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La programmazione in agricoltura nell'esperienza della Regione ...

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apidamente raccolta una generazione molto promettente di giovani:<br />

Alessandro Bartola, Gianfranco Trill<strong>in</strong>i, Marco Bellardi, Mimmo Valenza. È<br />

da alcuni membri di questo gruppo, <strong>in</strong>fatti, che viene prodotto nel 1965 il<br />

volume Programmazione regionale dell’<strong>agricoltura</strong>. Studio pilota di piano<br />

zonale, che diviene il precursore dei successivi studi a livello regionale,<br />

oltre che un importante contributo a livello nazionale.<br />

<strong>La</strong> neo-costituita <strong>Regione</strong> Marche, pur ereditando un bagaglio di<br />

esperienze culturali e scientifiche di tutto rilievo, dimostra, all’<strong>in</strong>izio <strong>della</strong><br />

sua attività, di non essere pronta a mettere <strong>in</strong> atto una effettiva<br />

<strong>programmazione</strong> <strong>in</strong> <strong>agricoltura</strong>. Infatti, per tutta la prima legislatura e<br />

parte <strong>della</strong> seconda, a parte qualche limitato tentativo, orientato a<br />

predisporre un documento di <strong>programmazione</strong> generale: lo Schema di<br />

sviluppo regionale predisposto dalla Giunta ai sensi dell’art. 25 dello<br />

Statuto del 1974, non si registrano apprezzabili realizzazioni. Di contro, sul<br />

piano normativo, la <strong>Regione</strong> appariva riporre nella <strong>programmazione</strong> attese<br />

e speranze che possono apparire perf<strong>in</strong>o eccessive, assumendo nello<br />

Statuto (art. 8) che: «<strong>La</strong> politica di piano è il metodo permanente<br />

dell'azione <strong>della</strong> <strong>Regione</strong>». Quali le ragioni di una dicotomia così evidente<br />

tra il dire e il fare? Potrebbero essere addotte diverse <strong>in</strong>terpretazioni. Una<br />

prima, di ord<strong>in</strong>e complessivo, non solo agricolo qu<strong>in</strong>di, può fare<br />

riferimento al contesto delle difficoltà più generali, all’epoca, <strong>della</strong><br />

composizione del quadro istituzionale ed alla soluzione al problema dei<br />

rapporti tra centro e periferia, previsto dalla Costituzione: l’entusiasmo<br />

regionalistico può aver proiettato i primi Consigli regionali ben oltre i limiti<br />

imposti dalla logica del ritaglio delle competenze con cui si sono ripartiti i<br />

compiti tra Stato centrale e Regioni. D’altra parte, si era <strong>in</strong> un periodo <strong>in</strong><br />

cui i term<strong>in</strong>i “piano” e “<strong>programmazione</strong>”, entrati nel vocabolario corrente<br />

dei Paesi ad economia di mercato (dopo essere stati <strong>in</strong> precedenza<br />

monopolio esclusivo di quelli collettivistici) venivano abbondantemente<br />

utilizzati per migliorare l’aspetto estetico di politiche sostanzialmente<br />

tradizionali: nel 1961 e poi successivamente nel 1967 si attribuisce la<br />

denom<strong>in</strong>azione Piano verde ad una politica agricola del tutto <strong>in</strong>coerente<br />

con la logica <strong>della</strong> <strong>programmazione</strong>.<br />

Solo alla f<strong>in</strong>e degli anni settanta, a distanza di otto anni dalla sua<br />

costituzione, la <strong>programmazione</strong> <strong>in</strong> <strong>agricoltura</strong> viene avviata attraverso il<br />

Piano Agricolo Regionale (1979/87) e la Legge Regionale n. 6/78 sul<br />

contributo per la redazione dei piani zonali. Senza però grandi risultati.<br />

Anche per la sostanziale <strong>in</strong>adeguatezza degli strumenti predisposti per<br />

l’avvio di una riforma delle politiche agricole a livello comunitario.<br />

Tale situazione si determ<strong>in</strong>a a causa dell’assenza f<strong>in</strong> lì di un contesto<br />

nazionale di riferimento, del ritardo con cui si completa la seconda fase di<br />

regionalizzazione (D.P.R. 616/77), dei f<strong>in</strong>anziamenti <strong>in</strong>adeguati delle<br />

politiche regionali e <strong>in</strong> parte anche per <strong>in</strong>erzia e <strong>in</strong>capacità <strong>della</strong> stessa<br />

<strong>Regione</strong> nella quale ha presto f<strong>in</strong>ito per prevalere una gestione<br />

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