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Influsso dello stile italiano sulla musica europea ... - ridolfifrancesco.it

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Londra nel ’35; qui nell’opera “Alessandro” ebbe un successo che la contrappose a<br />

Francesca Cuzzoni, fino allora beniamina del pubblico londinese; la rival<strong>it</strong>à tra le<br />

due primedonne raggiunse toni accesissimi e provocò incidenti clamorosi finchè<br />

al termine della stagione ’27-’28 la Bordoni lasciò Londra, nel ’30 sposò A. Hasse<br />

che seguì a Dresda dove trovò come grande rivale Regina Valentini.<br />

Nelle opere di Porpora, grande maestro di canto, si esibirono i virtuosi Francesco<br />

Bernardi, detto il Senesino, contraltista; il Montagnana; Carlo Broschi, sopranista,<br />

detto il Farinelli; le cantanti Cuzzoni, Segatti, Bertolli; egli ebbe accanto il Rolli<br />

come librettista e autore di arie. L’opera “Arianna a Nasso”, rappresentata nel’35,<br />

fu replicata venti volte; quindi il musicista presentò “Polifemo” e un oratorio; ma il<br />

pregio dei virtuosi interessava più di quello delle musiche; nel ’37 venne per<br />

l’Haymarket l’ora della crisi, essendo part<strong>it</strong>i il Senesino e il Farinelli, i cantanti più<br />

osannati dal pubblico, e Porpora abbandonò Londra.<br />

In Inghilterra, Scozia e Irlanda nel secolo XVIII operarono una sessantina di<br />

compos<strong>it</strong>ori <strong>it</strong>aliani e la cifra diventa più che doppia se aggiungiamo i cantanti e<br />

gli strumentisti di grido, gran parte dei quali sono tra i migliori che l’Italia abbia<br />

avuto; molti testi e soprattutto molte musiche <strong>it</strong>aliane passarono da lì in Francia, e<br />

questo è un fatto da non potersi trascurare nella storia della <strong>musica</strong> strumentale<br />

francese.<br />

Nel 1708 fu esegu<strong>it</strong>o ad Oxford lo ”Stabat Mater” di Emanuele d’Astorga per<br />

quattro voci con strumenti ad arco e organo.<br />

Nel 1714 giunse a Londra Francesco Maria Veracini, suonando al King’s theatre<br />

come solista tra un atto e l’altro delle opere, e vi tornerà nel ’35, molto ammirato<br />

e considerato il maggiore violinista d’Europa (secondo C. Burney); egli, celebre<br />

anche come operista, rappresentò in quel teatro le opere “Adriano in Siria”, “La<br />

clemenza di T<strong>it</strong>o”, “Rodelinda” e “Parthenius”. La fortuna dell’”Adriano” (1735),<br />

replicato molte volte, fu tale che se ne pubblicarono a parte diversi pezzi.<br />

Nel 1714 arrivò a Londra Francesco Geminiani che estese ai paesi anglosassoni la<br />

zona d’influenza della scuola corelliana, avendo il mer<strong>it</strong>o con Veracini di avere<br />

fatto progredire l’arte del violino, e dando allo strumento il primo autentico<br />

metodo; scrisse vari trattati, tradotti in più lingue: in quello più importante (‘48)<br />

”L’arte di suonare il violino”, si trova per la prima volta il segno dinamico del<br />

rinforzando. Fu a Dublino dal ’37 al ’47, a Parigi dal ’49 al ‘55 e qui presentò<br />

l’opera prima; nel ’59 fu nuovamente in Irlanda e morì a Dublino nel ’62. Grande<br />

concertista e compos<strong>it</strong>ore, ebbe come allievi C. Avison e M. Dubourg.<br />

Fu a Londra con Geminiani nel ’14 Francesco Barsanti, flautista, oboista e<br />

compos<strong>it</strong>ore, e vi restò per molti anni, portando anch’egli il mo<strong>dello</strong> del concerto<br />

grosso e della sonata corelliana; fu anche in Scozia.<br />

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