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Ipazia viene ricordata come la prima matematica ... - Galdi Biondina

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<strong>Ipazia</strong> <strong>viene</strong> <strong>ricordata</strong> <strong>come</strong> <strong>la</strong> <strong>prima</strong> <strong>matematica</strong> del<strong>la</strong> storia: l’analogo di Saffo per <strong>la</strong><br />

poesia, o Aspasia per <strong>la</strong> filosofia. Anzi, fu <strong>la</strong> so<strong>la</strong> <strong>matematica</strong> per più di un millennio: per<br />

trovarne altre, da Maria Agnesi a Sophie Germain, bisognerà attendere il Settecento. Ma<br />

<strong>Ipazia</strong> fu anche l’inventrice dell’astro<strong>la</strong>bio, del p<strong>la</strong>nisfero e dell’idroscopio, oltre che <strong>la</strong><br />

principale esponente alessandrina del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> neop<strong>la</strong>tonica.<br />

Figlia di Teone di Alessandria, geometra, filosofo e ultimo direttore del museo di Alessandria,<br />

<strong>Ipazia</strong> ebbe <strong>la</strong> possibilità di studiare l'astronomia, <strong>la</strong> <strong>matematica</strong>, <strong>la</strong> filosofia e le scienze,<br />

nonostante il pesante clima di emarginazione dal<strong>la</strong> cultura che vi era nei confronti delle<br />

donne. Grande seguace di P<strong>la</strong>tone, in breve tempo <strong>Ipazia</strong> riuscì a mettersi a capo del<strong>la</strong> locale<br />

accademia neop<strong>la</strong>tonica (il Serapeo di Alessandria) e ottenne notevole fama per <strong>la</strong> sua<br />

competenza ed il suo fascino.<br />

<strong>Ipazia</strong> era pagana (anche se ebbe tra i suoi allievi Sinesio di Cirene, che divenne poi un<br />

vescovo cristiano)e tutti i suoi scritti furono caratterizzati da una pesante critica, seppur<br />

senza mancanza di rispetto, nei confronti del cristianesimo. Queste sue dure osservazioni nei<br />

confronti del<strong>la</strong> dottrina cristiana le causarono <strong>prima</strong> molti problemi di censura e poi <strong>la</strong> morte<br />

che avvenne intorno all'anno 415 dell'era Volgare.<br />

<strong>Ipazia</strong>, infatti, morì assassinata da monaci cristiani. Sono state fatte varie ipotesi circa il<br />

movente dei pre<strong>la</strong>ti cristiani: <strong>la</strong> più p<strong>la</strong>usibile, enunciata da vari storici, afferma che <strong>la</strong> causa<br />

indiretta fu il terzo editto del 391 dell'imperatore Teodosio I, che in pratica legalizzava e<br />

favoriva <strong>la</strong> persecuzione anti-pagana, che ovviamente s'intensificò: molti fedeli cristiani si<br />

sentirono autorizzati dal<strong>la</strong> legge teodosiana ad avviare una vera e propria caccia all'uomo nel<br />

tentativo di eliminare fisicamente i pagani e di distruggere i loro templi.<br />

In quel momento il vescovo di Alessandria era Teofilo: egli avviò una dura e violenta<br />

campagna di distruzione dei templi. Nel 412 Teofilo morì e il suo incarico passò al nipote<br />

Cirillo (di cui Teofilo era zio). Il prefetto di Alessandria Oreste ebbe dei contrasti con Cirillo e<br />

fu amico di <strong>Ipazia</strong>: questa amicizia scomoda gli sarebbe costata cara durante <strong>la</strong> fase più<br />

acuta del<strong>la</strong> repressione.<br />

Al culmine del<strong>la</strong> campagna persecutoria anti-pagana, una banda di monaci cristiani catturò<br />

<strong>Ipazia</strong> mentre camminava per <strong>la</strong> strada. La filosofa fu colpita con un grosso macigno e il suo<br />

corpo moribondo fu trascinato di forza fino in una chiesa dove <strong>la</strong> sua carne venne fatta a<br />

pezzi con tegole acute (secondo altri con spezzoni di conchiglia) e i suoi resti bruciati in un<br />

rogo creato per l'occasione.<br />

Molti sostengono che il vescovo Cirillo fu responsabile di questo atto vergognoso in quanto<br />

"non poteva non sapere". Secondo alcuni, Cirillo fu contrario a questo gesto barbaro, secondo<br />

altri invece egli fu il mandante dell'omicidio.<br />

Dopo <strong>la</strong> morte di <strong>Ipazia</strong> i suoi fedeli allievi scapparono da Alessandria, abbandonando il tal<br />

modo <strong>la</strong> città al suo destino: di conseguenza il famosissimo centro egizio perse <strong>la</strong> sua<br />

peculiarità di città del<strong>la</strong> cultura.<br />

<strong>Ipazia</strong> scrisse tre opere (o per meglio dire tre commentari) importanti, che però non sono<br />

pervenute ai giorni nostri:<br />

• Commentario sull'Almagesto di Tolomeo, <strong>la</strong>voro iniziato ma non finito dal padre in cui<br />

si occupò di astronomia<br />

• Commentario sull'Arithmetica di Diofanto di Alessandria, in cui si occupò di <strong>matematica</strong><br />

• Commentario sulle Coniche di Apollonio di Perga, in cui parlò di geometria.<br />

È molto probabile che abbia scritto molte opere filosiche, tra cui una Vita di P<strong>la</strong>tone e che<br />

abbia tenuto pubbliche orazioni riguardo temi filosofici e religiosi.<br />

<strong>Ipazia</strong> odiava il fatto che gli uomini notassero in lei solo <strong>la</strong> bellezza fisica e non <strong>la</strong> bellezza<br />

dell'animo, di cui andava fiera. Ad uno spasimante che frequentava sempre le sue orazioni<br />

solo per poter<strong>la</strong> osservare meglio el<strong>la</strong> mostrò le sue mutande mestruali gridando: "Di questo,<br />

e non di altro, ti sei innamorato!".<br />

Pare che il suo ammiratore, che lì per lì provò un forte senso di vergogna, in futuro sarebbe<br />

diventato il suo miglior allievo.


È dedicata a lei l'opera teatrale <strong>Ipazia</strong>, il messaggero (1979) scritta e diretta da Orazio Costa.<br />

Di recente anche Umberto Eco cita <strong>la</strong> triste storia di <strong>Ipazia</strong> nel suo libro Baudolino. Una<br />

recente citazione <strong>la</strong> ritroviamo nel romanzo "Iacobus" (2005), del<strong>la</strong> scrittrice spagno<strong>la</strong><br />

Matilde Asensi, nel<strong>la</strong> quale si mette in re<strong>la</strong>zione "<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> prostituta alessandrina <strong>Ipazia</strong>... ma<br />

anche esperta di negromanzia, alchimia, taumaturgia, magia e stregoneria" con <strong>la</strong> Santa<br />

Maria Egiziaca.<br />

Su <strong>Ipazia</strong> hanno scritto:<br />

• Antonio Co<strong>la</strong>vito e Adriano Petta. <strong>Ipazia</strong>, scienziata alessandrina. 8 marzo 415 d.c..<br />

Con prefazione di Margherita Hack. Lampi di Stampa, Mi<strong>la</strong>no 2004.<br />

• Caterina Contini. <strong>Ipazia</strong> e <strong>la</strong> notte. Longanesi, Mi<strong>la</strong>no 1999<br />

Per ulteriori approfondimenti:<br />

• Fonti storiche sul<strong>la</strong> vita e l'opera di <strong>Ipazia</strong><br />

• Uccidete <strong>Ipazia</strong>, articolo di Piergiorgio Odifreddi<br />

• HYPATIA, LA FIGLIA DI THEONE, articolo di Giovanni Costa

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