Nella Fig. 6.2 sono riportati i risultati delle prove triassiali ... - Padis
Nella Fig. 6.2 sono riportati i risultati delle prove triassiali ... - Padis
Nella Fig. 6.2 sono riportati i risultati delle prove triassiali ... - Padis
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
7.7 Equazioni costitutive<br />
7.7.1 Equazioni costitutive per lo scheletro solido<br />
7.7 Equazioni costitutive 109<br />
Nelle teorie <strong>delle</strong> miscele per i mezzi porosi, le equazioni costitutive per lo scheletro<br />
solido <strong>sono</strong> generalmente definite come relazioni (in forma finita o incrementale)<br />
tra il tensore della deformazione, ɛij, ed il tensore della tensione parziale dello<br />
scheletro solido, σ s ij .<br />
In geomeccanica, invece, è prassi consolidata – e confermata dalle evidenze<br />
sperimentali disponibili – costruire le relazioni costitutive per lo scheletro solido,<br />
e stabilire le modalità di interazione tra questo e le fasi fluide, a partire dalla<br />
definizione di opportune grandezze tensoriali, dette tensioni efficaci. Per un terreno<br />
saturo (Sw = 1, Sg = 0), il principio <strong>delle</strong> tensioni efficaci di Terzaghi (1948)<br />
stabilisce che tutti gli effetti misurabili sullo scheletro solido associabili ad una variazione<br />
<strong>delle</strong> sollecitazioni applicate dipendono solo dalle variazioni della tensione<br />
efficace, definita come:<br />
σ ′ ij = σij − pwδij 1 (7.45)<br />
Per tenere conto <strong>delle</strong> caratteristiche di non linearità, irreversibilità e dipendenza<br />
dalla storia dello stato tensionale tipicamente osservabili nei terreni, particolarmente<br />
in condizioni di carico ciclico/dinamico, la relazione tra deformazione e stato<br />
tensionale efficace è tipicamente definita in forma incrementale. Per un materiale<br />
a comportamento non viscoso, si ha:<br />
˙σ ′ ij = Dijkl(σ ′ ab, qc, ηuv)˙ɛkl<br />
(7.46)<br />
Il tensore del quarto ordine Dijkl è detto tensore di rigidezza tangente del materiale,<br />
e dipende, in generale, dallo stato tensionale corrente, da un certo numero<br />
di variabili di stato addizionali – dette variabili interne – raccolte nel vettore qi,<br />
e dalla direzione della velocità di deformazione ηij := ˙ɛij/ ˙ɛ.<br />
Alla eq. 7.46 vanno aggiunte <strong>delle</strong> opportune leggi di evoluzione per le variabili<br />
interne, nella forma generale:<br />
˙qi = Hi(σ ′ ab, qc, ˙ɛlm, ηpq) (7.47)<br />
dove le funzioni Hi <strong>sono</strong> dette funzioni di incrudimento.<br />
Per un terreno non saturo (Sw < 1, Sg = 1−Sw > 0), il principio <strong>delle</strong> tensioni<br />
efficaci di Terzaghi non è più valido. L’evidenza sperimentale mostra che la risposta<br />
meccanica dello scheletro solido alle sollecitazioni imposte non può più essere<br />
associata alle variazioni di una singola grandezza tensionale: in un mezzo trifase<br />
(solido, liquido e gas), la determinazione <strong>delle</strong> deformazioni dello scheletro solido<br />
richiede la conoscenza di almeno due grandezze tensoriali indipendenti, definite a<br />
partire dalle sollecitazioni nelle tre fasi. <strong>Nella</strong> scelta di tali grandezze tensionali,<br />
Fredlund & Morgernstern (1977) suggeriscono di impiegare le seguenti quantità:<br />
¯σij := σij − pgδij sij := (pg − pw)δij (7.48)<br />
1 Le componenti dei tensori <strong>delle</strong> tensioni (totale ed efficace) <strong>sono</strong> assunte positive se di<br />
compressione.