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Petri Implicazioni - Dipartimento di Economia Politica - Università ...

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classica, quale sembra necessariamente derivare dalle ra<strong>di</strong>cali debolezze<br />

dell'impostazione marginalista. So che a molti giovani può risultare <strong>di</strong>fficile accettare<br />

che il mondo in cui viviamo sia così segnato da conflitti tra interessi contrapposti e da<br />

rapporti <strong>di</strong> forza; accettare magari che il red<strong>di</strong>to dei propri benestanti genitori sia da<br />

attribuire almeno in parte a ingiustificati privilegi <strong>di</strong> classe. Eppure è quanto <strong>di</strong>ceva<br />

can<strong>di</strong>damente Adam Smith, non certo un rivoluzionario; e il progresso dell'analisi<br />

scientifica porta a riabilitare la sua impostazione e a rigettare l'impostazione<br />

marginalista che aveva cercato <strong>di</strong> confutarlo. Del resto basta leggere Noam Chomski<br />

per cogliere quanto l'informazione che ci giunge dai mass me<strong>di</strong>a sia fuorviante, e<br />

nasconda buona parte dei reali processi decisori che fanno andare il mondo come va.<br />

Spero <strong>di</strong> aver reso anche chiaro che non si può vedere un keynesismo come<br />

quello qui proposto come qualcosa <strong>di</strong> facile e indolore, tutt'altro; ma che le <strong>di</strong>fficoltà<br />

a <strong>di</strong>minuire la <strong>di</strong>soccupazione sono quasi solo politiche: gli strumenti ci sarebbero, il<br />

problema è che gruppi <strong>di</strong> interesse potenti (interni ed esterni alla nazione) non<br />

vogliono che vengano usati e farebbero <strong>di</strong> tutto per boicottarli qualora li si usasse. Ma<br />

parte della forza <strong>di</strong> questi gruppi <strong>di</strong> interesse sta nell'aver persuaso larga parte della<br />

popolazione che le politiche economiche attualmente perseguite hanno alle spalle<br />

necessità confermate dalla scienza. Spero <strong>di</strong> aver contribuito a combattere questo<br />

inganno.<br />

Ovviamente non può essere questo scritto a persuadere della vali<strong>di</strong>tà delle<br />

argomentazioni teoriche che ho ricordato. Ma una cosa dovrebbe essere chiara: che,<br />

nella attuale situazione teorica, per poter prendere posizione seria nei <strong>di</strong>battiti sulle<br />

politiche economiche, chiunque voglia sentirsi la coscienza scientifica a posto deve<br />

preliminarmente stu<strong>di</strong>are a fondo la questione <strong>di</strong> quale sia la teoria economica<br />

corretta della <strong>di</strong>stribuzione e dell'occupazione, senza fidarsi dei <strong>di</strong>scorsi dominanti.<br />

APPENDICE: Un documento <strong>di</strong> politica economica<br />

Quanto detto permette una valutazione scientifica <strong>di</strong> un documento,<br />

commissionato da Blair e D'Alema a un gruppo <strong>di</strong> economisti per il summit <strong>di</strong><br />

Lisbona del marzo 2000. Questo documento, intitolato "Welfare-to-work and the<br />

fight against long-term unemployment", <strong>di</strong> Tito Boeri, Richard Layard e Stephen<br />

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