ricostruzione tridimensionale delle caratteristiche idrogeologiche ...
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8 Caratterizzazione idrogeologica 3D a scala provinciale 8.1.2 Inquadramento idrogeologico Il sottosuolo delle due province nella parte basale è costituito da una successione di sedimenti plio-pleistocenici, principalmente limi e argille d’origine marina con rare sabbie e ghiaie, mentre nella parte sommitale si ritrovano alternanze di ghiaie, sabbie, limi e argille d’origine alluvionale e fluvio-glaciale. In quest’area, come in tutta la zona padana, le principali variazioni litologiche sono contraddistinte dalla progressiva prevalenza di terreni limosi argillosi, che si verifica sia con l’aumento della profondità, dovuto a evidenti modifiche dell’ambiente di sedimentazione, sia procedendo da Nord a Sud, connesso con la diminuzione dell’energia di trasporto degli agenti deposizionali (Provincia di Milano, 2000). Per una dettagliata descrizione delle unità idrogeologiche ci si riferisca alla suddivisione di Avanzini et al. mostrata in figura 4.4 e commentata nel paragrafo 4.4. E’ stato indagata la stessa porzione di sottosuolo modellizzata nel bacino Ticino-Oglio (l’acquifero tradizionale, comprensivo della porzione superiore del Gruppo Acquifero C, relativamente alla porzione centro-settentrionale del territorio), che viene comunemente sfruttata dai pozzi profondi fino a 80-100 m dal piano campagna nel settore Nord e fino a 140 m a Sud di Milano (Provincia di Milano, 1995). 8.2 Metodologia applicata Il metodo applicato ha lo scopo di valutare il quantitativo di acqua presente in un serbatoio idrico sotterraneo, in base alle caratteristiche idrogeologiche dell’area in esame e al variare delle condizioni piezometriche storiche. Il livello piezometrico della falda è la manifestazione di una serie di fattori (le caratteristiche geologiche, la precipitazione, la posizione e le caratteristiche dei corpi idrici superficiali, la quota di evapotraspirazione, i prelievi e le irrigazione) che influenzano il naturale flusso idrico e quindi il bilancio di massa del sistema: le oscillazioni della falda all’interno del serbatoio sotterraneo costituiscono il bilancio netto del sistema e sono quindi indicative del quantitativo d’acqua contenuto in un serbatoio idrico sotterraneo. In una prima fase, avviene la ricostruzione 3D delle caratteristiche idrogeologiche del sistema, secondo la procedura mostrata in figura 3.2 e utilizzata anche per l’area di bacino (capitolo 6). Particolare 158
8 Caratterizzazione idrogeologica 3D a scala provinciale attenzione viene assegnata alla ricostruzione della distribuzione della porosità efficace nel sottosuolo che stima le dimensioni dei pori dei sedimenti effettivamente attraversabili dall’acqua e fornisce un’indicazione sulla quantità d’acqua immagazzinabile nel sottosuolo. In una seconda fase, viene riprodotto il comportamento dinamico dell’acquifero, attraverso la ricostruzione delle variazioni del livello della falda nel tempo. I risultati di queste due fasi del lavoro vengono incrociati per stimare il volume di terreno saturo e, all’interno di questo, calcolare la quantità d’acqua che si trova nei pori dei depositi a granulometria grossolana e media (considerando valori di porosità efficace maggiori e uguali al 17%) corrispondente al volume di acqua mobile che è in grado di filtrare all’interno dell’acquifero. Questo volume corrisponde alla reale disponibilità idrica presente nel sottosuolo e comprende sia le riserve strategiche dell’acquifero sia la parte che può risultare disponibile al prelievo. Dal punto di vista tecnico, la griglia tridimensionale di calcolo che simula l’intero volume dell’acquifero viene tagliata secondo la superficie piezometrica e viene, perciò suddivisa in porzione insatura del sottosuolo e porzione satura del sottosuolo. La porzione di interesse è quella satura, di cui in automatico è possibile calcolarne il volume, che viene qui denominato volume saturo del terreno. All’interno del terreno saturo possono essere individuati: una matrice solida, costituita solo da materiale solido (ad esempio, ghiaia, sabbia, limo o argilla), una porzione di acqua di ritenzione, ovvero quella quantità di acqua che viene trattenuta ed intrappolata nei pori dei sedimenti fini e non è in grado di muoversi. Infine una porzione di acqua mobile, ossia quella quantità di acqua che si trova nei pori intercomunicanti all’interno di depositi a granulometria grossolana e media (rappresentati dal parametro della porosità efficace). La somma della quantità di acqua di ritenuta e acqua mobile identifica il volume di acqua immagazzinata, di cui solo una parte rappresenta la disponibilità dell’acquifero. In Figura 8.3 vengono schematicamente mostrate le relazioni intercorrenti tra volume di terreno saturo, acqua immagazzinata, di ritenuta e mobile e matrice solida. 159
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- Page 118 and 119: Figura 6.54 - Distribuzione di mate
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- Page 122 and 123: Figura 6.59 - Distribuzione di mate
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attenzione viene assegnata alla <strong>ricostruzione</strong> della distribuzione della<br />
porosità efficace nel sottosuolo che stima le dimensioni dei pori dei<br />
sedimenti effettivamente attraversabili dall’acqua e fornisce<br />
un’indicazione sulla quantità d’acqua immagazzinabile nel sottosuolo.<br />
In una seconda fase, viene riprodotto il comportamento dinamico<br />
dell’acquifero, attraverso la <strong>ricostruzione</strong> <strong>delle</strong> variazioni del livello<br />
della falda nel tempo.<br />
I risultati di queste due fasi del lavoro vengono incrociati per<br />
stimare il volume di terreno saturo e, all’interno di questo, calcolare la<br />
quantità d’acqua che si trova nei pori dei depositi a granulometria<br />
grossolana e media (considerando valori di porosità efficace maggiori<br />
e uguali al 17%) corrispondente al volume di acqua mobile che è in<br />
grado di filtrare all’interno dell’acquifero. Questo volume corrisponde<br />
alla reale disponibilità idrica presente nel sottosuolo e comprende sia<br />
le riserve strategiche dell’acquifero sia la parte che può risultare<br />
disponibile al prelievo. Dal punto di vista tecnico, la griglia<br />
<strong>tridimensionale</strong> di calcolo che simula l’intero volume dell’acquifero<br />
viene tagliata secondo la superficie piezometrica e viene, perciò<br />
suddivisa in porzione insatura del sottosuolo e porzione satura del<br />
sottosuolo. La porzione di interesse è quella satura, di cui in<br />
automatico è possibile calcolarne il volume, che viene qui denominato<br />
volume saturo del terreno. All’interno del terreno saturo possono<br />
essere individuati: una matrice solida, costituita solo da materiale<br />
solido (ad esempio, ghiaia, sabbia, limo o argilla), una porzione di<br />
acqua di ritenzione, ovvero quella quantità di acqua che viene<br />
trattenuta ed intrappolata nei pori dei sedimenti fini e non è in grado<br />
di muoversi. Infine una porzione di acqua mobile, ossia quella<br />
quantità di acqua che si trova nei pori intercomunicanti all’interno di<br />
depositi a granulometria grossolana e media (rappresentati dal<br />
parametro della porosità efficace).<br />
La somma della quantità di acqua di ritenuta e acqua mobile<br />
identifica il volume di acqua immagazzinata, di cui solo una parte<br />
rappresenta la disponibilità dell’acquifero.<br />
In Figura 8.3 vengono schematicamente mostrate le relazioni<br />
intercorrenti tra volume di terreno saturo, acqua immagazzinata, di<br />
ritenuta e mobile e matrice solida.<br />
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