Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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11 Considerazioni conclusive Questo lavoro ha cercato di analizzare i caratteri complessi di uno specifico spazio rurale che si colloca ai margini di aree urbanizzate, all’interno di un dibattito in cui lo spazio agricolo periurbano è stato concettualizzato come un «terzo spazio» (Vanier, 2003) e l’agricoltura periurbana si è venuta affermando nell’elaborazione degli strumenti urbanistici. Più in generale si è aperto un ambito di elaborazione e di pratiche che, anziché immaginare una separazione di funzioni tra città e campagna, tende ad integrare l’agricoltura nella crescita urbana, fino a delineare un nuovo approccio disciplinare e di pianificazione che anche nella denominazione: agriurbanisme (Vidal, Fleury, 2009b) e agricultural urbanism o urbanisme agricole (Boucher, 2009) unisce quello che tradizionalmente veniva separato. Attraverso lo studio di un’area specifica, si è cercato di mostrare la complessità degli spazi rurali, per la molteplicità degli usi e degli attori, e le difficoltà nell’individuazione di un modello di sviluppo locale, fondato sul capitale sociale ed economico di un territorio non particolarmente esteso, ma fortemente articolato al suo interno. Lo spazio rurale, come emerge da questo lavoro, è divenuto il supporto di nuove attività (turistiche, ricreative, residenziali, produttive), ma, come sostiene il Gruppo Bruges, esso è pur sempre il luogo in cui vivono e lavorano gli agricoltori e le comunità rurali, che devono pertanto giocare un ruolo importante nella gestione, nell’impiego e anche nell’estetica di questi spazi (Gruppo Bruges, 2002). Questo capitolo è strutturato in due paragrafi. Nel primo paragrafo vengono riportate le ipotesi di lavoro e riassunti in modo critico i risultati emersi dalla fase di analisi, utili ai fini della loro verifica. Nel secondo paragrafo, riproponendo le domande di ricerca, a cui si è già risposto con la verifica delle ipotesi, si dà conto di alcune proposte puntuali, già emerse nella parte empirica del lavoro, per l’integrazione degli spazi agricoli nella pianificazione territoriale.
Considerazioni conclusive 11.1 Verifica delle ipotesi La prima ipotesi che si è inteso verificare è la seguente: 1- Si ritiene che per preservare gli spazi agricoli sia necessario considerare nel processo di pianificazione territoriale la struttura socio-economica delle aziende presenti nel territorio e le strategie degli imprenditori agricoli, ponendo al centro dell’attenzione l’unità aziendale. Infatti il mantenimento degli spazi agricoli dipende dalle strategie degli imprenditori, in evoluzione nel contesto attuale a causa della riforma della Politica Agricola Comune del 2013, dello stato di crisi del settore (aumento dei costi, fluttuazione dei prezzi di vendita dei prodotti, globalizzazione del mercato) e della struttura socioeconomica delle aziende (elevata età media degli imprenditori agricoli, difficoltà nel ricambio generazionale, polverizzazione aziendale, offerta dei prodotti frammentata). Si ritiene che il 2013 in Italia sarà un “anno soglia” oltre il quale si potrebbe verificare una diminuzione del numero di agricoltori e di terre coltivate sia a seguito dei processi di urbanizzazione che dell’abbandono di molti agricoltori, di un’ agricoltura part-time accessoria e quindi poco remunerativa. Come si è evidenziato nel primo capitolo, il settore agricolo si trova in un momento di transizione, dovuto non solo ad un diverso orientamento delle politiche agricole e di pianificazione territoriale, ma anche, come mostrato nella parte empirica (cfr. Capitoli otto e nove), alle caratteristiche strutturali e sociali del settore. Il lavoro di indagine ha messo in evidenza che la struttura socio-economica delle aziende nell’area di studio (cfr. paragrafo 8.1.) trova corrispondenza con i dati medi italiani (cfr. paragrafo 3.3.), confermandone la debolezza strutturale e la prevalenza di aziende piccole, con bassa richiesta di manodopera (cfr. paragrafo 8.2.). Caratteristiche determinate anche dal sistema mezzadrile (cfr. paragrafo 5.2.1.) che con la sua fine ha lasciato in eredità una struttura socio-economica debole, basata su aziende di proprietà, di dimensioni limitate e frammentate (cfr. paragrafo 9.1.). L’agricoltura, in Umbria, costituisce uno dei pochi settori che rimane ancorato all’ereditarietà del mestiere legato al possesso della terra. Ne deriva che, oltre al fattore più importante, quello della remuneratività dell’attività, nelle strategie imprenditoriali entrano in gioco anche altri fattori determinati da strategie di tipo familiare (cfr. paragrafo 9.3.). In questo contesto si sviluppano strategie imprenditoriali che sono difficilmente “classificabili” e “prevedibili” a priori sulla base di dati quantitativi (cfr. paragrafo 9.2.). Inoltre, la Politica Agricola Comune, sempre più indirizzata a sostenere un’agricoltura multifunzionale e a far decollare un’agricoltura competitiva (cfr. paragrafo 2.2.), spinge gli imprenditori agricoli a differenziare le proprie funzioni e facilita la permanenza nel settore solo degli agricoltori più dinamici e competitivi, in quanto maggiore è il rischio che devono assumersi. Infatti coloro che conducono aziende di piccole dimensioni (fisiche ed economiche) che non hanno differenziato la loro produzione, si dichiarano intenzionati a cessare l’attività produttiva, se l’aiuto venisse eliminato (cfr. paragrafo 9.1.). Fino ad ora il sostegno comunitario è stato per loro un incentivo a continua- 194
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Questo lavoro ha cercato di analizzare i caratteri complessi di uno specifico<br />
spazio rurale che si colloca ai margini di aree urbanizzate, all’interno di un dibattito<br />
in cui lo spazio agricolo periurbano è stato concettualizzato come un «terzo<br />
spazio» (Vanier, 2003) e l’agricoltura periurbana si è venuta affermando<br />
nell’elaborazione degli strumenti urbanistici. Più in generale si è aperto un ambito<br />
di elaborazione e di pratiche che, anziché immaginare <strong>una</strong> separazione di funzioni<br />
tra città e campagna, tende ad integrare l’agricoltura <strong>nella</strong> crescita urbana, fino a<br />
delineare un nuovo approccio disciplinare e di pianificazione che anche <strong>nella</strong> denominazione:<br />
agriurbanisme (Vidal, Fleury, 2009b) e agricultural urbanism o<br />
urbanisme agricole (Boucher, 2009) unisce quello che tradizionalmente veniva<br />
separato.<br />
Attraverso lo studio di un’area specifica, si è cercato di mostrare la complessità<br />
degli spazi rurali, per la molteplicità degli usi e degli attori, e le difficoltà<br />
nell’individuazione di un modello di sviluppo locale, fondato sul capitale sociale<br />
ed economico di un territorio non particolarmente esteso, ma fortemente articolato<br />
al suo interno.<br />
Lo spazio rurale, come emerge da questo lavoro, è divenuto il supporto di nuove<br />
attività (turistiche, ricreative, residenziali, produttive), ma, come sostiene il<br />
Gruppo Bruges, esso è pur sempre il luogo in cui vivono e lavorano gli agricoltori<br />
e le comunità rurali, che devono pertanto giocare un ruolo importante <strong>nella</strong> gestione,<br />
nell’impiego e anche nell’estetica di questi spazi (Gruppo Bruges, 2002).<br />
Questo capitolo è strutturato in due paragrafi. Nel primo paragrafo vengono riportate<br />
le ipotesi di lavoro e riassunti in modo critico i risultati emersi dalla fase di<br />
analisi, utili ai fini della loro verifica. Nel secondo paragrafo, riproponendo le<br />
domande di ricerca, a cui si è già risposto con la verifica delle ipotesi, si dà conto<br />
di alcune proposte puntuali, già emerse <strong>nella</strong> parte empirica del lavoro, per<br />
l’<strong>integrazione</strong> degli spazi agricoli <strong>nella</strong> pianificazione territoriale.