Paolo Cesaretti - Antichità e Tradizione Classica
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PAOLO CESARETTI<br />
done, continuò a lungo, e soprattutto al tempo di Costantino VII Porfirogenito,<br />
suo nipote, le si dedicò un oratorio-mausoleo presso la basilica dei<br />
Santi Apostoli, dove era stato nuovamente trasferito il suo corpo dopo la<br />
breve «migrazione» presso la chiesa di Santa Teofano/Tutti i Santi. In tale<br />
oratorio-mausoleo esso doveva trovarsi all’epoca della realizzazione del<br />
Menologio. La copertura conica presentata dall’immagine del Menologio<br />
potrebbe forse adattarsi a un elemento architettonico funebre; e se può<br />
apparire difficile che tale oratorio venga rappresentato separato dal complesso<br />
della basilica, tutt’altro che ignota al Menologio, numerosi restano i<br />
riferimenti in merito al carattere «esterno» di quella aggiunta architettonica<br />
134 . Se la mano destra di Teofano potrebbe indicare nel Palazzo l’inizio<br />
della sua vita imperiale, la mano sinistra starebbe così a indicare un<br />
possibile punto d’arrivo di quella vita: un sacro memento architettonico a<br />
lei dedicato, in quanto è divenuta santa.<br />
Ciò non significa ovviamente che VTh ispiri univocamente l’iconografia<br />
della p. 249 del Menologio 135 . La questione è ben più complessa, e<br />
investe nella sua totalità anche il rapporto tra il testo del Menologio e le<br />
corrispondenti rappresentazioni, per non dire «rese» visive 136 . D’altro lato,<br />
anche a non voler insistere troppo sulla santità di Teofano come «cause<br />
impériale» 137 resta che il manoscritto si inscrive nel segno della dinastia<br />
che la cooptò e della omonimia del committente con il suo fondatore<br />
(nonché suocero di Teofano). L’architettura sacra relativa a Teofano aveva<br />
una sua dignità familiare e imperiale oltre che una sua «modernità».<br />
Se un elemento solitamente relegato a cliché denotativo (le mani) venne<br />
reimpiegato connotativamente anche nell’augusto Menologio imperiale,<br />
dopo essere stato letterariamente elaborato nel cosiddetto Werkchen 138<br />
134 Cf. MAJESKA, The Body of St. Theophano cit., soprattutto p. 15 e nn. 7-8;<br />
DAGRON, Théophanô, les Saints-Apôtres cit., pp. 205-215.<br />
135 La stessa reticenza di VTh in merito alla chiesa non viene forse fruttuosamente<br />
– ma con cautela – impiegata come argumentum ex silentio per la datazione del<br />
testo? Cf. STRANO, La Vita di Teofano cit.<br />
136 Nessun edificio è menzionato nel lemma del Menologio; neppure nel testo<br />
edito nel Sinassario di Costantinopoli. Quanto alle mani, è quest’ultimo a darne<br />
duplice menzione, ma solo in espressioni formulari: DELEHAYE, Synaxarium cit., p. 315,24<br />
= VTh 14,29;DELEHAYE, Synaxarium cit., p. 316,21 = VTh 15,28. Peraltro il rapporto tra<br />
testo e immagine nel Menologio richiederebbe ben altri e approfonditi studi. Sembrerebbero<br />
da ricondursi a fonti di ispirazioni diverse e non omogenee. Sull’argomento si<br />
vedano già le osservazioni del FRANCHI DE’CAVALIERI, Il Menologio cit., I, pp. XI-XII.<br />
137 Cf. supra, n.13.<br />
138 Anche a non ritenerlo un testo «extraordinary», a noi sembra che il diminutivo<br />
abbia ragione di esistere solo in relazione alle dimensioni.