del 17 settembre 1950 in ASP,<br />

Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

234 Comunicazione via radio urgente del Prefetto alla Direzione Generale P.S. di Roma<br />

del 18 gennaio 1951, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

235 Rapporto <strong>della</strong> Stazione Arma dei Carabinieri di Venosa al Prefetto e Questore del<br />

19 novembre 1952, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

236 Sui diversi episodi cfr. la documentazione contenuta in ASP, Fondo Prefettura<br />

Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

237 L’episodio, raccontato da Rachele Grieco, è riportato da Cristina di Lagopesole nel<br />

suo saggio Una vita per il socialismo per la libertà per la democrazia, in AA.VV., “Michele<br />

Preziuso l’uomo il politico l’educatore”, Calice Ed., Rionero 2002, pp. 33-35.<br />

94


Il gruppo rimane in carcere per oltre sei mesi, fino al 16 luglio 1953,<br />

quando il processo si concluderà con l’assoluzione di tutti gli imputati. Particolarmente<br />

duro il regime carcerario: le testimonianze parlano di “patimenti,<br />

pasti scarsi salatissimi e rancidi, pidocchi, cimici, interrogatori, botte, isolamento,<br />

ispezioni, incursioni”. Per tali trattamenti tutte le donne contraggono<br />

infezioni renali e alla vescica, senza parlare delle patologie intestinali. Contro<br />

tutto questo, contro il freddo e le precarie condizioni igieniche (un solo bagno<br />

per 15-16 persone) le rioneresi si rivoltano rovesciando il cibo per terra<br />

e subendo la punizione <strong>della</strong> cella d’isolamento 238 .<br />

L’anno prima si era tenuto, a Potenza, il primo congresso dell’Unione<br />

Donne Italiane, con l’invio di una lettera al Prefetto e alle massime autorità del<br />

Governo e dello Stato in cui si rendevano pubblici gli argomenti emersi durante<br />

il dibattito affrontato. In particolare si rilevavano le condizioni di “estrema<br />

miseria” in cui erano costrette a vivere le popolazioni, data la carenza di servizi<br />

e infrastrutture. La missiva si concludeva con l’istanza, rivolta al Governo,<br />

perché i fondi stanziati per il riarmo fossero impiegati per opere di pace 239 .<br />

In quello stesso periodo anche il movimento femminile DC aveva svolto<br />

il proprio convegno provinciale come si evince da una informativa del<br />

Questore potentino al Prefetto del marzo 1952 240 .<br />

Le lotte per la terra<br />

Non possiamo concludere il nostro lavoro senza accennare, seppur brevemente,<br />

alla presenza femminile nelle lotte per la terra del secondo dopoguerra<br />

quando alle occupazioni contadine parteciparono centinaia di donne,<br />

spesso portando con sé i figli più piccoli 241 .<br />

238 Ivi. La testimone racconta che, vedendo l’inutilità degli interrogatori, si ricorse ad<br />

un espediente “riprorevole”, facendo travestire una guardia carceraria da monaco e invitando<br />

le detenute alla confessione. Ma la prima donna chiamata si accorse del tranello e, senza<br />

farsene accorgere, avvertì le altre che si confessarono senza rivelare nulla di importante.<br />

239 Lettera dell’Unione Donne Italiane al Prefetto di Potenza e alle massime autorità<br />

dello Stato e del Governo del 16 marzo 1952, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento,<br />

II Elenco, B. 8.<br />

240 Informativa del Questore di Potenza al Prefetto del 23 marzo 1952, in ASP, Fondo<br />

Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 8.<br />

241 Michele Mancino (Lotte contadine in <strong>Basilicata</strong>, cit., p. 137) le ricorda “numerose,<br />

con i lattanti al seno e i piccoli aggrappati”, donne coraggiose “che non hanno pianto quan-<br />

95


Montescaglioso, 1949. Occupazione delle terre, collezione privata Franco Mazzoccoli, in<br />

“Montescaglioso 1949. La lotta per la terra”, edizione Comune di Montescaglioso, 1991.<br />

96


Dagli episodi del 1943-44 a quelli, spesso sanguinosi, del 1949, le mogli<br />

e le figlie dei braccianti, lavoratrici <strong>della</strong> terra esse stesse, diedero un apporto<br />

determinante come dimostrano i fatti che ci accingiamo a narrare, mettendo<br />

in luce singole figure che ebbero un ruolo da protagoniste in quelle<br />

lotte.<br />

E fu anche la presenza di tante donne a indurre la senatrice comunista<br />

Adele Bei 242 , “reduce dai fatti di Calabria”, a fermarsi in provincia di Matera<br />

nel novembre del 1949 come si evince da un rapporto dei carabinieri di<br />

Matera al Prefetto <strong>della</strong> città 243 . Dopo la sua partenza si registrarono occupazioni<br />

di terreni a Garaguso, Calciano, Grottole, Irsina, Pisticci, Miglionico,<br />

Montescaglioso, Ferrandina e Matera.<br />

È soprattutto nelle vicende di Montescaglioso che appaiono significative<br />

figure di donne promotrici dei moti bracciantili. Da quel centro del Materano<br />

agli inizi di dicembre del 1949 partirono, infatti, folti gruppi di braccianti e<br />

contadini per occupare i latifondi Lacava. Secondo i rapporti dei carabinieri<br />

tra gli organizzatori figuravano due donne: Anna Avena e Nunzia Suglia 244 .<br />

Anche Marianna Menzano era a capo del movimento bracciantile. Così<br />

ricordò l’inizio <strong>della</strong> lotta:<br />

Per trentasei giorni consecutivi andammo sulle terre. Quando tornavamo la sera<br />

dalla campagna facevamo il giro <strong>della</strong> villa comunale e poi riunione in piazza grande.<br />

La miseria era tanta ed i terreni erano tutti nelle mani dei grossi agrari che chiamati in<br />

do i mariti e i figli sono stati arrestati, tanto grande era la nuova, cosciente, consapevolezza<br />

<strong>della</strong> propria forza”.<br />

242 Nata a Cantiano di Pesaro il 4 maggio 1904, operaia e sindacalista, durante il fascismo<br />

era fuggita in Russia dove aveva rafforzato il suo marxismo. Ritornata in clandestinità,<br />

nel 1933 era stata arrestata e condannata a 18 anni di reclusione dal Tribunale Speciale. Dopo<br />

averne scontato 8, fu al confino a Ventotene per 2 anni. Partecipò attivamente alla Resistenza.<br />

Componente <strong>della</strong> Consulta Nazionale, fu eletta alla Costituente per il PCI e fu segretaria<br />

<strong>della</strong> III Commissione per l’esame dei Disegni di Legge. Eletta nel 1948 al Senato, venne<br />

riconfermata alla Camera dei Deputati per 17 anni consecutivi. Morì nel suo paese natale<br />

il 15 ottobre 1974.<br />

243 Riportato da Antonella Manupelli, Le occupazioni delle terre nella provincia di Matera,<br />

in “Dall’occupazione delle terre alla Riforma Agraria”, Regione <strong>Basilicata</strong> Notizie n.<br />

3/1999, p. 55.<br />

244 Raffaele Giura Longo, Movimento contadino, classe politica e intellettuali nel secondo<br />

dopoguerra: il Mezzogiorno e la <strong>Basilicata</strong>, in “Dall’occupazione delle terre alla Riforma<br />

Agraria”, Regione <strong>Basilicata</strong> Notizie n. 3/1999, p. 26. Sulle vicende di Montescaglioso<br />

cfr. anche Comune di Montescaglioso (a cura di), Montescaglioso 1949. La lotta per la<br />

terra, Montescaglioso 1991.<br />

97


Comune si erano rifiutati di concedere un po’ di terra ai reduci e ai combattenti tornati<br />

a casa. Così incominciammo la grande lotta per la terra a Montescaglioso 245 .<br />

E anche con l’intervento <strong>della</strong> polizia e dei carabinieri le donne non si<br />

spaventarono e presero l’iniziativa. Così la stessa Marianna Menzano:<br />

Noi donne quel giorno non eravamo con i nostri uomini. Una donna venne a dirmi<br />

concitata che la polizia era andata in campagna per arrestare gli occupanti.<br />

Andiamo – dissi – prendete anche i bambini. Una marea umana in poco tempo, bambini<br />

avanti e donne dietro, circondò la masseria e non facemmo passare le camionette<br />

dei carabinieri 246 .<br />

Alcuni giorni dopo, alle due del mattino del 14 dicembre, dopo aver interrotto<br />

l’erogazione di elettricità, i carabinieri del battaglione mobile di Bari<br />

penetrarono a Montescaglioso. Casa per casa iniziarono le perquisizioni svegliando<br />

di soprassalto uomini, donne e bambini, ancora immersi nel sonno.<br />

Tra le case violate con inusitata violenza anche quella di Nunzia Suglia.<br />

Così raccontò l’episodio Alberto Jacoviello, inviato de “L’Unità”:<br />

Sfondata la porta sono penetrati in cinque con i mitra spianati nel buio <strong>della</strong> stanza,<br />

intimando alla donna di seguirli. I figli allora, svegliati nel sonno ad uno ad uno brancolando<br />

nel buio sono scesi dal letto e hanno cercato di fare scudo alla madre che dal<br />

canto suo pregava i carabinieri di uscire per darle modo di vestirsi. Ma i carabinieri le<br />

intimarono di vestirsi in loro presenza e al tempo stesso cercavano di allontanare i figli<br />

da lei. Poi, mentre la donna era ancora seminuda, strappandola a viva forza dalle mani<br />

dei figli, se la sono portata via. Nessuno ha più potuto trattenere allora quelle creature,<br />

che si sono messe ad urlare. E alle loro grida facevano eco altre altissime grida dei figli<br />

degli altri contadini che venivano arrestati con gli stessi brutali procedimenti 247 .<br />

È stato il giornalista Rocco De Rosa a descrivere minuziosamente, attraverso<br />

il racconto dei protagonisti, quella notte, una notte interminabile anche<br />

per le donne che furono coinvolte in quegli episodi.<br />

Nunzia venne condotta ai camion che stazionavano, custoditi da giovani<br />

carabinieri “armati fino ai denti”, alla periferia del paese. Entrando in uno di<br />

essi, a malapena coperto con i teloni militari,<br />

245 Riportato da Giovanna Parisi, Montescaglioso, lotte contadine, in “Dall’occupazione<br />

delle terre alla Riforma Agraria”, Regione <strong>Basilicata</strong> Notizie n. 3/1999, p. 68.<br />

246 Ibidem.<br />

247 Riportato da Rocco De Rosa, Morire di terra. Cinquant’anni fa le lotte contadine<br />

nel Sud, Piero Lacaita Editore, Manduria-Bari-Roma 1999, pp. 127-128.<br />

98


a stento riconobbe le altre sue compagne di lotta, ammanettate e sistemate sui sedili<br />

di legno come prigioniere. O, meglio, come schiave di un regime totalitario, per il quale<br />

la libertà e il lavoro sembravano non avere alcun significato. Nunzia Suglia sentiva<br />

nella mente e nelle orecchie i gemiti dei figli, svegliati dai carabinieri nel cuore <strong>della</strong><br />

notte, e il panico, le urla, i pianti di chi aveva assistito a quello spettacolo atroce. Nunzia<br />

viveva con la sua famiglia in una sola stanza, quando la porta d’ingresso si aprì sotto<br />

l’incalzare dei calci dei militari e delle spallate. Esattamente come si fa per arrestare dei<br />

delinquenti asserragliati nel loro covo. Quella <strong>della</strong> casa di Nunzia era un’umile porta di<br />

legno, fragile come chi vi abitava. Senza molte protezioni. Senza difese 248 .<br />

Vennero arrestate anche Anna Avena e Marianna Menzano:<br />

Marianna era una delle maggiori attiviste del movimento, quando ogni giorno e<br />

ogni notte c’erano riunioni per discutere sul da farsi, delle terre da occupare e da lavorare,<br />

sotto gli occhi onnipresenti di polizia e carabinieri. Lei aveva sempre un’idea da<br />

proporre, un suggerimento da dare. Una scelta da indicare come indispensabile in quel<br />

groviglio di situazioni che si accumulavano, di fronte alle quali occorreva una calma e<br />

una freddezza che nessuno al suo posto sarebbe stato in grado di avere in momenti così<br />

difficili, quando ciascuno attendeva una parola rassicurante, una soluzione che potesse<br />

essere davvero quella giusta. Si trattava di tenersi al riparo dalle pallottole di Scelba che<br />

piovevano quando uno meno se l’aspettava, come un castigo del cielo, un’amara punizione<br />

per chi lottava per il lavoro e la democrazia 249 .<br />

Così la Menzano raccontò, “praticamente cieca” ma “intelligente, pronta,<br />

lucidissima nei suoi ricordi”, quella notte a Rocco De Rosa:<br />

Ricordo tutto. I carabinieri bussarono alla mia porta e mi dissero vieni in caserma.<br />

Non ricordo che ora era. Abitavo in via San Giovanni Loventa, una strada vecchia del<br />

paese. Siccome c’era mia madre che non stava bene, avevo detto a mio figlio di venirmi<br />

a chiamare. Quando ho sentito bussare alla porta, ho pensato che era mio figlio. Non<br />

appena ho aperto sono entrati tutti i carabinieri in casa. La casa era piccola. Hanno cominciato<br />

a rovistare nel comò, credevano che io avessi le armi, invece hanno trovato dei<br />

giocattoli dei bambini. Mi dissero di seguirli in caserma. Io risposi, non vi seguo, vengo<br />

domani mattina. E quelli: dovete venire ora un momento in caserma. Allora mi sono<br />

vestita. E invece di andare in caserma a Montescaglioso, c’era un camion fermo, dov’è<br />

ora la benzina 250 .<br />

Fu a questo punto che in paese scoppiò una sommossa. Pensando che gli<br />

arrestati fossero in caserma, la folla radunatasi si incolonnò verso la Camera<br />

248 Ivi, pp. 8-9.<br />

249 Ivi, p. 27.<br />

250 Ivi, pp. 28-29.<br />

99


del Lavoro, chiedendo la liberazione di compagni e familiari. Dal mitra di un<br />

vice brigadiere dei carabinieri, Vittorio Conte, vennero esplose varie raffiche<br />

che colpirono Michele Oliva, rendendolo invalido, e Giuseppe Novello, poi<br />

morto in ospedale. Sul posto un’altra donna, Vincenza Castria, anch’essa tra<br />

le organizzatrici delle occupazioni, moglie proprio di Novello, si aggrappò<br />

alla divisa del sottufficiale per dissuaderlo, inutilmente, dal proposito di sparare,<br />

gridandogli: “Avrai anche tu dei figli, non sparare, non sparare…per carità!”.<br />

Ma tutto fu vano. Così raccontò al giornalista De Rosa quei fatti:<br />

Non avevo mai visto sparare, e mi accorsi che il fuoco mi veniva incontro. Si, veniva<br />

contro di me e mi meravigliavo di non essere stata ancora colpita e poi mi toccavo<br />

le mani, le braccia per vedere se le pallottole fossero entrate dentro di me. Non credevo<br />

ai miei occhi e non riuscivo a rendermi conto come mai ero ancora viva. Intanto<br />

Giuseppe grondava sangue. Lo portammo a casa e poi, fra mille difficoltà, in ospedale<br />

a Matera. Non fu facile neppure soccorrerlo. L’omertà, la paura, il terrore che i carabinieri<br />

potessero arrestare i soccorritori era forte. Chi voleva prestare soccorso, chi voleva<br />

prodigarsi per dare una mano a una famiglia piombata nella sciagura finiva per tirarsi<br />

indietro preso dalla preoccupazione di poter essere notato e magari considerato un<br />

complice. Nel trambusto generale non si riusciva a trovare una macchina, un’ambulanza,<br />

un mezzo di soccorso. E meno che mai i carabinieri si prodigarono – come pure era<br />

loro dovere, questo si imposto dalla legge – per aiutare il ferito e trasportarlo in ospedale.<br />

Ognuno cercava di rimediare a quanto era accaduto. Si voleva trovare un alibi a tutti<br />

i costi, si studiava il modo come dare la responsabilità ai contadini. A Giuseppe<br />

Novello! Ma dopo qualche giorno ogni speranza cadde nel nulla…Ogni luce si spense e<br />

tutto mi sembrò tetro, proprio come l’immagine orrenda di quella notte! 251<br />

Il 19 dicembre, quando Giorgio Amendola scese a Matera per commemorare<br />

Novello, questa combattiva donna salì al tavolo <strong>della</strong> presidenza, alzando<br />

“sul podio degli oratori” il figlio ancora piccolo, Filippo Novello 252 .<br />

Da allora Vincenza Castria divenne un’esponente di spicco delle donne<br />

comuniste. Passando da una assemblea all’altra, da un congresso di partito all’altro,<br />

fu sempre presente nella vita politica del Materano. Nei primi anni ’50<br />

fu sempre lei a tenere le fila dell’UDI di Montescaglioso, forte dell’iscrizione<br />

di 400 donne.<br />

Si tenga inoltre presente che quando, il 29 aprile 1950, alla Camera venne<br />

discussa l’interrogazione di Michele Bianco al Ministro dell’Interno per<br />

251 Ivi, pp. 155-156.<br />

252 Domenico Notarangelo, Storia contadina, in “Dall’occupazione delle terre alla Riforma<br />

Agraria”, Regione <strong>Basilicata</strong> Notizie n. 3/1999, p. 66.<br />

100


sapere se non riteneva “rispondente ad un criterio di umanità e di giustizia”<br />

assegnare un adeguato sussidio alla signora Vincenza Castria, vedova del<br />

bracciante Giuseppe Novello, deceduto in seguito alle ferite riportate a Montescaglioso<br />

il 14 dicembre 1949, “in considerazione anche delle condizioni di<br />

estrema miseria” in cui la stessa viveva insieme al figlio di quattro anni, questa<br />

fu l’insensibile risposta di Scelba:<br />

Da informazioni assunte le condizioni <strong>della</strong> vedova di Giuseppe Novello non risultano<br />

quali sopra indicate. Al contrario, dopo la morte del marito, le sue condizioni, per<br />

cospicui contributi avuti, sono notevolmente migliorate sì da poter liquidare anche un<br />

debito di lire 30.000. Di recente le è stato assegnato un appezzamento di terreno seminato.<br />

Per tali motivi non si ravvisa la necessità di un qualsiasi intervento 253 .<br />

Le tre donne arrestate a Montescaglioso, Anna Avena, Marianna Menzano<br />

e Nunzia Suglia, passarono in carcere 11 mesi e 4 giorni, un durissimo<br />

prezzo per la loro sete di giustizia sociale.<br />

La presenza femminile non è, dunque, più limitata alla semplice partecipazione<br />

alle occupazioni e alle sommosse. Sono le donne stesse a comparire<br />

tra i capi del movimento bracciantile, ad organizzare le occupazioni delle<br />

terre, a rivestire ruoli e incarichi determinanti nell’epopea <strong>della</strong> lotta per<br />

la terra.<br />

Dopo le donne di Accettura, che nel dicembre del 1947 stilano addirittura<br />

un “quaderno di rivendicazioni”per la costituzione di un vero e proprio<br />

cartello politico 254 , sono quelle del dicembre del 1949 che assurgono a protagoniste<br />

di eventi sociali e politici nella storia <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong> e dell’intero<br />

Mezzogiorno.<br />

Così tra i 564 “invasori”, di cui parlano i carabinieri per le occupazioni<br />

di terra in agro di Atella dell’1 dicembre del 1949, figura tra i promotori una<br />

donna, Felicetta Parisi. Nonostante lo sgombero dei terreni avvenuto con<br />

l’intervento <strong>della</strong> forza pubblica i manifestanti non demordono e dopo cinque<br />

giorni sono di nuovo sul posto in più di un centinaio 255 .<br />

253 Riportato in Giovanni Caserta (a cura di), Michele Bianco. Una vita per un’idea, discorsi<br />

e atti parlamentari, Altrimedia ed., Matera-Roma 2001, p. 371.<br />

254 Cfr. a riguardo Rosa Maria Salvia, Le lotte per la terra nel secondo dopoguerra:<br />

contadini e formazione dello spirito pubblico, in “Dall’occupazione delle terre alla Riforma<br />

Agraria”, Regione <strong>Basilicata</strong> Notizie n. 3/1999, p. 45.<br />

255 Relazione Carabinieri di Potenza del 23 gennaio 1950, in ASP, Fondo Prefettura,<br />

Gabinetto, II versamento, II elenco, B. 77.<br />

101


Manifestazione per la riforma agraria, in “Dall’occupazione delle terre alla Riforma<br />

Agraria”, Regione <strong>Basilicata</strong> Notizie, n. 93/1999.<br />

102


In un successivo rapporto dell’Arma si parla di altre occupazioni avvenute<br />

sempre ad Atella. Tra i numerosi partecipanti altre due donne: Angelina<br />

Lamorte, nata a Rionero l’1 giugno 1894 ma residente ad Atella, e Maria<br />

Lucia Tolla, nata a Ruoti il 25 ottobre 1884 e domiciliata ad Atella 256 .<br />

Nella stessa comunicazione al proprio Comando i carabinieri relazionano<br />

sulle occupazioni in agro di Ruoti alle quali hanno preso parte sei donne:<br />

Caterina Scavone (nata a Ruoti il 6 novembre 1900), Rosina Sileo (nata a<br />

Ruoti il 27 maggio 1912), Maria Giovanna De Carlo (di anni 63), Giuseppina<br />

Gentilesca (nata a Ruoti il 16 febbraio 1910), Rosaria Scavone (nata a Ruoti<br />

il 15 gennaio 1905) e Rosaria Summa (nata a Ruoti l’11 luglio 1902). Nelle<br />

invasioni delle terre attorno a Picerno, invece, è segnalata Vita Lapetina (nata<br />

a Picerno il 3 luglio 1900) 257 .<br />

Per quanto riguarda Venosa, tra i 90 partecipanti ad un’occupazione dello<br />

stesso periodo vi è Maria Donata Aliano nell’importante ruolo di segretaria<br />

<strong>della</strong> sezione femminile <strong>della</strong> Federterra. L’occupazione – riferiscono i<br />

carabinieri – è avvenuta solo in modo simbolico, “mediante solchi tracciati<br />

con aratri e paletti”, con cartelli riportanti la scritta “zona occupata cooperativa<br />

Venosa”. Il rilascio delle terre avviene lo stesso giorno, in modo spontaneo,<br />

senza l’intervento <strong>della</strong> forza pubblica 258 .<br />

Altre due donne vengono segnalate nelle invasioni in agro di Pietragalla:<br />

Lucia Muscio (nata a Pietragalla il 29 novembre 1900) e Maria Vertone (nata<br />

a Pietragalla il 15 ottobre 1911). Per Acerenza, invece, viene fatto il nome<br />

di Mariana Riviello, nata il 4 settembre 1926 259 .<br />

Ma è ormai tutta la regione che brulica di occupazioni di terre e le donne,<br />

anche quelle che lavorano i campi in mezzadria o in possesso di piccolissimi<br />

appezzamenti, insufficienti al sostentamento familiare, sono davanti a<br />

tutti, con la propria determinazione ad incitare gli uomini a non arrendersi, a<br />

testimoniare un impegno femminile sempre più consapevole.<br />

256 Relazione Arma Carabinieri Potenza del 27 gennaio 1950, in ASP, Fondo Prefettura,<br />

Gabinetto, II versamento, II elenco, B. 77.<br />

257 Ivi.<br />

258 Rapporto Compagnia Carabinieri di Potenza del 23 gennaio 1950, in ASP, Fondo<br />

Prefettura, Gabinetto, II versamento, II elenco, B. 77. La notizia è riportata anche da Gregorio<br />

Angelini, L’occupazione delle terre in provincia di Potenza nel dicembre 1949. Note<br />

di archivio, in “Dall’occupazione delle terre alla Riforma Agraria”, Regione <strong>Basilicata</strong> Notizie<br />

n. 3/1999, p. 48.<br />

259 Ivi.<br />

103


E tra gli scatti in bianco e nero di Arturo Zavattini, che nel 1952 accompagnò<br />

Ernesto De Martino in <strong>Basilicata</strong>, figura la giovane di Tricarico Maria<br />

Zasa, “militante sindacale”, ad indicare che ormai le donne lucane, pur con<br />

grandi difficoltà, si stanno conquistando uno spazio nei partiti e nei sindacati,<br />

in quelle lotte politiche e sociali per una <strong>Basilicata</strong> diversa che forse non<br />

è ancora nata completamente e che invoca ancora il loro contributo.<br />

104


Maria Zasa, militante sindacale, con due amiche. Foto Arturo Zavattini, tratta da “Ossimori”,<br />

periodico di antropologia e scienze umane, n. 8, I semestre 1997.<br />

105


106


FONTI ARCHIVISTICHE<br />

Ministero Interno, Archivio Storico delle Elezioni<br />

Elezioni Assemblea Costituente-Circoscrizione Potenza-Matera.<br />

Istituto Luigi Sturzo, Archivi <strong>della</strong> Democrazia Cristiana<br />

Fondo Archivi del partito, sezione Democrazia Cristiana, serie 6: Uffici centrali<br />

del partito, sottoserie 2: Movimento femminile.<br />

Fondo Archivi personali, Angela Maria Cingolani Guidi.<br />

Archivio di Stato Potenza<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, I Versamento, B.290.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.46.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.75.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.76.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.167.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.168.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.170.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.172.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.173.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 3.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 8.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.<br />

Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 77.<br />

Archivio di Stato Matera<br />

Fondo Prefettura Gabinetto, II Vers., B.116.<br />

107


108


Il Popolo Lucano<br />

29-30 luglio 1920.<br />

Giornale di <strong>Basilicata</strong><br />

27-28 agosto 1927,<br />

24-25 settembre 1927,<br />

10-11 giugno 1932,<br />

23-24 luglio 1932,<br />

10-11 settembre 1932.<br />

Giornale di Lucania<br />

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Anno I, n. 1, 25 dicembre 1944,<br />

Anno I, n. 2, 9 marzo 1945,<br />

Anno I, n. 3, 16 marzo 1945,<br />

109


Anno I, n. 11, 18 maggio 1945,<br />

Anno I, n. 15, 15 giugno 1945,<br />

Anno I, n. 21, 3 agosto 1945,<br />

Anno I, n. 29, 5 ottobre 1945,<br />

Anno I, n. 30, 12 ottobre 1945,<br />

Anno I, n. 32, 26 ottobre 1945.<br />

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n. 3, anno I, del 4 giugno 1944,<br />

n. 4, anno I, del 15 giugno 1944,<br />

n. 6, anno I, del 29 giugno 1944,<br />

n. 17, anno I, del 15 ottobre 1944,<br />

n. 19-20, anno I, dell’8 novembre 1944,<br />

n. 21, anno I, del 19 novembre 1944,<br />

n. 22, anno I, del 29 novembre 1944,<br />

n. 24, anno I, del 28 dicembre 1944,<br />

n. 1, anno II, del 7 gennaio 1945,<br />

n. 4, anno II, del 28 gennaio 1945,<br />

n. 5, anno II, del 4 febbraio 1945,<br />

n. 6, anno II, dell’11 febbraio 1945,<br />

n. 9, anno II, del 4 marzo 1945,<br />

n. 10, anno II, dell’11 marzo 1945,<br />

n. 11, anno II, del 18 marzo 1945,<br />

n. 12, anno II, del 25 marzo 1945,<br />

n. 14, anno II, dell’8 aprile 1945,<br />

n. 15, anno II, del 15 aprile 1945,<br />

n. 18, anno II, del 6 maggio 1945,<br />

n. 19, anno II, del 13 maggio 1945,<br />

n. 24, anno II, del 17 giugno 1945,<br />

n. 38, anno II, del 23 settembre 1945,<br />

n. 41, anno II, del 21 ottobre 1945,<br />

n. 42, anno II, del 4 novembre 1945,<br />

110


n. 5, anno III, del 17 febbraio 1946,<br />

n. 6, anno III, del 3 marzo 1946,<br />

n. 8, anno III, del 10 marzo 1946,<br />

n. 9, anno III, del 31 marzo 1946,<br />

n. 11, anno III, del 14 aprile 1946,<br />

n. 12, anno III, del 21 aprile 1946,<br />

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n. 7, anno III, del 25 aprile 1944,<br />

n. 10, anno III, del 15 giugno 1944,<br />

n. 11, anno III, dell’1 luglio 1944,<br />

n. 3, anno IV, del 20 febbraio 1945,<br />

n. 13, anno IV, del 20 maggio 1945,<br />

n. 14, anno IV, del 30 giugno 1945,<br />

n. 16, anno IV, del 18 luglio 1945,<br />

n. 20. anno IV, del 26 agosto 1945,<br />

n. 21, anno IV, del 9 settembre 1945,<br />

n. 22, anno IV, del 23 settembre 1945,<br />

n. 23, anno IV, del 30 settembre 1945,<br />

n. 24, anno IV, del 7 ottobre 1945,<br />

n. 25, anno IV, del 14 ottobre 1945,<br />

n. 26, anno IV, del 21 ottobre 1945,<br />

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n. 3, anno V, del 17 marzo 1946,<br />

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n. 6, anno XVII, del 18 marzo 1945,<br />

n. 12, anno XVII, del 25 maggio 1945,<br />

n. 13, anno XVII, del 2 giugno 1945,<br />

111


n. 18, anno XVII, del 15 luglio 1945,<br />

n. 20, anno XVII, del 27 luglio 1945,<br />

n. 23, anno XVII, del 17 agosto 1945,<br />

n. 29, anno XVII, del 30 settembre 1945,<br />

n. 31, anno XVII, del 14 ottobre 1945,<br />

n. 35, anno XVII, del 26 novembre 1945,<br />

n. 3, anno XVIII, del 6 febbraio 1946,<br />

n. 4, anno XVIII, del 28 febbraio 1946,<br />

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Testimonianza di Carmela Pisauro<br />

Testimonianza di Maria Luigia Bozza<br />

Testimonianza di Wanda Basalisco Papa<br />

119


Finito di stampare<br />

nel mese di giugno 2008<br />

presso Grafiche Finiguerra - Lavello (Pz)

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