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02.07.2013 Views

4 Inquadramento dell’area di studio della Pianura”. Successivamente a questa fase, dall’ultima glaciazione, l’evoluzione geomorfologica è rappresentata principalmente da eventi di erosione fluviale, che hanno generato l’incisione dei depositi di conoide tardo-pleistocenica. Si può quindi affermare che il “livello fondamentale della Pianura” testimonia l’arresto di ogni fase di aggradazione fluviale su di essa; a piccola scala si tratta, infatti, di una forma non attiva (Marchetti M., 1996). Inoltre, rappresenta un importante limite cronologico: identifica la transizione tra i periodi glaciali (Pleistocene) e i cicli erosivi postglaciali (Olocene), quest’ultimi corrispondo al periodo compreso tra la fine della glaciazione e i giorni nostri. Il “livello fondamentale della Pianura” costituisce la maggior parte della pianura lombarda, si è formato per colmamento alluvionale durante l’ultima glaciazione; è debolmente inclinato da Nord-Ovest a Sud-Est e si inserisce tra la fascia delle conoidi pedemontane e le aree depresse bonificate della valle del fiume Po (Figura 4.3) . Figura 4.3 – Carta della geomorfologia della pianura lombarda Esso è caratterizzato da forme al suo stesso livello: convesse in rilievo su di esso e concave, incise. Non è più interessato da idrografia principale: i fiumi attuali scorrono, infatti, entro larghe valli incassate in esso, occupandone spesso una porzione estremamente ridotta; il loro andamento è meandriforme, in contrasto con i fiumi 18

19 4 Inquadramento dell’area di studio presenti in epoche antiche, costituiti, invece, da canali multipli intrecciati a basso indice di sinuosità. Nel livello fondamentale si ritrovano tracce dell’idrografia abbandonata che testimonia portate ben maggiori di quelle attuali (Marchetti M., 1990). Si tratta dei cosiddetti paleoalvei: questi costituiscono antichi percorsi fluviali attualmente abbandonati, che si trovano anche a discrete distanze rispetto ai corsi attuali, come ad esempio per il caso del fiume Adda (Beretta et al., 1992 ) Il livello fondamentale è legato a monte con i ripiani altimetricamente più elevati della pianura, i terrazzi a “ferretto” che si raccordano più a Nord con le cerchie moreniche. 4.3 Inquadramento geologico L’inquadramento geologico concerne i rapporti stratigrafici e geometrici dei corpi rocciosi affioranti e del sottosuolo. In corrispondenza del limite settentrionale della pianura e della fascia prealpina, in alcune zone affiora il substrato indifferenziato che comprende varie formazioni sedimentarie e cristalline con età dal Paleozoico al Terziario. Le unità più esterne (Gonfolite e Flysch) hanno una bassa o scarsa permeabilità e impediscono l’alimentazione dei potenziali acquiferi sottostanti. E’ possibile una ricarica lungo faglie e/o fratture (Cavallin et al., 1983). La serie dei depositi che costituisce il complesso degli acquiferi lombardi inizia con i terreni tipici di un’unità nota in letteratura come “Villafranchiano”. Tali depositi sono costituiti da sedimenti continentali fini (prevalgono i limi, ma sono comuni anche le sabbie fini e le argille, e sono molto frequenti le torbe, che indicano un ambiente di sedimentazione in acque ferme). Lo spessore di questa unità, che verso il basso fa passaggio molto graduale ai sedimenti marini pliocenici o quaternari (sabbie fini, limi e argille) può essere anche superiore ai 100 m. I depositi di questa importante unità costituiscono la base su cui giacciono i più permeabili depositi fluvioglaciali e alluvionali. L'unità “villafranchiana” è stata sottoposta ad un chiaro sollevamento dopo la sua deposizione; nel corso di questa fase la sua parte superiore venne erosa e profondamente incisa; nei solchi vallivi così creati si vennero a deporsi ghiaie e sabbie di grande spessore, che nella Lombardia a Est del fime Seveso e già in parte nella valle del Fiume Olona, sono frequentemente cementate. A seguito di questi fenomeni, il “tetto” dei sedimenti villafranchiani si

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4 Inquadramento dell’area di studio<br />

presenti in epoche antiche, costituiti, invece, da canali multipli<br />

intrecciati a basso indice di sinuosità. Nel livello fondamentale si<br />

ritrovano tracce dell’idrografia abbandonata che testimonia portate<br />

ben maggiori di quelle attuali (Marchetti M., 1990). Si tratta dei<br />

cosiddetti paleoalvei: questi costituiscono antichi percorsi fluviali<br />

attualmente abbandonati, che si trovano anche a discrete distanze<br />

rispetto ai corsi attuali, come ad esempio per il caso del fiume Adda<br />

(Beretta et al., 1992 )<br />

Il livello fondamentale è legato a monte con i ripiani<br />

altimetricamente più elevati della pianura, i terrazzi a “ferretto” che si<br />

raccordano più a Nord con le cerchie moreniche.<br />

4.3 Inquadramento geologico<br />

L’inquadramento geologico concerne i rapporti stratigrafici e<br />

geometrici dei corpi rocciosi affioranti e del sottosuolo.<br />

In corrispondenza del limite settentrionale della pianura e della<br />

fascia prealpina, in alcune zone affiora il substrato indifferenziato che<br />

comprende varie formazioni sedimentarie e cristalline con età dal<br />

Paleozoico al Terziario. Le unità più esterne (Gonfolite e Flysch)<br />

hanno una bassa o scarsa permeabilità e impediscono<br />

l’alimentazione dei potenziali acquiferi sottostanti. E’ possibile una<br />

ricarica lungo faglie e/o fratture (Cavallin et al., 1983). La serie dei<br />

depositi che costituisce il complesso degli acquiferi lombardi inizia<br />

con i terreni tipici di un’unità nota in letteratura come “Villafranchiano”.<br />

Tali depositi sono costituiti da sedimenti continentali fini (prevalgono i<br />

limi, ma sono comuni anche le sabbie fini e le argille, e sono molto<br />

frequenti le torbe, che indicano un ambiente di sedimentazione in<br />

acque ferme). Lo spessore di questa unità, che verso il basso fa<br />

passaggio molto graduale ai sedimenti marini pliocenici o quaternari<br />

(sabbie fini, limi e argille) può essere anche superiore ai 100 m. I<br />

depositi di questa importante unità costituiscono la base su cui<br />

giacciono i più permeabili depositi fluvioglaciali e alluvionali.<br />

L'unità “villafranchiana” è stata sottoposta ad un chiaro<br />

sollevamento dopo la sua deposizione; nel corso di questa fase la<br />

sua parte superiore venne erosa e profondamente incisa; nei solchi<br />

vallivi così creati si vennero a deporsi ghiaie e sabbie di grande<br />

spessore, che nella Lombardia a Est del fime Seveso e già in parte<br />

nella valle del Fiume Olona, sono frequentemente cementate. A<br />

seguito di questi fenomeni, il “tetto” dei sedimenti villafranchiani si

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