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ricostruzione tridimensionale delle caratteristiche idrogeologiche ...

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17<br />

4 Inquadramento dell’area di studio<br />

in prossimità del margine appenninico, si raggiungono le profondità<br />

maggiori (7000-7500 m circa).<br />

Dal Pliocene ad oggi questa depressione è stata<br />

progressivamente colmata dalla deposizione di sedimenti in parte<br />

marini ed in parte continentali di notevole spessore, denotando una<br />

subsidenza accentuata.<br />

L’evoluzione plio - quaternaria può essere, così, sintetizzata<br />

dividendola in tre fasi:<br />

- fase del ritiro del mare e della sedimentazione di depositi<br />

continentali fluvio - lacustri, deltizi e di pianura costiera (Pliocene<br />

superiore – Pleistocene inferiore) su parte della pianura;<br />

- fase glaciale, comprende diverse fasi di crisi glaciale (Pleistocene);<br />

- fase postglaciale, di sedimentazione alluvionale e di erosione<br />

(Olocene).<br />

Sembra certo che il sollevamento della pianura iniziò dal<br />

Piemonte occidentale già nel Pliocene superiore e si estese<br />

gradualmente e con minore intensità alla Lombardia (Regione<br />

Lombardia, 2001)<br />

Nel Pleistocene Superiore – Olocene si sarebbe avuto il lento<br />

innalzamento della pianura lombarda, testimoniato dalla presenza di<br />

terrazzi nei depositi fluvio-glaciali e alluvionali più antichi. Tale<br />

innalzamento non sarebbe stato uniforme nell’area. Infatti in<br />

corrispondenza dell’area di Milano vi sarebbe una depressione con<br />

degli alti a Nord e a Sud. La mancanza di terrazzi in corrispondenza<br />

dell’area milanese nonché la convergenza della rete idrografica e il<br />

maggior spessore dei depositi grossolani fanno propendere per una<br />

zona subsidente rispetto a quelle circostanti (Cavalli et al., 1983) Le<br />

variazioni climatiche che hanno interessato la deglaciazione hanno<br />

prodotto cambiamenti nelle <strong>caratteristiche</strong> idrodinamiche dei principali<br />

fiumi della pianura, passando da una fase di aggradazione ad una<br />

fortemente erosiva da parte dei fiumi. Durante l’ultimo massimo<br />

glaciale, infatti, le condizioni ambientali favorirono l’instaurarsi di<br />

grandi portate sia solide che liquide. Nella aree alpine l’estesa<br />

superficie dei ghiacci limitava l’evapotraspirazione e la presenza di<br />

suolo ghiacciato impediva l’infiltrazione; di conseguenza la quasi<br />

totalità <strong>delle</strong> precipitazioni veniva concentrata alla chiusura dei bacini<br />

(agli scaricatori fluvioglaciali). Inoltre le azioni dei ghiacciai facilitarono<br />

la presenza di sedimenti trasportabili dalle acque superficiali. Tutte<br />

queste <strong>caratteristiche</strong> produssero la formazione di potenti superfici di<br />

aggradazione, tra cui ciò che viene definito il “livello fondamentale

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