Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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30.06.2013 Views

Tematica della ricerca ciale Europeo sull’agricoltura periurbana del 2004. In tutti questi documenti viene sostanzialmente evidenziato il ruolo strategico delle aree periurbane per riequilibrare il rapporto tra città e campagna, non solo da un punto di vista spaziale (gestione delle frange urbane/frange rurali), ma anche funzionale. L’agricoltura perirubana viene descritta come un’agricoltura fragile a causa dei conflitti e della competizione per l’uso della terra, ma allo stesso tempo dinamica e multifunzionale, in quanto pronta a ricevere e a rispondere ai maggiori stimoli a cui è soggetta e a differenziare e diversificare rispettivamente la propria attività e i propri prodotti in base alle richieste dei cittadini. Come sottolinea Donadieu, «senza poli urbani vicini, stenta l’innovazione agricola e la diversificazione delle produzioni e dei servizi offerti sul mercato» (Donadieu, 1998: 119). Rispetto a questa problematica, in Italia, la differenza fondamentale rispetto agli anni Settanta sta nella risposta e nell’attenzione del mondo accademico, ma anche delle associazioni di categoria, che stanno orientando i propri associati verso un’agricoltura più “vicina” alla città e alle nuove richieste soprattutto del mercato locale, che impongono una riconsiderazione del ruolo e una “riterritorializzazione” dell’attività. In particolare, la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) di Milano e Lodi ha presentato nel 2006 la “Carta dell’agricoltura periurbana” 44 , che fissa i principi di comportamento a cui devono ispirarsi le Amministrazioni Pubbliche, e la CIA Toscana ha approfondito le problematiche emerse dal rapporto tra agricoltura e pianificazione, realizzando nel marzo 2008 il primo dossier “Urbanistica, agricoltura e aree rurali”, che documenta i difficili rapporti tra gestione del territorio e imprese agricole. Questo dossier mette in evidenza i limiti della pianificazione territoriale identificati soprattutto nella difficoltà di coordinare i vari strumenti urbanistici elaborati a livello regionale, provinciale, comunale, nella difformità di interpretazione delle norme e nella arbitrarietà dei comportamenti e delle decisioni assunte dai pubblici uffici nei confronti delle aziende agricole (CIA, 2008). L’accertata inadeguatezza della pianificazione urbanistica ad affrontare le tematiche poste dalla gestione dello spazio rurale ha caricato di aspettative il Piano Paesaggistico come strumento capace di governare le trasformazioni del territorio e, in particolare, delle aree agricole e di quelle periurbane. Nonostante le critiche rivolte ai primi Piani, elaborati dopo la loro introduzione con la legge Galasso per il loro approccio vincolistico, il rinnovato contesto normativo, a seguito della Convenzione europea e del Codice Urbani, invita a cambiare approccio «soprattutto perché pone l’accento sulle politiche cioè sulle azioni, sugli attori e sulle risorse necessarie per preservare mantenere o riqualificare i paesaggi esistenti» (Clementi, 2004: 133). 44 La “Carta dell’agricoltura periurbana” è stata presentata al Convegno nazionale della Confederazione Italiana Agricoltori sul tema “L’agricoltura nelle aree metropolitane”, tenutosi a Milano il 4 maggio 2006. 45

Tematica della ricerca Sono prematuri valutazioni e giudizi su questi “nuovi” Piani paesaggistici, trattandosi di esperienze ancora in fase di progettazione e di avvio, anche se in qualche caso, come in quello del nuovo Piano Territoriale Paesistico Regionale del Lazio, non mancano letture critiche per la «forte caratterizzazione urbanistica (la classica zonizzazione) piuttosto che paesistica (il riconoscimento di ambiti di paesaggio)» nella modalità di classificazione delle aree ai fini della loro tutela (Cazzola, 2008). Questo limite di una nuova strumentazione nata con una vecchia impostazione era già stato segnalato all’indomani della promulgazione del Codice Urbani che, «pur avendo a disposizione un ampio menù di possibili metodologie di atti programmatici ha preferito riprendere in pieno, quello della pianificazione urbanistica assorbendone gli elementi cardine: la zonizzazione, la prescrittività, le modalità di attuazione». Si voleva evitare il pericolo di una eccessiva discrezionalità nella valutazione degli interventi, ma “una così analitica prescrittività del piano ed una così eccessiva articolazione dei valori paesaggistici spesso di difficile o arbitraria identificazione [..], urta con lo stesso concetto dinamico di paesaggio” (Urbani, 2004). Il superamento di queste limitazioni viene indicato nella ricerca di una «nuova modalità di progettare lo spazio a partire dai suoi abitanti purché stabiliscano con esso rapporti identitari non banali, attivando politiche che mettano insieme le quattro idee fondanti di un progetto di paesaggio: l’intercomunalità, la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, il progetto spaziale di paesaggio e lo sviluppo locale» (Mininni, 2005:14). 3.2 Domande di ricerca Il dibattito su “agricoltura e governo del territorio” ha avviato interessanti riflessioni all’interno di numerosi gruppi di ricerca sia italiani che europei che hanno messo in rete le proprie esperienze sia attraverso la creazione di associazioni e reti di scambio 45 , sia attraverso la partecipazione a progetti europei 46 . Sembra quindi improrogabile la risoluzione del conflitto tra l’agricoltura e le altre attività produttive sull’uso del territorio poiché i danni provocati dalla crescita urbana e dallo sviluppo economico “globalizzato”, hanno generato una scarsa qualità della vita dei cittadini e un impoverimento socio-economico della maggior parte degli agricoltori rimasti ad operare in agricoltura. In questo contesto ristabilire l’equilibrio tra fattori economici, sociali e ambientali, all’interno di un dato territorio, potrebbe favorire processi di sviluppo endogeno sostenibile. Da qui la necessità che l’agricoltura assuma una posizione adeguata nel governo del territorio, recuperando il ruolo funzionale che le compete relativamente alla sfera produttiva, alla difesa dell’ambiente e alla tutela e alla va- 45 Vedi nota 2 pag 16 46 Vedi nota 2 pag 16 46

Tematica della ricerca<br />

ciale Europeo sull’agricoltura periurbana del 2004. In tutti questi documenti viene<br />

sostanzialmente evidenziato il ruolo strategico delle aree periurbane per riequilibrare<br />

il rapporto tra città e campagna, non solo da un punto di vista spaziale (gestione<br />

delle frange urbane/frange rurali), ma anche funzionale. L’agricoltura perirubana<br />

viene descritta come un’agricoltura fragile a causa dei conflitti e della<br />

competizione per l’uso della terra, ma allo stesso tempo dinamica e multifunzionale,<br />

in quanto pronta a ricevere e a rispondere ai maggiori stimoli a cui è soggetta<br />

e a differenziare e diversificare rispettivamente la propria attività e i propri prodotti<br />

in base alle richieste dei cittadini. Come sottolinea Donadieu, «senza poli<br />

urbani vicini, stenta l’innovazione agricola e la diversificazione delle produzioni<br />

e dei servizi offerti sul mercato» (Donadieu, 1998: 119).<br />

Rispetto a questa problematica, in Italia, la differenza fondamentale rispetto agli<br />

anni Settanta sta <strong>nella</strong> risposta e nell’attenzione del mondo accademico, ma<br />

anche delle associazioni di categoria, che stanno orientando i propri associati verso<br />

un’agricoltura più “vicina” alla città e alle nuove richieste soprattutto del mercato<br />

locale, che impongono <strong>una</strong> riconsiderazione del ruolo e <strong>una</strong> “riterritorializzazione”<br />

dell’attività.<br />

In particolare, la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) di Milano e Lodi<br />

ha presentato nel 2006 la “Carta dell’agricoltura periurbana” 44 , che fissa i principi<br />

di comportamento a cui devono ispirarsi le Amministrazioni Pubbliche, e la CIA<br />

Toscana ha approfondito le problematiche emerse dal rapporto tra agricoltura e<br />

pianificazione, realizzando nel marzo 2008 il primo dossier “Urbanistica, agricoltura<br />

e aree rurali”, che documenta i difficili rapporti tra gestione del territorio e<br />

imprese agricole. Questo dossier mette in evidenza i limiti della pianificazione<br />

territoriale identificati soprattutto <strong>nella</strong> difficoltà di coordinare i vari strumenti<br />

urbanistici elaborati a livello regionale, provinciale, com<strong>una</strong>le, <strong>nella</strong> difformità di<br />

interpretazione delle norme e <strong>nella</strong> arbitrarietà dei comportamenti e delle decisioni<br />

assunte dai pubblici uffici nei confronti delle aziende agricole (CIA, 2008).<br />

L’accertata inadeguatezza della pianificazione urbanistica ad affrontare le tematiche<br />

poste dalla gestione dello spazio rurale ha caricato di aspettative il Piano<br />

Paesaggistico come strumento capace di governare le trasformazioni del territorio<br />

e, in particolare, delle aree agricole e di quelle periurbane. Nonostante le critiche<br />

rivolte ai primi Piani, elaborati dopo la loro introduzione con la legge Galasso per<br />

il loro approccio vincolistico, il rinnovato contesto normativo, a seguito della<br />

Convenzione europea e del Codice Urbani, invita a cambiare approccio «soprattutto<br />

perché pone l’accento sulle politiche cioè sulle azioni, sugli attori e sulle<br />

risorse necessarie per preservare mantenere o riqualificare i paesaggi esistenti»<br />

(Clementi, 2004: 133).<br />

44 La “Carta dell’agricoltura periurbana” è stata presentata al Convegno nazionale della Confederazione Italiana Agricoltori<br />

sul tema “L’agricoltura nelle aree metropolitane”, tenutosi a Milano il 4 maggio 2006.<br />

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