Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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30.06.2013 Views

L’evoluzione del concetto di spazio rurale e di agricoltura nel territorio e nella Politica Agricola Comunitaria I primi schemi di pianificazione territoriale, influenzati dai modelli teorici, si trovarono ad affrontare il rapporto urbano/rurale in città esistenti, dove la priorità era il contenimento della crescita urbana. Nella varietà delle risposte offerte, in relazione alle diversità delle condizioni ambientali, delle strutture economicosociali e degli ordinamenti politico-amministrativi, si sono affermati alcuni modelli relazionali sostanzialmente riconducibili a tre “categorie” differenti: la “cintura verde”, che si propone di contenere l’espansione urbana all’interno, il “cuneo verde” che dall’esterno penetra dentro il tessuto urbanizzato, il “cuore verde”, che invece preserva gli spazi agricoli all’interno delle aree urbanizzate. Il rapporto tra città e campagna, dopo il progressivo affrancamento (sia di tipo alimentare che energetico) della città dalla campagna, grazie allo sviluppo di tecniche di conservazione degli alimenti e alla diffusione di mezzi di trasporto veloce, perde la sua connotazione “funzionale” e l’agricoltura e gli spazi agricoli rientrano negli schemi di pianificazione, in relazione alle strategie di sviluppo delle città e alle loro evoluzioni. Un esempio dell’evoluzione del rapporto tra città e campagna è dato dalle green belts inglesi. Attualmente ve ne sono 14 e occupano 1.671 milioni di ha (il 13% della superficie dell’Inghilterra). Al loro interno le aree agricole nel corso degli anni sono state investite di diverse funzioni e spesso sono state assimilate a “spazi aperti” o a “spazi naturali”. Mentre all’inizio del Novecento queste aree venivano tutelate in un’ottica di autosostentamento alimentare delle città, tra le due guerre sono state protette soprattutto per le funzioni militari, che avrebbero potuto svolgere, ospitando aerodromi e quartieri militari (Amati et al., 2006). Dopo la Seconda guerra mondiale a questi spazi è stata affidata la funzione di zone cuscinetto tra i grandi agglomerati urbani, soprattutto per evitare la saldatura delle aree edificate, con la conseguente formazione di conurbazioni. Il contestuale sviluppo dell’industrializzazione delle campagne ha finito per connotare l’agricoltura come un’attività inquinante per l’ambiente, a causa dei metodi intensivi praticati, e banalizzante per il paesaggio, per la perdita dei caratteri di ruralità e lo sviluppo della residenzialità sparsa (Hague, 2007; Bramley et al., 2004). Attualmente le funzioni prevalenti attribuite alle aree agricole sono quelle di proteggere gli spazi aperti dall’espansione urbana, in modo tale da evitare la fusione tra centri limitrofi e da garantire spazi per le attività ricreative e per il riequilibrio ecologico e ambientale. Quella della Green Belt londinese è la soluzione più imitata, con i necessari adattamenti, anche in città di altri Paesi (Mosca, Ottawa, Toronto, Dakar, Pekino, Parigi, Torino, etc). Nelle città italiane il modello urbanistico delle cinture verdi ha trovato accoglimento solo alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, sia come modello progettuale, che come strumento operativo, nel tentativo di frenare la progressiva frantumazione del paesaggio agricolo, attraverso una ricucitura di spazi agricoli e naturali (Ravenna, Monza, Milano) (Kipar, 1994). 15

L’evoluzione del concetto di spazio rurale e di agricoltura nel territorio e nella Politica Agricola Comunitaria Nel corso degli anni sono aumentate le attese nei confronti degli spazi agricoli e dei sistemi di relazione in cui sono integrati e implicati. Questo si riflette anche negli schemi pianificatori, che si evolvono in “categorie” più complesse con il principale obiettivo di mettere in rete e preservare la funzionalità degli spazi (agricoli, naturali.), dove la funzione agricola si connette e si integra in quella ambientale, ecologica e paesaggistica attraverso la costruzione di “reti”, “trame” e “sistemi”. Allo stesso tempo nascono progetti specifici che cercano un nuovo equilibrio tra città e campagna, tra governo del territorio e agricoltura; forme che trovano e fondano le loro specificità in modelli ad hoc, che cercano di valorizzare al meglio le risorse, dove il riconoscimento della multifunzionalità dell’agricoltura gioca un ruolo fondamentale per la sua tutela (Duvernoy et al., 2005). 2.1.1 La nascita dei “progetti agricoli”: i progetti agriurbani in Francia, i parchi agricoli in Italia e in Spagna e la progettazione integrata territoriale in Italia Con il termine “progetti agricoli” si vogliono qui indicare quei progetti che invertono lo sguardo, partendo dalla campagna fino ad arrivare alla città e che si differenziano dai precedenti, in quanto pongono al centro del progetto l’agricoltura produttiva e multifunzionale. Obiettivo principale è la tutela degli spazi agricoli dall’espansione della città e dalla “rururbanizzazione” della campagna e la valorizzazione dell’attività agricola, in risposta alla crisi del modello agricolo produttivista (cfr. paragrafo 2.2.). Queste esperienze, che spesso trovano applicazione su una scala intercomunale, si caratterizzano per la volontà di proteggere le aree agricole dall’espansione urbana attraverso l’esercizio dell’attività produttiva, connessa in modo più o meno rilevante, a seconda dei casi, con funzioni ricreative, di tutela ambientale e del paesaggio. Sono state individuate, come esperienze di riferimento, quelle del “Parco agricolo” (Italia, Spagna), del “Progetto agriurbano” (Francia) e della “Progettazione Integrata Territoriale” (Italia). Questa scelta non toglie naturalmente alcuna validità ad altri modelli di “sviluppo” e di gestione 2 o ad altre “categorie” di Parco, che si pongono l’obiettivo della salvaguardia e della valorizzazione dell’agricoltura, anche se questo termine non compare nella loro denominazione (es. Parco delle colline di Napoli, Parco del Po Torinese, Parco Nazionale delle Cinque Terre, Parco Rurale, etc…). 2 E’ stata fatta, prima di scegliere una ricognizione accurata delle esperienze in corso sopratutto consultando i siti delle varie “reti di scambi di metodologie” (il Resource Center for Urban Agricolture and Food Security (RUAF), a livello mondiale; il Peri-Urban Regions Platform Europe (PURPLE) e la Federazione Europea di Spazi Naturali e Rurali Metropolitani e Periurbani (Federnatur), a livello europeo; e Terres en Villes in Francia) e analizzando i diversi progetti europei che si stanno interessando a queste tematiche (NEWRUR (2001-2004); Métropole Nature (2002-2004); Extramet (2005-2007); Pays.Med.Urban (2009-2011); Naturba (2009-2011); SURF (2009-2012); Parcs Périurbains (2010-2012). Euroscapec (2010-2013)). Difficile quindi sarebbe stato riportare tutte le iniziative e le esperienze di pianificazione e gestione degli spazi agricoli in particolare periurbani. 16

L’evoluzione del concetto di spazio rurale e di agricoltura nel territorio e <strong>nella</strong> Politica<br />

Agricola Comunitaria<br />

I primi schemi di pianificazione territoriale, influenzati dai modelli teorici, si<br />

trovarono ad affrontare il rapporto urbano/rurale in città esistenti, dove la priorità<br />

era il contenimento della crescita urbana. Nella varietà delle risposte offerte, in<br />

relazione alle diversità delle condizioni ambientali, delle strutture economicosociali<br />

e degli ordinamenti politico-amministrativi, si sono affermati alcuni modelli<br />

relazionali sostanzialmente riconducibili a tre “categorie” differenti: la “cintura<br />

verde”, che si propone di contenere l’espansione urbana all’interno, il “cuneo<br />

verde” che dall’esterno penetra dentro il tessuto urbanizzato, il “cuore verde”, che<br />

invece preserva gli spazi agricoli all’interno delle aree urbanizzate. Il rapporto tra<br />

città e campagna, dopo il progressivo affrancamento (sia di tipo alimentare che<br />

energetico) della città dalla campagna, grazie allo sviluppo di tecniche di conservazione<br />

degli alimenti e alla diffusione di mezzi di trasporto veloce, perde la sua<br />

connotazione “funzionale” e l’agricoltura e gli spazi agricoli rientrano negli<br />

schemi di pianificazione, in relazione alle strategie di sviluppo delle città e alle<br />

loro evoluzioni.<br />

Un esempio dell’evoluzione del rapporto tra città e campagna è dato dalle green<br />

belts inglesi. Attualmente ve ne sono 14 e occupano 1.671 milioni di ha (il<br />

13% della superficie dell’Inghilterra). Al loro interno le aree agricole nel corso<br />

degli anni sono state investite di diverse funzioni e spesso sono state assimilate a<br />

“spazi aperti” o a “spazi naturali”. Mentre all’inizio del Novecento queste aree<br />

venivano tutelate in un’ottica di autosostentamento alimentare delle città, tra le<br />

due guerre sono state protette soprattutto per le funzioni militari, che avrebbero<br />

potuto svolgere, ospitando aerodromi e quartieri militari (Amati et al., 2006). Dopo<br />

la Seconda guerra mondiale a questi spazi è stata affidata la funzione di zone<br />

cuscinetto tra i grandi agglomerati urbani, soprattutto per evitare la saldatura delle<br />

aree edificate, con la conseguente formazione di conurbazioni. Il contestuale sviluppo<br />

dell’industrializzazione delle campagne ha finito per connotare l’agricoltura<br />

come un’attività inquinante per l’ambiente, a causa dei metodi intensivi praticati,<br />

e banalizzante per il paesaggio, per la perdita dei caratteri di ruralità e lo sviluppo<br />

della residenzialità sparsa (Hague, 2007; Bramley et al., 2004). Attualmente le<br />

funzioni prevalenti attribuite alle aree agricole sono quelle di proteggere gli spazi<br />

aperti dall’espansione urbana, in modo tale da evitare la fusione tra centri limitrofi<br />

e da garantire spazi per le attività ricreative e per il riequilibrio ecologico e ambientale.<br />

Quella della Green Belt londinese è la soluzione più imitata, con i necessari<br />

adattamenti, anche in città di altri Paesi (Mosca, Ottawa, Toronto, Dakar, Pekino,<br />

Parigi, Torino, etc). Nelle città italiane il modello urbanistico delle cinture<br />

verdi ha trovato accoglimento solo alla fine degli anni Novanta del secolo scorso,<br />

sia come modello progettuale, che come strumento operativo, nel tentativo di frenare<br />

la progressiva frantumazione del paesaggio agricolo, attraverso <strong>una</strong> ricucitura<br />

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