Testimonianze linguistiche della Daunia preromana - Biblioteca ...

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29.06.2013 Views

piú antica) si ha (specialmente nell'adattamento greco e latino) il genere neutro: cosí abbiamo Càrbina accanto a *Carbínium, presupposto dall'odierno Carovigno; Barra e Barium; Lypia e Lipium; Celia e Caelium; Orra e Urium (v. oltre); Brenda e Brundusium; *Valetha e Vale(n) tium; e, infine, le odierne Canosa e Venosa accanto a Canusium e Venusium. Pertanto, un'alternanza tra il femminile Argu(ri)pia e il neutro (oltre tutto imposto dal genere della voce greca) Argos Hippion non ci turba. Ciò che, invece, ci piacerebbe sapere è se il suffisso -ippa (< *-ipia) sia stato aggiunto a una base *argur- o una base *arg-. A questo punto preferisco non lasciarmi sedurre da ricerche etimologiche che sarebbero tanto facili quanto inutili. Per pura curiosità, potremmo dire che il tema *argur- è quello che indica l'argento, ma, a sua volta, non è altro che un ampliamento del tema *arg- che anche esso significa, piú o meno, bianco, splendente e sim. Piú interessanti possono essere gli accostamenti con altri nomi di città che abbiano la stessa origine. Se preferiamo il tema *argur- potremo pensare agli Argurini dell'Epiro (che, si noti, sono ricordati da Licofrone e da Timeo, e cioè da due dei sistematori della saga dauna di Diomede!); ma ricorderemo anche in Dalmazia, tra i Liburni, la città di Argirunto. A favore del semplice *Arg- possiamo addurre la città degli Argesti, in Dacia Argedavo e in Tracia Argilo. Se proprio fossimo costretti a fare una scelta, oseremmo dare una certa preferenza al tema piú semplice, ad *Arg-, anche perché, com'è ben noto, le forme piú facili sono spesso una deformazione o una banalizzazione delle forme piú difficili: possiamo, insomma, pensare che il nome della nostra città sia stato reso dagli scrittori greci etimologicamente piú facile con l'aggiunta di un po' d'argento... Pertanto la nostra preferenza non va ad Argyrippa, ma, attraverso Arpi (o Arpa), che è la forma meglio documentata, a un *Argipia (o *Argipion) che ci sembra la forma piú antica e, forse, piú genuina. * * * Ho già detto due parole a proposito di Salapia. Il già ricordato nome di Vibinum non andò a finire, come Vibo, con i cavalli, ma con i buoi e divenne Bovino... C'è chi vede nel nome del lago di Varano la radice indeuropea *var- «acqua » (Krahe, Die Sprache._ 1, 93), ma altri autori (Alessio) giurano che esso deriva invece dal nome proprio latino Varius. 44

E ben poco avrei da dire di Siponto (che ci ricorda la seconda parte del nome di Metaponto, ma l'accostamento potrebbe essere quanto mai fallace). Ricorderò Herdonia il cui nome, testimoniato anche come Ordaneae ed Ardaneae, sembra simile a quello di una non meglio identificata (e forse mai esistita...) città messapica Ardanna. Con maggior precisione, un migliore accostamento dei Dauni con le genti dell'altra estremità della regione pugliese, con i Salentini, e con gli abitanti dell'opposta penisola balcanica, ci verrà offerto e confermato dal nome di Uria garganica (quella povera città che, senza nessuna sua colpa, dopo due millenni di silenzio, ha subíto l'oltraggio di quello scrittorúcolo francese inventore della legge o, come diceva lui, de La loi...) . Di Uria gli antichi conoscevano anche un'altra forma del nome, Hyrion - Hirium: essa è, dunque, perfettamente omonima della città salentina che ancor oggi si chiama Oria. Secondo me, il nome dell'Uria garganica e dell'Uria salentina corrisponde perfettamente a quello della città frigia Bria e della città tracia Brea (e lo stesso elemento onomastico ritorna anche in altri nomi di città): la base comune è un tema indeuropeo che significa proprio «città». Ecco, dunque, stabilito, meglio: confermato l'intimo nesso tra gli antichi popoli della nostra regione, tra i Dauni e i Messapi. Ma tale nesso non riguarda soltanto una generica origine storica, ma si concretava in un'intima e antichissima comunanza linguistica. Solo che dei Messapi noi abbiamo un numero veramente imponente di iscrizioni che ci danno discrete, anche se non complete notizie sulla lingua degli antichi abitanti del Salento, mentre, invece, le testimonianze epigrafiche della lingua dei Dauni sono estremamente scarse e assolutamente insufficienti a darci un quadro diretto della lingua che si parlava in Capitanata prima della colonizzazione latina. Ma non è questo l'unico episodio della... loquacità delle genti salentine: recentemente il Susini, raccogliendo le iscrizioni latine del Salento, ha ricordato che in quella zona si ha un numero altissimo (tra i piú alti di tutto il mondo romano) di epigrafi. Egli giustifica questa abbondanza con la presenza del Salento di una pietra tanto tenera da consentire il lusso di un'epigrafe ben economica anche a quegli strati sociali che, altrove, per ristrettezze finanziare, non potevano concedersi il piacere di apporre sulla tomba dei defunti un'iscrizione con il nome ed altre occasionali notizie riguardanti la persona sepolta. Il problema dei Messapi costituisce un capitolo, anzi: per noi il capitolo piú interessante di quel libro indecifrato che è la storia dei popoli di cui ignoriamo tuttora la lingua. E' un capitolo che presenta notevoli affinità con un altro brano di quel libro: il capitolo degli Etruschi. Tutto quello che noi sappiamo dei Messapi e degli Etruschi ci è stato raccontato in greco o in latino: mai in messapico o in etrusco. Eppure possediamo un gran numero di iscrizioni sicuramente autentiche, sicuramente scritte nella lingua di questi due popoli; siamo riusciti persino a precisare che questa epigrafe è piú antica di quella di cento, duecento, trecento anni; siamo anche giunti a capire il senso generico di quel testo 45

piú antica) si ha (specialmente nell'adattamento greco e latino) il genere<br />

neutro: cosí abbiamo<br />

Càrbina accanto a *Carbínium, presupposto dall'odierno Carovigno;<br />

Barra e Barium;<br />

Lypia e Lipium;<br />

Celia e Caelium;<br />

Orra e Urium (v. oltre);<br />

Brenda e Brundusium;<br />

*Valetha e Vale(n) tium;<br />

e, infine, le odierne Canosa e Venosa accanto a Canusium e Venusium.<br />

Pertanto, un'alternanza tra il femminile Argu(ri)pia e il neutro (oltre<br />

tutto imposto dal genere <strong>della</strong> voce greca) Argos Hippion non ci turba.<br />

Ciò che, invece, ci piacerebbe sapere è se il suffisso -ippa (< *-ipia)<br />

sia stato aggiunto a una base *argur- o una base *arg-.<br />

A questo punto preferisco non lasciarmi sedurre da ricerche<br />

etimologiche che sarebbero tanto facili quanto inutili. Per pura curiosità,<br />

potremmo dire che il tema *argur- è quello che indica l'argento, ma, a sua<br />

volta, non è altro che un ampliamento del tema *arg- che anche esso<br />

significa, piú o meno, bianco, splendente e sim.<br />

Piú interessanti possono essere gli accostamenti con altri nomi di<br />

città che abbiano la stessa origine.<br />

Se preferiamo il tema *argur- potremo pensare agli Argurini<br />

dell'Epiro (che, si noti, sono ricordati da Licofrone e da Timeo, e cioè da<br />

due dei sistematori <strong>della</strong> saga dauna di Diomede!); ma ricorderemo anche<br />

in Dalmazia, tra i Liburni, la città di Argirunto.<br />

A favore del semplice *Arg- possiamo addurre la città degli Argesti,<br />

in Dacia Argedavo e in Tracia Argilo. Se proprio fossimo costretti a fare<br />

una scelta, oseremmo dare una certa preferenza al tema piú semplice, ad<br />

*Arg-, anche perché, com'è ben noto, le forme piú facili sono spesso una<br />

deformazione o una banalizzazione delle forme piú difficili: possiamo,<br />

insomma, pensare che il nome <strong>della</strong> nostra città sia stato reso dagli<br />

scrittori greci etimologicamente piú facile con l'aggiunta di un po'<br />

d'argento...<br />

Pertanto la nostra preferenza non va ad Argyrippa, ma, attraverso<br />

Arpi (o Arpa), che è la forma meglio documentata, a un *Argipia (o<br />

*Argipion) che ci sembra la forma piú antica e, forse, piú genuina.<br />

* * *<br />

Ho già detto due parole a proposito di Salapia. Il già ricordato<br />

nome di Vibinum non andò a finire, come Vibo, con i cavalli, ma con i<br />

buoi e divenne Bovino...<br />

C'è chi vede nel nome del lago di Varano la radice indeuropea *var-<br />

«acqua » (Krahe, Die Sprache._ 1, 93), ma altri autori (Alessio) giurano che<br />

esso deriva invece dal nome proprio latino Varius.<br />

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