Diversifarm Idee imprenditoriali innovative nell'agricoltura delle ...

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30.06.2013 Views

VALUTAZIONE FINALE 1. Ripetibilità L'attività è sicuramente ripetibile, poiché non ci sono molte aziende, nella zona, che la praticano, soprattutto con il metodo della fecondazione artificiale. In effetti l'azienda non ha mai avuto difficoltà di collocazione del prodotto sul mercato e, in questo periodo, il momento è propizio, in conseguenza dell'evento della "mucca pazza" che dirige i consumi verso carni alternative. In effetti le richieste sono aumentate e l'azienda è riuscita a raddoppiare i prezzi sul mercato (da 2400 a 4800 lire al kg) tra il 2000 ed il 2001. Essendo i costi di produzione sempre gli stessi, i margini di guadagno sono del 60% circa, contro il 30% realizzato in precedenza. 2. Elementi L'attività è innovativa, perché l'allevamento è organizzato in cicli di innovazione continui e prevedibili, per cui ci sono operazioni assegnate e prestabilite che vanno compiute giorno per giorno. La fecondazione artificiale, iniziata nel 1991, era utilizzata all'inizio come supporto e copertura per gli spazi lasciati vuoti dalla fecondazione naturale, poi, visto che la percentuale di gravidanza era buona, dal 1992 è stata applicata su tutto l'allevamento. Le Marche sono state la prima regione in Europa ad utilizzare in maniera massiccia questo metodo. 3. Analisi SWOT Forza L'azienda, grazie al metodo della fecondazione artificiale rende sicuri i tempi di fecondazione e di parto e può organizzare in modo preciso l'attività; oltre a ciò annulla i tempi morti ed elimina il problema dei mancati accoppiamenti. L'azienda è molto affermata nel settore ed ha un mercato nazionale. Debolezza La fecondazione artificiale e l'allevamento in gabbie non incontrano il favore di tutti i consumatori, che potrebbero preferire carni provenienti da allevamenti più naturali. Opportunità L'azienda potrebbe espandersi affittando o acquistando un terreno attiguo, di proprietà della locale ASL, ora inutilizzato, dove sorge un frutteto recintato, magari per un allevamento allo stato brado e fare vendita diretta, così da aprire le porte ad un tipo diverso di consumatori ed al mercato locale e da diversificare i redditi. L'azienda dovrebbe sfruttare il momento propizio dovuto all'evento "mucca pazza" per aumentare produzione ed entrate monetarie. Minacce L'allevamento in gabbie ed al chiuso potrebbe favorire la trasmissione di epidemie tra gli animali che potrebbero generare delle mancate entrate. 129

4.13. Azienda agricola LA MADIA Località, comune (prov.) S. Cristoforo, Amandola (AP) Distanza dal centro abitato 10 km da Amandola Altitudine media aziendale 585 m s.l.m. Prodotto/servizio Coltivazione panificazione. di seminativi, trasformazione e NOTIZIE GENERALI 1. Famiglia del conduttore 2. Azienda 4 membri: il conduttore, di 32 anni; i genitori, tra 51 e 63 anni, la nonna. Il titolo di studio del conduttore è un attestato professionale di perito tecnico, dei genitori la quinta elementare. La nonna è pensionata e non svolge alcuna attività in azienda. Forma d'impresa Anno di insediamento Ditta individuale 1997 la coltivazione; settembre 2000 la trasformazione e panificazione. Superficie aziendale 17,70 ettari, tutti in proprietà, di cui coltivati 13,5 così suddivisi: grano tenero 7,3 ha; erba medica 5,7 ha; favino 0,7 ha; mais nostrano 0,5 ha. Si applica la rotazione delle colture. Parte della superficie è occupata dalla struttura che contiene il granaio, il locale di trasformazione, il laboratorio di panificazione ed il punto vendita. Origine dell'azienda e dell'idea Il conduttore aziendale svolgeva precedentemente l'attività di operaio metalmeccanico, ma la famiglia è stata sempre nel settore agricolo, possedendo dei terreni. Al ritorno dal suo lavoro, quindi, il conduttore doveva collaborare all'attività di famiglia. Questo è stato lo stimolo principale ad interrompere l'occupazione precedente, per iniziarne una nuova; ma vi hanno influito anche la passione personale per la cucina e la voglia di svolgere un'attività che dia spazio alla creatività ed all'iniziativa personali. L'idea iniziale era di aprire un agriturismo, ma ciò avrebbe coinvolto troppo i familiari, così il conduttore ha optato per l'attività di panificazione. Egli ha iniziato nel 1997 con la coltivazione di seminativi e nel settembre 2000 con la trasformazione e la panificazione. Le macchine di macinazione, a pietra o normale, separano la farina permettendo di ottenere 4 varietà distinte, dalla più raffinata, alla integrale (più completa di sostanze). Il grano ed il mais raccolti sono sistemati nel granaio, che si trova al primo piano dell'edificio, sul cui pavimento c'è un passaggio comunicante con la stanza sottostante, così che il grano possa passare direttamente nella stanza di trasformazione. Nella stanza attigua si trova il laboratorio di panificazione, con forno a legna e in una terza stanza il punto vendita. Il lievito, composto dalla massa del pane, contribuisce alla sua lunga conservazione e riporta in uso tecniche tradizionali. Il mais è una pianta autoctona nostrana, non incrociata con il mais americano ed è tipico e riconoscibile dalle 8 file di grani e dalla forma del chicco. Fino al 2000 c'era anche un allevamento di bovini e bufalini, poi dismesso. L'azienda è unica nel suo genere sul territorio marchigiano. 130

4.13. Azienda agricola LA MADIA<br />

Località, comune (prov.) S. Cristoforo, Amandola (AP)<br />

Distanza dal centro abitato 10 km da Amandola<br />

Altitudine media aziendale 585 m s.l.m.<br />

Prodotto/servizio<br />

Coltivazione<br />

panificazione.<br />

di seminativi, trasformazione e<br />

NOTIZIE GENERALI<br />

1. Famiglia<br />

del conduttore<br />

2. Azienda<br />

4 membri: il conduttore, di 32 anni; i genitori, tra 51 e 63 anni, la<br />

nonna. Il titolo di studio del conduttore è un attestato<br />

professionale di perito tecnico, dei genitori la quinta elementare.<br />

La nonna è pensionata e non svolge alcuna attività in azienda.<br />

Forma d'impresa Anno di insediamento<br />

Ditta individuale 1997 la coltivazione; settembre 2000 la<br />

trasformazione e panificazione.<br />

Superficie aziendale 17,70 ettari, tutti in proprietà, di cui coltivati 13,5 così suddivisi:<br />

grano tenero 7,3 ha; erba medica 5,7 ha; favino 0,7 ha; mais<br />

nostrano 0,5 ha. Si applica la rotazione <strong>delle</strong> colture. Parte della<br />

superficie è occupata dalla struttura che contiene il granaio, il<br />

locale di trasformazione, il laboratorio di panificazione ed il punto<br />

vendita.<br />

Origine dell'azienda<br />

e dell'idea<br />

Il conduttore aziendale svolgeva precedentemente l'attività di<br />

operaio metalmeccanico, ma la famiglia è stata sempre nel settore<br />

agricolo, possedendo dei terreni. Al ritorno dal suo lavoro, quindi,<br />

il conduttore doveva collaborare all'attività di famiglia. Questo è<br />

stato lo stimolo principale ad interrompere l'occupazione<br />

precedente, per iniziarne una nuova; ma vi hanno influito anche la<br />

passione personale per la cucina e la voglia di svolgere un'attività<br />

che dia spazio alla creatività ed all'iniziativa personali. L'idea<br />

iniziale era di aprire un agriturismo, ma ciò avrebbe coinvolto<br />

troppo i familiari, così il conduttore ha optato per l'attività di<br />

panificazione. Egli ha iniziato nel 1997 con la coltivazione di<br />

seminativi e nel settembre 2000 con la trasformazione e la<br />

panificazione. Le macchine di macinazione, a pietra o normale,<br />

separano la farina permettendo di ottenere 4 varietà distinte, dalla<br />

più raffinata, alla integrale (più completa di sostanze).<br />

Il grano ed il mais raccolti sono sistemati nel granaio, che si trova<br />

al primo piano dell'edificio, sul cui pavimento c'è un passaggio<br />

comunicante con la stanza sottostante, così che il grano possa<br />

passare direttamente nella stanza di trasformazione. Nella stanza<br />

attigua si trova il laboratorio di panificazione, con forno a legna e<br />

in una terza stanza il punto vendita. Il lievito, composto dalla<br />

massa del pane, contribuisce alla sua lunga conservazione e<br />

riporta in uso tecniche tradizionali. Il mais è una pianta autoctona<br />

nostrana, non incrociata con il mais americano ed è tipico e<br />

riconoscibile dalle 8 file di grani e dalla forma del chicco.<br />

Fino al 2000 c'era anche un allevamento di bovini e bufalini, poi<br />

dismesso.<br />

L'azienda è unica nel suo genere sul territorio marchigiano.<br />

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