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Influsso dello stile italiano sulla musica europea ... - ridolfifrancesco.it

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della su<strong>it</strong>e a più strumenti e anche della sonata a tre con basso concertante; la sua<br />

tecnica del violino fu assai ard<strong>it</strong>a, con posizioni acute fino allora mai praticate.<br />

Antonio Bertali fu alla corte di Vienna dal 1631, prima come violinista e dal ’49<br />

come maestro di cappella, succedendo al Valentini; come compos<strong>it</strong>ore fece<br />

rappresentare “Le allegrezze del mondo”, opera molto favorevolmente accolta<br />

nella cap<strong>it</strong>ale austriaca, come altre di musicisti <strong>it</strong>aliani, per esempio “Egisto” di<br />

Francesco Cavalli, rappresentata nel ’42, “Giasone” <strong>dello</strong> stesso autore,<br />

rappresentata nel ’50, “ L’Almonte” e “La generos<strong>it</strong>à di Alessandro” di Giuseppe<br />

Tricarico, maestro di cappella nel ’59, tanto che Vienna diventerà il centro di<br />

diffusione dell’opera <strong>it</strong>aliana in Europa centrale.<br />

Giacinto Cornacchioli, compos<strong>it</strong>ore, fu a Vienna e a Monaco nel 1635 come<br />

maestro di cappella.<br />

Dal 1635 al ’37 fu organista nella cappella di corte imperiale Giovan Giacomo<br />

Arrigoni, uno dei primi autori di concerti.<br />

Giovanni Felice Sances, tenorista nella cappella di corte nel 1637, di cui divenne<br />

maestro nel ’69, compose opere teatrali, intermezzi <strong>musica</strong>li, usò per primo la<br />

parola “cantata” per le composizioni a più tempi ad una voce sola.<br />

Verso il 1650 fu chiamato a Vienna dall’arciduca Leopoldo Guglielmo, figlio di<br />

Ferdinando III, Orazio Benevoli come maestro di cappella; egli fece eseguire la<br />

messa per la consacrazione del duomo di Salisburgo, a 52 voci e basso continuo<br />

(in tale occasione fu anche esegu<strong>it</strong>o il “Te Deum” a 12 cori di Stefano Bernardi).<br />

Nel 1653 dall’arciduca Ferdinando fu chiamato ad Innsbruck, dove già nel ’27 era<br />

stato eretto un teatro d’opera, Antonio Cesti che nel ’55 fece rappresentare<br />

l’opera “Argia”, in occasione dei festeggiamenti per la conversione al cattolicesimo<br />

della regina Cristina di Svezia, e rimase fino al ’59, quando fu chiamato a Vienna.<br />

Il Cesti e, prima di lui, Francesco Caletti, detto Cavalli dal nome del suo<br />

protettore, furono i massimi rappresentanti dell’opera veneziana in cui l’orchestra<br />

comincia ad assumere una parte sempre maggiore (con il Cavalli), e si fa notare la<br />

distinzione tra il rec<strong>it</strong>ativo, dove prevale il fattore drammatico, e l’aria dove si<br />

accentua quello lirico( con il Cesti). Questi, la cui influenza dominò per molto<br />

tempo la v<strong>it</strong>a teatrale viennese, compose per la corte negli anni 1666-’68 le<br />

opere”Nettuno e Flora”, “La schiava fortunata”, “Le disgrazie d’amore”, “Il pomo<br />

d’oro”, la cui rappresentazione, il più fastoso spettacolo <strong>musica</strong>le mai concep<strong>it</strong>o,<br />

inaugurò il nuovo teatro imperiale viennese(1668).<br />

Seguace del Cesti fu Antonio Draghi, compos<strong>it</strong>ore e librettista, a Vienna dal 1663,<br />

maestro di cappella nel ’82, che fece rappresentare l’opera “Oronisbe”, cui<br />

seguirono quasi 170 spart<strong>it</strong>i, tra opere, serenate, feste teatrali; a Praga dove nel<br />

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