Influsso dello stile italiano sulla musica europea ... - ridolfifrancesco.it
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Nel 1639 fu rappresentata nel teatro Barberini l’opera “Chi soffre speri” di Virgilio<br />
Mazzocchi e Marco Marazzoli, il primo importante saggio di opera comica.<br />
Ricordiamo che il primo dei due autori fondò a Roma una famosa scuola di canto,<br />
il secondo fu musicista presso la regina Cristina di Svezia.<br />
Ben presto dall’Italia lo <strong>stile</strong> monodico si diffuse in tutta Europa; in Germania<br />
l’introduzione del dramma in <strong>musica</strong> è dovuta a H. Schutz che nel 1627, di r<strong>it</strong>orno<br />
dall’Italia, musicò la”Dafne”, ispirandosi al Rinuccini. Sul finire del secolo si fa<br />
sentire in Inghilterra l’influenza del nuovo <strong>stile</strong> rec<strong>it</strong>ativo specialmente nei “Masks”<br />
che preludono ad una fior<strong>it</strong>ura operistica.<br />
Nel secolo XVII sorsero in Italia altri generi <strong>musica</strong>li; caduto in disuso il madrigale,<br />
si affermò la cantata, profana e sacra, lirica o drammatica, di <strong>stile</strong> melodico,<br />
composizione basata sul binomio rec<strong>it</strong>ativo-aria, accompagnata dal basso<br />
continuo. La definizione di cantata fu attribu<strong>it</strong>a a composizioni di questo genere<br />
per la prima volta nel 1620 nelle”Cantate et arie a voce sola” di Alessandro Grandi;<br />
fu l’equivalente vocale-strumentale della canzona da sonare. La cantata da<br />
camera ha carattere narrativo, quella da chiesa preferisce l’uso del coro e<br />
dell’orchestra. Dalla cantata a due voci derivò il duetto da camera.<br />
Alla cantata in <strong>stile</strong> <strong><strong>it</strong>aliano</strong> si rifece Händel con effetti melodici; la diffusione fu<br />
notevole in Germania dove si preferirono le cantate da chiesa (con Schutz,<br />
Buxtehude e Bach), più solenni nei cori e nelle parti strumentali.<br />
Sotto l’influsso del nuovo <strong>stile</strong> monodico nasce e si sviluppa nello stesso periodo<br />
l’oratorio, con l’introduzione di elementi dialogici e narrativi nella lauda filippina<br />
che ebbe incremento attraverso l’Oratorio di san Filippo Neri, composto di fedeli e<br />
pellegrini radunati a discutere argomenti spir<strong>it</strong>uali (la lauda era un’aria<br />
armonizzata r<strong>it</strong>micamente, composta di strofe cantabili a più voci e talora<br />
dialogata, composizione dovuta a Giovanni Animuccia, predecessore del Palestrina<br />
come maestro di cappella nella basilica di S. Pietro a Roma). Il primo esempio di<br />
oratorio si può considerare “Il teatro armonico spir<strong>it</strong>uale” (1619) di Giovanni<br />
Francesco Anerio; in esso lo <strong>stile</strong> polifonico e quello monodico sono ancora<br />
accostati l’uno all’altro e si trovano dialoghi e narrazioni.<br />
Accanto a questo tipo di oratorio su testo <strong><strong>it</strong>aliano</strong> si sviluppa anche la cosiddetta<br />
Historia, oratorio su testo latino, che trae origine piuttosto dal mottetto. Creatore<br />
di questo genere fu Giacomo Carissimi, maestro di J. K. Kerl, C. Bernhard, M. A.<br />
Charpentier; egli eserc<strong>it</strong>ò grande influenza sull’opera di C. Förster, G. F. Händel e<br />
indirettamente sulle “Passioni” di J. S. Bach. L’oratorio sarà in segu<strong>it</strong>o un’opera<br />
praticata anche da Beethoven, Mendelssohn e da altri, fino a Stravinskij.<br />
L’aria, pezzo vocale con accompagnamento orchestrale, di sol<strong>it</strong>o faceva parte<br />
dell’opera, dell’oratorio o della cantata in opposizione al rec<strong>it</strong>ativo, o era<br />
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