Influsso dello stile italiano sulla musica europea ... - ridolfifrancesco.it

stilistica ebbe luogo nel periodo passato a Roma e a Firenze; attraverso la sua
opera si realizzò l’apporto italiano allo stile musicale della scuola borgognona.
Nei secoli XV e XVI Venezia attira i migliori strumentisti d’Europa, come i francesi
P. de Fossis e J. Mouton e il suo discepolo A. Willaert, fiammingo, maestro di
cappella dal 1527. Ricordiamo che la cappella di S. Marco giunse ad avere propria
organizzazione nel 1491; ne è un primo segno la nomina, nella persona del de
Fossis, di un “maestro” preposto ad un gruppo di musicisti (soli cantori o cantori e
strumentisti), adibiti all’esecuzione delle musiche richieste dal servizio di una
chiesa, come in questo caso, e, fino al XVIII secolo, di una corte di un principe o di
un privato. In molti centri italiani (Venezia, Milano, Mantova, Ferrara, ecc.) il primo
Rinascimento musicale è caratterizzato dallo svolgersi delle forme ”profane” che si
sviluppano parallelamente alla straordinaria vivacità dei luoghi “quotidiani” della
società, dalla corte alla piazza; così, accanto al genere sacro, si afferma un genere
popolaresco per il tono, artistico per la forma raffinata, come la frottola a più voci,
derivata dai canti accompagnati dell’Ars Nova, la più semplice delle composizioni
polifoniche, dal testo spesso di ispirazione petrarchesca. Essa è la premessa del
madrigale cinquecentesco, lirico o classico, su testi scritti dai più rinomati poeti
del tempo, di soggetto idillico-amoroso, dalla struttura non più strofica, anche a
cinque o più voci, in stile fugato, in canone e imitazioni, con carattere di maggiore
libertà rispetto alle composizioni di musica religiosa (vedi avanti). Il puro stile
frottolistico, popolaresco, continuerà nella villotta (sec. XVI) a più voci, nello
strambotto, di genere amoroso, e nella villanella, o canzone villanesca, con
prevalente tendenza al comico, che, prendendo il ritmo della danza, con periodi
brevi e svelti e ritornelli, si chiamerà balletto (vedi lez. n.44).
Tra i numerosi musicisti fiamminghi attivi in Italia nei secoli XV e XVI citiamo G.
Obrecht, vissuto lungamente a Ferrara, J. Després a Milano, Roma, Modena e
Ferrara, E. Isaac a Ferrara, G. Tinctoris a Napoli, C. de Rore, allievo di Willaert a
Venezia, Orlando di Lasso (vedi avanti),A.Agricola che italianizzò il nome. Molti di
loro musicarono in Italia, oltre a messe e mottetti, i madrigali, spesso su testo
italiano.
Teorici italiani avevano intanto avviato e codificato le conquiste musicali del
tempo; Franchino Gaffurio verso la fine del XV secolo ebbe intuizioni profonde e
lungimiranti; più di ogni altro intuì l’essenza dell’armonia e in particolare quello
della funzione che l’accordo vero e proprio avrebbe avuto nell’ambito
dell’armonia moderna.
Pietro Aaron (o Aron) (sec. XV-XVI) svolse in vari lavori teoretici (celebri “ Il
“toscanello in musica” e “Il lucidario in musica”) dottrine geniali e anticipatrici,
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