Paolo Cesaretti - Antichità e Tradizione Classica
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UN LEITMOTIV NARRATIVO 143<br />
visuality letteraria, che si conclude con la vittoria della πίστις sulla δυσπιστία.<br />
Piano della narrazione e piano della valorizzazione agiografica di<br />
Teofano vanno di pari passo, fiorendo entrambi, come si è detto, sul terreno<br />
letterariamente fruttuoso della δυσπιστία.<br />
Per l’incipit dell’episodio l’autore ha fatto ricorso a termini quali<br />
ερν ed αίσιν. Eppure, con tipico effetto di πρσδκητν, tutto sembra<br />
così tranquillo. Tanto che un giorno, all’ora prima del meriggio, egli<br />
ci si presenta π κλίνης, nella bella dimora di famiglia a Costantinopoli.<br />
Non dorme, riposa soltanto, come ha cura di precisare; e pensa senza posa<br />
a Teofano, se la sua sia vera taumaturgia o meno. Tanto pensa che cade –<br />
ecco il tremendo! – nel sonno. In effetti l’ora è quella cara al demone<br />
meridiano dell’accidia, e il testo non manca di porgere un’allusione<br />
demoniaca che il pubblico del testo doveva cogliere in base al «sistema di<br />
attese» dell’epoca: κ δαιµνικς νεργείας (VTh 21,23-24).Tanto più che il<br />
termine relativo alle incessanti riflessioni dell’autore era connotato negativamente<br />
già da Lc. 24,38, Rom. 1,21, e così via: si tratta in effetti di<br />
διαλγισµς (VTh 21,27). La situazione non poteva che sfociare, ancora<br />
una volta, nel mondo delle visioni, e così in effetti accade. Ora, le fonti e<br />
i riferimenti consolidati a fronte di simili situazioni richiederebbero che al<br />
demone dell’accidia facesse séguito quello della lussuria 115 , ma con ulteriore<br />
effetto di sapiente πρσδκητν, accade tutt’altro. All’autore, prostrato<br />
dalle troppe riflessioni su Teofano, appare una visione non peccaminosa<br />
ma rassicurante, ovvero lo zio della santa e suo caro amico, l’artoklines<br />
116 Martino Martinacio. La reciproca consuetudine dei personaggi è<br />
tale da indurre nel lettore il sospetto che sia lui l’amico per parte di<br />
padre, il πάτρις ίλς di VTh 1,13, la cui prossimità consente all’autore di<br />
scrivere il testo in quanto témoin bien informé 117 . Martino, forse il committente<br />
(di certo fra i committenti) della Vita in prosa BHG 1794 a noi<br />
115 Cf. il cap. 12 del Praktikos di Evagrio Pontico (EVAGRE LE PONTIQUE, Traité<br />
Pratique ou le Moine, II, ed. A. GUILLAUMONT - C. GUILLAUMONT, Paris 1971,pp.520-<br />
526); anche IOHANNIS CLIMACI Scala Paradisi, 27, appendix (PG 88, col. 1109 CD).<br />
Sulla tradizione occidentale, per cui IOANNIS CASSIANI De coenobiorum institutis 10,1 ss.<br />
(PL 49, col. 359 e seguenti), piace ricordare le belle pagine dedicate al «demone<br />
meridiano» da G. AGAMBEN, Stanze. La parola e il fantasma nella cultura occidentale,<br />
Torino 1977, pp.5-14. A monte di tutto: il δαίµων µεσηµρινς di Ps. 90 (91),6.<br />
116 Forma alternativa di τρικλίνης, per cui cf. The Oxford Dictionary of Byzantium<br />
cit., I, p. 227 s.v. (A. KAZHDAN).<br />
117 Non sarebbe il primo caso di deformazione – o meglio, di funzionalizzazione<br />
specificamente letteraria – dell’esperienza «reale» presente nel testo. Si pensi a<br />
come viene sottaciuto il rapporto di parentela tra Eudocia e Teofano, cf. supra, pp.<br />
126-127, o a come viene rimossa l’altra Eudocia, figlia della coppia imperiale di<br />
Leone e Teofano.