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Il corridore dal Palazzo vecchio al Palazzo del Pitti

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M1SCEf1A.NEAF10RENT1NA<br />

7<br />

1)1 ERUIilZIOE E STORIA<br />

l'UIIIILICATA DA IODOCO DEL BADIA<br />

eco in Firenze tutti i MOSi Dei 101Chi <strong>del</strong>l'Arte <strong>del</strong>la Staffilla<br />

Gennaio 18G lr<br />

-Prezzo d'Asse iazione: It<strong>al</strong>ia L. o * Estero L. 7 . Per un iluolero separato L. I<br />

i iiii itrki i a parole di 1'r. is musa. - Al nzloItia. <strong>Il</strong><br />

Corridore <strong>d<strong>al</strong></strong> I' a7z-m v eh iii <strong>al</strong><br />

<strong>P<strong>al</strong>azzo</strong> de fitti. 1. I)et 1k'dmc. - 1101 1, ILLUSTRATI. Petizione di M.3 \iccoioa mli V entura<br />

merciaio <strong>al</strong>la Smsnoria, <strong>del</strong> 11G7. A. Gheiardi.<br />

APPUNTI E NOTI7IE. Lihri con fmls<br />

data di stampa. 1. Li, li. - l'rozzi di vettovaglie. Oh. - Gene<strong>al</strong>ogia (Auciaiuoli). O. li Rienei.<br />

-Supplementi <strong>al</strong> lle1ietti (F<strong>al</strong>gano). I. D. le,<br />

DUE PAROLE Dl PROGRAMMA<br />

vi RaNZE ('itt illustre per la sua storia politica e civile, per<br />

quanto ha prodotto in Ogni tempo nelle scienze., nello lettore, nelle<br />

arti, per i grandi commerci, per la stessa indole sveglia <strong>del</strong> suo<br />

popolo, a paragone (l'ogni <strong>al</strong>tra d 5 It<strong>al</strong>ia; 0(1 è stata ed è, per tjitt.o<br />

questo, ricercata e studiata con grande amore, nelle sue memorie<br />

come, nei suoi monumenti, da it<strong>al</strong>iani e stranieri. Ma abbiamo<br />

noi fiorentini da offlir loro, su tanti rimì di questa storia, noia<br />

diciamo <strong>del</strong>le opere bell'e fatte, ma do' materi<strong>al</strong>i <strong>al</strong>meno abbondanti<br />

e sicuri per farle? Libero è a tutti, non v'ha dubbio, il campo<br />

<strong>del</strong>la scienza; ma che it<strong>al</strong>iani (l'<strong>al</strong>tro città, e clic sopra tutto stranieri<br />

sieno costretti essi soli a indagare o insegnarci poi cose,<br />

che, dovremmo saper poi i primi e insegnare ad essi, oltrecliò è<br />

per loro impresa, più m<strong>al</strong>agevole che per noi, è poi anche per<br />

taci (confessiamolo) un rimprovero e un' umiliazione. La storia<br />

politica (li Firenze., grazie anche ai lavori di eruditi stranieri, è<br />

ormai nota abbastanza: con tante cronache e storie e monografie<br />

storiche su questo punto e su quello, POCO può affermarsi che rimanga<br />

(la aggiungere o da correggere. Ma può egli dirsi <strong>al</strong>trettanto<br />

<strong>del</strong>la sua storia civile? <strong>del</strong>le suo istituzioni, <strong>del</strong>le 1na1straturo,<br />

degli usi e (lei costumi? Delle vite dei suoi grandi ur i E<br />

incito sono ancora poco o m<strong>al</strong> note; e gran confusione ec<br />

Documenf<br />

<strong>Il</strong> I <strong>Il</strong> I I III lt 111111111<br />

0000005574520<br />

\


2 EaUI)IZ1OXE E STORIA<br />

regna tuttavia nella storia. di molte celebri famiglie. Dei monumenti,<br />

e <strong>al</strong>tri pubblici e privati edifizi, decoro sommo <strong>del</strong>l'arte,<br />

s'ignorano spesso non pur le vicende ma le origini. L'antica topografia<br />

(i cerchi <strong>del</strong>le mura, le strade e lo piazze, e i loro usi,<br />

e 1' origine e i cangiamenti <strong>del</strong>le loro denominazioni), nonostante<br />

le fatiche (li tanti eruditi, <strong>d<strong>al</strong></strong> Borghini fino a noi, aspetta ancora<br />

di essere quasi intieramente rivelata agli studiosi.<br />

Portare aclunque <strong>del</strong> materi<strong>al</strong>e nuovo, sicuro, e il più possibile<br />

importante, ad illustrare tutta questa parte o ignota o m<strong>al</strong> nota<br />

<strong>del</strong>la storia di Firenze, è il fine che ci siani proposti nel pubblicare<br />

queste poche pagine mensili; cui invochiamo fin d'ora il concorso<br />

e 1' aiuto di quanti sono amatori e studiosi <strong>del</strong>le cose fiorentine,<br />

a qu<strong>al</strong>unque paese appartengano. E poichè di questo iiiateri<strong>al</strong>e<br />

più che servirci noi stessi a edificare, intendiamo di farne copia<br />

perohè <strong>al</strong>tri edifichi; così, ad eccezione d'una breve Menwria. da<br />

\-euire in fronte di ciascun fascicolo, e che riuseirè t<strong>al</strong>volta, per<br />

il breve spazio che potri esserle assegnato, piuttosto un contributo<br />

di notizie ordinate che una compiuta trattazione (l'un soggetto<br />

qu<strong>al</strong>siasi; i nostri fascicoli si comporranno princip<strong>al</strong>mente di Documenti<br />

inediti e di singolare importanza, pubblicati senza troppo<br />

apparato di note e d'illustrazioni, ma con la maggiore esattezza;<br />

e (l'una copiosa miscellanea (li ilppunti e Notizie. Quello che a<br />

ciascun di noi, avendo dinanzi un codice o una pergamena, verrebbe<br />

fatto di trascrivere e appuntare nei nostri quaderni (li spogli,<br />

lo appunteremo e trascrivercirio in queste pagine, così come<br />

verrà, senza un concetto nì un ordine prestabilito; pirc1mè tutte<br />

sieno, lo ripetiamo, notizie certe. o importanti, e. ciascuna, sia<br />

pur di due righe, chiara o completa in sè medesima. Fra questi<br />

Appunti e notizie terranno non ultimo luogo, correzioni notevoli<br />

a scrittori antichi e moderni; rivolgeremo speci<strong>al</strong>e attenzione <strong>al</strong>la<br />

gene<strong>al</strong>ogia <strong>del</strong>le famiglie illustri fiorentine, tenendo presenti i<br />

lavori <strong>del</strong> Litta e <strong>del</strong> Passerini; ed è pure nell'intendimento nostro<br />

di fare, con rettificazioni ed aggiunte, una specie di supplemento<br />

perpetuo <strong>al</strong>l'insigne Dizionario storico-geografico <strong>del</strong> benemerito<br />

Emanuele Repetti; uscendo, in questa parte soltanto <strong>d<strong>al</strong></strong>la<br />

cerchia <strong>del</strong>la città per estenderci <strong>al</strong> territorio che formava in<br />

antico lo Stato fiorentino.<br />

Alla fine di tutti gli anni (se arriveremo a contarne), uno o<br />

più Indici ravvieranno e classificheranno la sparsa materia.<br />

LA DIItEZI0NE E I COLLABORATORI FIORENTINI


MISCELLANEA FIÒRENTtNA 3<br />

IL CORRIDORE<br />

DAL PALAZZO VECCHIO Al, PALAZZO DE' PITTI<br />

Fu proprio per unire e legare il <strong>P<strong>al</strong>azzo</strong> <strong>vecchio</strong> con quello de'<strong>Pitti</strong>, e potere<br />

egli e i suoi « godere a posta loro et a tutte 1' otte et con più facilita<br />

le <strong>del</strong>izie lior di questo et hor di quel luogo » (1), che Cosimo I fece il « co-<br />

modissimo e bellissimo Corridore ». Tra le concordi testimonianze di più<br />

contemporanei preferisco riportare questa <strong>del</strong> Mellini, uomo che ebbe la<br />

dimestichezza e il favore di quel sovrano, e che scrisse le parole sui-riferite<br />

iii 1tiei giorni appunto nei qu<strong>al</strong>i l'opera si portava a perfezione.<br />

Le nozze <strong>del</strong> principe Francesco con l'arciducliessa Giovanna d'Austria<br />

mossero il Duca a procurare che per la venuta <strong>del</strong>la nuora fosse compiuto t<strong>al</strong><br />

lavoro, <strong>del</strong> qu<strong>al</strong>e era stata innanzi informata ad Innsbruck, sicché ne aveva<br />

gran desiderio, come ce ne rende certi una lettera scritta appunto da quella<br />

città il 17 ottobre 1565 da l3artolommco Concino che, informando il Duca<br />

sul conto dei fidanzati, scriveva: « iloggi Sua Eccellenza (il Principe) le ha<br />

dato una <strong>del</strong>le medaglie <strong>del</strong>l'Eccellenza 'Vostra con il reverso de'Magi-<br />

strati 2), soggiungendo che gli dava quel reverso perchò Sua Altezza po-<br />

tesse comprendere il Corritore da <strong>P<strong>al</strong>azzo</strong> a' <strong>Pitti</strong>, che l'Eccellenza Vostra<br />

haveva fatto ad instanza di Lei. Ricevella <strong>al</strong>le grissimamente » (3).<br />

Filippo B<strong>al</strong>dinucci (4), che disse il Corridore fatto per comodo <strong>del</strong>la G<strong>al</strong>leria,<br />

senza avvertire che la data <strong>del</strong> principio di questa gli stava contro,<br />

ha avuto per t<strong>al</strong> farf<strong>al</strong>lone la baia da tutti coloro che dopo di lui ne<br />

hanno fatta parola.<br />

Per quanto il <strong>P<strong>al</strong>azzo</strong> duc<strong>al</strong>e o di Piazza, già residenza dei Priori <strong>del</strong>la<br />

repubblica, venisse <strong>d<strong>al</strong></strong> Medici ampliato e reso comodo di stanze principe-<br />

sclie, era pur tuttavia insufficiente a contenere i princip<strong>al</strong>i uffizi e magi-<br />

strati, il capo <strong>del</strong>lo Stato con la sua corte e il Gran Principe ereditario<br />

colla sposa, uscita di famiglia imperi<strong>al</strong>e. Perciò Cosimo attendeva <strong>al</strong>acre-<br />

mente ad abbcl]ire e ridurre a nuova e più sontuosa reggia quello che<br />

la duchessa Eleonora aveva comprato fino <strong>d<strong>al</strong></strong> 1.550 dagli eredi di Luca<br />

<strong>Pitti</strong>; ma avendo intanto apparecchiato nel <strong>vecchio</strong> gli appartamenti <strong>del</strong><br />

(1) MELLINI DOMENICO, Dscri:iuee /:iki 'trata <strong>del</strong>la Sere.nisima Regina<br />

Giovanna d 1 1us1ria, et <strong>del</strong>l' apparato fatto in I"irenze nella venuta et per le felicissirne<br />

nozze di Sua Altezza ci <strong>del</strong>l'lllustrtssuno ci Eccellentissimo S. .Don Francesco<br />

de'Mediei Principe di Fiorenza ci (li Siena. Firenze, Giunti, 1565.<br />

(2 De'Magistrati dicevasi <strong>al</strong>lora la fabbrica che oggi si chiama degli Ufizi.<br />

(3 Ancmvio 111 STATO Dl FIRENZE, Mediceo, Fa 623 bis, e. 1178. Occorrendoci<br />

spesso di citare il detto Archivio, useremo d'ora innanzi, la sigla A. S. F.<br />

(4) Notizie dei Professori <strong>del</strong> disegno, vol. 2, pag. 408. Firenze, 1846.


4 FRUDIZIOXE, E STORTA<br />

suo primogenito, perché le due famiglie non fosser divise, immaginò di<br />

riunirlo nello stesso modo come si narra furono in antico quelle di Priamo<br />

e il Ettore (1). Chi sa che questo raffronto, fatto molto a proposito (la!<br />

proposto Marco Lastri, non ricorresse pure <strong>al</strong>la mente di Cosimo (2)!<br />

Ma le nozze già si appressavano; e mentre dovevano esser festeggiate<br />

con ricchi e bellissimi apparati esterni, che avrebbero avuto appena ]a<br />

vita di un giorno, volle che in t<strong>al</strong>e occasione fosser condotto a termine<br />

tutto quelle opere stabili già avviate o disegnate, come, fra le <strong>al</strong>tre, il<br />

gran s<strong>al</strong>one <strong>del</strong> Consiglio, fabbricato a esortazione <strong>del</strong> Savonarola, e che<br />

ora si trasformava ed <strong>al</strong>zava per. ben quattordici braccia; e questa <strong>del</strong><br />

Corridore. Perciò il 12 marzo 1.565 messer Tommaso de'Medici, patrizio<br />

fiorentino e cav<strong>al</strong>iere <strong>del</strong>l'Ordine di Gesù Cristo, stipulò in nome dei Duca<br />

una convenzione con i' egregio maestro Bernardo d'Antonio <strong>al</strong>ias di monna<br />

Mattea, muratore » (3), con la qu<strong>al</strong>e quest'ultimo promesse e si obbligò<br />

« havere condotto a perfectione et facto et edificato per tutto il mese di<br />

settembre proximo futuro MDLXV UflO <strong>corridore</strong> da poter passare <strong>d<strong>al</strong></strong> <strong>P<strong>al</strong>azzo</strong><br />

princip<strong>al</strong>e di Piazza di Sua Eccellenza <strong>Il</strong>lustrissima insino <strong>al</strong> Pa-<br />

lazzo de'<strong>Pitti</strong>, in questa forma: Che c'sia tenuto a fare duo archi, uno clic<br />

attraversi la strada dove risponde la Dogana in sul muro <strong>del</strong>la Chiesa di<br />

S.° Piero Sclteraggio (4), et l'<strong>al</strong>tro sopra la decta Chiesa; et seguendo con<br />

un <strong>al</strong>tro arco <strong>d<strong>al</strong></strong>la casa qu<strong>al</strong>e habita il signor Trayano Boba, cameriere<br />

di Sua Eccellenza (5), et seguendo Lungarno, con uno <strong>corridore</strong> con archi<br />

et pilastri insino <strong>al</strong> Ponte vechio, et poi seguitando sopra le botteghe et<br />

case di detto Ponte, <strong>d<strong>al</strong></strong>la banda di verso il Ponte a Rubaconte, rivol-<br />

gendo sopra o beccatelli di pietra, o qu<strong>al</strong>i girino intorno <strong>al</strong>la Torre <strong>del</strong>la<br />

casa <strong>del</strong>lo redc di Matteo Mannelli, nella qu<strong>al</strong>e Torre sia appoggiato un<br />

<strong>al</strong>tro arco sopra la via de' Bardi; et seguendo si posi sopra la Torre <strong>del</strong>la<br />

(I) Viuiio, Encide, lib, <strong>Il</strong>, v. 453.<br />

(2) L'Osservatore fiorentino sugli edifizi <strong>del</strong>la sua pn/rio. Quarta edizione con<br />

aumenti e correzioni di GIUSEPPE DEL Rosso. Firenze, 1831, T. X, pag. 33.<br />

(3) 11 v<strong>al</strong>ore di quest'uomo cc lo di incident<strong>al</strong>mente il VASARI con poche parole,<br />

clic leggonsi nelle notizie su Giovanni Bologna: « hanno di mano di costui<br />

molte opere e bellissimi mo<strong>del</strong>li di cose diverse, niesser Bernardo Vecchietti,<br />

gentiluomo fiorentino, e maestro Bernardo di motia Mattea, muratore duc<strong>al</strong>e,<br />

che ha condotto tutte le fabbriche disegnate <strong>d<strong>al</strong></strong> Vasari, con grand'eccellenza, ».<br />

Le Opere di Giorqio Vasari, con nuove annotazioni e commenti di GAETANO<br />

MtLAìzsI, T. VII, a pag. 630.<br />

(4) Questo è l'arco stilla Via <strong>del</strong>la Ninna. La porta meridion<strong>al</strong>e di <strong>P<strong>al</strong>azzo</strong><br />

Vecchi,) serviva <strong>al</strong>la Dogana, benché l'ingresso princip<strong>al</strong>e fosse da quella di<br />

settentrione, sulla qu<strong>al</strong>e vedesi tuttora I' arme di quell' Ufizio.<br />

(5) Traiano Bobba dei Signori di Rossignan era di Cas<strong>al</strong>e Monferrato. Ebbe<br />

<strong>d<strong>al</strong></strong> Duca una Commenda, <strong>del</strong>l' Ordine di S. Stefano, donazioni di beni ecc. La<br />

sua abitazione, come di qui si rileva, era Lungarno presso agli Ufizi.


MISCELLANEA FI0RENPNA<br />

Parte Guelfa, qu<strong>al</strong>e è <strong>al</strong> dirimpetto di decta casa de' Mannelli, et seguitando<br />

vada per il Chiasso qu<strong>al</strong>e è di dietro <strong>al</strong>le case che sono in su la<br />

strada maestra, arrivando poi sopra le sc<strong>al</strong>èo <strong>del</strong>la chiesa di Sancta Felicita:<br />

sopra le qu<strong>al</strong>i sc<strong>al</strong>èe sia tenuto fare una loggia, <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e sia attaccato<br />

un <strong>al</strong>tro <strong>corridore</strong> in su pilastri, clic sia lungo quanto il Chiostro<br />

de' Preti di S. Felicita, et quivi c<strong>al</strong>ando finisca <strong>al</strong> piano dove hoggi è il<br />

vivaio <strong>del</strong>l'orto de' <strong>Pitti</strong>. Et detto Corridore et lavoro tutto insieme liabbia<br />

a essere coperto di tetto, tutto ammattonato, con stuoie per sopp<strong>al</strong>co <strong>del</strong><br />

tetto, arricciato et intonacato et condotto tutto in effecto, secondo l'ordine,<br />

disegno, modo et mo<strong>del</strong>lo qu<strong>al</strong>e di mano in mano li sarà dato et<br />

commesso <strong>d<strong>al</strong></strong> mag.- et eccellente M. Giorgio Vasaro, pietore et architecto<br />

<strong>del</strong>la prefata Sua Eccellenza illustrissima: con dichiaratione che deeto<br />

M. Thommaso, in decto nome, sia tenuto in t<strong>al</strong>e opera levarli ogni difficultà<br />

che ne fussi facto <strong>al</strong> detto M.° Bernardo, maxime <strong>d<strong>al</strong></strong>li particulari<br />

padroni degli edifitii, sopra et accanto <strong>al</strong>li qu<strong>al</strong>i si ha da fare et condurre<br />

t<strong>al</strong>e opera et fabbrica ».<br />

Fu concesso <strong>al</strong>l'assuntore di « levare la fabbrica <strong>del</strong>la Pescheria, o vero<br />

lastrone <strong>del</strong> pescie (lei Ponte Vecchio, per condurre tutte le pietre et celonne<br />

et servirsene dove bisognasse per decta fabbrica et Corridore ». E<br />

per maggiormente facilitare detto lavoro, si obbliga « M. rfllommaso curare<br />

che siano provviste a M.° Bernardo tutte le materie Qt sorti di materie<br />

che ne bisogneranno, tempo per tempo, di detto et per detto lavoro,<br />

restando a cura di quest'ultimo, provvedere per t<strong>al</strong>e opera, et fare lui la<br />

provisione di tutte le niasseritie, armadure, canapi legnami, et ogni <strong>al</strong>tra<br />

cosa che ne scadesse per condurre t<strong>al</strong>e opera et lavoro a tutte sue spese ».<br />

Fu inoltre convenuto « che per ogni suo magistero et fattura dit<strong>al</strong>e opera<br />

et fabbrica si debbino pagare <strong>al</strong> detto M.° Bernardo e prezzi secondo l'ordine,<br />

regola et quantità che insino a qui si sono osservati, et si vanno<br />

osservando, nella muraglia de' Magistrati <strong>al</strong>la Zecca. Et perehè in t<strong>al</strong>e<br />

opera ci saranno lavori dilTereiìti <strong>d<strong>al</strong></strong>li detti de' Magistrati, tanto per <strong>al</strong>tezza<br />

quanto per grossezza et <strong>al</strong>tro, sono convenuti daccordo che quanto<br />

a t<strong>al</strong>i lavori variati et differenti, quanto <strong>al</strong>li prezzi se ne habbia a stare<br />

<strong>al</strong>l' iudicio di amici comuni, et terzo bisognando, con intervento però di<br />

amljidue detti mag. co M. Tommaso dc'Medici, et rnag.' M. Giorgio Vasari ».<br />

Promette poi « detto Al. Tommaso - fare pagare <strong>al</strong> decto M.° Bernardo<br />

ogni settimana ducati ottanta di lire vij per ducato a buon conto, di mano<br />

in mano, di t<strong>al</strong>e opera, incominciando la prima paga il primo sabato che<br />

verrà, che saremo <strong>al</strong>li di xvii <strong>del</strong> presente mese; - e che tutta la terra<br />

che si trarrà di qu<strong>al</strong>unque fondamento che si farà per t<strong>al</strong>e opera, o c<strong>al</strong>cinacci<br />

<strong>del</strong>le muraglie, che perciò si disfacessino, sia tenuto M. Tommaso,<br />

in detti nomi, a fare levare di suo, senza che M.° Bernardo ci liabbia a<br />

spendere (li suo cosa <strong>al</strong>cuna ». Si obbligò fin<strong>al</strong>mente di dare uno o più<br />

m<strong>al</strong>levadori sufficienti « a contentamento di detto M. Tommaso, o vero<br />

di M. Tanai di Niccolò de'Medici, infra otto d ». E questa obbligazione<br />

r


Elt1fl)IZI0E E STORIA<br />

sodisfece il 24 marzo <strong>del</strong>l'anno stesso, presentando per m<strong>al</strong>levadòri Filippo<br />

di Tommaso Fantini e Cosimo di Domenico fabbro (i).<br />

Lo spazio di cinque mesi assegnato per compiere un'opera di tanta<br />

mole sembrò <strong>al</strong>lora e poi straordinariamente breve, e lo stesso Vasari,<br />

che compiacevasi di averla diretta, dice che è da pensare non potesse<br />

condursi in meno di cinque anni (2). Ma Cosimo voleva, e quando voleva<br />

poteva; perciò, o che intendesse veramente sollecitare il lavoro, o credesse<br />

necessario di chiedere di più per ottenere ciò che si era prefisso, scriveva<br />

da Serravezza <strong>al</strong> Vasari il 27 marzo che, desiderando quella muraglia fosse<br />

fluita nel più breve tempo Possibile, aveva considerato esser necessario,<br />

fare uno sforzo avanti che venisse ]a ricolta e le faccende de'contadini (3),<br />

con estendersi per tutto in un medesimo tempo co'fonclanienti e con l'<strong>al</strong>tre<br />

cose, e così gli ordinava di fare metter mano per tutto, perchè lavorando<br />

in più luoghi si sarebbe fatto con più prestezza. E siccome fino <strong>d<strong>al</strong></strong> 12 <strong>del</strong><br />

mese stesso aveva fatto un mandato di 800 scudi a favore di Vieri de'Medici<br />

provveditore di quell'opera, perchò ne potesse trarre fino a 200 la settimana,<br />

incominciando <strong>d<strong>al</strong></strong> sabato 17 immediatamente seguente, annullava<br />

questa limitazione stanziandone intanto <strong>al</strong>tri 800 (4), e aggiungeva: « Vogliamo<br />

si spenda quanto fa bisogno, purchè si spendino utilmente et che<br />

il lavoro si acceleri; però spendasi per settimana quanto vi pare bisogni<br />

per finirlo presto, che a noi non dà noia di far la spesa che si doveva<br />

fare in sei mesi, in due o tre, desiderando vederne presto la fine ». Alla<br />

fabbrica si pose subito mano, e lo dimostrano i documenti; ma il Diario<br />

d'Agostino Lapini ci dite le cose più per l'appunto, leggendovisi: « 1564<br />

(st. f.) a dl 19 di marzo, in lunedì, a ore 18 in circa. Si cominciò a git -<br />

tare il primo fondamento <strong>del</strong> primo pilastro <strong>del</strong> Corridore, e di mano a<br />

mano tutti gli <strong>al</strong>tri che vanno a trovare il bello p<strong>al</strong>azzo de'<strong>Pitti</strong>, e che attraversa<br />

il Ponte Vecchio. Qu<strong>al</strong> pilastro fu di getto et jaia e c<strong>al</strong>cina, e fu<br />

quello che è rimpetto <strong>al</strong>la volta de'Girolami Lungarno. Fu finito detto Cor-<br />

(1) La convenzione e la presentazione dei m<strong>al</strong>levadori furono rogate <strong>d<strong>al</strong></strong> notaro<br />

Giovambattista di Lorenzo Giordani.<br />

(2) Le Opere cit., T. VII, pag. 704.<br />

(3) I lavori più grossolani e faticosi, come cavar fondamenti e fosse, far bastioni,<br />

spianare strade ecc. si facevano eseguire, <strong>d<strong>al</strong></strong> pubblico e <strong>d<strong>al</strong></strong> principe,<br />

agli uomini <strong>del</strong> contatto, richiesti mediante le Comandate distribuite con certe<br />

regole tra i popoli e i pivieri ecc. Per rendere meno grava questa angheria,<br />

Cosimo pensava risparmiare di esercitarla nella stagione nella qu<strong>al</strong>e in campagna<br />

era urgenza di braccia per le faccende dei campi.<br />

(4) La lettera <strong>al</strong> Vasari, e l'<strong>al</strong>tra scritta lo stesso di 27 marzo a \'ieri<br />

de' Medici per avvisarlo di questo Mandato straordinario, perché potesse pagare<br />

ogni settimana tutta quella quantità di danari che <strong>d<strong>al</strong></strong> Vasari gli fosse detto<br />

bisognare, leggoosi a e. 83 di un Registro di lettere (li S. E. I. <strong>d<strong>al</strong></strong> 4 giugno<br />

1563 <strong>al</strong> 7 giugno 1505, segnato di N° 220 (A. S. F.)


MISCEIIAI.& FIORENTI-NA 7<br />

ridoro (li tutto punto per insilo <strong>al</strong> <strong>P<strong>al</strong>azzo</strong> de'<strong>Pitti</strong> per tutto novembre 1565;<br />

e di gennaio 1570 si cominciarono a fare sotto detto Corridore le botteghe<br />

che vi sono, dirimpetto <strong>al</strong>la casa de' Girolami ».<br />

In seguito <strong>al</strong> patto stipulato e <strong>al</strong>le autorevoli sollecitazioni, fu da Mae-<br />

stro Bernardo posto mano con gran fretta, e forse con non sufficienti cau-<br />

tele, <strong>al</strong> lavoro; e t<strong>al</strong> fretta fu cagione che il secondo giorno da clic era<br />

incominciato, cioè il 20 di marzo, avvenisse subito una disgrazia: nel ro-<br />

vinare la loggia <strong>del</strong> pesce, un muratore e due manu<strong>al</strong>i perderono la vita,<br />

« per inavvertenza de' Capi maestri », a cagione <strong>del</strong>la caduta di tre co-<br />

lonne (1). La qua] fretta non si lasciò mai certamente se in una relazione<br />

<strong>al</strong> Principe Francesco i Provveditori dita I'abbrica de'nuovi Sili<br />

dc'Jlagistrati poterono dire: « E' si sori ridotte le cose <strong>del</strong>la testata di<br />

Lungarno a buon termine, et così quello che occorre per il Corridore; e<br />

presto verrà tutto finito » (2). Perciò l'opera, <strong>al</strong>meno quanto <strong>al</strong> muramento,<br />

fu condotta a termine dentro i cinque mesi stabiliti: lo dice il Mellini nei<br />

Ricordi intorno ai costumi, azioni e QOL'W) dei Serenissimo Gran Duca<br />

Cosimo I (3), e il Vasari, nella propria Vita non solo, ma con più precisione<br />

in una lettera <strong>del</strong> 22 settembre 1565 a don Vincenzio Borghini, nella qu<strong>al</strong>e<br />

scriveva: « Per il Corridore si passa, e il Duca v'è stato, che gli sodi-<br />

sia » (4). Parrebbe dunque poco esatto il Lapiiìi che lo dà finito per tutto<br />

novembre di detto anno, o perciò in otto mesi; ma a favor Suo stanno più<br />

argomenti, giacchò la convenzione ci mostra che era l'opera <strong>del</strong> muratore<br />

quella elio doveva esser compiuta dentro il settembre, mentre sappiamo<br />

bene clic, dopo di questo, in tutte le fabbriche han da fare legnaioli, im-<br />

biancatori, tintori ed <strong>al</strong>tri artefici. Di più osservo, che <strong>del</strong> 7 dicembre è<br />

l'ultimo dei dodici Mandati, coi qu<strong>al</strong>i furono in tutto messi a disposizione<br />

<strong>del</strong> provveditore Vieri dei Medici ben diecimila scudi (5).<br />

L'esperienza di più di tre secoli ha dimostrato di quanta utilia sia<br />

stata l'invenzione di Cosimo per unire con facile e libera comunicazione<br />

la residenza <strong>del</strong> capo <strong>del</strong>lo Stato col p<strong>al</strong>azzo <strong>del</strong> Governo, e benehè Fi-<br />

renze abbia cessato di essere capit<strong>al</strong>e di uno Stato, non è cessata l'uti-<br />

lità <strong>del</strong> Corridore, giacchò esso serve oggi a riunire le due famose g<strong>al</strong>-<br />

lerie de'<strong>Pitti</strong> e degli Ufizi.<br />

Francesco I, per giovarsene meglio, coll'ingegno <strong>del</strong>l'architetto Ber-<br />

nardo Buont<strong>al</strong>enti, vi faceva praticare vicino <strong>al</strong> principio una finestra o<br />

gelosia, rispondente nella s<strong>al</strong>a ove adunavasi il Magistrato do'Gousiglicri.<br />

(I) Diario ms. di Fra ueescO Settini anni.<br />

(2) Volume 3710 <strong>del</strong> Magistrato dei Nove (A. S. F.) a pag. 39.<br />

(3) 11 canonico Domenico Moreni li pubblicò in Firenze, con illustrazioni<br />

e note, l'anno 1820.<br />

(1) VASARI, Opere cit., T. VIII, pag. 397.<br />

(5) Si trovano tutti in due Registri di Lettere di Sua Eccellenza <strong>Il</strong>lustrissima,<br />

scritte per mano di M. Tommaso de'Medici (A. S. F.) segnati di N° 220 e 226.


8 ERUDIZIONE E s'roRrA<br />

detto il Magistrato Supremo, mascherata così bene dietro la corona di<br />

un'armo medicea « da potere, senza esser veduto, vedere ed udire quello<br />

clic <strong>d<strong>al</strong></strong> Magistrato nelle bisogno pubbliche si trattava ». A tempo <strong>del</strong><br />

Cinelli vi erano, per comodità maggiore, <strong>al</strong>cune carrozzine da tirarsi a<br />

mano con facilità grandissima da un solo uomo, in ognuna <strong>del</strong>le qu<strong>al</strong>i po-<br />

tevano stare agiatamente due persone (1). Narra poi il Latri, non per<br />

sua veduta ma per sentita dire, come sulla loggia <strong>del</strong> Ponte <strong>vecchio</strong> fosse<br />

un bagno, a fino di v<strong>al</strong>ersi più comodamente <strong>del</strong>l'acqua d'Arno; e una di-<br />

scesa nello stesso fiume, come ve n' era una per scendere in istrada (2).<br />

Eppure in mezzo <strong>al</strong> plauso, o <strong>al</strong>la dirò quasi univers<strong>al</strong>e ammirazione<br />

clic destò quest'opera non comune, si fe' sentire una voce discordante: un<br />

diarista anonimo lamentò olio l'erezione di t<strong>al</strong> fabbrica producesse « danno<br />

grandissimo a molti artigiani che vi avevano case e botteghe; e danno<br />

ancora di molti cittadini che vi avevano case bellissime e <strong>del</strong>le qu<strong>al</strong>i in<br />

tutto ne mandarono a terra trecento » (3). Non mi è punto difficile tacciare<br />

di esagerazione questo piagnone, concedendo pure che in t<strong>al</strong>e cifra<br />

abbia compreso anche tutte le demolizioni occorso per la fabbrica degli<br />

Ufizi. Ma fermandomi <strong>al</strong> Corridore, dirò clic neppur trenta saranno state<br />

le case occupate da esso, e che arie' oggi si può farne il conto quasi esatto.<br />

Incominciando <strong>d<strong>al</strong></strong> lato di ponente degli Ufizi, la parzi<strong>al</strong>e espropriazione<br />

clic dovè occorrere si limitò <strong>al</strong>le case clic erano fino <strong>al</strong>la Volta dei Gi-<br />

rolami oggi chiamata <strong>del</strong>lo Carrozze (4). Lungarno, fino <strong>al</strong> Ponte <strong>vecchio</strong><br />

non erano case, come più testimonianze lo provano (5). Nel traversar<br />

l'Arno, si posò « sopra le botteghe e case di detto Ponte », si occupò pie-<br />

(I) Le bellezze <strong>del</strong>la Città di Firenze, scritte già da <strong>al</strong>T. Francesco Becchi ed<br />

ora da M. Giovanni Cinelli ampliate ed acerescinte. Firenze, 1677, pag. 112.<br />

(2) L'Osservatore fiorentino, cit., f X, pag. 34.<br />

(3) <strong>Il</strong> Moreni lo riporta in nota a pag. 111 dei citati Ricordi <strong>del</strong> MELLINL.<br />

(4) Una <strong>del</strong>iberazione de'Cinju.e Provveditori <strong>del</strong>hi Fabbrica de'nuori Siti<br />

dc'Mngistrati nella Via de'Maqistrati è relativa <strong>al</strong>l'acquisto di una casa di<br />

Ascanio di M. Bastiano da Ripa, sotto la volta de'Girolami, « accanto <strong>al</strong>la casa<br />

dove stava il capitano Leone de' Santi e; la qu<strong>al</strong> casa doveva servire per il<br />

Corridore.<br />

(5) Una stampa in legno <strong>del</strong>la 1iie (lei deciinoqtdrito secolo, rappresentante<br />

Firenze, dimostra che nell'attu<strong>al</strong>e Via degli Archibirsieri non emano case still'Arno.<br />

Lo storico Adriani scrive che la piena <strong>del</strong> 1.547 « tra il ponte Rirbaconte<br />

e <strong>Il</strong> Ponte Vecchio rovinà 250 braccia di sponda e. <strong>Il</strong> 13<strong>al</strong>dinucci, nella Vita <strong>del</strong>ì'Anonanncrto<br />

ha che nel 1557 cadde similmente tutta la sponda tra'l Ponte<br />

Vecchio c'i loate a Rubaconte e, Nessuno dice che vi fosser case, le qu<strong>al</strong>i<br />

non avrebber potuto a molto di esser danneggiate. Neppure la Ricerca <strong>del</strong>le<br />

Case e quella <strong>del</strong>le Botteghe di Firenze dcli' anno 1561, che si conservano nell'Archivio<br />

<strong>del</strong>le l)ecimne Granduc<strong>al</strong>i (A. S. F.), dove ogni singolo immobile è descritto,<br />

registrano case in questo luogo; e quelle <strong>d<strong>al</strong></strong> lato che guarda mezzogiorno<br />

si dicono Lungarno.


M!SOEI.LANIA FIORENTINA<br />

cela parte di una casa de' Ricci sull'angolo <strong>del</strong>la via de' Bardi, per la<br />

qu<strong>al</strong>e occupazione si pagarono soli cinquanta fiorini (1) ; e fu comprata<br />

per dugentoventi scudi « la casa vecchia dei Paganelli » nella stessa<br />

via (2). Per il tratto rimanente non sembra occorresse la distruzione di<br />

<strong>al</strong>tre case, passandosi, come più sopra ho mostrato, per un chiasso par<strong>al</strong>-<br />

lelo <strong>al</strong>la Via de' Guicciardini, per la Piazza e chiostro di 8. Felicita e<br />

per il giardino di Boboli. A diminuire maggiormente l'impressione che<br />

possono fare i lamenti di quel contemporaneo, mi basterà riportare a questo<br />

proposito la testimonianza di un <strong>al</strong>tro, cioè <strong>del</strong> ricordato Mellini. Ecco le<br />

sue parole: « Fu discreto (Cosimo) e rispettoso occorrendo gli in v<strong>al</strong>ersi<br />

<strong>del</strong>le <strong>al</strong>trui cose, non volendo perciò in <strong>al</strong>cun modo servirsi <strong>del</strong>la potestà<br />

di Principe; sì come egli nella fabbrica <strong>del</strong> Corridore espressamente di-<br />

mostrò: conciossiacosachò essendo necessario per la dirittura di quello<br />

passare per la casa dei Mannelli, posta in sulla coscia <strong>del</strong> Perite <strong>vecchio</strong><br />

<strong>al</strong>la bocca <strong>del</strong>la via de' Bardi, e facendo ricercare i padroni <strong>del</strong>la detta<br />

casa che, se pareva loro, gli volessero cortesemente concedere quel passo;<br />

ed eglino scusandosi clic quello era un guastare la loro abitazione, glielo<br />

negorono; ccl egli lo fece porre sopra i beccatelli di pietra come si vede,<br />

passando per di fuori <strong>al</strong> muro di quella casa, e per quel gomito; senza<br />

però sdegnarsi con essi, dicendo, ognuno ragionevolmento esser padrone<br />

<strong>del</strong> suo » (3). Forse potrebbe sembrare appassionata e perciò poco degna<br />

di fede la testimonianza <strong>del</strong> Mellini se fosse sola; ma questo stesso fatto<br />

ò con molta lodo ricordato in una lettera di Scipione Ammirato scritta<br />

a don Vincenzio Orsini Duca di Bracciano, il 15 novembre 1589, nella<br />

qu<strong>al</strong>e narra 1' inondazione avvenuta in quell'anno (4).<br />

La costruzione dei pilastri lungo l'Arno, decorati con fasce (li mattoni,<br />

e le aperture uniformi praticate in ciascuno di essi, mostrano che il primo<br />

pensiero fu di lasciare aperti gli archi, perehè, sebbene non formassero<br />

(I) I Ricci tenevano a livello la Torre <strong>del</strong>la Parte Guelfa, ramunentata nella<br />

COIIVCIÌZiOOC con M. Bernardo. <strong>Il</strong> 30 dicembre 1575 Guglielmo <strong>del</strong> fu Daniele<br />

Ricci, abitante in Lione, nomina sito Procuratore Apardo Ricci per riscuotere<br />

dai Capitani di l'arte Guelfa 50 formi d'oro, che doveva avere, occaione cuiusdoni<br />

Corritori trunseuntis per domata (lieti d. Guglicimi, sitam Florentie in<br />

populo S. Felicitatis in Vie de.' Bardi prope Pontcei veterem, eonfecti per Serenirjimitni<br />

Magnete Dueem Ifatrurie. A. S. F. Diplomatico, Acquisto Ricci.<br />

(2) Era confinata <strong>d<strong>al</strong></strong>la Via de'Bardi, Canigiani, Torre predetta <strong>del</strong>la Parte<br />

Guelfa e <strong>d<strong>al</strong></strong> Vicolo clic da Via de' Bardi andava <strong>al</strong>la Piazza di S. Felicita.<br />

Dopo esaurite le form<strong>al</strong>itá per il rinvestiinento <strong>del</strong> prezzo, essendo sottoposta<br />

a iidecomrnisso, se ne celebrò il contratto di compra con Carlo di Niccolò Paganelli<br />

il 30 giugno 1567, col rogito <strong>del</strong> notaro Giordani citato.<br />

(3) Ricordi cit., pag. 32.<br />

(1) Narrazioni istoi-iclta <strong>del</strong>le pur considerevoli inondazioni <strong>del</strong>l'Arno, cc. Firenze,<br />

1845, pag. 21.


lo ERUDIZIONE 1,1 STORLA<br />

una bella loggia, chè non si ebbe in niente di farla (1), avesse il pubblico<br />

il comodo di un passaggio coperto quasi in continuazione degli Ufizi, e<br />

fosse meno sensibile il ristringersi <strong>del</strong>la via. Ma ben presto forse si co-<br />

nobbe di aver creato un pericolo, potendo di notte i m<strong>al</strong>viventi appo-<br />

starsi nei vani dei pilastri, e, favoriti <strong>d<strong>al</strong></strong>le tenebre, attesa la scarsa ed<br />

irregolare illuminazione <strong>del</strong>le vie, ass<strong>al</strong>ire i viandanti. Fu, credo, un ri-<br />

medio la costruzione <strong>del</strong>le botteghe e casette sotto gli archi stessi che il<br />

Granduca fece fare nel 1571, e che dopo non molto si venderono (2).<br />

Queste fin <strong>d<strong>al</strong></strong>la br prima costruzione si spinsero sull'Arno un poco fuori<br />

<strong>del</strong> piombo <strong>del</strong> Corridore, e il pavimento e la parete meridion<strong>al</strong>e si po-<br />

sarono sopra dei piccoli archi sostenuti da beccatelli di pietra. Ma in<br />

progresso di tempo si fecero <strong>al</strong>tri accrescimenti con minor regola, perché-<br />

il nuovo aggetto ebbe per base dei puntelli di legno e un p<strong>al</strong>chicciolo<br />

con sopra l'ammattonato.<br />

Fra i più importanti provvedimenti, presi dopo il 1861 per difendere<br />

- Firenze <strong>d<strong>al</strong></strong>le inondazioni, lu quello di rafforzare e <strong>al</strong>zare, dove occorreva,<br />

le sp<strong>al</strong>lette <strong>del</strong> fiume. Compiuto il lavoro per tutti i Lungarni, rimaneva<br />

da assicurare il tratto <strong>del</strong>la Via degli Archibusieri, potendo la piena da<br />

questa parte facilmente entrare in città, sollevando i deboli pavimenti che<br />

sporgevano sul fiume. Vari furono i progetti che si studiarono per non<br />

abbattere tot<strong>al</strong>mente le casette; ma riconosciutosi che portando la sponda<br />

<strong>al</strong>la linea dei pilastri sarebbe ad esse rimasta poca profondità, s'immaginò<br />

di far cosa più radic<strong>al</strong>e e più utile pel pubblico col tornare ad aprire<br />

gli archi. <strong>Il</strong> Consiglio comun<strong>al</strong>e approvò la proposta il 30 ottobre 1883,<br />

e il 15 luglio 1884 veniva emanato il R. Decreto che dichiarava l'opera<br />

di pubblica utilità. 11 25 maggio <strong>del</strong>l' anno seguente s'incominciarono i<br />

lavori, ed il 21 novembre riaprivasi il passaggio sotto il Corridore.<br />

Questo edifizio fu danneggiato non poco per le aggiunte sporgenti sul-<br />

l'Arno fatte a tergo <strong>del</strong>le botteghe sul Ponte <strong>vecchio</strong>, tantochò il primo<br />

di aprile 1611 il Principe dovè ordinare <strong>al</strong>cuni provvedimenti per ripa-<br />

rare i danni verificatisi e impedire che ne avvenissero <strong>al</strong>tri (3).<br />

Ma un nuovo pericolo si manifestò in tempo a noi più vicino. <strong>Il</strong> cav. Piero<br />

Mannelli avvisava nel 1819 la Direzione <strong>del</strong>le RR. Fabbriche che i pi-<br />

lastri di una sua bottega sotto gli sporti <strong>del</strong> Corridore avevano sofferte<br />

<strong>del</strong>le screpolature, cagionate forse <strong>d<strong>al</strong></strong> carico degli sporti medesimi; e do-<br />

mandava che si risarcissero i danni. L'architetto Nuti, che subito esaminò<br />

(I) In un Giorn<strong>al</strong>e fiorentino <strong>del</strong> i" novembre 18823, dove si lodava la <strong>del</strong>iberata<br />

sistemazione <strong>del</strong>ta Via degli Archibusieri, leggevasi .....si denuda di una<br />

costruzione deturpata da irregolari casupole la bella loggia clic, d'ordine di<br />

Cosimo J, esegui Giorgio Vasari, riducendola nel pristino suo stato ».<br />

(2) Napoleone Cambi, Tesoriere gener<strong>al</strong>e vendeva, il <strong>Il</strong>) ottobre 1595, cinque<br />

(li queste botteghe con casette sopra <strong>al</strong>l'Arte dei Linaioli.<br />

() A. S. F., Filza 1 d'Ordini e Rescritti <strong>del</strong>le .RR. Fabbriche.


MISCELLANEA FIORENTINA<br />

la stato <strong>del</strong>le cose, trovò che i proprietari, o forse i pigion<strong>al</strong>i <strong>del</strong>le botteghe,<br />

<strong>al</strong>i' oggetto di <strong>al</strong>largare le porte, di fare comunicazioni interne, cd<br />

<strong>al</strong>tro, avevano smembrati senza discrezione i pilastri che sostenevano gli<br />

archi e le volte <strong>del</strong> Corridore; e propose di rimetterli nel loro primitivo<br />

stato. Approvatasi la sua proposta, fu ordinato che gli orefici e argentieri<br />

che avevano cagionato il danno fossero chiamati a contribuire <strong>al</strong>la spesa<br />

occorrente per risarcirlo (1).<br />

La fabbrica <strong>del</strong> Corridore fu (a detta dei 1)iaristi) occasione <strong>del</strong> secondo<br />

matrimonio di Cosimo. Per t<strong>al</strong> lavoro bisogno bucare e farsi strada<br />

per le caso di più cittadini, o particolarmente di una contigua <strong>al</strong> Corridore<br />

stesso, appartenente od appigionata ad Antonio di Domenico di Girolamo<br />

Martelli, detto B<strong>al</strong>encio povero gentiluomo, il qu<strong>al</strong>e aveva due<br />

figliuole, Maria e Cammilla. Di quest'ultima, « elevata di vita, bianca e<br />

bionda, d'età di 20 anni circa », s' invaghì il Duca; ed avendolo il Pontefice<br />

Pio V esortato a prenderla in moglie, obbedendo <strong>al</strong>l'autorevole voce,<br />

contrasse seco lei il matrimonio nel 1570. Altre storie amorose dei granduchi<br />

Francesco e Ferdinando collèga col Corridore il Settimanni, ma non<br />

so con quanto fondamento; nò a me occorre di cercarlo nella presente<br />

Memoria, colla qu<strong>al</strong>e ho inteso solo di dare, senza tanti divagamenti, una<br />

breve storia <strong>del</strong>l' edifizio.<br />

(1) 1"i7za 100 e. S.<br />

-n<br />

i=L<br />

D 'FI (<br />

I. DSL BADIA.<br />

DOCUMENTI ILLUSTRATI+<br />

Petizione data <strong>al</strong>la Signoria da inonna Niceolosa vedova di Giovanni di Ventura<br />

merciaio, popolare <strong>del</strong> popolo di Santa Repar<strong>al</strong>a, contro Agoslino di<br />

1)uccio de'Benelli da San Martino <strong>al</strong>la P<strong>al</strong>ma e Felice suo figliuolo, aneli'<br />

essi popolari.<br />

Per, saggio <strong>del</strong>la forma iii coi oi st,'ndevario, e <strong>del</strong> come si procedeva intorno a questo petizioni<br />

di popolari contro popolari, ne stampianhl) una, scegliendola tra vario <strong>al</strong>tro che si trovano<br />

nel' quaderno di Deliberazioni dei Signori e Collegi (A. S. F.) <strong>del</strong> luglio e agosto 1377 e in <strong>al</strong>tri<br />

quaderni, avanti e dopo: tutte, corno la presente, narrazioni di casi Strani e pietosissimi, a di eccessivo<br />

violenze commesse da m<strong>al</strong>vagi e potenti contro poveri e impotenti. v0 n'è una tra l'<strong>al</strong>tro<br />

contro un ser M<strong>al</strong>Feo di zar Simone da Prato, o potente a superbo, sottilissimo e ingannevole procuratore<br />

, che con suoi cavilli avea cercato appropriarsi leredith di messer Mazzingo de'Mazzamuti<br />

pur da Prato, togliendola ad Andrea suo nipote cui ai perveniva; e non essendogli riuscito,<br />

aveva, con <strong>al</strong>tri armati, preso e percosso il detto Andrea • in ogni parto <strong>del</strong>la persona<br />

con c<strong>al</strong>ci e pugna e: un'<strong>al</strong>tra di una giovane sposa cui il marito ed il suocero aveano astretto,<br />

a furia di percosse, col tenerla rinchiusa quasi nuda in una guardaroba <strong>del</strong>la casa e negarle<br />

il sost8fltflttl5iitO, e fin col darle la corda, a confessare un f<strong>al</strong>lo d'amore che non aveva commesso;<br />

11


12 El(DDlZIOIq 1 STORIA<br />

e poi caccint<strong>al</strong>a di casa, avean voluto estorcere <strong>d<strong>al</strong></strong> padre di lei 200 liorini d'oro per ripigliarla:<br />

un'<strong>al</strong>tra inilue ve n'è contro Affrichello di inesser Alamanno de'Medici, fratello <strong>del</strong> celebre Saivestro,<br />

quasi <strong>del</strong> tutto ignoto ai gene<strong>al</strong>ogisti di quella famiglia, e di cui il Lilta non (là che il<br />

solo nonie, uomo che non volle mai tenere se non disonesta vita in rubare e frodare gli poveri<br />

C gl'iinpossenti, e <strong>del</strong> fare ricchezza ; per aver voluto anch'egli rubare a una povera vedova<br />

l'eredità <strong>del</strong> padre; e perchi, ella avea osato difendersi, percoss<strong>al</strong>a e ferita sconciamente con<br />

gl'isproni che avea in pi Di tutte queste petizioni gioverebbe <strong>al</strong> certo fare una raccolta e<br />

pubblicarle. L'importanza loro crescerebbe <strong>d<strong>al</strong></strong>l'essere cosi vicine per data <strong>al</strong> tumulto ,lei Ciompi:<br />

senza contare che porrebbe anche avvantaggiarsene non poco lo studio <strong>del</strong>la buona lingua.<br />

Die xvii Augusti [McccLxxvn]<br />

Dinanzi a voi, signori Priori de l'Atti e Gonf<strong>al</strong>oniere dl giustizia <strong>del</strong>la città<br />

e comune di Firenze, con rivereuzia e lagrime, dice 'nonna Nicolosa, vedova,<br />

donna che fu di Giovanni di Ventura merciaio, popolare, e <strong>del</strong> popolo di Santa<br />

Liperrita di Firenze: Ch'egli è vera cosa clic, avendo Duecio d'Agostino di<br />

Duecio de' Benegli da Sa' Martino la P<strong>al</strong>ma tolta per moglie monna Mad<strong>d<strong>al</strong></strong>ena<br />

figliuola che fu <strong>del</strong> detto Giovanni, eh avendola il detto Duccio isfrenatamen(e<br />

battuta e fedita e voluta uccidere, sanza cagione; il detto Giovanni, colla licenzia<br />

de'signori Priori che <strong>al</strong>lora erano, e con uno loro mazziere, se ne menò<br />

a casa sua la detta loro figliuola. Eh essendo lodato e sentenziato, per gli detti<br />

signori Priori e per <strong>al</strong>tri buoni uomini, che i detti Duccio e Agostino le dovessono<br />

date certi <strong>al</strong>imenti l'anno; il detto Agostino di Duccio de' Benegli da<br />

Sa' Mai'tino la P<strong>al</strong>ma (qu<strong>al</strong>e, da Poco tempo in qua, per non pagare la libra<br />

in contado, è tornato a stare in Firenze, nel popolo di Santo Friano), uomo<br />

ipocrito e perverso, e il detto Duecio suo figliuolo, le l'anno presente e <strong>del</strong> mese<br />

di luglio prossimo passato, 'nella casa dove <strong>al</strong> presente abitavano, posta nel<br />

popolo di Santo Friano di Firenze, confinata <strong>d<strong>al</strong></strong> j° e ij° vie, a iij Agabito dì<br />

Jacopo, a iiij o monna Bas'tola, insieme trattarono et ordinarono d'uccidere et<br />

uccidere fare il detto Giovanili di Ventura, uomo <strong>vecchio</strong>, artefice e impotente,<br />

e suocero <strong>del</strong> detto Duccio; eh il qu<strong>al</strong>e poco tempo fa fu <strong>del</strong>lo officio de'signos'i<br />

Priori <strong>del</strong>l'Arti, de' dodici Buoni uomini e de' Collegi <strong>del</strong>la eitt. di Firenze; et<br />

eziandio era stato Capitudine più volte. E che il detto Agostino comandò <strong>al</strong><br />

detto Duccio che uccidesse il detto Giovanni, e a Felice figliuolo <strong>del</strong> detto Agostill<br />

o che 'I dovesse apostare. E per non poterne ricevere danno <strong>d<strong>al</strong></strong> Comune,<br />

il detto Agustiuo, di nuovo, con molta pi'oredeuza, ernanceppò il detto Duecio,<br />

per mano d' uno suo patente notaio, e a lui fece vendere la bottega o vero<br />

fornimento di quella la qu<strong>al</strong>e facieano in sul Ponte Vecchio. E che il detto<br />

l)uccio, di consentimento <strong>del</strong> detto sito padre, vendè la bottega, e ricevettene<br />

il prezzo: la qu<strong>al</strong> cosa non arebbe potuto fare sanza licenzia <strong>del</strong> detto Agostino<br />

di cui la detta bottega era. Per le qu<strong>al</strong>i cose aparisce il detto Agostino<br />

essere colpevole <strong>del</strong>lo omicidio: et eziandio perché '1 detto Agustino fece stare<br />

e tenere sellata et apparechiata <strong>al</strong> detto Duccio una sua cav<strong>al</strong>la, in Firenze,<br />

a casa sua, in sulla qu<strong>al</strong>e il detto Duccio fuggi a Pisa incontancute dopo l'miticidio,<br />

a casa i suoi parenti e consorti. E che il detto li)uecio, vogliendo mandare<br />

a esecuzione il detto m<strong>al</strong>vagio ordinamento e comandamento, insieme con<br />

<strong>al</strong>tri suoi compagni armati, <strong>del</strong> detto anno e mese, di notte, in su l'ora che<br />

suona <strong>al</strong>l'Avemaria, ass<strong>al</strong>irono e mauomnissono il detto Giovanni di Ventura, in<br />

uno pezzo di terra posto nel popolo di Santa Maria da F<strong>al</strong>gano di V<strong>al</strong>disieve,<br />

presso <strong>al</strong>le case <strong>del</strong> podere <strong>del</strong> detto Giovanni; <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e pezzo di terra aj° via,


MIaCE(LANEA FIORENTINA 18<br />

R ij° le terre <strong>del</strong>la chiesa <strong>del</strong> detto popolo, iij' Martino di Baecio. E nel detto<br />

pezzo di terra ci detto Duccio e' detti suoi compagni, colle coltella, percossono<br />

e fedirono il detto Giovanni di più e più atroci percosse e fedite, per le qu<strong>al</strong>i<br />

percosse e fedite il detto Giovanni incontanente morto in terra cadde. E se<br />

non fosse i ' roniore che si levò, andavano <strong>al</strong>le case <strong>del</strong> podere <strong>del</strong> detto Giovanni<br />

per ardere la Casa e per uccidere la donna e' figliuoli <strong>del</strong> detto Giovanni.<br />

E che il detto Felice, più di dinanzi iseonosciuto apostò il detto Giovanili a<br />

detti mafattori per ucciderlo in Firenze; e poi, non avendo il destro, andò in<br />

V<strong>al</strong>disieve, innanzi, camuffato, ascosamente appostò et insegnò il (letto Giovanni<br />

a detti mnafattori; di che seguitò il detto omicidio: di che non si può<br />

scusare il detto Agustitio eh' egli noI sapesse, e che 1' omicidio non fosse fatto<br />

di suo comandamento e coscienzia; e quhto è manifesto e notorio. E che eziaudio<br />

i detti Agustino e I)uccio, più volte innanzi, usarono di dire e di minacciare<br />

il detto Giovanni, con dicendo: - Foggettina, noi ti faremo levare di terra,<br />

come noi abbiamo fatto a più et assai maggiori di te; e richiameratene poi<br />

<strong>al</strong>le Capitudine se potrai, e a' Collegi, e colle petizioni, se potrai. - E le predette<br />

cose furono commesse e perpetrate per li detti Agostino e Duccio e Felice<br />

e <strong>al</strong>tri sbanditi, <strong>del</strong>l' anno e mese e luoghi sopiadetti, studiosamente e vituperevolmente,<br />

in diminuzione <strong>del</strong>l' uficio de' signori Priori e de' dodici Buoni<br />

uomini e degli <strong>al</strong>tri Collegi di Firenze e <strong>del</strong>le Capitudini de l'Arte, <strong>del</strong> numero<br />

de' qu<strong>al</strong>i poco tempo fa era stato il detto loanni, e coritra la libert.à e pacifico<br />

stato <strong>del</strong>la città (li Firenze. E che i detti Agostino, Duccio e Felice furono e<br />

sono di grande consorteria, cioè <strong>del</strong>la casa dc'Benegli da Sa'Martitio la P<strong>al</strong>ma,<br />

e de' maggiori e più ricchi <strong>del</strong>la stia casa di quelli che stanno i n villa; e sono'<br />

uomini LX e più d'arine, e sono ricchi e possenti, e mninacciono ancora d'uccidere<br />

i figliuoli <strong>del</strong> detto loanni. E di nuovo, i detti Duccio e Agostino Anno<br />

fatto vietate e interdire il podere che fit <strong>del</strong> detto loatini, o contradiare che<br />

niuno il debba lavorare; di che rimarrà sodo, e nomi avran di che vivere. Di<br />

che, Arino morto il padre, avuta la dote, e fanno stare più che vedova la<br />

figliuola, e vogliono uccidere e affamare la sua famiglia; e non resta se noti<br />

che 'I perseguitino infimo ne I' <strong>al</strong>tro Inondo. E non si curano perchè Duceio sia<br />

fatto de'graudi, perchò sanno che non può mancare ch'e' non abbiano bando,<br />

e non ne torna loro <strong>al</strong>cun tlarino. E se fosse stato morto timio cane, se no sarebbe<br />

fatta più vendetta e giustizia che <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong> detto Giovanni, clic<br />

era stato Priore e Dodici e Capitudine: e questo è dare materia clic i simili<br />

uomini sieno isvenati come becchi, e che le pitiziomii sieno in tutto levate e<br />

non abbiano effetto. E che il detto Agustino è uno ipocrito, e fu giù frate professo,<br />

e fa arte di piagnere, o studia con sue lagrime e piatose parole di neoprime<br />

le sue m<strong>al</strong>e operazioni; e non si ricordò <strong>del</strong>le parole di Cristo, quando<br />

fece uccidere e consumare Giovanni e la sua famiglia. E la casa sua a San Martino<br />

è camera di sbanditi, et à ivi la prigione sotterrata e la colla; et ù giù<br />

collati più persone con sue mani, e fatti rimncclire e uccidere molte persone,<br />

quando era giovane: et è stato et è il piggiore uomo di casa stia; et à tenuto<br />

e tiene in paura e suggezioue tutto il piviere di Settimo, per la sua maggioranza.<br />

E però la detta monna Nicolosa, moglie clic fu <strong>del</strong> detto Giovanni, ricorre<br />

<strong>al</strong>la vostra Signoria, et adomanda che vi piaccia, convocati i Collegi e<br />

Capitudine oportunc, e osservate tutte le solenitù che osservare si debbono,<br />

secondo la forma degli statuti e ordini <strong>del</strong> Comune di Firenze, dichiarare, dili-


14<br />

ERUDIZIONE F STORIA<br />

berare e ordinare, le predette offese ingiurie e rn<strong>al</strong>ifìci essere state et essere<br />

atroci, abominevoli; e che i detti Agostino e Felice suo figliuolo e ciascuno di<br />

loro, da quinci innanzi et in perpetuo, per le dette cagioni, offese, in<strong>al</strong>il'ici,<br />

sieno et essere debbano, et intendansi e sieno avuti, trattati e riputati grandi<br />

e sicorne grandi e possenti <strong>del</strong>la città e contado di Firenze, e sicorne eglino<br />

descritti fossino negli statuti e ordini <strong>del</strong> Comune (li Firenze che parlano d&sodarrienti<br />

de' grandi. E che gli ordini de la giustizia e tutti statuti pene e ordini<br />

che parlano contro a' grandi abbino luogo et osservinsi e osservare si debbino<br />

e possino contro a loro e ciascuno di loro. E le predette cose dice, propone e<br />

adornanda la detta monna Nicolosa, per ogni modo e via, ragione cagione e<br />

forma clic meglio puote e dee e a lei s'appartiene, s<strong>al</strong>va a lei la ragione di<br />

corregere ec.; et adomanda che <strong>del</strong>le nelle predette cose et in ciascuna di<br />

quelle facciate e serriate ragione e giustizia.<br />

Innanzi a questa petizione di monna icco1osa contro chi aveva scelleratamente ordinata ed<br />

aiutata la morte <strong>del</strong> suo povero marito. un'<strong>al</strong>tra (6 d'agosto) n'era Stata presentata da Antonio,<br />

loro comune figliuolo, contro i medesimi Agostino o FeLce, e contro Duccio, <strong>al</strong>tra figliuolo<br />

d'Agostino, autor materi<strong>al</strong>e <strong>del</strong>l'uccisione. Questi era stato condannato, e fatta de'Grandi; ma<br />

gli <strong>al</strong>tri due n'erano usciti assoluti, o contr'essi ora tornava a querelarsi la vedova <strong>del</strong>l'ucciso.<br />

La Signoria, com'era suo debito, e come appunto avea praticato per la petizione d'Antonio, riportandosi<br />

a quanto era prescritto <strong>d<strong>al</strong></strong>la rubrica vii lib. II <strong>del</strong>lo Statuto <strong>del</strong> Capitano <strong>del</strong> popolo<br />

(A. S. F., Compilazione <strong>del</strong> 1355; 1)ei otodu che si debe tenere per li signori Priori ,jr,00d,i il<br />

pojo5tno offendesse il popolano), e da <strong>al</strong>tre successive riformagioni, procedb ini questa guisa. Ricevuta<br />

appena la petizione, lo stesso di 17 agosto, commise a un suo mazziere di citare ambedue<br />

le parti, che il giorno appresso dovessero comparire dinanzi a lei; e tosto il mazziere,<br />

andò e tornò, riferendo d'averlo citate. <strong>Il</strong> giorno appresso, riadunatasi la Signoria insieme<br />

con i Collegi, dat' i sedici Gonf<strong>al</strong>onieri di compagnia e i Dodici Buonuomini, e riletta la petizione,<br />

e udite le parti, il proposto de' Signori metteva questo partito: I.e ingiurie ed offesa<br />

di cui nell'esposta petizione, sono esse veramente atroci, abominevoli ed enormi, e t<strong>al</strong>i per cui<br />

si debba procedere <strong>al</strong>l'esecuzione <strong>del</strong>le provvisioni a ordini che trattano di questa materia E<br />

19 de'Consiglieri, a scrutinio segreto, rispondevano quanto <strong>al</strong> primo le'querelati, cioè- Agostino,<br />

con egu<strong>al</strong> numero di fave nere <strong>del</strong> sì; e <strong>al</strong>tri 17, cori <strong>al</strong>trettante bianche <strong>del</strong> no. Felice suo<br />

figliuolo veniva assolto con <strong>al</strong>tro simile partito di 23 fave bianche per il no, nonostante <strong>al</strong>tre 10<br />

nere per il si. Dliberatosi adrinque di procedere contro il detto Agostino, lo stesso dì 18, seduta<br />

,tante, i Signori e Collegi facevan trarre a uno de'camarlinghi <strong>del</strong>la Camera una polizza da ciascuna<br />

<strong>del</strong>le borse de' Consoli o CaJ}itudilii <strong>del</strong>le ventUn'Arti, e mandati tosto a chiamare po' br<br />

massicci quelli ch'erano stati estratti, e raccoltine oltre i due terzi, riletta di nuovo la petizione<br />

e di nuovo udite le parti, ed esposto quanto era già stato <strong>del</strong>iberato, ponevano questo secondo<br />

partito: <strong>Il</strong> (letto Agostino, per cagione <strong>del</strong>le ingiurie ed offese narrate nella petizione, deve d'or<br />

in avanti esser reputato e trattato come magnate! Vin'tosi anche questo partito con 30 fase<br />

nere per il si e 23 bianche per il no, rimase <strong>del</strong>iberato che il detto Agostino si annoverasse tra<br />

i Grandi o magnati <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong> contado, e come se fosse descritto nello statuto e ordinamento<br />

<strong>del</strong> Comune posto Sotto la rubrica Delle siettrià da preslarsi per i Grandi; e contro di lui<br />

e i suoi beni avessero effetto tutte lo disposizioni vigenti contro essi Grandi, precisamente come<br />

ordinavo la sopracitata rubrica <strong>del</strong>lo Statuto <strong>del</strong> Capitano: la qu<strong>al</strong>e inoltro aggiungeva che<br />

niuno de' dosi condannati potesse portare o tener dipinte armi od insegne di suoi consorti, n<br />

abitare nel quartiere <strong>del</strong>la città o nel piviere <strong>del</strong> contado e distretto dove abitassero <strong>al</strong>tri <strong>del</strong>la<br />

sua casa o consorteria. La rubrica poi <strong>del</strong>lo Statuto <strong>del</strong> Potestà o Comune, citata nella sentenza<br />

(DeUesicurlaUe nxta,nenti che dehbonoWes&rre e fisCO li Grandi; A.S.F., Statuto <strong>del</strong> 1355, IV, xvi),<br />

davo appunto eran descritte tutte le casato de'Grandi <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong> contado, prescriveva<br />

clr'essi dovessero giurare di obbedire a ogni comandamento <strong>del</strong> Comune; di non far mai cospirazione,<br />

giuro., compagnia o ragunanza, conventicola, dissensione, legridanaento, turl,azione,<br />

monopolio «, per cui si turbasse la pace e il buono stato <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong> dominio; (li flOfl dai<br />

ricetto, aiuto o favore a sbanditi, assassini e <strong>al</strong>tri m<strong>al</strong>fattori; di non portare armi da offendere<br />

vietate per lo Statuto; e molte <strong>al</strong>tre cose; e per l'osservanza di t<strong>al</strong> giuramento, tutti da'quindici<br />

a'settantanni, doveano dai sicurtà di duemila lire con buoni m<strong>al</strong>levadori,<br />

A. GIIEItARDT.


ERUDIZIONE E STORIA 15<br />

APPUNTI<br />

Libri con f<strong>al</strong>sa data di stampa. - Leg gendo le veementi tirate dei<br />

bibliografi, molti giudicheranno addirittura gente poco onesta gli stampatori<br />

antichi (imitati però in tutti i tempi), che, cambiando il frontespizio<br />

origin<strong>al</strong>e dei libri con <strong>al</strong>tro di più moderna data, hanno fatto erroneamente<br />

credere che si sieno moltiplicate le edizioni di tante opere:<br />

e seguendo in speci<strong>al</strong> modo l'esempio cli Inonsignor Giusto Fontanini e<br />

di Apostolo Zcno (Biblioteca <strong>del</strong>la ele(Iuena it<strong>al</strong>iana), non risparmieranno<br />

di affibbiare ai poveri stampatori e librai i titoli di f<strong>al</strong>sari, ingannatori,<br />

frodatori e <strong>al</strong>tri simili. Eppure questo gran peccato, <strong>al</strong>meno nel<br />

primo secolo <strong>del</strong>la stampa, nel qu<strong>al</strong>e i tipografi e gli editori dovevano<br />

lottare, per tirarsi avanti, con tante difficoltà, fu tenuto per cosa lecita<br />

ed onesta; e come t<strong>al</strong>e autorizzato e sanzionato <strong>d<strong>al</strong></strong>le autorità costituite.<br />

Ed eccone la prova. Filippo e Jacopo Giunti, stampatori e librai fiorentini,<br />

aveano comprato nel 1565, dai sindaci <strong>del</strong> f<strong>al</strong>lito Lorenzo <strong>del</strong> maestro<br />

Giovanni Pasqu<strong>al</strong>i, certa quantità di « libri di più sorte », i qu<strong>al</strong>i,<br />

« per essere stati molto tempo rinchiusi, erano diventati vecchi », e « le<br />

primo e le ultime carte invecchiato e maculate di maniera, che non sarta<br />

a detti Giunti possibile trovarne compratori, se non fossi loro per grazia<br />

concesso (dicevano in un'istanza <strong>al</strong> Duca) di potere di nuovo stampare le<br />

dette carte, così lacerate, sotto quello stesso anno 1565. Ed aggiungevano<br />

che « quell'esercitio usa in tutti i luoghi dove si stampa, ogni tanti<br />

anni, secondo l'occorrente, rifare e primi fogli e mutare l'anno ». Così,<br />

nel caso loro, « quel che fu stampato nel 1550 si dirà stampato nel 1565 »:<br />

con clic lo spaccio di quei libri si accrescerà, ed essi potranno mandarli<br />

<strong>al</strong>le fiero. Francesco Vinta, segretario <strong>del</strong> Luogotenente e Consiglieri nel<br />

Magistrato supremo, clic dovè in proposito informare il Principe, non<br />

trovò da con tradire a una t<strong>al</strong> domanda, conforme <strong>al</strong> costume, e concluse<br />

che gli pareva tollerabile nè vedeva che facesse pregiudizio ad <strong>al</strong>cuno.<br />

<strong>Il</strong> Duca perciò rescrisse il 14 dicembre Goncdesi secondo il solito, (A. S. F.<br />

Filza 20' di Suppliche <strong>al</strong> N° 53), e il Magistrato predetto, sei giorni dopo,<br />

<strong>del</strong>iberava di conceder licenza a' detti Giunti « di stampare o far di nuovo<br />

imprimere a br beneplacito le dette prime e ultime carte de' prenarrati<br />

libri e volumi, sotto il presente anno 1565, liberamente » ecc. (A. cit.,<br />

Libro di Deliberazioni ad an., a e. 26). T. D. li.<br />

Prezzi di vettovaglie. - A rafl'renare un abuso, clic pare fosse inv<strong>al</strong>so<br />

tra i beccai (eiob macellai), l'anno 1380, gli Uffici<strong>al</strong>i eletti <strong>d<strong>al</strong></strong> Comune<br />

a tassare il prezzo <strong>del</strong>le varie sorte di carni, ch'erano quattro di numero<br />

e si adunavano nel P<strong>al</strong>agio stesso <strong>del</strong>la Signoria, <strong>del</strong>iberarono che qua-


16 ERUDIZIONE E STORIA<br />

lunque beccaio e venditore di carni fresche, macellate nella città di Fiienze,<br />

non potesse venderle che ai seguenti prezzi: La vitella di latte<br />

nostr<strong>al</strong>e 2 soldi e 8 denari la libbra, la vitella grossa nostr<strong>al</strong>e 2 soldi<br />

e 6 denari, la vitella forestiera e il castrato 2 e 4, il porco maschio i<br />

o 8, l'arista di porco 2 soldi, la capra e il becco i soldo e 6 denari, la<br />

pecora i o 4; e la Signoria e i Collegi approvarono, il dì li luglio, la<br />

tassazione, e la fecero bandire pubblicamente (A. S. F. Deliberaoni dei<br />

Signori e Goll.'gi, quaderno lug.—ago. 1380, a e. 17 t.). Gli.<br />

Gene<strong>al</strong>ogia. 4cciaivoli. - Nella Tav. V <strong>del</strong>la gene<strong>al</strong>ogia di questa Famiglia<br />

dice il Litta (Famiglie c"lebri it<strong>al</strong>iane), che il celebre cardin<strong>al</strong>e<br />

Angelo, stato vescovo di Firenze, e li lì per riuscire papa nel conclave in<br />

cui fu eletto Urbano VI, morì in Pisa il 1 giugno 1409. Segue egli in<br />

questo 1' (iqhelli che nell'It<strong>al</strong>ia sacra, dove parla dei Vescovi e arcivescovi<br />

fiorentini, assegna <strong>al</strong>la morte di Angelo la stessa data; mentre il<br />

Ciaeconio nella edizione romana <strong>del</strong> 1677, 1'Orso'inj nelle Vite dei Cardin<strong>al</strong>i<br />

fiorentini, e il Gerraccltini nella Cronologia dei Vescovi fiorentini,<br />

lo dicon morto il 12 giugno 1407. 11 Cerracchini inoltre, correggendo<br />

1' Ughelli, aggiunge <strong>al</strong> suo 12 giugno 1407 anche il giorno <strong>del</strong>la settimana<br />

e l'ora ( giovedì <strong>al</strong>le liore 14 e mezzo »); mentre il 12 giugno di quell'anno<br />

non cadde in giovedì ma in domenica. t)ra ambedue quelle dato, così<br />

<strong>del</strong>l'anno come <strong>del</strong> giorno, sono erronee perché il Cardin<strong>al</strong>e morì invece<br />

in Pisa l'ultimo di maggio 1408. Ciò si rileva <strong>d<strong>al</strong></strong>l'Origine <strong>del</strong>la famiglia<br />

degli Acciaioli e degli uomini famosi di essa stampata <strong>d<strong>al</strong></strong> Sermartelli in<br />

Firenze nel 1588, dopo la Istoria <strong>del</strong>la casa degli Ub<strong>al</strong>dini ecc., <strong>d<strong>al</strong></strong>le postille<br />

mss <strong>del</strong> can. S<strong>al</strong>vino S<strong>al</strong>vini <strong>al</strong> Cerracchini; e ne abbiamo poi assoluta<br />

certezza da un Libro di morti di Firenze (A. S. F.), in cui <strong>al</strong>l'anno<br />

1408 si legge: « A dì 31 di maggio, rnesser Angelo de li Aceiaiuoli<br />

cardin<strong>al</strong>e di Firenze dcl quartieri di San loliani <strong>del</strong> pp. di San Firenze<br />

morìo a dì 1 di magio. Et riposto fue ne luogo di Certosa difuori (li Firenze.<br />

Le cui exequie solepnenìonte forno celebrate et fatte in Sancta Riparata<br />

a di 18 de giugno a liore 11 detto dio, ecc. ». Abbiamo inoltre nella<br />

Filza 216 <strong>del</strong>la Certosa (A. S. F. cit.) copia <strong>del</strong> testamento <strong>del</strong> medesimo<br />

Cardin<strong>al</strong>e, fatto in Pisa, il 28 di maggio 1408, con la olausula corpore<br />

lanfjnens; e nel Diplomatico, (A. cit.) una Bolla datata il 20 giugno 1408,<br />

relativa <strong>al</strong>la sua eredità.<br />

o. e. RISTORI.<br />

Supplementi <strong>al</strong> Dirionario geografico fisico storico <strong>del</strong>la Toscana. di<br />

E. REPETTI. F<strong>al</strong>gano in V<strong>al</strong> di Sieve. - La riunione <strong>del</strong>le due parrocchie<br />

di S. Maria e di S. Giusto fu fatta colla Bolla <strong>del</strong> Vicario vescovile di<br />

Fiesole <strong>del</strong> 23 agosto 1693, avendo gli Uh<strong>al</strong>dini di Marradi o Francesco<br />

e Casimirro S<strong>al</strong>vi <strong>del</strong>la potesteria di Castel San Niccolò ceduto il giuspatronato<br />

di S. Giusto <strong>al</strong> Gener<strong>al</strong>e di V<strong>al</strong>lombrosa. Quello <strong>del</strong>la Cura di<br />

S. Maria, la qu<strong>al</strong>e non aveva mai avuto casa presbitcr<strong>al</strong>e, spettava ah<br />

antiquo <strong>al</strong>l'Abate dei V<strong>al</strong>lombros<strong>al</strong>Li di S. Fe<strong>del</strong>e di Poppi. I. D. B.

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