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Petri Implicazioni - Dipartimento di Economia Politica - Università ...

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politica economica sono profonde e alquanto controcorrente; qui ne in<strong>di</strong>cherò<br />

velocemente alcune delle più importanti; ciascun argomento richiederebbe in realtà<br />

ben maggiore approfon<strong>di</strong>mento, ma il mio scopo qui è soprattutto <strong>di</strong> mostrare quale<br />

profonda <strong>di</strong>fferenza possa fare per molte questioni centrali <strong>di</strong> politica economica<br />

l'impostazione adottata; e così <strong>di</strong> sottolineare l'importanza, per ogni stu<strong>di</strong>oso serio <strong>di</strong><br />

politica economica, <strong>di</strong> un approfon<strong>di</strong>mento delle questioni <strong>di</strong> teoria economica che<br />

menzionerò.<br />

1. LA CRITICA ALL ' IMPOSTAZIONE MARGINALISTA<br />

1.1. Comincio riassumendo le critiche alla teoria marginalista della<br />

<strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to. Le critiche possono essere qui <strong>di</strong>vise - anche se in realtà<br />

sono intimamente collegate tra loro - in critiche della determinazione dell'offerta, e<br />

critiche della determinazione della domanda, dei fattori produttivi nell'equilibrio<br />

generale. Comincio dalle prime. La critica qui <strong>di</strong>mostra che la teoria della<br />

<strong>di</strong>stribuzione marginalista, basata sulla tesi che le economie <strong>di</strong> mercato tendono a un<br />

equilibrio generale tra domanda e offerta su tutti i mercati, è insostenibile perché<br />

questo equilibrio generale a cui l'economia tenderebbe non può essere determinato: il<br />

dato o gruppo <strong>di</strong> dati relativi alla dotazione <strong>di</strong> capitale dell'economia non può essere<br />

determinato, dunque l'equilibrio viene a mancare <strong>di</strong> uno dei suoi dati e dunque si<br />

rivela nozione inconsistente.<br />

Ricordo brevemente il perché. L'impostazione marginalista o neoclassica<br />

sostiene che il mercato tende spontaneamente a portare in equilibrio (generale) la<br />

domanda e l'offerta dei "fattori produttivi" lavoro, terra, e capitale( 3 ): equilibrio<br />

determinato da tre gruppi <strong>di</strong> dati: le quantità <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong> tali fattori( 4 ), le tecnologie<br />

<strong>di</strong>sponibili, e i gusti dei consumatori.<br />

Per argomentare ciò rispetto al capitale, i fondatori del marginalismo (con la<br />

sola eccezione, peraltro molto parziale, <strong>di</strong> Walras) lo avevano concepito come un<br />

singolo fattore produttivo "incorporato" nei vari beni capitali e capace <strong>di</strong> cambiare<br />

"forma" (cioè in quali beni capitali concreti risultasse incorporato) senza cambiare in<br />

3 . Lavori eterogenei possono essere trattati come fattori produttivi <strong>di</strong>stinti; e lo stesso<br />

vale per terre <strong>di</strong>verse. Invece per i <strong>di</strong>versi beni capitali vale la complicazione <strong>di</strong> cui si<br />

<strong>di</strong>scute poco oltre nel testo.<br />

4 . E la <strong>di</strong>stribuzione tra i consumatori della proprietà <strong>di</strong> tali quantità.<br />

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