Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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Considerazioni conclusive<br />
la collettività sia al costo che viene sopportato dall’imprenditore agricolo (Torquati,<br />
2007b);<br />
- indicare nelle destinazioni d’uso le azioni consentite e soprattutto le trasformazioni<br />
compatibili con le condizioni pedoclimatiche, agronomiche e paesaggistiche,<br />
precisando anche cosa deve essere mantenuto (es. gli oliveti sotto la Basilica<br />
di San Francesco);<br />
- definire le distanze di compatibilità tra le attività agricole esistenti, le nuove<br />
costruzioni e nuove attività e viceversa, disciplinando anche gli usi non agricoli<br />
(es. attività ricettiva, ricreativa, sportiva…).<br />
Per quanto riguarda le prospettive l’attenzione va rivolta: 1) alla ricerca<br />
dell’equilibrio tra produzione economica e protezione ambientale, intorno al quale<br />
va ricostruendosi <strong>una</strong> visione complessiva dello sviluppo rurale (Desideri, 2004).<br />
Orientamento, come è stato evidenziato nel primo capitolo, che si ritrova nelle<br />
riforme della Politica Agricola Comune, che danno sempre più importanza, anche<br />
attraverso uno spostamento delle risorse finanziarie, allo sviluppo rurale (secondo<br />
pilastro della PAC) rispetto al ruolo produttivo (primo pilastro); 2) alle esigenze<br />
dei cittadini e degli amministratori locali, che privilegiano un’agricoltura multifunzionale<br />
e a basso impatto.<br />
È necessario rendere conciliabili punti di vista differenti sugli spazi rurali come<br />
quelli dei turisti che li contemplano, degli ecologisti che ne apprezzano la ricchezza,<br />
dei cittadini che li frequentano nel tempo libero, degli agricoltori. Accanto<br />
all’accezione tradizionale (produrre e vendere) è necessario riconoscere negli spazi<br />
agricoli bisogni differenti e nuovi attori (agricoltura hobby, agricoltura comunitaria,<br />
agricoltura sociale), evitando però che lo stesso concetto di agricoltura e di<br />
impresa agricola si trasformi considerevolmente, per diventare al limite estranea<br />
agli occhi degli agricoltori tradizionali.<br />
Indispensabile è dunque la ricerca di un equilibrio tra il ruolo protettivo (presidio<br />
del territorio, dei valori del paesaggio agrario e della tradizione contadina,<br />
conservazione dei suoli) e quello produttivo. È necessario trovare, da un lato, <strong>una</strong><br />
leva di sviluppo economico per mantenere il presidio nel territorio e dall’altro <strong>una</strong><br />
modalità di gestione del paesaggio, che consenta lo sviluppo di attività economiche<br />
moderne e competitive. Esemplare a questo proposito, come anche indicato<br />
nelle schede di lettura del paesaggio (Appendice D.2), è il progetto coordinato da<br />
Paolo Baldeschi per la zona viticola del Chianti fiorentino, finalizzato a «incoraggiare<br />
e privilegiare quelle produzioni che sono in grado di utilizzare il paesaggio<br />
tradizionale come risorsa» (Baldeschi, 2000 : XV), dove per paesaggio tradizionale<br />
si intende il sistema dei terrazzamenti, dei muri a secco, dei drenaggi etc. utilizzati<br />
<strong>nella</strong> coltivazione della vite. Il rischio da evitare è che l’agricoltura e gli<br />
spazi rurali vadano perdendo la loro dimensione “materiale” a vantaggio di quella<br />
immateriale di rappresentanza di un contenuto ipersimbolico dei prodotti e servizi<br />
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