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La Società Operaia a Silvano d'Orba - archiviostorico.net

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COMUNE DI SILVANO D ORBA<br />

ACCADEMIA URBENSE<br />

UNA STORIA NELLA CRONACA<br />

MARINA ELETTRA MARANETTO<br />

MARINA ELETTRA MARANETTO<br />

UNA STORIA NELLA<br />

CRONACA<br />

LA SOCIETA’ OPERAIA<br />

A SILVANO D’ORBA DAL 1876 AL<br />

1926<br />

COMUNE DI SILVANO D’ORBA<br />

ACCADEMIA URBENSE


Memorie dell’Accademia Urbense<br />

Collana a cura di Alessandro <strong>La</strong>guzzi<br />

Nuova Serie n.59<br />

Impaginazione: Simona Vaga<br />

Redazione Giacomo Gastaldo<br />

Paolo Bavazzano


Marina Elettra Mara<strong>net</strong>to<br />

Una storia nella cronaca<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> operaia a <strong>Silvano</strong><br />

d’Orba<br />

(dal 1876 al 1926)<br />

Accademia Urbense


Questo pregevole lavoro è frutto dell’appassionata<br />

ricerca che Marina Elettra Mara<strong>net</strong>to ha voluto dedicare<br />

ad un’istituzione cara ai silvanesi, la <strong>Società</strong><br />

<strong>Operaia</strong> di Mutuo Soccorso; la sensibilità dell’autrice<br />

coglie i fermenti che hanno favorito lo sviluppo dell’associazionismo,<br />

producendo uno studio senza eguali.<br />

L’entusiasmo con cui ha affrontato l’impegno le ha permesso<br />

di ricostruire le tappe salienti del sodalizio<br />

intrecciandole con la più complessa vita sociale della<br />

nostra comunità; il testo è ancor più apprezzabile perché,<br />

grazie ad una accurata ricerca, è arricchito con<br />

riferimenti al contesto nazionale che meglio inquadrano<br />

il periodo storico.<br />

Questa “pagina” di Novecento silvanese contribuisce a<br />

colmare un vuoto diffuso tra i giovani più inclini all’ascolto<br />

delle ammalianti sirene della tecnologia che al<br />

richiamo della cultura della nostra terra; è un limite<br />

alle loro potenzialità espressive, nonostante i migliori<br />

mezzi e le ottime capacità, perché senza passato non<br />

c’è futuro.<br />

Stiamo navigando nell’insidioso mare della globalità e,<br />

per evitare di essere risucchiati nel vortice dell’omologazione,<br />

occorre recuperare le nostre tradizioni che<br />

esprimono la vivacità ed il piacere di vivere in comunità;<br />

il passaggio dalla civiltà rurale a quella odierna<br />

5


dovrebbe essere maggiormente trattato per rendere<br />

coscienza di quanto progresso siano stati capaci e quali<br />

sacrifici abbiano sopportato, chi ci ha preceduto.<br />

Si trasmettono ai giovani molte nostre aspirazioni talvolta<br />

tacendo i costi che precedono ogni conquista;<br />

capita così che si educhi a percepire il senso delle gratificazioni<br />

più che ad esserne consapevoli, ad avere<br />

piuttosto che essere.<br />

Ritengo si debba correttamente informare lasciando<br />

poi ad ognuno il libero arbitrio; è quindi giusto soffermarsi<br />

sulle sofferte condizioni di vita sopportate a<br />

<strong>Silvano</strong> come in tutti i piccoli borghi contadini d’Italia<br />

a fine Ottocento. È doveroso sottolineare che gli stenti<br />

erano condivisi dai più, che le fonti di reddito del<br />

nostro territorio, in particolare, la vite, la campagna e<br />

l’artigianato, non garantivano la sopravvivenza; che<br />

l’emigrazione, traumatica e dolorosa, si è affermata<br />

solo per sfuggire alla miseria. Così come il diritto di<br />

voto era riservato ai pochi e soli uomini proprietari<br />

fondiari facoltosi, l’analfabetismo dominante, le condizioni<br />

igieniche e sanitarie precarie, le protezioni sociali<br />

inesistenti. Da questo contesto è fiorito il desiderio di<br />

riscatto, di emancipazione, con la rinascita dello spirito<br />

associativo, di solidarietà e mutualità, per ottenere<br />

le conquiste sociali, progresso, sviluppo, democrazia;<br />

un processo lento, stentato e comune in tutta la peniso-<br />

6


la, che è costato dolorosi sacrifici, perché nulla nasce<br />

per caso.<br />

Questo saggio e un’opera meritoria dedicata ai giovani<br />

e a chi desidera mantenere cultura e tradizione di<br />

un’associazione, la S.O.M.S., portatrice di valori che<br />

sono apprezzata conquista alla base della convivenza<br />

sociale, affinché quel soffio vitale che la anima perduri,<br />

rinnovandosi, nel futuro.<br />

7<br />

Giuseppe Coco<br />

Sindaco di <strong>Silvano</strong> d’Orba


Presentazione<br />

Un antico proverbio ovadese recita: “Da Uò a Seivan u<br />

s’vò ante i pian e un se vò luntan” (Da Ovada a <strong>Silvano</strong><br />

si cammina in piano e non si va lontano). Tale affermazione<br />

interpreta il rapporto tra le due località: vicinanza<br />

di Ovada con <strong>Silvano</strong> e piacevole passeggiata. Una<br />

strada pianeggiante e agevole ancora prima della tramvia<br />

del 1881 da Ovada a Novi tra belle colli<strong>net</strong>te popolate<br />

di vig<strong>net</strong>i e il fiume Orba che offre il proprio nome<br />

a tutta la vallata.<br />

Nella tradizione popolare <strong>Silvano</strong> reca non poco contenuto<br />

al folklore letterario ovadese nei secoli scorsi ed è<br />

rimasto vivo (e ancora c’è qualche vecchio che lo ricorda)<br />

quando si diceva che non si avevano i soldi per passare<br />

“la nave”: era il pagamento di un pedaggio per varcare<br />

l’Orba da <strong>Silvano</strong> andando dall’altra parte del<br />

fiume, verso Rocca Grimalda.<br />

Ovada è sempre stata un polo di attrazione per <strong>Silvano</strong><br />

massime tra Otto e Novecento: ci si veniva per molte<br />

esigenze: lavoro, commercio, spese varie; le donne vi<br />

andavano per lavorare nelle due filande, quella dei<br />

Salvi e l’altra di Alloisio e per vendere le uova.<br />

<strong>Silvano</strong> era un paese che nel 1848 apparteneva alla pro-<br />

9


vincia di Novi, allora Liguria fino al 1859.<br />

Era un paese non privo di iniziative che aveva saputo<br />

impiantare ed organizzare una società operaia di mutuo<br />

soccorso.<br />

È appunto con questa società operaia che <strong>Silvano</strong> si è<br />

inserito nella storia del mutualismo dei lavoratori, in un<br />

convegno i cui lavori si sono svolti a Sampierdarena nel<br />

maggio scorso. Sono i piccoli centri che documentano<br />

la vitalità del mutuo soccorso e ne sottolineano l’importanza<br />

nel campo ergologico, dall’agricoltura all’artigianato.<br />

Marina Elettra Mara<strong>net</strong>to, autrice di alcuni eccellenti<br />

lavori, ha compiuto con intelligenza un atto di amore<br />

verso il proprio paese, attraverso un’assidua ricognizione<br />

di fonti, archivistiche e giornalistiche, recando un<br />

contributo storiografico rilevante e prezioso per<br />

<strong>Silvano</strong>. Questo paese nell’Ottocento e nel primo<br />

Novecento trova nelle pagine dense della Mara<strong>net</strong>to<br />

una sua dimensione, dignitosa nel contesto della Val<br />

d’Orba. Ogni paese vorrebbe avere una Mara<strong>net</strong>to che<br />

si dedichi alla sua storia con tanta passione e perizia. I<br />

Silvanesi possono essere contenti di questo libro che<br />

mette a fuoco le peculiarità della sua gente laboriosa e<br />

seria.<br />

Emilio Costa<br />

Presidente del Comitato di Genova<br />

dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano<br />

10


<strong>La</strong> <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> a <strong>Silvano</strong><br />

d’Orba<br />

Una storia nella cronaca<br />

(dal 1876 al 1926)<br />

Premessa<br />

L’articolo “Il futuro del Mutuo Soccorso”(“<strong>La</strong><br />

Stampa”- 5 aprile 2003) apparso in occasione delle<br />

celebrazioni per il 150° anniversario del primo congresso<br />

nazionale di Asti, sottolinea l’attualità e la vitalità<br />

delle <strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso che, radicate nel<br />

territorio e nel tessuto sociale in cui operano, sono tuttora<br />

più di quattrocento attive in Piemonte. Tra queste,<br />

la SOMS di <strong>Silvano</strong> d’Orba, a cui un atto di amore<br />

verso il paese e il senso di appartenenza, hanno attribuito<br />

un valore simbolico. Da qui, come accade talvolta,<br />

la curiosità di sapere di più e testimoniare, e la<br />

ricerca della memoria del luogo che ha acquisito,<br />

attraverso il tempo, ricchezza di significato in quel suo<br />

essere il passato, il presente, ed anche il futuro, conservando<br />

i suoi connotati. Coerenza, continuità,<br />

modernità, attraverso più di un secolo di st oria, partecipando<br />

e subendo, senza per questo invecchiare.<br />

Così, con la modestia che dovrebbe essere propria di<br />

13


chi storico non è, mi è sembrato doveroso inoltrarmi<br />

nel contesto nel quale sono sorte le <strong>Società</strong> di Mutuo<br />

Soccorso, prima di affrontare gli eventi nei quali collocare<br />

la nostra <strong>Società</strong>, per soddisfare l’intenzione di<br />

fornire una lettura attendibile, oltre che fruibile, a chi<br />

fosse interessato. <strong>La</strong> materia d’indagine, vastissima, in<br />

quanto basata principalmente sulla lettura dei giornali<br />

dell’epoca, ha reso non facile sia l’esigenza di operare<br />

una sintesi, nel rispetto dell’autenticità e dell’importanza<br />

dei fatti, sia la ricerca di una levità narrativa che<br />

induca a percorrere le pagine fino in fondo, corrispondendo<br />

alla segreta quanto ovvia speranza di chi scrive.<br />

<strong>La</strong> difficoltà di reperire una documentazione locale<br />

esauriente e materiale a cui fare riferimento, poiché<br />

molto è andato disperso o distrutto nel corso degli<br />

anni, è stata di stimolo più che d’ostacolo alla ricerca,<br />

costituendo motivo d’entusiasmo, tipico del neofita, che<br />

spera di scoprire qualcosa di “sensazionale” di cui si<br />

siano perse le tracce.<br />

Per questo devo gratitudine al sindaco Giuseppe<br />

Coco, che con l’abituale disponibilità e sensibilità mi<br />

ha sostenuto nell’attuazione del progetto; a quei<br />

Silvanesi che con pazienza hanno messo a disposizione<br />

tempo, cose e ricordi del passato; al Consiglio della<br />

<strong>Società</strong> di <strong>Silvano</strong> d’Orba, che mi ha permesso di fruire<br />

liberamente di quanto rimane della documentazione<br />

esistente; all’Istituto per la Storia della Resistenza di<br />

Alessandria (ISRAL), per le prime, fondamenali indicazioni<br />

bibliografiche; a Barbara Menegatti della<br />

14


Fondazione Centro per lo Studio e la Documentazione<br />

delle SOMS - ONLUS, Castellazzo B.da (Al), per la<br />

competenza e la padronanza delle informazioni che mi<br />

ha fornito; alla Biblioteca Civica di Ovada.<br />

Un particolare ringraziamento va all’Accademia<br />

Urbense di Ovada, senza la quale non sarebbe stato<br />

possibile procedere nella ricerca, al suo presidente<br />

Alessandro <strong>La</strong>guzzi e a Paolo Bavazzano, segretario di<br />

redazione, che con perizia e gentilezza hanno consentito<br />

a chi scrive di utilizzare per lungo tempo il pregevole<br />

archivio, e al segretario Giacomo Gastaldo.<br />

I Silvanesi<br />

Giovanni Chiappino, alias “Pieroni”, alias partigiano<br />

“Caio”, con i preziosi ricordi conservati per<br />

amore della memoria storica del paese, e Pupi<br />

Mazzucco, scrittore e autore di testi teatrali, instancabile<br />

promotore di avvenimenti culturali, sono figure di<br />

riferimento non solo per chi scrive. Con loro e grazie a<br />

loro, si è aperta la prima finestra sul percorso da seguire,<br />

nel momento più critico della realizzazione di un<br />

progetto.<br />

<strong>La</strong> famiglia Perasso, proprietaria dello storico<br />

“Albergo Italia”, con particolare gratitudine ad<br />

Alberto, Valentina e Walter, ha fornito conferme e chiarimenti<br />

relativi a situazioni, luoghi e persone a cui fare<br />

riferimento.<br />

Mario Arata, presenza assidua all’Accademia<br />

Urbense, conoscitore di luoghi e fatti altrimenti perdu-<br />

15


ti, ed appassionato conversatore, ha custodito preziosi<br />

ricordi familiari consentendone l’utilizzo.<br />

<strong>La</strong>ura Scarsi,a cui si deve il materiale fotografico<br />

sulla <strong>Società</strong> di M.S..<br />

Alessandro Soldatini, per le notizie storiche sui<br />

distillatori di grappe, un’attività tradizionale di cui i<br />

Silvanesi sono giustamente orgogliosi.<br />

Riservo per ultimo un affettuoso ringraziamento a<br />

Pierfranco Romero, scrittore silvanese molto attivo in<br />

tutte le iniziative culturali e membro fecondo di idee<br />

del Circolo Dialettale Silvanese “Ir Bagiu”, che mi ha<br />

sostenuta nelle ricerche d’archivio, di testimonianze,<br />

fornendo materiale documentale e dedicandomi molto<br />

del suo tempo, insieme alla gentile Signora Linuccia.<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> a <strong>Silvano</strong><br />

d’Orba<br />

<strong>La</strong> <strong>Silvano</strong> della seconda metà dell’Ottocento presentava<br />

le caratteristiche di una comunità rurale dedita<br />

prevalentemente alla coltura della vite e alla produzione<br />

vinicola, data la natura collinare del suo territorio,<br />

associate ad altre colture tra cui il gelso, quale elemento<br />

determinante per l’allevamento del baco da seta.<br />

Non sempre i proventi derivati da queste attività<br />

16


erano sufficienti al sostentamento delle famiglie che<br />

integravano il loro reddito prestando manodopera altrove,<br />

come succedeva dopo la vendemmia presso le<br />

distillerie del paese, o nel periodo della mietitura, o<br />

vendendo qualche prodotto al mercato di Ovada, un<br />

piccolo commercio che vedeva abitualmente le contadine<br />

avviarsi a piedi verso la città vicina, per vendere<br />

uova e latte.<br />

Intorno al 1876, anno di fondazione della <strong>Società</strong> di<br />

Mutuo Soccorso di <strong>Silvano</strong> d’Orba, erano attive in<br />

Ovada sette filande con 557 addetti, in prevalenza<br />

donne e bambini, provenienti anche dai centri vicini,<br />

con una probabile presenza di Silvanesi che fornivano<br />

manodopera e bachi da seta.<br />

E’ possibile che il processo di frazionamento fondiario<br />

delle grandi proprietà ecclesiastiche e nobiliari, che<br />

aveva ricevuto un grosso impulso con le Leggi Siccardi<br />

1 A partire dal 1875 funzionavano tre corse giornaliere di carrozze trainate<br />

da cavalli sul percorso Novi-Ovada, e dal 1878 analogo servizio da e per<br />

Alessandria. A metà ottobre 1881 si inaugura la ferrovia Novi-Ovada, che<br />

passa anche da <strong>Silvano</strong> (“tramvia”), mentre è del 1907 la ferrovia Novi-<br />

Alessandria, Oltre Orba.<br />

2 Secondo il Can. Vincenzo Legè, autore di <strong>Silvano</strong> d’Orba e la sua Pieve<br />

(1910), dagli Annali d’Italia di Muratori, si evince che “una pia novità” iniziò<br />

a Perugia nel 1260, con il costituirsi di processioni di penitenti che a poco<br />

a poco si estesero a Spoleto, poi in Romagna, formando un insieme di popolo<br />

di circa dieci-ventimila persone, che si spostava di città in città, e qui alla<br />

cattedrale, invocando misericordia a Dio e pace fra la gente. In breve questo<br />

fenomeno si estese a Genova e a tutto il Piemonte. Il popolo commosso, nel<br />

suo peregrinare da un luogo ad un altro vicino, coinvolgeva gli abitanti a ritrovare<br />

pratiche trascurate, quali la confessione e la comunione, conversioni, il<br />

perdono, con la restituzione della patria ai fuorusciti, ritornando alla concor-<br />

17


(1853), avesse contribuito alla formazione di un ceto di<br />

piccoli e piccolissimi proprietari, una tendenza protrattasi<br />

fino ai primi decenni del Novecento (con particolare<br />

rilievo nella provincia di Alessandria e nelle zone<br />

collinari), che doveva avere interessato anche <strong>Silvano</strong>.<br />

Nonostante ciò, il quadro economico e il tessuto sociale<br />

non apparivano sostanzialmente mutati. L’assetto<br />

urbano caratterizzava il paese per condizioni igieniche<br />

poco idonee alla salute degli abitanti; la strada principale<br />

era polverosa e piena di buche ed i letamai ingombravano<br />

le strade laterali; non vi erano fognature né<br />

acqua sufficiente al fabbisogno domestico di chi non<br />

possedesse pozzi da cui attingerla. Inoltre il paese man-<br />

<strong>La</strong> “tramvia” inaugurata nel 1881<br />

18


teneva un isolamento condivisibile con gli altri centri<br />

dell’Ovadese, avendo come unica via di comunicazione<br />

la strada provinciale per Novi, ed essendo l’Oltre<br />

Orba raggiungibile con una sorta di zattera a pagamento,<br />

che i documenti dell’epoca citano spesso come<br />

nave. 1<br />

In questo contesto si costituisce la <strong>Società</strong> di Mutuo<br />

3 M912: Ministero dell’Agric. Ind. e Comm., Ispett. Gen. del Credito e<br />

della Previdenza. Le <strong>Società</strong> di M.S. in Italia al 31 dicembre 1904.<br />

19


Soccorso a <strong>Silvano</strong> d’Orba ove le uniche associazioni<br />

esistenti, con finalità caritative e di culto, erano le antiche<br />

Confraternite del SS. Sacramento e del Rosario,<br />

erette nella Villa Superiore, e la Confraternita di San<br />

Sebastiano, eretta nell’omonimo Oratorio, nella Villa<br />

Inferiore. 2<br />

In assenza di un sistema di sicurezza sociale come<br />

oggi siamo abituati a concepire, i lavoratori del paese<br />

diedero vita ad un’istituzione che facesse fronte alla<br />

situazione di disagio sofferta dalla maggioranza della<br />

popolazione, sostenuta da benefattori che periodicamente<br />

integravano la cassa del mutuo soccorso con<br />

elargizioni, e si alternavano alla presidenza del<br />

Consiglio di Amministrazione.<br />

Fu un avvenimento importante per il paese che, uniformandosi<br />

in questo modo ad altri centri rurali, divenne<br />

opportunità di aggregazione e luogo dove si concentravano<br />

iniziative sociali e attività ricreative. Fu un elemento<br />

significativo di emancipazione per la popolazione<br />

che timidamente prendeva coscienza della necessità<br />

di stabilire un legame con altri, sotto il segno della collaborazione,<br />

del sostegno reciproco e della partecipazione.<br />

Facendo riferimento alla scheda sopra riportata, tratta<br />

dal Censimento storico delle <strong>Società</strong> di M.S.<br />

Cent’anni di solidarietà, Regione Piemonte, 1990,<br />

4 BC78: codice relativo alle notizie fornite dalle Biblioteche Civiche piemontesi<br />

a seguito della Circolare inviata nel 1978 dal Servizio Beni Librari<br />

20


possiamo ricostruire<br />

un percorso<br />

a partire dalla<br />

denominazione:<br />

<strong>Società</strong> di Mutuo<br />

Soccorso e<br />

<strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong><br />

di Mutuo<br />

Soccorso, Sede<br />

Sociale Via<br />

Roma, 31. (M912<br />

3 è il codice di<br />

riferimento apposto<br />

a questa<br />

seconda denominazione).<br />

Per un certo<br />

periodo è stata<br />

anche indicata come <strong>Società</strong> Agricola di Mutuo<br />

Soccorso (n.212, 12/2/1899- “Corriere delle Valli Stura<br />

ed Orba”).<br />

<strong>La</strong> Sede Sociale è stata proprietà della <strong>Società</strong> ed è<br />

della Regione Piemonte.<br />

5 (Min. Agric. Ind. Comm., Dir. Gen. Del Credito e della Previdenza.<br />

<strong>Società</strong> di M.S. giuridicamente riconosciute. Elenco delle <strong>Società</strong> esistenti al<br />

31/12/1912. Roma, Tipografia Naz.le G.Bertero e C., 1913).<br />

6- 6 bis Min. di Agric. Ind. e Comm., Direz. Gen. della Statistica delle<br />

<strong>Società</strong> di M.S. e delle Istituzioni cooperative annesse alle medesime, Roma<br />

Metastasio 1888 e 1898.<br />

21


attualmente proprietà del Comune.<br />

Le attività e le iniziative odierne sono sinteticamente<br />

riassunte in “convegni sindacali e politici, trattenimenti<br />

danzanti, spettacoli culturali”. Cercheremo di fornire<br />

elementi di conoscenza più dettagliati facendo riferimento<br />

a dati storici e istituzionali e alle cronache dei<br />

giornali.<br />

7 Min. di Agric. Ind. e Comm., Direz. Gen. del Credito e della<br />

Previdenza. Le <strong>Società</strong> di M.S. in Italia al 31 dicembre 1904- studi statistico.<br />

Roma, Tipogr. Naz.le di G. Bertero e C., 1906.<br />

8 M95: Min. di Agric. Ind. e Comm., Dir. Gen. della Statistica. Elenco<br />

delle <strong>Società</strong> di M.S.. Roma, 1898.<br />

22


Dell’archivio rimane poco: ciò è dovuto principalmente<br />

al saccheggio effettuato durante l’occupazione<br />

tedesca, ma anche ad una certa incuria verificatasi negli<br />

anni successivi (BC78 ) 4. Secondo l’Inventario<br />

dell’Archivio del giugno 2002, il documento più antico<br />

è lo Statuto Fondamentale- Regolamento Organico<br />

della <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> di Mutuo Soccorso del 1905.<br />

All’atto della fondazione era una <strong>Società</strong> maschile. Il<br />

numero di iscritti, inizialmente esiguo (se ne contavano<br />

ottanta al 31 dicembre 1878), registrerà un incremento<br />

notevole agli inizi del Novecento favorendo un progressivo<br />

aumento del capitale sociale.<br />

<strong>La</strong> lapide commemorativa apposta nell’atrio, all’interno<br />

dell’edificio reca la seguente dicitura: “<strong>Società</strong> di<br />

Mutuo Soccorso. Nella ricorrenza del cinquantenario<br />

della fondazione, a ricordo dei soci fondatori”. Segue<br />

l’elenco dei soci. <strong>Silvano</strong> d’Orba, 23 giugno 1905.<br />

E’ una lettura che, a prima vista, lascia intendere<br />

essere il 1905 l’anno di fondazione. Si riferisce, invece,<br />

alla data del riconoscimento giuridico che era facoltativo.<br />

Il riconoscimento giuridico della <strong>Società</strong> di <strong>Silvano</strong><br />

d’Orba, decreto del Tribunale di Novi Ligure in data<br />

23/6/1905, è contrassegnato dal codice M 912 5<br />

Nel “Corriere delle Valli Stura ed Orba”, n.563,<br />

21/10/!905, si riporta: “finalmente pare siano terminate<br />

le lunghe pratiche per il riconoscimento giuridico della<br />

nostra <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>. Già sono in pubblicazione le<br />

diverse copie dello Statuto e quanto prima avremo l’a-<br />

23


gognato decreto. Fu però un lungo passato”. Firmato:<br />

Pro Silva.<br />

Il 1876, quale data di fondazione, risulta dalla documentazione<br />

ufficiale contrassegnata dai codici M78 6 ,<br />

M85 6 bis, M904 7.<br />

Le date successive 1878-M95 8, 19.3.1905-ASOC 9<br />

,1905-M912 10 , potrebbero significare una variazione<br />

<strong>La</strong> facciata della SOMS oggi<br />

24


degli Statuti, della denominazione o della Sede sociale.<br />

Non tutte le <strong>Società</strong>, all’inizio, potevano permettersi<br />

un edificio come in seguito avvenne nei centri in cui<br />

furono costituite. Della più antica sede della SOMS di<br />

<strong>Silvano</strong> non si sono reperite notizie dall’Archivio. Una<br />

prima supposizione fa pensare che un locale ad uso<br />

della <strong>Società</strong> Ope raia potesse trovarsi fra Via Roma e<br />

Piazza Cesare Bat tisti, in angolo col vicolo posto fra l’attuale<br />

pizzeria e la casa di Paolo Scarsi, al numero civico<br />

10. <strong>La</strong> testimonianza proviene dai geometri Giu seppe e<br />

Pierfranco Romero che effettuarono la ristrutturazione<br />

dell’edificio nell’anno 1965.<br />

L’allora proprietario Cav. Ferdinando Robbiano si<br />

era opposto al rafforzamento della soletta del primo<br />

piano ritenendola solida, dal momento che alla fine<br />

dell’Ottocento, in quelle sale, “si erano tenute tante<br />

feste da ballo”. Una indicazione importante è fornita<br />

da Pupi Mazzucco, la cui bisnonna signora Pernigotti<br />

era proprietaria dello stabile: al piano terreno gestiva<br />

una rivendita di farinata. Ai piani superiori vi erano i<br />

locali di uso privato, due stanze destinate ad eventuali<br />

pensionanti, ed un salone che la proprietaria affittava<br />

per le feste.<br />

Delle tante persone intervistate in proposito, nessuna<br />

ha ricordo dell’esistenza o dell’ubicazione di un<br />

edificio più antico della <strong>Società</strong> di M.S., anche se ciò<br />

discorda con una corrispondenza del 1897, riportata<br />

in seguito, in cui Ida Gualco, in una recita allestita<br />

25


dalla <strong>Società</strong> Filodrammatica, “fece palpitare più di<br />

un cuore dal palcoscenico del nostro piccolo teatro”<br />

(n.316, 3/2/1901). <strong>La</strong> <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> doveva avere<br />

una sede ampia ed un piccolo teatro. Non sappiamo di<br />

più.<br />

Dell’edificio che ospita tuttora la Sede sociale, in<br />

Via Roma 31, si ha per la prima volta notizia in data<br />

11/9/1904, al n.504 del “Corriere delle Valli Stura ed<br />

Orba”: “Avviso d’Asta: Il Presidente della <strong>Società</strong> di<br />

M.S. avverte che domenica 18 settembre, ad ore due<br />

pomeridiane, nella sala sociale, avrà luogo l’incanto<br />

a candela vergine per la costruzione dell’edificio<br />

sociale. L’incanto si riferisce alla sola mano d’opera<br />

che da perizia fu calcolata la spesa di £. 2992,40.<br />

Deposito a farsi £. 200. Spese d’asta a carico dell’<br />

appaltatore. Capitolato delle condizioni visibile nella<br />

Segreteria Comunale tutti i giorni nelle ore d’ufficio.<br />

Il Presidente Eugenio Riva”.<br />

Successivamente, il 2 febbraio 1906, il vicepresidente<br />

della <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>, Giovanni Robbiano,<br />

annuncia che l’11 febbraio si svolgerà l’asta per la for-<br />

26


nitura dei serramenti necessari al costruendo edificio<br />

sociale. I lavori non devono avere incontrato difficoltà<br />

se il 16 settembre 1906 il “Corriere” informa che ci<br />

sarà l’inaugurazione del Teatro Sociale, a cui seguirà<br />

una festa da ballo “nel grandioso salone sociale”.<br />

“Una storia nella cronaca”<br />

Corrispondenze tratte dal “Corriere<br />

delle Valli Stura ed Orba”, settimanale<br />

ovadese, dal 23.2.1896. anno II, al<br />

29.5.1915<br />

Il 1876 coincide con l’apertura di un periodo storico<br />

che vede l’avvento della Sinistra al governo, con<br />

Agostino Depretis, e si svolge fino al secondo ministero<br />

Giolitti (1903 - 1913), un percorso nel quale, attraverso<br />

importanti riforme nella legislazione sociale, nell’amministrazione<br />

dello Stato e nell’istruzione, comincerà<br />

a mutare il volto della società italiana, pur segnato<br />

da conflitti sociali, lotta politica e guerre coloniali.<br />

In questo quadro muove i suoi primi passi la <strong>Società</strong><br />

di Mutuo Soccorso di <strong>Silvano</strong> che compare per la<br />

prima volta nelle corrispondenze in terza pagina del<br />

“Corriere della Valli Stura ed Orba” al n. 100,<br />

27.7.1897, con la notizia di un gran ballo pubblico, con<br />

27


scelta Orchestra Silvanese, “nelle sale della <strong>Società</strong> di<br />

M.S.”. Si parla di sale, lasciando intendere che il vecchio<br />

edificio fosse in grado di accogliere molte persone.<br />

“I baldi giovani e le belle forosette hanno voglia di<br />

sacrificare alla dea Tersicore, a marcio dispetto di chi…<br />

i lettori m’han capito”, commenta lo scrivente che si<br />

firma Ballerino.<br />

Il ballo è una passione autentica dei giovani silvanesi,<br />

contrastata dalla severità degli ambienti clericali che<br />

vedevano in esso lo zampino del Maligno. Possiamo<br />

ravvisare, in questa ed in altre corrispondenze di questo<br />

periodo, la distanza che esisteva tra l’interpretazione<br />

rigida della vita, secondo i precetti della Chiesa, e la<br />

propensione naturale a negare la mortificazione e a<br />

intendere lo svago quale diritto a fruire di un aspetto<br />

giocoso e rassicurante dell’ esistenza. Non si trovano,<br />

per ora, segni di un cattolicesimo progressista, di cui<br />

l’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII (1891) fu<br />

l’espressione ufficiale. Semmai si evidenzia un’ostilità<br />

che traccia il solco verso forme di comportamento che<br />

naturalmente si evolvono. Il precedente è costituito da<br />

una visita di Mons. Igino Bandi, Vescovo di Tortona<br />

(15/11/1896), che non recede dal pronunciare anatemi<br />

contro il ballo che per i Silvanesi “è un’antichissima<br />

tradizione e un lecito, gradito e forse unico passatempo<br />

di cui usiamo con parsimonia e onestamente”.<br />

Questo pensiero fisso del Vescovo contro i balli pubblici<br />

nei quali si vede anche l’emanazione del fronte<br />

28


laico della società, persiste nella sua pastorale anche in<br />

occasione della cresima. “Troverà molti bambini da<br />

cresimare, e troverà che le sue pastorali hanno lasciato<br />

il tempo di prima”, è il commento (8/11/1896).<br />

Nella chiesa di S. Sebastiano si celebra solennemente<br />

la festa del Santissimo Rosario. A seguire, i fedeli<br />

dovrebbero riunirsi in processione con la cassa della<br />

Madonna. “Quest’anno le cose non andarono così. E’<br />

uso che la cassa venga portata da coloro che offrono la<br />

maggior somma nell’incanto che si tiene (…)”, ma un<br />

amministratore ha l’infelice idea di esigere subito la<br />

somma raccolta, ne nasce una baruffa, e così accade che<br />

la povera Madonna non<br />

esca dalla chiesa. E per<br />

quell’anno non si fece la<br />

processione. Uniamo quest’episodio<br />

ad un'altra<br />

delusione in agguato:<br />

prima s’informa la popolazione<br />

che la processione<br />

per la festa di San<br />

Pancrazio sarà, come<br />

d’uso, accompagnata dalla<br />

musica, e che la festa<br />

patronale sarà allietata da<br />

“molteplici divertimenti”,<br />

ballo pubblico con la<br />

banda, le giostre e il tiro a<br />

San Pancrazio<br />

29


segno. Ma il 23 maggio (n.120) si annota che la banda<br />

non ha seguìto la processione per ordine dell’autorità<br />

ecclesiastica che “vede la profanazione in tutto”. Ci si è<br />

consolati, però: “di giorno il ballo delle bottiglie, e alla<br />

sera le forosette”.<br />

Le principali case del paese sono “aperte negli inviti<br />

dei forestieri accorsi, e vi so dire che per le case<br />

<strong>La</strong>nza, Cortella, Ponte, Grillo, Bianco, Ferretti, si poteva<br />

ritenere vero il detto patet omnibus”. Il sesso femminile<br />

è degnamente rappresentato con “smaglianti toilettes<br />

dai colori vivaci”.<br />

E’ un’immagine gaia di vita, sembra tutto bello,<br />

movimentato in questi anni di fine secolo, anche se non<br />

è così. Illustri ospiti frequentano la borghesia e la nobiltà<br />

silvanese, che organizza ricevimenti e feste private<br />

30


nelle belle ville, che testimoniano tuttora l’esistenza di<br />

un gruppo ristretto di famiglie consapevoli, come<br />

vedremo, di dover qualcosa ai meno abbienti.<br />

Assumendo un ruolo filantropico che faceva parte dell’ordine<br />

costituito, si metteva a posto anche la coscienza.<br />

Pur celebrando l’aspetto pagano delle festività religiose,<br />

i balli pubblici sono l’occasione di sostenere il<br />

fondo della <strong>Società</strong>, o altre iniziative che da essa provengono<br />

per fungere da richiamo e stabilire legami con<br />

chi ne riconosce i meriti e la funzione. E’ orgogliosa la<br />

<strong>Società</strong> della sua banda musicale composta da “ottimi<br />

elementi” (Maestro, Torquato Rossignoli), come è<br />

orgogliosa delle sue feste “con la sala riccamente<br />

addobbata (n.135, 27/1/1901, Carnevale), dei balli a<br />

palchetto all’aperto nella stagione estiva che si apre<br />

ogni anno con la festa di San Pancrazio, e culmina con<br />

la festa della Pieve, in onore della Madonna della Neve<br />

(“ballo pubblico sotto elegante padiglione rallegrato da<br />

scelta orchestra” n.302, 4/8/1901), nonché del sostegno<br />

che fornisce ad altri eventi, come la “Fiera dei Morti”,<br />

una fiera del bestiame che si organizza il 3 novembre,<br />

con lotteria. Ripetutamente leggeremo la cronaca di<br />

avvenimenti di questo tipo. “E’ noto a tutto il mondo<br />

civile e anche…all’altro che le nostre feste superano<br />

sempre ogni aspettativa”, si sottolinea con compiacimento<br />

anche in seguito (n.708, 9/8/1908).<br />

E’ un rapporto molto stretto quello tra i Silvanesi e<br />

31


San Pancrazio. E’ bello e vestito da antico romano,<br />

questo quattordicenne che si offrì senza cedimenti al<br />

martirio della decapitazione, per non rinnegare la fede<br />

cristiana davanti all’Imperatore Diocleziano. Sta nella<br />

piccola chiesetta sopra la collina, in un luogo protetto<br />

da una vegetazione fitta che si apre ogni tanto per<br />

mostrare di quanta bellezza <strong>Silvano</strong> sia capace. San<br />

Pancrazio, il giorno della sua festa, mette d’accordo<br />

tutti, ed è forse questo il miracolo più grande di questo<br />

santo piccolino, che nemmeno appare più nei calendari;<br />

un miracolo che si rinnova nella tradizione fino ad<br />

oggi, anche per merito dell’ “Associazione Amici di<br />

San Pancrazio”, sorta nel 1980, la cui attività costituisce<br />

un motivo di aggregazione ed integrazione, senza<br />

distinzioni di pensiero almeno per un giorno.<br />

Vale la pena di riportare parte della corrispondenza<br />

di Cyrano di Bergerac (n.747, 9/5/1909) che descrive<br />

meglio di altre il sentimento comune di questa ricorrenza:<br />

Su, su in alto, sopra una volta culminante che domina<br />

tutto il Silvanese, s’erge una chiesetta secolare, sola<br />

vibratesi quasi nell’azzurro dello spazio. E’ San<br />

Pancrazio. E’ là che mercoledì dodici maggio, avrà<br />

luogo la tradizionale allegra festa del nostro patrono.<br />

<strong>La</strong> festa tanto cara ai Silvanesi tutti, ed a moltissimi dei<br />

vicini paesi.<br />

(…) Per i dilettanti di paesaggio il panorama non<br />

potrebbe essere più splendido ed attraente. Dalla spia-<br />

32


nata della chiesa l’occhio corre abbagliato<br />

dall’Appennino all’ultimo lembo della vasta pianura<br />

alessandrina, dai più lontani colli del Monferrato<br />

cosparsi di paesetti alla selvosa Orba, attorcigliatesi<br />

come un serpente dalla squame d’argento intorno alle<br />

colline circostanti.<br />

(…) Quasi tutte le trattorie del paese trasportano<br />

baracche ed utensili nei verdi boschi di San Pancrazio.<br />

Sguarniranno la cantina delle migliori bottiglie di<br />

bianco e nero per accontentare gli eventuali avventori,<br />

per ristorare e spegnere gli appetiti che l’aria pura<br />

risveglierà più che mai eccitati.<br />

<strong>La</strong> SOMS, l’Amministrazione comunale<br />

e le altre istituzioni.<br />

Nel 1896, anno di cui possiamo iniziare a leggere le<br />

corrispondenze sul ”Corriere delle Valli Stura e Orba, il<br />

Marchese Carlo Cusani Visconti è Sindaco di <strong>Silvano</strong>.<br />

Quando l’anno successivo rassegnerà le dimissioni per<br />

motivi personali, gli succederà il Dott. Giacinto <strong>La</strong>nza,<br />

Generale Medico: “Il paese approvò e applaudì il buon<br />

senso del Consiglio che mira ad un’Amministrazione<br />

seria e onesta. Con la banda e l’orchestra si festeggia<br />

l’elezione con applauditi concerti sotto le finestre del<br />

Generale”. Tale tripudio mal s’accorda con la seconda<br />

parte della corrispondenza, che esprime il malcontento<br />

diffuso per gli accertamenti dei redditi di Ricchezza<br />

33


Mobile: “(…) la popolazione pacifica e laboriosa è colpita<br />

nella sua potenzialità economica e sente ormai di<br />

non poter più seguire il Fisco nelle sue esageratissime<br />

pretese” (n.142, 10/10/1897). Le pretese del fisco sono<br />

da sempre esageratissime, quando la popolazione<br />

avverte la distanza tra chi contribuisce a finanziare il<br />

patrimonio pubblico e chi dovrebbe riconvertire in servizi<br />

utili alla comunità la ricchezza acquisita, con atti<br />

amministrativi rivolti al bene comune.<br />

<strong>La</strong> <strong>Silvano</strong> di fine Ottocento e dei primi del<br />

Novecento rivela, a momenti alterni, speranze e delusioni<br />

ogni volta che una crisi nell’Amministrazione o<br />

nuove elezioni prospettano cambiamenti o il mantenimento<br />

delle promesse, e la <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> ne è lo<br />

specchio. Infatti le cariche di Sindaco e di Consigliere<br />

comunale, come la presidenza della SOMS, sono affidate<br />

a persone che abbiano un ruolo sociale rilevante<br />

per titolo di studio e censo. Il nobile, l’avvocato, il<br />

medico, il farmacista, l’industriale, fanno parte di una<br />

categoria sociale di grande influenza. Rappresentano il<br />

potere al quale rivolgersi, un’ investitura nella quale<br />

confidare, una dipendenza psicologica e materiale che<br />

fa assegnamento nella benevolenza, nella concessione,<br />

e che rende ancora poco chiara l’acquisizione di un<br />

diritto a migliori condizioni di esistenza e il dovere di<br />

rivendicarlo.<br />

Il riconoscimento del ruolo si coglie nella deferenza<br />

del linguaggio e negli accenni “alla fiducia dei benpen-<br />

34


santi” e ad una maggioranza del paese “amante e desiderosa<br />

dell’ordine”, oltre che dell’incremento della<br />

<strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>. Il gesto filantropico è visto come l’unica<br />

possibilità di risolvere in tempi brevi la mancanza<br />

di interventi che sostengano i più urgenti bisogni della<br />

popolazione, che appare silenziosa, ignara, rassegnata.<br />

E’ l’ing. Belimbau che ha intenzione di far installare<br />

una pompa per dare acqua alla regione del castello, servendosi<br />

della cascata del Molino, “dando qualche<br />

bocca agli abitanti del paese e specialmente a quelli<br />

della Villa Superiore”. Ed è ancora lui che si offre di<br />

donare l’area per la costruzione del nuovo cimitero, in<br />

sostituzione dei due esistenti di cui uno al centro del<br />

paese e l’altro a pochissima distanza (2 ottobre 1898).<br />

E’ sempre lui che mette a disposizione della scuola elementare<br />

una vigna, con tutto l’occorrente perché la viticoltura<br />

diventi un insegnamento pratico, secondo le<br />

indicazioni del ministro Baccelli (16 ottobre 1898),<br />

donando il raccolto a coloro che porteranno avanti il<br />

progetto e ricevendo una medaglia d’argento “per i<br />

benemeriti dell’Istruzione” (13 novembre 1898).<br />

Eccolo Presidente onorario del costituendo Patronato<br />

a favore dei bambini poveri, per favorire la frequenza<br />

scolastica e provvedere al vitto e al vestiario.<br />

Nell’adunanza fissata in Municipio il 13 novembre,<br />

sarà nominato presidente il Gen. Dott. Giacinto <strong>La</strong>nza,<br />

Sindaco di <strong>Silvano</strong>.<br />

Per i Silvanesi che abbiano desiderio di riscoprire la<br />

35


propria identità, citiamo i nomi delle patronesse:<br />

Eugenia Belimbau, Doralice Bardazza, Cesarina<br />

Bianco, Eugenia Carbonelli ved. Lombardi, Elisa<br />

Cortella Grappiolo, Caterina Ferretti Vassallo, Luisa<br />

Fornaro Rossi, Elisa Grillo Gandini, Clorinda <strong>La</strong>nza<br />

Vitali, Antonina Ponte, Rosina Robbiano Oberti,<br />

Maddalena Robbiano Repetti, Caterina Robbiano<br />

Sericano, Caterina Romero . Il Ministro invierà al<br />

Patronato £ 200 come sussidio (18 dicembre 1898).<br />

Qualche malumore al momento dell’attribuzione dei<br />

sussidi non toglierà il merito all’intenzione.<br />

L’instancabile ing. Belimbau si fa promotore di conferenze<br />

di agricoltura “di molto successo”, oratore Prof.<br />

Cavazza, direttore della Scuola Superiore di Agraria a<br />

Bologna. Il sindaco, che non vuole essere da meno, lo<br />

precede con la premiazione di alunni meritevoli, donando<br />

a ciascuno un libretto postale di risparmio il cui<br />

onere è totalmente a suo carico, con discorso “denso di<br />

concetti belli e commoventi” (21 agosto 1898). <strong>La</strong><br />

banda della <strong>Società</strong> operaia sostiene con la sua presenza<br />

questa benemerita iniziativa.<br />

Ci pare doveroso aprire una parentesi sulle elezioni<br />

amministrative e politiche, poiché in questo contesto è<br />

facile individuare la centralità della <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> e<br />

del suo percorso.<br />

<strong>La</strong> riforma elettorale di Agostino Depretis, approvata<br />

nel 1882, aveva portato gli elettori da mezzo milione<br />

a più di due: il suffragio ristretto, tipico dei regimi libe-<br />

36


ali ottocenteschi (cittadini maschi di almeno venticinque<br />

anni, alfabetizzati, con imposta diretta annua di<br />

almeno quaranta lire), viene esteso a coloro che , compiuti<br />

ventuno anni, pagassero almeno diciannove lire<br />

d’imposta annua, e avessero frequentato il primo biennio<br />

della scuola elementare. <strong>La</strong> strada da percorrere<br />

sarà lunghissima, se pensiamo che al suffragio universale<br />

maschile si arriverà nel 1912, e al diritto di voto<br />

alle donne dopo la fine del secondo conflitto mondiale.<br />

“ Nella compilazione delle liste elettorali vennero fra<br />

gli altri iscritti due nuovi elettori contro i quali fu apposto<br />

ricorso perché, dai documenti, era dubbio il diritto<br />

di partecipare della delega del padre, per censo”: siamo<br />

nel 1907, e il censo è indicato come condizione determinante<br />

per votare. <strong>La</strong> Corte d’Appello di Casale, convaliderà<br />

l’iscrizione dei richiedenti (11 agosto 1907).<br />

Motivo di riflessione ci viene fornito dalle percentuali<br />

degli elettori:<br />

1861: 1,9 %.<br />

1882: 6,9 % (con la nuova legge).<br />

1913: 23 % (suffragio universale maschile).<br />

Non è difficile individuare nell’analfabetismo e nella<br />

povertà diffusa una gravissima piaga sociale, e concludere<br />

che il Paese fosse rappresentato da una percentuale<br />

insignificante di aventi diritto al voto. Ancora troppo<br />

recente la Legge Coppino sull’istruzione obbligatoria<br />

(1879), per rilevarne gli effetti. A <strong>Silvano</strong> l’istruzione<br />

dei fanciulli è limitata alle prime tre classi elementari:<br />

37


“Cosa faranno un altr’anno questa cinquantina di bambini<br />

e bambine che la nostre scuole non possono accogliere?<br />

(…) Sono ancora troppo giovani e deboli per<br />

coadiuvare i loro parenti. Sarà un sacrificio non lieve<br />

per il Comune l’istituzione di una nuova classe. (…) Se<br />

le annate sono cattive non sarà certo con l’analfabetismo<br />

e l’ignoranza che si combatterà la crisi” (n.758,<br />

25/7/1909). Lo stipendio di una maestra comunale è di<br />

£ 1000 annue (n.855, 3/6/1911).<br />

I Sindaci, come i Prefetti, sono di nomina regia fino<br />

al 1888 quando, con la riforma delle amministrazioni<br />

locali, potranno essere eletti dal Consiglio comunale.<br />

<strong>La</strong> pena di morte viene abolita nel 1889, grazie alla<br />

riforma Zanardelli del Codice Penale.<br />

<strong>La</strong> condizione di distacco tra chi esercita il potere e<br />

chi ne è soggetto, si scorge nella lettura del “Corriere”<br />

in una riflessione amara: “(…) a <strong>Silvano</strong> i più sono<br />

ignari dell’importanza del voto e del mandato amministrativo”<br />

(n.336, 16/6/1901).<br />

Alle elezioni generali del 21 marzo 1897, il Collegio<br />

di Capriata d’Orba, di cui <strong>Silvano</strong> fa parte, aveva decretato<br />

la vittoria dell’ Avv. G.B. Cereseto, sostenuto dal<br />

Comitato Elettorale Liberale.<br />

Elettori iscritti nel Collegio, 7131, votanti 5515. A<br />

<strong>Silvano</strong>, su una popolazione di circa tremila abitanti<br />

(3129 abitanti rispetto ai 2794 del 1881, sono i dati<br />

espressi con precisione nel censimento del 1901), risulta<br />

che a preferire l’On. Cereseto sono 95, mentre all’al-<br />

38


tro candidato Brizzolesi, di cui non si specifica alcunché,<br />

vengono assegnate 102 preferenze ( saranno<br />

entrambi eletti al Parlamento).<br />

Il giornale non fornisce altri dati rilevanti, se non l’elenco<br />

dei comuni del Collegio: Ovada, Tagliolo,<br />

Belforte, Lerma, Casaleggio, Mornese, Montaldo<br />

Castelletto, <strong>Silvano</strong>, S. Cristoforo, Capriata, Basaluzzo,<br />

Fresonara, Francavilla Tassarolo, Bosco, Pasturana,<br />

Frugarolo, Roccagrimalda, Carpe<strong>net</strong>o Montaldeo,<br />

Trisobbio, Morzasco, Orsara, Rivalta, Castelnuovo,<br />

Visone (n. 324, 21/3/1897). Il quadro della partecipazione<br />

al voto e della rappresentatività delle comunità<br />

interessate ci appare davvero desolante, se pensiamo<br />

che è compresa anche la città di Ovada.<br />

A <strong>Silvano</strong>, ciò risulta assai evidente. Anche la<br />

<strong>Società</strong>, pur in attivo nel bilancio e quindi saggiamente<br />

amministrata, non si rivela in questo periodo come centro<br />

attivo di promozione culturale e stimolo all’evoluzione<br />

di un sistema immobilizzato nei canoni della tradizione.<br />

Assolve molto bene una funzione ricreativa e<br />

di aggregazione, attraverso i balli, le feste, le esibizioni<br />

della banda e dell’orchestra, ma non v’è traccia, almeno<br />

nella cronaca, di un dibattito su temi che sono vitali<br />

per il paese. Infatti nella prima notizia di convocazione<br />

dei soci per l’elezione del nuovo presidente<br />

(n.122,6/6/1897), quando al posto del dimissionario<br />

avv. Cortella viene nominato presidente Matteo Gualco<br />

fu Paolo, si legge: “alla maggioranza del paese, amante<br />

39


e desiderosa dell’ordine, e dell’incremento della<br />

<strong>Società</strong>, la nomina di Gualco riesce ben accetta.<br />

Speriamo che il nuovo eletto, sostenuto dalla fiducia<br />

dei benpensanti, possa riuscire ad appagare le giuste<br />

aspirazioni di gran parte dei soci”. Si rivela in quest’ultima<br />

affermazione l’impronta conservatrice moderata<br />

della <strong>Società</strong> silvanese, un tratto ancora comune a<br />

molte società piemontesi di quell’epoca, nelle cui<br />

norme si può individuare un atteggiamento moralista,<br />

apolitico , legalitario. Nello statuto del 1905 si afferma<br />

infatti che il principio ispiratore è “promuovere l’istruzione,<br />

la moralità, la fratellanza, il mutuo soccorso, fra<br />

le classi operaie ed agricole”, e all’art.37, tra i doveri<br />

dei soci, che questi “devono essere cittadini operosi e<br />

buoni, alieni dal malcostume, dall’ubriachezza e dalle<br />

risse, e ossequienti alle leggi dello Stato”.<br />

Agli articoli 49 e 50, non hanno diritto al sussidio i<br />

soci affetti da malattia proveniente dall’ abuso abituale<br />

di alcolici, o feriti in rissa, né coloro che contagiati da<br />

malattia venerea o sifilitica non possano dimostrare di<br />

averla contratta indipendentemente da volontà o vizio.<br />

Il bilancio è in attivo, l’incremento degli iscritti porta<br />

nuova linfa al capitale sociale, “(…)lo spirito di associazione,<br />

il sentimento del mutuo soccorso, sono pe<strong>net</strong>rati<br />

e radicati vivamente nell’animo e nel costume<br />

della popolazione silvanese, ciò che assicura una vitalità<br />

durevole e rigogliosa della “<strong>Società</strong> Agricola”<br />

(n.212, 12/2/1899), Assemblea di Bilancio che chiude<br />

40


con un utile di £.314,60 e un avanzo di £.10.173, 61).<br />

Sarà davvero amante e desiderosa dell’ ordine e fiduciosa<br />

nei “benpensanti”, questa maggioranza del paese,<br />

o piuttosto inconsapevole, ignara, col capo ancora<br />

abbassato a contemplare l’angusta visione delle difficoltà<br />

del sopravvivere? E il sentimento del mutuo soccorso<br />

sarà proprio così “pe<strong>net</strong>rato e radicato nell’animo<br />

e nel costume della popolazione”?<br />

Poi, a un tratto, ecco la percezione di un mutamento.<br />

I Silvanesi sembrano risvegliarsi. Non appaiono più<br />

caratterizzati da una rassegnazione antica, immobili<br />

nell’attesa che qualcosa ricada dall’alto. Non è più soltanto<br />

l’ing. Belimbau, o altri come lui, a promuovere<br />

una pur meritevole azione filantropica, iniziative che<br />

attivino un minimo di crescita culturale, o interventi<br />

migliorativi generalizzati. E’ invece l’amministrazione<br />

comunale che continua a darci la dimensione dell’immobilità,<br />

a rivelarsi inadeguata alle aspettative e a dare<br />

risposte, incapace di cogliere i segni del cambiamento.<br />

Un avvicendarsi di crisi e di sindaci che la porteranno<br />

al commissariamento, proprio a causa della mancanza<br />

di rappresentatività. Il popolo comincia a osservare, a<br />

muoversi, a porsi domande, a denunciare il proprio<br />

malessere.<br />

Il quadro idilliaco che presentava un paese in festa, i<br />

ricevimenti nelle ville, la celebrazione della bontà degli<br />

amministratori e dei benefattori, fornitoci dalle prime<br />

corrispondenze, si trasforma mettendo a fuoco altri pro-<br />

41


tagonisti che sono la <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>, le associazioni a<br />

carattere politico e le persone che scrivono non più<br />

rammaricandosi dei divieti del Vescovo, ma assumendo<br />

un abito più critico e consapevole dei propri diritti e dei<br />

doveri di chi li amministra. Così i vecchi della frazione<br />

Bacchetti si rimboccano le maniche e costruiscono una<br />

scuola “piccola, modesta, ma tutta a nuovo”, che si<br />

inaugura il 15 dicembre 1902. L’Amministrazione<br />

interviene con un sostegno pecuniario e con la nomina<br />

di una maestra, Giulietta Piccaluga, già figlia di insegnanti<br />

operanti nel Comune (n.414, 21/12/1902).<br />

Le iniziative di richiamo della <strong>Società</strong> per incrementare<br />

il fondo sociale e il numero dei soci, si susseguono<br />

finché nel 1901 (n.314, 20 gennaio) si scorge un’assemblea<br />

gremita, i soci sono ora centocinquanta, il<br />

capitale sociale di £.11.355. Il cassiere Paolo Robbiano,<br />

farmacista, viene eletto presidente all’unanimità, la<br />

carica di cassiere viene affidata Luigi Perasso, fu<br />

Gaspare. Consiglieri: Pasquale Gualco, G.B. Scalzo,<br />

Giuseppe Riva, Paolo Fornaro, Domenico Ferrando,<br />

Giuseppe Mi<strong>net</strong>ti.Segretario Carlevaro G.B., fu<br />

Nicola.“ <strong>La</strong> <strong>Società</strong> può dirsi fiorente sotto ogni aspetto<br />

e tale da fare invidia a molte consorelle”, è il commento<br />

unito all’augurio di un incremento di capitale.<br />

Una <strong>Società</strong> più numerosa presuppone una crescita<br />

della partecipazione ed un’occasione di confronto. <strong>La</strong><br />

cronaca non registra più soltanto balli e feste, attraverso<br />

i quali la <strong>Società</strong> fa “affari d’oro”. Compare l’accen-<br />

42


no all’esistenza di un gruppo socialista che organizza<br />

una conferenza in Piazza Cesare Battisti: “(…) molta<br />

aspettativa per l’oratore che è un giovane concittadino”<br />

(n.370, 31/3/1902). Già il pubblicista Francesco<br />

Oddone aveva trattato, il 16 marzo, l’argomento della<br />

crisi vinicola in rapporto con il socialismo. Ancora: “Il<br />

Circolo socialista organizza una conferenza di<br />

Armando Sessi, direttore del “<strong>La</strong>voro” di Novi Ligure<br />

(16 dicembre1903, argomento non precisato)<br />

I Silvanesi accorrono alle conferenze dei Socialisti e<br />

dei Democratici Cristiani “nei loro contradditori abbastanza<br />

interessanti”: è con questa denominazione che si<br />

presenta per la prima volta nella cronaca quello che in<br />

seguito verrà indicato come il Partito clericale o , più<br />

semplicemente, i “Clericali”. Si commenta con un certo<br />

fastidio la presenza del delegato di polizia di Novi, “che<br />

troppo spesso e inutilmente deve venire fra noi a tutelare<br />

l’ordine pubblico che, sono certo, il nostro popolo<br />

non vorrà turbare”.<br />

Assisteremo ad un succedersi di conferenze che forniscono<br />

l’opportunità di un confronto critico e di un<br />

approccio della popolazione ai problemi sociali e politici.<br />

In occasione della conferenza sul militarismo al<br />

Circolo socialista “ si auspica la presenza di avversari<br />

per un contradditorio”, relatore Ezio Bartolini, direttore<br />

del periodico “<strong>La</strong> Pace” (13 marzo 1904).<br />

Cominciamo così a percepire la vitalità del movimento<br />

cattolico che mette radici nella popolazione di <strong>Silvano</strong>.<br />

43


Nell’ambito della festa Federale Agricola Cattolica,<br />

presenti le Istituzioni Federali Diocesane con i rispettivi<br />

venticinque gonfaloni, s’inaugura il “Circolo<br />

Democratico Cristiano” (25 aprile 1904).<br />

<strong>La</strong> cerimonia della benedizione del nuovo vessillo<br />

avviene nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano,<br />

madrina la sig.ra <strong>La</strong>nza, padrino il marito avv. Lorenzo<br />

(n.485, 1/5/1904). Il banchetto a seguire è allestito<br />

sotto l’ampio porticato annesso alla casa di Carlo<br />

Pietranera. Più di duecento i commensali silvanesi e<br />

non, tra cui il Prevosto Don Cei, il geom. Stefano<br />

Bianco, l’avv. Ferretti, l’avv. Peirone.<br />

Numerosi i brindisi con discorso, a cui seguono le<br />

conferenze: “Organizzazione Professionale Cattolica”,<br />

relatore il rag. Scevola, direttore della Banca di San<br />

Sebastiano, Tortona; “Cooperazione Agricola”, relatore<br />

il teologo Don Carenna, curato di Casteggio;<br />

“Istituzione delle cantine sociali”, relatore il teologo<br />

Don Carrà; “Assicurazione contro i danni d’incendio”,<br />

relatore l’avv. Arbasino, presidente della Federazione<br />

Diocesana di Tortona. Al termine, spettacolo di fuochi<br />

d’artificio e concerti delle bande musicali. Ci sarà stata<br />

anche la banda della <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>? Il giornale non lo<br />

dice. Una festa davvero grandiosa.<br />

I titoli delle conferenze sono un chiaro segnale dell’impegno<br />

del movimento cattolico in campo sociale ed<br />

economico, con un approccio differente rispetto al passato,<br />

una conferma di quanto stava avvenendo in quegli<br />

44


anni con la diffusione delle <strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso<br />

e delle Cooperative cattoliche. Non dimentichiamo<br />

quella “Lega cattolica del <strong>La</strong>voro”, sorta a Torino nel<br />

1900, che fu centro di organizzazione del movimento<br />

sindacale cristiano.<br />

Le avvisaglie di un mutamento del rapporto con la<br />

popolazione si era colto con la notizia di un ballo di<br />

beneficenza organizzato dalla Congregazione di Carità,<br />

presidente l’avv. Enrico Cortella, avvenuto nel febbraio<br />

1901: quale modo più efficace ed immediato di un<br />

ballo per stabilire un contatto con i Silvanesi che tanto<br />

amano le feste danzanti? Altri ne seguiranno negli anni<br />

a venire, come ci risulta dal ringraziamento rivolto dal<br />

Comitato agli oblatori (marchese Enrico Spinola, cav.<br />

Enrico Belimbau, cav. Enrico Brizzolesi, il capostazione<br />

sig. Vandagnotti), per la somma di £. 506,15 raccolta<br />

in occasione del ballo di beneficenza svoltosi nella<br />

sala concessa dal Municipio, che ha provveduto anche<br />

alle spese di stampa e pubblicazione per inviti e pubblicità<br />

(n. 530, 19/3/1905).<br />

Si parla della Cassa Rurale Cattolica, le cui intenzioni<br />

sembrano valicare lo scopo originario di sovvenire i<br />

soci dei generi agrari al prezzo di costo, e di mutuare<br />

agli stessi piccole somme ad interesse non usurario. Il<br />

parroco Don Cei, presidente, viene accusato di servirsi<br />

della concessione dei prestiti quale strumento politico<br />

per estorcere voti in favore del partito clericale (n.594,<br />

17/6/1906 e n.598, 7/7/1906). Da questi commenti non<br />

45


equanimi sulle elezioni amministrative generali del<br />

prossimo primo luglio, si ricava l’impressione di un’influenza<br />

notevole sulla vita politica del paese esercitata<br />

da due forze prevalenti: chi scrive osserva che la fisionomia<br />

della battaglia elettorale è ben definita, “(…) da<br />

una parte la Cassa Rurale Cattolica, dall’altra i liberali<br />

di tutte le gradazioni”. Riprenderemo il discorso sul<br />

confronto tra le varie anime dei Silvanesi: per ora ci<br />

basta evidenziare come in pochi anni la diffusione dell’associazionismo<br />

cattolico , l’introduzione della beneficenza<br />

e del mutuo soccorso nei regolamenti delle confraternite,<br />

le <strong>Società</strong> operaie cattoliche e il movimento<br />

sindacale cristiano, abbiano lasciato traccia nella storia<br />

di <strong>Silvano</strong>, in questi primi anni del ‘900, dove prende<br />

forma e si contraddistingue questa matrice come pensiero<br />

politico.<br />

A significare come siano collegati tra loro gli aspetti<br />

della vita politica e le Istituzioni sociali presenti nella<br />

vita del paese, la figura dell’avv. Cortella è sicuramente<br />

emblematica: lo vediamo presidente dimissionario<br />

della <strong>Società</strong> operaia (n.122, 6/6/1897); presidente<br />

delle Congregazione di Carità nel 1901; per le elezioni<br />

provinciali del mandamento di <strong>Silvano</strong> (n. 386,<br />

8/6/1902), “un forte nucleo di elettori liberali” penserebbe<br />

di candidare l’avv. Enrico Cortella, “chiaro ingegno<br />

e modi affabili e cortesi”, mentre il giornale di<br />

Genova “Caffaro”, aggiunge “ un giovane di svegliato<br />

ingegno (…) di principi schiettamente e sinceramente<br />

46


liberali democratici”; è ancora candidato per il Partito<br />

Liberale alle elezioni amministrative del 1905, ove vincono<br />

i clericali ed è ancora presente la lista socialista<br />

con 69 voti, la percentuale più bassa di preferenze<br />

(n.548, 9/7/1905); le successive elezioni amministrative<br />

del 1906, quando la lotta politica si restringe ai clericali<br />

e ai liberali, e i socialisti sembrano scomparire<br />

dall’orizzonte, lo vedono sindaco ad opera della mediazione<br />

del cav. Belimbau, che sblocca una situazione<br />

paralizzata dalla parità di voti tra i due schieramenti<br />

(n.600, 15/7/1906); dimissionario l’anno successivo da<br />

questa carica, assume la presidenza della <strong>Società</strong><br />

<strong>Operaia</strong> (10 febbraio 1907); è ancora sindaco quando si<br />

delinea finalmente una maggioranza più definita dei<br />

liberali nelle elezioni amministrative del 1908, imputabile<br />

anche all’aumento di cinque seggi nel Consiglio<br />

comunale, superando la popolazione il numero di tremila<br />

abitanti (n.714, 20 settembre).<br />

Non è azzardato trovare una conferma della difficoltà<br />

di amministrare il paese in quelle dimissioni dalla<br />

carica di sindaco, presentate nel 1907, conseguenti ad<br />

una situazione in cui non si può disporre di una maggioranza<br />

effettiva e la lotta politica è particolarmente<br />

animata dalla contrapposizione tra clericali e liberali.<br />

Se fino al 1904 le conferenze e i dibattiti rivelavano<br />

la presenza di un animato gruppo socialista opposto ai<br />

“Democratici Cristiani”, gli anni successivi riportano<br />

ad un rafforzamento di questi ultimi a scapito dei primi.<br />

47


In occasione dell’elezione del vicepresidente della<br />

<strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>, presidente Eugenio Riva (n. 478,<br />

13/3/1904), si legge ancora : “lotta decisa tra i Socialisti<br />

e i Democristi”. I due partiti si danno tanto da fare per<br />

prevalere che in meno di un mese i soci aumentano da<br />

centocinquanta a trecento: la tensione è talmente alta<br />

che il giorno stabilito ci si organizza con la stessa ufficialità<br />

delle elezioni generali e con lo stesso tipo di urne<br />

e di procedura. Prevalgono i socialisti. Ottimo affare<br />

per la <strong>Società</strong> l’aumento dei soci, male in Comune per<br />

l’ennesima crisi: si dichiara decaduto il sindaco avv.<br />

Gio Batta Ferretti, che rivestiva questa carica anche nel<br />

1900, pare senza unanime gradimento se in una corrispondenza<br />

sul “Corriere” lo si invitava a rendersi benemerito<br />

del ciclismo facendo risistemare le strade del<br />

paese, piene di buche: “(…) chissà che il Touring Club<br />

non gli decreti qualche benemerenza”, è il commento<br />

conclusivo (n. 273, 15/4/1900).<br />

Con il delinearsi sempre più <strong>net</strong>to delle componenti<br />

liberale e cattolica opposte “a fil di voto”, condizione<br />

che contribuirà a paralizzare il già vacillante potere<br />

decisionale degli amministratori, si osserva, al contrario,<br />

come le associazioni dove si svolge il dibattito politico<br />

e si affrontano i problemi del paese siano vitali e<br />

floride al punto che, nel dar notizia dell’Assemblea<br />

Generale della <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>, il giornale riferisce: £.<br />

13.786,82 Patrimonio Sociale, £.789,24 Crediti, £.976,<br />

24 Numerario a mani del tesoriere sociale. Segue: “Il<br />

48


naviglio dell’Azienda comunale è tanto disgraziato e<br />

dovrebbe buttar l’ancora in porto sicuro” (n.524,<br />

29/1/1905). In una lettera del gennaio 1905 (n.521), si<br />

legge: “non si spiega perché l’autorità superiore non si<br />

decida una buona volta a sciogliere il Consiglio comunale<br />

e mandare un commissario regio (…) qui le cose<br />

municipali vanno a rotoli. Il bilancio è sempre là da<br />

approvare (…)”. Arriverà davvero, tre anni più tardi, il<br />

commissario regio avv. Borgna, “che sarà una stroppata<br />

alle nostre finanze, ma almeno finirà questo stato di<br />

cose insopportabile (…). Al redde rationem, e cioè alle<br />

prossime elezioni, è sperabile che gli elettori avranno<br />

buon senso” (n.686, 8/3/1908) .<br />

Il commissario si darà tanto da fare che i Silvanesi in<br />

sei mesi vedranno finalmente approvato il bilancio<br />

comunale in arretrato da cinque anni, messe all’ordine<br />

del giorno pratiche ferme da sei anni, quasi ultimato<br />

l’impianto di luce elettrica ( n.722, 15/11/1908), la<br />

numerazione civica, nonché avviata la manutenzione<br />

stradale. Lo saluteranno con gratitudine e un certo rimpianto,<br />

con l’insediarsi della nuova amministrazione<br />

liberale, dopo le elezioni amministrative.<br />

Con la rielezione di Eugenio Riva, presidente della<br />

<strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> (n. 523, 20/2/1905), Raffaello<br />

Piccaluga, segretario, e Biagio Chiappino tesoriere<br />

sociale, si ha la dimostrazione, al contrario, di quanto la<br />

<strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> sia in buona salute e riscuota la fiducia<br />

degli iscritti: “ Tutti, anche gli avversari, dimostrarono<br />

l’ interesse più grande alla direzione del nostro sodalizio,<br />

il quale per numero di soci (trecento) e per lo scopo<br />

49


altamente filantropico, gode la simpatia generale perché<br />

bell’esempio di solidarietà e d’indipendenza sociale”.<br />

Seguiremo ciclicamente, fino agli anni che precedono<br />

il primo conflitto mondiale, le tracce delle iniziative<br />

promosse dalla <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> a favore del fondo<br />

sociale, perché “la buona popolazione silvanese sa<br />

accorrere in massa a qualunque festa di beneficenza”<br />

(n. 635, 11/3/1907).<br />

Il trasferimento nella nuova sede pare influenzi<br />

copiosamente il succedersi delle feste che richiamano<br />

sempre “un folto pubblico” anche dai centri vicini, con<br />

particolare apprezzamento per le gentili ballerine di<br />

Ovada (n.749, 23/5/1909). E ancora una volta, il 10<br />

gennaio 1909, ecco che il Comitato per soccorrere le<br />

popolazioni della Calabria e della Sicilia, colpite dal<br />

terremoto, organizza “una grande veglia danzante”,<br />

durante la quale saranno messi all’asta oggetti, e raccolte<br />

offerte in denaro: “(…) quando lo scopo è nobile,<br />

non si discutono i mezzi”, conclude Cyrano di<br />

Bergerac (n.730).<br />

Il Comitato per l’organizzazione di un ballo di beneficenza<br />

pro Asilo infantile, dà ottime garanzia di riuscita,<br />

trattandosi di persone tra le più autorevoli e benviste<br />

nel paese: presidente il Sindaco avv. Enrico Cortella,<br />

con il Vice avv. Mario Bianco, che si avvalgono della<br />

collaborazione di Giacomo Craffen, Tommaso Canepa,<br />

Nino Guabello, Michele Perasso, Pasquale Gualco,<br />

50


Lo “Chalet” ovvero l’albergo “Concordia”<br />

Gioachino Mara<strong>net</strong>to. L’Orchestra Silvanese e ballerine<br />

d’eccezione renderanno merito alla nobiltà dell’iniziativa.<br />

Tra gli oblatori più munifici, vengono citati il cav.<br />

Enrico Belimbau, Pietro Rambelli, i sigg. Craffen,<br />

Angelo Ponte, il geom. Romero, Canepa, Guabello,<br />

Pasquale Gualco (Presidente dell’Asilo) e Paolo<br />

Gualco, il dott. Grillo, il farmacista Robbiano,<br />

Gioberti, Chiappino e Rosso.<br />

Risulta una curiosità l’estrazione biennale di un terzo<br />

della lista del Consiglio comunale:<br />

Liberali, 10 seggi<br />

Clerico- moderati, 5 seggi<br />

Estratti Enrico Cortella e Paolo Pelizzaro, liberali;<br />

Antonio <strong>La</strong>nza, Giuseppe Ponte e Giuseppe Calderone,<br />

51


clerico-moderati (12 giugno 1910).<br />

Sul “Corriere” si parla della costituzione di un<br />

“Comitato del Blocco Popolare” di stampo liberaleprogressista,<br />

nato per fronteggiare la coalizione clericomoderata,<br />

in vista delle prossime elezioni amministrative,<br />

previste per il cinque dicembre (n.818, 17/9/1910).<br />

Infatti si devono nominare cinque consiglieri. Il Partito<br />

clericale e il Partito liberale si fronteggiano, e non<br />

manca l’ allusione polemica rivolta alle vicende dei<br />

clericali “al cui centro un tempo era posto il parroco di<br />

San Sebastiano, il chiarissimo teologo Don Giovanni<br />

Cei. (…) Le prove che in fatto di amministrazione ha<br />

dato il partito<br />

Cei, quando per<br />

breve tempo fu<br />

assiso all’orgia<br />

del potere, sono<br />

negative, anzi,<br />

sono positive<br />

nel campo del<br />

Codice penale”,<br />

(riferimento al<br />

procedimento<br />

penale in corso<br />

per peculato ed<br />

appropriazione<br />

indebita contro<br />

un assessore, il<br />

Una fase della distillazione<br />

52


segretario, il messo, il cantoniere, n.709- 16 agosto<br />

1908, che portarono alle elezioni amministrative del 13<br />

settembre di quell’anno). “Il paese si farebbe poco<br />

onore continuando nel sistema di chi insegnava che l’elezione,<br />

anziché opera di selezione, è scuola di affarismo<br />

e farabuttismo” (n.827, 20/11/1910).<br />

Intanto il cav. Enrico Belimbau, prima di lasciare il<br />

paese dopo le vacanze autunnali, dona £ 100 all’asilo<br />

infantile e £ 30 alla <strong>Società</strong>, un gesto benefico usuale<br />

che è puntualmente riportato nella cronaca.<br />

Il resoconto elettorale, votanti n. 415, conferma la<br />

vittoria del Liberali e l’elezione di Enrico Belimbau,<br />

Enrico Cortella, Gio Batta Tallone, Antonio Motta - farmacista<br />

neo eletto - che ringrazia gli elettori, e<br />

Giuseppe Mignone (minoranza). Apprendiamo tra le<br />

righe di una notizia del luglio 1911, relativa al progetto<br />

di costruzione di una “vasca d’acqua” di sorgente a<br />

getto continuo in mezzo alla piazza del paese, che<br />

Enrico Belimbau è il Sindaco in carica : “(…) se lasceremo<br />

da parte ogni attrito di partito riunendo in una le<br />

due forze ancora divise, arriveremo ben lungi”.<br />

Speranza vana, questa invocazione di D’Artagnan, che<br />

mal s’accorda con il ricorso presentato dall’opposizione<br />

per invalidare le elezioni. Amministrazione ancora<br />

una volta paralizzata.<br />

Non è cosi per la nostra <strong>Società</strong> dove tutto sembra<br />

procedere ad un ritmo assai differente, in un susseguirsi<br />

di “grandiosi veglioni” con maschere (febbraio<br />

53


1911), feste in onore di San Pancrazio nell’ampio salone<br />

sociale (maggio 1911), l’allestimento della recita -<br />

saggio finale dei bambini dell’asilo, allietata da “valente<br />

orchestrina”, al termine della quale si raccolgono le<br />

offerte dei benefattori (luglio1911), e altri animatissimi<br />

balli a seguire.<br />

L’anno si conclude con la magia del cinematografo<br />

viaggiante che approda a <strong>Silvano</strong>, e cattura la popolazione<br />

che accorre incuriosita. Chissà se si trattava dei<br />

fratelli Mannucci che si spostavano con la loro attrezzatura,<br />

e in più occasioni avevano fatto tappa a Ovada<br />

(30 dicembre 1911).<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> ed altre circostanze<br />

In uno scenario più ampio, la Tripolitania e la<br />

Cirenaica sono state ufficialmente annesse al Regno<br />

d’Italia, con Regio Decreto del 5 novembre 1912. Il<br />

Gen. Caneva dà lettura alle autorità e ai notabili arabi di<br />

Tripoli del Decreto, con il quale le nuove terre diventano<br />

province italiane (n.877).<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong>, insieme alle altre Associazioni locali e<br />

all’Amministrazione comunale, si fa promotrice di una<br />

54


sottoscrizione a favore dei feriti e dei caduti nella guerra<br />

italo-turca.<br />

Il Comitato appositamente costituitosi, allestisce uno<br />

spettacolo teatrale di beneficenza che prevede un sostegno<br />

anche ai “poveri richiamati”(n.897, 23/3/1912),con<br />

una nuova compagnia di “piccole filodrammatiche”. Si<br />

rappresenta un dramma di Baccherini, “<strong>La</strong> zingarella”,<br />

preceduto da una farsa, e intervallato dal canto e da<br />

qualche monologo. Il ringraziamento anticipato è rivolto<br />

ai partecipanti, alla popolazione che si spera intervenga<br />

numerosa e non manchi di dimostrare solidarietà<br />

e sentimento patriottico, alla maestra Mara<strong>net</strong>to e alla<br />

signorina Rossi, “che con pazienza e slancio volenteroso<br />

hanno preparato le piccole attrici”. Ma inevitabilmente,<br />

di fronte all’inutilità e al risvolto drammatico di<br />

qualsiasi guerra, il sentimento patriottico nella popolazione<br />

che ne sopporta il disagio e la sofferenza, si riduce<br />

ad un’espressione lontana dai sentimenti reali, vuota<br />

ed enfatica. Rimane la solidarietà nel dolore della perdita,<br />

da viversi in una silenziosa compostezza, che poco<br />

ha da spartire con la liturgia delle cerimonie ufficiali.<br />

Alle onoranze funebri di Franco Marcenaro, classe<br />

1890, combattente caduto a Misurata il 28 settembre<br />

1912, partecipa tutto il paese, stretto intorno alla famiglia.<br />

E’ presente anche il fratello Agostino, sacerdote<br />

francescano.<br />

Lettera del soldato silvanese Ambrogio Gualco, 18<br />

gennaio 1912:<br />

55


Caro Duilio,<br />

finalmente oggi è giunto qui un piroscafo postale, il<br />

quale era atteso con ansia, per avere tue notizie e di<br />

tutti i Silvanesi. Ti ringrazio della memoria che conservi<br />

di me; la tua lettera mi fu di grande conforto,<br />

coraggio e forza per distruggere tutti questi perfidi<br />

nemici. Quanto sarai contento di vedermi vittorioso!<br />

Credi pure, che finché avrò forza e respiro, combatterò<br />

sempre, non solo per dovere, ma per amor della cara<br />

patria. Il giorno 16 dicembre mi sono imbarcato a<br />

Bengasi e dopo due notti di mare arrivai ad Homs, che<br />

si trova poco distante da Tripoli, e ora le nostre avanzate<br />

si fanno per proteggere la linea di Tripoli, e verrà<br />

un giorno che il nemico sarà chiuso in mezzo alle truppe<br />

di Tripoli e quelle di Homs. Dopo un mese di permanenza<br />

a Homs, abbiamo combattuto terribilmente il<br />

giorno 6 gennaio, abbiamo cominciato a fare fuoco<br />

all’alba, e abbiamo combattuto fino alla sera tardi. <strong>La</strong><br />

nostra forza era di tre battaglioni, uno del sesto regg.<br />

Fanteria, il secondo del 37.mo Fanteria, il terzo dell’ottavo<br />

Bersaglieri; la nostra perdita è stata di cinque<br />

morti e una quindicina di feriti, ma molto maggiore fu<br />

la perdita del nemico. Appena si vedevano quelle brutte<br />

facce di turchi uscirne dalle loro caverne, una forte<br />

scarica di proiettili disseminava il terreno di cadaveri.<br />

<strong>La</strong> nostra più terribile battaglia fu quella del 6 gennaio.<br />

Ma ora qui noi tutti speriamo per la pace e abbiamo<br />

saputo che nel Mar Rosso gli Italiani affondarono<br />

56


sette cannoniere turche e che furono catturati due piroscafi<br />

carichi di munizioni. Non mi resta altro da dirti e<br />

mi scuserai del mal scritto, ma ho pochissimo tempo<br />

disponibile. Tanti saluti a te ed amici. Mi firmo tuo<br />

aff.mo amico, Ambrogio Gualco.<br />

Più che amor di Patria inteso come identità culturale<br />

e condivisione di valori, e quindi sentimento positivo,<br />

si rivela qui la necessità di assumere, come propria, l’idea<br />

di porre al di sopra della vita del singolo gli interessi<br />

della Nazione, entità politica suprema, per infondere<br />

a se stessi la forza morale di affrontare una inutile<br />

morte. Su questa base ideologica si rendono possibili le<br />

guerre.<br />

<strong>La</strong> guerra si concluderà vittoriosamente per l’Italia<br />

con la firma del trattato di pace, a Losanna, nello stesso<br />

anno. “Per l’iniziativa e la munificenza del nostro<br />

Sindaco, Comm. Enrico Belimbau” e con delibera del<br />

Il vessillo della <strong>Società</strong> donato da Antonio Grisoni<br />

57


Consiglio Comunale (n.958, 24/5/1913), eccola la<br />

“Festa Patriottica”: alla presenza delle autorità politiche,<br />

civili e militari, si forma un corteo davanti alla<br />

palazzina Cortella, di cui fanno parte anche i reduci e le<br />

associazioni locali. Segue il servizio religioso in suffragio<br />

di Marcenaro e Robbiano, il secondo caduto in<br />

guerra, il cui nome viene qui semplicemente ricordato<br />

senza altre precisazioni. Nel salone della <strong>Società</strong> si consegnano<br />

le medaglie ai reduci offerte dal Sindaco e,<br />

sulla facciata del palazzo municipale, si scopre una<br />

lapide. I bambini dell’asilo allietano la festa con l’immancabile<br />

spettacolo di beneficenza.<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong><br />

e l’asilo sono ancora<br />

protagonisti, in qualità<br />

di promotore e beneficiario,<br />

di una serata<br />

teatrale durante la<br />

quale si rappresenta<br />

un dramma del canonico<br />

Schmidt,<br />

“Agnese”.<br />

Un monologo scritto<br />

dalla maestra<br />

Giuseppina Cassone,<br />

recitato dalla bravissima<br />

Pasqualina<br />

Robbiano, entusiasma Passaporto di Lucrezia Scarsi in<br />

Perasso<br />

58


Il transatlantico “France” a Le Havre<br />

a tal punto da far dire: “(…) un vero angioletto, tutta<br />

occhi e sorriso… il pubblico, conquistato dalla sua grazia,<br />

applaudì tanto tanto (…) . Essa fece poi proposta di<br />

vendere baci nelle future feste di beneficenza, divertendo<br />

immensamente. Mille grazie alla SOMS che mise a<br />

nostra disposizione la sala sociale, al Sig. Luigi Perasso<br />

con tutta l’orchestra, alle insegnanti, alle attrici, ai villeggianti<br />

e ai Silvanesi”. <strong>La</strong> firma è del Presidente<br />

dell’Asilo, Pasquale Gualco.<br />

I villeggianti…: tra le notizie di cronaca, si insinua<br />

questo aspetto positivo nella vita del paese, in mezzo ad<br />

altri meno confortanti (n.755, 4/7/1909). I Genovesi<br />

fuggono l’afa della città, trovando “l’aria sana della<br />

campagna nel pieno e rigoglioso sviluppo”. <strong>Silvano</strong> è<br />

considerato dai suoi abitanti, con un certo compiaci-<br />

59


mento, uno dei paesi che meglio si presta all’accoglienza<br />

turistica, per la comodità dei trasporti ferroviari e<br />

tranviari, gli svaghi - a cui concorre la <strong>Società</strong> operaia<br />

- le attività sportive, i locali pubblici. Il più frequentato<br />

è sicuramente lo “Chalet”, ovvero l’“Albergo<br />

Concordia”, o “Casa di legno”, condotto dall’ostetrica<br />

Agnese Montano, Adolfo Vela, Angelo Recagno, indicata<br />

anche come covo di liberali, al tempo della compilazione<br />

della lista elettorale liberale per le elezioni<br />

amministrative del 1908 (n.693, 26/4/1908).<br />

<strong>La</strong> citazione più antica è riferita all’ “Albergo<br />

Nazionale”, che ospita un banchetto della Confraternita<br />

di San Sebastiano, servito “inappuntabilmente” dal proprietario<br />

Giuseppe Mignone (n.122, 6/6/1897); segue l’<br />

“Albergo del Pozzo”, proprietario<br />

Ferdinando<br />

Mignone (n.507,<br />

30/10/1904), che muore a<br />

soli trentadue anni per<br />

frattura del cranio, dopo<br />

essersi buttato dalla finestra.<br />

Degli alberghi storici<br />

del paese, è tuttora presente<br />

l’ “Albergo Italia”,<br />

con stallaggio, nato nel<br />

1908, a conduzione di<br />

Giovanni Perasso e Maria<br />

60


61<br />

Alla pagina precedente,<br />

libretto di norme per la sicurezza<br />

in dotazione ai dipendenti<br />

della Utah Copper<br />

Company, compagnia mineraria<br />

per l’estrazione del<br />

rame presso la quale trovarono<br />

impiego molti silvanesi<br />

(1913).<br />

A lato, la prima pagina dello<br />

stesso.<br />

In basso, copertina e prima<br />

pagina dell’invito<br />

dell’Associazione Vino della<br />

California che organizza una


San Francisco 1913: emigrati silvanesi.<br />

Il primo a sinistra è G.B. Arata, già minatore nello Utah<br />

presso<br />

62


Teresa Moiso, nonni degli attuali proprietari. In piazza<br />

Cesare Battisti possiamo ancora incontrare il “Cavallo<br />

Grigio”, un locale che fu albergo e trattoria fino a non<br />

molti anni fa. Anche la drogheria Motta, aperta dall’omonimo<br />

farmacista nella sua casa di proprietà in Via<br />

XX Settembre (n.643, 12/5/1907), deve essere stata un’<br />

attrazione per i villeggianti sia per l’eleganza che per il<br />

suo “Elisir China” proprio chic, come riferisce Pro<br />

Silva. A ciò aggiungiamo, quale tradizione locale, la<br />

produzione di grappe tra le migliori in commercio che<br />

si devono alle antiche distillerie <strong>La</strong>sagna (oggi Bor-Bor<br />

di Luigi Barile, secondo il quale la fondazione risalirebbe<br />

intorno al 1850) e Gualco (oggi Gualco<br />

Bartolomeo e Susanna, di Giorgio e Marcella<br />

Soldatini).<br />

Per il riflesso sulle attività economiche di <strong>Silvano</strong> è<br />

da rilevare che i discendenti di Paolo Gualco, ex bottaio<br />

cestaio già operante nel settore nel 1870, diedero origine<br />

ad un lungo periodo in cui le aziende furono addiritura<br />

tre (Duilio, Bartolomeo e Matteo).<br />

Nel contesto storico generale di questo primo periodo<br />

del Novecento si intuisce, dalle corrispondenze del<br />

“Corriere”, come i Silvanesi non siano immuni da quel<br />

progresso con il quale si è voluto identificare l’avvento<br />

del nuovo secolo. Se il progresso inteso come miglioramento<br />

generalizzato delle condizioni di vita si dimostrava<br />

loro ancora assai carente, non lo era come consapevolezza<br />

che fosse necessario fare qualcosa di più<br />

63


Winehaven stabilimento per la produzione di vino.<br />

per usufruire di opportunità esistenti in altri contesti,<br />

che apparivano dunque a portata di mano. Si invoca l’intervento<br />

dell’autorità pubblica perché prenda provvedimenti:<br />

“(…) sia mo nel secolo del progresso e si<br />

deve camminare col medesimo (…): per ché nessun<br />

Con sigliere ha il coraggio di protestare per il modo in<br />

cui l’igiene è così bistrattata?”(n.268, 11/3/1900). <strong>La</strong><br />

via Maestra è piena di buche, il selciato è dissestato, le<br />

vie secondarie sono ingombre di mucchi di letame”, e<br />

ancora “(…) pozzi inquinati, malattie, manca l’acqua<br />

potabile e la fognatura” (n.349, 22/9/1901). Ebbene,<br />

potremmo considerare questo il punto di partenza desolante<br />

dal quale, pur con fatica, la popolazione silvanese<br />

64


Oltre a G.B. Arata vi lavoravano 28 silvanesi (1911).<br />

si evolve: lo abbiamo rilevato per quanto atteneva la<br />

partecipazione più attiva e critica alle vicende del<br />

paese, e lo constatiamo in questi ultimi anni che precedono<br />

il primo conflitto mondiale. Perché progresso<br />

significa anche acquisire una coscienza più diffusa dei<br />

problemi della comunità, perseguire un ideale di giustizia,<br />

superare i limiti angusti di un orizzonte personale.<br />

Così si costituisce la “Lega contadini e operai”:<br />

“L’ardita e lodevole iniziativa, guidata da una volontà<br />

ferrea non potrà non sortire quegli utili effetti che la<br />

benemerita classe dei lavoratori della terra sono un’antica<br />

aspirazione e un diritto incontestabile”. Merita una<br />

riflessione quel “classe dei lavoratori” che rivela la<br />

65


coscienza di un’appartenenza, lo stabilirsi di un legame<br />

nel quale l’identità trova la sua ragione nella condivisione<br />

di uno scopo comune da realizzare (n.908,<br />

8/6/1912). E nonostante si voglia puntualizzare in<br />

seguito che “l’Associazione è apolitica, non tratta di<br />

socialismo”, ci appare ben diversa la sostanza delle<br />

cose in quell’affermare che “S.E. Giolitti durante la discussione<br />

degli articoli della nuova legge elettorale disse<br />

a quei parrucconi della Camera che i contadini in un<br />

prossimo avvenire, forti e organizzati, invieranno<br />

numerosi rappresentanti al Parlamento, e allora il<br />

Governo dovrà seriamente pensare ad essi, all’agricoltura<br />

e far loro molte concessioni (…) organizzatevi<br />

dunque, e cercate nel frattempo di ottenere a <strong>Silvano</strong><br />

quello che un giorno otterrete a Roma” (n.937,<br />

28/9/1912).<br />

Così avverrà dopo la<br />

concessione del suffragio<br />

universale maschile e con le<br />

elezioni generali del 1913,<br />

quando a livello nazionale<br />

si determina la sconfitta dei<br />

Un’altra pagina dell’invito alla<br />

giornata di divertimento per i<br />

dipendenti della “California<br />

66


epubblicani, aumentano le rappresentanze cattoliche e<br />

socialiste, formando due forti gruppi di opposizione<br />

che, secondo il commento sul “Corriere”, dovranno<br />

essere di stimolo al Partito liberale.<br />

A <strong>Silvano</strong> è rieletto l’On. Brizzolesi, ma si percepisce<br />

nuovamente la presenza di un più vitale gruppo<br />

socialista. Il numero degli elettori sale a 741 (n.981,<br />

1/11/1913).<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> organizza una conferenza pro<br />

contadini. Il sig. Gambarana, sindaco di Fubine per<br />

dieci anni, parlerà sulla necessità di organizzarsi allo<br />

scopo di ottenere quei miglioramenti economici “a cui<br />

aspirano i nostri intelligenti contadini” (n.935,<br />

14/12/1912). Si costituisce la sezione silvanese dell’<br />

“Associazione Piccoli Proprietari” (n.940, 18/1/1913),<br />

che intende istituire una cooperativa per l’acquisto in<br />

comune di concimi, sementi e generi alimentari; una<br />

mutua agraria; prendere provvedimenti contro la filossera<br />

e istituire un credito per ripristinare i vig<strong>net</strong>i colpiti;<br />

fornire una tutela e indicazioni utili in materia d’emigrazione:<br />

il presidente è Enrico Craffen. Il<br />

“Corriere” dà ampio spazio a questa nuova associazione,<br />

fornendo tutte le indicazioni utili alle modalità d’iscrizione,<br />

precisando inoltre che il presidente, o chi per<br />

lui, sarà disponibile ogni domenica nelle sale della<br />

“<strong>Società</strong> Filarmonica”, che ha una sede propria. Il cassiere<br />

è G.B. <strong>La</strong>sagna, il segretario è Biagio Chiappino.<br />

Ugualmente importante quale centro di aggregazione<br />

67


è la nascita dell”Unione Sportiva Silvanese” (n.900,<br />

13/4/1912).<br />

L’Amministrazione è così costituita: presidente avv.<br />

Mario Bianco, vicepresidenti Antonio Motta, farmacista,<br />

e Lorenzo Basso; cassiere Angelo Recagno; direttori<br />

sportivi : Govanni Carlevaro, Duilio Gualco; revisori:<br />

Nino Guabello, Gino Pietranera; consiglieri avv.<br />

Lorenzo <strong>La</strong>nza, Gioachino Mara<strong>net</strong>to, Antonio Basso,<br />

Leone Mi<strong>net</strong>ti, Angelo Mongiardino.<br />

Scopo: educazione sportiva e fisica della gioventù,<br />

foot-ball, ciclismo, podismo, scherma.<br />

Per iniziativa<br />

dell’Unione<br />

Sportiva è presentata<br />

in<br />

Comune una<br />

domanda per<br />

istituire il<br />

Corpo dei<br />

Pompieri, corredata<br />

da un<br />

elenco di sottoscrittori.<br />

E’<br />

i n t e r e s s a n t e<br />

annotare le<br />

p r o f e s s i o n i :<br />

contadino e<br />

muratore, in<br />

<strong>La</strong> cappelletta di San Rocco al mulino di<br />

<strong>Silvano</strong> d’Orba<br />

68


maggioranza, seguiti da falegname, fabbro, calderaio,<br />

calzolaio, barcaiolo, guardia, elettricista. Il nome più<br />

curioso è Carlo Arnolfo, detto “Ligera”. Annotiamo la<br />

firma di Biagio Chiappino, falegname, che abbiamo<br />

incontrato ripetutamente nella nostra storia quale membro<br />

attivo nelle associazioni e in altre iniziative silvanesi<br />

(n.749, 18/10/1913). “L’occorrente Corpo dei<br />

Pompieri si addestrerà per il maneggio della pompa”,<br />

donata al Comune dall’Unione Sportiva stessa.<br />

<strong>La</strong> storica Confraternita della S.S. Trinità si vede<br />

respingere il ricorso al Consiglio di Stato, che ne decreta<br />

definitivamente il passaggio, la trasformazione e<br />

l’assorbimento nella locale Congregazione di Carità.<br />

Finiscono così le molte polemiche (15/11/1913).<br />

Si costituisce la nuova Banda Musicale che si esibisce<br />

per la prima volta in piazza, la domenica di Pasqua<br />

(n.900, 13/4/1912). Nella stessa corrispondenza si<br />

auspica la costituzione di una “Scuola di Canto<br />

Corale”. L’emigrazione ha portato via molte persone e,<br />

in alcuni casi, l’abilità canora dei Silvanesi emigrati ha<br />

consentito loro di trovare un’occupazione ben retribuita<br />

nelle chiese cattoliche dell’America del Nord. <strong>La</strong><br />

finalità è duplice: “le giovani geniali energie del paese,<br />

aventi le forti inclinazioni al canto”, troveranno modo<br />

di educare la voce oltre a conseguire un’abilità che<br />

possa procurar loro un utile (n.900, 13/4/1912).<br />

Nella <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>, l’ormai consueto saggio finale<br />

dei bambini dell’Asilo procura un incasso <strong>net</strong>to di<br />

69


£.217,17, e questa volta si avvale dell’ambita presenza<br />

del marchese Luigi Spinola e consorte “venuti appositamente<br />

in automobile”. Il ringraziamento si estende<br />

alle Rev.me Madri Pie, che hanno preparato la recita,<br />

alla banda locale, al Maestro Craffen, per la preparazione<br />

musicale, all’orchestrina silvanese: marcia,<br />

“Canzone a Tripoli” (n.913, 17/7/1912).<br />

Nell’Assemblea generale della <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong><br />

A sinistra la “nave” che serviva da traghetto tra <strong>Silvano</strong> e l’Oltre Orba<br />

(n.916, 3/8/1912), si approva il progetto presentato dal<br />

geom. Gioachino Mara<strong>net</strong>to e dal cognato Giovanni<br />

Rossi, professore all’Accademia di Brera, per l’abbellimento<br />

della facciata dell’edificio sociale. “Bisogna proprio<br />

dire che il disegno è magnifico e se sarà ben eseguito,<br />

avremo nel paese un bel monumento, ciò che farà<br />

onore a quei soci ed amministratori che patrocinarono<br />

70


sì bella idea (…). Il lavoro che si sta per fare include un<br />

nuovo e maggiore incremento sociale, ed io sono persuaso<br />

che, quando avremo un locale bello, sarà onore<br />

per il paese, molti e molti domanderanno di esser nominati<br />

soci, perché vengono a conoscere che qualche cosa<br />

si è fatto, che è una <strong>Società</strong> seria e onorata e decorosa,<br />

anche quella dei poveri lavoratori”. (Milton)<br />

In questa esposizione dei fatti è presente l’orgoglio<br />

ed anche una corretta interpretazione del ruolo della<br />

<strong>Società</strong>, che trae vantaggio dall’essere, nella sua<br />

dimensione esteriore, la rappresentazione simbolica di<br />

valori condivisi, nonché l’espressione tangibile di un<br />

forte legame affettivo verso una Casa che si è costruita<br />

a poco a poco, crescendo e migliorando insieme a tutti<br />

i suoi abitanti, soprattutto i “poveri lavoratori”. Dei bei<br />

decori costituiti da figure in rilievo che rappresentavano<br />

le arti e i mestieri, nonché delle due mani che si<br />

stringono in segno di solidarietà nel quale si ritrova il<br />

significato del mutuo soccorso, ahimè, non v’è più traccia.<br />

Una ristrutturazione poco rispettosa effettuata nel<br />

secondo dopoguerra ne ha fatto scempio.<br />

Nel febbraio 1913 (n.944), si apprende che la facciata<br />

sta per essere ultimata. Ma la bandiera della <strong>Società</strong>,<br />

regalata da un generoso benefattore di Como, giace<br />

ancora nel suo cofa<strong>net</strong>to attendendo la resurrezione. <strong>La</strong><br />

speranza giustamente motivata è che in occasione della<br />

cerimonia prevista a breve, si inauguri anche la bandiera,<br />

in una festa celebrativa che prevede la partecipazio-<br />

71


ne delle consorelle delle Valli d’Orba, Stura, Lemme e<br />

Bormida.<br />

Di certo sappiamo che la <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> interverrà<br />

numerosa, con il vessillo e la sua banda musicale, alle<br />

esequie di Antonio Grisoni, che era solito soggiornare a<br />

<strong>Silvano</strong> per trarre beneficio dalla cura dell’uva. Deve<br />

essere stato molto vicino affettivamente al paese e alla<br />

SOMS se questa deve a lui il dono della sua bandiera<br />

(n.1162,28/11/1920).<br />

L’Emigrazione<br />

“Fuggiamo! … Ecco la grande parola, la predominatrice<br />

che ci soggioga, che ci attira, che ci trascina verso<br />

un miraggio sovente ingannatore, falso e pieno di<br />

amare disillusioni! Fuggiamo! … Dove? … Con che<br />

scopo? A far che?” Si chiede Cyrano di Bergerac, che<br />

in una lunga lettera, meglio di qualsiasi commento,<br />

chiarisce le ragioni di questa scelta originata dalla<br />

disperazione della miseria. Non rimane altro che la<br />

fuga, e il distacco doloroso dalla casa e dalla piccola<br />

proprietà, dai vig<strong>net</strong>i che per la crisi vinicola non producono<br />

reddito sufficiente a vivere, una proprietà<br />

“divenuta inutile, passiva, meglio disfarsene”.<br />

Le domande di passaporto si moltiplicano, prendono<br />

proporzioni impressionanti. <strong>La</strong> preoccupazione per il<br />

futuro del paese è profonda, tanto che nella lettera prende<br />

forma un’immagine suggestiva della “nostra grande<br />

famiglia dei lavoratori”. Si dice che la testa è costi-<br />

72


tuita dalle radici familiari: i nonni, i padri, che indirizzano<br />

l’altra parte essenziale, le braccia da lavoro, la<br />

materia prima indispensabile per rendere produttiva la<br />

terra. Si teme la prospettiva di questa fuga di giovani<br />

che lascia un nucleo di vecchi stremati, di donne e<br />

bambini incapaci, “trascinati a stento per i sentieri delle<br />

nostre colline”. I vig<strong>net</strong>i deperiranno, la produzione<br />

diminuirà rapidamente, il prezzo del vino aumenterà<br />

insieme alla miseria.<br />

“Si può ammettere questa soluzione come teoria del<br />

suicidio…” continua Cyrano, “L’emigrazione è il suicidio<br />

morale e finanziario dei nostri paesi, che hanno vita<br />

solo dalle robuste braccia e dal fecondo sudore dei<br />

lavoratori” (n.742, 4/4/1909).<br />

E’ un destino comune a tanti e tanti paesi italiani,<br />

diretto in un primo tempo verso l’Europa, e in seguito<br />

verso le due Americhe. Intorno al 1906 partiva quasi<br />

mezzo milione di emigranti l’anno. Nel 1913 i Paesi<br />

europei e le Americhe ne richiamavano circa 800.000:<br />

quasi mezzo miliardo l’anno di risparmi veniva inviato<br />

alle famiglie residenti in Italia.<br />

Paradossalmente, alla triste odissea a cui sovente<br />

andavano incontro questi lavoratori, troppo poveri ed<br />

ignoranti per sapersi difendere da forme di sfruttamento,<br />

si rese possibile a chi rimaneva di trovare più facilmente<br />

lavoro e con mercedi più remunerative. <strong>La</strong><br />

rimessa di denaro degli emigrati che avevano raggiunto<br />

una modesta agiatezza fu da stimolo al circolo delle<br />

73


attività economiche.<br />

Non è difficile immaginare che un così rilevante<br />

fenomeno sociale , ed i problemi ad esso connessi,<br />

fosse argomento di discussione nella <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>,<br />

se anche tra le finalità di un’altra Associazione, quella<br />

dei “Piccoli Proprietari”, si pose l’indirizzo e la tutela<br />

in materia di emigrazione.<br />

<strong>La</strong> triste vicenda di Giuseppe Beroldo ne conferma<br />

l’aspetto più duro e drammatico.<br />

E’ ancora Cyrano di Bergerac che scrive, consentendoci<br />

di apprendere che nello Stato nordamericano dello<br />

Utah, vicino alla città di Birgham Manyon, c’era una<br />

colonia di emigrati composta quasi esclusivamente da<br />

Silvanesi (n.823, 23/10/1910). Tra loro, Giuseppe<br />

Beroldo, uno dei più poveri, che aveva lasciato la<br />

moglie e quattro bambini attirato da un miraggio di speranza.<br />

“Povero martire lavoratore! (…) In un pomeriggio<br />

dello scorso Giugno, mentre attendeva all’opera sua in<br />

un banco di scavo , un gran macigno gli franò addosso<br />

frantumandogli le ossa (...)”. Uno dei tanti che hanno<br />

perso la vita in condizioni di lavoro disumane, prive<br />

anche delle minime condizioni di sicurezza, come purtroppo<br />

la cronaca registra ancora oggi. Ma il fatto commovente<br />

è la solidarietà dei compagni silvanesi, una<br />

cinquantina, che mettono insieme i sudati risparmi ed<br />

inviano un vaglia di settecento lire alla vedova. “<strong>La</strong><br />

carità, in certe condizioni speciali della vita è più che<br />

74


un eroismo”.<br />

Attraverso il caso Giacomo Craffen, invece, veniamo<br />

a conoscenza dell’influenza che le rimesse degli emigrati<br />

ebbero sull’economia del paese (n.891,<br />

10/2/1912). Già la cronaca locale aveva rilevato che<br />

l’Ufficio postale di <strong>Silvano</strong> d’Orba, in seguito al forte<br />

sviluppo dell’emigrazione specie in California, era<br />

diventato una vera banca alla quale affluivano settimanalmente<br />

dall’America circa uno o due vaglia, e che il<br />

movimento di capitali nel 1911 si fosse intensificato a<br />

tal punto che si presumeva un giro di entrate e di uscite<br />

sul milione di lire, mentre i depositi nell’anno successivo<br />

ammontavano intorno al mezzo milione.<br />

Ebbene, la stimata ed integerrima famiglia Craffen, presente<br />

nella vita del paese con una partecipazione che<br />

nel corso della storia abbiamo più volte annotato, si<br />

trova improvvisamente ad affrontare gli effetti di un<br />

fulmine a ciel sereno: oltre alla mortificazione dovuta<br />

alla percezione dell’onorabilità infangata, è costretta a<br />

soggiacere ad un sacrificio economico non indifferente<br />

per fronteggiare l’appropriazione indebita di 10.000<br />

lire dai risparmi postali degli emigrati, perpetrata da<br />

Giacomo Craffen, ufficiale postale, e dilapidate dal<br />

medesimo in sei mesi. Guai che possono succedere<br />

nelle migliori famiglie, come talvolta si usa dire, ma<br />

che devono aver provocato un gran fermento in paese<br />

(n.891, 10/2/1912). <strong>La</strong> povera moglie, pur con il contributo<br />

dell’ig. Ettore Craffen (a cui era intestato l’uffi-<br />

75


cio postale, nonché fratello di Giacomo), si trova a<br />

dover colmare la quasi totalità del debito contratto dal<br />

latitante marito con il Governo, attingendo al patrimonio<br />

personale. I risparmi degli emigrati risulteranno<br />

infine salvi, per consentire loro l’acquisto di un terreno,<br />

la costruzione di una casa e il ritorno al paese, sogno<br />

che molti riusciranno a realizzare.<br />

Sono tanti i Silvanesi che , allettati da questo sogno,<br />

seguono l’esempio di chi li ha preceduti. Giovani,<br />

meno giovani, ed anche ragazze, donne e bambini “a<br />

schiere, a schiere chiamate da parenti ed amici, colà da<br />

anni parecchi dimoranti” (n.897, 23/3/1912).<br />

Il primo Silvanese che nel 1896 andò in California,<br />

Giuseppe Massucco, detto Pepe, fu un aiuto potente per<br />

i suoi compatrioti, sostenendo i nuovi venuti e favorendo<br />

il loro inserimento. <strong>La</strong> gratitudine dei suoi compaesani,<br />

per avere tracciato una strada che ha prodotto “il<br />

risorgimento economico che qui è un fatto compiuto”,<br />

è tale che viene salutato come un eroe quando, in occasione<br />

di una sua visita in patria, riprende il piroscafo<br />

per l’America. Viene riconosciuto come “pioniere silvanese<br />

della civiltà italiana nell’America del Nord, protettore<br />

dei Silvanesi in quelle ricche e fiorenti regioni,<br />

che fece godere innumerevoli vantaggi ai compatrioti<br />

suoi” (n.924, 28/9/1912).<br />

Giunge notizia che nessun Silvanese ha perso la vita<br />

nel naufragio del Titanic (n.902, 27/4/1912). Infatti gli<br />

emigranti non si servono usualmente della Compagnia<br />

76


White Star (a cui il “Titanic” apparteneva), bensì della<br />

Compagnie General Transatlantique, che percorreva la<br />

rotta Le Havre -New York-Chicago.<br />

In paese è talvolta drammatica la situazione delle<br />

“vedove bianche”, che non hanno più notizie né sostegno<br />

economico dai mariti emigrati: alcune versano in<br />

condizioni disperate insieme ai loro figli i quali, di fatto<br />

orfani non riconosciuti tali, non hanno nemmeno diritto<br />

all’orfanatrofio. Una lettera del 24 aprile 1913<br />

segnala questo triste risvolto dell’emigrazione, in un<br />

momento in cui essa appare un’ ambita sistemazione<br />

per il futuro dei giovani. Si rileva addirittura quanto sia<br />

utile che siano i ragazzi dai quindici ai diciotto anni a<br />

partire, sia perché apprendono più facilmente la nuova<br />

lingua, sia per una maggiore adattabilità agli usi locali.<br />

Si incoraggiano le famiglie con prole numerosa a favorire<br />

l’espatrio dei figli, piuttosto che dei padri, in modo<br />

che non si sottraggano braccia all’agricoltura locale (n.<br />

912, 6/7/1912). Sembra che l’emigrazione abbia preso<br />

il posto dell’occupazione.<br />

In conclusione, una notizia che ha tutto il sapore del<br />

sogno dell’emigrante: Do menico Pelizzaro di Fedele,<br />

Valle dei Cochi, emigrato a Birgham Manyon, pare<br />

abbia vinto 40.500 dollari alla lotteria di California, con<br />

il numero 157 (n.912, 6/7/1912).<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> ed altri problemi<br />

77


78<br />

della popolazione.<br />

Il rapporto tra la <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> e altre questioni che<br />

influivano sulla qualità della vita della popolazione,<br />

non emerge distintamente dalla cronaca del giornale di<br />

Ovada. Ma se la <strong>Società</strong> assolveva, come è lecito pensare,<br />

l’importante funzione di accogliere , insieme alle<br />

istanze inerenti il suo ruolo, quelle di interesse generale<br />

di cui le corrispondenze sono l’espressione, possiamo<br />

ipotizzare che se ne discutesse, favorendo in questo<br />

modo il formarsi di un’ opinione capace di muovere<br />

l’immobilismo di chi aveva il potere d’intervenire.<br />

Tra le esigenze primarie di qualsiasi comunità, l’acqua<br />

potabile e l’acqua per l’irrigazione dei campi sono<br />

un bene che ne condiziona la sopravvivenza: già agli<br />

albori della nostra vicenda, nelle intenzioni dell’ing.<br />

Belimbau, c’era l’installazione di una pompa per dare<br />

acqua alla regione del castello, con la quale si sarebbe<br />

concessa “qualche bocca” anche agli abitanti del paese,<br />

in particolare alla Villa Superiore, assai penalizzata<br />

(2/10/1898). Il problema della mancanza d’acqua in<br />

questa regione del paese ricorre negli anni a venire, evidenziando<br />

come gli amministratori non brillassero per<br />

capacità risolutive, rasentando l’inadempienza. Lo<br />

dimostra l’interruzione della costruzione del pozzo


comunale (1901), o la successiva mancanza di interventi<br />

tempestivi di manutenzione , che lasciano ancora<br />

una volta a secco la popolazione (n.567,26/11/1905).<br />

Pertanto è legittima la preoccupazione diffusa per il<br />

progetto della “<strong>Società</strong> per l’acquedotto Galliera di<br />

Genova”, che intende costruire un nuovo acquedotto<br />

nella Valle del Gorzente. Il rischio, secondo quanto<br />

appare sul “Corriere”, è che i paesi della Val d’Orba<br />

siano privati “anche di quel meschino filo<br />

d’acqua”(n.660. 8/9/1907).<br />

Intanto il molino del cav. Belimbau è sempre fermo.<br />

Nell’impossibilità di convogliare le acque del torrente<br />

Piotta per farlo funzionare, qualcuno si chiede (e siamo<br />

nel gennaio 1912) se non sia il caso di ricorrere all’energia<br />

elettrica. L’anno successivo il disagio si manifesta<br />

in tutta la sua gravità (n.940, 18/1/1913): circa settecento<br />

famiglie devono sopportare la spesa annua di<br />

venti lire per carreggi, tempo perduto, spese diverse e<br />

tasse, dovendosi rivolgere ai mulini viciniori. “Il carbone<br />

bianco”, che sarebbe una buona fonte di reddito,<br />

viene in questo modo lasciato improduttivo.<br />

I comuni limitrofi, secondo la denuncia, s’ingegnano<br />

d’impiantare nuove industrie e favorire il commercio,<br />

“mentre i nostri magnati non si curano affatto di far<br />

progredire il paese e paghi di andare a ritroso, non si<br />

avvedono che al continuo espatrio di molte famiglie<br />

<strong>Silvano</strong> va lentamente spopolandosi”. Si individua nell’arretratezza<br />

del paese, sprovvisto di mezzi idonei allo<br />

79


sviluppo economico, una delle ragioni determinanti alla<br />

via dell’emigrazione. Né è da sottovalutare la scarsa<br />

attenzione rivolta ai servizi essenziali, sintomo di disattenzione<br />

nel valutare la dimensione dei problemi e<br />

aggirare la lentezza esasperante della burocrazia.<br />

Un esempio illuminante proviene dalla rilevazione<br />

del cammino della pratica relativa al progetto di costruzione<br />

del ponte sull’Orba, che doveva collegare <strong>Silvano</strong><br />

a San Giacomo. Ne sono sostenitori e promotori il marchese<br />

Luigi Spinola, Consigliere provinciale, il<br />

Sindaco, Enrico Belimbau (16 agosto 1913), nonché<br />

l’On. Brizzolesi, deputato che rappresenta anche i<br />

Silvanesi: deliberazione del Consiglio comunale; parere<br />

favorevole del Genio Civile; parere favorevole della<br />

Prefettura; parere favorevole dell’Ufficio Tecnico<br />

Provinciale; parere della Deputazione Provinciale alla<br />

quale la pratica deve essere sottoposta per l’approvazione<br />

del quarto della spesa spettante alla provincia<br />

(£.74.000); ritorno della pratica alla Prefettura per l’inoltro<br />

al Governo. Considerando che già nel 1909 esisteva<br />

un Comitato per esigere le oblazioni private, che<br />

il progetto dell’ing. Roggero e del geom. Torielli fu presentato<br />

in Comune intorno al 26 dicembre di quell’anno,<br />

e che la popolazione vedrà il ponte finito dopo l’alluvione<br />

del 1977, si hanno elementi sufficienti per dare<br />

una valutazione, pur tenendo conto di altre urgenze,<br />

quali i lavori di selciatura delle strade, le fognature, il<br />

nuovo cimitero (testimonianza di Mario Arata).<br />

80


Intanto si continua ad utilizzare il servizio di un barcaiolo<br />

che traghetta le anime alla sponda opposta, quando<br />

c’è molta acqua, o di una vecchia “pedanca”. Il balzello<br />

viene definito “medievale” (n.920, 1/9/1912), in<br />

quanto soggetto agli umori del barcaiolo. I Sindaci di<br />

<strong>Silvano</strong> e Roccagrimalda non sono ancora riusciti a<br />

mettersi d’accordo per stabilire una tariffa equa. Alla<br />

“Nave”, luogo così nominato per via dell’ imbarcazione<br />

che assicurava il trasporto tra le due sponde<br />

dell’Orba, il servizio funzionerà fino al 1939.<br />

Successivamente, in attesa del ponte, sarà costruita una<br />

passerella in legno per il passaggio a piedi (testimonianza<br />

di Mario Arata, da un ricordo di Alessandro<br />

Perasso, detto il “Friciu”).<br />

<strong>La</strong> storia del nuovo cimitero è oltremodo tormentata,<br />

come quella della costruzione del nuovo asilo infantile,<br />

ma ad entrambe è riservato un destino migliore di quello<br />

del ponte sull’Orba..<br />

Secondo l’ordine del giorno del Consiglio comunale<br />

del 9/11/1896, dopo tre anni di lunghe pratiche definitesi<br />

“mercè l’opera del Sindaco, Gen. <strong>La</strong>nza”, l’asilo<br />

Infantile è eretto ad Ente Morale, a seguito di un<br />

Decreto Reale in cui si accetta la donazione di £. 50.000<br />

ad opera della Confraternita di San Sebastiano. Da<br />

quella data alla realizzazione del progetto, trascorrono<br />

anni tra indecisioni, difficoltà burocratiche di ogni<br />

genere, non esclusa la costruzione di un muro che sorge<br />

improvvisamente nella notte tra la proprietà Riva e lo<br />

81


scavo di confine delle fondamenta a bloccare i lavori<br />

finalmente avviati. “Da vent’anni aspettiamo con ansia<br />

un asilo fatto un po’ bene, igienico, che risponda alle<br />

regole didattiche (…)” (28/4/1907): la lettera al giornale<br />

rispecchia la desolazione della popolazione che già<br />

sperava di vedere presto un edificio sano e accogliente<br />

per i bambini, proprio al centro del paese, dietro il peso<br />

pubblico, al posto dei locali umidi da cui attendono da<br />

tempo di essere trasferiti. E’ probabile che in questo<br />

“dispetto” ci sia lo zampino della politica, in ogni caso<br />

dalla nomina ad amministratore del farmacista<br />

Robbiano (1905), alla nomina a presidente di Pasquale<br />

Gualco (n.731, 17/1/1909), finalmente il nuovo asilo<br />

apre i battenti. I bimbi sono nutriti con una buona minestra,<br />

i locali sono ampi e ben aerati, ma qualche critica<br />

per i pavimenti che non appaiono in perfetto stato, il<br />

soffitto a tratti scrostato e la mancanza di servizi igienici,<br />

lasciano supporre una predisposizione al risparmio<br />

dovuta probabilmente ad una cronica mancanza di<br />

fondi (n.765, 12/9/1909).<br />

L’urgenza della costruzione del nuovo cimitero, non<br />

trova corrispondenza nella volontà di porre rimedio ad<br />

un disagio che si manifesta in tutta la sua gravità. Ci<br />

sono due cimiteri nel centro del paese. Uno è situato<br />

accanto alla chiesa della Villa Superiore, l’altro in terreno<br />

adiacente l’attuale edificio scolastico, costruito<br />

durante il fascismo e sede del Municipio fino al 1990,<br />

tra la strada che va alla Pieve e via IV Novembre, che<br />

82


porta alla chiesa di San Sebastiano (testimonianza di<br />

Mario Arata). E’ grazie ad una segnalazione apparsa<br />

sul “Corriere” il 2 ottobre 1898, che incontriamo la<br />

prima ipotesi di trovare un terreno adatto ad accogliere<br />

degnamente le spoglie dei defunti, con la disponibilità<br />

dell’Ing. Belimbau a donare l’area per la costruzione.<br />

Negli anni si susseguono riunioni senza trovare l’accordo<br />

tra le varie proposte. <strong>La</strong> Commissione Tecnica<br />

Provinciale individua in Torrazze, Mogliette, Ronchi, le<br />

località più idonee (n. 399, 7/9/1902). L’incanto per la<br />

costruzione viene deliberato in Consiglio comunale: ci<br />

si congratula per la decisione, ma restano i dubbi motivati<br />

dai troppi esempi di atavica lentezza (n.666,<br />

6/6/1907- Pro Silva). Infatti bisogna attendere il 1909<br />

per l’acquisto del terreno in Regione Torrazze e la convenzione<br />

con l’impresa Gualco, e il gennaio 1911 per<br />

vedere l’inizio dei lavori, con qualche disappunto per la<br />

voce che circola insistente sulla distruzione di antichi<br />

ruderi, di tombe e chiese. Non si ha notizia di sospensione<br />

degli scavi, nonostante il ritrovamento di vari<br />

oggetti antichi a due metri di profondità, tra cui una pietra<br />

di marmo recante la scritta “I I I I” (17 maggio<br />

1913).<br />

Della scarsa sollecitudine rivolta a preservare pregevoli<br />

testimonianze del passato, abbiamo avuto riscontro<br />

precedentemente apprendendo del crollo parziale della<br />

vetusta “casa alta”, già sede dei feudatari di <strong>Silvano</strong><br />

d’Orba, e risalente al 1300. Gli inquilini hanno potuto<br />

83


porsi in salvo, i suini restano imprigionati dai rottami.<br />

“Sarebbe desiderabile che il Sindaco facesse conservare<br />

l’artistica pietra scolpita che soprastava alla porta<br />

d’ingresso, per motivi artistici e storici” (13 ottobre<br />

1901).<br />

Una segnalazione successiva è a dir poco inquietante:<br />

per far posto alle salme recenti che non possono<br />

attendere la nuova dimora, “il povero seppellitore” è<br />

costretto a dimezzare i cadaveri di antica sepoltura: “la<br />

lotta per la vita può passare tra i vivi, ma i morti siano<br />

lasciati in pace” (n.841, 25/2/1911).<br />

Supponiamo che il cimitero sia stato ultimato nel<br />

1913, ma è ancora da costruire la strada comunale d’accesso,<br />

come risulta dall’ordine del giorno del Consiglio<br />

comunale del 26 marzo. Insomma, una storia infinita se<br />

ancora il 15 agosto 1915 leggiamo che la strada d’accesso<br />

è impraticabile.<br />

Lo smantellamento definitivo del vecchio cimitero<br />

parrocchiale di San Sebastiano, avvenuto l’11 gennaio<br />

1925 con il solenne trasferimento al nuovo cimitero<br />

delle ultime ossa esumate, suggerisce un’insperata conclusione.<br />

Tra i fatti che devono avere coinvolto direttamente la<br />

<strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso per l’attinenza alle finalità<br />

inerenti lo statuto, citiamo le alluvioni e l’epidemia di<br />

vaiolo di cui è data notizia nel “Corriere” di Ovada.<br />

Possiamo supporre che i soci colpiti dalla gravità di<br />

questi eventi siano stati sostenuti attingendo al fondo<br />

84


sociale o con iniziative benefiche. Pioggia prolungata,<br />

frane lungo l’Orba e allagamenti (n.323, 24/3/1901):<br />

lungo la Strada della Costa, i due versanti della Pieve<br />

presentano lo spettacolo desolante di smottamenti che<br />

si sono portati via anche le vigne. Il danno è valutato<br />

intorno alle 80.000 lire. Nell’ottobre dello stesso anno<br />

si ripete analogo di sastro: è il Piotta (con doppia “t”<br />

nelle cronache dell’epoca) a danneggiare le pianure di<br />

Prieto (n.354, 27/10/1901). In questa occasione si fa<br />

riferimento ad un’altra grave alluvione avvenuta nel<br />

1867.<br />

Il paese, che soffre perennemente per la mancanza di<br />

acqua potabile e di acqua per l’irrigazione, deve subire<br />

85


la sorte avversa di periodiche esondazioni ed alluvioni.<br />

Ne abbiamo ulteriore conferma procedendo nella lettura<br />

delle corrispondenze, quando ancora il torrente<br />

Piotta reca danni in regione Bessica (n.1031,<br />

17/10/1914).<br />

Non poteva essere estraneo all’attenzione del<br />

Consiglio della <strong>Società</strong> ed ai suoi soci il problema delle<br />

epidemie che periodicamente funestavano la popolazione.<br />

Non dobbiamo dimenticare che all’art. 60 dello<br />

Statuto del 1905 si afferma che i soci agricoltori debbono<br />

concorrere con una o più giornate di lavoro “all’eseguimento<br />

dei più necessari e urgenti lavori agricoli a<br />

sollievo del socio ammalato”.<br />

Di tutte, la più grave da annotare, è l’epidemia di<br />

vaiolo. I Silvanesi accorrono in massa alla sala comunale<br />

per esorcizzare il morbo grazie al siero che il bravo<br />

dott. Grillo provvede ad iniettare: “Siamo in piena epidemia,<br />

il mostro dal capo gonfio, dal verde viso butterato,<br />

non si stanca ancora dal mietere le sue vittime”<br />

(n.666, 20/10/1907). Ad oltre un mese dall’inizio dell’epidemia,<br />

gli studenti non sono ancora stati ammessi<br />

a frequentare le lezioni nella vicina Ovada per giusta<br />

precauzione, avendo la città sofferto, più di una volta in<br />

passato, le conseguenze di questo terribile evento.<br />

Anche la polmonite e l’influenza costringono il<br />

medico a macinare molta strada per visitare i malati, ed<br />

è frequente nella cronaca la rilevanza della mortalità<br />

infantile e giovanile, che non risparmia nemmeno le<br />

86


famiglie della borghesia: citiamo il lutto che colpisce la<br />

famiglia del geom. Stefano Bianco , il cui figlio decenne<br />

muore per malattia nel Convitto Ginnasiale di<br />

Voghera (n.674, 15/12/1907).<br />

<strong>La</strong> passione sportiva<br />

<strong>La</strong> fondazione dell’Unione Sportiva Silvanese avvenuta<br />

nel 1912, non è che l’espressione culminante dell’interesse<br />

che i Silvanesi hanno costantemente manifestano<br />

per lo sport.<br />

Nel più antico e tradizionale gioco al pallone con<br />

tamburello, le quadriglie locali hanno sempre infervorato<br />

gli spettatori e riportato vittorie durante le<br />

sfide con le formazioni provenienti dalle più diverse<br />

località della provincia. Negli sferisteri di Asti e<br />

Acqui, contro il Castelletto, si distinguono in modo<br />

particolare Duilio Pernigotti, battitore, Agostino<br />

Ottonello, Bartolomeo Motta (della Drogheria<br />

Motta) che ad Acqui pare abbia compiuto il miracolo<br />

di portare la squadra alla vittoria (n.355,<br />

3/11/1901).<br />

Partendo da questa prima notizia, seguiamo il percorso<br />

tracciato dagli eventi sportivi che, oltre al<br />

gioco delle bocce, che risulta una delle attività più<br />

praticate, si arricchisce di altre specialità con l’evolversi,<br />

se pur pacato, della società silvanese. Si pratica<br />

il ciclismo, il calcio, il podismo, la scherma,<br />

87


secondo quanto si attesta nelle finalità dell’Unione<br />

Sportiva, che in questo modo è in grado di regalarci<br />

un quadro attendibile delle attività praticate.<br />

L’entusiasmo fa dire che “questa nuova <strong>Società</strong><br />

comincia la sua vita con slancio (…). In tutta Italia<br />

si dovrà parlare di <strong>Silvano</strong>”. Sono le parole usate da<br />

Sportman per annunciare la corsa podistica inaugurale<br />

di 15 chilometri, il cui centro di sostenitori<br />

risiede al “Caffe Concordia”. <strong>La</strong> fanfara del Circolo<br />

Santa Margherita di Sezza accoglie il vincitore, il<br />

giovane Lorenzo Ravera, e gli altri partecipanti.<br />

Nella sede dell’Unione e in casa del Parroco, seguiranno<br />

i festeggiamenti (n.905, 11 maggio 1912).<br />

Non mancheranno altre gare podistiche e ciclistiche<br />

nell’ambito dei festeggiamenti per San<br />

Pancrazio, né le sfide al pallone con tamburello<br />

delle quadriglie silvanesi.<br />

Tradizione musicale e“Theatralia”<br />

Abbiamo incontrato per la prima volta la<br />

Filarmonica Silvanese, la cui fondazione risale al 1869,<br />

al banchetto in onore di Santa Cecilia all’ “Albergo<br />

Concordia”, il cui antico proprietario era “il bravo<br />

Bianchi”, che insieme all’esecuzione di pezzi molto<br />

applauditi e ai discorsi del sindaco <strong>La</strong>nza, e dei consi-<br />

11 Lo Chalet, ovvero “Caffè Concordia” albergo- ristorante, riaprirà al<br />

pubblico nei nuovi locali situati in angolo Via Stazione-Piazza Cesare Battisti<br />

88


glieri Feretti e Bianco, avrà contribuito al successo<br />

della serata (21/8/1898). Della Banda Filarmonica<br />

abbiamo già seguito le esibizioni che allietavano le<br />

feste di San Pancrazio, accompagnavano le processioni,<br />

disponevano all’allegria od esaltavano l’ufficialità delle<br />

cerimonie pubbliche.<br />

L’Orchestra Silvanese è presente, invece, in tutti i<br />

balli della <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>, ed anche in altre occasioni<br />

destinate a richiamare la popolazione. Pare sia stata<br />

memorabile l’esecuzione diretta dal Maestro Perosi,<br />

con coristi e cantori, nella chiesa parrocchiale di San<br />

Sebastiano, per la celebrazione della prima messa del<br />

sacerdote Don Luigi Gualco (n.600, 15/7/1906).<br />

<strong>La</strong> Nuova Banda Musicale, composta di elementi<br />

vecchi e nuovi, si esibisce in piazza, dando prova di una<br />

bravura che, a quanto pare, “merita di essere incoraggiata”(n.900,<br />

13 /4/1912). Sulla necessità che si costituisca<br />

al più presto una scuola di canto corale, di cui si<br />

riferisce nello stesso numero del giornale, abbiamo<br />

detto all’interno della riflessione sull’emigrazione.<br />

<strong>La</strong> presenza dell’Orchestra di Roccagrimalda a<br />

<strong>Silvano</strong> d’Orba, per la festa della Pieve del 1912, fa<br />

legittimamente pensare che in ogni piccolo centro non<br />

solo ci si impegnasse per favorire le iniziative a carattere<br />

musicale, ma che queste costituissero motivo di<br />

orgoglio, dando luogo in alcuni casi ad una tradizione<br />

duratura.<br />

Alla <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>, due spettacoli “grandiosi” in<br />

89


cui la rinomata orchestrina locale accompagna l’esibizione<br />

del Trio Visentin, esperti mario<strong>net</strong>tisti, e della piccola<br />

Ebe, di nove anni, definita una prodigiosa artista<br />

nella trasformazione (n.921, 7/9/1912).<br />

Si costituisce il Circolo Santa Cecilia (n.952, aprile<br />

1913), che debutta nella chiesa parrocchiale durante il<br />

vespro. <strong>La</strong> direzione è affidata al concittadino Don<br />

Agostino Marcenaro, fratello del primo caduto silvanese<br />

durante la guerra di Libia. Analogo triste destino lo<br />

attenderà, quale tenente cappellano militare, nel primo<br />

conflitto mondiale.<br />

Non solo orchestre, orchestrine e bande, ma solisti<br />

nel canto e nell’esecuzione di brani musicali: il bel<br />

canto trova un’appassionata cultrice nella signorina<br />

Mignone che si cimenta in prove impegnative con arie<br />

tratte dalla “Cavalleria Rusticana”e dalla<br />

“Sonnambula”, accompagnata dall’Orchestra<br />

Silvanese, mentre al pianoforte ci si avvale dell’abilità<br />

dei signori Silvestro Robbiano e Paolo Gualco (n.296,<br />

1/9/1900). Particolarmente intensa l’attività di Silvestro<br />

Robbiano che ogni sera propone all’ascolto brani scelti,<br />

eseguiti “alla perfezione”, durante le festività natalizie<br />

(n.312, 6/1/1901). Accade talvolta che queste esibizioni<br />

avvengano all’interno di rappresentazioni teatrali<br />

allestite dalla <strong>Società</strong> Filodrammatica, animata<br />

dall’impegno di esponenti della borghesia silvanese. Il<br />

repertorio spazia da un programma più impegnativo ad<br />

uno più leggero: “<strong>La</strong> locandiera” di Goldoni, “Il<br />

90


omanzo di un giovane povero” di Fouillet, non disdegnando<br />

la farsa “<strong>La</strong> consegna è di russare” (settembre<br />

1900), o il dramma “Giorgietta la cieca” di Paolo<br />

Ferrari (gennaio 1901), in cui viene riconosciuta la bravura,<br />

con lunghi applausi, allo studente Giovanni<br />

Craffen, all’Ing. Craffen, al Sig. Fornaro, e alle signorine<br />

Sacchi e Ponte (Antonina, figlia del dott. Ponte, sposerà<br />

il 9 giugno 1907 Augusto di Giovanni, capitano del<br />

46° Fanteria, nipote del Conte Avogadro di Vigliano,<br />

Tenente Generale). Tra le attrici più ammirate vi è Ida<br />

Gualco, “che fece palpitare più di un cuore dal palcoscenico<br />

del nostro piccolo teatro”, e sul palcoscenico,<br />

aggiungiamo noi, poiché andrà in sposa a Paolo Gualco,<br />

professore di francese e pianista eccellente. Il padre delle<br />

sposa invita tutta la <strong>Società</strong> Filodrammatica ad una festa<br />

memorabile, con danze accompagnate dalla brava orchestrina<br />

e una quindicina di ballerine tutte amiche o compagne<br />

d’arte della bella Ida (n.316, 3/2/1901). Questa<br />

corrispondenza ci conferma l’esistenza di un piccolo teatro<br />

nell’antica sede della <strong>Società</strong>.<br />

Ma il teatro della <strong>Società</strong> accoglie con benevolenza<br />

particolare l’impegno di un’altra compagnia di dilettanti,<br />

alla quale va riconosciuto un valore meritato per<br />

il tempo sottratto al riposo, dopo giornate di lavoro<br />

sicuramente assai faticose: è la Filodrammatica dei<br />

Cassuli, tutti contadini, con poca istruzione, e “buoni<br />

filodrammatici”(n.262, 28/1/1900). Questa circostanza<br />

lascia supporre che la <strong>Società</strong>, oltre ad essere tramite di<br />

91


esperienze conoscitive altrimenti precluse alla popolazione,<br />

non fosse estranea alla promozione culturale dei<br />

suoi iscritti, alcuni dei quali posano gli attrezzi da lavoro<br />

per cimentarsi nell’allestimento di uno spettacolo<br />

teatrale.<br />

Le esibizioni dei filodrammatici non avvenivano in<br />

modo estemporaneo, ma vi era una vera e propria programmazione<br />

per cicli di spettacoli che richiamavano il<br />

pubblico, assicurando il gradimento.<br />

Oltre alle locali, si esibiscono alla <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong><br />

compagnie esterne. Prosa e canto nello stesso programma<br />

di recite della “Compagnia drammatica della<br />

Guardia”: “Tosca”, “Otello”, “Margherita Pusterla”,<br />

“<strong>La</strong> Signora delle Camelie”, “ Il padrone delle ferriere”,<br />

“Suor Teresa”. Gli spettacoli sono stati così graditi<br />

che si teme il clima di austerità dell’imminente quaresima,<br />

a cui consegua l’interruzione della programmazione<br />

(n.370. 1321902).<br />

Per il significato che ha per noi l’evento, ricordiamo<br />

la “Compagnia Beffa” all’inaugurazione del Teatro<br />

Sociale nella nuova sede ancora da ultimare, con<br />

“Rantzau” di Chatrian, e altri spettacoli a seguire.<br />

L’ultima fatica,“Gli spettri” di Ibsen, registra una presenza<br />

di pubblico che tocca più di settecento spettatori<br />

in piena vendemmia (n.609, 16/9/1906). <strong>La</strong> soddisfazione<br />

per la configurazione della sala teatrale si esprime<br />

con un osservazione che parla di “locale davvero<br />

decoroso, dalle linee imponenti e serie proporzioni, cui<br />

92


fa degno ornamento il palcoscenico dipinto dal bravo<br />

Marcello Gorgni di Ovada”.<br />

Il corrispondente Pro Silva sembra apprezzare particolarmente<br />

la compagnia Attilio Bellet ne “<strong>La</strong> gerla di<br />

Papa Martin”: siamo nel 1907 (n.663, 29 settembre), il<br />

nuovo edificio sociale è stato ultimato e costituisce<br />

motivo di attrazione per la popolazione che ne subisce<br />

la suggestione. Nemmeno l’epidemia di vaiolo tiene<br />

lontani i Silvanesi dalle diverse produzioni della<br />

Compagnia Bellet. Sembra addirittura che presto avverrà<br />

la première di un operetta, con la presenza di un maestro<br />

che dirigerà l’Orchestra Silvanese (n.663,<br />

29/9/1907).<br />

<strong>Silvano</strong>, capitale dei burattini, pare abbia una radice<br />

antica anche nelle mario<strong>net</strong>te: infatti raccoglie allori e<br />

gloria la compagnia mario<strong>net</strong>tistica diretta dal bravo<br />

signor Marenco. Il personaggio che suscita la più grande<br />

ilarità e la più viva simpatia è Gianduia d’Caria<strong>net</strong>.<br />

Sul Tiranno s’accumulano imprecazioni e motti ridicoli<br />

(n.248, 20/10/1899). Viene riportato il frequente “Ti<br />

‘t perdi d’lunga, ti” (“sei un perdente”, traduce Alberto<br />

Perasso).<br />

Lo spettacolo dell’ “insuperabile mario<strong>net</strong>tista Mario<br />

Ponfi”, che riscuote sincera ammirazione per la gestualità<br />

impressa alle mario<strong>net</strong>te, l’accuratezza delle scene<br />

e dei costumi, è l’ultimo segnale di spensieratezza che<br />

proviene dal teatro della <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> alla vigilia<br />

della Grande Guerra. E’ il 10 aprile 1915 (n.1057).<br />

93


Verso la guerra<br />

Nel commento che “Il Corriere delle Valli Stura ed<br />

Orba” dedica in prima pagina ai fatti di politica interna<br />

ed internazionale, si coglie la condivisione delle ragioni<br />

dell’interventismo sia nel tono del linguaggio, sia<br />

nell’interpretazione delle vicende che culminano con<br />

due fatti rilevanti: la dichiarazione di neutralità<br />

dell’Italia, 3 agosto 1914, e la dichiarazione di guerra,<br />

23 maggio 1915.<br />

“L’Italia e la guerra, il nostro dovere” (1-2 agosto,<br />

1914), commento alla neutralità dell’Italia:<br />

(…) è opportuno dire una franca parola sulla situazione<br />

politica dell’Italia anche per far argine alla tendenza<br />

troppo semplicistica di molti, socialisti e no, che<br />

vorrebbero la nostra neutralità ad ogni costo nel probabile<br />

conflitto tra le Triplici (…). L’opinione pubblica<br />

deve sentire il supremo dovere patriottico di mantenersi<br />

compatta nella calma attesa delle risoluzioni che il<br />

Governo sarà costretto a prendere nell’interesse del<br />

presente e dell’avvenire della Patria.<br />

94


Del dibattito che coinvolgeva partiti, correnti di pensiero<br />

e sindacato in quel periodo così travagliato della<br />

nostra storia, non vi è apparentemente traccia nelle corrispondenze<br />

da <strong>Silvano</strong>. Né vi è traccia di conferenze<br />

pubbliche, o di adesione a manifestazioni di sostegno<br />

all’una o all’altra posizione ideologica che tanto animavano<br />

l’opinione pubblica. Ci pare improbabile una<br />

così palese indifferenza, essendo presenti in paese altre<br />

associazioni vitali, oltre alla <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>, e fervendo<br />

la contrapposizione politica in maniera cronica.<br />

Le corrispondenze registrano continue frizioni tra<br />

maggioranza e opposizione nell’amministrazione<br />

comunale, che non riesce a darsi una stabilità capace di<br />

affrontare e risolvere questioni annose che gravano<br />

sulla popolazione. Ne derivano polemiche che passano<br />

attraverso il “Corriere” e “L’Alto Monferrato - Corriere<br />

della Democrazia”, di orientamento socialista, in un’alternarsi<br />

di attacchi e risposte salaci: faide locali che a<br />

stento riconducono a temi di più ampio respiro.<br />

Le inadempienze nei confronti di una quotidianità<br />

meno grama sembrano poca cosa paragonate alla tragedia<br />

imminente della guerra. <strong>La</strong> “pedanca” mancante<br />

che ad ogni piena ostacola il passaggio a piedi delle<br />

povere contadine che vanno a vendere uova e latte a<br />

Ovada; l’urgenza di un nuovo edificio scolastico definito<br />

alla stregua di una stalla antigienica, insufficiente e<br />

malsana, il cui terreno è vincolato da tre anni; il ponte<br />

sull’Orba; le strade fangose che avrebbero bisogno di<br />

ghiaia (n.999 e 1000, marzo 1914): sembra che il tempo<br />

95


e le cose siano ferme, a catturare energia appena sufficiente<br />

a muovere un passo. L’istituzione di una scuola<br />

serale, in conformità della Legge Daneo-Credaro del<br />

1912, costituisce un fugace atto lungimirante dell’amministrazione,<br />

di cui tener conto, perché, di certo,<br />

emerge l’avvicendarsi delle crisi nel palazzo municipale:<br />

le dimissioni della Giunta comunale (6/6/1914)<br />

coincidono con le manifestazioni antimilitariste su iniziativa<br />

della Camera del <strong>La</strong>voro di Ancona per contrastare<br />

la “Festa Nazionale dello Statuto”, considerata in<br />

quel particolare momento storico il simbolo del militarismo<br />

interventista. Il bilancio di due dimostranti morti<br />

e i parecchi feriti per il pesante intervento delle forze<br />

dell’ordine, inducono la Confederazione del <strong>La</strong>voro,<br />

con il sostegno del Partito Socialista, a proclamare lo<br />

sciopero generale.<br />

<strong>La</strong> protesta inizia a Torino il 9 e il 10 giugno, estendendosi<br />

in tutta Italia, con un imponente numero di<br />

arresti (solo a Sampierdarena sono centoventi), feriti, e<br />

un morto a Bari (“settimana rossa”). Di guerra si parlerà<br />

al “Caffe Concordia”, ed è l’unica volta che leggiamo<br />

questa parola in tutto il 1914, in una sera piovosa di<br />

dicembre, quando sembra che il pantano, di cui sono<br />

ricoperte le strade del paese, fattosi imponente e temerario,<br />

voglia accomodarsi all’interno del locale, e costituisca<br />

il motivo prevalente di preoccupazione.<br />

Il 20 giugno inizia una nuova campagna elettorale,<br />

attività nella quale i politici Silvanesi sembrano esaurire<br />

tutte le loro energie. Sul “Corriere” di Ovada com-<br />

96


pare la lista del Partito Popolare, solo quella, con un<br />

tono che sembra presagire a tinte fosche la conferma<br />

dei liberali. Infatti la nuova Giunta, composta da nove<br />

liberali e da sei popolari, si insedierà il 18 luglio 1914<br />

(n. 1018). Tra gli eletti, Enrico Cortella , sindaco; assessori<br />

Luigi Ferretti, Paolo Gualco, Gioachino Mara<strong>net</strong>to,<br />

Giuseppe Calderone. Si ricomincia, con esili speranze,<br />

mentre in Europa scoppia la prima guerra mondiale, il<br />

1° agosto 1914, con il doppio ultimatum rivolto dalla<br />

Germania alla Francia e alla Russia, ore una e dieci.<br />

A <strong>Silvano</strong>, invece, continua la piccola guerra del<br />

potere che, ad ottobre, vede nuovamente dimissionario<br />

il sindaco Cortella, tanto da dirsi con amara ironia che<br />

“su quindici consiglieri, sedici vorrebbero fare il sindaco”,<br />

e se “il bravo Cortella non è riuscito ad attuare il<br />

suo programma, cosa possono fare gli altri?”. Si invoca<br />

la presenza di un commissario prefettizio (n.1035,<br />

7/11/1914). Miracolosamente, a seguito della concomitanza<br />

delle elezioni generali, s’insedia un’altra Giunta<br />

con nomi nuovi e nuovo sindaco, Gandolfo Luigi<br />

Ferretti. Si spera inutilmente in un governo che governi,<br />

se a giugno dell’anno successivo sindaco e assessori<br />

rassegneranno le dimissioni nelle mani dell’assessore<br />

anziano Enrico Belimbau, nonostante si sia rilevata,<br />

forse per la prima volta, l’intenzione autentica di<br />

mediare tra maggioranza e opposizione. Non si riesce<br />

proprio a governare il paese.<br />

Ben più critico e movimentato a livello nazionale il<br />

97


panorama che si presenta nel periodo compreso tra il<br />

1914 e il 1915, quando ci si avvede che lo schieramento<br />

politico italiano e la struttura stessa dei partiti sono<br />

sovvertiti da una spartizione tra interventisti e neutralisti,<br />

infine incapaci, questi ultimi, di far presa sulle<br />

masse popolari e di suscitare una fiammata d’azione.<br />

Rimangono passivi ad assistere all’altra fiammata, che<br />

passa attraverso manifestazioni di popolo organizzate<br />

dallo stato maggiore interventista, che assume quasi le<br />

sembianze di una rivoluzione (“giornate di maggio”,<br />

“Il macchinario perfettissimo”<br />

1915). Da uno dei pochi numeri disponibili de “L’Alto<br />

Monferrato”, periodico ovadese di connotazione radico-socialista,<br />

si legge che anche ad Alessandria si ebbe-<br />

98


o conflitti con i neutralisti, come avveniva in quei giorni<br />

in altre città italiane, con particolare gravità a Milano<br />

per il numero dei feriti, e un morto, durante quelle<br />

dimostrazioni clamorose di folla (n.20, 15,16 maggio<br />

1915). L’ “entusiastica concordia nazionale” che sottotitola,<br />

in prima pagina del “Corriere” di Ovada, la notizia<br />

dell’assegnazione dei pieni poteri al Governo da<br />

parte del Parlamento (22, 23 maggio, 1915), trova conferma<br />

nell’espressione di soli 74 voti contrari, contro i<br />

487 favorevoli alla dichiarazione di guerra.<br />

<strong>Silvano</strong> continua a dibattersi nei suoi problemi locali,<br />

lamentando il rincaro dei viveri e l’aumento della<br />

tassa di famiglia, di cui si fa latore il commissario prefettizio.<br />

<strong>La</strong> guerra sembra ancora lontana, ma diventerà<br />

dura realtà al cospetto dei caduti. A <strong>Silvano</strong> degli Orbi,<br />

si dovrà tornare al voto per le elezioni amministrative<br />

del 5 giugno ma, non sapendo più che fare, si cerca di<br />

assemblare una lista unica composta da popolari e liberali,<br />

che “rappresenti l’unione cordiale tra partiti, sempre<br />

sacrificata agli interessi personali” (1° maggio<br />

1915).<br />

<strong>La</strong> pubblicazione del “Corriere delle Valli Stura ed<br />

Orba” viene sospesa durante il periodo bellico.<br />

L’ultimo numero (1063, 29/5/1915), rende sbiaditi i<br />

toni delle polemiche locali al cospetto della realtà dei<br />

giovani silvanesi richiamati.<br />

Non pensiamo che Antonio e Antonia <strong>La</strong>nza condividano<br />

il lieto animo, né la contentezza per la loro sto-<br />

99


ia, attribuiti dal corrispondente ai cinque figli<br />

(Giuseppe, Gustavo, Giovanni, Cesare e Giacinto) in<br />

partenza per il fronte. Saranno ventisette i militari caduti<br />

“sul campo dell’onore” (n.1066, 27/2/1919): fra loro,<br />

come già si è annotato, il cappellano militare Agostino<br />

Marcenaro, fratello di quel Marcenaro caduto nella<br />

guerra di Libia. I giovani <strong>La</strong>nza torneranno tutti a casa,<br />

ma in quel preciso momento di entusiasmo retorico per<br />

un futuro tinto di eroiche imprese che rende onori e gloria<br />

alla nazione, nessuno poteva immaginarlo. Soltanto<br />

“una cornacchia dissidente”, altrimenti detta “oratore<br />

tedescofilo” di cui si omette il nome, tenta di ridimensionare<br />

tanto festoso entusiasmo, venendo presto messo<br />

a tacere dal commissario (n.1063,29/5/1915).<br />

Chissà perché chi si oppone alla guerra è solitamente<br />

tacciato di essere “anti” qualche popolo, o “filo”<br />

qualche altro, come se l’essere pacifisti non fosse un’idea,<br />

una convinzione degna di rispetto, ma uno schierarsi<br />

contro o a favore di qualcuno. Le idee possono<br />

essere differenti, divergenti, contrarie ad altre idee,<br />

condivisibili o non condivisibili, ed è sconsolante constatare<br />

come sia un male antico e sempre attuale ricorrere<br />

ad una personalizzazione pretestuosa, quando ci si<br />

vuole sottrarre ad un leale confronto, nel rispetto del<br />

pensiero altrui, per scopi che ben poco hanno a che fare<br />

con l’onestà intellettuale.<br />

Quali le notizie sulla nostra <strong>Società</strong> in questo periodo?<br />

Vi è traccia di iniziative teatrali a scopo benefico, a<br />

100


favore del fondo sociale e dell’asilo infantile, ma i<br />

venti di guerra devono avere inibito le iniziative a carattere<br />

ricreativo culturale, se la cronaca è avara di informazioni<br />

in tal senso.<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> nel periodo bellico<br />

Bisogna attendere la ripresa della pubblicazione del<br />

“Corriere delle Valli Stura ed Orba”, sospesa durante gli<br />

anni della guerra, per avere notizie della <strong>Società</strong> di<br />

M.S. e di quanto era accaduto a <strong>Silvano</strong> d’Orba.<br />

In una corrispondenza firmata Cyrano di Bergerac<br />

(n.1078, 27/4/1919), l’asprezza del conflitto mondiale<br />

conclusosi da poco, viene accostata all’asprezza della<br />

lotta per la sopravvivenza della <strong>Società</strong> “che seppe far<br />

fronte integralmente al suo benefico programma, benché<br />

privata dei suoi cespiti d’entrata”. In quel clima<br />

assai poco favorevole al divertimento non vi furono più<br />

balli, né feste, né teatro, ad alimentare il fondo sociale,<br />

essendo l’edificio requisito e l’orchestra dispersa.<br />

A decurtare la rendita delle quote associative concorsero<br />

anche i morti e i dispersi, nonché il versamento del<br />

sussidio giornaliero ai numerosi iscritti colpiti da un’epidemia<br />

non specificata (è possibile che si trattasse<br />

101


della febbre spagnola).<br />

Da un’altra corrispondenza del 16 maggio 1920,<br />

apprendiamo che il salone da ballo fu adibito a deposito<br />

dei cereali governativi.<br />

Qualche notizia del paese perviene dal “Bollettino<br />

dell’Orga nizzazione Civile”, pubblicazione uscita ad<br />

Ovada nei primi tempi della guerra mondiale con lo<br />

scopo di dare informazioni utili a chi, non avendo<br />

obblighi militari, s’impegnasse a promuovere e coordinare<br />

iniziative a beneficio dei soldati al fronte. Tra queste,<br />

lo spettacolo teatrale di beneficenza organizzato<br />

dalla <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> il 25 maggio 1915 prima della<br />

requisizione dell’edificio, per sostenere le famiglie dei<br />

richiamati. Una dimostrazione di tempestività e attenzione<br />

verso un problema che già si manifestava in tutta<br />

la sua drammaticità.<br />

Merita un doveroso riconoscimento, infine, la generosità<br />

di Enrico Belimbau, che pone il suo castello di<br />

<strong>Silvano</strong> a disposizione dei feriti, accollandosi le spese<br />

di mantenimento e cura. Oltre a ciò, si assume l’onere<br />

dell’apertura estiva e autunnale degli asili infantili di<br />

<strong>Silvano</strong> e Castelletto d’Orba, provvedendo anche alla<br />

refezione dei bambini (n.2, 10/7/1915).<br />

Enrico Belimbau, filantropo, protagonista della vita<br />

del paese, muore all’improvviso per inesorabile malattia<br />

(n.3, 24/7/1915): la notizia sgomenta il paese, e il<br />

giornale le dedica lo spazio dovuto.<br />

Tra le lettere dei soldati al fronte e le fotografie dei<br />

caduti che a poco a poco occupano la maggior parte<br />

102


delle pagine, ci pare una buona notizia apprendere che<br />

Giovanni Arata e Giovanni Motta, entrambi con il<br />

grado di caporale maggiore, sono decorati con medaglia<br />

d’argento al valor militare per avere, pur feriti, continuato<br />

a combattere.<br />

Il dopoguerra<br />

<strong>La</strong> pubblicazione del “Corriere” riprende con il<br />

n.1065, il 20 gennaio 1919: cosa è cambiato a <strong>Silvano</strong><br />

in questi anni? Poco, a giudicare dalla corrispondenza<br />

di Cyrano di Bergerac che ripresenta al lettore gli stessi<br />

mali antichi. Sembra che l’unica novità sia la scomparsa<br />

dello Chalet 11, senza il quale quell’angolo di<br />

paese dà l’impressione di trovarsi di fronte ad un mutilato.<br />

Si evidenzia in tutto il suo squallore la solitudine di<br />

“quella sconcia baracchetta (il Peso pubblico) che<br />

deturpa il piazzale che fronteggia l’Asilo”. Prevedendo<br />

sconsolatamente il sorgere di una stalla o un fienile con<br />

letamaio a fianco, anziché un altro “chalet”, magari adibito<br />

a nuovi Ufficio postale e Peso pubblico, si lascia<br />

12 “Blocchi liberali democratici”: comprendevano tutte le correnti e i movimenti<br />

di destra dovuti all’atmosfera di reazione da cui il paese era percorso, dopo il periodo<br />

di scioperi e di occupazione delle fabbriche. Nel n.12 del “Corriere”,14 novembre<br />

1920, “Incongruenze Pipilari”, si indica per “blocco” la coalizione di liberali, nazionalisti,<br />

radicali, demo-costituzionali, e socialriformisti per le elezioni amministrative<br />

a Roma.<br />

103


intuire quanto poco sia stato fatto per migliorare l’assetto<br />

urbano (n.1066, 2/2/1919). Sembra che tutto<br />

riprenda dal punto in cui si era interrotta la storia, se a<br />

quanto rilevato si aggiunge il ponte sull’Orba che non<br />

c’è e non ci sarà, e l’assenza di un molino elettrico che<br />

garantisca un servizio più efficiente agli agricoltori.<br />

Qualche motivo di compiacimento è da ricercarsi<br />

nella nascita di una Cooperativa Sociale, per la sua utilità,<br />

e nella Croce al merito di guerra, con brevetto, consegnata<br />

dal contrammiraglio marchese Cusani Visconti<br />

al silvanese maresciallo di Marina Stefano Robbiano,<br />

classe 1889 (figlio di Giovanni Robbiano, agente daziario),<br />

sulla Regia nave ammiraglia Elaa, ancorata nel<br />

porto di Brindisi (14 marzo 1919).<br />

<strong>La</strong> “<strong>Società</strong>” che si trova con le finanze assai provate<br />

dopo le vicissitudini trascorse, deve darsi da fare con<br />

iniziative di richiamo. Ecco preannunciarsi il primo<br />

ballo pubblico “a cartelle” (alla portata di tutte le<br />

borse), con il ritorno della rinomata Orchestra<br />

Silvanese, i cui componenti sono tutti sopravvissuti alle<br />

vicende belliche (n.1077, 20/4/1919). L’incasso di oltre<br />

seicento lire è dovuto ad una tale affluenza di pubblico<br />

da far desiderare un locale più vasto, ed una sonorità<br />

degli strumenti capace di sovrastare la rumorosa allegria<br />

dei giovani. <strong>La</strong> filosofia del corrispondente da<br />

applicarsi senza indugi alla <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong>, e non solo,<br />

è: “lavorare, produrre e, a tempo debito, divertirsi senza<br />

scrupolo, coscienti che da questo divertimento nasce un<br />

104


umanitario beneficio”. Il tutto “senza bolscevismo, né<br />

apatie, né scioperi” (n.1078, 27/4/1919).<br />

Si percepisce appena in questo commento il clima<br />

nel quale si viveva in quel momento di profonda e<br />

generale crisi della società e dello Stato, di fermento<br />

rivoluzionario, con il mondo del lavoro in agitazione,<br />

contando i sindacati milioni di iscritti, e scioperi che si<br />

estendevano a tutte le categorie. Altri rilievi non compaiono<br />

nelle corrispondenze di questo anno, quasi che<br />

tutto succedesse altrove. Ma come vedremo consultan-<br />

In primo piano la “pietra grossa”<br />

do il settimanale socialista “L’Emancipazione”, che inizierà<br />

ad essere pubblicato nell’autunno del 1920, ben<br />

diverso ci appare l’atteggiamento dei Silvanesi che<br />

nelle sedi opportune si confrontavano talvolta animatamente,<br />

dando un chiaro segno di partecipazione alla<br />

105


vita politica.<br />

Si costituisce la sezione “Unione fra le Donne<br />

Cattoliche Italiane”, per iniziativa del parroco Don<br />

Pietro Simonelli. <strong>La</strong> distribuzione dei sussidi alle famiglie<br />

dei militari è svolta con zelo dalle iscritte Maria<br />

Mignone (di Giuseppe) e Maria Robbiano (di<br />

Giovanni). Funziona anche una commisione pro prigionieri<br />

di guerra e un segretariato del popolo diretto dalla<br />

instancabile Giulietta Piccaluga, insegnante, coadiuvata<br />

da Maria Scarsi (di Paolo). <strong>La</strong> sezione sta preparando<br />

un “trattenimento patriottico” a favore delle famiglie<br />

bisognose dei “nostri valorosi soldati”: il dramma in<br />

quattro atti, “I martirii di una madre”, sarà accompagnato<br />

da un inno patriottico composto dal Maestro<br />

Demarinis, silvanese d’adozione. (n.1079, 4/5/1919), e<br />

da brani eseguiti dall’Orchestra Silvanese. Il teatro<br />

della <strong>Società</strong> di M.S. continua ad offrire opportunità a<br />

tutti coloro che s’impegnano per una buona causa. Le<br />

attrici sono Carolina ed Adelina Mignone, Mariuccia<br />

Maranzana, Rosetta Banchero, Maria <strong>La</strong>sagna, Teresa<br />

Chiappino, Bettina Perasso. Direzione scenica di<br />

Giulietta Piccaluga, con il contributo prezioso di<br />

Erminia Rossi, provetta suggeritrice. L’incasso di 295<br />

lire può portare un piccolo sollievo a ventotto famiglie.<br />

Si avvicina l’estate e la <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> organizza<br />

ancora una volta, oltre ai consueti intrattenimenti per<br />

San Pancrazio, un ballo di beneficenza per sostenere<br />

l’asilo con parte dei proventi, un sostegno che non è<br />

106


mai mancato in tutti questi anni, nonostante le difficoltà<br />

(n.1084, 8/6/1919).<br />

In questa atmosfera di rinascita in cui gli sguardi<br />

sembrano proiettati soltanto in avanti, una notizia dalla<br />

Valle dei Cochi riporta al recente passato, mascherando<br />

con enfasi patriottica una realtà che si manifesta in tutta<br />

la sua crudezza:<br />

<strong>La</strong> minuscola frazione di Valle Cocchi può andare<br />

giustamente orgogliosa e fiera di un primato che difficilmente<br />

si potrà contenderle. All’appello della patria<br />

in pericolo, pur contando meno di 90 abitanti, ha risposto<br />

inviando 27 dei suoi figli, un terzo della popolazione!<br />

E non tutti sono tornati i poveri suoi figli. Quattro sui<br />

ventisette partiti hanno fatto olocausto alla patria della<br />

loro giovine esistenza. Essi sono: Coco Eugenio,<br />

Pelizzaro Giuseppe e i due fratelli Bugliolo di G.B..<br />

Altri cinque sono stati feriti. Tutti sono stati in zona di<br />

combattimento.<br />

Ecco quanto ha fatto Valle Cocchi per la patria!<br />

(...) Domenica scorsa i reduci, in numero di venti,<br />

essendo alcuni ancora sotto le armi, si riunirono per<br />

festeggiare l’anniversario della grande vittoria italiana,<br />

per commemorare i valorosi caduti della Valle e per<br />

dare infine il bentornato agli ultimi smobilitati.<br />

<strong>La</strong> riunione fu riuscitissima e tutta improntata alla<br />

più grande cordialità. Vi fu un lauto pranzo in casa dell’ospitale<br />

amico Coco Alessandro. Ai brindisi intervennero<br />

anche i parenti degli smobilitati, lo spumante era<br />

107


di ottima qualità, se ne rende garante lo scrivente che<br />

c’è tra i guerrieri reduci, e… siccome tutto ed anche<br />

questo articolo deve finire… si finì col ballare fino<br />

all’alba del giorno seguente. ( Cyrano di Bergerac,<br />

23/11/1919). Voglia di dimenticare.<br />

Ci si avvia alle elezioni politiche del novembre 1919,<br />

le prime nella storia d’Italia ad essere tenute col sistema<br />

della proporzionale. Dalle urne esce vittorioso il<br />

Partito Socialista, seguito dal Partito Popolare Italiano,<br />

costituitosi di recente, che coglie in tal modo un riconoscimento<br />

per l’atteggiamento che il mondo cattolico<br />

nel suo complesso aveva tenuto nei confronti della<br />

guerra (non dimentichiamo che Papa Benedetto XV l’aveva<br />

definita “l’inutile strage”, nell’appello che nel<br />

1917 rivolse ai governanti perché vi mettessero fine).<br />

Di <strong>Silvano</strong> sappiamo, da una corrispondenza del 1920,<br />

che è ancora un commissario prefettizio, tale <strong>La</strong> Porta,<br />

a reggere il Comune; che il “Ristorante Concordia”, che<br />

ha ripreso a funzionare, e il “Cavallo Grigio” si prodigheranno<br />

nell’offerta di cibo, vini e liquori ai visitatori<br />

che affluiranno per la festa di San Pancrazio, fornendo<br />

un servizio di custodia per le biciclette e altri mezzi di<br />

trasporto; che il momento festoso è il più favorevole<br />

all’inaugurazione del campo sportivo della Pietra<br />

Grossa e dello Sferisterio, sorti in un’area ombrosa<br />

posta tra l’Orba e il Piota, e frutto dell’entusiasmo del<br />

recente Club Sportivo Silvanese, che già fa parte della<br />

Federazione Nazionale del gioco del pallone (n.1133,<br />

108


9/5/1920).<br />

“Il Corriere delle Valli Stura ed Orba” aderirà al<br />

Comitato per la difesa della libertà di stampa, battendosi<br />

fino all’ultimo, anche dopo il Decreto emanato dal<br />

Governo in seguito al delitto Matteotti (10 giugno<br />

1924), che sopprimeva la libera espressione delle opinioni<br />

attraverso i giornali. Continuerà ad opporsi per<br />

tutto il 1925, pur consolidandosi la dittatura. Dopo una<br />

serie di sequestri intimidatori, preludio della fine, il<br />

questore ne ordina la chiusura nel 1926 (n.44,<br />

31/10/1926).<br />

Uscirà successivamente per qualche anno ancora<br />

occupandosi di problemi religiosi, sotto la garanzia del<br />

vescovo, per poi cessare definitivamente la pubblicazione.<br />

Da“L’Emancipazione”, settimanale<br />

socialista ovadese,<br />

dal n. 4, 19 settembre 1920,<br />

al n. 101, 30 luglio 1922.<br />

<strong>La</strong> prima pagina è dedicata al commento politico, la<br />

109


seconda alla cronaca cittadina, la terza alle corrispondenze<br />

dai centri dell’Ovadese, la quarta alla pubblicità,<br />

analogamente al “Corriere delle Valli Stura ed Orba”.<br />

<strong>La</strong> lettura di questo giornale riporta ad un periodo tra<br />

i più significativi del Novecento. Le notizie che se ne<br />

ricavano non giungono rielaborate dal lavoro dello storico<br />

che interpreta i fatti, tracciando un percorso funzionale<br />

alla loro comprensione: i commenti politici e la<br />

cronaca locale rimandano il lettore al contesto generale<br />

di una trama già nota, vissuta emotivamente nel presente,<br />

di cui si colgono i segni settimana per settimana.<br />

Anche qui, come era avvenuto per la lettura del<br />

“Corriere” di cui si ritiene utile seguire ancora le tracce,<br />

piccoli eventi e nomi sconosciuti emergono e scompaiono,<br />

consentendo di leggere la storia tra le righe, ma<br />

con attenzione maggiore rivolta alle vicende della<br />

<strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso e al fervore della politica.<br />

Con i centri minori dell’Ovadese, <strong>Silvano</strong> d’Orba si<br />

affaccia attraverso corrispondenze rivelatrici di atmosfere<br />

che conducono ai grandi accadimenti, ma anche<br />

curiosità che oggi, a distanza, ci fa piacere apprendere<br />

e custodire.<br />

Anno 1920<br />

I socialisti hanno ottenuto la vittoria alle elezioni<br />

amministrative di novembre. Il confronto politico tra<br />

socialisti e pipilari (simpatizzanti o iscritti al Partito<br />

popolare di cui l’ovadese “Corriere delle Valli Stura e<br />

110


Orba” è l’espressione), è stato aspro. I toni restano<br />

accesi nel dibattito tra i due schieramenti: pipì, minuscolo,<br />

corsivo e accentato, viene ironicamente usato<br />

come sinonimo degli avversari . E’ interessante confrontarsi<br />

con una lettera inviata al “Corriere” quando<br />

ancora ferveva la campagna elettorale (n.1151,<br />

12/9/1920), ove si esprime la paura dei piccoli proprietari<br />

per l’esproprio della loro terra, e si invitano i socialisti<br />

silvanesi, molti dei quali sono piccoli proprietari,<br />

ad aprire gli occhi prima che il socialismo li rovini. Una<br />

paura diffusa che alcune dichiarazioni estreme non contribuivano<br />

certo a fugare. Viene citato il deputato socialista<br />

Barberis che pare abbia detto alla Camera che “i<br />

pescicani delle campagne sono i contadini che vendono<br />

uova e altro a troppo caro prezzo”.<br />

In una lettera al “Corriere” datata 1 novembre 1920<br />

(“Corriere” e “Corrierone” sono un modo usuale di<br />

citare il giornale ovadese), Don Sturzo si firma “vostro<br />

fratello in Pipi” (n. 12, 14/11/1920). Riportiamo integralmente<br />

il testo per la singolarità del documento, e<br />

quale testimonianza del clima che si viveva all’epoca.<br />

Roma, 1 Novembre 1920<br />

Carissimi fratelli del Corriere.<br />

Volgono giorni tristi. Roma la città del Papa ci fa le<br />

corna; le grandi speranze quasi dovunque si mutano in<br />

amare delusioni; la mia stessa Caltagirone mi ha allungata<br />

una pedata tale che il mio emisfero occidentale ne<br />

è ancora tutto indolenzito.<br />

111


Deus dedit, Deus abstulit, ma ci vuole fede e speranza<br />

e chi sa che col tempo e con la paglia le corna non<br />

si mutino in alloro trionfale rinverdito da nuovi successi<br />

e le pedate non divengano carezze.<br />

Non vi perdete d’animo, te<strong>net</strong>e alto lo spirito nel<br />

santo nome del nostro povero Pipi. Vedo purtroppo che<br />

in Ovada i merli sono pochi. A giudicare almeno dall’esito<br />

delle elezioni, ma grazie al Signore potrebbero<br />

crescere se dal colle e dalla piana non mancherete di<br />

tener vivo il fuoco sacro. Soprattutto non perdete di<br />

vista i soldi: questi furono sempre la nostra risorsa per<br />

accrescere ed assicurare gli adepti, e lo saranno più<br />

che mai in avvenire. Perseverate, perseverate, e sotto la<br />

guida del Buon Toni, sebbene sia amareggiato del doppio<br />

fiasco di Ovada e di Pegli, potrete ancora mettere<br />

buone e profonde “radicete” nel terreno che speriamo<br />

non sia sempre ingrato e sterile come ora.<br />

In alto dunque i cuori, e se la sorte ci sarà ancora<br />

avversa, considerate che vi sarà in ogni modo riservata<br />

la gloria eterna del Paradiso, almeno quello…di<br />

Pier Soderino.<br />

Attendendo tempi migliori, e prendendo, come son<br />

solito, anche qui il posto del Papa, vi mando la mia<br />

santa ed apostolica benedizione.<br />

Vostro fratello in Pipi<br />

don Sturzo<br />

In molti Comuni dell’Ovadese tra cui Acqui, Ovada,<br />

<strong>Silvano</strong>, Predosa, Carpe<strong>net</strong>o, Roccagrimalda, si inse-<br />

112


diano le nuove amministrazioni socialiste con cortei e<br />

manifestazioni di piazza. Le SOMS e le Case del<br />

Popolo sono protagoniste di iniziative di solidarietà e<br />

dibattito politico.<br />

Carpe<strong>net</strong>o muta il nome della “<strong>Società</strong> Unione<br />

Popolare” in “<strong>Società</strong> di Unione Proletaria”, e si istituisce<br />

una Cooperativa di consumo.<br />

<strong>La</strong> nuova <strong>Società</strong> Unione Proletaria “pur conservando<br />

il suo scopo di società di mutuo soccorso, assume<br />

direttive spiccatamente socialiste. Nei suoi locali saranno<br />

ospiti graditi la locale Sezione socialista e la Lega<br />

dei contadini” (n.11 7/11/1920). E’ un segno evidente<br />

di politicizzazione, infatti la cronaca dell’evento prosegue<br />

spedita: “(…) la perdita di qualche socio non ci<br />

commuove, anzi, servirà<br />

sempre più a chiarire la<br />

situazione politica locale<br />

con la <strong>net</strong>ta delimitazione<br />

dei partiti. O con noi o<br />

contro di noi. Le spie, i<br />

ruffiani non devono trovare<br />

asilo in casa nostra”.<br />

A <strong>Silvano</strong> si insedia<br />

l’amministrazione socialista<br />

e si nomina sindaco<br />

Angelo Farina. Assessori<br />

Locandina del 1929 dove appare la nuova denominazione<br />

113


effettivi Biagio Chiappino, falegname, Lorenzo<br />

Milanese, contadino. Supplenti G.B.Tallone, fabbro, e<br />

Giovanni Ravera, sarto: “(…) si prevede che d’ora in<br />

avanti il presidente della Congregazione di Carità, le<br />

cui abitudini assomigliano a quelle dei balestrucci, in<br />

quanto egli amava stabilirsi in prossimità dei merli feudali<br />

e pipilari attaccati al cadreghino, muterà usanze e<br />

abbandonerà, per la vittoria socialista, il suo posto, e<br />

darà, finalmente, i conti dal 1914 al 1920”.<br />

E’ firmato “F “. (n. 10 31/10/1920)<br />

Dalla vicina Castelletto d’Orba, non si parla di<br />

amministrazione socialista, ma appare un riferimento<br />

indignato ed amaro indirizzato alla Congregazione di<br />

Carità, che non ha attuato il progetto di costruzione di<br />

un ospedale per i poveri, “pur disponendo dei mezzi<br />

necessari” (n.11, 7/11/1920).<br />

Si affaccia nella cronaca di Ovada il problema sempre<br />

attuale e dibattuto dell’ insegnamento della religione<br />

cattolica nelle scuole pubbliche. Il “Corrierone” scarica<br />

le sue ire sulla decisione dell’amministrazione<br />

comunale di opporsi all’insegnamento del Catechismo<br />

nelle scuole elementari, ritenuto abusivo.<br />

In prima pagina, un altro segno della storia si presenta<br />

minaccioso: nell’articolo “I fatti di Bologna e il<br />

fascismo” c’è allarme per la propaganda e le azioni intimidatorie<br />

che si concretizzano con l’assalto al<br />

Municipio di Verona, e con i gravissimi incidenti a<br />

Bologna, in occasione dell’insediamento dell’ammini-<br />

114


strazione socialista, dove i fascisti riescono a suscitare<br />

un clima da guerra civile (n.5, 3/12/1920). Comincia da<br />

allora nelle campagne dell’Emilia e della Toscana una<br />

spietata guerriglia delle squadre fasciste contro le organizzazioni<br />

socialiste e dei lavoratori, che si estenderà<br />

alle altre regioni del paese. Nei primi mesi del ’21 non<br />

passerà giorno senza che i giornali riportino notizia di<br />

qualche Camera del lavoro incendiata, di una cooperativa<br />

saccheggiata, di dirigenti socialisti, o anche repubblicani<br />

e popolari costretti a bere l’olio di ricino e “banditi”<br />

dalla loro città. Una guerra caratterizzata dalla<br />

faziosità e dall’accanimento delle lotte di provincia,<br />

una guerra di classe condotta senza riguardi.<br />

Dal Congresso Nazionale della Previdenza a<br />

Vicenza (n.17, 19/12/1920), proviene un elogio alla<br />

Federazione Italiana delle <strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso, e<br />

la richiesta di presentare integralmente al Parlamento il<br />

progetto di assicurazione contro le malattie deliberato<br />

dalla Commissione di studio. L’invito alle SOMS è di<br />

consorziarsi o fondersi con società affini per raccogliere<br />

in un solo ente il maggior numero di soci e mezzi,<br />

stringendosi intorno alla Federazione Italiana, per tutelare<br />

meglio gli interessi legittimi.<br />

<strong>La</strong> SOMS silvanese celebra un evento importante,<br />

infatti è arrivato il “cinematografo”. Il tono è trionfale:<br />

“Finalmente anche a <strong>Silvano</strong> abbiamo il nostro cinematografo,<br />

dico nostro perché è stato impiantato da personale<br />

di <strong>Silvano</strong>” e, a proposito del macchinario, il cor-<br />

115


ispondente conclude rapito: “di più moderno non ne ho<br />

visto”. Si ringraziano gli impresari che non hanno badato<br />

a spese per un macchinario “perfettissimo” (n.17,<br />

19/12/1920).<br />

Anno 1921<br />

Elezioni generali alla SOMS di <strong>Silvano</strong> (n. 26,<br />

20/2/1921): “I candidati socialisti entrano nella nuova<br />

amministrazione con una maggioranza superiore ai due<br />

terzi. Si deve all’indolenza di parecchi compagni se la<br />

vittoria non fu piena e completa e all’ingratitudine dei<br />

soci se l’ottimo cassiere Tallone G.B. non ebbe quell’affermazione<br />

che un lavoro diuturno e disinteressato<br />

meritava. Ma il compagno Tallone è superiore a tutte le<br />

miserie umane”.<br />

Questi Silvanesi, un po’ bacchettati dal corrispondente,<br />

fanno pensare in apparenza ad un popolo poco<br />

passionale se anche chi è impegnato attivamente nella<br />

politica si è dimostrato distratto e “indolente” di fronte<br />

ad un evento che doveva essere al centro degli interessi<br />

della comunità.<br />

Si annuncia un grande ballo pubblico per domenica,<br />

6 marzo (n.27, 27/ 2/1921) “rallegrato da scelta orchestra”<br />

a totale beneficio dell’asilo infantile. Questa istituzione<br />

gestita da religiose è sostenuta, in questo caso,<br />

da un Consiglio della <strong>Società</strong> a maggioranza socialista,<br />

a significare un altro tratto tipico Silvanesi, che sanno<br />

mettere da parte i conflitti ideologici quando si tratta di<br />

riconoscere un funzione meritoria consolidata nella tra-<br />

116


dizione. Anche la sopravvivenza della <strong>Società</strong> di M.S.<br />

durante il fascismo, è il segno di una predisposizione al<br />

dialogo piuttosto che alla sopraffazione, e un attaccamento<br />

leale ai simboli della tradizione che testimonia la<br />

storia della comunità.<br />

Ai Silvanesi vanno riconosciuti una tolleranza e un<br />

senso della misura che possono considerarsi il rovescio<br />

positivo di un certo distacco, che può talvolta rasentare<br />

l’“indolenza” lamentata. Li riscontriamo nel tono e<br />

nel linguaggio usato da chi scrive al giornale, ben differente<br />

da talune corrispondenze da altri paesi che, pur<br />

motivate, sono accese da un sarcasmo che sconfina col<br />

livore. <strong>La</strong> “querelle” tra pipilari silvanesi e amministrazione<br />

socialista, che ritroviamo in alcuni numeri del<br />

giornale, e successive corrispondenze in merito a fatti<br />

ben più gravi, sono ponderate, talvolta ironiche, mai<br />

offensive, anche se ciò non deve indurre a pensare che<br />

non vi fossero divisioni ideologiche e rigide prese di posizione,<br />

talvolta paralizzanti, come abbiamo rilevato nella<br />

storia tormentata dell’amministrazione comunale.<br />

Ebbene, al n. 15 del 3 dicembre, Don Pietro<br />

Simonelli, parroco di <strong>Silvano</strong>, puntualizza alcuni fatti<br />

addebitatigli riguardo alla gestione e alla distribuzione<br />

dei sussidi alle famiglie bisognose dei militari richiamati,<br />

con la collaborazione del locale Comitato delle<br />

donne cattoliche. Il sindaco Farina, che si firma<br />

“Farina del diavolo” ( assumendo in toto l’appellativo<br />

regalatogli di pipilari di <strong>Silvano</strong>), punzecchia di riman-<br />

117


do l’interlocutore che, con i “Farina benedetta” (i pipilari),<br />

mal digerisce il rifiuto dell’amministrazione ad<br />

accollarsi le spese di rifacimento del tetto della chiesa.<br />

“Niente di più naturale”, prosegue il sindaco, “ogni<br />

partito che va al potere fa la sua politica e noi oggi facciamo<br />

la nostra, allo stesso modo dei signori preti che<br />

nel passato hanno fatto la loro. I preti non dicono che<br />

la Chiesa è la loro sposa? Ebbene, se la mantengano<br />

proprio come facciamo noi. Sarebbe molto comodo raccogliere<br />

sempre e mai spendere, ma se è cosa comoda<br />

per i preti, non lo è per noi socialisti”. Lucido, un po’<br />

beffardo, nei limiti della correttezza.<br />

<strong>La</strong> Lega dei contadini (n.28, 6/3/1921) sostiene<br />

l’Ospizio Lercaro, che pubblica i ringraziamenti sul<br />

giornale: non si tratta di denaro, ma è offerta la semina<br />

del grano e la “scalvatura” di alberi per provvedere l’ospizio<br />

del necessario combustibile. A Ovada, la cooperativa<br />

“Sempre avanti” offre stoffe di Stato a prezzi fissi<br />

e ridotti (n.36, 27/3/1921). Si presentano in questo<br />

modo al lettore iniziative di solidarietà ad opera di<br />

Leghe e Cooperative, che con le <strong>Società</strong> si aprivano al<br />

soccorso rendendo evidente un legame stretto con i problemi<br />

della popolazione. I lavoratori non elargiscono<br />

distrattamente denaro, ma offrono un dono ben più<br />

significativo: la loro opera volontaria.<br />

Deve esserci un clima non facile alla SOMS di<br />

<strong>Silvano</strong>: si dà notizia di una riunione tumultuosa per un<br />

tentativo di “ostacolare lo svolgimento dell’ordine del<br />

118


giorno” da parte del vicepresidente, Giovanni<br />

Robbiano, in assenza del presidente (n.32, 3/4/1921).<br />

Questa volta i Silvanesi si scaldano, se dalla cronaca<br />

intuiamo un epiteto, non rivelato dall’uso garbato dei<br />

puntini di sospensione.<br />

Nei giorni precedenti si erano manifestate avvisaglie<br />

di eventi che assumeranno ben presto proporzioni ben<br />

più vaste: a S.Giacomo, in “Cose da ridere”, si ironizza<br />

sul tentativo di istituire il Fascio di combattimento<br />

(n.30, 19/3/1921). E’ importante citare il fatto come<br />

esempio di un atteggiamento che ancora mostrava di<br />

sottovalutare la pericolosità di un movimento che si<br />

pensava di poter controllare.<br />

Ci si avvia allo scioglimento anticipato delle Camere<br />

e a nuove elezioni. Gli articoli in prima pagina sono<br />

allarmati e allarmanti: “<strong>La</strong>voratori, la Monarchia ha<br />

sciolto le Camere allegando un preteso cambiamento<br />

della pubblica opinione, come se gli incendi delle<br />

camere del lavoro e dei giornali di partito, gli assalti<br />

alle organizzazioni sindacali e cooperative e violenze<br />

morali e materiali perpetrate col consenso e con l’aiuto<br />

delle autorità contro gli uomini nostri e gli enti da<br />

noi conquistati, fossero indici di mutata opinione pubblica”,<br />

e col titolo “Enigma storico”, ecco la seconda<br />

riflessione: “(…) non si capisce, e c’è la domanda, perché<br />

Giolitti abbia voluto sciogliere le Camere pur contando<br />

su una solida maggioranza… per rialzare le sorti<br />

del partito democratico liberale o per diminuire il<br />

119


gruppo parlamentare socialista…” (n.34 e 35, 17/4 e<br />

1/5/1921).<br />

<strong>La</strong> produzione ristagna, le difficoltà di molte industrie<br />

coinvolgono le banche finanziatrici e la disoccupazione<br />

è in ascesa. Nel dicembre del ’21, la Banca di<br />

sconto chiuderà gli sportelli coinvolgendo migliaia di<br />

piccoli risparmiatori. <strong>La</strong> crisi del movimento socialista<br />

si manifesta con la scissione della sua ala di sinistra,<br />

che fonda il Partito Comunista d’Italia nel gennaio<br />

del’21, a cui seguirà, nell’ottobre dell’anno successivo,<br />

quella dell’ala riformista di cui Filippo Turati è l’esponente<br />

di maggior rilevanza. A ciò si aggiunge lo smarrimento<br />

e la delusione delle masse lavoratrici, per il fallimento<br />

dell’occupazione delle fabbriche, tutte circo-<br />

120


stanze che danno nuovo vigore a quei gruppi costituiti<br />

da industriali, militari e agrari, che avevano assistito<br />

impotenti all’ondata eversiva del 1919 e alle successive<br />

affermazioni elettorali. A completare il quadro, non è<br />

da sottovalutare la concausa costituita dallo sbandamento<br />

di larghe masse di disoccupati, dal ripensamento<br />

della piccola borghesia nei confronti del movimento<br />

operaio e socialista, nonché da un atteggiamento della<br />

classe dirigente incline al lasciar fare, nella convinzione<br />

che il movimento fascista fosse un fenomeno più<br />

emotivo che politico, di breve durata, da utilizzare a<br />

proprio vantaggio.<br />

Ancora una volta, e con conseguenze catastrofiche,<br />

la crisi economica e la mancanza di una visione chiara,<br />

121


tra divisioni interne da una parte, e conservatorismo<br />

privo di polso dall’altra, nell’incapacità di cogliere l’utilità<br />

del dialogo nella ricerca di obiettivi comuni, generano<br />

una forza reazionaria di cui non si vogliono intravedere<br />

la pericolosità e i possibili sviluppi.<br />

A <strong>Silvano</strong> d’Orba, a causa delle elezioni politiche del<br />

15 maggio, si rimandano la festa e la fiera di San<br />

Pancrazio che avrà luogo nei giorni successivi. Nella<br />

<strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> vi sarà un grande ballo pubblico e “il<br />

tramvia” farà servizio straordinario. Anche San<br />

Pancrazio deve essere preoccupato: non ha alcuna<br />

voglia di festeggiare, tanto che la sua festa sarà ulteriormente<br />

rimandata per il cattivo tempo (n.39,<br />

22/5/1921).<br />

Elezioni politiche. Risultato elettorale: iscritti 973;<br />

votanti 635.<br />

Blocco 12262<br />

Socialisti167<br />

Popolari 119<br />

Comunisti128<br />

“L’Emancipazione” titola in prima pagina: “Lo stolidissimo<br />

sogno della borghesia è annientato da una<br />

valanga di schede rosse” (n.40, 29/5/1921). Il ballo che<br />

doveva tenersi alla <strong>Società</strong> si trasferisce al castello, e<br />

“l’Impresa del cinematografo silvanese” denuncia la<br />

volontà di qualche “malintenzionato” di screditarne<br />

l’immagine con l’accusa di esosità (n.41, 5/6/1921).<br />

Nel salutare la partenza del segretario comunale<br />

122


Censi, si accenna al fervore delle lotte politiche durante<br />

le quali egli “non alterò mai la dirittura di carattere”.<br />

Per domenica 30 luglio si annuncia un importante<br />

avvenimento sportivo:<br />

“Nell’ombroso sferisterio Pietra Grossa, la <strong>Società</strong><br />

Ginnastica novese “Forza e Virtù” svolgerà un’accademia<br />

di ginnastica”: evoluzioni di squadre, salto atletico,<br />

assalti di lotta, esercizi individuali alle parallele, tiro<br />

alla fune e quadri di ginnastica con le scale (n. 45,<br />

3/7/1921).<br />

E’ rilevante la notizia d’impedire uno spettacolo teatrale<br />

a <strong>Silvano</strong>, allestito dalla “Filodrammatica Rossa”<br />

di Novi Ligure che si propone di divulgare temi che<br />

mettano a nudo le ingiustizie sociali.<br />

Nella cronaca intitolata “Il fascismo contro l’arte”, la<br />

compagnia composta da operai, di recente formazione,<br />

“ha dimostrato di saper fare molto bene presentando<br />

due bozzetti sociali “1° maggio” e “Senza patria”, di<br />

Pietro Gori, anarchico perseguitato dai governi borghesi”,<br />

e prosegue: “I fascisti tentarono con minacce e intimidazioni<br />

di mandare a monte la rappresentazione ma<br />

la fiera opposizione degli attori e del popolo hanno<br />

impedito, senza che si registrassero incidenti, l’interruzione<br />

dello spettacolo” (n.47, 17/7/1921).<br />

Continuano i balli pubblici alla SOMS: “per cura<br />

della locale Lega Proletaria”, rallegrato da “scelta<br />

orchestra ovadese”, ballo a favore della Lega stessa;<br />

segue, il 7 e 8 agosto, “grandioso ballo pubblico di<br />

123


eneficenza con Orchestra Silvanese che suonerà dei<br />

ballabili, a beneficio del fondo sociale”(n.49 e n.50,<br />

agosto ’21). E’ una tradizine che arriva da lontano, l’amore<br />

per la musica dei Silvanesi, e che giunge fino ad<br />

oggi con musicisti che hanno accompagnato i momenti<br />

più significativi della vita culturale e del folclore locale.<br />

Allo “Sferisterio Marenco” di Ovada, domenica 23<br />

aprile, “<strong>Silvano</strong> contro Campo”, partita di tamburello<br />

nell’ambito di un torneo. <strong>La</strong> quadriglia silvanese è<br />

capeggiata da Pino Grillo. Dall’inaugurazione del<br />

campo sportivo e dello sferisterio della Pietra Grossa<br />

nel 1920, tutte le domeniche vi sono manifestazioni<br />

sportive, con particolare entusiasmo per le sfide a pallone<br />

con tamburello tra “i più forti campioni della vallata”,<br />

che accendono l’ entusiasmo e alzano l’entità<br />

delle scommesse.<br />

Pare che la fama del Club Sportivo abbia varcato<br />

l’Oceano se i Silvanesi residenti a New YorK inviano<br />

un bel gruzzolo di dollari all’Unione Sportiva, “speranzosi<br />

che altre colonie compaesane abbiano a imitare la<br />

nostra modesta iniziativa”. I generosi emigrati sono:<br />

Giovanni Banchero di Lorenzo, Giuseppe Mignone,<br />

Giacomo Motta, Angioletta Banchero, Lorenzo Moiso,<br />

Giovanni Banchero fu Andrea, Luigi Gualco,<br />

Bartolomeo Mignone. L’emigrazione non si è esaurita:<br />

nel Corriere delle Valli Stura e Orba” (n.1141, 1147,<br />

1148, luglio/agosto 1920), è riportata l’affettuosa lette-<br />

124


a di saluto con la quale i compaesani prendono commiato<br />

da Adalgisa ed Edvige Ponte, dirette a San Paolo<br />

del Brasile.<br />

Dal 1921 al 1922<br />

I segni delle difficoltà economiche della popolazione<br />

si colgono attraverso piccoli fatti di cronaca, ma ciò<br />

non impedisce di compiere atti di solidarietà che non si<br />

ripercuotono soltanto sulla comunità interessata. <strong>La</strong><br />

partecipazione è un sentimento comune, un legame nel<br />

quale riconoscersi ideologicamente, un modo per rialzare<br />

la testa in nome del concetto più alto di fratellanza:<br />

lo ritroviamo nella cronaca “Finiamola e soccorriamo<br />

la Russia”(n.51, 14/8/1921), con l’invito ad essere<br />

“cittadini coscienti ed evoluti, venendo in soccorso al<br />

proletariato russo che muore di fame. Si apre una sotto-<br />

Via Roma e la <strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso<br />

125


scrizione a cui seguirà, nei numeri successivi, l’elenco<br />

degli oblatori”.<br />

Non manca la polemica tra un Silvanese, che si firma<br />

“Birgham Manyon (America)”, e il corrispondente del<br />

“Corriere” di Ovada a proposito del successo di un’altra<br />

sottoscrizione, questa volta a favore del Partito<br />

socialista, rispetto alla parsimonia dimostrata dai piccoli<br />

proprietari che non hanno saputo fare altrettanto<br />

(n.59, 9/10/1921). Birgham Manyon, la città dei<br />

Silvanesi in America, che ritorna da un passato di emigrazione,<br />

non ancora concluso.<br />

A sostegno dell’installazione di un gabi<strong>net</strong>to di raggi<br />

X presso l’Ospedale di Ovada, si organizza “un grandioso<br />

spettacolo teatrale” (n. 69, 18/12/1921). Si invita<br />

la popolazione a partecipare in massa: l’avv. Luigi<br />

Gandolfo Ferretti contribuisce con £. 50, una somma<br />

ragguardevole rispetto alla media dei versamenti elencati<br />

che varia dalle due alle dieci lire (n.78. 19/2/1922).<br />

Il furto commesso ai danni di Giuseppe Olivieri nella<br />

sua sartoria, fa di una circostanza che oggi considereremmo<br />

di scarso rilievo, un fatto degno di una meticolosa<br />

relazione, a significare l’entità del danno economico<br />

in rapporto al quel contesto: tagli di stoffa, abiti<br />

quasi ultimati e, gravissimo, la macchina per cucire, a<br />

cui si aggiungono biancheria, un paio di scarpe del pro-<br />

126


prietario e una dozzina di uova. Proprio quel paio di<br />

scarpe usate e quella dozzina di uova rubate, evocano<br />

l’immagine della miseria, come la macchina per cucire<br />

e gli abiti da consegnare la disperazione del sarto, considerato,<br />

pur nella sua modestia, un privilegiato da<br />

poter derubare (n.78, 19/2/1922).<br />

A Ovada si concede una dilazione ai soci<br />

dell’Unione <strong>Operaia</strong>, in ritardo con il pagamento delle<br />

quote associative , prima di dichiararli “scaduti”, come<br />

recita l’appello del 30 aprile, sul n.88. A <strong>Silvano</strong>, già<br />

nell’agosto dell’anno precedente (n.52), si denunciava<br />

una speculazione sul prezzo dello zucchero che era salito<br />

a 16 lire il chilogrammo.<br />

A Trisobbio si apre una cooperativa di contadini che<br />

pratica prezzi inferiori a quelli applicati correntemente,<br />

“per liberarsi della rapacità dei locali esercenti”<br />

(n.100,23/7/1922): piccole finestre che si aprono a tratti<br />

su un panorama di grande disagio economico e sociale.<br />

Un evento importante e atteso, già anticipato nel<br />

n.57 del 4/9/1921, si celebrerà con un’inaugurazione<br />

ufficiale il giorno 19 febbraio 1922 : l’installazione<br />

del primo telefono pubblico, che diventa un servizio<br />

operativo a disposizione della popolazione (n.78). “Di<br />

ciò sia lode all’instancabile Giunta comunale che pur<br />

tra le enormi difficoltà in cui si dibatte il bilancio<br />

comunale, sa trovare la soluzione dei più urgenti pro-<br />

13 Inventario dell’Archivio effettuato nel giugno 2000, pag.6.<br />

127


lemi”. Così si era detto, insieme ad una notizia dal<br />

sapore antico: “sappiamo che fra poco si dovrà provvedere<br />

a far scomparire il vecchio cimitero e si pensa<br />

al piano regolatore di quell’importante zona. Pare a<br />

Lo scalone e la facciata della <strong>Società</strong> di M.S. prima degli interventi<br />

“migliorativi”compiuti negli anni settanta. Si distinguono le figure<br />

in rilievo raffiguranti i mestieri. Seduto in prima fila si riconosce Mario<br />

Moiso, per tutti “Baciciura”, con la fisarmonica. In terzultima fila,<br />

spostato verso destra, Giovanni “Nani” Tolotto (1940).<br />

128


Ballo della leva alla SOMS (1963)<br />

me che una strada che dalla Corte dei Coperchi andasse<br />

dritta alla strada della Pieve ed una seconda che<br />

dalla Madonnina raggiungesse S.Bernardino basterebbero,<br />

ma… purché si faccia prima che sia troppo<br />

tardi”. Dunque sono passati un po’ di anni, la saga del<br />

nuovo cimitero appare conclusa, ma non si è ancora<br />

provveduto a risistemare l’area occupata dalla vecchia<br />

struttura, che sicuramente non offre un panorama gradevole<br />

al passante.<br />

Verso l’epilogo<br />

14 COMUNE DI SILVANO D’ORBA, Relazione pubblicamente resa dal Podestà a<br />

S. E. il Prefetto in occasioone dell’inaugurazione delle opere pubbliche attuate<br />

nell’anno ottavo, Alessandria, Ditta Apollonio e c. e Succ. Gazzotti e c.,<br />

1930<br />

129


Noi sappiamo, ora, che “L’Emancipazione” cesserà<br />

di esistere. Il susseguirsi degli avvenimenti di quest’ultimo<br />

periodo sono commentati in prima pagina, e il<br />

tono è assai mutato rispetto all’euforia che traspariva<br />

nella prima fase di pubblicazione del settimanale. <strong>La</strong><br />

crisi del movimento operaio e del Partito socialista si<br />

intuisce con più evidenza dalla lettura, al pari della sensazione<br />

d’impotenza di fronte a fatti che sfuggono di<br />

mano. In mezzo a tutto questo, quasi impercettibilmente,<br />

la cronaca di <strong>Silvano</strong>, con la sua <strong>Società</strong><br />

<strong>Operaia</strong>, segnala circostanze rivelatrici.<br />

<strong>La</strong> commemorazione del Soldato Ignoto vede una<br />

scarsa partecipazione di popolo. Il cronista annota “la<br />

glaciale indifferenza” della gioventù silvanese. In<br />

secondo ordine, segue un’altra notizia: l’inaugurazione<br />

del gagliardetto del locale Fascio di combattimento, e<br />

l’aggressione ai carradori Leva padre e figlio, seguita<br />

da un’altra al “compagno Tallone”, nella sua abitazione<br />

(“Eroismo fascista”, n.63, 20/9/1921: il Tallone non si<br />

riconoscerà nell’appellativo “compagno” dichiarandosi<br />

non iscritto al partito socialista, ma i “compagni”,<br />

prendendone atto, ribadiranno che la parola è per loro<br />

d’uso corrente anche per chi non è iscritto al partito,<br />

(n.67, 4/12/1921).<br />

Più chiara, al n.65 del 20 novembre, la lettera al<br />

giornale dove emergono i fatti in modo circostanziato.<br />

<strong>La</strong> ricorrenza del 4 novembre è considerata una festa<br />

130


della borghesia che ha voluto la guerra, i fascisti sembrano<br />

particolarmente attivi in quella data, i carabinieri<br />

vengono accusati di lasciar fare, e le autorità, che<br />

avrebbero dovuto perseguire i colpevoli, hanno fatto<br />

perquisire le case dei socialisti.<br />

Muore Papa Benedetto XV: si dà rilievo al personaggio,<br />

che definì il conflitto “l’inutile strage”.<br />

Elezioni alla <strong>Società</strong> di <strong>Silvano</strong>, con la vittoria dei<br />

candidati socialisti “che non lascia al partito avversario<br />

nessuna illusione per il futuro”. Talvolta non si sa se<br />

certe affermazioni siano espresse per darsi coraggio, o<br />

per autentica convinzione (n.72,29/1/1922). Noi conosciamo<br />

il seguito.<br />

Il VI censimento generale della popolazione indica:<br />

643, è il numero delle famiglie silvanesi<br />

2745, sono i Silvanesi residenti, di cui 115, assenti temporaneamente.<br />

Lo sciopero alla Carbonifera di Novi, in atto da cinquanta<br />

giorni, merita un articolo in prima pagina.<br />

L’entità del sacrificio degli scioperanti e delle loro<br />

famiglie, e le ripercussioni sulle comunità interessate,<br />

destano profonda preoccupazione e incertezza per il<br />

15 Tra i più recenti: Marcello Venturi, in occasione dell’inaugurazione<br />

dela biblioteca comunale; Staino, Emanuele Luzzati e Federico Soleri, il più<br />

grande Arlecchino, nell’ambito del Premio Nazionale <strong>Silvano</strong> d’Orba “Ai<br />

bravi burattinai d’Italia”. Per valentia, nonchè per il legame con il territorio,<br />

è da citare l’ovadese Marcello Crocco, primo flauto dell’Orchestra Classica di<br />

Alessandria<br />

16 Le informazioni qui riportate sull’attività della SOMS si devono ai<br />

ricordi di Giovanni Chiappino e Pupi Mazzucco.<br />

131


fenomeno del “crumiraggio”, che può vanificare la lotta<br />

fin lì sostenuta. L’appello ai crumiri di “non cedere alle<br />

lusinghe e a diffidare delle manovre padronali”, è accorato<br />

(n.80, 5/3/1922).<br />

Il veglione di Carnevale alla <strong>Società</strong> di <strong>Silvano</strong>, nel<br />

frattempo, è stato “riuscitissimo” per l’incasso: 2.160<br />

lire. Si continua a ballare, ci si sposa :“Imeneo legava<br />

con i suoi lacci” Ravera Giulietta e Farina Luigi, (…) la<br />

cerimonia riuscì imponentissima e, dopo il brindisi di<br />

rito, la coppia felice parte per Venezia” (n.88, 30 aprile).<br />

Una ricerca di sentimenti positivi in un mondo che<br />

si va sgretolando.<br />

Al Teatro Torielli di Ovada, si deve ridurre il prezzo<br />

del biglietto a £. 1, “per ovviare allo squallore delle<br />

sedie vuote”, a significare che diventa un lusso assistere<br />

agli spettacoli teatrali quando le preoccupazioni<br />

soverchiano la popolazione e può anche “mancare il<br />

soldo per fare la lira”, come si diceva all’epoca (n.83,<br />

26 marzo).<br />

Sembra che “le leggi che limitano l’orario massimo<br />

di lavoro, il lavoro notturno, il lavoro delle donne e dei<br />

fanciulli, quelle sui lavori insalubri, sulle abitazioni<br />

operaie, ed altre ancora che sono state messe a dormire<br />

in soffitta dal Governo, dovranno essere reclamate”<br />

(n.88, 30/4/1922). Ci si riferisce poi a conquiste sociali<br />

che attendono, come l’assicurazione obbligatoria per le<br />

malattie professionali e “l’istituzione dei rispettivi<br />

medici e tecnici industriali”. Un lungo articolo, segnala<br />

132


una situazione allarmante: “la tubercolosi è la malattia<br />

degli ambienti chiusi. Dove non entra il sole è la tubercolosi.<br />

E’ nella stamberga dei poveri dove manca la<br />

luce e l’aria, dove non sono rispettate le più elementari<br />

norme igieniche, dove vegetano delle esistenze intristite<br />

da un lavoro eccessivo e brutale al quale spinge la<br />

dura necessità della vita, che si sviluppa la tubercolosi<br />

(…)”. E’ firmato Gambro Corino. Questa riflessione è<br />

il seguito di una precedente dove si sottolineava l’insufficienza<br />

alimentare fra le prime cause “della inferiorità<br />

organica della classe operaia e della scarsa resistenza<br />

alle malattie”.<br />

Una buona notizia sul fronte della legislazione<br />

sociale giungerà con il n.97 del 2 luglio: il Ministero<br />

del <strong>La</strong>voro, con un Decreto del 19 maggio 1922, autorizza<br />

la Cassa Professionale Edile Piemontese per le<br />

Assicurazioni Sociali (sede a Torino), ad esercire l’assicurazione<br />

obbligatoria e facoltativa contro la disoccupazione.<br />

E’ fatto obbligo con questo decreto, a tutti i<br />

datori di lavoro del settore, di versare alla Cassa i contributi<br />

dell’Assicurazione contro la disoccupazione a<br />

favore degli operai.<br />

Il grande ballo pubblico per la festa di San Pancrazio<br />

(n. 90, 14 maggio), l’inizio dell’attività di vendita dell’acqua<br />

del <strong>La</strong>vagello (n. 92, 28 maggio), e la visita<br />

della scolaresca di Roccagrimalda guidata dalla direttrice<br />

Maria Ferrando Magni e dal “chiarissimo maestro<br />

Juvelan”( n.98, luglio), sono le ultime notizie di crona-<br />

133


ca silvanese che riportano ad una normale quotidianità.<br />

I maestri sono ancora “chiarissimi” e le direttrici molto<br />

autorevoli: ai docenti è riconosciuta una considerazione<br />

unanime ed un ruolo di rilievo. Incontreremo ancora<br />

una volta la direttrice Magni quando terrà una conferenza<br />

sulla “validità del metodo socratico”, in occasione<br />

degli esami di ammissione (n. 100, 3 luglio).<br />

A questi fatti ci pare rilevante accostare l’esistenza<br />

a Ovada dell’Università Popolare, presso la Casa del<br />

Popolo, ove il Prof. Zanzi, trattando l’argomento<br />

“Roma antica e moderna”, pare sia stato molto bravo a<br />

farsi intendere, soddisfacendo l’esigenza di semplicità e<br />

chiarezza. L’oratore, alla fine “formula ardenti voti perché<br />

il proletariato possa un giorno, attraverso allo studio,<br />

alla evoluzione della coscienza artistica, comprendere<br />

come l’Italia, gran culla dell’arte… spoglia finalmente<br />

di ogni sfruttamento capitalistico, possa sentire<br />

tutta la bellezza che essa emana”. Può essere che sia<br />

stato semplice e chiaro, ma certamente non privo di<br />

enfasi oratoria.<br />

In quest’ultimo periodo del giornale lo spazio è dedicato<br />

soprattutto al dibattito e al disagio per l’incapacità<br />

di trovare un accordo tra le varie anime del Partito<br />

socialista, nonostante gli appelli all’unità lanciati da<br />

elementi di spicco, in vista del prossimo Congresso di<br />

agosto, a Roma. Si alternano le pubblicazioni dei manifesti<br />

delle frazioni interne. <strong>La</strong> necessità di mantenere<br />

l’unità e la convivenza delle varie tendenze, il procla-<br />

134


mare che “socialismo e comunismo sono una cosa sola<br />

dinanzi alla dottrina e nell’azione, al di sopra di ogni<br />

misera velleità dei capi”, o che “oggi il socialismo si<br />

afferma gridando la necessità contingente della collaborazione”,<br />

sono enunciazioni che ritroviamo in queste<br />

pagine. Si coglie il pericolo senza la capacità di tradurre<br />

in azione concreta qualsiasi buona intenzione<br />

seriamente motivata dai fatti. E tra i fatti, uno di storia<br />

locale e uno di storia nazionale, a conclusione della<br />

nostra indagine: “<strong>La</strong> brutta aggressione al nostro<br />

Sindaco in Alessandria” (n. 92, 28/5/1922), si riferisce<br />

al pestaggio del Dott. Gualco, Sindaco di Ovada e<br />

Consigliere provinciale del mandamento di Carpe<strong>net</strong>o<br />

al Convegno dei Sindaci e Segretari di sezione del<br />

Partito socialista, presso la Casa del Popolo di<br />

Alessandria: Nulla sapendo della grande adunata<br />

fascista si avviava a pranzo quando, giunto allo sbocco<br />

di Via Cavour, verso i portici del Municipio, senza<br />

consapevolezza del pericolo venne colpito da una<br />

bastonata alla fronte con vasta ferita, a cui seguirono<br />

altri colpi che impedirono ogni tentativo di difesa… . A<br />

terra, altri colpi gli impedirono di alzarsi. “Il Secolo<br />

XIX”, nel riportare la notizia, “inventa” un diverbio:<br />

potere della disinformazione.<br />

Si susseguono le crisi di governo: “Gli uomini che<br />

costituiranno il ministero si pongano il problema della<br />

libertà dei sindacati e delle organizzazioni operaie” è<br />

l’invocazione al rispetto della legalità e del diritto di<br />

135


espressione e associazione ( da “Crisi e parto difficile”,<br />

n.100, 23 luglio, 1° pagina). Anche <strong>Silvano</strong> è nuovamente<br />

amministrata da un commissario prefettizio, avv.<br />

Giulio Ubertassi (n.29, 16/7/1922). Il resto è storia<br />

nota: il potere dello Stato sembra divenire puramente<br />

nominale di fronte al dilagare del fascismo, con le sue<br />

bande armate rivolte contro le organizzazioni socialiste<br />

e, in seguito, anche contro le popolari. Si avvicina il 28<br />

ottobre 1922, marcia su Roma. Mussolini, chiamato dal<br />

Re a governare l’Italia, riceverà in parlamento la fiducia<br />

a grandissima maggioranza (17 novembre, 306 contro<br />

116), e pieni poteri per una riforma amministrativa<br />

con un ministero misto di fascisti, liberali e popolari,<br />

scegliendo gli uomini senza trattare con i partiti.<br />

Le elezioni del 1924, secondo una nuova legge elettorale<br />

che attribuisce due terzi dei seggi al partito che<br />

ottiene più voti, faranno del colpo di mano fascista, trasformato<br />

in colpo di Stato per volontà regia, l’espressione<br />

di un potere che si mantiene e si sviluppa come<br />

Stato autoritario a partito unico, con dittatura personale.<br />

Il decreto di scioglimento delle <strong>Società</strong> operaie è del<br />

1924. Con le Leggi Speciali del 1926 tutte le forme di<br />

associazionismo vengono assorbite nell’Opera<br />

Nazionale Dopolavoro: non la SOMS di <strong>Silvano</strong><br />

d’Orba che sopravvive mantenendo la denominazione<br />

<strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso-Casa del Littorio, perdendo<br />

la sua funzione di confronto libero di idee, ma mante-<br />

136


nendo il suo ruolo centrale di promozione di attività<br />

culturali e ricreative, sotto l’ala del Regime.<br />

Attività teatrale e cinematografica<br />

In occasione di una delle ricorrenti recite di beneficenza<br />

a favore dell’asilo organizzate dalla <strong>Società</strong><br />

<strong>Operaia</strong> (n.1145, agosto 1920, “Corriere” di Ovada)<br />

particolarmente apprezzata, se per accontentare tutti<br />

occorre replicare la settimana successiva, si affacciano<br />

sulla scena due spiritosi giovanotti la cui memoria è<br />

ancora viva in alcuni: Duilio Navetta e Mandario<br />

Angelo (“Tulotto”), che per l’occasione presentano una<br />

farsa brillante e macchiette di loro creazione. Il canto di<br />

Paolo Scalzo, intonato e suggestivo, il pianista<br />

Silvestro Robbiano e l’orchestra diretta da Luigi<br />

Perasso, testimoniano la professionalità degli artisti silvanesi<br />

che per musica, canto, ballo e attività teatrale,<br />

dimostrano un autentica dedizione.<br />

Le recensioni e l’informazione in merito alla programmazione<br />

degli spettacoli teatrali, trovano ampio<br />

spazio su “L’Emancipazione”. Il teatro Torielli di<br />

Ovada offre settimanalmente la possibilità di assistere a<br />

rappresentazioni sia di autori minori, sia di altri che<br />

manterranno a lungo il primato sulle scene italiane. Alla<br />

prosa si alternano compagnie dialettali, operette, concerti<br />

e anche l’opera lirica. Ipotizziamo che i Silvanesi,<br />

così vicini per territorio alla città, abbiano potuto fruire<br />

137


di queste opportunità, come del resto avveniva per tutti<br />

gli altri servizi che il paese non era in grado di fornire.<br />

L’Orchestra Ovadese è presente nella <strong>Società</strong> di<br />

<strong>Silvano</strong> per il ballo della Lega proletaria, a confermare<br />

il legame che univa i due centri (n.48, 24/7/1921).<br />

Ovada ha mantenuto la vivacità delle iniziative che<br />

provengono da un’antica tradizione: oggi la stagione<br />

teatrale musicale, propone appuntamenti interessanti,<br />

promossi dall’Associazione musicale “Antonio<br />

Rebora”, che fa riferimento all’omonima Civica<br />

Scuola di Musica, con sede nel bel palazzo del centro<br />

storico. Le esibizioni degli allievi e la Banda Musicale<br />

“Antonio Rebora” contribuiscono ad offrire manifestazioni<br />

per tutto l’arco dell’anno, insieme ad altre di grande<br />

interesse.<br />

<strong>La</strong> prima segnalazione che riceviamo dal giornale, in<br />

merito all’attività del Circolo Filodrammatico Ovadese,<br />

è la rappresentazione di “Capelli Bianchi” di G. Adami<br />

(n.4, 19/9/1920). Maria Restano Cassolini e il dott.<br />

Erardo Ighina, sono gli attori principali. Anche <strong>Silvano</strong><br />

ha i suoi attori e un’Orchestra Silvanese, che è l’espressione<br />

di un amore di antiche origini, come abbiamo<br />

constatato dall’esistenza dell’antica Filarmonica, la<br />

cui fondazione risale al 1869. Nel teatro della SOMS si<br />

presentano spettacoli di varietà e di compagnie di giro.<br />

Un evento di grande rilievo richiama gli appassionati<br />

della musica dai centri della provincia, e presumiamo<br />

anche da <strong>Silvano</strong>: al Teatro del Popolo di Alessandria,<br />

138


Arturo Toscanini (1867-1957) dirigerà l’orchestra. Se<br />

consideriamo che il Maestro lascerà l’Italia nel 1928<br />

per stabilirsi in America, e non ritornerà che dopo la<br />

fine del secondo conflitto mondiale, e che il teatro sarà<br />

distrutto dai bombardamenti e non sarà mai più ricostruito,<br />

questo avvenimento acquista un significato rilevante.<br />

Il giornale non specifica il programma della<br />

serata, mentre si preoccupa di informare che la ditta<br />

Bisio di Ovada provvederà al servizio di trasporto, e<br />

che il compagno Antonio Rossi, consigliere provinciale,<br />

accoglierà la comitiva (n.10, 31/10/1920).<br />

Un’altra conferma dello stretto rapporto tra <strong>Silvano</strong> e<br />

Ovada è data dall’impegno di entrambi i comuni ad<br />

organizzare spettacoli per sostenere l’impianto di un<br />

gabi<strong>net</strong>to di i raggi X, presso l’Ospedale di Ovada.<br />

Nella cronaca silvanese (n.69, 18/12/1921), “s’invita la<br />

popolazione a partecipare in massa nel teatro della<br />

SOMS al grandioso spettacolo teatrale” non precisato,<br />

“che ha ottenuto il più strepitoso successo in tutti i teatri<br />

d’Italia”. Al teatro Torielli, invece, “un grande spettacolo<br />

drammatico”: si esibiscono i filodrammatici ovadesi,<br />

con il dott. Eraldo Ighina, a cui seguirà un concerto<br />

con “i chiarissimi professori” Margherita Drago,<br />

pianoforte, e Emanuele Lumia, violino.<br />

L’inaugurazione del “Circolo Amici dell’Arte”,<br />

domenica 23 luglio a Ovada, ci rivela una presenza<br />

importante. Infatti il Gilberto Govi (1889-1966), presenterà,<br />

per l’occasione, “I manezzi pe’ maià ‘na fig-<br />

139


gia”, capolavoro di Nicolò Bagicalupo, recita il cronista<br />

(n.100, 23 luglio 1922). E’ il penultimo numero<br />

della raccolta, e ci pare una perla questa notizia, lasciata<br />

in un panorama desolante per farci riprendere il<br />

respiro.<br />

E’ citata più volte la compagnia Panipucci, una presenza<br />

assidua e apprezzata, con un repertorio che comprende<br />

“<strong>La</strong> Nemica” di Dario Niccodemi (n.10,<br />

31/10/1920); “<strong>La</strong> raffica di Bernstein”, in onore della<br />

primadonna Anita Limonesi (n.11); “<strong>La</strong> morte civile”,<br />

ancora di Niccodemi , e “Gli Avariati” di Brieux (n.12,<br />

14/11/1920). Dopo Govi, ancora il teatro dialettale al<br />

Torielli, con la “Compagnia Comica Piemontese<br />

Romolo Solari” (e Signora Rosetta Solari), che presenta<br />

il dramma in cinque atti “Fia maledetta”, dello stesso<br />

Solari (n.26, 20/2/1921).<br />

“<strong>La</strong> compagnia Panipucci lascia il nostro teatro<br />

Torielli per adempiere agli impegni che aveva con quelli<br />

di Acqui e Novi”. Chiude il ciclo di spettacoli con<br />

“Sole d’ottobre” di Lopez (n.13, 21/11/1922). Così si<br />

annota, e si presenta con immediatezza l’immagine<br />

ormai dimenticata della compagnia di attori che si sposta<br />

con mezzi modesti: sia la più celebrata Compagnia<br />

Panipucci, con la primadonna Anita Limonesi, “che è<br />

attesa in teatri di città”, sia i meno noti ma pur “celebri<br />

artisti Tilde Assay e Gustavo Serene, impegnati a<br />

<strong>Silvano</strong>, al teatro della SOMS, in ““<strong>La</strong> corsa al trono”,<br />

capolavoro teatrale moderno” (n.28, 6/3/1921); o<br />

140


Polidor, in “Il re delle banane” (n.33, 10/4/1921); o il<br />

celebre prof.Antoni, con il melodista napoletano<br />

Pasqualino, la romanziera Dora Ida e il “Thè Carlesi”,<br />

comico burlesco (n.51,14/8/1921); o Edy Darclea, che<br />

interpreta “I Diabolici” tratto dal romanzo di Leo<br />

Gozzlam, pro Asilo infantile (n.86, 16/4/1922). Tutte<br />

compagnie che hanno calcato le scene del teatro della<br />

SOMS a <strong>Silvano</strong> in quegli anni, spostandosi di paese in<br />

paese. Di grandioso e di esotico, restano gli aggettivi ed<br />

i nomi che ci ha fatto piacere ricordare: un tributo minimo<br />

per una grande fatica di vivere, e ancor più per quello<br />

che significavano di magico e lontano, nella dimensione<br />

culturale modesta di molti spettatori.<br />

<strong>La</strong> nuova filodrammatica promossa dal Circolo<br />

“Gioventù Femminile Cattolica” (G.F.C.) funziona da<br />

un po’ di tempo “ad opera di alcune distinte signorine,<br />

con lo scopo riunito della formazione intellettuale,<br />

morale e sociale delle giovani”: nel salone della <strong>Società</strong><br />

di M.S. rappresenta “Redenta”, ovvero “Il Diavolo tentatore”,<br />

dramma in cinque atti ( “Il Corriere”, n.14,<br />

3/4/1921). L’incasso è diviso fra Circolo, asilo e sottoscrizione<br />

per il monumento ai caduti. Sembra che le<br />

neo-filodrammatiche silvanesi offrano “un’ottima<br />

interpretazione ed una superba affermazione”.<br />

I giovani del Circolo Cattolico “Cultura e Azione”<br />

allestiscono il dramma in quattro atti “Il galeotto”. I<br />

monologhi “Come pioveva” e “Cicirillo”, recitati dai<br />

più bravi della compagnia, concludono la serata. Nel<br />

141


ecensire lo spettacolo, il ringraziamento alla SOMS, e<br />

a tutti coloro che hanno sostenuto l’iniziativa compresa<br />

la suggeritrice Erminia Rossi, è veramente sentito (dal<br />

“Corriere di Ovada, n.42,15/10/1921).<br />

In occasione dello spettacolo di beneficenza pro asilo<br />

Infantile, tra gli ex alunni interpreti del dramma<br />

“Tommaso Moro”, si distinguono per bravura Pietro<br />

Massucco e suo figlio Alfredo, e il giovane Gilardi, che<br />

in parecchie scene commuovono il pubblico del Teatro<br />

Sociale (dal “Corriere” di Ovada, n.23, 6/4/1922). I<br />

costumi sono stati cortesemente favoriti dai conti<br />

Gaioli di Molare.<br />

Per fornire qualche informazione sul panorama teatrale<br />

del periodo che trattiamo, cogliamo il riferimento<br />

del critico de “L’Emancipazione”(n.59, 9 10 1921), che<br />

nel recensire “L’alba, il giorno e la notte” di Dario<br />

Niccodemi , cita autori come Dario Cavacchioli<br />

(Ragusa, 1885-1954), che dopo la fase futurista compose<br />

commedie grottesche, dispregiando le tradizionali<br />

strutture del dramma borghese, romanzi d’ispirazione<br />

dannunziana, oltre alcuni libretti d’opera; Massimo<br />

Bontempelli (Como, 1878-1960), che fu anche segretario<br />

del sindacato fascista degli scrittori. Nominato accademico<br />

d’Italia proprio quando cominciava ad avvertire<br />

un crescente disagio nei confronti del regime, rifiutò<br />

di succedere al critico Attilio Momigliano, colpito dalle<br />

leggi razziali, alla cattedra di letteratura all’Università<br />

di Siena.<br />

142


Di Luigi Pirandello (Agrigento, 1867-1936) ci limitiamo<br />

a ricordare le opere teatrali scritte nel periodo di<br />

cui trattiamo: “L’uomo, la bestia e la virtù” (1919),<br />

“Tutto per bene” e “Come prima, meglio di prima”<br />

(1920), “Sei personaggi in cerca d’autore” (1921),<br />

“Enrico IV” (1922). Scopriamo che “Il piacere dell’onestà”<br />

(1917) viene rappresentato al Torielli il 18 giugno<br />

1922 (n.95). Secondo la recensione pubblicata sul<br />

giornale, questi autori hanno voluto liberare il teatro<br />

“dalle pastoie antiche e decrepite”, ricorrendo a scenografie<br />

innovative.<br />

Dario Niccodemi (1874-1934, livornese), direttore di<br />

una compagnia teatrale da lui fondata, sarà anche uno<br />

degli autori più rappresentati dalla Filodrammatica<br />

Silvanese negli anni tra le due guerre. Tra i suoi drammi<br />

sentimentali, di facile presa sul pubblico, si ricordano<br />

“Scampolo”(1916), “<strong>La</strong> nemica” (1917), “<strong>La</strong> maestrina”<br />

(1918), “<strong>La</strong> Madama” (1927), “Il principe”<br />

(1929).<br />

L’annotazione “il teatro è seriamente vedovo di pubblico”<br />

accompagna la segnalazione dello spettacolo<br />

della “Compagnia di operette Maurizio Parigi” (n.44,<br />

26/6/1921): è un rilievo che incontriamo occasionalmente<br />

scorrendo i numeri della rivista, con più frequenza<br />

per gli spettacoli di prosa.<br />

Tra le opere liriche citiamo “Traviata” di G.Verdi e<br />

“Lucia di <strong>La</strong>mmermoor” di G. Donizetti (n.37,<br />

8/5/1921). Conoscendo le difficoltà che accompagnano<br />

143


l’allestimento di opere liriche, dobbiamo pensare che il<br />

teatro Torielli fosse un’istituzione davvero importante,<br />

e ci stringe il cuore vederlo oggi chiuso e in degrado,<br />

passando per via Cairoli.<br />

Il cinema alla <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong><br />

di <strong>Silvano</strong> d’Orba<br />

Riteniamo fosse, con il ballo, tra le offerte di svago<br />

più seguite. Dall’ingresso trionfale del “macchinario<br />

perfettissimo”, il 19 novembre 1920, le proiezioni vengono<br />

annunciate con l’enfasi che caratterizza i grandi<br />

eventi, e non fatichiamo ad immaginare che proprio<br />

così dovesse essere. Sono produzioni ai più sconosciute<br />

e forse meno costose di quelle che venivano proposte<br />

nelle sale di città, e per questo più curiose, come la<br />

prima serie della grandiosa film “Il Baron Mistero-<br />

Notte rossa”. Non è un errore di stampa, è proprio<br />

“grandiosa”, forse perché si sottintende pellicola (n.26,<br />

2/2/1921); “Seconda serie di Baron Mistero (n.27,<br />

27/2/1921); “Bocca d’inferno”, capolavoro avventuroso<br />

in quattro parti, interpreti la Perlowa e la Troupe<br />

Marcantoni. “Farà seguito una brillantissima comica<br />

finale”(n.66, 27/ 11/ 1921). Erano davvero brillantissime<br />

le comiche finali, ancora oggi riproposte e imitate,<br />

ma con la stessa efficacia di una brutta copia.<br />

Un’altra grandiosa film è “<strong>La</strong> perfetta ebbrezza”,<br />

lavoro passionale in quattro parti, interprete Tullio<br />

144


Carminati, comica finale a seguire (n.67, 4/12/1921),<br />

così come un “grande spettacolo cinematografico” è la<br />

bellissima film “I saltimbanchi” (n.68, 11/12/1921); poi<br />

un cinedramma d’avventure, “Saetta e i due gorilla”<br />

(n.82, 19/3/1922), e “Gens Nova”, capolavoro<br />

dell’Ambrosio film, “prezzi popolari”. <strong>La</strong> precisazione,<br />

che incontriamo per la prima volta accanto all’annuncio,<br />

ci suggerisce che per quanto grandiosa o bellissima<br />

fosse “la film” si facesse fatica ad aggiudicarsi un<br />

pieno, come per le tasche degli spettatori.<br />

L’ultimo titolo è “<strong>La</strong> telefonata del Diavolo”, grandiosa<br />

film seguita dalla comica “<strong>La</strong>dri ingegnosi”<br />

(n.90, 14/5/1922).<br />

<strong>La</strong> raccolta si chiude con il n.101, 30 luglio 1922.<br />

Un giornale tace, e ogni volta, quando accade, ci<br />

coglie la tristezza che accompagna la fine di qualcosa<br />

che ci è stato caro, un percorso compiuto, finito, come<br />

l’epoca che ci ha raccontato.<br />

Confrontando le corrispondenze da <strong>Silvano</strong> che compaiono<br />

su “L’Emancipazione” e sul “Corriere delle<br />

Valli Stura ed Orba”, si osserva che in quest’ultimo<br />

viene dato ampio spazio alle notizie sportive, di cui si<br />

dà un resoconto dettagliato, e ai fatti di cronaca paesana.<br />

Il dibattito politico si limita a duelli a colpi di penna<br />

per piccole questioni che spesso risultano oscure a chi<br />

legge, per l’uso frequente di sottintesi e metafore.<br />

Anche le notizie sulla <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> non sono frequenti,<br />

e manca quasi del tutto la pur feconda attività<br />

145


dell’ “Impresa Cinematografica Silvanese”.<br />

Dopo la cessazione della pubblicazione di<br />

“L’Emancipazione”, le uniche notizie che coincidono<br />

con la presa del potere di Mussolini e il consolidamento<br />

del regime ci provengono dal “Corriere”.<br />

Il Circolo Giovanile Cattolico, costituitosi nel luglio<br />

1922 (n.27, 2/7/1922), si dimostrerà molto attivo con<br />

numerosi allestimenti al Teatro Sociale, oltre a quello<br />

già citato con il quale hanno debuttato.<br />

Alla cerimonia inaugurale delle bandiere donate dal<br />

sindaco alla Scuola Elementare, partecipano associazioni<br />

cattoliche e patriottiche, la sezione locale del<br />

Fascio, il gruppo dei mutilati “col nostro caro e glorioso<br />

cieco” (si chiamava Ratto, detto “Gianulu l’orbu”,<br />

testimonianza di Giovanni “Pieroni” Chiappino). E’ la<br />

prima volta che annotiamo la presenza della componente<br />

fascista ad una cerimonia pubblica, in questo<br />

caso, preceduta da un sontuoso ricevimento alle autorità<br />

nella sala della <strong>Società</strong> di M.S., ed è l’unica notizia<br />

del sodalizio riportata nel 1923 (n.47, 25 novembre).<br />

In occasione del rinnovo del Consiglio di amministrazione<br />

della <strong>Società</strong>, “posso inviarvi una delle liste in<br />

lotta”, leggiamo nella corrispondenza (n.6, 10/2/1924).<br />

Dunque è ancora viva la competizione al suo interno.<br />

L’esito non compare nei numeri successivi, mentre è<br />

noto il risultato delle elezioni politiche del marzo 1924,<br />

definite da Mussolini ludi cartacei (n.13, 30 marzo<br />

1924 e n.9,2/3/1924, prima pagina): votanti 795;<br />

146


Fascio-499; Socialisti Unitari-87; Popolari-52;<br />

Contadini-25; Diversi-120 (Giolittiani, Massimalisti,<br />

Comunisti, Dissidenti).<br />

Le azioni intimidatorie che avevano caratterizzato la<br />

campagna elettorale sono confermate da una lettera in<br />

prima pagina del Cardinale Gasparri, indirizzata al presidente<br />

della Giunta centrale dell’Azione Cattolica<br />

comm. Luigi Colombi, da cui apprendiamo che Papa<br />

Pio XI offre 500.000 lire per i Circoli Cattolici danneggiati<br />

“dalle incivili e spesso anche empie devastazioni<br />

delle ultime settimane”. Il tono, molto misurato, non<br />

toglie significato alla gravità dell’accaduto, già preceduto<br />

da una notizia che coinvolgeva le associazioni in<br />

un comune destino: la Gazzetta Ufficiale del 19 febbraio<br />

1924 pubblicava un Regio Decreto con il quale si<br />

privavano le Congregazioni di Carità e le Opere Pie di<br />

ogni autonomia.<br />

<strong>La</strong> cronaca fornisce l’idea di una palpabile assuefazione<br />

del paese al nuovo corso degli eventi. L’unica<br />

traccia di resistenza è il ritrovamento di una grande<br />

immagine di Giacomo Matteotti affissa al cancello del<br />

cimitero: “Al martire socialista, i compagni di fede”, è<br />

scritto sull’effige che verrà tolta e requisita, senza poter<br />

con questo limitare i commenti, né il compiacimento di<br />

chi condivideva il gesto (n.45, 9/11/1924).<br />

Desta interesse il Congresso Internazionale di apicoltura,<br />

che si tiene nel Quebec, in Canada, per la partecipazione<br />

di Luigi Cassulo, proprietario di numerosi<br />

147


alveari, ed esperto nel settore (14/9/1924). Il Circolo<br />

Cattolico Maschile informa che il 15 ottobre inizierà a<br />

funzionare la biblioteca, e quando si offre alla popolazione<br />

una simile opportunità, è sempre una buona notizia.<br />

Il bibliotecario è Pietro Massucco (n.39,<br />

28/9/1924).<br />

Il linguaggio comincia ad essere farcito di una retorica<br />

crescente, sempre più uniformato ai toni ed ai temi<br />

della propaganda. Il Teatro Sociale continua ad offrire<br />

i concerti, le recite a favore dell’asilo, gli spettacoli<br />

delle filodrammatiche , tra cui il “Circolo Femminile S.<br />

Agnese”, ma in calce al prospetto sinottico parrocchiale<br />

di San Sebastiano, poche righe informano di perquisizioni<br />

“in numerose case di socilalcomunisti”. Pare<br />

siano stati rinvenuti i ritratti di Matteotti (18/1/1925).<br />

Patria, eroismo, abnegazione, sacrificio, obbedienza,<br />

bandiera, popolo festante, famiglia, morale. Parole<br />

ricorrenti. “Al denaro e agli applausi le brave attrici<br />

corrisponderanno col dare diverse ore di sano e morale<br />

godimento”: le “brave attrici” presentano il dramma<br />

sentimentale educativo “<strong>La</strong> martire dell’obbedienza<br />

filiale”, al Teatro <strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso. Segue<br />

farsa brillante ed intermezzi dell’orchestra. E’ aprile<br />

1926: un mese dopo, l’ex sindaco Ferdinando<br />

Robbiano, in carica da quattro anni, diventa il primo<br />

Podestà di <strong>Silvano</strong> (n.21, 23/5/1926).<br />

Il popolo, oltre ad essere sempre festante, è entusiasta<br />

e soddisfatto: nella sala gremitissima della <strong>Società</strong><br />

148


di Mutuo Soccorso si avvicendano i discorsi ufficiali,<br />

compreso quello del segretario comunale Giovanni<br />

Mottura, e si librano”alati pensieri” rivolti a S.M. il Re<br />

e al Primo Ministro On. Mussolini, con l’impegno di<br />

ben amministrare “per la maggior grandezza della<br />

Patria”.<br />

Si sta terminando il primo troncone della fognatura e<br />

ciò, più che alla maggior grandezza della Patria, è utile<br />

alla popolazione.<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso offre anche nella sua<br />

sala lo spettacolo inusuale di alcuni incontri di pugilato<br />

tra professionisti e dilettanti (n.34, 22/8/1926).<br />

In un tripudio di popolo, associazioni, bandiere,<br />

banda, madrine, nobiltà, autorità civili, religiose e scolastiche,<br />

insegnanti, gagliardetti, combattenti, Fascio,<br />

balilla, piccole italiane, il tutto coronato da pranzo ufficiale<br />

e ricevimento al castello, si posa la prima pietra di<br />

ben oltre quattro quintali, del nuovo edificio scolastico,<br />

donata dall avv. Lorenzo <strong>La</strong>nza. Ci sono tutti: l’On.<br />

Baronzo, il delegato vescovile, il parroco, il provveditore<br />

agli Studi, la direttrice didattica, il podestà, il dott.<br />

Belimbau, il comm. Bidone, il cav. Borgatta, il cav.<br />

Canale, il geom. P. Romero, firmano la pergamena che<br />

verrà adagiata nell’incavo della pietra per ricevere la<br />

benedizione. Una bambina, Alma Mara<strong>net</strong>to, “con<br />

verve di vera attrice”, ringrazia le autorità intervenute.<br />

Sì, ci sono proprio tutti, anche i “Falchi”, che chiamano<br />

affettuosamente papà il Podestà.<br />

E’ l’ultima notizia che perviene da <strong>Silvano</strong> d’Orba,<br />

149


prima della chiusura del giornale, con il n. 35, 17 ottobre<br />

1926.<br />

Conclusione<br />

Alla fine di questo lungo percorso di conoscenza che<br />

ha stabilito, nella quotidianità dell’impegno, un legame<br />

affettivo tra chi scrive e l’oggetto della ricerca , prende<br />

forma un sogno custodito silenziosamente che si è manifestato<br />

come motivazione ad agire, nella speranza che<br />

attraverso la lettura della storia della <strong>Società</strong> <strong>Operaia</strong> si<br />

raggiunga una maggior consapevolezza del ruolo e della<br />

centralità di questa istituzione, di cui i Silvanesi devono<br />

essere orgogliosi.<br />

Oltre al Teatro della <strong>Società</strong> ove si susseguono nel<br />

corso dell’anno iniziative d’intrattenimento e di richiamo<br />

prestigiose, sostenute dall’Amministrazione comunale,<br />

dalle associazioni culturali e da quelle persone<br />

preziose che non fermano il loro entusiasmo, l’edificio<br />

ha ambienti accoglienti e luminosi al piano superiore,<br />

che varrebbe la pena di utilizzare per sfruttarne le potenzialità.<br />

Ogni comunità è attraversata da energie che se non<br />

trovano il modo di indirizzarsi verso la realizzazione di<br />

un progetto finiscono col perdere forza e disperdersi.<br />

Talvolta succede che nemmeno emergano per l’assenza<br />

di stimoli e di occasioni attraverso le quali è possibile<br />

scoprirle.<br />

150


Non è poi così utopistico pensare che sia ancora la<br />

<strong>Società</strong> a farsi promotrice, aprendosi a proposte che<br />

sicuramente verrebbero, per ritornare ad essere protagonista<br />

della vita culturale e ricreativa della popolazione,<br />

un luogo dove tutti, e di tutte le età, possano trovare<br />

il loro punto di riferimento: i giovani, un alternativa<br />

allo sterile raggrupparsi nei begli spazi creati all’esterno<br />

dell’edificio, accostandosi ad esperienze più stimolanti,<br />

e i meno giovani, il piacere d’incontrarsi attivamente<br />

e condividere, scoprendo di arricchirsi reciprocamente.<br />

E altro ancora.<br />

Appendice<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> continuò ad esistere negli anni del fascismo<br />

conservando la sua struttura organizzativa. Ciò è<br />

ulteriormente confermato dall’elenco soci, anno 1926,<br />

e dall’esistenza nell’archivio dei verbali del Consiglio<br />

di Amministrazione dal 1926 al 1938 13.<br />

Mantenne la denominazione “<strong>Società</strong> di Mutuo<br />

Soccorso”, non la propria autonomia, come si evince da<br />

quell’aggiunta “Casa del Littorio” che segna inequivocabilmente<br />

l’interferenza del regime. <strong>La</strong> sua funzione<br />

in quegli anni fu prevalentemente ricreativa, con i consueti<br />

veglioni danzanti, il cinematografo, le esibizioni<br />

musicali e le rappresentazioni teatrali. Quanto sotto<br />

151


iportato é l’espressione eloquente di un profondo cambiamento:<br />

Concluderò con un brevissimo accenno al locale che<br />

ci ospita: la attuale casa del Littorio fu già <strong>Società</strong><br />

<strong>Operaia</strong> di M. S.. L’umanitario scopo per cui venne<br />

fondata fu negli ultimi anni confusa con l’opportunistica<br />

interpretazione di locale adatto a vane confabulazioni,<br />

ad intrighi e beghe personalistiche o partigiane,<br />

cosicché nel 1926 venne sciolta l’Amministrazione da<br />

un Commissario inviato dalla R. Prefettura.<br />

Ne assunsi personalmente la Direzione e<br />

l’Amministrazione, con esclusivo elemento fascista, e<br />

pur mantnendo intatto il ramo mutualistico, radunammo<br />

e stringemmo in un unico vincolo di affettuosa cordialità<br />

e cameratismo tutte le patriottiche Asociazioni<br />

del Comune. Oggi l’Edificio che ci ospita è la casa dei<br />

valorosi combattenti che difesero la Patria ridonandole<br />

gli usurpati confini; è la casa dei fascisti che valorizzarono<br />

i sacrifici e le gesta leggendarie di 600.000,<br />

è la casa della Milizia Nazionale, dei Dopolavoristi e di<br />

tutte le organizzazioni sindacali (Ferdinando Robbiano,<br />

podestà di <strong>Silvano</strong> d’Orba, 1930) 14 .<br />

<strong>La</strong> <strong>Società</strong> Filodrammatica presentava un repertorio<br />

drammatico e commedie di autori contemporanei: da<br />

ricordi familiari cito “<strong>La</strong> nemica” e “<strong>La</strong> maestrina” di<br />

Dario Niccodemi, “<strong>La</strong> morte civile” di Paolo<br />

Giacometti, autore novese, “Una dozzina di rose scarlatte”e<br />

“Non ti conosco più” di Aldo De Benedetti. Tra<br />

152


gli attori, la maestra Giuseppina Guazzardo, il segretario<br />

comunale Mottura, Faustina Robbiano e Ines<br />

Mara<strong>net</strong>to. Mottura, molto apprezzato per le sue doti<br />

di interprete, scrisse e rappresentò un lavoro teatrale in<br />

lingua novese “Un accidente alla SISAL”, avente<br />

come argomento una partita di calcio.<br />

Non mancavano gli spettacoli di varietà animati dalla<br />

presenza di Angelo Mandario, con i figli Giovanni e<br />

Renzo, affettuosamente soprannominati “Tolotto con i<br />

Tolottini”, che cantavano, suonavano e preparavano<br />

testi comici. Furono anche allestiti due spettacoli per i<br />

militari prima del 1942, a cui partecipò come cantante<br />

l’allora giovanissimo Giovanni Chiappino, che si<br />

cimentava anche con i filodrammatici.<br />

Dal dopoguerra ad oggi la SOMS ha continuato a<br />

costituire un centro di aggregazione per la popolazione<br />

silvanese. Ha funzionato a lungo come sala cinematografica<br />

e come luogo di organizzazione di feste da ballo<br />

ed esibizioni musicali. Memorabili le feste per la leva<br />

che concludevano una settimana di divertimenti per i<br />

coscritti, accompagnati ovunque dalla fisarmonica di<br />

Mario Moiso, ai più conosciuto come Baciciura, e dalle<br />

ragazze della stessa leva, così che si fosse sempre pronti<br />

a cantare e ballare. Un uomo alto, magro, dai folti<br />

capelli grigi, con la musica nel cuore e nelle mani, che<br />

ancora negli anni sessanta animava le feste in paese.<br />

Vi ha trovato spazio il “Circolo Culturale Cesare<br />

Pavese”: tra i fondatori, Pupi Mazzucco, autore teatrale<br />

153


di successo ritornato a <strong>Silvano</strong> negli anni settanta, e tuttora<br />

animatore delle più rilevanti manifestazioni che<br />

distinguono il paese. Fu un periodo molto vitale per la<br />

cultura silvanese, che poté fruire di incontri con attori<br />

del calibro di Edmonda Aldini e Duilio Del Prete, e<br />

scrittori importanti come Davide <strong>La</strong>iolo (il Circolo<br />

mantenne con lui un legame di stima e di amicizia), del<br />

quale si ricorda una significativa conferenza dibattito<br />

sullo scrittore Cesare Pavese.<br />

Il salone della <strong>Società</strong>, dopo un’accurata opera di<br />

ristrutturazione, è ritornato ad essere teatro di iniziative<br />

diversificate a carattere ricreativo e culturale promosse<br />

sia dalla SOMS che dell’Amministrazione comunale,<br />

dai premi letterari alla presentazione di libri, mostre,<br />

incontri con personaggi affermati in campo artistico,<br />

giornalistico, editoriale 15, curando anche l’organizzazione<br />

di eventi musicali, prosa e poesia, con il contributo<br />

di artisti locali meno noti e di altri più largamente<br />

conosciuti 16.<br />

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Riferimenti bibliografici<br />

Chi desidera informazioni sulle <strong>Società</strong> di Mutuo Soccorso in<br />

Italia, consulti il grosso volume della Regione Piemonte: Il<br />

mutuo soccorso ha i titoli - Catalogo Bibliografico, a cura<br />

Francesco Lucania, con contrubuti di Renata Allio, Bianca<br />

Gera, Albina Malerba, Marta Nicolini, Giovanni Saccani,<br />

Sebastiano Solano, Centro Studi Piemontesi - Torino, 2003.<br />

E’ un volume di 719 pagine, che raccoglie migliaia di indicazioni<br />

bibliografiche, strumento utile per gli studiosi di storia<br />

sociale e per il gran pubblico.<br />

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Questo volume<br />

a cura dell’Accademia Urbense<br />

è stato impresso nel mese di novembre 2004<br />

dalla Tipografia Raimondo di <strong>Silvano</strong> d’Orba

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