Petri Implicazioni - Dipartimento di Economia Politica - Università ...
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ottenere un ren<strong>di</strong>mento sul prestito <strong>di</strong> risparmi allo stato proprio come sui prestiti <strong>di</strong><br />
risparmi all'industria. E' più corretto, si conclude, che il risparmio vada al suo<br />
impiego naturale, l'investimento, e che se lo stato vuole consumare <strong>di</strong> più lo faccia<br />
capire ai citta<strong>di</strong>ni sottraendo loro red<strong>di</strong>to tramite tasse. Dunque bisogna che lo stato<br />
elimini i deficit.<br />
In una prospettiva classica-keynesiana, invece, il livello della produzione<br />
nazionale (trascuro ora il vincolo estero, che, ho sostenuto, è aggirabile a meno che<br />
non si frappongano ostacoli politici) non è in genere quello <strong>di</strong> piena occupazione. La<br />
produzione <strong>di</strong>pende dalla domanda, e se lo stato spende <strong>di</strong> più, fa aumentare la<br />
domanda e quin<strong>di</strong> fa aumentare anche la produzione e quin<strong>di</strong> i red<strong>di</strong>ti. E' dunque vero<br />
che lo stato, spendendo in deficit, sottrae parte del dato risparmio ad altri usi, ma si<br />
tratta <strong>di</strong> risparmio che senza la spesa statale non sarebbe proprio esistito perché i<br />
red<strong>di</strong>ti da cui si risparmia sarebbero stati inferiori. Dunque è vero l'opposto <strong>di</strong> quanto<br />
si sostiene nell'impostazione marginalista: più spesa statale in deficit significa più<br />
produzione oggi, il che stimola <strong>di</strong> più le imprese a crescere, dunque stimola gli<br />
investimenti, dunque significa più, e non meno, capitale domani. E pertanto significa<br />
anche più competitività futura, più red<strong>di</strong>ti, dunque più imposte future, dunque più<br />
facilità in futuro a non fare ulteriormente aumentare il debito pubblico in rapporto al<br />
prodotto nazionale. Invece il tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire il debito pubblico significa meno<br />
spese dello stato, e più tasse, che <strong>di</strong>minuiscono le spese dei privati, dunque significa<br />
meno domanda, meno produzione, meno investimenti, insomma meno red<strong>di</strong>ti, il che<br />
causa anche meno pagamenti <strong>di</strong> tasse: il tentativo del governo <strong>di</strong> eliminare il deficit<br />
riducendo le spese e aumentando le entrate tramite maggiori tasse si traduce in una<br />
<strong>di</strong>minuzione anche delle entrate, perché <strong>di</strong>minuiscono i red<strong>di</strong>ti su cui si pagano le<br />
tasse, e quin<strong>di</strong> il governo deve <strong>di</strong>minuire ancor più le spese e così via - con una<br />
caduta della produzione e dei red<strong>di</strong>ti che corre il rischio, tramite l'acceleratore, <strong>di</strong><br />
innescare un vero e proprio crollo e un aumento inarrestabile della <strong>di</strong>soccupazione.<br />
CONCLUSIONI<br />
Qui, per motivi <strong>di</strong> tempo, mi devo fermare. Spero <strong>di</strong> aver reso chiaro quale<br />
profondo cambiamento <strong>di</strong> prospettiva derivi dalla riabilitazione dell'impostazione<br />
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