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02.07.2013 Views

Conclusioni ai pozzi permette una gestione più sicura, più snella e più rapida delle informazioni. Il dato informatizzato è più facilmente gestibile del cartaceo: in questo formato le operazioni di consultazione e di download risultano più rapide, anche quando si tratta di un’enorme quantità di informazioni da gestire contemporaneamente. Con la stessa semplicità è possibile procedere ad un continuo aggiornamento. Questo procedimento può risultare vantaggioso per le abituali attività svolte da enti pubblici come ad esempio le amministrazioni provinciali o regionali. Di seguito vengono descritti i risultati ottenuti nelle due aree indagate. Area di pianura tra Ticino e Oglio In base ad un’attenta analisi delle reali sequenze deposizionali, dei movimenti tettonici, dell’evoluzione dell’ambiente di deposizione, delle tipologie e delle giaciture dei sedimenti, è stato scelto di ricostruire l’assetto idrogeologico dell’acquifero tradizionale nel bacino tra Ticino e Oglio; questo, secondo uno studio di Regione Lombardia e Divisione-Eni Agip, può essere suddiviso in due Unità Idrostratigrafiche o Gruppi Acquiferi A e B, di ambiente deposizionale continentale, in cui dominano le piane alluvionali. Per analogie litologiche, è stata presa in considerazione anche la porzione superiore del Gruppo Acquifero C, relativamente al settore centrosettentrionale dell’area di studio, dove numerosi pozzi si approfondiscono oltre la base dell’Unità Idrostratigrafica B, interessando il Gruppo Acquifero sottostante (figura 6.4). L’utilizzo di software modellatori bidimensionali (Surfer, ArcGis) e tridimensionali (Gocad) di corpi geologici e l’impiego di metodiche geostatistiche hanno permesso la ricostruzione della struttura geometrica e delle caratteristiche idrogeologiche del sistema indagato, necessarie per la realizzazione del successivo modello di flusso. Mantenendo una coerenza geologica e sedimentaria con la realtà del sottosuolo, i tre diversi Gruppi Acquiferi sono stati modellizzati separatamente attraverso tre griglie di calcolo denominate, per analogia, A, B e C. La separazione tra ognuna di esse e la successiva sottostante è stata individuata dalle superfici basali delle Unità Idrostratigrafiche, che identificano barriere impermeabili o poco permeabili e determinano un relativo isolamento idraulico di un dato Gruppo Acquifero con quello soprastante. In questo modo, attraverso 220

221 Conclusioni procedimenti insiti nel programma Gocad (paragrafo 6.2), è stato possibile assegnare alle griglie una conformazione coerente con la morfologia delle superfici deposizionali, attribuendo agli strati, in cui sono state discretizzate, un’inclinazione proporzionale alla loro giacitura. I limiti superiore e inferiore sono stati individuati, rispettivamente, nel Modello Digitale del Terreno di CNR-Irpi e in una superficie ricostruita appositamente per il modello, a partire da dati provenienti dalle basi dei Gruppi Acquiferi B e C, da stratigrafie e da sezioni idrogeologiche (paragrafo 6.1). Riassumendo, lo spessore del sistema idrogeologico indagato, compreso tra qualche decina di centimetri a Nord, vicino ai rilievi, e oltre 600 m a Sud-Est, è stato modellizzato tramite una discretizzazione orizzontale e verticale di più di 520 mila celle attive, per 333 colonne, 207 righe e 54 strati. In questo modo è stato possibile: • riprodurre la corretta giacitura e inclinazione della deposizione dei materiali fluviali e fluvio-glaciali del sottosuolo indagato, in base allo schema di suddivisione in Gruppi Acquiferi (A, B, C), corrispondenti alle 3 griglie di calcolo; • riprodurre con elevato dettaglio le zone superficiali dell’area di studio, in cui si verifica la maggior ricarica degli acquiferi; • individuare i livelli argillosi (lo spessore dei corpi a bassa permeabilità di una certa rilevanza è circa 10 m), identificativi della separazione tra un sistema acquifero e l’altro. L’andamento della distribuzione delle caratteristiche tessiturali e dei parametri idraulici del sistema, ricreate nell’area di studio attraverso l’interpolazione di oltre 8400 dati stratigrafici, si dimostra coerente con i dati di letteratura e con alcune sezioni idrogeologiche classiche (allegati 1 e 4) poste a confronto dei risultati ottenuti dalle interpolazioni (allegati 2,3, 5 e 6). In generale si osserva una diminuzione di granulometria da Nord a Sud, Sud-Est, in funzione di una diminuzione dell’energia di trasporto dei principali fiumi presenti (Marchetti, 2000), e all’aumentare della profondità, a causa di variazioni nell’ambiente deposizionale. L’alta pianura è prevalentemente costituita da terreni permeabili che permettono lo scambio idrico tra falde; nella media e bassa pianura l’ispessimento degli intervalli argillosi-limosi a scarsa conducibilità idraulica influenza il grado di confinamento delle falde.

Conclusioni<br />

ai pozzi permette una gestione più sicura, più snella e più rapida <strong>delle</strong><br />

informazioni. Il dato informatizzato è più facilmente gestibile del<br />

cartaceo: in questo formato le operazioni di consultazione e di<br />

download risultano più rapide, anche quando si tratta di un’enorme<br />

quantità di informazioni da gestire contemporaneamente. Con la<br />

stessa semplicità è possibile procedere ad un continuo<br />

aggiornamento. Questo procedimento può risultare vantaggioso per<br />

le abituali attività svolte da enti pubblici come ad esempio le<br />

amministrazioni provinciali o regionali.<br />

Di seguito vengono descritti i risultati ottenuti nelle due aree<br />

indagate.<br />

Area di pianura tra Ticino e Oglio<br />

In base ad un’attenta analisi <strong>delle</strong> reali sequenze deposizionali,<br />

dei movimenti tettonici, dell’evoluzione dell’ambiente di deposizione,<br />

<strong>delle</strong> tipologie e <strong>delle</strong> giaciture dei sedimenti, è stato scelto di<br />

ricostruire l’assetto idrogeologico dell’acquifero tradizionale nel<br />

bacino tra Ticino e Oglio; questo, secondo uno studio di Regione<br />

Lombardia e Divisione-Eni Agip, può essere suddiviso in due Unità<br />

Idrostratigrafiche o Gruppi Acquiferi A e B, di ambiente deposizionale<br />

continentale, in cui dominano le piane alluvionali. Per analogie<br />

litologiche, è stata presa in considerazione anche la porzione<br />

superiore del Gruppo Acquifero C, relativamente al settore centrosettentrionale<br />

dell’area di studio, dove numerosi pozzi si<br />

approfondiscono oltre la base dell’Unità Idrostratigrafica B,<br />

interessando il Gruppo Acquifero sottostante (figura 6.4).<br />

L’utilizzo di software modellatori bidimensionali (Surfer, ArcGis) e<br />

tridimensionali (Gocad) di corpi geologici e l’impiego di metodiche<br />

geostatistiche hanno permesso la <strong>ricostruzione</strong> della struttura<br />

geometrica e <strong>delle</strong> <strong>caratteristiche</strong> <strong>idrogeologiche</strong> del sistema<br />

indagato, necessarie per la realizzazione del successivo modello di<br />

flusso.<br />

Mantenendo una coerenza geologica e sedimentaria con la realtà<br />

del sottosuolo, i tre diversi Gruppi Acquiferi sono stati modellizzati<br />

separatamente attraverso tre griglie di calcolo denominate, per<br />

analogia, A, B e C. La separazione tra ognuna di esse e la<br />

successiva sottostante è stata individuata dalle superfici basali <strong>delle</strong><br />

Unità Idrostratigrafiche, che identificano barriere impermeabili o poco<br />

permeabili e determinano un relativo isolamento idraulico di un dato<br />

Gruppo Acquifero con quello soprastante. In questo modo, attraverso<br />

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