La Società Operaia a Silvano d'Orba - archiviostorico.net
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Orba” è l’espressione), è stato aspro. I toni restano<br />
accesi nel dibattito tra i due schieramenti: pipì, minuscolo,<br />
corsivo e accentato, viene ironicamente usato<br />
come sinonimo degli avversari . E’ interessante confrontarsi<br />
con una lettera inviata al “Corriere” quando<br />
ancora ferveva la campagna elettorale (n.1151,<br />
12/9/1920), ove si esprime la paura dei piccoli proprietari<br />
per l’esproprio della loro terra, e si invitano i socialisti<br />
silvanesi, molti dei quali sono piccoli proprietari,<br />
ad aprire gli occhi prima che il socialismo li rovini. Una<br />
paura diffusa che alcune dichiarazioni estreme non contribuivano<br />
certo a fugare. Viene citato il deputato socialista<br />
Barberis che pare abbia detto alla Camera che “i<br />
pescicani delle campagne sono i contadini che vendono<br />
uova e altro a troppo caro prezzo”.<br />
In una lettera al “Corriere” datata 1 novembre 1920<br />
(“Corriere” e “Corrierone” sono un modo usuale di<br />
citare il giornale ovadese), Don Sturzo si firma “vostro<br />
fratello in Pipi” (n. 12, 14/11/1920). Riportiamo integralmente<br />
il testo per la singolarità del documento, e<br />
quale testimonianza del clima che si viveva all’epoca.<br />
Roma, 1 Novembre 1920<br />
Carissimi fratelli del Corriere.<br />
Volgono giorni tristi. Roma la città del Papa ci fa le<br />
corna; le grandi speranze quasi dovunque si mutano in<br />
amare delusioni; la mia stessa Caltagirone mi ha allungata<br />
una pedata tale che il mio emisfero occidentale ne<br />
è ancora tutto indolenzito.<br />
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