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Influsso dello stile italiano sulla musica europea ... - ridolfifrancesco.it

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mezzo speculativo ma intesa come espressione- una mediata rappresentazione<br />

del sentimento umano, il fatto <strong>musica</strong>le è pertanto un atto estetico. Secondo<br />

Boezio “musico è colui che secondo una speculazione e una razional<strong>it</strong>à ponderata<br />

e alla <strong>musica</strong> conveniente, possiede la facoltà di giudicare dei modi, dei r<strong>it</strong>mi e<br />

generi della cantilena… e dei carmi”, parole che coincidono in qualche modo col<br />

concetto che dell’arte <strong>musica</strong>le ha espresso J. Strawinsky “… il fenomeno <strong>musica</strong>le<br />

non è altro che un fenomeno di speculazione…; essa presuppone alla base della<br />

creazione <strong>musica</strong>le una ricerca preliminare, una volontà che si muove prima<br />

nell’astratto ai fini di dare forma ad una materia concreta”.<br />

Guido d’Arezzo designò Boezio come il “rivelatore della nostra arte” e Francone<br />

(Parigi, XIII secolo) affermò che la teoria è stata fatta da Boezio mentre la pratica<br />

appartiene a Guido.<br />

Aurelio Cassiodoro ordina tutto il vasto materiale teorico <strong>sulla</strong> <strong>musica</strong> con lo<br />

scopo di completare la propria opera ai servigi della teologia; considera pertanto<br />

gli aspetti dell’effectus <strong>musica</strong>e secondo concetti propri al Cristianesimo; egli<br />

enuncia la divisione della <strong>musica</strong> in tre parti, ” armonica, r<strong>it</strong>mica e metrica”, che<br />

sarà adottata dai teorici posteriori. Riguardano la storia della <strong>musica</strong> le opere “De<br />

<strong>musica</strong>”, “Expos<strong>it</strong>io in psalterium”, l’epistola ”Theodoricus rex”.<br />

La riforma fu compiuta da papa Gregorio Magno che, essendo stato nunzio<br />

apostolico a Bisanzio, ben conosceva la <strong>musica</strong> delle chiese orientali; egli raccolse<br />

in un grande antifonario i canti, dando un<strong>it</strong>à di testi da adottarsi universalmente,<br />

divenuti così il repertorio ufficiale della Chiesa di Roma; sviluppò la schola<br />

cantorum (centro di diffusione del canto, poi detto gregoriano, efficace elemento<br />

di unificazione cristiana) che ha cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o la famosa scuola romana del Laterano,<br />

vivaio di cantori ufficiali addetti alle funzioni papali (ne sono derivate altre<br />

analoghe in Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, ecc.). Gregorio Magno adottò<br />

inoltre i quattro modi, detti plagali, in rapporto ai quattro detti autentici e<br />

semplificò la notazione <strong>musica</strong>le, sviluppò varie forme come il graduale e il<br />

responsorio. Il canto gregoriano, a solo o in coro senza accompagnamento<br />

<strong>musica</strong>le, aveva un r<strong>it</strong>mo più libero e sciolto rispetto a quello ambrosiano; era<br />

detto “cantus planus”, cioè basato sulle note di ugual valore r<strong>it</strong>mico, e “cantus<br />

firmus” in cui la melodia vocale, presa come base, rimane immutata mentre altre<br />

melodie si intrecciano sopra e sotto di essa. La notazione della <strong>musica</strong> cristiana<br />

dei primi secoli è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dai neumi, segni convenzionali che avevano la<br />

funzione di ricordare al cantore l’andamento della melodia imparata a memoria;<br />

essi si presentavano in tre forme principali, punctum (punto generato dalla<br />

trasformazione dell’accento grave), virga (accento acuto), e accento circonflesso<br />

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