Diversifarm Idee imprenditoriali innovative nell'agricoltura delle ...
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condotta da persone in età avanzata. Ciò non solo per quanto riguarda gli imprenditori agricoli, poiché, anche tra i salariati, i giovani sono quasi assenti. Tale situazione è stata provocata, ad iniziare dagli anni della nascente industrializzazione (anni ’50 – ’60 in Italia) dal fatto che i settori nascenti, l’industria soprattutto, attraevano i giovani lavoratori con prospettive di guadagno più alte, ma soprattutto certe, sottraendoli così all’agricoltura: si è quindi generato un vero e proprio esodo dal primo settore, che ha comportato la senilizzazione e quindi la marginalizzazione dell’offerta di lavoro agricolo. Ancora oggi, nonostante qualche cambiamento sia avvenuto, o sia, comunque, in atto, la presenza di persone in età avanzata in agricoltura resta elevata e il numero dei giovani non aumenta. La tabella 5 mostra come i conduttori di aziende agricole siano maggiormente concentrati in classi di età anziane e più scarsi tra i giovani, i quali, invece, si dirigono verso altri settori dell’economia. Il mestiere di agricoltore è considerato precario, in quanto non dà sicurezza reddituale, e duro e faticoso da praticare, per cui non attrae. Il fenomeno, come detto più sopra, non è recente, in quanto è iniziato a partire dagli anni della ricostruzione del dopoguerra; dunque, quello della senilizzazione è un elemento che si è insinuato nell’agricoltura da lungo tempo e che ancora vi permane, non solo nel nostro paese: se si prende in considerazione l’Europa, si nota che l’8,3% degli imprenditori agricoli ha un’età inferiore a 35 anni, mentre ben un quarto degli agricoltori attivi ha più di 65 anni 45 . Tabella 5: distribuzione per classi di età dei conduttori di aziende agricole in Italia, 1990 Classi di età Numero conduttori aziendali Percentuale 14 – 24 17.070 0,6% 25 – 34 133.267 4,6% 35 – 44 379.600 13,0% 45 – 54 610.824 20,9% 55 – 59 400.703 1,7% 60 – 64 435.010 14,9% >=65 945.980 32,4% Totale 2.922.454 100,0% 14 – 34 150.337 5,1% 35 – 54 990.424 33,9% 55 – 64 835.713 28,6% >=65 945.980 32,4% Fonte: dati Istat, 1990. La situazione in Italia non è molto diversa: i conduttori aziendali in agricoltura con più di 65 anni sono quasi un terzo del totale (32,4%), mentre quelli con meno di 35 anni sono poco più del 5%. Da notare, inoltre, che se si considerano tutti quelli con più di 55 anni, si arriva addirittura ai due terzi del totale 46 . L’industria nascente italiana degli anni ’50 – ’60 ha attratto soprattutto i giovani di sesso maschile, sia perché più istruiti, sia perché più versatili e meno attaccati ai luoghi d’origine, rispetto alla popolazione femminile e quella anziana. 45 Fonte: AEIDL, 1999. 46 Fonte: Istat, 1991 51
Con il tempo, all’esodo è seguita una carenza della forza lavoro in agricoltura, dovuta all’invecchiamento degli agricoltori, che uscivano dalle fila dei lavoratori nel settore, senza essere rimpiazzati dai giovani. Oltre alla mancanza di braccia, il pericolo è rappresentato anche dal fatto che una forza lavoro in prevalenza anziana comporta conseguenze negative in termini di efficienza, produttività e di propensione all’innovazione ed al rischio nel settore. In effetti i giovani rappresentano quella parte di popolazione più intraprendente (ciò succede non solo in agricoltura, ma anche negli altri settori), più propensa a mettere in atto dei cambiamenti, ad introdurre innovazioni, per raggiungere determinati obiettivi, quantitativi, o più spesso oggi, qualitativi e per fare questo sono anche disposti a correre dei rischi. Cosa che invece non succede agli agricoltori anziani, i quali continuano a praticare l’attività tradizionalmente intesa, accontentandosi di margini bassi, ma certi, piuttosto che di entrate elevate, ma non sicure. I giovani che entrano in agricoltura, inoltre, se provengono da altri settori, possono apportare le conoscenze e l’esperienza acquisite, come l’imprenditorialità, la capacità di acquisire notizie ed informazioni, di sfruttare determinate risorse, di stabilire contatti e rapporti, e così via. In definitiva, con la permanenza di anziani in agricoltura è la parte tradizionale del settore che tende a predominare, mentre con il ricambio generazionale si avrebbe anche un rinnovamento del settore stesso. Queste sono, dunque, le motivazioni principali per le quali occorre dare un nuovo slancio all’agricoltura, in modo che la popolazione giovane ne sia attratta e decida di entrare in questo, piuttosto che in altri settori. Quello dell’agricoltore è, difatti, un mestiere in evoluzione costante, ma si può evolvere a condizione che vi siano persone che lo permettono: chi svolge questo mestiere ha bisogno di una formazione continua ed appropriata, in modo che possa rispondere nel migliore dei modi alle esigenze della collettività, dettate oggi dalle condizioni di benessere in cui essa vive. L’agricoltore deve in pratica essere polivalente: non solo produttore di beni alimentari, ma deve essere capace di svolgere anche tutte le funzioni e deve saper ricoprire tutti i ruoli, propri dell’agricoltore multifunzionale ed i giovani sono, in tal senso, un elemento essenziale nel settore agricolo. 2.11.1. Fattori di attrazione del settore La produttività del lavoro dei giovani è decisamente più alta di quella della componente anziana: le aziende condotte dai primi hanno infatti dimensioni economiche maggiori e producono un reddito che si aggira sui 15 milioni di lire, contro una media nazionale di 11 milioni 47 . Rispetto al reddito prodotto dalle aziende condotte da anziani (persone con più di 65 anni), quello prodotto da aziende condotte da giovani addirittura raddoppia, a parità di giornate lavorate in azienda (intorno alle 170 all’anno). Ciò significa che le imprese condotte da giovani sono più dinamiche e l’attività è svolta in modo tale da sfruttarne tutte le potenzialità, mentre in quelle di anziani non è detto che i fattori della produzione siano utilizzati al massimo della loro capacità produttiva. 47 Dati Istat, IV Censimento dell’agricoltura 1991. È da notare che i valori citati sono estremamente modesti, se confrontati con gli altri settori dell’economia e testimoniano l’esistenza, non solo di marginalità e frammentazione, ma anche di componenti reddituali extra–agricole nel mondo rurale. 52
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condotta da persone in età avanzata. Ciò non solo per quanto riguarda gli<br />
imprenditori agricoli, poiché, anche tra i salariati, i giovani sono quasi assenti.<br />
Tale situazione è stata provocata, ad iniziare dagli anni della nascente<br />
industrializzazione (anni ’50 – ’60 in Italia) dal fatto che i settori nascenti,<br />
l’industria soprattutto, attraevano i giovani lavoratori con prospettive di guadagno<br />
più alte, ma soprattutto certe, sottraendoli così all’agricoltura: si è quindi<br />
generato un vero e proprio esodo dal primo settore, che ha comportato la<br />
senilizzazione e quindi la marginalizzazione dell’offerta di lavoro agricolo.<br />
Ancora oggi, nonostante qualche cambiamento sia avvenuto, o sia,<br />
comunque, in atto, la presenza di persone in età avanzata in agricoltura resta<br />
elevata e il numero dei giovani non aumenta.<br />
La tabella 5 mostra come i conduttori di aziende agricole siano<br />
maggiormente concentrati in classi di età anziane e più scarsi tra i giovani, i<br />
quali, invece, si dirigono verso altri settori dell’economia.<br />
Il mestiere di agricoltore è considerato precario, in quanto non dà sicurezza<br />
reddituale, e duro e faticoso da praticare, per cui non attrae.<br />
Il fenomeno, come detto più sopra, non è recente, in quanto è iniziato a<br />
partire dagli anni della ricostruzione del dopoguerra; dunque, quello della<br />
senilizzazione è un elemento che si è insinuato nell’agricoltura da lungo tempo e<br />
che ancora vi permane, non solo nel nostro paese: se si prende in considerazione<br />
l’Europa, si nota che l’8,3% degli imprenditori agricoli ha un’età inferiore a 35<br />
anni, mentre ben un quarto degli agricoltori attivi ha più di 65 anni 45 .<br />
Tabella 5: distribuzione per classi di età dei conduttori di aziende agricole in Italia, 1990<br />
Classi di età Numero conduttori aziendali Percentuale<br />
14 – 24 17.070 0,6%<br />
25 – 34 133.267 4,6%<br />
35 – 44 379.600 13,0%<br />
45 – 54 610.824 20,9%<br />
55 – 59 400.703 1,7%<br />
60 – 64 435.010 14,9%<br />
>=65 945.980 32,4%<br />
Totale 2.922.454 100,0%<br />
14 – 34 150.337 5,1%<br />
35 – 54 990.424 33,9%<br />
55 – 64 835.713 28,6%<br />
>=65 945.980 32,4%<br />
Fonte: dati Istat, 1990.<br />
La situazione in Italia non è molto diversa: i conduttori aziendali in<br />
agricoltura con più di 65 anni sono quasi un terzo del totale (32,4%), mentre<br />
quelli con meno di 35 anni sono poco più del 5%. Da notare, inoltre, che se si<br />
considerano tutti quelli con più di 55 anni, si arriva addirittura ai due terzi del<br />
totale 46 .<br />
L’industria nascente italiana degli anni ’50 – ’60 ha attratto soprattutto i<br />
giovani di sesso maschile, sia perché più istruiti, sia perché più versatili e meno<br />
attaccati ai luoghi d’origine, rispetto alla popolazione femminile e quella anziana.<br />
45 Fonte: AEIDL, 1999.<br />
46 Fonte: Istat, 1991<br />
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