Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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L’<strong>integrazione</strong> dell’agricoltura negli strumenti urbanistici dell’area di studio<br />
Maria degli Angeli» giudicata «paesisticamente deprecabile ed inopport<strong>una</strong> ai<br />
fini della chiarezza delle suddivisioni amministrative esistenti» e «<strong>una</strong> fascia di<br />
separazione dalla superstrada» giudicata «indispensabile al fine di evitare la costruzione<br />
a margine della stessa, ad un tempo pericolosa e declassatrice della<br />
stessa sua funzione di comunicazione veloce e per mezzi pesanti» (Astengo,<br />
1966b: 11).<br />
Per quanto riguarda le indicazioni programmatiche si limita a “vincolare”<br />
l’edificazione delle case rurali «purchè legata a programmi di aziende agricole<br />
impostate in modo economicamente sano e produttivo» al fine di evitare «la polverizzazione<br />
dei fondi agricoli» (Astengo, 1966b: 14). Nelle Norme Tecniche di<br />
Attuazione è interessante notare come la regolazione del “territorio agricolo” (art.<br />
24), sia stata inserita nel V capitolo relativo alle “Norme per le zone verdi”, invece<br />
che sotto il capitolo II “Norme generali per le zone industriali e artigianali”,<br />
insieme alle altre attività produttive, come invece avviene nel PRG di Assisi.<br />
La differente considerazione delle zone agricole che lo stesso progettista ha<br />
adottato per i due comuni deriva, come già segnalato, dalle diversità fra le due<br />
strutture territoriali.<br />
Nel primo PRG di Assisi Astengo non solo fa un’analisi accuratissima del settore,<br />
introducendo anche indicatori specifici, ma privilegia il ruolo produttivo<br />
dell’agricoltura, dando indicazioni di tipo tecnico-agronomico per aumentare la<br />
produttività dei terreni, mentre nel secondo PRG di Assisi viene accentuato il ruolo<br />
“paesaggistico” delle aree agricole. Nel PRG di Bastia Umbra, invece, riconoscendo<br />
alla città <strong>una</strong> forte vocazionalità commerciale e industriale, Astengo affida<br />
alle aree agricole, senza tenere conto della loro produttività, il compito di mantenere<br />
la segnalazione dei confini della città e la separazione tra i centri di pianura.<br />
Ciò che si voleva evitare e che invece è sostanzialmente accaduto, analogamente<br />
ad altre aree della Regione, è quel «consolidamento-saldatura degli sviluppi insediativi<br />
lineari (prevalentemente a favore della domanda abitativa delle famiglie<br />
giovani del ceto medio o mature del terziario tradizionale) con un effetto di riversamento<br />
sugli itinerari stradali principali dei flussi a breve e medio raggio» (Camicia,<br />
Sartore, 2000: 65).<br />
5.2.2. Dal 1970 al 1990: l’evoluzione della pianificazione e il riconoscimento<br />
delle zone “E”<br />
Durante gli anni Settanta anche gli altri due comuni dell’area di studio, Bettona<br />
e Cannara, si sono dotati di uno strumento urbanistico, scegliendo la soluzione più<br />
semplice del Programma di Fabbricazione (PdF), limitandosi a recepire le indicazioni<br />
fornite in quegli anni dalla normativa nazionale relativamente alla zonizzazione<br />
dei territori urbani ed extraurbani, aree agricole comprese (zone “E”). Prevale<br />
infatti nei due comuni l’esigenza di disciplinare le «costruzioni e l’ordinato<br />
sviluppo delle singole unità edilizia comprese nel territorio com<strong>una</strong>le», con <strong>una</strong><br />
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