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Influsso dello stile italiano sulla musica europea ... - ridolfifrancesco.it

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Secondo le regole romane Guglielmo da Volpiano (X sec.) riorganizzò<br />

l’insegnamento del canto a Cluny; il monaco Oddone introdusse nella notazione<br />

l’alfabeto latino.<br />

Proprio in segu<strong>it</strong>o alla diffusione del canto gregoriano in Francia, in Germania, in<br />

Svizzera e in Inghilterra ebbe luogo quella fase intensamente creativa, animata da<br />

spir<strong>it</strong>o novatore, che produsse le ”sequenze” e i “tropi” con la loro derivazione<br />

profana (l’arte trovadorica, i drammi extra-l<strong>it</strong>urgici, il corale tedesco, ecc.).<br />

Le prime manifestazioni di v<strong>it</strong>a <strong>musica</strong>le a Venezia sono connesse a quelle<br />

dell’Europa bizantina; come a Bisanzio già nel VI secolo era coltivata l’arte<br />

organaria e organistica, come a Bisanzio il canto l<strong>it</strong>urgico preferiva le forme<br />

antifoniche; si nota per tutto il Medioevo l’amore per la magnificenza degli effetti<br />

di colore e quindi l’uso larghissimo degli strumenti a solo o con le voci che nella<br />

basilica di San Marco si farà anche nei secoli XV e XVI, quando a Roma e nelle<br />

Fiandre sarà totalmente esclusa la strumental<strong>it</strong>à.<br />

All’inizio del secolo XI si verificarono in Italia le prime manifestazioni della <strong>musica</strong><br />

popolare e profana (vedi avanti), avente originariamente affin<strong>it</strong>à con quella<br />

ecclesiastica, ma ben presto condannata dalla Chiesa e quindi scarsamente<br />

tramandata; essa incontrò sub<strong>it</strong>o il favore del popolo. trattava di canzonette ed<br />

arie di vario contenuto che erano diffuse per le vie e per le piazze da menestrelli e<br />

giullari; erano melopee strofiche in volgare (canzoni di gesta, leggende, favolette,<br />

ecc.), ma accanto a queste vi erano anche composizioni in latino (inni celebrativi,<br />

compianti) sul tipo delle innodie gregoriane. Nei secoli XII e XIII si ist<strong>it</strong>uirono delle<br />

“menestrandiae” o “scholae mimorum”, vere scuole di <strong>musica</strong> profana e ben presto<br />

queste composizioni attrassero l’attenzione di sovrani e nobili.<br />

Nella <strong>musica</strong> cristiana dal secolo X, per attenuare l’imprecisione del sistema<br />

neumatico, si introdusse il principio dell’altezza relativa ai neumi e si tracciò una<br />

linea parallela al testo, su cui essi erano posti; quindi si aggiunse un’altra linea,<br />

apponendo all’inizio di ciascuna una lettera alfabetica indicando il tono; infine se<br />

ne aggiunsero altre due (tetragramma).<br />

Il mer<strong>it</strong>o di avere chiarificato tutta la dottrina <strong>musica</strong>le medioevale, imprimendovi<br />

nuovi orientamenti, spetta al monaco benedettino Guido d’Arezzo (X-XI sec.); egli<br />

attuò il nuovo sistema di notazione neumatica che è alla base del moderno<br />

pentagramma, con le lettere-chiave per l’intonazione dei neumi; facil<strong>it</strong>ò il<br />

solfeggio mediante l’uso del monocordo, assegnò quattro linee invece di due<br />

all’estensione del canto fermo; inventò un nuovo metodo di canto, detto<br />

solmisazione, che prendeva come base del sistema <strong>musica</strong>le l’esacordo, gamma<br />

di sei gradi diatonici, con un solo sem<strong>it</strong>ono tra il terzo e il quarto, dove le singole<br />

note, denominate con le sillabe ut, re, mi, fa, sol, la, avevano il comp<strong>it</strong>o di<br />

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