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Petri Implicazioni - Dipartimento di Economia Politica - Università ...

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me<strong>di</strong>a su lunghi perio<strong>di</strong> le complicazioni derivanti dai rapporti economici<br />

internazionali non impe<strong>di</strong>rebbero la tendenza spontanea dei mercati verso la piena<br />

occupazione dei fattori: la visione delle forze determinanti la <strong>di</strong>stribuzione del<br />

red<strong>di</strong>to, e la crescita economica, non sarebbe fondalmentalmente mo<strong>di</strong>ficata.<br />

Invece, nell'impostazione classica integrata dal contributo <strong>di</strong> Keynes, la<br />

presenza <strong>di</strong> rapporti con l'estero cambia parecchio le cose. Per eliminare la<br />

<strong>di</strong>soccupazione in un'economia senza significativi rapporti con l'estero ci vuole un<br />

aumento della domanda aggregata: lo stato deve intervenire per stimolare i consumi o<br />

gli investimenti, o aumentare <strong>di</strong>rettamente lui la spesa pubblica. Diminuzioni dei<br />

salari in questa economia sono, il più delle volte, il contrario <strong>di</strong> quanto bisogna fare:<br />

<strong>di</strong>minuisce la spesa in consumi, dunque le imprese sono incentivate a produrre meno,<br />

non <strong>di</strong> più.<br />

La cosa cambia se vi sono rilevanti rapporti con l'estero. Allora una<br />

<strong>di</strong>minuzione dei salari in una nazione può incentivare l'occupazione, perché le<br />

imprese della nazione, avendo minori costi, possono vendere all'estero a prezzi più<br />

bassi e dunque riusciranno a vendere <strong>di</strong> più e quin<strong>di</strong> sono incentivate a produrre <strong>di</strong><br />

più. Dunque anche un economista classico non negherà che quello che con un<br />

eufemismo si chiama maggiore 'flessibilità' può contribuire all'occupazione; e la<br />

svalutazione fa la stessa cosa, nella misura in cui i salari monetari non aumentano<br />

nella stessa proporzione della svalutazione e dunque <strong>di</strong>minuiscono relativamente ai<br />

salari esteri, e nella misura in cui la <strong>di</strong>minuzione in questo senso dei salari non è<br />

compensata da aumenti del saggio d'interesse.<br />

Ma a questo modo <strong>di</strong> aumentare l'occupazione in una singola nazione si<br />

possono muovere almeno due critiche, derivanti la prima dal principio della domanda<br />

effettiva esteso all'economia mon<strong>di</strong>ale, il secondo dal rifiuto della teoria marginalista<br />

della <strong>di</strong>stribuzione.<br />

In primo luogo, così si esporta solo la <strong>di</strong>soccupazione altrove (si sottraggono<br />

ven<strong>di</strong>te alle altre nazioni), e anzi se ne esporta un po' <strong>di</strong> più, perché sono <strong>di</strong>minuiti i<br />

consumi nella prima nazione. Se si scatena un processo <strong>di</strong> ritorsione me<strong>di</strong>ante<br />

svalutazioni nelle altre nazioni, il risultato più probabile è un aumento dei tassi <strong>di</strong><br />

interesse per via dell'aumento dell'incertezza, dunque una <strong>di</strong>minuzione generale dei<br />

salari reali, dunque una <strong>di</strong>minuzione generalizzata della propensione me<strong>di</strong>a al<br />

consumo, dunque una spinta mon<strong>di</strong>ale alla recessione. Invece non si vede perché le<br />

altre nazioni non potrebbero essere loro stesse favorevoli a politiche <strong>di</strong> espansione<br />

della domanda aggregata, che permetterebbero a tutte <strong>di</strong> importare <strong>di</strong> più perché ciò<br />

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