Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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L’integrazione dell’agricoltura negli strumenti urbanistici dell’area di studio non costituisce l’esito di una valutazione della potenzialità e della produttività dei suoli, ma viene proposta come zonizzazione di prima approssimazione, da approfondire ulteriormente, anche per cogliere le differenze tra le varie zone dell’Umbria. Viene infatti indicata la necessità di un’appropriata indagine territoriale per stabilire i vincoli e gli standards, determinabili solo a posteriori dopo un’analisi «dettagliata, che giustifichi l’ampiezza, le eccezioni e la durata nel tempo» dei vincoli e “il livello” degli standards. In entrambi i casi vengono avanzate alcune proposte di intervento per le aree agricole nella parte finale del Documento. Per l’elaborazione finale del PUT viene proposta la creazione di un gruppo multidisciplinare, in cui però non è prevista la figura dell’agronomo, nonostante l’importanza che viene assegnata all’agricoltura nel Documento. a.2 Primo Piano Urbanistico Territoriale (1983) L’Umbria è stata la prima Regione a statuto ordinario che ha approvato con legge 84 il Piano Urbanistico Territoriale, in assenza di un quadro di programmazione nazionale, che ha reso più difficoltosa la sua formulazione. Il PUT indica tra i suoi obiettivi, nella Relazione illustrativa allegata alla legge, il potenziamento della struttura urbana policentrica, puntando sull’idea dell’Umbria come «città-regione, assicurando un elevato modello di mobilità e di qualità complessiva dei servizi». Nel Piano i terreni agricoli vengono riconosciuti come «condizione insostituibile per una utilizzazione integrata delle complessive risorse agricole regionali ed in quanto tali debbono essere intesi come valore prioritario da difendere da sprechi e dispersione» e vengono considerati come una «risorsa strategica per l’ulteriore sviluppo dell’Umbria», sia per la loro potenzialità produttiva sia come attività economicamente sostenibile nelle aree altocollinari e montane. Come suggerito dal Documento preliminare, nel PUT sono state individuate aree “di particolare interesse agricolo”. Le aree sono state definite sulla base di alcuni parametri principalmente di tipo «geomorfologico quali: le pendenze, l’altitudine, l’orientamento dei versanti, le possibilità irrigue, l’uso del suolo dei territori». L’elaborazione con strumenti informatici dei dati raccolti ha consentito la determinazione della “qualità dei territori” e quindi la delimitazione delle aree di particolare interesse agricolo. I Comuni vengono sollecitati, sulla base della zonizzazione regionale, rappresentata a scala 1:100.000, a delimitare in termini 84 Il PUT è stato redatto sulla base della LR n. 40/1975 e successivamente approvato con la LR n. 52/1983. Nella tavola n. 8, relativa alla “zonizzazione regionale”, vengono indicate solo due macroaree destinata a “interventi di conservazione idrogeologica del suolo e di tutela ambientale; per attività agro-silvopastorale; per turismo montano e collinare e per il tempo libero”, dalle aree invece destinate a “per attività agricola, insediamenti umani, comunicazioni, turismo e tempo libero”. Si tratta di un’indicazione generica che tende a separare le aree montane da quelle collinari e pianeggianti e che non tutela né valorizza le aree agricole. La tavola n. 9 del Documento invece delimita le “zone di proprietà dell’A.S.F.D. [Azienda di Stato delle Foreste Demaniali], dei comuni e delle comunanze di intervento prioritario per l’allevamento zootecnico estensivo e per la forestazione”. 99
L’integrazione dell’agricoltura negli strumenti urbanistici dell’area di studio fondiari (in scala non inferiore a 1:10.000) le aree di particolare interesse agricolo, con l’adozione di varianti agli strumenti urbanistici vigenti, entro un anno dall’entrata in vigore della legge di approvazione del PUT. Ai Comuni è concessa la possibilità sia di procedere «all’individuazione di ulteriori aree di particolare interesse agricolo anche in zone collinari e montane sulla base di approfondimenti e di studi di carattere locale», in quanto le aree individuate dalla Regione sono concentrate nelle aree pianeggianti, vallive e basso-collinari, sia a “declassificarle” a territori edificabili in quanto già «oggetto di fenomeni di urbanizzazione, tali da rendere questi territori […] inutilizzabili dal punto di vista agricoloproduttivo». Purtroppo sarà la seconda azione a prevalere sulla prima, almeno nell’area di studio. La delimitazione delle aree agricole nella cartografia del PUT differisce da quella indicata nel Documento preliminare. Da un lato non vengono più indicate le aree a vocazione agrosilvo-pastorale, mentre dall’altro nelle aree di particolare interesse agricolo viene indicato l’uso agricolo come prevalente e viene concessa la possibilità di edificare a fini abitativi (non consentita nel documento preliminare) solo ad imprenditori a titolo principale, estendendo quella a fini produttivi anche a coloro i quali non rivestono tale qualifica, previa presentazione di un piano di sviluppo aziendale alla Giunta Regionale. Nel PUT del 1983 la zona pianeggiante e basso-collinare compresa tra i Comuni di Assisi, Bastia, Bettona e Cannara è stata classificata come “area di particolare interesse agricolo”. 6.1.2 Dal 1990 al 2000: la revisione del PUT e la formazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Nel decennio 1990-2000 si registra una maggiore integrazione dell’agricoltura all’interno degli strumenti di piano, che non si limita più alla semplice indicazione delle aree di particolare interesse agricolo. Puntuali indicazioni vengono fornite non solo a livello cartografico, in merito alla zonizzazione delle aree agricole e alla localizzazione delle risorse presenti, ma anche nella parte strutturale dei documenti, in cui vengono fornite indicazioni sullo sviluppo del settore e sulla valorizzazione degli spazi rurali. a. Piano Urbanistico Territoriale della Regione Umbria (2000) Il PUT, approvato con LR n. 27/2000 tuttora vigente, si differenzia rispetto al Piano del 1983 per la maggiore importanza attribuita all’ambiente e, soprattutto, allo sviluppo sostenibile del territorio, che diventa una delle finalità del piano. Maggiore è anche l’approfondimento delle problematiche che investono il settore agricolo che risulta non solo nel nuovo Piano, ma anche nell’intesa che la Regione Umbria ha sottoscritto con le Organizzazioni dei Produttori, prima della redazione del PUT, «in merito ai contenuti e alle finalità della pianificazione territoriale ed 100
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L’<strong>integrazione</strong> dell’agricoltura negli strumenti urbanistici dell’area di studio<br />
fondiari (in scala non inferiore a 1:10.000) le aree di particolare interesse agricolo,<br />
con l’adozione di varianti agli strumenti urbanistici vigenti, entro un anno<br />
dall’entrata in vigore della legge di approvazione del PUT. Ai Comuni è concessa<br />
la possibilità sia di procedere «all’individuazione di ulteriori aree di particolare<br />
interesse agricolo anche in zone collinari e montane sulla base di approfondimenti<br />
e di studi di carattere locale», in quanto le aree individuate dalla Regione sono<br />
concentrate nelle aree pianeggianti, vallive e basso-collinari, sia a “declassificarle”<br />
a territori edificabili in quanto già «oggetto di fenomeni di urbanizzazione, tali<br />
da rendere questi territori […] inutilizzabili dal punto di vista agricoloproduttivo».<br />
Purtroppo sarà la seconda azione a prevalere sulla prima, almeno<br />
nell’area di studio.<br />
La delimitazione delle aree agricole <strong>nella</strong> cartografia del PUT differisce da<br />
quella indicata nel Documento preliminare. Da un lato non vengono più indicate<br />
le aree a vocazione agrosilvo-pastorale, mentre dall’altro nelle aree di particolare<br />
interesse agricolo viene indicato l’uso agricolo come prevalente e viene concessa<br />
la possibilità di edificare a fini abitativi (non consentita nel documento preliminare)<br />
solo ad imprenditori a titolo principale, estendendo quella a fini produttivi anche<br />
a coloro i quali non rivestono tale qualifica, previa presentazione di un piano<br />
di sviluppo aziendale alla Giunta Regionale.<br />
Nel PUT del 1983 la zona pianeggiante e basso-collinare compresa tra i Comuni di<br />
Assisi, Bastia, Bettona e Cannara è stata classificata come “area di particolare interesse<br />
agricolo”.<br />
6.1.2 Dal 1990 al 2000: la revisione del PUT e la formazione del Piano Territoriale<br />
di Coordinamento Provinciale (PTCP)<br />
Nel decennio 1990-2000 si registra <strong>una</strong> <strong>maggiore</strong> <strong>integrazione</strong> dell’agricoltura<br />
all’interno degli strumenti di piano, che non si limita più alla semplice indicazione<br />
delle aree di particolare interesse agricolo. Puntuali indicazioni vengono fornite<br />
non solo a livello cartografico, in merito alla zonizzazione delle aree agricole e<br />
alla localizzazione delle risorse presenti, ma anche <strong>nella</strong> parte strutturale dei documenti,<br />
in cui vengono fornite indicazioni sullo sviluppo del settore e sulla valorizzazione<br />
degli spazi rurali.<br />
a. Piano Urbanistico Territoriale della Regione Umbria (2000)<br />
Il PUT, approvato con LR n. 27/2000 tuttora vigente, si differenzia rispetto al<br />
Piano del 1983 per la <strong>maggiore</strong> importanza attribuita all’ambiente e, soprattutto,<br />
allo sviluppo sostenibile del territorio, che diventa <strong>una</strong> delle finalità del piano.<br />
Maggiore è anche l’approfondimento delle problematiche che investono il settore<br />
agricolo che risulta non solo nel nuovo Piano, ma anche nell’intesa che la Regione<br />
Umbria ha sottoscritto con le Organizzazioni dei Produttori, prima della redazione<br />
del PUT, «in merito ai contenuti e alle finalità della pianificazione territoriale ed<br />
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