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Influsso dello stile italiano sulla musica europea ... - ridolfifrancesco.it

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potenza della sua espressione “coloristica” (ricchezza di toni e chiaroscuri),<br />

raggiunta nella fusione dei timbri strumentali con i vocali.<br />

H. Schutz che a Cassel aveva avuto per maestro G. Otto, polifonista di scuola<br />

veneziana, fu inviato dal langravio di Assia-Cassel (che già nel 1605 aveva<br />

mandato per studio a Venezia G. Cornet) alla scuola di Giovanni Gabrieli; egli<br />

pubblicò nel 1611 una raccolta di madrigali <strong>it</strong>aliani nello <strong>stile</strong> di Claudio<br />

Monteverdi e Gesualdo da Venosa (vedi oltre) e l’anno seguente tornò in<br />

Germania, dove compose musiche concertanti per voce e strumenti che int<strong>it</strong>olò<br />

sinfonie sacre, come le analoghe composizioni di Giovanni Gabrieli; egli trapiantò<br />

nella <strong>musica</strong> sacra tedesca le conquiste della scuola polifonica veneziana (la<br />

tecnica policorale, il genere vocale-strumentale) e lo <strong>stile</strong> della monodia<br />

accompagnata, diede notevole sviluppo alle forme dell’oratorio in Germania.<br />

Subì l’influsso del musicista veneziano M. Praetorius (M. Schulz), appassionato<br />

apostolo <strong>dello</strong> <strong>stile</strong> concertante <strong><strong>it</strong>aliano</strong>.<br />

Quando i comp<strong>it</strong>i della scuola veneziana, il coronamento della polifonia vocale e<br />

strumentale rigorosa e la defin<strong>it</strong>iva conquista dei mezzi espressivi puramente<br />

strumentali, sono ormai assolti, ecco allora Claudio Monteverdi che riesce a<br />

trasferire gli <strong>stile</strong>mi di quella polifonia nell’edificio nuovo in cui egli sta lavorando,<br />

quello <strong>dello</strong> <strong>stile</strong> concertante ove scopre il modo di rendere veramente <strong>musica</strong>le il<br />

nuovo <strong>stile</strong> rappresentativo che gli offrono i musicisti fiorentini della Camerata<br />

(vedi oltre).<br />

Con l’affermarsi della <strong>musica</strong> strumentale cominciò ad avere importanza l’insieme<br />

orchestrale con un direttore; nel Rinascimento i fiati davano la base e gli archi<br />

erano usati soprattutto per gli effetti patetici. L’util<strong>it</strong>à, anzi la necess<strong>it</strong>à di dare<br />

una guida r<strong>it</strong>mica ed espressiva ad un gruppo di esecutori è enunciata da<br />

Ludovico Zacconi, cantore aulico a Graz e a Monaco, nella “Prattica di <strong>musica</strong>”<br />

(1592), in cui accenna alle nuove funzioni del maestro di cappella che come<br />

direttore si era lim<strong>it</strong>ato fino allora ad indicare il tempo e ad equilibrare le voci.<br />

Da adesso fino al secolo XVIII egli ha il comp<strong>it</strong>o, oltre che di comporre la <strong>musica</strong><br />

sacra e profana, strumentale e vocale, e di allestire le rappresentazioni, anche<br />

quello di dirigere, come primo violino, il complesso degli strumentisti e dei<br />

cantanti.<br />

Per quanto riguarda l’insegnamento della <strong>musica</strong>, la più antica accademia è la<br />

chigiana di Siena (1469); a Napoli sorse il primo conservatorio, S. Maria di Loreto,<br />

risalente al 1537; furono fondati poi quelli di Roma e di Bologna che furono<br />

largamente im<strong>it</strong>ati in tutta Europa (questo nome fu proprio degli ist<strong>it</strong>uti sorti per il<br />

ricovero degli orfanelli e trovatelli, e famosi per l’educazione <strong>musica</strong>le data ai<br />

giovanetti ricoverati).<br />

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