Petri Implicazioni - Dipartimento di Economia Politica - Università ...
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aggregato rispetto al saggio d'interesse - che è quanto la critica teorica nega, e<br />
l'evidenza empirica non riesce a suffragare.<br />
(Si noti che questa argomentazione non ha <strong>di</strong>rettamente bisogno della curva <strong>di</strong><br />
domanda <strong>di</strong> lavoro decrescente; ha <strong>di</strong>rettamente bisogno solo della tesi che<br />
<strong>di</strong>minuzioni dei salari monetari causano <strong>di</strong>minuzioni del livello dei prezzi se la<br />
domanda aggregata non aumenta, e che <strong>di</strong>minuzioni del livello dei prezzi stimolano<br />
la domanda aggregata. Quest'ultima tesi, si riconosce universalmente, non può<br />
poggiare sull'effetto Pigou o 'real balance effect' perché quest'ultimo è troppo incerto<br />
e in ogni caso troppo debole; deve dunque poggiare sull'argomento che ho esposto,<br />
basato sull'effetto della <strong>di</strong>minuita domanda <strong>di</strong> moneta sul tasso d'interesse e <strong>di</strong> questo<br />
sugli investimenti. E dunque l'argomento cade, se non per altro, per la insostenibilità<br />
<strong>di</strong> questa teoria dell'investimento aggregato. Quest'ultima teoria però è in definitiva,<br />
come spiegato sopra, solo un'altra faccia <strong>di</strong> quella concezione marginalista della<br />
sostituibilità capitale-lavoro da cui <strong>di</strong>scende anche la curva <strong>di</strong> domanda <strong>di</strong> lavoro.)<br />
Per cui la critica alla teoria marginalista del capitale ha l'effetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere<br />
Keynes, potremmo <strong>di</strong>re, da se stesso. Infatti il recupero <strong>di</strong> posizioni pre-Keynesiane<br />
si era potuto appoggiare sulla presenza anche in Keynes della funzione tra<strong>di</strong>zionale<br />
dell'investimento aggregato (sia pure mo<strong>di</strong>ficata dalle aspettative). La critica <strong>di</strong> tale<br />
teoria dell'investimento sbarra la strada a tale recupero e riabilita il "principio della<br />
domanda effettiva", e cioè che saranno variazioni del red<strong>di</strong>to, e non dell'investimento,<br />
a portare il risparmio all'uguaglianza con l'investimento.<br />
1.7. Ma allora non si può attribuire alla rigi<strong>di</strong>tà dei salari, monetari o reali, la<br />
responsabilità del perdurare della <strong>di</strong>soccupazione. Diventa allora facile confutare<br />
l'argomento che, se la <strong>di</strong>soccupazione fosse davvero involontaria, non dovremmo<br />
osservare la rigi<strong>di</strong>tà dei salari che invece si osserva.<br />
Senza una significativa elasticità della domanda <strong>di</strong> lavoro rispetto al salario<br />
reale, l'idea che sia razionale per i <strong>di</strong>soccupati involontari offrirsi a un salario più<br />
basso <strong>di</strong> quello corrente perde cre<strong>di</strong>bilità. Significherebbe cercare <strong>di</strong> indurre le<br />
imprese a licenziare i già occupati per assumere al loro posto i <strong>di</strong>soccupati. Ma<br />
piuttosto che perdere il lavoro, gli occupati accetterebbero loro la riduzione salariale:<br />
ma il più basso salario non aumenterebbe la domanda <strong>di</strong> lavoro; pertanto l'unico<br />
risultato della concorrenza salariale sarebbe che i <strong>di</strong>soccupati resterebbero<br />
conciliabile con l'esplicita fissazione dei tassi <strong>di</strong> sconto da parte delle Banche Centrali, che è<br />
parte della realtà o<strong>di</strong>erna.<br />
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