Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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Gli agricoltori emerso che gli imprenditori agricoli dell’area non erano perfettamente consapevoli delle potenzialità di commercializzazione dei loro prodotti e assumevano un atteggiamento di ostilità nei confronti dei centri urbani limitrofi, indicando come svantaggi più rilevanti la presenza di discariche e frequentazioni poco raccomandabili. Aspetti non emersi dall’indagine nell’area di studio probabilmente a causa della minore pressione esercitata da piccoli centri rispetto all’area metropolitana milanese e dalle aspettative commerciali create dal grande afflusso turistico verso Assisi. Sono emerse differenze nelle risposte degli imprenditori anche rispetto agli studi condotti nell’area parigina tra il 2001 e il 2003. Infatti nell’area di studio, al contrario di quanto è emerso dalle indagini francesi, gli agricoltori locali non hanno problemi di circolazione con i mezzi agricoli (fatta eccezione per quelli che hanno aziende particolarmente frazionate), né vi sono particolari difficoltà al rinnovo dei contratti di affitto (considerando che la maggior parte degli agricoltori è anche proprietario dei terreni che conduce), né si manifestano problemi legati alla presenza di nomadi o danni provocati da persone (motocross, furti). Risultati simili all’indagine svolta nell’area sud di Milano e nell’area periurbana di Parigi sono quelli emersi da un’indagine diretta svolta da ADAS nell’area londinese nel 2007; dove i maggiori svantaggi rilevati sono i furti di gasolio e delle attrezzature, atti di vandalismo e la presenza di discariche abusive che si riflettono negativamente sia sull’attività agricola sia sull’immagine di queste aree, che vengono percepite come luoghi pericolosi, diventando così una barriera alla fruizione pubblica. Dal confronto tra le varie indagini dirette emerge una certa differenza tra l’area di studio e le altre zone che si trovano nelle aree periurbane di centri di maggiori dimensioni, che sono sottoposte ad una maggiore pressione fondiaria e a molteplici situazioni “conflittuali” generate da usi spesso impropri del territorio agricolo. Sezione VIII: Rapporto tra agricoltura e urbanistica (AU) La maggior parte degli imprenditori ha sottolineato la mancanza di volontà politica a tutti i livelli (regionale, provinciale e comunale) di incentivare e favorire l’agricoltura e il settore agricolo. Solo gli imprenditori che nel passato sono stati amministratori pubblici hanno affermato di essere a conoscenza degli strumenti urbanistici in vigore e delle reali competenze degli Enti locali. Agli Enti locali spesso sono state attribuite competenze errate o poteri maggiori rispetto a quelli reali. In alcuni casi infatti vincoli e limitazioni sono stati attribuiti al Comune, mentre dipendono da normative statali o regionali. I vincoli maggiori sono stati attribuiti alla Regione e al Comune. Per quanto riguarda la Regione, sono state segnalate limitazioni soprattutto legate alla normativa ambientale, all’uso delle acque per l’irrigazione, all’impossibilità di edificare in area agricola, alla burocrazia per il riconoscimento delle strutture agrituristiche. 173
Gli agricoltori Analizzando queste indicazioni nel dettaglio: -per quanto riguarda la legge regionale che regola l’esercizio dell’attività agrituristica, due sono state le osservazioni. La prima è relativa alla mancanza di un rapporto fra posti letto e dimensioni aziendali, per cui anche piccole aziende possono svolgere un’attività agrituristica con il massimo dei posti letto consentiti. La seconda è legata alla impossibilità di vendere i prodotti di altre aziende agrarie della zona o altri prodotti tipici umbri che consentirebbero di aumentare l’offerta e di valorizzare la struttura agrituristica, oltre ad ampliare la rete di commercializzazione dei prodotti d’area. -per quanto riguarda l’impossibilità di edificare in area agricola, gli imprenditori sostengono che i limiti stabiliti sono troppo bassi a svantaggio soprattutto di coloro che conducono aziende di limitate dimensioni. La maggior parte degli intervistati è concorde nel sostenere che la possibilità di edificare dovrebbe essere relazionata alle reali esigenze dell’imprenditore e all’utilità dell’intervento per l’attività produttiva, piuttosto che su indici calcolati in m³/ m 2 . Per quanto riguarda la Provincia, le lamentele maggiori sono state riferite alla rigidità delle autorizzazioni per l’irrigazione e l’attingimento dell’acqua dai pozzi e al pagamento della tassa annuale per il transito su strade provinciali, che spesso è pari al ricavo annuale della lavorazione dei terreni. Relativamente alle competenze comunali, sono stati indicati come elementi limitativi: l’impossibilità in zona agricola di realizzare strutture necessarie per l’attività produttiva; una inadeguata pianificazione del territorio che non ha saputo né prevenire, né risolvere i conflitti e i contrasti generati dalla prossimità dell’attività agricola con altre attività; la rigidità dei vincoli paesistici, riscontrati quasi esclusivamente nel territorio di Assisi, che impongono limitazioni soprattutto all’attività produttiva. In particolare per quanto riguarda le critiche inerenti i vincoli paesistici sono state addotte motivazioni non proprio corrette. In un caso è stata attribuita ad un vincolo paesistico “comunale” l’impossibilità di costruire una serra moderna e adeguata alle esigenze agricole, perché l’altezza consentita era inferiore a quella necessaria, in quanto posizionata in una zona a valenza paesistica. In realtà il progetto è stato bocciato dalla Regione, mentre il Comune aveva espresso un parere favorevole, considerando importante lo sviluppo di questa attività. Altro caso è quello di un imprenditore che ha affermato che il Comune di Assisi non gli aveva consentito di affiggere l’insegna della sua struttura agrituristica, nonostante la qualità della fattura e dei materiali (legno di ulivo), a causa del suo impatto sul paesaggio. In realtà il divieto del Comune deriva dal Codice nazionale della strada, che indica le misure e le caratteristiche di tutte le insegne apposte lungo le strade. Sono stati riportati solo alcuni esempi che mostrano una certa confusione da parte degli imprenditori rispetto agli iter, alle normative e alle competenze degli 174
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Gli agricoltori<br />
emerso che gli imprenditori agricoli dell’area non erano perfettamente consapevoli<br />
delle potenzialità di commercializzazione dei loro prodotti e assumevano un atteggiamento<br />
di ostilità nei confronti dei centri urbani limitrofi, indicando come<br />
svantaggi più rilevanti la presenza di discariche e frequentazioni poco raccomandabili.<br />
Aspetti non emersi dall’indagine nell’area di studio probabilmente a causa<br />
della minore pressione esercitata da piccoli centri rispetto all’area metropolitana<br />
milanese e dalle aspettative commerciali create dal grande afflusso turistico verso<br />
Assisi.<br />
Sono emerse differenze nelle risposte degli imprenditori anche rispetto agli<br />
studi condotti nell’area parigina tra il 2001 e il 2003. Infatti nell’area di studio, al<br />
contrario di quanto è emerso dalle indagini francesi, gli agricoltori locali non hanno<br />
problemi di circolazione con i mezzi agricoli (fatta eccezione per quelli che<br />
hanno aziende particolarmente frazionate), né vi sono particolari difficoltà al rinnovo<br />
dei contratti di affitto (considerando che la maggior parte degli agricoltori è<br />
anche proprietario dei terreni che conduce), né si manifestano problemi legati alla<br />
presenza di nomadi o danni provocati da persone (motocross, furti). Risultati simili<br />
all’indagine svolta nell’area sud di Milano e nell’area periurbana di Parigi sono<br />
quelli emersi da un’indagine diretta svolta da ADAS nell’area londinese nel 2007;<br />
dove i maggiori svantaggi rilevati sono i furti di gasolio e delle attrezzature, atti di<br />
vandalismo e la presenza di discariche abusive che si riflettono negativamente sia<br />
sull’attività agricola sia sull’immagine di queste aree, che vengono percepite come<br />
luoghi pericolosi, diventando così <strong>una</strong> barriera alla fruizione pubblica.<br />
Dal confronto tra le varie indagini dirette emerge <strong>una</strong> certa differenza tra l’area<br />
di studio e le altre zone che si trovano nelle aree periurbane di centri di maggiori<br />
dimensioni, che sono sottoposte ad <strong>una</strong> <strong>maggiore</strong> pressione fondiaria e a molteplici<br />
situazioni “conflittuali” generate da usi spesso impropri del territorio agricolo.<br />
Sezione VIII: Rapporto tra agricoltura e urbanistica (AU)<br />
La maggior parte degli imprenditori ha sottolineato la mancanza di volontà politica<br />
a tutti i livelli (regionale, provinciale e com<strong>una</strong>le) di incentivare e favorire<br />
l’agricoltura e il settore agricolo.<br />
Solo gli imprenditori che nel passato sono stati amministratori pubblici hanno<br />
affermato di essere a conoscenza degli strumenti urbanistici in vigore e delle reali<br />
competenze degli Enti locali. Agli Enti locali spesso sono state attribuite competenze<br />
errate o poteri maggiori rispetto a quelli reali. In alcuni casi infatti vincoli e<br />
limitazioni sono stati attribuiti al Comune, mentre dipendono da normative statali<br />
o regionali. I vincoli maggiori sono stati attribuiti alla Regione e al Comune.<br />
Per quanto riguarda la Regione, sono state segnalate limitazioni soprattutto legate<br />
alla normativa ambientale, all’uso delle acque per l’irrigazione,<br />
all’impossibilità di edificare in area agricola, alla burocrazia per il riconoscimento<br />
delle strutture agrituristiche.<br />
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