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PAMELA DE LORENZI PAMELA DE LORENZI

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EVOLUZIONE <strong>DE</strong>LL’ ABBIGLIAMENTO FEMMINILE NEGLI ANNI ’50-’60-‘70<br />

<strong>PAMELA</strong> <strong>PAMELA</strong> <strong>DE</strong> <strong>DE</strong> <strong>LORENZI</strong><br />

<strong>LORENZI</strong>


PREMESSA<br />

“…Quando mia figlia Barbara era una bambina, lei e le sue amiche giocavano spesso con<br />

le bambole di carta. Mi resi conto che si avvertiva il bisogno di una bambola diversa,<br />

che desse loro la possibilità di interpretare il mondo degli adulti.<br />

Barbie era in grado di interpretare qualunque cosa le ragazzine volessero: la vita di<br />

tutti i giorni, le professioni che desideravano intraprendere e l’affascinante mondo<br />

della moda.”<br />

Ruth Handler<br />

Queste sono le parole dell’inventrice e “madre” di Barbie, la bambola mito, che, dal<br />

1959, ha venduto milioni di esemplari in tutto il mondo.<br />

Da più di 40 anni ormai, Barbie accompagna i giochi delle più piccole e non solo,<br />

infatti, accompagna anche i sogni dei collezionisti.<br />

Barbie, al passo con i tempi, è diventata simbolo della società moderna in continua<br />

evoluzione, rispecchiando usi e costumi, stili di vita e modi di vestire. Da sempre, infatti,<br />

questa bambola è testimone dei cambiamenti del mondo femminile e della moda<br />

soprattutto.<br />

Dal 1959 in poi, Barbie ha interpretato innumerevoli ruoli e professioni:<br />

dall’infermiera, alla baby-sitter, dalla donna in carriera, alla ginnasta, rinnovando<br />

sempre adeguatamente il suo look e il suo guardaroba, per essere trendy e cool in ogni<br />

occasione.<br />

Barbie rispecchia l’epoca in cui “vive”, la società consumistica, ma riesce anche ad essere<br />

la perfetta interprete di rievocazioni storiche (es: “Barbie Vittoriana” o “Barbie<br />

Elisabettiana”) e artistiche (es: Barbie ispirata a Renoir o Van Gogh).<br />

Barbie, dunque, è diventata parte integrante della cultura odierna, tanto che per il<br />

suo 40° anniversario, il 9 Marzo 1999, la celebre Wall Street ha cambiato, per un<br />

giorno, il suo nome in “Barbie Street” e le poste statunitensi le hanno dedicato un<br />

francobollo con il suo volto impresso, come simbolo di tendenza degli anni ’60 (vedi<br />

foto)<br />

Barbie quindi è una testimonianza storica “vivente” attraverso cui possiamo<br />

ripercorrere gli ultimi 40 anni della società.<br />

Andiamo ora ad analizzare, anche attraverso le immagini di questa bambola-mito, i<br />

cambiamenti dalla moda dalla fine degli anni ’50, agli anni ’70.<br />

Francobollo Francobollo dedicato dedicato a a Barbie Barbie dalle dalle poste poste statunitensi<br />

statunitensi


GLI GLI ANNI ANNI ‘50<br />

‘50


ANNI ‘ 50<br />

Il boom economico che, grazie al piano Marshal attuato dagli Stati Uniti, investe<br />

l’Europa negli anni ’50, porta l’occidente a godere di un apparente benessere. Questa<br />

situazione favorisce la corsa verso l’acquisizione di nuovi beni materiali, comincia cioè<br />

l’era del consumismo.<br />

L’imponente sviluppo economico e tecnologico entra nella vita quotidiana, portando<br />

così un cospicuo aumento del tempo libero. Nell’ industria trionfa il design.<br />

L’euforica atmosfera di creatività stimolante di questo decennio, dà voce a nuove<br />

proposte in tutti i campi: dall’arte alla tecnica e dalle manifestazioni culturali a quelle<br />

mondane.<br />

Nel campo della moda, le prime novità riguardano l’utilizzo di nuove fibre sintetiche<br />

(come ad esempio il nylon) le quali offrono una maggiore varietà di prodotti e<br />

stimolano ulteriormente la fantasia degli stilisti.<br />

L’abbigliamento femminile diventa quindi più raffinato, senza però rinunciare mai ad<br />

una linea pratica e semplice.<br />

Dior, noto stilista francese che ha lanciato il “New Look”, ormai si è trasferito negli<br />

Stati Uniti e durante gli anni ’50 da avvio alla realizzazione in serie delle sue creazioni;<br />

questo sviluppo della produzione contribuisce allo sviluppo del “pret-à-porter” e così<br />

l’industria scopre l’importanza della donna quale consumatrice di moda.<br />

Barbie, con il suo “ingresso in società” nel<br />

1959, rispecchia il clima effervescente di<br />

quegli anni, presentandosi già da subito con<br />

un vasto guardaroba che rispecchia le linee di<br />

tendenza (vedi foto accanto)<br />

Negli anni ’50 le donne vedono un susseguirsi<br />

di proposte-moda sempre diverse che<br />

assumono appellativi singolari come: abiti<br />

dalla linea ad “A”, ad “H”, a “Palloncino” o a<br />

“Trapezio”; nella linea a palloncino, ad<br />

esempio, i vestiti presentano un<br />

rigonfiamento sui fianchi o verso il basso.<br />

Gli stilisti impongono di portare il tailleur<br />

composto da una giacca corta ed una gonna dritta, senza la camicia (vedi foto nella<br />

pag. seguente).<br />

Il gusto di Dior si ripercuote ancora nella moda con vita stretta e gonna ampia.<br />

Lo stile classico di questo periodo è composto da cappotti dalla linea lenta rientranti<br />

sul dietro, manica a tre quarti, scolli spostati nella parte posteriore degli abiti, tacchi<br />

a spillo e capelli raccolti.


La linea a trapezio presentata da Yves Sait Laurent nel 1958,<br />

presenta vestiti a forma di sacco, che ignorano il punto vita,<br />

cappotti stretti in alto e svasati verso il basso, spesso lunghi fino<br />

al ginocchio.<br />

casual, soprattutto tra i giovani.<br />

Gli abiti della donna borghese sono improntati ad una maggiore<br />

funzionalità, soprattutto durante il giorno; si sviluppa quindi<br />

una produzione di indumenti pratici che possono essere<br />

facilmente e differentemente abbinati tra loro; si affermano<br />

soprattutto i twin-set, cioè coordinati di maglia e golf<br />

prevalentemente nei colori pastello.<br />

Per la sera si usa sempre il lungo; le tendenze inneggiano allo stile<br />

secondo Impero, con bustini stretti e crinoline di tulle adornate<br />

da paillettes, fiori di seta e ricami.<br />

In questi anni comincia ad affermarsi uno stile più sportivo e<br />

Tra le ragazze spopola lo stile Lolita, ispirato ad una fanciulla un<br />

po’ perversa, così spesso alle calze di nylon si sostituiscono i più<br />

infantili calzini corti, che danno un’aria teneramente<br />

adolescenziale.<br />

Non tutte le giovani, però, si unificano a questo look da “brave<br />

ragazze”, ricoprendo così il ruolo delle ribelli, che manifestano la<br />

propria differenza con l’intento di affermare la propria identità.<br />

Tutto ciò avviene anche attraverso alcuni indumenti simbolo come i<br />

jeans (vedi foto a destra), il giubbotto di pelle o il bomber.<br />

Iniziano qui i primi sintomi dello scontro generazionale, destinato a<br />

durare ed inasprirsi nel corso degli anni successivi. Questo contrasto<br />

si manifesterà anche attraverso la moda e Barbie, naturalmente,<br />

ne sarà la perfetta testimone.


GLI ANNI ‘60


ANNI ‘ 60<br />

Gli anni ’60 segnano un periodo di imponenti rivolgimenti politici, sociali e culturali,<br />

che vogliono portare ad una maggiore apertura, tolleranza e democrazia.<br />

Le arti, la letteratura e la musica subiscono profonde innovazioni, adottano nuovi<br />

linguaggi espressivi che rielaborano e criticano i miti della società del consumismo.<br />

Tra i giovani si diffondono, in questi anni, valori come il pacifismo e la non violenza,<br />

nasce il movimento Hippie.<br />

La televisione entra pian piano in tutte le case e fa conoscere le nuove idee ed i nuovi<br />

stili di vita.<br />

Per la prima volta i giovani diventano protagonisti assoluti della moda, che cambia ad<br />

un ritmo frenetico, tanto che la produzione quasi non riesce a stare al passo.<br />

Questi sono anche gli anni in cui finalmente vengono scoperte le gambe femminili, che<br />

diventano così un importante punto di seduzione.<br />

Intorno alla metà del decennio assume rilevanza sociale il problema delle droghe;<br />

intellettuali ed artisti sono influenzati dal diffuso malessere che ha colpito una società<br />

sfruttata dal consumismo e così si cominciano a studiare i problemi della percezione<br />

visiva, che in arte è espressa attraverso “l’optical”, tendenza che si rifletterà subito<br />

nella moda. La realtà ora viene espressa anche in forme provocatorie o attraverso la<br />

visione dei mass-media, come avviene con la Pop-Art.<br />

Nel campo della moda tutto ciò si fa strada attraverso uno stile che coinvolge i “teen-<br />

agers” e che fa delle tendenze di strada dei trends. La trasgressione perciò, si manifesta<br />

anche attraverso il modo di vestire.<br />

Nei primi anni ’60 viene lanciata la moda del bianco e nero, l’effetto optical appunto<br />

e l’immagine che si vuol trasmettere è quella di una donna giovane che indossa tailleurs<br />

dalle giacche corte e sagomate e gonne strette e dritte.<br />

Nel 1964 imperversa la grande innovazione di Mary Quant: la minigonna. Per tutte le<br />

ragazze che la indossano è simbolo di liberazione e di gioia di vivere.


Questa invenzione sconvolge i canoni della moda femminile perché, per la prima volta,<br />

le gambe vengono esibite con orgoglio: possono essere nude od inguainate nei collant in<br />

nylon, che diventano un accessorio indispensabile.<br />

Di conseguenza quindi, è facile capire perché questa sia anche l’epoca degli stivali<br />

realizzati in materiali sintetici come il vinile. I prezzi sono più bassi e le fogge ed i colori<br />

si sbizzarriscono.<br />

Le strade della città ormai brulicano di ragazze piene di vita che imitano modelle<br />

giovanissime e famosissime come Twiggy.<br />

Anche Barbie (vedi foto sotto), naturalmente, si è ispirata a questa intrigante<br />

adolescente dagli occhi<br />

resi enormi dal kajal, dal<br />

mascara e dalle ciglia<br />

finte. Twiggy è il<br />

prototipo di donna<br />

lanciata dalla moda degli<br />

anni ’60: slanciata,<br />

magra, con gambe<br />

lunghe e nude, con<br />

capelli alla maschietto e<br />

con abiti a tunichetta<br />

dai colori contrastanti<br />

e provocatori, talmente<br />

corti da mostrare anche<br />

le mutandine.<br />

Durante la seconda<br />

metà degli anni ’60 si<br />

contesta, ad ogni livello,<br />

il mito dell’autorità;<br />

nasce il movimento<br />

Hippie, pacifista e non violento, che fa propaganda della tolleranza e della libertà,<br />

anche in amore. Spicca la figura capelluta, barbuta e abbigliata con la massima<br />

casualità, con mescolanze di colori, fantasie e tessuti assolutamente originali ed<br />

imprevedibili.<br />

In questo periodo è la strada a dettare moda.<br />

Nel 1968, le università sono il centro del movimento di contestazione giovanile;<br />

nell’abbigliamento la fantasia sembra essere l’elemento caratterizzante.<br />

In questi anni, in cui dilaga il senso di disagio e ribellione, il mondo dei giovani si<br />

contrappone ai “colletti bianchi” attraverso colli alti, eskimo, montgomery, pantaloni<br />

informali e scarpe sportive.


Dopo la contestazione giovanile quindi, si manifesta nell’abbigliamento la più totale<br />

libertà e confusione stilistica: dal jeans al pret-à-porter, dai revival esotici al casual,<br />

dalle minigonne al classico.<br />

Alla fine del decennio si verifica anche il primo sbarco sulla luna; questo straordinario<br />

evento, sottolineato da tutti i mezzi di comunicazione, influenza la società e di<br />

conseguenza anche la moda. Compaiono così anche abiti in tessuti luccicanti, make-up<br />

lunari e tutto ciò che ricorda lo spazio.<br />

Gli anni ’60, in sintesi, sono l’epoca dei “fiori”e dei contestatori, l’epoca in cui tutti i<br />

diritti sembrano acquisiti e tutti i grandi traguardi tecnici raggiungibili, ma in realtà i<br />

problemi, di una società che si avvia verso la fine del boom, rimangono, sono solo<br />

mascherati e nascosti dal gran disordine.<br />

Immagine di Barbie vestita anni 60, che ricorda<br />

un’icona di stile del tempo: Jackline Kennedy


GLI GLI ANNI ANNI ‘70<br />

‘70


ANNI ‘ 70<br />

Gli anni ’ 70 si distinguono per una forte politicizzazione dell’opinione pubblica, a<br />

cominciare soprattutto dalle generazioni più giovani. I disordini studenteschi,<br />

cominciati nel ’68, continuarono la protesta contro i problemi globali, come la<br />

Guerra Fredda e la conseguente corsa agli armamenti o come la questione dell’ecologia,<br />

sfociando in Europa nelle posizioni estremistiche del terrorismo.<br />

Durante questo decennio l’ordine mondiale e la struttura della società furono messi in<br />

crisi e ci furono innumerevoli tentativi di trovare stili di vita alternativi.<br />

In questo periodo la moda rappresenta una manifestazione democratica delle proprie<br />

idee ed opinioni. La moda è ispirata al movimento Hippie e influenzata da quello<br />

femminista; è criticata in quanto espressione di una società patriarcale e ciò permette<br />

lo sviluppo di una sorta di “anti-moda”, lontana ormai dalla haute-couture, ma più<br />

vicina allo stile ed ai gusti personali di ogni individuo che “fa” la propria moda, con la<br />

propria testa e per il proprio corpo.<br />

Lo slogan principale degli anni ’70 è “Ritorno alla natura”; ritorna quindi tutto ciò<br />

che è fatto a mano: dal gilet al berretto, dall’abito alla sciarpa, il tutto lavorato a<br />

mano o all’uncinetto.<br />

I modelli in maglia spaziano dai cardigan, ai pullover, ai tailleurs, alle tute e addirittura<br />

ai vestiti da sera arricchiti dal lurex.<br />

L’effetto hand-made e un po’ country si ottiene anche con il patchwork che spopola<br />

anche solamente come stampa sui tessuti di gonne, pantaloni, bluse, scialli…<br />

Durante gli anni ’70 ci fu in boom dello stile nostalgico che poteva comprendere:<br />

camicione, gonne lunghe alla contadina o gitane, sciarpone ed abiti ispirati allo stile<br />

indiano, stampe in fantasia<br />

floreali o etniche (vedi foto<br />

accanto).<br />

La moda di questi anni dunque,<br />

non riesce a creare uno stile o<br />

delle linee veramente nuovi, ma<br />

rispecchia soprattutto le<br />

tendenze del passato.<br />

L’abbigliamento comunque<br />

diventa meno formale e più<br />

improntato al tempo libero, è<br />

pensato per essere più pratico e<br />

funzionale tendendo a far<br />

sparire le regole, tanto che i


vestiti da sera quasi non si distinguono da quelli da giorno<br />

se non per il tessuto con cui sono confezionati.<br />

Lo sport e la discoteca sono le grandi manie del tempo libero e<br />

della sera e riescono anche a influenzare la moda che in queste<br />

occasioni presenta colori sgargianti e capi attillati; compaiono<br />

tute e body elasticizzati, calzamaglie e felpe con maniche a<br />

raglan, trionfano lamè, lustrini e a volte anche tacchi a spillo<br />

(vedi foto a sinistra).<br />

Le donne, oltre ai jeans, continuano a portare anche le gonne<br />

che, dopo i livelli cortissimi raggiunti all’inizio del decennio,<br />

ricominciano ad allungarsi raggiungendo la lunghezza “midi” e<br />

addirittura “maxi”. La gonna<br />

poteva essere svasata, a ruota<br />

o arricciata, in fantasia<br />

floreale o patchwork, con spacchi, balze, rifiniture e<br />

applicazioni in pizzo (vedi foto a destra).<br />

Il tailleur-pantalone diviene un capo ampiamente<br />

usato anche dalle donne, ma i pantaloni più di moda<br />

sono quelli aderenti ai fianchi con gamba molto<br />

svasata, spesso con risvolto, che conferivano un<br />

aspetto snello e giovanile. Fanno furore tra le<br />

ragazze anche gli “hot pants”, cioè shorts corti<br />

aderentissimi che lasciano scoperte le gambe avvolte in<br />

alti stivali.<br />

La tendenza della moda giovanile è quella di vestire una mescolanza di stili in totale<br />

libertà, ispirandosi a civiltà, culture e mestieri diversi.<br />

L’abbinare capi differenti tra loro è detto “stile cipolla”.<br />

Molto in uso negli anni ’70 sono i tessuti “double” in lana o cotone e, rivalutata in<br />

questo periodo, è anche la pelle.<br />

Il trucco sottolinea gli occhi ed i capelli ritornano femminili.<br />

Le calzature sostituiscono i tacchi robusti e la punta bombata con suole più alte che si<br />

trasformeranno poi nei famosi “zatteroni”.<br />

Negli anni ’70 i look sono talmente vari ed eccentrici che sembra arrivato il momento<br />

di abbandonarsi ad ogni tipo di esagerazione, per non pensare più all’incertezza che<br />

dilaga in una società in cui i valori morali, sociali, intellettuali e di costume non sono<br />

più fissi e forti, ma vacillano.


BARBIE E L’ARTE<br />

Barbie è stata protagonista di più di una “interpretazione artistica”. I suoi abiti,<br />

infatti, sono stati ispirati, ad esempio, a opere di artisti del calibro di Renoir o Van<br />

Gogh; di quest’ ultimo, indossa una sontuosa creazione che richiama i famosi girasoli.<br />

“Barbie Sunflower” e “Barbie Water Lily”<br />

Tuttavia, sontuosità e ricercatezza non sono gli unici aggettivi che si possono riferire<br />

agli abiti di Barbie; un’altra qualità potrebbe essere l’essenzialità.


L’essenzialità è la caratteristica che la stilista Mila Schon ha utilizzato per creare un<br />

vestito per Barbie ispirato ai “Tagli”, una serie di tele di Lucio Fontana.<br />

ANDY WARHOL<br />

Barbie è diventata anche un’icona di un’opera di Andy Warhol ( Stati Uniti 1928-<br />

1987), noto esponente della Pop-Art americana, una corrente artistica nata in<br />

Inghilterra negli anni ’60 e poi sviluppatasi anche oltre oceano durante tutto il<br />

ventennio successivo.<br />

I principi che mossero questa corrente artistica furono:<br />

- il legame con la società consumistica;<br />

- la rappresentazione della realtà attraverso i mass-media,<br />

- l’interesse per il gusto popolare;<br />

- la rappresentazione di personaggi-culto della società;<br />

- l’esaltazione di oggetti di uso comune e di produzione industriale.<br />

Le tecniche di rappresentazione più diffuse furono le riproduzioni meccaniche, le<br />

serigrafie, i collage e gli assemblaggi.<br />

I colori usati sono piatti, violenti e contrastanti ed i soggetti sono ispirati al mondo<br />

dei fumetti, del cinema, della televisione, della comunicazione in genere e della società dei<br />

consumi.<br />

Vengono proposti aspetti della società di massa senza critiche o commenti, la Pop-Art<br />

non ha intenti morali.<br />

Andy Warhol fu l’artista che meglio rappresentò lo spirito di quel tempo. E’ uno degli<br />

autori più diretti di tutto il movimento di “arte popolare”.<br />

Warhol riprodusse molte immagini di personaggi noti e famosi, come Liz Taylor,<br />

Marilyn Monroe, Elvis Preasley, Jackie Kennedy. L’artista toglieva ai volti ogni segno<br />

del tempo, che potesse far risalire ad un momento specifico, accentuava i tratti ed i<br />

particolari del viso con colori accesi e contrastanti, trasformando così le immagini in<br />

icone; icone che non volevano essere una critica o proporsi come una imposizione etica,<br />

ma dovevano solo diventare il simbolo della società consumistica esplosa negli anni ’50.<br />

Warhol non ha un intento moralistico, ma è intenzionato a presentare le cose così<br />

come sono, attraverso una visione distaccata e fredda, cioè quella mostrata dai mezzi<br />

di comunicazione di massa.<br />

Per arrivare a ciò, l’artista produsse serigrafie che rappresentavano, oltre che i<br />

personaggi culto dell’epoca, anche gli oggetti e i prodotti che incarnavano l’idea di<br />

status-symbol, come il cibo in scatola, le bottiglie di Coca Cola o le confezioni di<br />

detersivi, il tutto riprodotto “in serie” per ricordare la merce negli scaffali di un<br />

supermercato.<br />

Warhol, quindi, si limita a riprodurre ed esaltare le immagini che accompagnano ed<br />

influenzano la vita di tutti.


Il sue eccletismo lo spinse a collezionare gli oggetti più diversi, dai mobili antichi ai<br />

poster, i quali spesso comparivano anche nelle sue opere.<br />

Il suo ingegno e la sua inventiva lo portarono a costruire la “Factory”, cioè un centro<br />

di produzione artistica dove lavorava con i suoi allievi e seguaci, insegnando loro la sua<br />

arte e sperimentando sempre nuove forme espressive.<br />

Dalla “Factory” furono prodotti anche dei film sperimentali, come ad esempio<br />

“Empire”, che propone per otto ore la stessa immagine dell’Empire State Building<br />

osservato durante la giornata; oppure oggetti e gadgets con il suo marchio. Pubblicò<br />

anche una rivista: “Interview”.<br />

Andy Warhol morì in seguito ad un intervento chirurgico nel 1987; la “Factory”<br />

venne chiusa, ma la casa di produzione dei gadgets rimase attiva e ciò portò ad una<br />

esagerata mercificazione delle sue opere.<br />

L’eccentricità di questo artista comunque, lo aveva portato a costruire anche<br />

un’icona di se stesso, che gli ha permesso di rimanere immortale come la sua arte.


Andy Warhol<br />

“BARBIE”<br />

Andy Warhol 1986<br />

Ennesimo ritratto di un personaggio-culto della società americana: il volto di Barbie<br />

è isolato dal busto, il colore degli occhi, della bocca e dei capelli è accentuato;<br />

l’immagine è serigrafata ed i contorni non coincidono perfettamente con le aree<br />

colorate, ciò serve ad evidenziare il fatto che il ritratto rappresenta l’immagine<br />

pubblica del personaggio-prodotto.


LUCIO FONTANA<br />

Lucio Fontana (1899-1968) è stato il maggiore artista italiano del dopoguerra.<br />

Durante gli anni ’40 ha fondato un movimento denominato “SPAZIALISMO”, a cui<br />

arrivò anche attraverso la scultura, per questo le sue tele prestano un’attenzione<br />

particolare agli effetti che muovono la superficie.<br />

Fontana, in pittura, ricercava un rapporto tra il bianco della materia e il nero del<br />

vuoto; inizia così la serie dei “Buchi”.<br />

La sua era un’arte gestuale, volta alla sintesi estrema; infatti il suo gesto sfregiava le<br />

tele con l’intento di portare lo sguardo dello spettatore dentro e oltre il quadro,<br />

senza avere alcun intento provocatorio.<br />

La serie successiva, “Tagli”, portò l’artista ad una forma che si avvicina all’essenzialità<br />

minimale. I tagli venivano inferti con estrema concentrazione e potevano essere eseguiti<br />

in sequenze o anche singolarmente. La luce, passando attraverso le fessure, diventa<br />

ombra, risolvendo così il problema del chiaroscuro.<br />

Fontana fu anche scultore e ceramista, ma si occupò anche di “installazioni<br />

ambientali”, adornando stanze con intrecci di tubi al neon. Fu il primo artista ad<br />

utilizzare la luce elettrica in un’opera d’arte.<br />

Grande innovatore e fonte di ispirazione per le generazioni successive, Lucio Fontana,<br />

con il suo percorso individuale, è ricollegabile alla corrente artistica dell’ Informale<br />

italiano.


Alcune tele della serie “Tagli” di Lucio Fontana<br />

Barbie indossa un abitino bianco senza maniche, dalla linea svasata con fessura sul<br />

davanti, che lascia intravedere della stoffa nera sottostante.<br />

Questa creazione è ispirata ai “Tagli” di Lucio Fontana ed è stato realizzato da Mila<br />

Schon in occasione di un asta di beneficenza promossa da Christie’s in favore della<br />

lotta contro il cancro.


ENGLISH <strong>DE</strong>SCRIPTION<br />

Barbie was born in 1959, from the fantasy of Ruth Handler, an American woman<br />

with a passion for toys.<br />

The name “Barbie” is the diminutive of Ruth’s daughter’s name: Barbara.<br />

Barbie is a fashion doll. She’s in the dreams of thousand girls all over the world and<br />

also in the dreams of adults, infact there are many collectors.<br />

A lot of fashion designers have created clothes for Barbie, because she’s the perfect<br />

model. The finest creations are: Bob Mackie’s Barbie, Givenchy’s Barbie o Benetton’s<br />

Barbie.<br />

This fashion doll adapts to every style and she is also the perfect testimonial for the<br />

most important commercial products like Coca Cola, Ferrari o Harley Davison.


I love Barbie very much so I created a dress for her. It is long, black and sleaveless; it is<br />

close fitting and has precious straps. It’s made of taffettà and has got a silk stole.<br />

Both of them are enriched with fringes.<br />

This is an elegant and chic evening dress, completed by black pointed shoes.


DALL’ I<strong>DE</strong>A ALLA REALIZZAZIONE<br />

Ogni stilista, almeno una volta nella vita, ha sognato di vestire la donna perfetta.<br />

Qualcuno c’è riuscito: ha scoperto Barbie, la più camaleontica delle top-model,<br />

l’ultima grande statica pin-up dai seni perfetti, gli occhini azzurri e le gambe<br />

affusolate.<br />

Gli stilisti di tutto il mondo si sono sbizzarriti nel vestirla, trasformandola di volta in<br />

volta in una fata, in una donna manager, in una fanciulla sbarazzina o in una regale<br />

principessa; regalandole un guardaroba da sogno che spazia dai tailleurs, ai jeans, ai<br />

bikini, agli abiti da gran sera e perfino a quelli da sposa.<br />

Anch’io ho provato a dare corpo ad un sogno, o meglio a vestire un corpo da sogno,<br />

progettando per Barbie un abito da sera.<br />

Per l’ideazione di questo vestito ho seguito diversi punti:<br />

- disegno del figurino d’immagine,<br />

- disegno in piatto del modello scelto,<br />

- descrizione del modello e scelta dei tessuti per la realizzazione,<br />

- schema dell’abito,<br />

- piazzamento su tessuto,<br />

- confezione e rifinitura dell’abito.<br />

Nelle pagine seguenti è riportato l’intero iter. Lo schema modellistico e la simulazione<br />

di piazzamento su tessuto sono realizzati in scala 1:5 di un’ipotetica taglia 44


DISEGNO IN PIATTO


<strong>DE</strong>SCRIZIONE<br />

Elegante tubino da sera in taffettà nero, con motivo decorativo a strisce verticali.<br />

L’abito è aderente, senza maniche,con preziose spalline di perline nere e dorate e orlo<br />

irregolare,più lungo nella parte posteriore.<br />

Lunghe frange ornano il vestito che è accompagnato da una stola di seta leopardata,<br />

anch’essa arricchita dalle lunghe frange nere.<br />

Il modello può essere accompagnato da scarpe nere dal tacco alto e da una lunga<br />

collana di perline.<br />

CAMPIONI DI TESSUTO<br />

TAFFETA’ SETA


SCHEMA <strong>DE</strong>L VESTITO<br />

Taglia 44 - 1 classe di settore - scala 1:5


SIMULAZIONE DI PIAZZAMENTO<br />

Altezza del tessuto 150 cm – Scala 1:5

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