Influsso dello stile italiano sulla musica europea ... - ridolfifrancesco.it
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profana, dalla maggiore libertà di invenzione melodica, preludendo stilisticamente<br />
ai concetti della monodia.<br />
Il rinnovamento dovuto all’Ars Nova penetra nella polifonia a due voci; il respiro<br />
melodico tende ad espandersi in sviluppi sempre più ampi e dialogici; questa<br />
fecond<strong>it</strong>à porterà poi alle complesse elaborazioni contrappuntistiche a molte voci<br />
(polifonia) della scuola fiamminga.<br />
Mentre nella <strong>musica</strong> religiosa la base della costruzione polifonica stava nel<br />
“tenor”, o canto fermo affidato al basso, le note del quale dovevano essere<br />
lungamente tenute, proprio come base del contrappunto svolto dalle altre parti in<br />
concerto, nella <strong>musica</strong> profana, invece, questo era dedicato piuttosto ad integrare<br />
una melodia principale affidata al “soprano”, alla voce più alta.<br />
Con Francesco Landino la <strong>musica</strong> si allontanò completamente dallo <strong>stile</strong> del tardo<br />
gotico; l’arte si spogliava del suo rigore medioevale e si liberava delle forme<br />
arcaiche. Le sue versioni della ballata o canzone a ballo, in voga dal secolo XIII,<br />
del madrigale (vedi oltre) e di altre forme <strong>musica</strong>li erano in parte elaborate sulle<br />
strutture salde e melodiose della sua terra, assumendo un po’ della grazia<br />
morbida del Rinascimento; egli usò spesso la doppia sensibile, creando la<br />
cosiddetta “cadenza di Landino” che con Binchois e Dufay, esponenti della scuola<br />
borgognona del secolo XV, divenne una pratica normale, tale da conferire alle<br />
cadenze finali una strana sorta di indecisione.<br />
Il madrigale trecentesco nacque nell’amb<strong>it</strong>o della poesia popolare, di contenuto<br />
bucolico e amoroso, a due o tre parti di cui una sola vocale e l’altra o le altre<br />
strumentali.<br />
Tra i musici <strong>it</strong>aliani all’estero nel secolo XIV ricordiamo il liutista Francesco da<br />
Vannozzo; Floriano da Rimini, cantore in Avignone; Filippo da Caserta che fu<br />
prima al servizio della corte papale, poi di Gastone III, conte di Foix; Jacopo da<br />
Bologna, maestro nel 1397 di un complesso corale in Nôtre Dame a Parigi.<br />
Teorico dell’Ars Nova fu il fiammingo attivo in Italia, J. Ciconia, che compose<br />
anche su testi <strong>it</strong>aliani; la <strong>musica</strong> fiorentina (ballate, madrigali, cacce) influì <strong>sulla</strong><br />
sua arte, un<strong>it</strong>amente a quella francese dei mottetti. Sui modelli fiorentini e<br />
francesi si formò anche il polifonista inglese J. Dunstable (sec.XIV-XV), vissuto a<br />
lungo in Italia; egli è considerato maestro degli stessi compos<strong>it</strong>ori franco-<br />
fiamminghi che molto dettero alla <strong>musica</strong> <strong>it</strong>aliana nei secoli XV e XVI, portando il<br />
contrappunto all’espressione tecnica più evoluta; molti di loro scesero in Italia,<br />
volendo coltivare la loro arte nel clima stimolante del Rinascimento, spesso ne<br />
subirono l’influsso per il rilievo dato all’elemento melodico e per la polifonia<br />
semplice e chiara; così avviene con il fiammingo G. Dufay, la cui evoluzione<br />
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